Esperienza reale Avventure alle superiori, istituto tecnico commerciale

Kecco505

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Salve a tutti, oggi mentre mettevo ordine in soffitta ho trovato alcuni libri delle superiori.
Ne prendo in mano uno a caso, un libro di diritto del quarto anno e mentre lo stavo sfogliando inizio a trovare delle frasi scritte dalla mia compagna di banco di quei meravigliosi 5 anni.
La frase recitava "ciao Fabio, siamo alla quarta ora, che palle, oggi la campanella sembra non voglia più suonare. Mentre la prof spiega la mia mente torna alla nostra serata in pizzeria l'estate scorsa. Mi manchi, tvttb! La tua Ely"
Seguito da cinque cuoricini e lo stampo delle sue labbra con un dolce rossetto rosa.
Se avrete la pazienza di leggere questo racconto proverò a farvi partecipi delle esperienze vissute in quel periodo.
Partiamo dal principio, settembre 1997, io che contavo con ansia i giorni mancanti al suono della prima campanella del mio primo anno delle superiori.
Mi chiamo Fabio, sono un ragazzone piuttosto timido,cresciuto in un paesino a vocazione agricola distante una quarantina di km dalla città dove si trovavano le scuole superiori. Visto che ero uscito con un meritato distinto dagli esami di terza media, fui convinto ad iscrivermi in un istituto tecnico commerciale detto volgarmente ragioneria, con l'illusione e la speranza di trovare un lavoro da contabile in banca..
Mai scelta sotto l'aspetto didattico fu più sbagliata, mentre sotto l'aspetto umano e di nuove conoscenze devo dire che la nuova scuola mi avrebbe aperto nuovi orizzonti a me preclusi fino a quel momento.
Fu così che un giorno di metà settembre,con ancora un clima degno delle più belle giornate di luglio, mi accingevo a salire per la prima volta su un pullman per raggiungere la mia nuova scuola distante una quarantina di km dal mio paesino.
Ero carico di ansia e di mille pensieri. Nessuno dei miei amici aveva scelto la mia stessa scuola, chi preferì l'lberghiero, chi l'industriale, chi l' agrario ma solo io le ragionerie.
Fui perfino preso in giro in quanto quella scuola secondo la convinzione popolare fosse più adatta ad un pubblico femminile. Si pensava che dovesse sfornare vagonate di segretarie, addette allo sportello in banca e future contabili. Lavoro prettamente femminile che maschile.
Fu così che alle 7 e 30 del mattino presi il mio primo pullman, timbrai il mio primo biglietto e mi misi in viaggio verso la città.
Durante il viaggio avevo lo stomaco sottosopra dall'ansia che mi stava letteralmente divorando il cervello e cercavo di immaginare i miei futuri compagni e speravo di far loro una buona impressione e di essere accettato quanto prima.
Dopo tre quarti d'ora di viaggio privo di aria condizionata arrivai a destinazione. La fermata era a meno di 200 metri dalla nuova scuola e ciò che mi si paro' davanti ai miei occhi fu una scena incredibile. Decine e decine e decine di ragazze ultra abbronzate con canotte striminzite e pancini scoperti (in quegli anni i jeans a vita bassa la facevano da padrone regalando a noi fortunati maschietti visioni di ombellichi da paura e di elastici di microscopici perizomi che facevano capolino).
Io mi sentivo un pesce fuor d'acqua e subito venni riconosciuto ed etichettato da un bullo tutto pieno di pearcing in sella ad uno scooter come "primino".
Mi feci largo tra la folla e mi avvicinai alla porta dove riuscì a trovare il mio nome in una lista di altri nomi che avrebbero composto la classe prima sezione C.
Chiesi informazioni ad un bidello piuttosto scocciato dove si trovasse la mia nuova aula e mentre cercava di rispondermi, suonò la campanella e fui letteralmente travolto da un ondata di giovani alla ricerca delle loro nuove aule, tutti frettolosi di cercare di conquistare il tanto ambito ultimo banco.
Noi primini eravamo facilmente riconoscibili, in quanto non ancora avvezzi agli usi della nuova scuola, stazionavamo davanti l'ingresso cercando informazioni su dove andare. Mentre chiedevo dove si trovasse la prima C commerciale, si avvicinò una ragazza che aveva sentito il mio discorso e si presentò dicendomi che pure lei doveva raggiungere la stessa mia aula e che erano compagni di classe.
Li per li non ci feci caso più di tanto in quanto quel giorno era un vortice di emozioni per me, ma dopo qualche minuto la inquadrai per bene. Leggermente più bassa di me, penso intorno al metro e sessantacinque, capelli castani raccolti in una coda di cavallo, occhi verdi, una bella seconda abbondante che premeva sotto una canottiera gialla e un bel paio di jeans celesti a vita bassa che valorizzavano un bel sederino abbastanza alto.
Mi porse la mano presentandosi: "ciao mi chiamo Elisa, mi sa che siamo capitati in classe assieme, andiamo a cercare la nostra nuova aula!"
Rimasi un pochino di stucco in quanto all'epoca ero di una timidezza incredibile,risposi solamente un :"piacere Fabio" e mi avviai insieme a lei alla volta dell'aula.
La porta era ancora aperta e l'insegnante non era ancora arrivato. C'erano tre file di banchi doppi e ne restavano liberi solamente due lungo la fila rasente al muro, quello in prima fila e quello in seconda fila, mentre la fila centrale e la fila fianco alle finestre erano già piene.
Mi chiese se volevo sedermi accanto a lei nel banco in seconda fila, in quanto anche lei non conosceva nessuno visto che i suoi genitori si erano appena trasferiti in quella città per lavoro. Naturalmente accettai, ero rosso come un peperone dall'imbarazzo e presi posto al suo fianco.
Appena seduto mi girai all'indietro per scrutare i miei nuovi compagni di studi e subito mi resi conto di un piccolo dettaglio! Su un totale di 22 alunni io ero l'unico maschio...


PS
Al momento questo racconto abbastanza lungo è il preambolo ad una serie di avventure che mi capitarono in quei cinque anni.
So che non ha nulla di erotico ma senza questa parte non si potrebbero capire al meglio le avventure successive.
 

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Grandissimo, mi fai tornare ragazzo!!
Anch'io ho fatto ragioneria con un sacco di ragazze ... a suo tempo ho combinato poco con loro, adesso a parte un paio le scoperei tutte senza indugio!
 
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Kecco505

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Grandissimo, mi fai tornare ragazzo!!
Anch'io ho fatto ragioneria con un sacco di ragazze ... a suo tempo ho combinato poco con loro, adesso a parte un paio le scoperei tutte senza indugio!
La mia generazione purtroppo era indietro anni luce rispetto a quella odierna
 

Grandel

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Salve a tutti, oggi mentre mettevo ordine in soffitta ho trovato alcuni libri delle superiori.
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Se avrete la pazienza di leggere questo racconto proverò a farvi partecipi delle esperienze vissute in quel periodo.
Partiamo dal principio, settembre 1997, io che contavo con ansia i giorni mancanti al suono della prima campanella del mio primo anno delle superiori.
Mi chiamo Fabio, sono un ragazzone piuttosto timido,cresciuto in un paesino a vocazione agricola distante una quarantina di km dalla città dove si trovavano le scuole superiori. Visto che ero uscito con un meritato distinto dagli esami di terza media, fui convinto ad iscrivermi in un istituto tecnico commerciale detto volgarmente ragioneria, con l'illusione e la speranza di trovare un lavoro da contabile in banca..
Mai scelta sotto l'aspetto didattico fu più sbagliata, mentre sotto l'aspetto umano e di nuove conoscenze devo dire che la nuova scuola mi avrebbe aperto nuovi orizzonti a me preclusi fino a quel momento.
Fu così che un giorno di metà settembre,con ancora un clima degno delle più belle giornate di luglio, mi accingevo a salire per la prima volta su un pullman per raggiungere la mia nuova scuola distante una quarantina di km dal mio paesino.
Ero carico di ansia e di mille pensieri. Nessuno dei miei amici aveva scelto la mia stessa scuola, chi preferì l'lberghiero, chi l'industriale, chi l' agrario ma solo io le ragionerie.
Fui perfino preso in giro in quanto quella scuola secondo la convinzione popolare fosse più adatta ad un pubblico femminile. Si pensava che dovesse sfornare vagonate di segretarie, addette allo sportello in banca e future contabili. Lavoro prettamente femminile che maschile.
Fu così che alle 7 e 30 del mattino presi il mio primo pullman, timbrai il mio primo biglietto e mi misi in viaggio verso la città.
Durante il viaggio avevo lo stomaco sottosopra dall'ansia che mi stava letteralmente divorando il cervello e cercavo di immaginare i miei futuri compagni e speravo di far loro una buona impressione e di essere accettato quanto prima.
Dopo tre quarti d'ora di viaggio privo di aria condizionata arrivai a destinazione. La fermata era a meno di 200 metri dalla nuova scuola e ciò che mi si paro' davanti ai miei occhi fu una scena incredibile. Decine e decine e decine di ragazze ultra abbronzate con canotte striminzite e pancini scoperti (in quegli anni i jeans a vita bassa la facevano da padrone regalando a noi fortunati maschietti visioni di ombellichi da paura e di elastici di microscopici perizomi che facevano capolino).
Io mi sentivo un pesce fuor d'acqua e subito venni riconosciuto ed etichettato da un bullo tutto pieno di pearcing in sella ad uno scooter come "primino".
Mi feci largo tra la folla e mi avvicinai alla porta dove riuscì a trovare il mio nome in una lista di altri nomi che avrebbero composto la classe prima sezione C.
Chiesi informazioni ad un bidello piuttosto scocciato dove si trovasse la mia nuova aula e mentre cercava di rispondermi, suonò la campanella e fui letteralmente travolto da un ondata di giovani alla ricerca delle loro nuove aule, tutti frettolosi di cercare di conquistare il tanto ambito ultimo banco.
Noi primini eravamo facilmente riconoscibili, in quanto non ancora avvezzi agli usi della nuova scuola, stazionavamo davanti l'ingresso cercando informazioni su dove andare. Mentre chiedevo dove si trovasse la prima C commerciale, si avvicinò una ragazza che aveva sentito il mio discorso e si presentò dicendomi che pure lei doveva raggiungere la stessa mia aula e che erano compagni di classe.
Li per li non ci feci caso più di tanto in quanto quel giorno era un vortice di emozioni per me, ma dopo qualche minuto la inquadrai per bene. Leggermente più bassa di me, penso intorno al metro e sessantacinque, capelli castani raccolti in una coda di cavallo, occhi verdi, una bella seconda abbondante che premeva sotto una canottiera gialla e un bel paio di jeans celesti a vita bassa che valorizzavano un bel sederino abbastanza alto.
Mi porse la mano presentandosi: "ciao mi chiamo Elisa, mi sa che siamo capitati in classe assieme, andiamo a cercare la nostra nuova aula!"
Rimasi un pochino di stucco in quanto all'epoca ero di una timidezza incredibile,risposi solamente un :"piacere Fabio" e mi avviai insieme a lei alla volta dell'aula.
La porta era ancora aperta e l'insegnante non era ancora arrivato. C'erano tre file di banchi doppi e ne restavano liberi solamente due lungo la fila rasente al muro, quello in prima fila e quello in seconda fila, mentre la fila centrale e la fila fianco alle finestre erano già piene.
Mi chiese se volevo sedermi accanto a lei nel banco in seconda fila, in quanto anche lei non conosceva nessuno visto che i suoi genitori si erano appena trasferiti in quella città per lavoro. Naturalmente accettai, ero rosso come un peperone dall'imbarazzo e presi posto al suo fianco.
Appena seduto mi girai all'indietro per scrutare i miei nuovi compagni di studi e subito mi resi conto di un piccolo dettaglio! Su un totale di 22 alunni io ero l'unico maschio...


PS
Al momento questo racconto abbastanza lungo è il preambolo ad una serie di avventure che mi capitarono in quei cinque anni.
So che non ha nulla di erotico ma senza questa parte non si potrebbero capire al meglio le avventure successive.
Scrivi bene e ci fai ritornare anche Noi alle superiori. Se hai voglia prosegui pure, interessante l’inizio...
 
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Kecco505

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Scrivi bene e ci fai ritornare anche Noi alle superiori. Se hai voglia prosegui pure, interessante l’inizio...
Grazie dei complimenti. Ho provato a cimentarmi nella scrittura. Spero di continuare al più presto..lavoro permettendo:rolleyes:
 

supercico4

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Salve a tutti, oggi mentre mettevo ordine in soffitta ho trovato alcuni libri delle superiori.
Ne prendo in mano uno a caso, un libro di diritto del quarto anno e mentre lo stavo sfogliando inizio a trovare delle frasi scritte dalla mia compagna di banco di quei meravigliosi 5 anni.
La frase recitava "ciao Fabio, siamo alla quarta ora, che palle, oggi la campanella sembra non voglia più suonare. Mentre la prof spiega la mia mente torna alla nostra serata in pizzeria l'estate scorsa. Mi manchi, tvttb! La tua Ely"
Seguito da cinque cuoricini e lo stampo delle sue labbra con un dolce rossetto rosa.
Se avrete la pazienza di leggere questo racconto proverò a farvi partecipi delle esperienze vissute in quel periodo.
Partiamo dal principio, settembre 1997, io che contavo con ansia i giorni mancanti al suono della prima campanella del mio primo anno delle superiori.
Mi chiamo Fabio, sono un ragazzone piuttosto timido,cresciuto in un paesino a vocazione agricola distante una quarantina di km dalla città dove si trovavano le scuole superiori. Visto che ero uscito con un meritato distinto dagli esami di terza media, fui convinto ad iscrivermi in un istituto tecnico commerciale detto volgarmente ragioneria, con l'illusione e la speranza di trovare un lavoro da contabile in banca..
Mai scelta sotto l'aspetto didattico fu più sbagliata, mentre sotto l'aspetto umano e di nuove conoscenze devo dire che la nuova scuola mi avrebbe aperto nuovi orizzonti a me preclusi fino a quel momento.
Fu così che un giorno di metà settembre,con ancora un clima degno delle più belle giornate di luglio, mi accingevo a salire per la prima volta su un pullman per raggiungere la mia nuova scuola distante una quarantina di km dal mio paesino.
Ero carico di ansia e di mille pensieri. Nessuno dei miei amici aveva scelto la mia stessa scuola, chi preferì l'lberghiero, chi l'industriale, chi l' agrario ma solo io le ragionerie.
Fui perfino preso in giro in quanto quella scuola secondo la convinzione popolare fosse più adatta ad un pubblico femminile. Si pensava che dovesse sfornare vagonate di segretarie, addette allo sportello in banca e future contabili. Lavoro prettamente femminile che maschile.
Fu così che alle 7 e 30 del mattino presi il mio primo pullman, timbrai il mio primo biglietto e mi misi in viaggio verso la città.
Durante il viaggio avevo lo stomaco sottosopra dall'ansia che mi stava letteralmente divorando il cervello e cercavo di immaginare i miei futuri compagni e speravo di far loro una buona impressione e di essere accettato quanto prima.
Dopo tre quarti d'ora di viaggio privo di aria condizionata arrivai a destinazione. La fermata era a meno di 200 metri dalla nuova scuola e ciò che mi si paro' davanti ai miei occhi fu una scena incredibile. Decine e decine e decine di ragazze ultra abbronzate con canotte striminzite e pancini scoperti (in quegli anni i jeans a vita bassa la facevano da padrone regalando a noi fortunati maschietti visioni di ombellichi da paura e di elastici di microscopici perizomi che facevano capolino).
Io mi sentivo un pesce fuor d'acqua e subito venni riconosciuto ed etichettato da un bullo tutto pieno di pearcing in sella ad uno scooter come "primino".
Mi feci largo tra la folla e mi avvicinai alla porta dove riuscì a trovare il mio nome in una lista di altri nomi che avrebbero composto la classe prima sezione C.
Chiesi informazioni ad un bidello piuttosto scocciato dove si trovasse la mia nuova aula e mentre cercava di rispondermi, suonò la campanella e fui letteralmente travolto da un ondata di giovani alla ricerca delle loro nuove aule, tutti frettolosi di cercare di conquistare il tanto ambito ultimo banco.
Noi primini eravamo facilmente riconoscibili, in quanto non ancora avvezzi agli usi della nuova scuola, stazionavamo davanti l'ingresso cercando informazioni su dove andare. Mentre chiedevo dove si trovasse la prima C commerciale, si avvicinò una ragazza che aveva sentito il mio discorso e si presentò dicendomi che pure lei doveva raggiungere la stessa mia aula e che erano compagni di classe.
Li per li non ci feci caso più di tanto in quanto quel giorno era un vortice di emozioni per me, ma dopo qualche minuto la inquadrai per bene. Leggermente più bassa di me, penso intorno al metro e sessantacinque, capelli castani raccolti in una coda di cavallo, occhi verdi, una bella seconda abbondante che premeva sotto una canottiera gialla e un bel paio di jeans celesti a vita bassa che valorizzavano un bel sederino abbastanza alto.
Mi porse la mano presentandosi: "ciao mi chiamo Elisa, mi sa che siamo capitati in classe assieme, andiamo a cercare la nostra nuova aula!"
Rimasi un pochino di stucco in quanto all'epoca ero di una timidezza incredibile,risposi solamente un :"piacere Fabio" e mi avviai insieme a lei alla volta dell'aula.
La porta era ancora aperta e l'insegnante non era ancora arrivato. C'erano tre file di banchi doppi e ne restavano liberi solamente due lungo la fila rasente al muro, quello in prima fila e quello in seconda fila, mentre la fila centrale e la fila fianco alle finestre erano già piene.
Mi chiese se volevo sedermi accanto a lei nel banco in seconda fila, in quanto anche lei non conosceva nessuno visto che i suoi genitori si erano appena trasferiti in quella città per lavoro. Naturalmente accettai, ero rosso come un peperone dall'imbarazzo e presi posto al suo fianco.
Appena seduto mi girai all'indietro per scrutare i miei nuovi compagni di studi e subito mi resi conto di un piccolo dettaglio! Su un totale di 22 alunni io ero l'unico maschio...


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Al momento questo racconto abbastanza lungo è il preambolo ad una serie di avventure che mi capitarono in quei cinque anni.
So che non ha nulla di erotico ma senza questa parte non si potrebbero capire al meglio le avventure successive.
bel racconto e bellissime prospettive di divertimento
 
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Piacevoli scoperte.

Settembre ormai era già trascorso e io ormai dopo la prima settimana di imbarazzo costante, riuscì ad ambientarmi nella mia nuova classe e soprattutto iniziai ad essere bene accetto dalla maggior parte delle mie campagne.
Inizialmente erano tutte incuriosite dalla mia presenza e non mancava giorno che mi tempestassero di domande, volevano sapere vita morte e miracoli del sottoscritto. Il perchè avessi scelto quella scuola e non avessi seguito i miei amici, se non sentivo la mancanza dei miei vecchi compagni di scuola, se ci stavo bene insieme a loro e non mi annoiavo a sentire i loro discorsi frivoli riguardanti il più delle volte vestiti, acconciature di capelli, trucco e sopratutto ragazzi.
A parte due ragazze, Marina ed Elena, che erano piuttosto acide e un pochino sulle loro, devo dire che avevo legato parecchio con il resto della classe.
Con Elisa, la mia compagna di banco avevo un ottimo rapporto, si era creata una complicità unica sin dai primi giorni, mi considerava come il fratello che non aveva mai avuto. Anche lei come me era parecchio in gamba nello studio e ben presto ci ritrovammo a studiare assieme, dividendoci gli argomenti da imparare in modo che quello che studiavo io lo ripetevo e lo spiegavo a lei in modo semplificato e di facile comprensione e lei dal canto suo faceva lo stesso nei miei riguardi.
Iniziammo a vederci qualche pomeriggio al di fuori della scuola, specialmente a ridosso di un'interrogazione o di un compito in classe in modo da studiare assieme cercando di ottenere il meglio aiutandoci a vicenda. Fu così che mi invitò a casa sua e in quelle occasioni conobbi il resto della sua famiglia, sua sorellina Giulia di otto anni, sua madre Maria di quarant'anni e suo padre Antonio di qualche anno più grande rispetto la moglie.
I genitori avevano acquistato una pizzeria in città e ci lavoravano quasi tutti i giorni, tranne il lunedì che erano chiusi. Era un'attività fiorente in quanto era situata a ridosso di una piazza munita di giochi all'aperto come scivoli altalene pista di pattinaggio e campetto da calcetto e li vicino c'era pure una sala giochi piena di video games, tavolo da biliardo e quant'altro.
Quindi la pizzeria ogni pomeriggio sfornata una quantità industriale di pizzette al taglio che servivano a rifocillare i bambini e i ragazzi che frequentavano la zona, mentre la sera facevano pure le classiche pizze da asporto.
Tutto questo lavoro faceva si che i genitori di Elisa fossero sempre fuori casa e lei passava i pomeriggi a studiare in casa in compagnia di sua sorellina e di sua nonna materna che si era trasferita con loro visto che era rimasta vedova.
Fui ben accetto ai suoi familiari in quanto vedevano in me un bravo ragazzo dedito allo studio e senza grilli per la testa, quindi erano ben felici quando andavo da loro per studiare con la figlia.
Durante un nostro pomeriggio di studio, faceva ancora caldo nonostante il mese di ottobre, Elisa visto che era a casa sua si era messa abbastanza comoda indossando un paio di pantaloncini corti, un paio di pantofole a forma di coniglietto,ma sopratutto una canottiera rosa pastello, abbastanza sottile da permettermi di ammirare i suoi seni liberi dalla costrizione del reggiseno e in qualche occasione pure la forma dei suoi capezzoli..
Io iniziavo a sudare e ad avere un principio di erezione e anche la mia concentrazione nello studio andava diminuendo.
Lei si accorse che ero distratto e alla fine mi chiese se stavo bene o se c'era qualcosa che non andava. Diventai ancora più rosso e alla fine mi sgamo' pure mente mi gustavo la visione delle sue tette..
Si mise a ridere e mi chiese come mai non la smettevo di fissarla in quanto lei non riteneva avere un bel seno ma si lamentava della sua misera seconda.
Io per poco non svenni dall'imbarazzo ma riuscì solamente a dirle che non aveva nulla da invidiare a qualche nostra compagna di classe ma pure lei era bellissima e ben proporzionata. Mi fece un sorriso stupendo e mi chiese se volevo vederle libere, in modo da darle un giudizio maschile. Penso di essere rimasto un'eternità a bocca aperta senza riuscire a proferir parola, allora lei sempre sorridendo si alzo' la canotta e mi mostrò il più bel paio di tette che io avessi mai visto, forse perché erano anche le prime che vedevo unicamente mostrate a me, nulla a che vedere con quelle viste in qualche giornaletto porno o in qualche topless in spiaggia.
Il tutto durò solo un paio di secondi visto che sentimmo la nonna avvicinarsi per chiederci cosa volevamo per merenda. Fortunatamente Elisa era più sveglia di me, rispose alla nonna anche per me è tutto proseguì senza problemi.
Mentre mangiavamo una fetta di torta Elisa tornò a chiedermi cosa mi erano sembrate, che sicuramente erano brutte e piccole e non belle e sode come quelle di Greta una nostra compagna di classe ripetente che aveva una quinta.
Le dissi che erano stupende e perfettamente proporzionate al suo fisico e che fossero le più belle da me viste fino a quel momento.
Mi abbraccio e mi disse che ero un tesoro ma anche che ero un dolce bugiardo.
Finimmo di studiare e quella sera non successe altro, nemmeno un bacio, ma da quel pomeriggio la nostra complicità è il nostro legame andò sempre a rafforzarsi.
Rientrai a casa per cena, ancora con la testa tra le nuvole, ripensando a quel bel paio di tette e a qui piccoli capezzoli rosa chiaro.
Inutile negare che passai la notte facendo scricchiolare non poco il letto, dandoci dentro in un lavoro di mano degno di nota.
L'indomani mattina mi svegliai con due occhiaie enormi, tanto da far perfino preoccupare mia madre che credeva avessi preso l'influenza e che avessi pure la febbre.

Nei prossimi racconti cercherò di raccontarvi gli sviluppi dell'anno scolastico e sopratutto la gita che facemmo dove successe qualcosa di parecchio interessante.
 
OP
Kecco505

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Fatemi sapere cosa ne pensate del mio modo di scrivere, se secondo voi mi dilungo troppo a riempire il racconto di dettagli facendo magari perdere l'interesse alla lettura.
Purtroppo i fatti concreti degni di nota si verificarono al quarto e al quinto anno, ma il tutto è stato reso possibile da una fantastica alchimia cresciuta e rafforzata negli anni..
Sono curioso di conoscere le vostre opinioni..
 
OP
Kecco505

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Scommetto che in gita ne hai pompate una metà!
Non proprio..non sono mai stato uno stallone da monta, complice pure la mia schifosa timidezza e la severa educazione ricevuta..
Comunque qualcosa di interessante è capitato..
Meglio non spoilerare troppo e lasciare il giusto tempo per arrivarci.
Sempre che voi lo vogliate ;)
 

armarettale

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Sicuro ma con futta sta figa e unico cazzo devi avere fatto da matti se no se le sono fatte l'autista del pulmann i prof e altri turisti come successo a me. Io comunque due le avevo battezzate!
 
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Sicuro ma con futta sta figa e unico cazzo devi avere fatto da matti se no se le sono fatte l'autista del pulmann i prof e altri turisti come successo a me. Io comunque due le avevo battezzate!
A quattordici anni non è che i prof ci abbiano lasciato poi così liberi...inoltre eravamo insieme ad un altra classe delle geometri..
Comunque complice una bottiglia di martini e un pacchetto di sigarette qualcosina si smosse ;)
 
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Kecco505

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Ha ancora il segno delle nocche sul cazzo!
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Quindi i geometri bombavano e tu guardavi
Sei fuori strada...
Con la fantasia siamo tutti capaci ad essere il rocco siffredi della situazione.
Purtroppo nella vita reale le cose sono un pochino diverse..
 

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