Come è iniziata la nostra storia (cap. II di VI)

suntopless

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Seconda parte del racconto.

La giornata sembrò proseguire normalmente. Anche se non era difficile notare la differenza tra le due coppie.
Laura e Gigi si scambiavano spesso parole dolci, si tenevano per mano, occhiate piene d’amore. Ogni tanto anche qualche bacio veloce.
Antonio e Yoko, invece, non sembravano affatto una coppia. Stavano piuttosto lontani, non si cercavano mai, ovvero Antonio cercava di avvicinarsi ed avere contatti fisici con Yoko, ma lei sfuggiva con una scusa od un’altra.
Ogni tanto capitava che i due restassero un momento soli, si scambiavano delle battute pesanti, spesso anche qualche parolaccia, ma quando qualcuno si avvicinava a loro subito si interrompeva qualsiasi discorso.
In pratica stavano litigando a puntate. Yoko stava cercando di far capire ad Antonio che Laura le aveva raccontato tutta la verità e che quindi sapeva che l’unico colpevole era lui in quella storia.
Antonio capì che Yoko l’avrebbe lasciato quel giorno. E lui non voleva essere lasciato, in fondo era innamorato anche lui, a suo modo, di Yoko. Solo che gli piacevano le ragazze, tutte le ragazze, e provava un istinto irrefrenabile a gettarsi a capofitto su ognuna di loro.
“Io ti amo! Ma non è importante, tu non provi lo stesso sentimento per me!”
“Ma che dici? Io sono pazzamente innamorato di te! Ho solo degli istinti che non riesco a controllare, te l’ho già spiegato più volte! Ma questo non vuol dire che non ti amo! Io voglio vivere tutta la vita con te, al tuo fianco!”
“Esagerato! Tutta la vita con me!”
“Sì, lo giuro!”
“E se anche fosse vero, cosa mi dovrei aspettare da una vita al tuo fianco? Dovrei vivere con la perenne angoscia dei tuoi tradimenti?”
“No! Non lo farò più!”
“Sei sicuro? Non è precisamente quello che hai appena finito di dire! E’ nella tua natura, almeno così dici!”
“Sì, ma tenterò di forzarmi!”
“E se non ci riuscirai?”
“Ci riuscirò!”
“Comunque sono veramente amareggiata. Ho pensato di lasciarti!”
“Ma cosa stai dicendo? Io voglio stare con te!”
“Ed io invece ho deciso di lasciarti!”
“Ma tu mi ami! Non hai detto che mi ami?”
“Sì, io ti amo! E non capisci quanto!”
“Avevi detto che sarei stato l’unico uomo della tua vita, per sempre! Ne eri sicura!”
“Sì, l’ho detto! Ti amo e forse proprio per questo mi sono sbagliata, accecata dall’amore.”
L’intera mattinata, in diversi momenti, la trascorsero in questi discorsi.
Yoko voleva lasciarlo, lo amava ma era sempre piĂą decisa.
Antonio cercava in ogni modo di convincerla a dargli un’altra possibilità, l’ultima!
Intanto avevamo preparato la brace per arrostire la carne che avevamo comprato.
L’unica ragazza che se ne stette in disparte in quella prima fase della giornata fu Marzia. Vuoi perché sulle sue di natura, vuoi perché non voleva collaborare ed impuzzarsi con il fumo della brace, si tolse la maglietta che aveva indosso e restò con la parte di sopra del bikini andandosi a stendere al sole per prendere la tintarella.
Pranzammo piuttosto presto. Avevamo preparato molto in fretta la brace ed altrettanto in fretta avevamo arrostito la carne sul fuoco.
Mangiammo tanto e soprattutto, come spesso accadeva a quell’età, bevemmo tanta birra, troppa birra.
Durante il pranzo parlammo e scherzammo abbastanza. L’aria a tavola era piuttosto distesa. Yoko ed Antonio, in un modo o nell’altro, sembrava avessero fatto pace o quantomeno stipulato una tregua.
Dopo pranzo, non ricordo chi fu, qualcuno avanzò la proposta di trascorrere un po’ il tempo giocando a carte. Subito l’idea venne scartata, soprattutto dalle ragazze che dissero che con le carte si sarebbero annoiate.
Marzia propose allora un vecchio gioco da ragazzini, propose di giocare al gioco della bottiglia: obbligo o veritĂ ?
Inizialmente tutti la deridemmo e scartammo la proposta molto adolescenziale. Ma lei insistette. Disse che le sembrava un ottimo passatempo, divertente. Magari per renderlo ancora più interessante avremmo potuto stabilire delle regole un po’ più spinte, un po’ più piccanti.
Attirati dalla parola piccante, subito si schierarono con lei sia Piero che Antonio e tutto sommato anche Manuela fu d’accordo nel provare.
Non avendo noi che non ci eravamo pronunciati un altro gioco o un altro modo di trascorrere il tempo da proporre, ci accodammo.
Di bottiglie non ne mancavano: ne avevamo vuotate parecchie di birra! Iniziammo a giocare. Dopo qualche giro ci rendemmo conto che in effetti il gioco era piuttosto stupido, soprattutto per la nostra età. A questo punto, però, Marzia, per evitare che tutti ci trincerassimo dietro alla scelta della verità, ma soprattutto per dare un po’ più di pepe al gioco, propose di non avvalerci più delle bottiglie, ma di giocare tutti, a giro. I successivi giri sarebbero stati dedicati solo ai ragazzi con l’obbligo della verità. Poi sarebbe stato il turno delle ragazze con l’obbligo invece di fare qualcosa.
Un paio di ragazze cercarono debolmente di opporsi a queste regole, ma le convincemmo ad accettare facendo capire loro che altrimenti il gioco non sarebbe mai decollato. L’unica cosa che riuscirono ad imporci, altrimenti non avrebbero mai accettato, fu quella che ogni obbligo, sia per i ragazzi che per le ragazze, sarebbe stato deciso da una ragazza.
Si ricominciò piano, con cose innocenti e normali per quell’età. Del tipo: “Da quanto tempo non scopi?” oppure “Con quanti donne sei stato a letto?” oppure ancora “Cosa ti eccita o ti piace di più mentre fai sesso?”
Poi il gioco si fece un po’ più interessante. Marzia, che sembrava la più intrigante con le sue domande, propose di fare un paio di giri di verità dedicato solo alle ragazze prima di cominciare con gli obblighi per loro. Le ragazze, seppure obbligate a dire la verità, cercarono di cavarsela alla meglio nel rispondere alle domande. Marzia invece fu la più onesta e sincera tra tutte. Ad esempio confessò apertamente che lì, tra i ragazzi presenti, c’era qualcuno che la interessava, anzi qualcuno che la attizzava proprio e con il quale avrebbe volentieri scopato selvaggiamente. Questo ragazzo, così disse, era Antonio.
Ovviamente seguirono momenti di imbarazzo per Antonio. Nei confronti di Yoko perché proprio quel giorno che stava tentando di riconquistarla queste dichiarazioni non lo aiutavano di certo, ma anche nei confronti di Piero, il suo migliore amico. Lui la bella Marzia se la sarebbe scopata volentieri, da anni, ma non aveva mai neanche tentato un approccio per non irritare il suo amico.
Dalle altre non cavammo nulla di interessante, almeno niente che non si sapesse già e che fosse di tutta evidenza. Tipo le dichiarazioni di Manuela che apertamente, così come Marzia, dichiarava tutto il suo interesse per me.
Quando passammo alla seconda parte del gioco le cose diventarono molto, ma molto piĂą interessanti.
Il primo obbligo fu deciso da Marzia per Manuela. Manuela quel giorno indossava una larga e comoda maglietta di cotone a maniche lunghe con una bella e profonda scollatura a forma di V al collo. Era evidente il contenuto di quella maglietta, non poteva essere altrimenti con quelle grandi tette di cui era dotata.
Marzia chiese a Manuela di togliersi la maglietta lì davanti a tutti. Manuela obiettò che non lo poteva fare, che quel giorno non indossava il reggiseno e quindi proprio non lo poteva fare.
“Lo so che non indossi il reggiseno, me ne ero accorta! Ed è proprio per questo che te lo chiedo!”
“Ma sei impazzita?”
“No! Abbiamo detto che il gioco deve essere piccante ed io lo voglio far diventare piccante così!”
Gli altri, i ragazzi, approvarono la proposta di Marzia.
Manuela si guardò intorno, cercò lo sguardo di qualcuno che potesse intervenire per non farle fare quella cosa, ma non trovò conforto da nessuno.
Si alzò, chiuse gli occhi, e si tolse la maglietta.
Tutti i ragazzi restammo stupefatti: che meraviglia! Che tette spettacolari!
Anch’io rimasi colpito. Avevo intuito che Manuela aveva delle grandi tette, si vedeva, ma adesso che potevo ammirarle nude mi accorsi che oltre ad essere grandi erano anche molto belle: grandi, rosa, morbide e con due grandi areole e due immensi capezzoloni.
Restò un paio di minuti a farsi ammirare e si rimise la maglietta.
Quando si era spogliata non mi aveva mai guardato, adesso che si era rivestita, invece, mi guardava fisso, un po’ rossa in volto. Cercava conforto? Cercava un segno di approvazione? Non lo capivo!
Il gioco, come detto, da qui divenne piĂą interessante.
Laura dovette decidere l’obbligo di Marzia. Le chiese di togliersi il pezzo di sopra del bikini che ancora indossava dopo aver preso il sole la mattina e di mostrarci le tette. Marzia non poteva opporsi, era lo stesso trattamento che aveva imposto a Manuela! Non fiatò. Si alzò, si piazzò davanti ad Antonio e si sfilò il bikini. Anche in questo caso tutti noi ragazzi restammo favorevolmente impressionati: un paio di tette splendide! Una seconda di seno, piccoli seni rotondi, bianchi, con dei piccolissimi capezzoli attorniati da piccolissime areole. Dei seni scolpiti, sodi, duri!
Dopo qualche minuto anche lei si ricoprì rimettendosi il costume.
Fu la volta di Manuela a dovere imporre l’obbligo a Yoko. Le chiese di alzarsi ed andare a dare un bacio ad uno dei ragazzi presenti che non fosse ovviamente il suo ragazzo.
Yoko si alzò senza fiatare e con decisione si diresse verso di me, si chinò un poco, e mi stampò un veloce bacio sulle labbra.
“No, no, no, no! Non funziona così!” intervenne Marzia “Troppo semplice! Vogliamo la lingua e soprattutto che duri di più questo bacio! Che schifo di bacio ci hai fatto vedere, Yoko?”
Nessuno disse niente, nemmeno Antonio.
Yoko si chinò nuovamente verso me e questa volta mi diede un vero bacio.
Poggiò le labbra morbide sulle mie, cominciò a baciarmi e poi le nostre lingue si cercarono e si trovarono. Che bello! Ebbi un’improvvisa erezione.
Dopo un paio di minuti Yoko si staccò e sempre in silenzio tornò al suo posto.
Ora Laura attendeva l’obbligo da parte di Yoko. Yoko si voltò verso di lei, la guardò, si guardarono negli occhi e poi
“Adesso tu devi alzarti, dirigerti verso il ragazzo che vuoi tu, ovviamente che non sia Gigi, ed infilandogli una mano dentro i pantaloni devi afferrargli il cazzo e masturbarlo per almeno due minuti!”
Prima ancora che Laura si ribellasse fu Gigi ad intervenire
“Adesso basta! Questo è troppo! Non è così che si gioca!”
“Fin quando si tratta di guardare le nostre tette va tutto bene, vero? Se dobbiamo giocare piccante, giochiamo così!” rispose Yoko.
Laura, senza parlare, si alzò e mentre si dirigeva verso uno di noi ragazzi Gigi continuava a dirle
“Ma che stai facendo? Vedi che non sei obbligata! Smettiamo subito di giocare!”
Laura gli fece con il dito il gesto di fare silenzio. Arrivò davanti a Piero, infilò la mano dentro i suoi pantaloni, trovò il suo cazzo già duro e cominciò a masturbarlo. Dopo un paio di minuti, con tutti intenti ad osservare la scena in religioso silenzio, ritirò la mano e tornò a sedersi. Nel frattempo si strofinò la mano sulla sua gonna jeans per pulirsi di quel poco di gocce che aveva raccolto sul cazzo di Piero.
Il secondo giro fu anch’esso interessante.
Manuela obbligò Marzia a dare un grosso bacio sul cazzo di Gigi, cazzo che avrebbe dovuto liberare lei da sola dai jeans e dalle mutande dentro cui si trovava.
Anche stavolta Gigi tentò di protestare sperando di trovare l’appoggio di qualcuno, soprattutto di Laura, ma invano.
Marzia si alzò, andò verso Gigi, lo fece alzare e lo guardò negli occhi. Comincio a sfibbiargli la cinta e poi i jeans. Si inginocchiò, gli tirò un po’ giù i jeans, fece altrettanto con gli slip e agevolò l’uscita del cazzo di Gigi, già in tiro. Lo afferrò decisa, lo portò un po’ in basso e accostò le sue giovani labbra, come richiesto, sulla cappella di quel cazzo. Così come previsto non si staccò che dopo un paio di minuti per tornare nuovamente al suo posto.
L’atmosfera si era scaldata molto. Tutti noi ragazzi eravamo in tiro. Ed anche le ragazze, complice la birra nelle vene, si stavano divertendo.
Marzia obbligò Laura ad allontanare un po’ la sua sedia dal tavolo. Laura obbedì. Marzia le chiese di sfilarsi la piccola gonna jeans che indossava e lei nuovamente obbedì. Infine le chiese di togliersi gli slip, sedersi e masturbarsi lì davanti a tutti per un paio di minuti. Laura sgranò gli occhi, attese le proteste di Gigi che questa volta non arrivarono, era piuttosto eccitato anche lui ora, fece un lungo respiro, chiuse gli occhi, si sfilò gli slip e cominciò a masturbarsi.
Che figa ben curata! Aveva lasciato solo una sottile striscia di peli, il resto era tutto depilato. Aveva delle labbra molto sottili, rosa. Si vedeva chiaramente che era già bagnata. Si trastullò un po’ all’esterno e poi continuò infilandosi un dito dentro. Lo muoveva lentamente, un po’ dentro ed un po’ fuori. Stava godendo e con lei tutti noi che la stavamo osservando, sia ragazzi che ragazze.
Yoko, sapendo dei sentimenti che Manuela provava nei miei confronti volle farle un regalo, seppure anomalo. Ma in quella situazione di meglio non si poteva. La obbligò a farsi leccare la fica, ovvero obbligò me a leccarle la fica per almeno un paio di minuti. Manuela era ovviamente sconcertata dall’obbligo, ma acconsentì volentieri all’idea che il prescelto per quell’operazione fossi io. Anche lei, come Laura, cominciò a spogliarsi. Si sfilò i jeans, posizionò la sedia un po’ distante dal tavolo, mettendosi in mostra per tutti ed attese il mio arrivo. Solo in quel momento si tolse le mutande e liberò la sua figa. Quanti peli! Contrariamente a Laura, Manuela aveva una selva incolta! Invitante per molti versi e per molti usi, ma non proprio il massimo per quello che dovevo fare! Oltretutto, come detto, Manuela era un po’ in carne e la vista di tutti quei peli neri e folti accompagnata dalla visione di quelle cosce grassocce e flaccide non era proprio il massimo. Ma feci il mio dovere con molta dovizia. Lei andò in visibilio, non riuscì a trattenere quei gemiti di piacere che in soli due minuti riuscii a provocarle. Certo, non arrivò fino all’orgasmo, ma le feci provare un immenso piacere, tanto che lei diventò ben presto tutta un lago!
Per ultimo Laura obbligò Yoko a sfilarsi la maglietta, a togliersi il reggiseno ed a strofinare le tette sulla faccia del suo ragazzo, Gigi, libero a sua volta di potere toccare a suo piacimento le tette di Yoko.
Senza fiatare, Yoko si tolse la maglietta, la piegò e la poggiò sullo schienale della sua sedia. Aveva un bel reggiseno nero completamente trasparente. Già le si vedevano le tette. Ma, come da obbligo, se lo tolse piegandolo e posandolo sopra la maglietta. Che tette! Le più belle tette che abbia mai visto! Di presenza, ma anche in tv o sui giornali! Erano perfette! Non tanto grandi, ma neanche piccole: una terza piena! Rosa, sode, sostenute, con delle grandi areole e dei grandi capezzoli irti. Avevo ancora in bocca il sapore della fica di Manuela, ma mi stava scoppiando il cazzo nelle mutande per la visione di quelle splendide tette di Yoko.
Lei dopo questo piccolo spettacolo, forse involontario o forse voluto, si diresse verso Gigi e si abbandonò a lui.
Gigi, incredulo di quel che aveva davanti, tentennò un poco, ma poi si gettò a capofitto sulle tette di Yoko. Le toccò, le carezzò, le strizzò. Se le strusciò in faccia. Leccò le areole e cominciò a ciucciarle i capezzoli.
Era in visibilio! E con lui anche tutti noi! Anche Yoko, le si vedeva chiaramente in volto, era eccitata, sia dalla situazione che dalle attenzioni che Gigi stava dedicando alle sue tette.
Terminati i due minuti tornò al suo posto e si rimise il reggiseno. Solo quello, però, in attesa di continuare il gioco.
Gioco che purtroppo si interruppe lì. Gli ultimi due giri di obblighi erano stati effettivamente un po’ esagerati. Un po’ tutti ci rendemmo conto che avevamo oltrepassato il limite. Ci eravamo spinti un po’ troppo. Se avessimo continuato con questi obblighi saremmo andati a finire in cose che poi ci sarebbero dispiaciute. Decidemmo che era meglio troncare lì!

CONTINUA . . .
 
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