Al mare, un vecchio amico

suntopless

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Dopo qualche tempo torniamo a pubblicare un nuovo racconto diviso in due parti. Speriamo vi piaccia!

PRIMA PARTE
Eravamo al mare. Come sempre nella nostra spiaggia preferita, distante dalla città e poco frequentata. Solitamente poche persone sparse qua e là, qualche donna in topless, rare volte qualche nudista.
Anche Yoko, come di consueto da anni ormai, era in topless. Ormai lo fa con naturalezza, come un’abitudine, dovunque andiamo, specie in questa spiaggia sicura. La spiaggia è grande, le persone sono abbastanza distanti l’una dall’altra. Qualcuno guarda le tette di Yoko, come delle altre donne in topless del resto, è normale, ma senza insistenza. Certo ogni tanto c’è qualche guardone, ma tutto sommato si riescono a sopportare visto che solo in casi sporadici se ne avvista qualcuno.
In questo luogo siamo talmente tranquilli, talmente rilassati, che ogni tanto ci capita di assopirci mentre siamo stesi al sole. Solo il rumore del mare ed alcune flebili voci dei bagnanti attutite dalla distanza: un sonnifero naturale!
Quel giorno eravamo entrambi assopiti sotto il sole.
“Ma sei tu Yoko?”
Fummo svegliati entrambi d’un tratto. Io aprii gli occhi e mi sollevai un poco dalla tovaglia. Yoko, d’istinto, mise un braccio a coprirsi le tette ed aprì anche lei gli occhi mentre si mise a sedere sulla tovaglia. Era ancora intontita dal sonno, non riusciva a mettere bene a fuoco.
“Non mi riconosci? Sono Marco!”
Quando anch’io riuscii a mettere a fuoco, mi accorsi che questo Marco era uno dei tre ragazzi che si erano piazzati un po’ distante da noi e che stavano giocando a palla, almeno fino a quando mi ero addormentato.
“Sì, certo! Marco! Come no! Adesso che ti guardo bene, certo che ti riconosco!”
“Come stai? E’ da tanto che non ti vedo! Dai tempi della scuola!”
“Bene, sto bene! Anche tu spero!”
“Sì, certo! Sono qui con due miei amici. Stavo giocando a palla e quando la palla è andata verso di te, mi sono accorto che eri tu! Quasi non ti riconoscevo!”
“Io non ti avevo visto, stavo dormendo!”
“Oh, scusa!”
“Fa niente! C’è troppo caldo oggi. Mi sarei dovuta svegliare prima. Devo necessariamente andare al mare a rinfrescarmi un po’ altrimenti rischio una scottatura ed un’insolazione!”
“Facciamo un bagno allora?” e senza aspettare risposta “Ragazzi!” urlò verso i due amici lanciandogli la palla che aveva nel frattempo recuperato “Vado a fare un bagno con questa mia amica!”
Yoko, colta all’improvviso in topless da un conoscente, era sicuramente un po’ infastidita. Non aveva altra scelta però. Tolse il braccio che teneva davanti alle tette e decise di rimettersi il pezzo di sopra del costume. Nel far questo, ovviamente, seppure per pochi istanti, si mostrò in tutto il suo splendore agli occhi del vecchio amico che per la verità aveva già potuto osservarle per bene le tette quando si era avvicinato all’improvviso.
Mentre lo allacciava, si voltò verso di me “John, scusa, non vi ho nemmeno presentati! Lui è Marco, un mio vecchio compagno di scuola. Era un anno avanti a me, ma nella stessa sezione.” e poi “Marco! Lui è John, mio marito!”
Ci scambiammo un’occhiata veloce, un cenno con il capo.
“John, vado a rinfrescarmi un po’ in acqua con Marco. Ne approfittiamo per parlare un po’ degli anni trascorsi.”
Si alzò e senza aspettarmi si diresse verso il mare seguita da Marco.
“Strano!” pensai. Conoscevo bene Yoko. Ero certo che Yoko, essendo stata scoperta in topless da una persona conosciuta, in quel momento era imbarazzatissima, sicuramente piena di vergogna fino ad avere voglia di sparire dalla faccia della Terra.
Ed invece no! Sembrava del tutto normale! Vero, si era messa subito il pezzo di sopra, ma nel frattempo si era dovuta mostrare, Marco le aveva visto per bene le sue splendide tette!
E cosa significava questa improvvisa voglia di rinfrescarsi, di andare a fare il bagno con Marco, senza neppure invitarmi ad accompagnarli?
Mi sedetti sulla tovaglia e dietro i miei occhiali da sole li osservai mentre erano in acqua.
Vidi che lentamente entrarono in mare. Parlavano, qualche volta ridevano. Passavano i minuti, tanti, ed erano sempre fermi nello stesso punto. L’acqua li bagnava fino all’ombelico. Di tanto in tanto si abbassavano e si bagnavano anche la parte superiore del corpo oppure con le mani si tiravano su un po’ d’acqua per bagnarsi la testa.
Dopo circa quaranta minuti uscirono dall’acqua, sembravano salutarsi e Yoko finalmente mi raggiunse tornando a sdraiarsi sulla sua tovaglia.
Sentiva freddo, molto, lo capivo, si vedeva benissimo che aveva i capezzoli dritti fin quasi a bucare il costume.
Si sdraiò e cominciò a raccontarmi di Marco. Mi disse che era il ragazzo più bello ed interessante della scuola. Frequentavano classi diverse, ma nella stessa sezione. Lui era un anno più grande. Aveva una grande fama di donnaiolo: era bello, sapeva di esserlo e sfruttava al massimo la situazione. Tutte le ragazze della scuola erano innamorate di lui. Anche lei tanti anni fa era innamorata di lui. Ma senza speranza. Allora era certamente più brutta, molto timida ed introversa. Nessuno la guardava, figuriamoci un bel ragazzo come Marco. E lei allora, nonostante lo desiderasse, era incapace di comportarsi, di vestire, di apparire più interessante di quanto sembrava.
Mi raccontò pure che Marco, ai tempi della scuola, aveva fatto scoppiare un casino tra due compagne di classe di Yoko. Una era la più carina della classe e forse una delle più belle ragazze di tutta la scuola. Marco si mise con lei e con lei fece coppia per quasi tutto un intero anno scolastico, cosa piuttosto insolita per allora, soprattutto a quell’età. A quei tempi le relazioni più lunghe non andavano oltre il paio di mesi. La normalità era intorno alle due settimane. Invece no, questa loro storia durò tanto, creando l’invidia di molti, delle ragazze che desideravano Marco ma anche di tutti quei ragazzi che andavano dietro a Manuela. Soprattutto perché Marco, mentre stava insieme a Manuela, continuava a rompere le scatole a tutti gli altri ragazzi continuando ad andare dietro a tante altre ragazze. Questo perché Manuela, seppure bella, disinvolta e spigliata, sembra fosse quasi una santarellina allora. Con Marco non andava oltre qualche bacio e qualche toccamento. Ecco perché Marco andava a sfogare i suoi bisogni con le altre ragazze. Ed il casino scoppiò quando una pettegola riferì a Manuela che Silvia, l’altra compagna di classe, era andata a letto con Marco. Scoppiò una lite furibonda. Manuela accusava Silvia di essere una puttana ed una ruba ragazzi. Silvia si difendeva negando di essere mai andata letto con Marco. Arrivarono persino alle mani. Marco e Manuela ovviamente si lasciarono. Ma mai si seppe se la notizia era veramente fondata. L’unica cosa certa, certa perché riferita da più ragazze, era che Silvia fu vista più volte spompinare Marco dentro i bagni delle ragazze a scuola.
Mi fece notare pure come Marco fosse ancora un bel ragazzo. Bello, gentile nei modi, garbato nel parlare.
Fu al termine di questo suo lungo resoconto che Marco si avvicinò nuovamente a noi. Ci disse che i suoi due amici avevano voglia di fare una passeggiata sulla battigia mentre lui si sentiva stanco dopo il lungo bagno però al contempo non voleva restare solo. Ci chiese se poteva momentaneamente unirsi a noi.
Yoko non se lo fece ripetere due volte. Si mise a sedere sulla sua tovaglia, si fece un po’ di lato ed invitò Marco a sedersi al suo fianco.
“Che palle!” pensai. Infatti, come avevo previsto, i due ripresero ancora una volta a parlare del passato. Di tutti i loro compagni di classe e di scuola. Mi stavo veramente annoiando.
D’un tratto, dopo avere parlato ancora una volta di tutta una serie di ragazze che nel tempo si erano succedute ai piedi di Marco, Yoko improvvisamente gli confessò apertamente i suoi sentimenti di allora.
“Sai, allora ero anch’io innamorata di te. Avevo una cotta che neanche puoi immaginare! Ti guardavo tutti i giorni ed ogni giorno soffrivo in silenzio vedendo le altre ragazze al tuo fianco. E tu invece neanche mi guardavi, non ti accorgevi di me e dei miei sentimenti.”
“Ma non è vero! Se proprio devo essere sincero con te, devo ammettere che allora ero un po’ stronzo, soprattutto con le ragazze. Lo sapevo benissimo che eri innamorata di me!”
“Come lo sapevi! Chi te lo aveva detto?”
“Nessuno! Ma ti assicuro che si vedeva. Non potevo non capire dai tuoi comportamenti, dai tuoi sguardi. A te sembrava di non essere vista, ma io sapevo che tu mi osservavi. E delle volte, devo dire la verità, facevo apposta a provocarti, magari baciando d’improvviso una ragazza, la prima che mi capitava a tiro, così, per farti dispetto!”
“Brutto stronzo! Non capisci che così io soffrivo di più?”
“Sì che lo capisco! E ti chiedo scusa per questo. Te l’ho detto: da ragazzo ero proprio uno stronzo.”
“Sì, accetto le scuse, ma io ho sofferto veramente tanto allora!”
“Lo so, lo capisco. Ma come facevo a sapere che da quel brutto anatroccolo che eri saresti diventata una così bella donna?”
Ora capivo i comportamenti inconsueti di Yoko. Capivo finalmente perché Yoko sembrava una persona diversa. Era stata innamorata di Marco tanti anni fa e stava approfittando dell’occasione per chiarire le cose, quella vecchia storia.
Ma mi ero davvero rotto le scatole! Sentivo caldo, molto caldo. In più questi discorsi sul loro passato mi stavano tremendamente annoiando. Non capivo soprattutto perché rivangare questa assurda cotta di allora.
“Ragazzi, scusate, io sto morendo di caldo. Vado a fare un bagno!”
“Scusa! Ti stiamo annoiando!”
“No, no, non ti preoccupare Marco! Io vado a rinfrescarmi. Voi continuate pure.”
Andai lentamente, come mio solito, verso la battigia. Lì indugiai un po’. Ho sempre sofferto la sensazione di freddo che si prova ad entrare in mare quando si è accaldati dopo un lungo periodo di sole.
Entrai piano, con tutta calma, in acqua. Mi tuffai, risalii in superficie dopo un bel tratto sott’acqua in apnea e feci una lenta e lunga nuotata. Andai un bel po’ al largo. Mi allontanai abbastanza dalla riva. Poi, dopo una sosta in alto mare per riprendere le forze, tornai nuotando lentamente verso la riva. Ad un certo punto, quando l’acqua si fece più bassa, poggiai i piedi e cominciai a camminare.
Guardai verso le tovaglie e mi accorsi di una cosa piuttosto strana ed insolita. Quasi non ci credevo!
Uscii dal mare ed andai verso la mia tovaglia. Trovai Yoko, sempre seduta sulla sua tovaglia con al fianco Marco, che con tutta tranquillità si era nuovamente messa in topless e con altrettanta naturalezza stava spalmandosi la crema solare sulle tette, massaggiandosele lentamente.
Mi vide arrivare. Certamente si accorse del mio stupore. Aveva sempre mostrato le sue tette al mare, anche in presenza di altri uomini. Ma mai in presenza di persone conosciute. Mi aveva sempre detto che si sarebbe vergognata infinitamente se fosse accaduta una cosa del genere. Ed invece eccola lì, davanti a me, a non più di 30/40 centimetri da Marco, a far mostra delle sue tette e come se non bastasse mettendo in risalto la sua nudità spalmandosi la crema, scena sicuramente di un eccitante incredibile.
“Scusa, John! Mi sono rimessa in libertà. C’è troppo caldo oggi e soprattutto non vorrei rovinarmi l’abbronzatura. Non ti dispiace vero?”
“No! Fai come vuoi!”
Come potevo risponderle diversamente? Ormai era già in topless da chissà quanto tempo. Marco le sue tette già le conosceva a memoria. Ormai era troppo tardi per esplicitare qualsiasi mia rimostranza. Almeno lì, in quel luogo. A casa, successivamente, magari ne avremmo riparlato e certamente mi avrebbe dovuto dare più di una spiegazione.
Mi sdraiai sulla mia tovaglia e cominciai a parlare anch’io con loro due.
Yoko sembrava contenta degli sguardi che inevitabilmente, seppure malcelati, Marco ogni tanto lanciava alle sue tette. Era evidente che ne era gratificata. Superficialmente Marco sembrava simpatico e, secondo i giudizi di Yoko, sembrava anche essere cambiato nel modo di rapportarsi con gli altri. Sembrava a suo dire più maturo, meno presuntuoso, arrogante e sprezzante. Finalmente sembrava non fare pesare più agli altri la sua evidente bellezza.
Ma a me non piaceva. Mi sembrava falso, mi sembrava che stesse giocando con Yoko, con i suoi sentimenti riemersi dalle più oscure profondità del suo cuore.
In quel momento tornarono i due amici di Marco. Erano sudati e stanchi dopo la lunga passeggiata. Si avvicinarono a noi e chiesero a Marco se li volesse raggiungere in acqua per rinfrescarsi.
Marco si alzò ed invitò anche Yoko.
“Vuoi venire anche tu John?” mi chiese Marco.
“No, sono tornato da poco. Prendo un po’ di sole. Voi andate pure!”
Andarono tutti e quattro. Yoko era sempre in topless, incurante della presenza anche dei due amici di Marco.
Li vidi entrare in acqua e solo dopo mi accorsi che uno dei due amici di Marco aveva portato con sé la palla. Giunti nell’acqua poco profonda si misero a giocare. Una sorta di pallavolo. Si facevano i passaggi l’uno con l’altro.
Le tette di Yoko, con il movimento, ballavano sempre di più. Era uno spettacolo.
Poi, dopo un po’, cambiarono gioco. Capii che avevano formato due squadre: Marco e Yoko contro gli altri due.
Il gioco sembrava consistere nel doversi passare la palla tra compagni senza farla intercettare da nessuno degli altri due giocatori, altrimenti la palla passava alla squadra avversaria.
La palla toccò dapprima a Marco e Yoko. Si lanciavano la palla tra loro, correndo dentro l’acqua e cercando di liberarsi dalla marcatura degli avversari. Non era facile, soprattutto per Yoko, questo gioco. I contatti fisici diventavano sempre più frequenti e sempre più audaci.
Più volte capitò, prima all’uno poi all’altro avversario, nel modo di contrastare il lancio della palla da parte di Yoko, di avere dei contatti fisici con lei. Ovviamente, guarda caso, spesso questi contatti erano tra le spalle o le braccia oppure esplicitamente tra le mani dei ragazzi e le tette di Yoko.
Non solo. Quando toccò a Marco ed a Yoko dovere contrastare i lanci degli altri due, fu la stessa Yoko che, calatasi totalmente nel gioco, come se nulla fosse si gettava di continuo ora addosso ad uno ora addosso ad un altro dei giocatori senza minimamente far caso al fatto che fosse praticamente nuda.
Alcune volte, stremata dalla fatica, si gettava esausta sopra Marco e questo non poteva fare altro che accoglierla addosso a sé, abbracciarla e stringerla afferrandola da dove capitava. Ovviamente, quasi sempre con toccamenti e strusciamenti di tette.
Al termine della lunghissima partita, Yoko, stanca quasi da non reggersi in piedi, come se non bastasse, si fece dare un passaggio da Marco per tornare sulla sua tovaglia. Gli salì sopra a cavalcioni sulla schiena e così si fece trasportare fino da me, strusciando e premendo per bene nel frattempo le sue belle tette contro la schiena di Marco.
“Penso di non essermi mai divertita tanto al mare!” furono le sue prime parole. “Sono sfinita! Grazie, Marco!” e gli stampò un veloce bacio nella guancia, molto vicino alle labbra. “Adesso che ci siamo ritrovati non dobbiamo più perderci di vista. Dammi il tuo numero!” e frugando nella sua borsa prese il cellulare pronta a memorizzare il numero.
Marco tornò dai suoi amici. Yoko con tutta la naturalezza del mondo riprese il tubetto della crema solare e cominciò a spalmarsela. Poi si stese esausta sulla tovaglia.
Non mi disse neanche una parola, né mi guardò per un solo istante.
Non so se si sentisse in colpa per tutto quello che aveva appena fatto, sempre che se ne fosse resa conto, oppure se si trovava in uno stato di estasi, dal quale ero ovviamente escluso, tutta immersa nei suoi pensieri che non volevo neanche minimamente immaginare.
In tutto questo susseguirsi di scene si era fatto veramente tardi.
Yoko si destò “Comincia a prepararti e smonta l’ombrellone. Io vado a salutare i ragazzi e poi ce ne andiamo a casa!”
Si alzò e si diresse verso di loro.
La vidi parlare con tutti e tre. Stavano ridendo ed ogni tanto si davano anche qualche pacca sulle spalle. Stavano anche gesticolando, molto. Probabilmente stavano ricordando alcuni tratti della partita in acqua. Sicuramente stavano anche ricordando i momenti in cui inevitabilmente c’erano stati dei contatti fisici. Yoko sembrava allegra.
Li salutò. Un bacio l’uno. Nella guancia. E nel fare ciò, nuovamente, le sue tette vennero a contatto con i corpi dei ragazzi.
Tornò verso di me che nel frattempo ero pronto ad andare via.
Da lontano Marco mi fece un gesto di saluto con la mano. Anche gli altri due mi salutarono allo stesso modo.
“Andiamo, dai!” mi disse. Si infilò la solita piccola canotta sopra le tette ancora nude e ci incamminammo verso l’auto.
Il tragitto fu ricoperto in silenzio. Anche in auto restammo inizialmente in silenzio.
C’era tensione. Ero sbalordito dai comportamenti della giornata di Yoko. Mi sentivo arrabbiato.
Con tutta la calma possibile cercai di ottenere delle spiegazioni.
“Mi spieghi che cazzo hai combinato oggi?”
“Che intendi dire?”
“Lo sai a cosa mi riferisco!”
“Certo! Ma se fai delle domande precise, ti do delle risposte precise!”
“Va bene. Mi spieghi perché ti sei messa in topless davanti al tuo amico? Davanti anche ai suoi amici?”
“Mi aveva già beccata in topless ed allora non ho voluto rovinare la tintarella!”
“Cazzata! Lo so che non è così! Devi essere sincera, lo sai che mi fa incazzare sentire delle falsità!”
“Ok, ok, va bene ma non ti agitare!”
“Ed allora?”
“Allora, non so come spiegare! D’improvviso mi è venuta la voglia di riscattarmi. Di far vedere a quello stupido di Marco che cosa si è perso tanti anni fa!”
“Ma che te ne frega! Sono passati tanti anni! Pensi ancora a lui?”
“No! Da tantissimi anni non pensavo più a lui! Però rivederlo mi ha fatto venire in mente tanti ricordi, tante sofferenze. Le sofferenze di una ragazzina. Sembrano poco importanti, col tempo lo si capisce, ma in un modo o nell’altro ti segnano dentro!”
“Ed allora?”
“Allora ho voluto spavaldamente mostrarmi. Giocare con lui, stuzzicarlo, farlo ricredere e se possibile fargli scoppiare il cazzo nel costume!”
“Quindi è stato tutto un gioco sadico il tuo!”
“Sì!”
“Un gioco però che ha fatto morire me di gelosia!”
“Ti chiedo scusa per questo! Però…”
“Però che cosa?”
“Però, per un verso è stata anche una rivalsa nei tuoi confronti.”
“Nei miei confronti?”
“Sì, perché questa volta ho voluto condurre io il gioco!”
“Il gioco? Che gioco?”
“Quante volte mi hai chiesto, quando eravamo in vacanza, di andare a prendere delle bibite al bar sulla spiaggia mentre ero in topless? Che credi? Che non abbia capito cosa volevi in realtà da me?”
“Cosa? Non capisco!”
“Adesso sei tu che fai il finto tonto e tenti di prendermi in giro!”
“Allora?”
“Lo so che volevi che io andassi in mezzo alla gente, in mezzo alla calca dei clienti del bar, nella speranza che sbattessi le tette sopra qualcuno! Non fare lo stronzo ed ammettilo!”
“E se fosse?”
“Nulla di male, in un certo senso! Spero che tu abbia visto bene tutte le volte che anche senza volere, a causa della ressa, la gente mi si strofinava sulle tette!”
“Sì che l’ho visto!”
“E ti piaceva? Sincero!”
“Sì che mi piaceva! Ero geloso, ma al contempo mi si drizzava l’uccello in maniera incredibile!”
“Lo so anch’io che ti piaceva! Ricordo tutte le belle scopate che facevamo tornati nella nostra camera!”
“Già!”
“E ti sei accorto che una volta un bastardo, approfittando della confusione, mi ha afferrato una tetta con la mano ed è rimasto lì a toccarmela per almeno un minuto?”
“Sì! Bastardo! E’ stato stupendo però!”
“Lo so! Anche a me è piaciuto! Il mio primissimo istinto era quello di mollargli un pugno in faccia, ma poi ho pensato a te che sicuramente guardavi, ho tirato un forte respiro ed ho fatto finta di niente!”
“Ah! Io mi ricordo benissimo di questa scena! Come potrei averla dimenticata! Credevo invece che nella confusione di quel giorno, tu non ti fossi accorta di quel depravato!”
“Stai scherzando? Come si fa a non accorgersi di una mano che ti afferra una tetta? Dico, mica si è trattato di una semplice strusciata. Quello era lì a strizzarmi per bene la tetta!”
“Sì, ma torniamo a noi! Cosa c’entra tutto questo con quello che hai fatto oggi con Marco ed i suoi amici? Perché non ti sei limitata a metterti in topless davanti a loro: hai fatto di più!”
“Di più?”
“Dai! Non fingere! La partita a palla dentro l’acqua te la sei dimenticata? Le tue tette, diciamo così, hanno fatto non solo bella mostra, ma anche conoscenza diretta con i corpi di tutti e tre i ragazzi!”
“Esagerato!”
“Esagerato un cazzo! Non puoi negare!”
“Va bene, va bene! Faceva tutto parte del gioco. Dovevo fare morire di eccitazione Marco!”
“E gli altri due!”
“Sì! Ma loro erano solo pedine per fare eccitare Marco! Ma anche te!”
“Me?”
“Sì, perché è vero che stavolta ho preso io l’iniziativa, ma questo gioco so benissimo che ha eccitato anche te!”
Arrivammo a casa. Salimmo. Yoko si infilò in bagno, chiuse stranamente la porta, si spogliò e si infilò sotto la doccia.
Entrai un attimo perché mi stava scappando di fare la pipì. Lei non si accorse della mia presenza e continuò a fare quello che stava facendo in solitudine. La sentivo ansimare sotto la doccia: si stava masturbando! Piano tornai ad aspettare fuori dal bagno.
Quando uscì e fu il mio turno per la doccia, mentre lei si spalmava la crema doposole
“Ah, dimenticavo!”
“Cosa?”
“Dimenticavo di dirti che la settimana prossima esco a cena con Marco!”
“Cosa? Che intenzioni hai?”
“E’ semplice! Dovresti averlo capito ormai!”
“Capito cosa? Che vuoi fare?”
“Tanto tempo fa me lo hai chiesto. Ed ora ho deciso di accontentarti!”
“Chiesto? Cosa ti ho chiesto? Mi vuoi accontentare?”
“E basta! Smettila di ripetere! Sembri stupido!”
“Allora spiegati! Non ci sto capendo più niente!”
“In tre parole?”
“Sì! Fammi capire!”
“Voglio scoparmi Marco!”
“Cosa?” gridai da sotto la doccia. Spensi l’acqua ed aprii la porta della doccia. Nudo, bagnato, mezzo insaponato. Incazzato, stupito, attonito.
Lei, anch’essa nuda, invece tranquillamente continuava a spalmare la sua crema.
Mi guardò con calma e serenità e mi disse
“Semplice! Tempo fa mi avevi detto che ti sarebbe piaciuto farmi scopare da un altro uomo.”
“Ma se non ne hai mai voluto sapere!”
“Ho cambiato idea! Posso? E tu? Tu invece hai cambiato idea?”
“E giusto Marco vuoi scoparti?”
“Sì, che ti frega di chi scelgo?”
“Ma Marco!”
“Sì, Marco. Con una scopata sola accontento tutti!”
“Ma che stai dicendo? Sei impazzita?”
“Forse! Ma prova a pensare!”
“Che cosa? Che cosa devo pensare? Sono assolutamente sbalordito!”
“Anch’io! Non mi aspettavo di pensare, ed in così poco tempo, a tutto quello che ho architettato e che a breve realizzerò!”
“Spiegati!”
“Allora, scopando Marco accontenterò il tuo desiderio che covi da anni di farmi scopare da un altro uomo. Non solo! Penso che potrò prendermi una bella rivincita nei confronti di Marco: gli farò capire che cosa si è perso tanti anni fa! E, se permetti, possibilmente mi godrò anch’io questa scopata con un ragazzo bello che ho amato tanti anni fa ed invano!”
“Ho capito! Stai scherzando!”
“No! Sono serissima invece!”
“Ma non è possibile che tu abbia repentinamente cambiato idea, così, all’improvviso!”
“Ed invece sì!”
“E a me non ci pensi? Capisci cosa vuoi fare?”
“Certo! Ti ho appena ricordato però che me lo avevi chiesto tu. Ripeto: ci hai ripensato? Non ti va più l’idea che mi faccia scopare da un altro uomo?”
“Sì e no!”
“Che intendi dire?”
“Non so! Sono confuso! Ho pensato migliaia di volte a questa idea. L’ho immaginata molte volte sin nei suoi minimi particolari! Ma adesso…”
“Adesso cosa? Adesso che mi sono decisa non vuoi più?”
“Ho sempre pensato che avrei preso io l’iniziativa! Che ti avrei procurato l’uomo in questione!”
“Ed invece ho preso io l’iniziativa! Del resto, se ci pensi bene, è una cosa che riguarda principalmente me!”
“Perché a me non riguarda?”
“Sì, certo. Anche a te riguarda! Ma se permetti il corpo ce lo metto io!”
“E le corna e la moglie io!”
“Aaaah! Ma allora siamo a questo! Allora ho ragione io! Ti vuoi tirare indietro!”
“No! Tutto sommato no! Seppure preso alla sprovvista e sorpreso dalla tua intraprendenza, non voglio tirarmi indietro! Ti chiedo solo perché Marco?”
“Te l’ho già detto! E’ una sorta di rivincita! Nei suoi confronti e nei miei!”
“Anche se fosse una rivincita, come la chiami tu, nei suoi confronti, pensi che se ne renderebbe conto? Per lui sarà solo una bella scopata con un gran pezzo di donna! Un’altra scopata da aggiungere alla sua collezione!”
“Può darsi! Ma sicuramente sarà una delle sue migliori scopate nella vita! Non potrà dimenticare la situazione!”
“Pensi che non gli sia mai capitato di andare a letto con una donna sposata?”
“Penso di sì, che gli sia capitato! Ma non credo che gli sia capitato di avere il marito consenziente!”
“Perché io sarei consenziente?”
“Aaaah, ma allora dobbiamo ricominciare ogni volta! Abbiamo già detto che sei d’accordo! Non torniamo sempre indietro a decisioni ormai prese!”
“Che tu hai preso!”
“Sì, ma che tu hai instillato in me nel tempo e che fino a due minuti fa sembravi avallare!”
“E poi come farà lui a sapere che io sono a conoscenza della situazione e consenziente?”
“Semplice anche questo! Ci ho già pensato!”
“Spiegati!”
“Andremo a cena e durante la cena, tra le altre cose, tra le varie provocazioni che noi donne sappiamo fare, lo inviterò a passare la notte a casa nostra!”
“A casa nostra? Nel nostro letto?”
“Sì, perché? Ti dà fastidio la cosa? Da quando sei diventato un cultore dell’inviolabilità del talamo nuziale?”
“No, che c’entra! Pensavo al fatto che io dovrei andare via. Trovarmi un’altra sistemazione!”
“No! Perché?”
“Non capisco! Dovrò partecipare anch’io?”
“No, tu dovrai aspettarci tranquillamente a casa! Proprio così capirà la differenza con tutte le scopate della sua vita! Proprio così gli farò capire che lo starò usando come un pezzo di carne. Proprio come lui ha sempre fatto con tutte le sue donne! Per me sarà un bel pezzo di ragazzo che utilizzerò per procurarmi piacere e poi lo butterò! Certo anche lui proverà piacere in questa situazione, ma sarà solo per una volta, poi sarà gettato via!”
“Ed io cosa dovrei fare in tutto questo? Dovrei essere presente alla mia cornificazione?”
“Non esagerare!”
“Va bene: non esagero. Mi spieghi però cosa dovrei fare io?”
“Niente! Assolutamente niente! Dovrai farti trovare semplicemente a casa, davanti alla televisione!”
“Cioè, dovrei restare a casa in attesa del vostro ritorno?”
“Esattamente!”
“E poi?”
“E poi nient’altro! Ti saluteremo, magari capiterà che scambierete qualche parola, tu e Marco, e basta!”
“Sì, ma poi?”
“Poi interverrò io e me lo porterò a letto a scopare!”
“Ed io?”
“Tu non potrai partecipare! Sarà solo una cosa tra me e Marco!”
“Ma io dovrei restare qui tutta la notte?”
“Sì! Quando sarai stanco potrai andare a letto. Ovviamente non nel nostro letto, ma ti accomoderai nella stanzetta!”
“Un ospite, quindi!”
“Sì!”
“E perché dovrei restare a casa? A questo punto, visto che non ti servo a niente, potrei anche andare a dormire altrove!”
“No! Assolutamente no! Mi servi!”
“A cosa?”
“Devo sapere che sei presente in casa. Mi servirà per eccitarmi di più. Servirà per sorprendere e sconvolgere Marco. E servirà anche per te!”
“Per me?”
“Sì, certo! Così potrai finalmente vedere esaudito il tuo desiderio di farmi scopare da un altro uomo!”
“Veramente il mio desiderio non era proprio questo!”
“Ah no? E perché? Qual era?”
“E’ vero che desideravo che un altro uomo ti scopasse, ma ho sempre immaginato di essere presente, di vedere tutta la scena!”
“Questo no! Non voglio! Ti basterà sapere che siamo chiusi in camera a scopare. E poi penso che dal salone potrai chiaramente sentire tutto quel che succede in camera!”
“Sì, ma non sarà la stessa cosa! Capisci?”
“Certo, non è la stessa cosa!”
“Ed allora?”
“Allora vedrò di accontentarti in parte!”
“Che vuoi dire? Che significa: accontentarti in parte?”
“Significa che non ti farò assistere a quello che succederà in camera, ma ti farò comunque dei piccoli cadeaux!”
“Dei cadeaux? Che vuoi dire?”
“Non lo so ancora, ma qualcosa mi inventerò!”

CONTINUA . . .
 
Ultima modifica di un moderatore:

Sasi81

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Mi complimento per la qualità del racconto, sono stato catturato e l'ho letto tutto d'un fiato...!!
Mi rivedo molto nelle vostre situazioni, la spiaggia isolata, poca gente, topless timido e poi tranquillo anche della mia lei, mi sono rivisto in quasi tutto il racconto, eccetto per la parte riguardante "Marco" l'amico! Mentre leggevo mi veniva soltanto una esclamazione; "E mò sono c...i tuoi" :D
A questo punto non vedo l'ora di leggere la seconda parte!
 
OP
S

suntopless

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Bentornati! Era parecchio che non vi si vedeva, qui, e ci mancavano i vostri racconti!

Grazie! Spero che nel frattempo tu ci abbia seguito altrove ;)
Presto la seconda parte di questo racconto e poi tutta una serie di altri racconti che nel frattempo ho scritto. Li pubblicherò tutti, piano piano, ma li pubblicherò!

Mi complimento per la qualità del racconto, sono stato catturato e l'ho letto tutto d'un fiato...!!
Mi rivedo molto nelle vostre situazioni, la spiaggia isolata, poca gente, topless timido e poi tranquillo anche della mia lei, mi sono rivisto in quasi tutto il racconto, eccetto per la parte riguardante "Marco" l'amico! Mentre leggevo mi veniva soltanto una esclamazione; "E mò sono c...i tuoi" :D
A questo punto non vedo l'ora di leggere la seconda parte!

Grazie per i complimenti!
Mi fa piacere che questi miei racconti, misti di fantasia e realtà (quanto dell'una e quanto dell'altra non lo confesserò mai!), parlino di fatti che accadono non soltanto a me.
A presto con la seconda parte e poi con gli altri che seguiranno.
E non dimenticare di cercarci anche altrove ;)
 
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suntopless

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Meraviglioso, scusate se ve lo chiedo ma la mia curiosità è molta, non che cambi la bellezza e la qualità del racconto, è una storia vera?
Complimenti comunque :)

Grazie!
Come abbiamo già detto, la maggior parte dei ns. racconti sono un misto tra fantasia e realtà, ma quanto dell'una e quanto dell'altra non lo confesseremo mai!
 
OP
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suntopless

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Di seguito la seconda e conclusiva parte del racconto. Speriamo che piaccia a tutti quanti voi!
Come al solito lo potete trovare, insieme a tante altre cose interessanti, anche sul nostro omonimo blog.


Ormai aveva deciso. Non potevo minimamente ribellarmi alla decisione già presa. Voleva scopare con Marco e nessuna mia resistenza poteva farle cambiare idea.
La settimana trascorse. Velocemente. Non capitò di fare l’amore. Non so se entrambi non volevamo farlo oppure se fu una cosa casuale, ma così fu.
Il giorno atteso arrivò. Era un venerdì.
Io rincasai come al solito un po’ tardi, stanco della settimana di lavoro trascorsa tra l’altro con un afoso caldo che preannunciava un’estate infuocata.
Mi accorsi che Yoko era in bagno, chiusa.
“Yoko, sono arrivato! Sei ancora qui?”
“Sì, John. Aspettami in salone. Altri cinque minuti e sarò pronta!”
La sentii andare più volte dal bagno alla camera e viceversa.
“Eccomi! Come ti sembro?”
“Stupenda!” pensai. Non riuscii ad articolare nessuna parola. Era splendida. Pochissimo trucco, come piaceva a me. Si era acconciata i capelli da sola, come al solito meglio che dal parrucchiere, più sistemati ed al contempo con un aspetto più aggressivo. E poi una leggera camicetta semitrasparente che non aveva mai indossato se non in sporadiche serate speciali con me. Ed ancora una minigonna ultra corta, anch’essa poco utilizzata, soltanto un paio di volte quando eravamo in vacanza. Infine un paio di scarpe con i tacchi piuttosto alti, come solitamente non usava. Yoko da sempre preferiva, nel vestire, la praticità e la comodità all’eleganza. Insomma: uno schianto!
“Visto che non mi rispondi, prendo per un segno di apprezzamento lo sguardo che hai dipinto in faccia!”
“Scusa! Sei stupenda!”
“Grazie! Speriamo che la pensi così anche Marco!”
A proposito di Marco, nemmeno tre minuti ed ecco che suona il citofono.
“Rispondo io!” mi dice Yoko.
“Sto scendendo!” dice a lui.
“Ciao John! Non ti bacio perché altrimenti mi si rovina il rossetto!”
“Sei sicura? Quando torni?”
“Non ne parliamo più! Ti prego! Tra un paio d’ore sarò di ritorno, non ti preoccupare!”
Andò via e con lei un pezzo del mio cuore.
Andai in cucina. Provai a mangiare qualcosa che Yoko mi aveva lasciato già pronto, ma non riuscivo a mandare giù niente. Avevo un blocco allo stomaco.
Andai in salone, accesi la televisione, ma niente, la mia mente era sempre impegnata a pensare a Yoko. A Yoko che in quel momento era con Marco e che in un paio di ore sarebbe rincasata con lui per andare a letto insieme!
Decisi di montare tutte le apparecchiature che avevo preparato senza avvertire Yoko.
Posizionai una piccola videocamera in camera da letto e con dei piccoli aggeggi la collegai alla televisione del salone il quale a sua volta era collegato con un hard disk.
Insomma, contrariamente a quanto mi aveva detto Yoko, io volevo assistere a quello che avrebbero fatto lì dentro. E se non potevo assistere personalmente, almeno li avrei potuti spiare grazie alla mia videocamera. Non solo! Avrei anche potuto rivedere l’accaduto infinite volte, visto che avrei salvato il filmato nel mio hard disk.
Avevo finito di montare ogni cosa, feci una prova e constatai che tutto funzionava correttamente.
Di nuovo pensai a mangiare qualcosa, ma anche questa volta non riuscii. Mi misi davanti alla televisione, così, per passare il tempo. Più per noia che per altro. Guardavo cercando di distrarmi, di allontanare i miei pensieri rivolti sempre a Yoko ed a Marco.
Dopo un tempo che per me sembrò essere un’eternità, in realtà erano trascorse effettivamente soltanto un paio di ore, Yoko rincasò.
Sentii la chiave nella serratura della porta di casa, li sentii entrare.
“John!” fu l’esclamazione stupita accompagnata da una faccia sorpresa ed imbarazzata che Marco fece nel vedermi in casa comodamente seduto nella mia poltrona.
“Ciao, Marco!” mi sforzai di rispondere con tutta calma.
“Ciao, John!” mi disse Yoko. “Abbiamo trascorso proprio una bella serata! Il locale è molto intimo e carino. Dovremmo andarci anche noi qualche volta!” continuò affabilmente, come se la situazione non fosse un po’ curiosa.
Scambiammo velocemente qualche altra frase per cercare di scioglierci un po’, tutti e tre. Le solite frasi banali e di circostanza. Sul caldo, sul cibo che avevano gustato al locale ed altre fesserie, talmente poco importanti che infatti si dimenticano qualche istante dopo averle pronunciate o ascoltate.
La situazione sembrava normalizzarsi grazie a questo colloquio di circostanza.
Ma Yoko riaccese la tensione.
“Oh, guarda qui! Ho la camicetta abbottonata male!” e nel dir questo cominciò a sbottonarla mostrandosi un poco per poi riabbottonarla correttamente.
“Te l’avevo detto, Marco, che c’era troppo buio nella tua auto!”
Vidi la faccia nuovamente sorpresa e soprattutto intimorita di Marco.
Era chiaro quello che lasciava intuire Yoko. In auto Yoko aveva dato un piccolo assaggio di sé, delle sue tette, a Marco.
La situazione tornò nuovamente tesa.
Nel frattempo io ero ancora una volta seduto nella mia poltrona mentre Marco si era seduto sul divano accanto a me.
“Sono stanca! Mi è piaciuta la serata, ma il caldo mi fiacca!” fece Yoko.
“John, scusa, potresti offrire qualcosa da bere a Marco mentre io mi vado a mettere più comoda?”
Yoko ci lasciò soli.
Non parlammo, né incrociammo gli sguardi.
Mi alzai dalla poltrona, andai in cucina, presi tre bicchieri ed una bottiglia di vino bianco frizzante che avevo visto in frigo.
Tornai da Marco e gli porsi, sempre in silenzio, un bicchiere.
Yoko tornò. Di nuovo Marco restò sorpreso. Yoko non aveva fatto altro che togliersi i vestiti e restare solo in intimo. Intimo ovviamente trasparente, sia il reggiseno che il minuscolo perizoma.
“C’è troppo caldo! Ve l’ho già detto! Non vi dispiace se resto così?”
Non rispondemmo, né io né Marco.
“Del resto che male c’è: Marco è un vecchio amico!” fece rivolta a me.
“E poi mi hai già vista in topless al mare, no?” fece rivolta a lui e continuando, sempre per alzare ancora di più la tensione, “Hai pure avuto già un assaggio delle mie tette mentre eravamo in auto e non mi sembra che ti sia dispiaciuto!” adesso rimarcò quello che avevo già capito con l’episodio della camicetta abbottonata male.
Io ero sempre seduto sulla mia poltrona e Marco, sempre più stupefatto, sempre seduto sul divano di fianco a me.
Yoko prese un bicchiere, si versò un po’ del vino frizzante che noi stavamo già sorseggiando ed andò a sedersi.
Ennesima azione provocatoria: andò a sedersi sulle gambe di Marco, a cavalcioni su di lui, con il viso di fronte a lui. Bevve lentamente un po’, con Marco in evidente imbarazzo a tenerla sulle gambe in mia presenza, poi allungando un braccio mi porse il suo bicchiere vuoto.
“Ed adesso cominciamo!” esclamò “L’alcol mi agevola, adesso sono pronta!”
Non appena terminò queste parole infilò immediatamente la sua lingua nella bocca di Marco.
Vidi lo sgomento di lui nei suoi occhi spalancati, mentre Yoko lo baciava con passione.
Vidi la resistenza che invano tentò quando Yoko, sempre attaccata a lui per la bocca, gli afferrò le mani e se le portò sulle chiappe lasciate nude dal minuscolo perizoma.
Un paio di minuti di sofferenza iniziale per Marco, anche se lentamente si stava sciogliendo, ma soprattutto un paio di minuti di sofferenza per me che avevo la mia Yoko a pochi centimetri che slinguazzava un altro uomo.
“Adesso andiamo! Seguimi!”
Yoko si alzò e nel dirigersi verso la nostra camera da letto dapprima slacciò il reggiseno liberando le sue splendide tette poi con un veloce gesto delle sue sapienti mani fece scivolare il perizoma per terra. Nuda si voltò ancora un attimo verso di me per farsi ammirare in tutta la sua bellezza e poi si rivolse nuovamente a Marco
“Andiamo, dai! Cosa fai ancora lì?” e lo invitò anche con un gesto della mano a seguirla mentre già era andata via.
Marco sembrava rincitrullito, completamente spiazzato dalla situazione. Mi guardò, timidamente, quasi a volermi chiedere il permesso. Non aveva ancora capito che quella sera comandava e gestiva tutto la mia Yoko.
Non gli dissi nulla, così come nulla in realtà mi aveva chiesto lui.
La mia non risposta al suo sguardo interrogativo fu giustamente interpretata da Marco come un’approvazione. Si alzò anche lui e lentamente, timidamente, si diresse nella direzione dove era scomparsa Yoko.
Ero sorpreso anch’io, anche se in realtà sapevo in anticipo che quella sera sarebbe successo tutto questo.
Tante volte avevo immaginato e sognato la mia Yoko che si concedeva ad un altro uomo, ma trovarsi lì, in quella situazione e per davvero questa volta, era totalmente diverso. Era un coacervo di emozioni e sensazioni. Un groviglio di cose positive e negative mescolate insieme ed inestricabili, inseparabili l’una dall’altra.
Come un automa afferrai i telecomandi poggiati sul tavolino di fianco a me. Accesi la televisione e tutte le apparecchiature che avevo preparato.
Mi apparvero i due amanti alla televisione. In piedi davanti al mio letto nuziale. Yoko tutta nuda che ancora una volta stava baciando Marco mentre con le mani lo aiutava a liberarsi dei vestiti.
In breve furono nudi entrambi e si gettarono sul letto. Cominciarono ad amoreggiare, disordinatamente, senza alcuna sequenza logica, selvaggiamente.
Ero nervoso, arrabbiato, distrutto dalla gelosia, ma avevo anche un’erezione imperiosa.
Non so come, ma mi ritrovai con il cazzo in mano a masturbarmi.
Loro non avevano neanche iniziato a scopare che io ero già al limite. Il cazzo mi stava esplodendo tra le mani. Mi alzai in piedi davanti alla poltrona ed esplosi gettando una notevole quantità di sperma lì per terra davanti a me.
Mi sedetti. Osservai i due iniziare finalmente a scopare. Era Yoko ovviamente a dirigere le operazioni. Fu lei a salire sopra Marco, ad infilarsi il suo cazzo dentro ed a scoparselo a smorzacandela.
Un attimo, un solo attimo, ed avevo un’altra notevole erezione.
Mi sfilai i pantaloni che gettai per terra e cominciai nuovamente a masturbarmi lì seduto nella mia poltrona.
Durai un po’ di più questa volta, ma ancor prima che loro terminassero schizzai un'altra volta io dappertutto sporcando nuovamente per terra, nonché la poltrona e me stesso. Non mi importava: stavo godendo smoderatamente!
Fu così per un paio di ore. Marco e Yoko scopavano con gusto. Cambiavano spesso posizione. Dopo lo smorzacandela, Yoko si era fatta scopare nella più classica delle posizioni: lei sotto, lui sopra. Poi gli aveva fatto un lungo e dolcissimo pompino fino a farsi venire in bocca. E non contenta si era pure girata e si era fatta inculare.
Non contai quante volte Marco era venuto, alcune volte dentro lei altre volte sopra lei.
Io sicuramente ero venuto più volte di lui: ormai per terra era una sorta di lago biancastro ed appiccicoso!
Erano evidentemente stanchi e tra una coccola e l’altra sembrava si stessero addormentando.
Anch’io ero stanco ed avevo sonno. Sarei potuto andare a letto, nella stanza degli ospiti, come mi aveva detto Yoko. Ma non volevo. Credevo che da un momento all’altro quei due avrebbero ripreso a scopare ed io non volevo perdermi neanche un minuto delle loro imprese.
Ma la stanchezza, la tensione, l’uragano di emozioni e sensazioni, ma soprattutto i loro due corpi nudi e fermi nel letto, mi fecero cadere in un sonno profondo. Nella poltrona caddi in un sonno tranquillo. Non sognai nulla, almeno credo.
Dormii tanto. Mi risvegliai che era l’alba e pieno di dolori perché la posizione non era proprio delle più comode per trascorrere l’intera notte. Guardai la televisione e vidi i due che si stavano carezzando nuovamente e si stavano scambiando una serie di baci lenti e dolci. Quei baci che si scambiano dopo avere scopato. Evidentemente si erano svegliati prima di me e si erano dati da fare senza che io me ne accorgessi.
Terminarono le loro effusioni e si alzarono entrambi. Non sapevo che fare. Innanzitutto spensi la televisione. Ma ero in condizioni pietose. Nudo a metà, i pantaloni a terra tutti imbrattati di sperma. Anche a terra era tutto pieno e sporco.
Sentii la porta del bagno. Ma subito dopo vidi spuntare Yoko.
“Ti ho cercato nella stanza degli ospiti, ma non c’eri! Mi hai fatto preoccupare!”
Era nuda, illuminata dalle prime luci del giorno, era visibilmente sporca di sperma rappreso un po’ dappertutto.
“Ma come sei combinato?” si accorse della mia seminudità “Ma che hai fatto? Cos’è tutto questo schifo a terra?” si accorse anche delle porcherie che avevo fatto.
Non riuscii a spiccicare parola. Come un ladro beccato in flagrante.
Si accorse di tutti i telecomandi posizionati vicino alla mia poltrona e si diresse verso di essi.
“Ferma!” le intimai “Cosa vuoi fare?”
“Voglio capire se hai fatto quel che sto pensando! Non erano questi i patti!”
“Veramente non è proprio così! Mi avevi detto che non avrei potuto assistere … di presenza!”
“Non potevi assistere ... e basta!”
Accese la televisione e vide la stanza da letto per ora vuota. Spense e mi guardò.
Era bellissima! La notte di sesso le aveva fatto sicuramente bene! Era più bella che mai!
Mi tornò duro come il marmo. La mia erezione era evidente. Lei se ne accorse. Fu un attimo e ci ritrovammo abbracciati a baciarci. Qualche istante ancora ed eravamo stesi sul divano a scopare come due ricci, forsennatamente.
Una scopata memorabile! Lei slabbrata dal molto sesso della notte appena trascorsa, molto bagnata, non ancora sazia d’amore, io svuotato da tutte le seghe fatte in solitario. Durò tantissimo e con evidente piacere di entrambi. Piacere fisico della scopata in corso e piacere anche mentale di riappropriarci dei nostri corpi dopo che lei era stata di un altro.
Terminammo, ci carezzammo un po’ in silenzio e senza proferire parola ci dirigemmo in bagno dove trovammo Marco appena uscito dalla doccia con indosso il mio accappatoio. Sembrò meno sorpreso della nostra presenza, della mia presenza, meno imbarazzato rispetto alla sera precedente. Uno sguardo complice tra noi tre e subito io mi infilai nella doccia. Yoko si sedette in bagno e fece una pipì lunghissima mista a tutto lo sperma mio e soprattutto di Marco che aveva accolto nelle ultime ore.
Mi raggiunse nella doccia mentre Marco si asciugava i capelli. Ci insaponammo l’un l’altro, godendo della scorrevolezza dei nostri corpi nudi.
Anche noi ci asciugammo i capelli e raggiungemmo Marco in camera che si era già rivestito e che ci stava aspettando non sapendo cosa fare. Ci rivestimmo in fretta anche noi.
Yoko ci chiese di seguirla in cucina ed in qualche minuto ci preparò una abbondante colazione. Scambiammo alcune parole, poche in realtà. La tensione e l’imbarazzo per quel che era successo la notte appena trascorsa era ancora presente seppure mitigata dalla consapevolezza che tutti e tre eravamo stati attori, ognuno per la propria parte, di una notte di sesso anomalo ma consenziente.
Al termine ci salutammo cordialmente, io e Marco con una semplice stretta di mano, loro due con un breve scambio di baci sulla guancia.
Da allora non incontrammo più Marco.
 

sormarco

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taranto
bell'epilogo.
una storia di salutare sesso libero da pregiudizi, ma non poteva che essere così visto tutti i racconti tuoi e di yoko.
bravo/vi. mi sarebbe piaciuto essere il marco in questione 🤭
 
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suntopless

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bell'epilogo.
una storia di salutare sesso libero da pregiudizi, ma non poteva che essere così visto tutti i racconti tuoi e di yoko.
bravo/vi. mi sarebbe piaciuto essere il marco in questione 🤭

Il nome ci somiglia! Per ora ti basti avere questo in comune :D
 

Frakfrak

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Dopo qualche tempo torniamo a pubblicare un nuovo racconto diviso in due parti. Speriamo vi piaccia!

PRIMA PARTE
Eravamo al mare. Come sempre nella nostra spiaggia preferita, distante dalla città e poco frequentata. Solitamente poche persone sparse qua e là, qualche donna in topless, rare volte qualche nudista.
Anche Yoko, come di consueto da anni ormai, era in topless. Ormai lo fa con naturalezza, come un’abitudine, dovunque andiamo, specie in questa spiaggia sicura. La spiaggia è grande, le persone sono abbastanza distanti l’una dall’altra. Qualcuno guarda le tette di Yoko, come delle altre donne in topless del resto, è normale, ma senza insistenza. Certo ogni tanto c’è qualche guardone, ma tutto sommato si riescono a sopportare visto che solo in casi sporadici se ne avvista qualcuno.
In questo luogo siamo talmente tranquilli, talmente rilassati, che ogni tanto ci capita di assopirci mentre siamo stesi al sole. Solo il rumore del mare ed alcune flebili voci dei bagnanti attutite dalla distanza: un sonnifero naturale!
Quel giorno eravamo entrambi assopiti sotto il sole.
“Ma sei tu Yoko?”
Fummo svegliati entrambi d’un tratto. Io aprii gli occhi e mi sollevai un poco dalla tovaglia. Yoko, d’istinto, mise un braccio a coprirsi le tette ed aprì anche lei gli occhi mentre si mise a sedere sulla tovaglia. Era ancora intontita dal sonno, non riusciva a mettere bene a fuoco.
“Non mi riconosci? Sono Marco!”
Quando anch’io riuscii a mettere a fuoco, mi accorsi che questo Marco era uno dei tre ragazzi che si erano piazzati un po’ distante da noi e che stavano giocando a palla, almeno fino a quando mi ero addormentato.
“Sì, certo! Marco! Come no! Adesso che ti guardo bene, certo che ti riconosco!”
“Come stai? E’ da tanto che non ti vedo! Dai tempi della scuola!”
“Bene, sto bene! Anche tu spero!”
“Sì, certo! Sono qui con due miei amici. Stavo giocando a palla e quando la palla è andata verso di te, mi sono accorto che eri tu! Quasi non ti riconoscevo!”
“Io non ti avevo visto, stavo dormendo!”
“Oh, scusa!”
“Fa niente! C’è troppo caldo oggi. Mi sarei dovuta svegliare prima. Devo necessariamente andare al mare a rinfrescarmi un po’ altrimenti rischio una scottatura ed un’insolazione!”
“Facciamo un bagno allora?” e senza aspettare risposta “Ragazzi!” urlò verso i due amici lanciandogli la palla che aveva nel frattempo recuperato “Vado a fare un bagno con questa mia amica!”
Yoko, colta all’improvviso in topless da un conoscente, era sicuramente un po’ infastidita. Non aveva altra scelta però. Tolse il braccio che teneva davanti alle tette e decise di rimettersi il pezzo di sopra del costume. Nel far questo, ovviamente, seppure per pochi istanti, si mostrò in tutto il suo splendore agli occhi del vecchio amico che per la verità aveva già potuto osservarle per bene le tette quando si era avvicinato all’improvviso.
Mentre lo allacciava, si voltò verso di me “John, scusa, non vi ho nemmeno presentati! Lui è Marco, un mio vecchio compagno di scuola. Era un anno avanti a me, ma nella stessa sezione.” e poi “Marco! Lui è John, mio marito!”
Ci scambiammo un’occhiata veloce, un cenno con il capo.
“John, vado a rinfrescarmi un po’ in acqua con Marco. Ne approfittiamo per parlare un po’ degli anni trascorsi.”
Si alzò e senza aspettarmi si diresse verso il mare seguita da Marco.
“Strano!” pensai. Conoscevo bene Yoko. Ero certo che Yoko, essendo stata scoperta in topless da una persona conosciuta, in quel momento era imbarazzatissima, sicuramente piena di vergogna fino ad avere voglia di sparire dalla faccia della Terra.
Ed invece no! Sembrava del tutto normale! Vero, si era messa subito il pezzo di sopra, ma nel frattempo si era dovuta mostrare, Marco le aveva visto per bene le sue splendide tette!
E cosa significava questa improvvisa voglia di rinfrescarsi, di andare a fare il bagno con Marco, senza neppure invitarmi ad accompagnarli?
Mi sedetti sulla tovaglia e dietro i miei occhiali da sole li osservai mentre erano in acqua.
Vidi che lentamente entrarono in mare. Parlavano, qualche volta ridevano. Passavano i minuti, tanti, ed erano sempre fermi nello stesso punto. L’acqua li bagnava fino all’ombelico. Di tanto in tanto si abbassavano e si bagnavano anche la parte superiore del corpo oppure con le mani si tiravano su un po’ d’acqua per bagnarsi la testa.
Dopo circa quaranta minuti uscirono dall’acqua, sembravano salutarsi e Yoko finalmente mi raggiunse tornando a sdraiarsi sulla sua tovaglia.
Sentiva freddo, molto, lo capivo, si vedeva benissimo che aveva i capezzoli dritti fin quasi a bucare il costume.
Si sdraiò e cominciò a raccontarmi di Marco. Mi disse che era il ragazzo più bello ed interessante della scuola. Frequentavano classi diverse, ma nella stessa sezione. Lui era un anno più grande. Aveva una grande fama di donnaiolo: era bello, sapeva di esserlo e sfruttava al massimo la situazione. Tutte le ragazze della scuola erano innamorate di lui. Anche lei tanti anni fa era innamorata di lui. Ma senza speranza. Allora era certamente più brutta, molto timida ed introversa. Nessuno la guardava, figuriamoci un bel ragazzo come Marco. E lei allora, nonostante lo desiderasse, era incapace di comportarsi, di vestire, di apparire più interessante di quanto sembrava.
Mi raccontò pure che Marco, ai tempi della scuola, aveva fatto scoppiare un casino tra due compagne di classe di Yoko. Una era la più carina della classe e forse una delle più belle ragazze di tutta la scuola. Marco si mise con lei e con lei fece coppia per quasi tutto un intero anno scolastico, cosa piuttosto insolita per allora, soprattutto a quell’età. A quei tempi le relazioni più lunghe non andavano oltre il paio di mesi. La normalità era intorno alle due settimane. Invece no, questa loro storia durò tanto, creando l’invidia di molti, delle ragazze che desideravano Marco ma anche di tutti quei ragazzi che andavano dietro a Manuela. Soprattutto perché Marco, mentre stava insieme a Manuela, continuava a rompere le scatole a tutti gli altri ragazzi continuando ad andare dietro a tante altre ragazze. Questo perché Manuela, seppure bella, disinvolta e spigliata, sembra fosse quasi una santarellina allora. Con Marco non andava oltre qualche bacio e qualche toccamento. Ecco perché Marco andava a sfogare i suoi bisogni con le altre ragazze. Ed il casino scoppiò quando una pettegola riferì a Manuela che Silvia, l’altra compagna di classe, era andata a letto con Marco. Scoppiò una lite furibonda. Manuela accusava Silvia di essere una puttana ed una ruba ragazzi. Silvia si difendeva negando di essere mai andata letto con Marco. Arrivarono persino alle mani. Marco e Manuela ovviamente si lasciarono. Ma mai si seppe se la notizia era veramente fondata. L’unica cosa certa, certa perché riferita da più ragazze, era che Silvia fu vista più volte spompinare Marco dentro i bagni delle ragazze a scuola.
Mi fece notare pure come Marco fosse ancora un bel ragazzo. Bello, gentile nei modi, garbato nel parlare.
Fu al termine di questo suo lungo resoconto che Marco si avvicinò nuovamente a noi. Ci disse che i suoi due amici avevano voglia di fare una passeggiata sulla battigia mentre lui si sentiva stanco dopo il lungo bagno però al contempo non voleva restare solo. Ci chiese se poteva momentaneamente unirsi a noi.
Yoko non se lo fece ripetere due volte. Si mise a sedere sulla sua tovaglia, si fece un po’ di lato ed invitò Marco a sedersi al suo fianco.
“Che palle!” pensai. Infatti, come avevo previsto, i due ripresero ancora una volta a parlare del passato. Di tutti i loro compagni di classe e di scuola. Mi stavo veramente annoiando.
D’un tratto, dopo avere parlato ancora una volta di tutta una serie di ragazze che nel tempo si erano succedute ai piedi di Marco, Yoko improvvisamente gli confessò apertamente i suoi sentimenti di allora.
“Sai, allora ero anch’io innamorata di te. Avevo una cotta che neanche puoi immaginare! Ti guardavo tutti i giorni ed ogni giorno soffrivo in silenzio vedendo le altre ragazze al tuo fianco. E tu invece neanche mi guardavi, non ti accorgevi di me e dei miei sentimenti.”
“Ma non è vero! Se proprio devo essere sincero con te, devo ammettere che allora ero un po’ stronzo, soprattutto con le ragazze. Lo sapevo benissimo che eri innamorata di me!”
“Come lo sapevi! Chi te lo aveva detto?”
“Nessuno! Ma ti assicuro che si vedeva. Non potevo non capire dai tuoi comportamenti, dai tuoi sguardi. A te sembrava di non essere vista, ma io sapevo che tu mi osservavi. E delle volte, devo dire la verità, facevo apposta a provocarti, magari baciando d’improvviso una ragazza, la prima che mi capitava a tiro, così, per farti dispetto!”
“Brutto stronzo! Non capisci che così io soffrivo di più?”
“Sì che lo capisco! E ti chiedo scusa per questo. Te l’ho detto: da ragazzo ero proprio uno stronzo.”
“Sì, accetto le scuse, ma io ho sofferto veramente tanto allora!”
“Lo so, lo capisco. Ma come facevo a sapere che da quel brutto anatroccolo che eri saresti diventata una così bella donna?”
Ora capivo i comportamenti inconsueti di Yoko. Capivo finalmente perché Yoko sembrava una persona diversa. Era stata innamorata di Marco tanti anni fa e stava approfittando dell’occasione per chiarire le cose, quella vecchia storia.
Ma mi ero davvero rotto le scatole! Sentivo caldo, molto caldo. In più questi discorsi sul loro passato mi stavano tremendamente annoiando. Non capivo soprattutto perché rivangare questa assurda cotta di allora.
“Ragazzi, scusate, io sto morendo di caldo. Vado a fare un bagno!”
“Scusa! Ti stiamo annoiando!”
“No, no, non ti preoccupare Marco! Io vado a rinfrescarmi. Voi continuate pure.”
Andai lentamente, come mio solito, verso la battigia. Lì indugiai un po’. Ho sempre sofferto la sensazione di freddo che si prova ad entrare in mare quando si è accaldati dopo un lungo periodo di sole.
Entrai piano, con tutta calma, in acqua. Mi tuffai, risalii in superficie dopo un bel tratto sott’acqua in apnea e feci una lenta e lunga nuotata. Andai un bel po’ al largo. Mi allontanai abbastanza dalla riva. Poi, dopo una sosta in alto mare per riprendere le forze, tornai nuotando lentamente verso la riva. Ad un certo punto, quando l’acqua si fece più bassa, poggiai i piedi e cominciai a camminare.
Guardai verso le tovaglie e mi accorsi di una cosa piuttosto strana ed insolita. Quasi non ci credevo!
Uscii dal mare ed andai verso la mia tovaglia. Trovai Yoko, sempre seduta sulla sua tovaglia con al fianco Marco, che con tutta tranquillità si era nuovamente messa in topless e con altrettanta naturalezza stava spalmandosi la crema solare sulle tette, massaggiandosele lentamente.
Mi vide arrivare. Certamente si accorse del mio stupore. Aveva sempre mostrato le sue tette al mare, anche in presenza di altri uomini. Ma mai in presenza di persone conosciute. Mi aveva sempre detto che si sarebbe vergognata infinitamente se fosse accaduta una cosa del genere. Ed invece eccola lì, davanti a me, a non più di 30/40 centimetri da Marco, a far mostra delle sue tette e come se non bastasse mettendo in risalto la sua nudità spalmandosi la crema, scena sicuramente di un eccitante incredibile.
“Scusa, John! Mi sono rimessa in libertà. C’è troppo caldo oggi e soprattutto non vorrei rovinarmi l’abbronzatura. Non ti dispiace vero?”
“No! Fai come vuoi!”
Come potevo risponderle diversamente? Ormai era già in topless da chissà quanto tempo. Marco le sue tette già le conosceva a memoria. Ormai era troppo tardi per esplicitare qualsiasi mia rimostranza. Almeno lì, in quel luogo. A casa, successivamente, magari ne avremmo riparlato e certamente mi avrebbe dovuto dare più di una spiegazione.
Mi sdraiai sulla mia tovaglia e cominciai a parlare anch’io con loro due.
Yoko sembrava contenta degli sguardi che inevitabilmente, seppure malcelati, Marco ogni tanto lanciava alle sue tette. Era evidente che ne era gratificata. Superficialmente Marco sembrava simpatico e, secondo i giudizi di Yoko, sembrava anche essere cambiato nel modo di rapportarsi con gli altri. Sembrava a suo dire più maturo, meno presuntuoso, arrogante e sprezzante. Finalmente sembrava non fare pesare più agli altri la sua evidente bellezza.
Ma a me non piaceva. Mi sembrava falso, mi sembrava che stesse giocando con Yoko, con i suoi sentimenti riemersi dalle più oscure profondità del suo cuore.
In quel momento tornarono i due amici di Marco. Erano sudati e stanchi dopo la lunga passeggiata. Si avvicinarono a noi e chiesero a Marco se li volesse raggiungere in acqua per rinfrescarsi.
Marco si alzò ed invitò anche Yoko.
“Vuoi venire anche tu John?” mi chiese Marco.
“No, sono tornato da poco. Prendo un po’ di sole. Voi andate pure!”
Andarono tutti e quattro. Yoko era sempre in topless, incurante della presenza anche dei due amici di Marco.
Li vidi entrare in acqua e solo dopo mi accorsi che uno dei due amici di Marco aveva portato con sé la palla. Giunti nell’acqua poco profonda si misero a giocare. Una sorta di pallavolo. Si facevano i passaggi l’uno con l’altro.
Le tette di Yoko, con il movimento, ballavano sempre di più. Era uno spettacolo.
Poi, dopo un po’, cambiarono gioco. Capii che avevano formato due squadre: Marco e Yoko contro gli altri due.
Il gioco sembrava consistere nel doversi passare la palla tra compagni senza farla intercettare da nessuno degli altri due giocatori, altrimenti la palla passava alla squadra avversaria.
La palla toccò dapprima a Marco e Yoko. Si lanciavano la palla tra loro, correndo dentro l’acqua e cercando di liberarsi dalla marcatura degli avversari. Non era facile, soprattutto per Yoko, questo gioco. I contatti fisici diventavano sempre più frequenti e sempre più audaci.
Più volte capitò, prima all’uno poi all’altro avversario, nel modo di contrastare il lancio della palla da parte di Yoko, di avere dei contatti fisici con lei. Ovviamente, guarda caso, spesso questi contatti erano tra le spalle o le braccia oppure esplicitamente tra le mani dei ragazzi e le tette di Yoko.
Non solo. Quando toccò a Marco ed a Yoko dovere contrastare i lanci degli altri due, fu la stessa Yoko che, calatasi totalmente nel gioco, come se nulla fosse si gettava di continuo ora addosso ad uno ora addosso ad un altro dei giocatori senza minimamente far caso al fatto che fosse praticamente nuda.
Alcune volte, stremata dalla fatica, si gettava esausta sopra Marco e questo non poteva fare altro che accoglierla addosso a sé, abbracciarla e stringerla afferrandola da dove capitava. Ovviamente, quasi sempre con toccamenti e strusciamenti di tette.
Al termine della lunghissima partita, Yoko, stanca quasi da non reggersi in piedi, come se non bastasse, si fece dare un passaggio da Marco per tornare sulla sua tovaglia. Gli salì sopra a cavalcioni sulla schiena e così si fece trasportare fino da me, strusciando e premendo per bene nel frattempo le sue belle tette contro la schiena di Marco.
“Penso di non essermi mai divertita tanto al mare!” furono le sue prime parole. “Sono sfinita! Grazie, Marco!” e gli stampò un veloce bacio nella guancia, molto vicino alle labbra. “Adesso che ci siamo ritrovati non dobbiamo più perderci di vista. Dammi il tuo numero!” e frugando nella sua borsa prese il cellulare pronta a memorizzare il numero.
Marco tornò dai suoi amici. Yoko con tutta la naturalezza del mondo riprese il tubetto della crema solare e cominciò a spalmarsela. Poi si stese esausta sulla tovaglia.
Non mi disse neanche una parola, né mi guardò per un solo istante.
Non so se si sentisse in colpa per tutto quello che aveva appena fatto, sempre che se ne fosse resa conto, oppure se si trovava in uno stato di estasi, dal quale ero ovviamente escluso, tutta immersa nei suoi pensieri che non volevo neanche minimamente immaginare.
In tutto questo susseguirsi di scene si era fatto veramente tardi.
Yoko si destò “Comincia a prepararti e smonta l’ombrellone. Io vado a salutare i ragazzi e poi ce ne andiamo a casa!”
Si alzò e si diresse verso di loro.
La vidi parlare con tutti e tre. Stavano ridendo ed ogni tanto si davano anche qualche pacca sulle spalle. Stavano anche gesticolando, molto. Probabilmente stavano ricordando alcuni tratti della partita in acqua. Sicuramente stavano anche ricordando i momenti in cui inevitabilmente c’erano stati dei contatti fisici. Yoko sembrava allegra.
Li salutò. Un bacio l’uno. Nella guancia. E nel fare ciò, nuovamente, le sue tette vennero a contatto con i corpi dei ragazzi.
Tornò verso di me che nel frattempo ero pronto ad andare via.
Da lontano Marco mi fece un gesto di saluto con la mano. Anche gli altri due mi salutarono allo stesso modo.
“Andiamo, dai!” mi disse. Si infilò la solita piccola canotta sopra le tette ancora nude e ci incamminammo verso l’auto.
Il tragitto fu ricoperto in silenzio. Anche in auto restammo inizialmente in silenzio.
C’era tensione. Ero sbalordito dai comportamenti della giornata di Yoko. Mi sentivo arrabbiato.
Con tutta la calma possibile cercai di ottenere delle spiegazioni.
“Mi spieghi che cazzo hai combinato oggi?”
“Che intendi dire?”
“Lo sai a cosa mi riferisco!”
“Certo! Ma se fai delle domande precise, ti do delle risposte precise!”
“Va bene. Mi spieghi perché ti sei messa in topless davanti al tuo amico? Davanti anche ai suoi amici?”
“Mi aveva già beccata in topless ed allora non ho voluto rovinare la tintarella!”
“Cazzata! Lo so che non è così! Devi essere sincera, lo sai che mi fa incazzare sentire delle falsità!”
“Ok, ok, va bene ma non ti agitare!”
“Ed allora?”
“Allora, non so come spiegare! D’improvviso mi è venuta la voglia di riscattarmi. Di far vedere a quello stupido di Marco che cosa si è perso tanti anni fa!”
“Ma che te ne frega! Sono passati tanti anni! Pensi ancora a lui?”
“No! Da tantissimi anni non pensavo più a lui! Però rivederlo mi ha fatto venire in mente tanti ricordi, tante sofferenze. Le sofferenze di una ragazzina. Sembrano poco importanti, col tempo lo si capisce, ma in un modo o nell’altro ti segnano dentro!”
“Ed allora?”
“Allora ho voluto spavaldamente mostrarmi. Giocare con lui, stuzzicarlo, farlo ricredere e se possibile fargli scoppiare il cazzo nel costume!”
“Quindi è stato tutto un gioco sadico il tuo!”
“Sì!”
“Un gioco però che ha fatto morire me di gelosia!”
“Ti chiedo scusa per questo! Però…”
“Però che cosa?”
“Però, per un verso è stata anche una rivalsa nei tuoi confronti.”
“Nei miei confronti?”
“Sì, perché questa volta ho voluto condurre io il gioco!”
“Il gioco? Che gioco?”
“Quante volte mi hai chiesto, quando eravamo in vacanza, di andare a prendere delle bibite al bar sulla spiaggia mentre ero in topless? Che credi? Che non abbia capito cosa volevi in realtà da me?”
“Cosa? Non capisco!”
“Adesso sei tu che fai il finto tonto e tenti di prendermi in giro!”
“Allora?”
“Lo so che volevi che io andassi in mezzo alla gente, in mezzo alla calca dei clienti del bar, nella speranza che sbattessi le tette sopra qualcuno! Non fare lo stronzo ed ammettilo!”
“E se fosse?”
“Nulla di male, in un certo senso! Spero che tu abbia visto bene tutte le volte che anche senza volere, a causa della ressa, la gente mi si strofinava sulle tette!”
“Sì che l’ho visto!”
“E ti piaceva? Sincero!”
“Sì che mi piaceva! Ero geloso, ma al contempo mi si drizzava l’uccello in maniera incredibile!”
“Lo so anch’io che ti piaceva! Ricordo tutte le belle scopate che facevamo tornati nella nostra camera!”
“Già!”
“E ti sei accorto che una volta un bastardo, approfittando della confusione, mi ha afferrato una tetta con la mano ed è rimasto lì a toccarmela per almeno un minuto?”
“Sì! Bastardo! E’ stato stupendo però!”
“Lo so! Anche a me è piaciuto! Il mio primissimo istinto era quello di mollargli un pugno in faccia, ma poi ho pensato a te che sicuramente guardavi, ho tirato un forte respiro ed ho fatto finta di niente!”
“Ah! Io mi ricordo benissimo di questa scena! Come potrei averla dimenticata! Credevo invece che nella confusione di quel giorno, tu non ti fossi accorta di quel depravato!”
“Stai scherzando? Come si fa a non accorgersi di una mano che ti afferra una tetta? Dico, mica si è trattato di una semplice strusciata. Quello era lì a strizzarmi per bene la tetta!”
“Sì, ma torniamo a noi! Cosa c’entra tutto questo con quello che hai fatto oggi con Marco ed i suoi amici? Perché non ti sei limitata a metterti in topless davanti a loro: hai fatto di più!”
“Di più?”
“Dai! Non fingere! La partita a palla dentro l’acqua te la sei dimenticata? Le tue tette, diciamo così, hanno fatto non solo bella mostra, ma anche conoscenza diretta con i corpi di tutti e tre i ragazzi!”
“Esagerato!”
“Esagerato un cazzo! Non puoi negare!”
“Va bene, va bene! Faceva tutto parte del gioco. Dovevo fare morire di eccitazione Marco!”
“E gli altri due!”
“Sì! Ma loro erano solo pedine per fare eccitare Marco! Ma anche te!”
“Me?”
“Sì, perché è vero che stavolta ho preso io l’iniziativa, ma questo gioco so benissimo che ha eccitato anche te!”
Arrivammo a casa. Salimmo. Yoko si infilò in bagno, chiuse stranamente la porta, si spogliò e si infilò sotto la doccia.
Entrai un attimo perché mi stava scappando di fare la pipì. Lei non si accorse della mia presenza e continuò a fare quello che stava facendo in solitudine. La sentivo ansimare sotto la doccia: si stava masturbando! Piano tornai ad aspettare fuori dal bagno.
Quando uscì e fu il mio turno per la doccia, mentre lei si spalmava la crema doposole
“Ah, dimenticavo!”
“Cosa?”
“Dimenticavo di dirti che la settimana prossima esco a cena con Marco!”
“Cosa? Che intenzioni hai?”
“E’ semplice! Dovresti averlo capito ormai!”
“Capito cosa? Che vuoi fare?”
“Tanto tempo fa me lo hai chiesto. Ed ora ho deciso di accontentarti!”
“Chiesto? Cosa ti ho chiesto? Mi vuoi accontentare?”
“E basta! Smettila di ripetere! Sembri stupido!”
“Allora spiegati! Non ci sto capendo più niente!”
“In tre parole?”
“Sì! Fammi capire!”
“Voglio scoparmi Marco!”
“Cosa?” gridai da sotto la doccia. Spensi l’acqua ed aprii la porta della doccia. Nudo, bagnato, mezzo insaponato. Incazzato, stupito, attonito.
Lei, anch’essa nuda, invece tranquillamente continuava a spalmare la sua crema.
Mi guardò con calma e serenità e mi disse
“Semplice! Tempo fa mi avevi detto che ti sarebbe piaciuto farmi scopare da un altro uomo.”
“Ma se non ne hai mai voluto sapere!”
“Ho cambiato idea! Posso? E tu? Tu invece hai cambiato idea?”
“E giusto Marco vuoi scoparti?”
“Sì, che ti frega di chi scelgo?”
“Ma Marco!”
“Sì, Marco. Con una scopata sola accontento tutti!”
“Ma che stai dicendo? Sei impazzita?”
“Forse! Ma prova a pensare!”
“Che cosa? Che cosa devo pensare? Sono assolutamente sbalordito!”
“Anch’io! Non mi aspettavo di pensare, ed in così poco tempo, a tutto quello che ho architettato e che a breve realizzerò!”
“Spiegati!”
“Allora, scopando Marco accontenterò il tuo desiderio che covi da anni di farmi scopare da un altro uomo. Non solo! Penso che potrò prendermi una bella rivincita nei confronti di Marco: gli farò capire che cosa si è perso tanti anni fa! E, se permetti, possibilmente mi godrò anch’io questa scopata con un ragazzo bello che ho amato tanti anni fa ed invano!”
“Ho capito! Stai scherzando!”
“No! Sono serissima invece!”
“Ma non è possibile che tu abbia repentinamente cambiato idea, così, all’improvviso!”
“Ed invece sì!”
“E a me non ci pensi? Capisci cosa vuoi fare?”
“Certo! Ti ho appena ricordato però che me lo avevi chiesto tu. Ripeto: ci hai ripensato? Non ti va più l’idea che mi faccia scopare da un altro uomo?”
“Sì e no!”
“Che intendi dire?”
“Non so! Sono confuso! Ho pensato migliaia di volte a questa idea. L’ho immaginata molte volte sin nei suoi minimi particolari! Ma adesso…”
“Adesso cosa? Adesso che mi sono decisa non vuoi più?”
“Ho sempre pensato che avrei preso io l’iniziativa! Che ti avrei procurato l’uomo in questione!”
“Ed invece ho preso io l’iniziativa! Del resto, se ci pensi bene, è una cosa che riguarda principalmente me!”
“Perché a me non riguarda?”
“Sì, certo. Anche a te riguarda! Ma se permetti il corpo ce lo metto io!”
“E le corna e la moglie io!”
“Aaaah! Ma allora siamo a questo! Allora ho ragione io! Ti vuoi tirare indietro!”
“No! Tutto sommato no! Seppure preso alla sprovvista e sorpreso dalla tua intraprendenza, non voglio tirarmi indietro! Ti chiedo solo perché Marco?”
“Te l’ho già detto! E’ una sorta di rivincita! Nei suoi confronti e nei miei!”
“Anche se fosse una rivincita, come la chiami tu, nei suoi confronti, pensi che se ne renderebbe conto? Per lui sarà solo una bella scopata con un gran pezzo di donna! Un’altra scopata da aggiungere alla sua collezione!”
“Può darsi! Ma sicuramente sarà una delle sue migliori scopate nella vita! Non potrà dimenticare la situazione!”
“Pensi che non gli sia mai capitato di andare a letto con una donna sposata?”
“Penso di sì, che gli sia capitato! Ma non credo che gli sia capitato di avere il marito consenziente!”
“Perché io sarei consenziente?”
“Aaaah, ma allora dobbiamo ricominciare ogni volta! Abbiamo già detto che sei d’accordo! Non torniamo sempre indietro a decisioni ormai prese!”
“Che tu hai preso!”
“Sì, ma che tu hai instillato in me nel tempo e che fino a due minuti fa sembravi avallare!”
“E poi come farà lui a sapere che io sono a conoscenza della situazione e consenziente?”
“Semplice anche questo! Ci ho già pensato!”
“Spiegati!”
“Andremo a cena e durante la cena, tra le altre cose, tra le varie provocazioni che noi donne sappiamo fare, lo inviterò a passare la notte a casa nostra!”
“A casa nostra? Nel nostro letto?”
“Sì, perché? Ti dà fastidio la cosa? Da quando sei diventato un cultore dell’inviolabilità del talamo nuziale?”
“No, che c’entra! Pensavo al fatto che io dovrei andare via. Trovarmi un’altra sistemazione!”
“No! Perché?”
“Non capisco! Dovrò partecipare anch’io?”
“No, tu dovrai aspettarci tranquillamente a casa! Proprio così capirà la differenza con tutte le scopate della sua vita! Proprio così gli farò capire che lo starò usando come un pezzo di carne. Proprio come lui ha sempre fatto con tutte le sue donne! Per me sarà un bel pezzo di ragazzo che utilizzerò per procurarmi piacere e poi lo butterò! Certo anche lui proverà piacere in questa situazione, ma sarà solo per una volta, poi sarà gettato via!”
“Ed io cosa dovrei fare in tutto questo? Dovrei essere presente alla mia cornificazione?”
“Non esagerare!”
“Va bene: non esagero. Mi spieghi però cosa dovrei fare io?”
“Niente! Assolutamente niente! Dovrai farti trovare semplicemente a casa, davanti alla televisione!”
“Cioè, dovrei restare a casa in attesa del vostro ritorno?”
“Esattamente!”
“E poi?”
“E poi nient’altro! Ti saluteremo, magari capiterà che scambierete qualche parola, tu e Marco, e basta!”
“Sì, ma poi?”
“Poi interverrò io e me lo porterò a letto a scopare!”
“Ed io?”
“Tu non potrai partecipare! Sarà solo una cosa tra me e Marco!”
“Ma io dovrei restare qui tutta la notte?”
“Sì! Quando sarai stanco potrai andare a letto. Ovviamente non nel nostro letto, ma ti accomoderai nella stanzetta!”
“Un ospite, quindi!”
“Sì!”
“E perché dovrei restare a casa? A questo punto, visto che non ti servo a niente, potrei anche andare a dormire altrove!”
“No! Assolutamente no! Mi servi!”
“A cosa?”
“Devo sapere che sei presente in casa. Mi servirà per eccitarmi di più. Servirà per sorprendere e sconvolgere Marco. E servirà anche per te!”
“Per me?”
“Sì, certo! Così potrai finalmente vedere esaudito il tuo desiderio di farmi scopare da un altro uomo!”
“Veramente il mio desiderio non era proprio questo!”
“Ah no? E perché? Qual era?”
“E’ vero che desideravo che un altro uomo ti scopasse, ma ho sempre immaginato di essere presente, di vedere tutta la scena!”
“Questo no! Non voglio! Ti basterà sapere che siamo chiusi in camera a scopare. E poi penso che dal salone potrai chiaramente sentire tutto quel che succede in camera!”
“Sì, ma non sarà la stessa cosa! Capisci?”
“Certo, non è la stessa cosa!”
“Ed allora?”
“Allora vedrò di accontentarti in parte!”
“Che vuoi dire? Che significa: accontentarti in parte?”
“Significa che non ti farò assistere a quello che succederà in camera, ma ti farò comunque dei piccoli cadeaux!”
“Dei cadeaux? Che vuoi dire?”
“Non lo so ancora, ma qualcosa mi inventerò!”

CONTINUA . . .
Ciao Yoko e ciao John vi leggo da tanto tempo ma avevo perso i contatti perché non riesco ad accedere alla Vs pagina del blog. Esiste la possibilità se leggete qsto messaggio di permettere accesso ? Grazie Marco
 

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