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Salve a tutti, oggi mentre mettevo ordine in soffitta ho trovato alcuni libri delle superiori.
Ne prendo in mano uno a caso, un libro di diritto del quarto anno e mentre lo stavo sfogliando inizio a trovare delle frasi scritte dalla mia compagna di banco di quei meravigliosi 5 anni.
La frase recitava "ciao Fabio, siamo alla quarta ora, che palle, oggi la campanella sembra non voglia più suonare. Mentre la prof spiega la mia mente torna alla nostra serata in pizzeria l'estate scorsa. Mi manchi, tvttb! La tua Ely"
Seguito da cinque cuoricini e lo stampo delle sue labbra con un dolce rossetto rosa.
Se avrete la pazienza di leggere questo racconto proverò a farvi partecipi delle esperienze vissute in quel periodo.
Partiamo dal principio, settembre 1997, io che contavo con ansia i giorni mancanti al suono della prima campanella del mio primo anno delle superiori.
Mi chiamo Fabio, sono un ragazzone piuttosto timido,cresciuto in un paesino a vocazione agricola distante una quarantina di km dalla città dove si trovavano le scuole superiori. Visto che ero uscito con un meritato distinto dagli esami di terza media, fui convinto ad iscrivermi in un istituto tecnico commerciale detto volgarmente ragioneria, con l'illusione e la speranza di trovare un lavoro da contabile in banca..
Mai scelta sotto l'aspetto didattico fu più sbagliata, mentre sotto l'aspetto umano e di nuove conoscenze devo dire che la nuova scuola mi avrebbe aperto nuovi orizzonti a me preclusi fino a quel momento.
Fu così che un giorno di metà settembre,con ancora un clima degno delle più belle giornate di luglio, mi accingevo a salire per la prima volta su un pullman per raggiungere la mia nuova scuola distante una quarantina di km dal mio paesino.
Ero carico di ansia e di mille pensieri. Nessuno dei miei amici aveva scelto la mia stessa scuola, chi preferì l'lberghiero, chi l'industriale, chi l' agrario ma solo io le ragionerie.
Fui perfino preso in giro in quanto quella scuola secondo la convinzione popolare fosse più adatta ad un pubblico femminile. Si pensava che dovesse sfornare vagonate di segretarie, addette allo sportello in banca e future contabili. Lavoro prettamente femminile che maschile.
Fu così che alle 7 e 30 del mattino presi il mio primo pullman, timbrai il mio primo biglietto e mi misi in viaggio verso la città.
Durante il viaggio avevo lo stomaco sottosopra dall'ansia che mi stava letteralmente divorando il cervello e cercavo di immaginare i miei futuri compagni e speravo di far loro una buona impressione e di essere accettato quanto prima.
Dopo tre quarti d'ora di viaggio privo di aria condizionata arrivai a destinazione. La fermata era a meno di 200 metri dalla nuova scuola e ciò che mi si paro' davanti ai miei occhi fu una scena incredibile. Decine e decine e decine di ragazze ultra abbronzate con canotte striminzite e pancini scoperti (in quegli anni i jeans a vita bassa la facevano da padrone regalando a noi fortunati maschietti visioni di ombellichi da paura e di elastici di microscopici perizomi che facevano capolino).
Io mi sentivo un pesce fuor d'acqua e subito venni riconosciuto ed etichettato da un bullo tutto pieno di pearcing in sella ad uno scooter come "primino".
Mi feci largo tra la folla e mi avvicinai alla porta dove riuscì a trovare il mio nome in una lista di altri nomi che avrebbero composto la classe prima sezione C.
Chiesi informazioni ad un bidello piuttosto scocciato dove si trovasse la mia nuova aula e mentre cercava di rispondermi, suonò la campanella e fui letteralmente travolto da un ondata di giovani alla ricerca delle loro nuove aule, tutti frettolosi di cercare di conquistare il tanto ambito ultimo banco.
Noi primini eravamo facilmente riconoscibili, in quanto non ancora avvezzi agli usi della nuova scuola, stazionavamo davanti l'ingresso cercando informazioni su dove andare. Mentre chiedevo dove si trovasse la prima C commerciale, si avvicinò una ragazza che aveva sentito il mio discorso e si presentò dicendomi che pure lei doveva raggiungere la stessa mia aula e che erano compagni di classe.
Li per li non ci feci caso più di tanto in quanto quel giorno era un vortice di emozioni per me, ma dopo qualche minuto la inquadrai per bene. Leggermente più bassa di me, penso intorno al metro e sessantacinque, capelli castani raccolti in una coda di cavallo, occhi verdi, una bella seconda abbondante che premeva sotto una canottiera gialla e un bel paio di jeans celesti a vita bassa che valorizzavano un bel sederino abbastanza alto.
Mi porse la mano presentandosi: "ciao mi chiamo Elisa, mi sa che siamo capitati in classe assieme, andiamo a cercare la nostra nuova aula!"
Rimasi un pochino di stucco in quanto all'epoca ero di una timidezza incredibile,risposi solamente un :"piacere Fabio" e mi avviai insieme a lei alla volta dell'aula.
La porta era ancora aperta e l'insegnante non era ancora arrivato. C'erano tre file di banchi doppi e ne restavano liberi solamente due lungo la fila rasente al muro, quello in prima fila e quello in seconda fila, mentre la fila centrale e la fila fianco alle finestre erano già piene.
Mi chiese se volevo sedermi accanto a lei nel banco in seconda fila, in quanto anche lei non conosceva nessuno visto che i suoi genitori si erano appena trasferiti in quella città per lavoro. Naturalmente accettai, ero rosso come un peperone dall'imbarazzo e presi posto al suo fianco.
Appena seduto mi girai all'indietro per scrutare i miei nuovi compagni di studi e subito mi resi conto di un piccolo dettaglio! Su un totale di 22 alunni io ero l'unico maschio...
PS
Al momento questo racconto abbastanza lungo è il preambolo ad una serie di avventure che mi capitarono in quei cinque anni.
So che non ha nulla di erotico ma senza questa parte non si potrebbero capire al meglio le avventure successive.
Ne prendo in mano uno a caso, un libro di diritto del quarto anno e mentre lo stavo sfogliando inizio a trovare delle frasi scritte dalla mia compagna di banco di quei meravigliosi 5 anni.
La frase recitava "ciao Fabio, siamo alla quarta ora, che palle, oggi la campanella sembra non voglia più suonare. Mentre la prof spiega la mia mente torna alla nostra serata in pizzeria l'estate scorsa. Mi manchi, tvttb! La tua Ely"
Seguito da cinque cuoricini e lo stampo delle sue labbra con un dolce rossetto rosa.
Se avrete la pazienza di leggere questo racconto proverò a farvi partecipi delle esperienze vissute in quel periodo.
Partiamo dal principio, settembre 1997, io che contavo con ansia i giorni mancanti al suono della prima campanella del mio primo anno delle superiori.
Mi chiamo Fabio, sono un ragazzone piuttosto timido,cresciuto in un paesino a vocazione agricola distante una quarantina di km dalla città dove si trovavano le scuole superiori. Visto che ero uscito con un meritato distinto dagli esami di terza media, fui convinto ad iscrivermi in un istituto tecnico commerciale detto volgarmente ragioneria, con l'illusione e la speranza di trovare un lavoro da contabile in banca..
Mai scelta sotto l'aspetto didattico fu più sbagliata, mentre sotto l'aspetto umano e di nuove conoscenze devo dire che la nuova scuola mi avrebbe aperto nuovi orizzonti a me preclusi fino a quel momento.
Fu così che un giorno di metà settembre,con ancora un clima degno delle più belle giornate di luglio, mi accingevo a salire per la prima volta su un pullman per raggiungere la mia nuova scuola distante una quarantina di km dal mio paesino.
Ero carico di ansia e di mille pensieri. Nessuno dei miei amici aveva scelto la mia stessa scuola, chi preferì l'lberghiero, chi l'industriale, chi l' agrario ma solo io le ragionerie.
Fui perfino preso in giro in quanto quella scuola secondo la convinzione popolare fosse più adatta ad un pubblico femminile. Si pensava che dovesse sfornare vagonate di segretarie, addette allo sportello in banca e future contabili. Lavoro prettamente femminile che maschile.
Fu così che alle 7 e 30 del mattino presi il mio primo pullman, timbrai il mio primo biglietto e mi misi in viaggio verso la città.
Durante il viaggio avevo lo stomaco sottosopra dall'ansia che mi stava letteralmente divorando il cervello e cercavo di immaginare i miei futuri compagni e speravo di far loro una buona impressione e di essere accettato quanto prima.
Dopo tre quarti d'ora di viaggio privo di aria condizionata arrivai a destinazione. La fermata era a meno di 200 metri dalla nuova scuola e ciò che mi si paro' davanti ai miei occhi fu una scena incredibile. Decine e decine e decine di ragazze ultra abbronzate con canotte striminzite e pancini scoperti (in quegli anni i jeans a vita bassa la facevano da padrone regalando a noi fortunati maschietti visioni di ombellichi da paura e di elastici di microscopici perizomi che facevano capolino).
Io mi sentivo un pesce fuor d'acqua e subito venni riconosciuto ed etichettato da un bullo tutto pieno di pearcing in sella ad uno scooter come "primino".
Mi feci largo tra la folla e mi avvicinai alla porta dove riuscì a trovare il mio nome in una lista di altri nomi che avrebbero composto la classe prima sezione C.
Chiesi informazioni ad un bidello piuttosto scocciato dove si trovasse la mia nuova aula e mentre cercava di rispondermi, suonò la campanella e fui letteralmente travolto da un ondata di giovani alla ricerca delle loro nuove aule, tutti frettolosi di cercare di conquistare il tanto ambito ultimo banco.
Noi primini eravamo facilmente riconoscibili, in quanto non ancora avvezzi agli usi della nuova scuola, stazionavamo davanti l'ingresso cercando informazioni su dove andare. Mentre chiedevo dove si trovasse la prima C commerciale, si avvicinò una ragazza che aveva sentito il mio discorso e si presentò dicendomi che pure lei doveva raggiungere la stessa mia aula e che erano compagni di classe.
Li per li non ci feci caso più di tanto in quanto quel giorno era un vortice di emozioni per me, ma dopo qualche minuto la inquadrai per bene. Leggermente più bassa di me, penso intorno al metro e sessantacinque, capelli castani raccolti in una coda di cavallo, occhi verdi, una bella seconda abbondante che premeva sotto una canottiera gialla e un bel paio di jeans celesti a vita bassa che valorizzavano un bel sederino abbastanza alto.
Mi porse la mano presentandosi: "ciao mi chiamo Elisa, mi sa che siamo capitati in classe assieme, andiamo a cercare la nostra nuova aula!"
Rimasi un pochino di stucco in quanto all'epoca ero di una timidezza incredibile,risposi solamente un :"piacere Fabio" e mi avviai insieme a lei alla volta dell'aula.
La porta era ancora aperta e l'insegnante non era ancora arrivato. C'erano tre file di banchi doppi e ne restavano liberi solamente due lungo la fila rasente al muro, quello in prima fila e quello in seconda fila, mentre la fila centrale e la fila fianco alle finestre erano già piene.
Mi chiese se volevo sedermi accanto a lei nel banco in seconda fila, in quanto anche lei non conosceva nessuno visto che i suoi genitori si erano appena trasferiti in quella città per lavoro. Naturalmente accettai, ero rosso come un peperone dall'imbarazzo e presi posto al suo fianco.
Appena seduto mi girai all'indietro per scrutare i miei nuovi compagni di studi e subito mi resi conto di un piccolo dettaglio! Su un totale di 22 alunni io ero l'unico maschio...
PS
Al momento questo racconto abbastanza lungo è il preambolo ad una serie di avventure che mi capitarono in quei cinque anni.
So che non ha nulla di erotico ma senza questa parte non si potrebbero capire al meglio le avventure successive.