Come è iniziata la nostra storia (cap. V di VI)

suntopless

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Quinta parte del racconto.

Tornammo alle tovaglie, ci stendemmo. Lei cominciò a spalmarsi la crema solare un po’ dappertutto, ovviamente soffermandosi sulle tette.
Il mio cazzo, inevitabilmente si drizzò. Come non poteva essere così con una scena del genere davanti agli occhi e con tutta evidenza fatta apposta per me!
Non successe altro fino a che non andammo nuovamente in acqua per rinfrescarci.
Io provai nuovamente la spiacevole sensazione di freddo non appena venni a contatto con l’acqua. Anche lei restò immediatamente colpita dal freddo. Indugiammo per un po’ sulla battigia per tentare di ambientarci a quella temperatura dell’acqua.
D’improvviso Manuela mi si buttò contro e cominciò a spingermi per farmi entrare in acqua.
“Dai! Entra, su! Non ti spaventerai mica per un po’ di acqua gelida?”
E continuava a spingermi e nel far ciò inevitabilmente mi strusciò più volte le tette di sopra.
“Ah sì?” le risposi “Vuoi la guerra? E che guerra sia!” e cominciai a spruzzarle una gran quantità di acqua. Lei, infreddolita, scappò via e si mise a correre dentro l’acqua. Io la inseguivo e le gettavo ancora dell’acqua addosso. Lei si fermò, ormai tutta bagnata. Ora fu lei ad inseguire me ed a gettarmi grandi quantità di acqua. Fui io questa volta a scappare. Finché mi raggiunse, mi si gettò addosso e mi fece cadere in acqua. Riuscii a rialzarmi, la afferrai e tentai di metterle la testa sott’acqua. Ovviamente nello svolgimento di tutte queste azioni i nostri corpi più volte vennero a contatto. Le sue grandi tette vennero a contatto più volte con il mio corpo, anche con le mie mani che tentavano di prenderla a forza per calarle la testa in acqua.
Ci divertimmo un po’ così mentre eravamo in acqua per poi, stanchi, ritornare alle nostre tovaglie.
La spiaggia nel frattempo si era popolata un po’ di più. Certo non ai livelli delle altre spiagge cittadine, ma rispetto alla mattina presto quando eravamo arrivati c’erano indubbiamente più persone sulla spiaggia.
Notammo, uscendo dall’acqua, che due coppie di ragazzi avevano piazzato ombrellone e tovaglie vicino a noi. Ad almeno dieci metri per la verità, quindi non propriamente vicinissimo, ma rispetto alle altre persone nella spiaggia, che distavano almeno una cinquantina di metri da noi, potevamo ritenerli vicino.
Ci stendemmo, bagnati, sulle tovaglie e cercammo di riposarci un po’ prendendo il sole.
Poco dopo ci raggiunse una ragazza, una delle due ragazze nostre vicine.
“Ciao Manuela! Ciao John!”
“Ciao Yoko! Come stai? Che ci fai qui?” le chiese subito Manuela.
“Niente! Questi amici mi hanno invitata per venire qui con loro oggi ed eccomi qua! Che bel posto! Non c’ero mai venuta!”
“Neanche noi! Già: è davvero bello questo posto! Pulito, incontaminato ma soprattutto tranquillo e solitario.” le rispose Manuela per tutti e due.
Yoko continuava a guardare le grandi tette nude di Manuela, sembrava un po’ in imbarazzo, contrariamente a Manuela che sembrava che avesse fatto sempre topless e fosse abituata a stare così, mezza nuda, davanti agli altri.
Io invece guardavo lei. Aveva un bellissimo bikini anche lei nero. Che corpo mozzafiato! Che bellezza!
“Vi ho visti poco fa in acqua, ma non vi avevo riconosciuti. Solo quando siete tornati alle tovaglie e vi trovavate un po’ più vicini ho capito chi eravate e vi ho raggiunto per salutarvi. Non ci si vede da tempo!”
“Scusa non ti avevamo vista!” intervenni. “E Antonio? Dov’è? Non mi sembra di vederlo!”
“Beh, veramente… veramente ci siamo lasciati da un po’. Dall’inizio dell’estate non stiamo più insieme! Ormai è passato!”
“Oh, scusa! Non lo sapevo!”
“Niente, non ti preoccupare! Ma adesso vado, raggiungo gli altri. Magari ci si saluta meglio dopo, in ogni caso prima di andare via!”
“A dopo!” la congedò Manuela.
La seguii con lo sguardo raggiungere gli altri. Ne approfittai per osservarla sculettare mentre era alle prese con la sabbia bollente.
Con Manuela, dopo, parlammo, tra le altre cose, anche di Yoko ed Antonio. Della loro storia che sembrava andasse benissimo quando li avevamo visti l’ultima volta e che invece adesso era interrotta, finita. Ovviamente eravamo ignari dei loro problemi ed eravamo stupiti per quella notizia.
“Che bel fisico che ha Yoko, però!” mi disse Manuela.
“Già!” non potei fare a meno di confermare.
“Ma, per esempio, se al posto mio ci fosse Yoko che faresti?”
“In che senso? Che intendi dire?”
“Volevo solo sapere se un tipo come Yoko sarebbe di tuo gradimento. Se ti capitasse una come Yoko come ti comporteresti? Ti metteresti con lei?”
“Beh, non so!”
“Come non sai! Che vuol dire?”
“Non so! Certo, è sicuramente una bella ragazza. Non lo si può negare!”
“Certo che no! Guarda che fisico che ha!”
“Sì, ma non la conosco. Non so che carattere ha, che tipo è. Non so se mi potrei trovare bene con lei!”
”Ma non dicevo lei in quanto Yoko! Ti facevo un esempio per il tipo di bellezza. Solo questo!”
“Ed allora sì. Se te lo devo proprio confessare sì, un tipo come Yoko potrebbe fare al caso mio. Poi non so se oltre all’aspetto fisico riuscirebbe anche a farmi innamorare.”
“Va bene, lo capisco questo. E se invece una come Yoko ti facesse la stessa proposta che ti ho fatto io?”
“Spiegati!”
“Se una come Yoko ti chiedesse solo di andare a letto insieme, senza alcun impegno sentimentale, cosa faresti?”
“Certo, devo ammettere che, se proprio devo essere onesto, probabilmente, anzi quasi sicuramente, accetterei!”
“Non avevo dubbi!” rispose un po’ piccata Manuela.
Non mi parlò più. Si distese meglio al sole e si chiuse nel silenzio.
Capii che sicuramente era rimasta male per le mie risposte. Ma dopo quel che ci eravamo detti prima pensavo fossimo amici, amici di quelli che si possono dire e confessare di tutto senza che l’altro si offenda. Ma forse non era così!
“Ti sei offesa, vero? Te la sei presa per quel che ho detto?”
“E certo! Come fai a non capire!”
“Sì che lo capisco! Ma, scusami se te lo dico, sei tu che non capisci! Abbiamo detto che tra noi non può nascere una storia. Io non mi sono innamorato di te, purtroppo per te. Ed anche alla tua richiesta di diventare semplicemente amanti ti ho detto che non posso rispondere positivamente. Non me la sento!”
“Però se la stessa richiesta te la facesse Yoko non esiteresti ad accettare!”
“Oh, Santo Iddio! Te l’ho già spiegato! Io ti considero una brava ragazza. Mi stai simpatica, mi trovo bene in tua compagnia, a parlare con te, ma nulla più! Non ti amo: è una colpa?”
“No!”
“E, te l’ho già detto con molto garbo, adesso te lo ripeto. Anche dal punto di vista sessuale, anche se trovo che hai delle bellissime tettone con le quali potrei divertirmi un mondo, non ho altra attrattiva nei tuoi confronti!”
“Mentre per Yoko sì!”
“Mentre per Yoko sì. Un tipo come lei, rientrando nei canoni di quel che per me risulta essere bello, sarebbe in ogni caso una ottima preda per me. Ciò non vuole assolutamente dire che lei è migliore di te!”
“Però più bella sì!”
“Sì, per me è più bella. Per qualcun altro, magari tu sei più attraente. Potresti incontrare da un momento all’altro un ragazzo che si innamori di te, della tua bellezza, di quel che sei. Perché devi perdere tempo dietro a me? Perché devi avvilirti inseguendomi invano?”
Ci acquietammo. Ovvero evitammo di parlare ancora di questi argomenti.
Ancora altre volte ci andammo a bagnare quel giorno. Tutto sommato, tranne per alcuni momenti di discussione, ci divertimmo quel giorno. Ed anzi devo dire che anche quei momenti di discussione furono utili a mettere finalmente in chiaro, in tutta sincerità, in tutta onestà, quelli che erano i nostri sentimenti reciproci in quel momento e nel futuro.
Prima di andare via salutammo Yoko. Un bacio veloce sulle guance e via: tornammo alla nostra auto prima ed a casa nostra dopo.

CONTINUA . . .
 
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Bel racconto!! Certo sarei curioso di vedere queste due bellezze cioè yoko e manuela....con i giusti oscuramenti certamente......però da come hai descritto manuela mi chiedo in fondo come hai resistito a quelle "bellissime tettone" (cit.) XD
 

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