Come è iniziata la nostra storia (cap. IV di VI)

suntopless

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Quarta parte del racconto.

Non ebbi più occasione di rivedere Yoko per diverso tempo. Spesso pensavo a lei, non in maniera assillante, ma più volte mi ritrovavo a pensare a lei. Alla sua bellezza, al suo corpo spettacolare, ai suoi modi garbati e gentili.
Manuela continuava ad asfissiarmi, anzi da quel giorno aumentò la sua pressione su di me. Ricevevo un gran numero di telefonate, così, solo per salutarmi e per sentirmi un po’, diceva lei. Me la ritrovavo dappertutto, ovunque andassi: un’ombra costante! Alle volte, quando riusciva a restare sola con me, mi ricordava quel che era successo quel giorno in campagna. Mi sottolineava sempre che aveva fatto tutto per me. Sì, magari mostrare le tette durante lo svolgimento di quello strano gioco lo riteneva quasi normale, quasi innocente. Ma mostrare a tutti i presenti la sua fica e per di più farsela leccare lì davanti a tutti, questo non lo avrebbe mai fatto se non ci fossi stato io e soprattutto se non fossi stato scelto io per fare quell’impresa! Si vergognava, quel giorno si era vergognata come non mai in vita sua, ma aveva fatto tutto per me!
Tentai più volte, nel modo più gentile e cortese che potevo, di farle capire che non ero interessato a lei, che in me non era scattato nulla nei suoi confronti. Né prima di quel che era accaduto né dopo. Ma lei niente, insisteva! Diceva apertamente di amarmi e che le sarebbe piaciuto lo stesso mettersi insieme a me, anche se non l’amavo. Le sarebbe piaciuto fare l’amore con me, anche se non l’amavo.
Per la verità un paio di volte mentre mi proponeva queste cose pensai di acconsentire. Per me era un momento di magra in fatto di donne. Non che mi mancassero le conoscenze, ma non avevo in quel momento insistito più di tanto nell’invischiarmi in affari di cuore, nemmeno in affari di sesso.
Ma le resistetti. Decisi di non cederle, a qualsiasi costo. Mi sembrava un tipo troppo insistente ed ossessionante! Dopo averle ceduto, anche una sola volta, ero sicuro che non sarei mai più riuscito a staccarmela di dosso.
Venne l’estate e con essa un po’ più di libertà dagli studi, anche se stavo preparando lo stesso un paio di materie. Avevo più tempo libero e lo volevo dedicare di più agli amici. Ma quasi tutti quell’anno erano introvabili: alcuni in viaggio, altri trasferiti alla casa al mare.
Non c’erano molte scelte e mi ritrovai ad accettare spesso gli inviti di Manuela di andare al mare insieme.
A volte eravamo in compagnia di qualcun altro, altre volte soli.
Manuela indossava sempre dei costumi interi viste le sue rotondità, costumi che però erano sempre molto scollati mettendo in mostra quel bel paio di tette grosse che si ritrovava.
Un giorno mi propose di andare in una spiaggia un po’ distante dalla nostra città, una piccola oasi protetta dove solitamente non andava molta gente perché era piuttosto distante dai parcheggi. Ovviamente, data la distanza, mi propose di trascorrere lì l’intera giornata e quindi ci organizzammo con ombrellone ed una borsa frigo con panini, frutta e bibite.
L’andai a prendere sotto casa e partimmo di mattina prestissimo. Giungemmo a destinazione, parcheggiammo e cominciammo il nostro lungo cammino a piedi. Lei portava la sacca con l’ombrellone ed una piccola borsa che conteneva la sua tovaglia e qualche crema solare. Io portai la borsa frigo oltre al mio solito zaino spazioso contenente la tovaglia per il mare, una piccola radiolina ed un immancabile libro per trascorrere il tempo serenamente.
In effetti la camminata fu piuttosto lunga. Lunga e poco agevole: il sentiero era disseminato di grosse pietre che potevano facilmente causare degli inciampi. Ci sporcammo interamente le scarpe e le gambe a causa della gran quantità di terra rossa che ricopriva parte del sentiero. Io avevo indossato una t-shirt ed un paio di pantaloncini, Manuela un abitino corto, leggero e molto svolazzante che lasciava scoperte le sue gambe grassottelle.
Non appena arrivati, seppur stanchi, ci guardammo intorno e restammo ammirati: una spiaggia bianchissima ed incontaminata, un mare limpido e trasparente come da cartolina. La faticaccia era valsa la pena! Anche se poi più tardi pensammo a quanto ancora più massacrante sarebbe stato, stanchi della giornata di sole, ripercorrere l’intero tragitto per tornare verso la mia auto.
In spiaggia non c’era quasi nessuno. Qualche ombrellone sparuto qua e là che nella vastità del litorale quasi non si notava.
Camminammo ancora un po’ per non fermarci vicino all’ingresso della spiaggia e posizionammo il nostro ombrellone. Sistemammo le nostre cose, le nostre tovaglie e cominciammo a spogliarci. In pochi attimi fui pronto. Il tempo di togliere scarpe, maglietta e pantaloncino. Ancora più veloce di me fu Manuela. Tolse le scarpe e subito dopo sfilò dall’alto il suo vestitino.
Con sorpresa notai che quel giorno Manuela aveva indossato un due pezzi, ma non glielo feci notare.
Aveva indossato un bikini nero, un normale bikini nero. Ma lei aveva un grande seno ed i triangoli del pezzo di sopra del costume non riuscivano a contenerlo tutto, una gran parte delle mammelle era scoperta.
Ci sistemammo sulle tovaglie e cominciammo ad osservare il mare. Cominciammo a parlare del posto, di un’uscita che avevamo fatto un paio di sere prima, dei ragazzi che avevamo conosciuto, insomma cominciammo a parlare un po’ di tutto, per trascorrere il tempo.
Faceva caldo, molto caldo. Manuela mi chiese se volevo accompagnarla a fare un bagno anche perché poi avrebbe voluto mettere un po’ di crema solare.
Ci alzammo e ci dirigemmo verso l’acqua. Fredda, era freddissima! Con fatica, entrambi riuscimmo ad entrare vincendo i brividi di freddo. Ci tuffammo, cominciammo a nuotare, più per scaldarci che perché ne avevamo voglia.
Poi, non appena ci ambientammo un po’, ci fermammo dove potevamo poggiare i piedi. Stavamo lì, in piedi, con l’acqua che ci bagnava fino al bacino e contemplavamo lo spettacolare litorale che avevamo davanti agli occhi.
“Senti, John! Non l’ho mai fatto prima, ma visto che non c’è nessuno in giro, visto che gli altri sono talmente lontani che nemmeno riusciamo a capire se sono maschi o femmine, ti spiace se mi metto in topless?”
E senza neanche aspettare una mia risposta mise le mani dietro la schiena, slacciò il costume e si tolse il top.
Due tettone incredibili! Grandi, sode. Con due grandi areole e soprattutto, visto ancora un po’ i brividi di freddo, due capezzoloni dritti e duri come non mai.
Non potei fare a meno di guardargliele per un po’. Ma non con insistenza, mi avrebbe dato fastidio che lei si fosse messa in testa strani pensieri.
Mi si avvicinò, talmente tanto che una tetta mi si poggiò su di un braccio e mi chiese
“Ma proprio non ti piace quel che vedi?”
“Ma che c’entra? Dai, non ricominciare!”
“No, no, non ricomincio! Però, caspita, mi devi togliere alcune curiosità. Se non per amore, almeno per affetto, per amicizia, mi devi chiarire alcune cose!”
“Che cosa vuoi sapere? Cosa vuoi chiarito? Non capisco!”
“Allora! Certo, lo so che non sono bella, lo so che ho alcuni chili di troppo, ma sono pur sempre una ragazza, una giovane ragazza!”
“Certo! Ed a tuo modo, con pregi e difetti, anche una brava persona, un’amica!”
“Grazie! Ma non capisco, proprio non capisco, questo tuo atteggiamento nei miei confronti.”
“Che intendi dire? Che atteggiamento? Intendi dire perché non voglio mettermi con te? Te l’ho già detto!”
“Sì, lo so! L’ho capito che non sei innamorato di me! Mi dispiace, tanto! Ma l’ho capito!”
“Ed allora?”
“Non parlavo esattamente di questo!”
“E di che cosa?”
“Non riesco a capire come mai non vuoi neanche venire a letto con me!”
“Te l’ho già detto! Perché mi obblighi a ripetertelo? Non voglio ferirti!”
“Non ti preoccupare! Lo so che non sei cattivo! Altrimenti non mi sarei mica innamorata di te!”
“Ed allora perché insisti? Mi metti in difficoltà. Ti ripeto: non voglio ferirti, né essere sgarbato con te. Mi stai simpatica e vorrei continuare la nostra amicizia. Ma solo quella però!”
“Va bene, va bene! Ma ti chiedo lo stesso di chiarirmi alcune cose!”
“Va bene! Chiedimi quello che vuoi sapere e poi non ne riparliamo più! Va bene?”
“Ok!”
“Su, avanti, chiedi!”
“Non è che per caso hai una ragazza?”
“No, che dici! Sai benissimo che non ho nessuna per ora! Del resto mi vedi mai con qualcun’altra?”
“No, però non è che stiamo sempre insieme. Come faccio a sapere che quando non ci vediamo tu frequenti qualcuna?”
“Ti confermo: non frequento nessun’altra ragazza al momento! Perché, saresti gelosa?”
“Non potrei esserlo. Non stiamo mica insieme!”
“Bene! Tutto chiarito ora?”
“No!”
“No? Cos’altro c’è?”
“C’è che a questo punto non capisco come mai un ragazzo giovane e bello come te, che in questo momento non frequenta nessuna ragazza, rifiuta anche le mie semplici richieste di sesso! Ripeto: di sesso! Non ti chiedo di metterci insieme, ma solo di fare del sesso! Mi piacerebbe tanto farlo con te!”
“Posso essere sincero? Non ti offendi, vero? Così chiariamo una volta e per tutte e non ne parliamo più!”
“Dai!”
“Io, come dici tu, sono un ragazzo, certo non bello come credi tu, e come tutti i ragazzi sono sicuramente attirato dalle bellezze femminili. Sicuramente, te lo dico sinceramente, più volte sono stato tentato di cedere alle tue proposte. Fare del sesso con te senza alcun impegno, senza alcun legame affettivo. Lo hai detto tu che anche senza metterci insieme ti piacerebbe fare sesso con me. Sarebbe una proposta che tutti i ragazzi accetterebbero, anch’io ovviamente!”
“E perché non accetti visto che più volte, come dici, sei stato tentato di cedere? Sono contenta, non sai quanto! Allora non ti sono indifferente! Almeno un po’, almeno il mio corpo o qualche parte del mio corpo ti attira!”
“Frena, frena! Ammetto che sono stato tentato di venire a letto con te, ma questo non significa che mi piaci!”
“Ah no?”
“Mi stai facendo confondere! Non ti dico che mi piaci, così come non ti dico che ti amo. Generalmente preferisco un altro tipo di ragazze. Un po’ più snelle, senza offesa! Però devo ammettere che hai un bellissimo paio di tettone!”
“Oh, finalmente! Credevo che neanche le notassi!”
“Ma come si fa a non notarle! Non fare la cretina! Del resto non fai altro, in tutti i modi, che mettermele sotto al naso, oggi ti sei addirittura messa in topless! Più chiaro di così!”
“Sono contenta, ti ripeto, che almeno ti piacciano le mie tette!”
“Sì, ma questo non vuol dire nulla!”
“Per me invece vuol dire qualcosa. Vuol dire che, per esempio, oggi ho fatto bene a mettermi in topless ed a mostrarti nuovamente le mie tette in modo che ti possa dare un po’ di piacere!”
“Ma che stai dicendo?”
“Dico che mi piace l’idea che tu possa guardarmi le tette, che ti piaccia quel che stai vedendo. Mi piace e mi eccita tantissimo il sapere che mi guardi le tette con uno sguardo ed una nota di apprezzamento!”
Più o meno i nostri discorsi su questo argomento sembrarono finire lì quel giorno. Sembrò così, ma qualche altra cosa successe.

CONTINUA . . .
 
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