Come è iniziata la nostra storia (cap. III di VI)

suntopless

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Terza parte del racconto.

Uscimmo fuori in giardino, c’era una bellissima giornata di sole.
Marzia si rimise sul lettino a prendere il sole. Io, Manuela e Piero ci piazzammo vicino a lei con delle sdraio. Prendevamo un po’ di sole anche noi e parlavamo. In realtà parlava soprattutto Manuela. Piero stava quasi addormentandosi. Ma quanto parlava Manuela! Parlava di continuo, di tutto. Specialmente di università, di professori, ma soprattutto di assistenti stronzi, sempre pronti a massacrarti per fare bella figura con il professore.
Laura e Gigi si sedettero su un divanetto a dondolo del terrazzino. Si misero lì, si strinsero, si parlarono, cominciarono a pomiciare. Li vedemmo attaccati a baciarsi in continuazione. Gigi si era fatto un po’ più audace, complice l’eccitazione della giornata. Adesso, cosa che non aveva mai fatto prima, mentre la baciava lanciava la sua mano in esplorazione sulle tette di Laura, seppur da sopra la maglietta. Non solo! Un paio di volte lo vidi cercare di infilare una mano sotto la piccola gonna jeans di Laura. E Laura lo lasciava fare, anzi sembrava essere felice di questa evoluzione del loro rapporto.
Antonio e Yoko, invece, si misero a passeggiare nel giardino. Passeggiavano e discutevano, spesso animatamente. Da lontano vedevamo i loro gesti. Spesso vedevamo Antonio che tentava di abbracciare Yoko, ma questa lo respingeva. Si vedeva che era una discussione piuttosto burrascosa.
Manuela aveva sete
“Ho sete! Prendo un paio di birre dal frigo. Ne vuoi una John?”
“No, grazie. Sto bene così!”
Manuela arrivò poco dopo portando lo stesso alcune birre. Ne stappò una e cominciò a sorseggiarla.
“E’ fresca! Dai, prendila!”
“E va bene!” le dissi anche se non mi andava.
Manuela riprese a parlare, ormai Piero era praticamente addormentato sulla sdraio.
Qualche minuto dopo mi sentii strano. La calura, le forti emozioni della giornata, forse non avevo digerito, forse le birre, soprattutto quest’ultima, molto fredda, non so perché ma mi sentii poco bene. Cominciai a sbiancare ed a sudare un po’.
“Ti senti bene, John? Sei molto pallido!” mi chiese Manuela.
“In effetti non mi sento molto bene!”
“Vuoi qualcosa? Posso fare niente per aiutarti?”
“No, no, grazie! Penso che mi andrò a sdraiare sul divano! Forse riposando un po’ mi sentirò meglio!”
Entrai e mi andai a posizionare sul divano. Cercai di addormentarmi, non ci riuscii, anche se ero sicuramente intontito un po’ dalla sonnolenza, un po’ dal malore.
Avevo gli occhi chiusi e finalmente stavo per assopirmi quando sentii due risolini. Avvertii la presenza di qualcuno nella stanza. Aprii gli occhi e vidi, sulla soglia della porta, proprio a poca distanza da me, Antonio e Yoko che si stavano baciando appassionatamente. Pochi istanti e vidi la mano di Antonio che andò a sfibbiare il reggiseno di Yoko. Continuarono a baciarsi. Staccarono leggermente i loro corpi, sempre restando attaccati per la bocca, e Antonio le sfilò il reggiseno. Senza guardare lo tirò via, proprio verso di me, sul divano. Adesso era evidente che non si erano accorti della mia presenza. Pochi istanti ancora e Antonio scese con il viso e lo piazzò tra le tette di Yoko. Lei era ancora con gli occhi chiusi per il piacere, ma poco dopo li aprì. Si accorse di me, della mia presenza.
“John, che ci fai qui?” disse staccando Antonio dal suo petto e coprendosi le tette con le mani.
“Scusate ragazzi! Non sto molto bene e cercavo di dormire un po’! Adesso mi levo di torno!”
“No, rimani pure!” mi rispose Antonio che continuò “Noi andiamo di là!” ed indicò la stanza da letto la cui porta era proprio di fianco a me.
I due si misero a sorridere nuovamente, in maniera complice. Antonio prese per mano Yoko e la portò con sé nella stanza. Yoko che adesso passò davanti a me coprendosi, malamente, le sue bellissime tette con un solo braccio.
Chiusero la porta e nonostante la visione che mi fece nuovamente ribollire il sangue tentai ancora una volta di addormentarmi.
Non ci riuscii molto bene. Ero ancora mezzo intontito quando cominciai a sentire un inequivocabile rumore di cigolii del letto. I due lì dentro non stavano solo amoreggiando, stavano proprio scopando.
E la cosa fu più evidente allorquando oltre a giungermi i cigolii del letto mi cominciarono ad arrivare piuttosto chiaramente i gemiti e tutti quei mugolii di piacere sia di Antonio che di Yoko.
“Però! I due lì dentro ci danno davvero dentro!” pensai notando che per quello che avevo potuto capire i due stavano scopando di brutto.
Io ero lì per riposare, ma il sonno mi era passato. Mi sentivo un po’ meglio anche se non ero ancora del tutto a posto. Mi scocciava enormemente la sola idea di uscire fuori e raggiungere gli altri perché ero certo che avrei nuovamente dovuto sorbirmi Manuela ed i suoi discorsi.
Nel frattempo, sentendo i rumori di quei due che stavano scopando mi era venuto il cazzo duro. Mi immaginavo le belle tette di Yoko, che avevo visto fino a poco prima, ballonzolare ad ogni affondo di Antonio. E poi immaginavo anche l’espressione di piacere dipinta nel volto di Yoko. Un’espressione simile a quella che avevo notato nel suo volto poco prima, durante il gioco, quando Gigi aveva avuto la libertà di potere prendere possesso delle tette di Yoko per qualche minuto.
Più quelli scopavano, più io mi perdevo con l’immaginazione. Ed il mio cazzo stava esplodendo.
Dopo una mezzora abbondante di scopata non giunse più alcun rumore dalla stanza vicina.
Qualche minuto ancora e la porta della stanza si aprì piano. Apparve Yoko.
Splendida! Bellissima con i capelli leggermente scomposti dopo tutto il movimento che aveva fatto. Era un po’ sudata, lo si notava subito. La sua pelle era più lucida. Indossava quegli splendidi mini shorts che lasciavano scoperte le sue gambe affusolate e liscissime. Ma soprattutto aveva ancora una volta le tette coperte solo da un braccio. Mi vide
“John, sei ancora qui? Non dormi?”
“No! Non ci riesco!”
“Senti, dovrei recuperare il mio reggiseno. Credo sia qui da qualche parte!”
Non me lo ricordavo più! In effetti il reggiseno era stato lanciato da Antonio verso di me ed era rimasto tutto il tempo sulla spalliera del divano, di fianco a me.
Yoko lo vide, lo prese e velocemente lo indossò. Ovviamente mostrandomi, nel far questo, nuovamente le sue bellissime tette in tutto il loro splendore.
Scena cui seguì una nuova erezione improvvisa dentro gli slip!
Oltretutto, come detto, il reggiseno nero che indossava era assolutamente trasparente, quindi le sue tette continuavano ad essere chiaramente alla mia vista.
“Che fai?” mi chiese.
“Niente, sto qui. Mi scoccia andare fuori ad ascoltare sempre e soltanto Manuela!”
Yoko mi fece un sorriso.
“Sì, ti capisco. Manuela è una brava ragazza, simpatica. Ma quanto parla!” e poi “Sai, io volevo accendere la tv per seguire il concertone del 1° maggio.”
Afferrò il telecomando poggiato sul tavolino lì accanto ed accese la tv.
“Già, vero!” feci io “Il concerto! Me l’ero dimenticato! Anch’io lo seguo tutti gli anni!”
“Anche tu? Io non ne ho mai perso uno!” e poi “Rimani qui a vederlo insieme a me, se vuoi!”
“Sì, certo! Rimango sicuramente qui. Vediamo chi c’è tra i cantanti quest’anno!”
Era già iniziato il collegamento. Ascoltammo una canzone, solo una purtroppo, di un cantante che, scoprimmo dopo, piaceva moltissimo ad entrambi anche se era considerato un cantautore minore.
“Scusa, non te l’ho chiesto!”
“Cosa?”
“Posso restare qui con solo il reggiseno? Mi sento ancora un po’ accaldata!”
“Sì, certo! A me non dà assolutamente fastidio!” e come poteva darmi fastidio il potere vedere ancora quelle tette perfette!
Cominciammo a parlare un po’. Ovviamente cominciammo con il parlare di cantanti e di musica in generale scoprendo di avere gusti praticamente identici. Ma poi parlammo anche di altro mentre continuavamo a seguire il concerto. Di tutto: di università, di materie, di professori, di gente che frequentavamo per scoprire se avevamo amicizie comuni e se frequentavamo gli stessi ambienti.
Restammo circa un’ora, soli, a vedere il concerto ed a parlare.
Fummo disturbati soltanto per pochi minuti da Piero che nel frattempo si era alzato dalla sua sdraio ed era venuto alla ricerca di qualcuno, anche per sfuggire alla lingua parlante di Manuela. Restò con noi a seguire il concerto per pochi minuti. Cominciò a parlare male di un cantante che stava esibendosi e che invece piaceva sia a me che a Yoko. Non lo ascoltammo più di tanto né gli demmo gran conto nei nostri discorsi.
Si stufò e se ne andò.
Poco dopo Antonio si svegliò, aprì la porta e ci vide. Si avvicino a Yoko, le infilò la lingua in bocca per un breve bacio accompagnato da una piccola strizzata di una tetta e disse
“Io vado fuori a sgranchirmi un po’! Vieni?”
“No, Antonio. Preferisco restare qui per ora a seguire il concerto. Magari poi vengo!”
Antonio se ne andò e restammo nuovamente da soli.
Purtroppo dopo non molto tempo ancora la diretta televisiva del concerto venne interrotta per riprendere nuovamente in serata.
Spegnemmo la tv e decidemmo di uscire.
Ci alzammo, Yoko infilò velocemente la maglietta che era ancora poggiata sullo schienale della sedia e raggiungemmo gli altri.
In breve la giornata in campagna terminò.

CONTINUA . . .
 
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sicilianot

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aspettiamo l'ultima parte. ho fatto un po' di confusione con tutti sti personaggi (anche perchè ho letto a puntate) però si fa leggere scorrevolmente.
 

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