Esperienza reale Con amore di madre

pollicino1

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Lazio
1. Prologo.

Questa storia, reale ed ispirata ad una confidenza che mi venne fatta tempo fa, ebbe come protagonista una famiglia italiana come tante altre: un padre, una madre e un figlio unico, che forse proprio per questo suo “status” si trovò a dover sostenere una situazione affettiva molto difficile.

Innanzitutto, il padre… Giovanni – così si chiamava – era un uomo che per lavoro passava molte ore fuori casa, e di conseguenza poi il suo tempo libero lo trascorreva prevalentemente a svagarsi al bar del quartiere.
La madre Maria, invece, era una donna sulla cinquantina, alta pressappoco 1 metro e settanta per 55 kg, con degli occhi marroni che testimoniavano una gran voglia di vivere repressa dal consorte, e capelli ricci castano scuro che incantavano gli uomini.
Per questo Giovanni l’aveva fatta sua, e pure per un gran bel sorriso che stregava…
Esteticamente, poi, si teneva molto ben curata e ordinata, e si conservava bella tonica poiché in gioventù era stata una atleta dilettante.
Inoltre, metteva in mostra – senza ostentare nulla – una bella terza misura di seno, dei fianchi stretti e un torace ben formato, con un culo sodo, cosce tornite, due polpacci volitivi e per finire delle caviglie snelle.
Insomma, non era quella che si dice una donna da far perdere la testa, ma certamente era una femmina dal fare sensuale...
Infine, ecco il figlio Alberto: un ragazzone di 21 anni, alto 1 metro e 85 per 60 kg, moro e con capelli corti, molto magro e abbastanza peloso. Caratterialmente, era un tipo cortese e molto educato, ma con l’unico lacuna di non tenere molto alla cura del proprio aspetto.

Per completezza d’informazione, diciamo che la cornice delle vicende che adesso andrò a narrare è la casa paterna in cui i tre vivono, apparentemente in armonia ma che accoglie silenziosamente quegli sfoghi, quei turbamenti e quei dubbi che – soprattutto madre e figlio, nel nascondimento – dovranno affrontare e risolvere...

Ma prima di iniziare a raccontare lo svolgersi degli eventi, facciamo un piccolo excursus su un passato recente alquanto significativo…
Ebbene, ai tempi in cui tutto ebbe inizio, Alberto era un ragazzo molto chiuso, direi quasi asociale (in senso buono), che si vergognava del suo fisico così allampanato e magro, anche perchè gli altri ragazzi della sua età – e soprattutto, in un passato non lontano i suoi compagni di scuola – avevano preso a soprannominarlo "pennellone".
Questa condizione, non contribuiva certo a rasserenare il suo animo, e per di più le poche amiche sincere che aveva erano appunto semplicemente tali, nessuna che si era mai trasformata in una passioncella sentimentale, nessun amore; non solo, ma anzi quelle poche ragazze per cui lui spasimava in gran segreto non lo consideravano proprio, e anch’esse lo prendevano in giro per la sua altezza esagerata.
Certo, lui (come detto) non faceva nulla per rendersi appetibile dall'altro sesso, così peloso com'era da sembrare quasi un orso, e non solo per il carattere.
Insomma, per Alberto quello che stava vivendo da lungo tempo era un periodo veramente molto triste...

2. La “buona samaritana”.

Preso in questo vortice di fallimenti, una domenica mattina il ragazzo non ce la fece più a reggere il peso della solitudine e forse anche di se stesso.
Improvvisamente, come spesso accade in questi casi, una crisi di nervi lo travolse inaspettatamente mentre era ancora a letto a meditare (come faceva ogni giorno, senza mai arrivare a una soluzione), e lo precipitò in un pianto isterico senza fine.
Si sentì davvero solo nella vita, con il padre che lo considerava un fallito e la madre che vedeva sottomessa all’uomo e incapace di reagire; gli sembrò che a nessuno interessasse di lui, e non si capacitò del perché gli fossero negate tutte quelle cose che i giovani della sua età avevano cominciato a conoscere già da molto tempo.
Da solo, in quel letto e in quella stanza che gli sembrarono smisurati, non riusciva a venire a capo delle sue difficoltà.

Ma, fu proprio mentre si dibatteva disperato in tali ragionamenti, che la madre – passando casualmente dinanzi alla sua porta – udì le sue implicite richieste d'aiuto.
Entrò nella sua stanza... Si accostò senza indugio al letto del figliolo, e si sedette accanto a lui...
Poi, a bassa voce, quasi timorosa che qualcuno potesse origliare, gli chiese:
- "Alberto, che succede? Non ti senti bene?".
Ma il ragazzo taceva, con gli occhi annebbiati dalle lacrime che provò ad asciugarsi con una manica della giacca del pigiama.
Allora Maria tornò a domandargli:
- "Non mi vuoi dire cosa succede? Guarda che parlare ti farebbe bene... Possiamo vedere di risolvere insieme qualsiasi problema...".
Il giovane, però, sprofondato nel cuscino che aveva intriso del suo pianto, continuava ostinato nel suo dolente mutismo.
Poi, tutto d'un tratto, sembrò finalmente scuotersi:
- "Non riesco a trovare una persona che mi voglia accettare così come sono, e a 21 anni non ho ancora una ragazza... Non saprei nemmeno da dove cominciare!", disse Alberto guardando supplichevole negli occhi sua madre…

Alla donna, in quel momento, fu come se cadessero una sorta di squame da davanti lo sguardo del cuore, e prese consapevolezza di quanto il figlio fosse davvero in difficoltà.
E, proprio in quel preciso istante, decise di aiutarlo… In fondo, lei era una donna...

3. Madre o concubina?

Maria, era una donna cattolica praticante, una “donna di chiesa” come la definiva ironicamente il marito, ma di fronte al figlio in preda a quella crisi di pianto non ci pensò su due volte, e – ascoltando il suo cuore e il suo sangue – trovò il coraggio di fare ciò che la religione e l’educazione ricevuta le avrebbero vietato...
Si giurò che quel "sacrificio" così dirompente che stava per compiere – e cioè trasformarsi da donna e madre in “femme fatale” – sarebbe durato solo per il periodo di tempo strettamente indispensabile...
Era consapevole delle responsabilità che il suo ruolo di madre esigeva e parallelamente del percorso senza ritorno che invece stava per intraprendere. Si sentiva impaurita, tremante e “peccatrice” allo stesso tempo, ma necessariamente determinata.
In quel momento Maria aveva addosso solo l'accappatoio e un paio di mutandine: niente reggiseno, niente ciabatte, niente trucco, poiché era appena uscita dalla doccia.
Tolse anche la fede matrimoniale, e se la mise nella tasca del soffice indumento di spugna, per essere ancor più (in quel frangente) totalmente del suo ragazzo, e – approfittando dell'assenza del marito –, con leggerezza ma soprattutto con un grande disagio, si alzò e lasciò scivolare a terra il candido capo che ricopriva sommariamente il suo corpo…
Respirava con affanno, con il cuore che le batteva a mille, e il suo seno nudo – una terza abbondante – ondeggiava con eleganza.

Alberto, notò subito alcuni dettagli che gli sarebbero rimasti impressi per sempre: le areole, grandi nella media, erano estremamente pigmentate, mentre i capezzoli apparirono introflessi, rosati, duri e grossi...
La donna si tastò le tette che scendevano – allargandosi – in maniera dolce sul petto, e si domandò, dentro di se:
- "Chissà se gli piacciono come a suo padre...".
Poi il ragazzo abbassò lo sguardo lungo i fianchi, e ancora più giù, e vide – da sotto lo slip – un pube gonfio, che faceva risaltare ancora di più il folto e abbondante pelo.
Infine, si massaggiò le cosce, girando poi dietro sulle natiche, e prima di lasciarsi andare tra le mani della sua prole, si disse, nuovamente:
- "Non sarò più la stessa di quando Giovanni mi ha posseduta per la prima volta, ma lo faccio per mio figlio… mi sarà sicuramente perdonato questo peccato...".

Il giovane, dal canto suo, indossava il pigiama... Lentamente lei si sedette di nuovo accanto a lui e le parve che i loro due respiri andassero all'unisono...
Era già su di giri, mentre Alberto – solo pochi istanti prima – tutto si sarebbe aspettato tranne che vedere sua madre lì accanto a lui, in quello stato. Piagnucolando, e con un braccio che la cingeva da dietro appena sopra il fondoschiena mentre la guancia destra era appoggiata alla sua pancia – le disse:
- "Mamma... Ma cosa fai? Sapessi quante volte ti ho sognata proprio così, ma credo che non possiamo... È proibito, siamo madre e figlio, chissà che direbbe mio padre!".
Il ragazzo, era ammaliato dal corpo senza veli della donna che lo aveva generato. La quale, perentoria, gli ordinò:
- "Spogliati!".
Ma Alberto le rispose:
- "Lo sai che mi vergogno... Sembro un orso, uno stecchino, sono brutto... Tu, invece, sei bellissima...".
Non fece in tempo a terminare la frase che la donna gli si avvicinò e prese a sbottonargli, da sopra a sotto, la camicia della veste da notte. Dopo di che, in un solo colpo gli tirò via anche i pantaloni e gli slip.
Davanti ai suoi occhi, a pochi centimetri dal suo viso, in mezzo a una palla di peli, ecco che guizzò fuori il pisello, dritto e compatto dall'eccitazione che la vista delle intimità di lei gli aveva provocato.
Come colta da un’improvvisa forza misteriosa, si avvicinò a quel membro, lo scappucciò e lo baciò teneramente sfiorandolo appena con le labbra.
Infine si alzò, prese entrambe le mani del ragazzo, gliele baciò e in quell'atmosfera surreale gli mormorò all’orecchio:
- "Sai, dovevano essere proprio come noi nel paradiso terrestre... E non si vergognavano!".
Si sorrisero, ma poi Maria entrò nel suo ruolo di "insegnante", allargò le braccia in croce e continuò:
- "Ecco... Ti presento la femmina... Beh, che mi dici? Ti piace? Ne troverai con tette anche più grandi e con la patata pelata, ma tuo padre è un patito del pelo selvaggio... Perciò, ti dovrai adattare, bambino mio...".
Alberto rimase a bocca aperta dalla meraviglia, e preso ancora da un residuo di timidezza tornò a coprirsi istintivamente il basso ventre, mettendovi sopra le mani a coppa, e rispose alla genitrice:
- "Mamma, sei una favola... Papà è stato proprio fortunato!".
E non smetteva di guardarla...
Maria, allora, per scuoterlo, alzò un poco il tono della voce:
- "Guarda che puoi toccarmi... Devi imparare come farlo nel migliore dei modi, ma ci sarà tempo anche per questo...".

4. La grande lezione dei sensi.

Alberto, si fece coraggio, e per prima cosa mise le mani sulle tette di sua madre… Le “coccolò”, fissandole con la bocca aperta e gli occhi sgranati, e – nonostante la sua inesperienza – notò qualcosa di veramente curioso che non aveva mai visto, neanche sulle riviste patinate di genere.
Maria, attese che il figliolo giungesse sui capezzoli per iniziare la “lezione”:
- “Vedi, caro, i capezzoli della mamma? Non siamo in molte ad averli così, io ci sono nata; ma non ti preoccupare, funzionano benissimo… Nell’intimità, è un pò frustrante, per certi versi un fastidio, ma è anche qualcosa di originale…”.
Gli prese la mano e glieli fece toccare… Poi, gli chiarì che però fuoriuscivano, bastava stimolarli adeguatamente, e il fastidio che si provava in quel momento era uguale al piacere sessuale allo stato puro…
Infine, lo incitò ad avere più coraggio:
- “Alberto, adesso tocca a te… è il tuo momento! Vediamo se hai capito come devi fare…”.
Prese pollice e indice della mano destra del ragazzo, e cominciò a farsi stimolare dall’areola in su.
Piano piano, il figlio sentì compiersi una specie di “miracolo”, il capezzolo iniziava a prendere vita, ad emergere dalle carni della donna… Si ergeva come il periscopio di un sommergibile, assumendo le dimensioni di un piccolo mozzicone di sigaretta…

Si vedeva chiaramente come la donna stesse prendendo tempo, ed esitava a concedersi al suo ragazzo, benché sapesse quale fosse l’ineludibile passo che aveva scelto di compiere.
Già così l’odore acre dei suoi umori era talmente forte che lo si percepiva nettamente anche da sopra gli slip, inzuppati ormai inesorabilmente da una chiazza biancastra.
Inizialmente, però, Alberto – da neofita del sesso – non riuscì a comprendere la provenienza di quell’odore così disgustoso ed eccitante al tempo stesso; fiutò come un segugio tutto il corpo della madre, e più si avvicinava alle sue cosce e più quell’effluvio cresceva di intensità.

Non c’era dubbio, la “fonte” non poteva essere lontana… Ormai il giovane si stava lasciando andare, e la mamma non lo trattenne… Le scostò trepidante lateralmente le mutandine, e annusò a pieni polmoni quella vagina già bella schiusa come una vongola e bagnata come dopo un temporale.

Maria si sentì sempre più agitata, perché sapeva che il momento clou era vicino...
E mentre lui stava ancora annusando quel "profumo" che cominciava a diventargli familiare, lei si tirò bruscamente indietro, si sfilò gli slip, e si stese placidamente sul letto aprendo le gambe in maniera quasi scandalosa.
Poi, con il dito indice della mano destra, gli fece cenno di avvicinarsi.
Alberto era di nuovo esitante, e così lei dovette vincere la sua resistenza prendendolo per un braccio fino a farselo accucciare tra le cosce, a meno di un palmo dalla fica.
Gli disse:
- "Leccala... Ho capito che ti fa un pò schifo... Ma queste secrezioni racchiudono tutta la chimica che fa eccitare tantissimo voi maschi...".
E Alberto – anche se ancora con poca convinzione – obbedì, e più leccava e più la sua erezione si faceva davvero importante e duratura...
Aveva assaggiato per la prima volta il sapore della patata, e il disgusto si era tramutato come per magia in desiderio irrefrenabile.
Timidamente, si era accostato alle cosce della madre e le aveva separato le corpose grandi labbra. Dentro, il rosa acceso delle piccole labbra non molto esposte faceva da contrasto con il nero intenso della pelliccia che le nascondeva il monte di venere.
Il giovane abbassò la testa e poggiò delicatamente le labbra sul clitoride eretto della genitrice, la quale ad ogni colpo di lingua che seguì sussultò di piacere, con il respiro che si fece sempre più affannato.
Maria godeva come una puttanella in calore, e quel respiro ansimante si tramutò ben presto in gemiti di piacere...

Intanto, Alberto era "vittima" di un'erezione mai provata prima, nemmeno al culmine delle memorabili masturbazioni che da un pò di tempo si "regalava" sempre più spesso, come surrogato di quelle scopate che avrebbe voluto concedersi con quelle sue amiche che invece lo snobbavano, o – diciamo la verità – anche con sua madre stessa.
Ebbene, ora tutto si avverava… Si sollevò dal suo "fiero pasto", ed incontrò lo sguardo della mamma, ed entrambi capirono teneramente che “dovevano farlo”...
Maria, si senti come la vittima sacrificale: impugnò tremante – per la “mostruosità” di quello che stava facendo – l'asta (dura come il marmo) del ragazzo, e con un filo di voce rotta dall'emozione gli ricordò:
- "Alberto, io non avrei mai voluto arrivare a tutto questo... Lo faccio solo per te, con amore di madre...".
Il giovane non rispose nulla, ma aveva gli occhi lucidi dalla commozione, e la donna – con un profondo respiro – cominciò a guidare il glande nel “viaggio” verso la sua vagina.
Poi, si aggrappò alle natiche del figlio e si fece entrare tutti i suoi 15 centimetri eretti nella calda tana, bagnatissima e accogliente.
Incoraggiato da questo gesto, anche Alberto spinse fino in fondo, sorprendendosi che una vagina potesse letteralmente "allagarsi".
Vide e sentì il ventre materno contrarsi paurosamente con spasmi violentissimi. Si spaventò, era la prima volta, e non seppe come comportarsi... Così, si fermò bruscamente nelle sue viscere e le domandò:
- "Mamma, va tutto bene?".
E lei di rimando, con una placida serenità che il ragazzo non le aveva mai vista prima:
- "Si, va tutto benissimo... Non potrebbe andare meglio... Ma mi raccomando, quando stai per godere avvertimi un po’ prima...".
Allora il giovanotto prese a pomparla, ma – a causa dell'inesperienza – durò veramente poco...
Si sfilò giusto in tempo per straripare su quel magnifico vello nero che era sempre stato il suo sogno…
Finalmente, era diventato sessualmente un vero maschio!

Alberto era venuto con una donna vera, ma Maria?
Maria, forse per la tensione di non fare sbagli, era rimasta "a bocca asciutta", e così ne approfittò per dare un'altra lezione al figlio.
Lo guardò mentre lui si stava accasciando come una bambola di pezza, e gli fece:
- "Come prima volta direi che non c'è male... Ma adesso tocca a te farmi godere...".
Disorientato, il ragazzo non aveva mai sentito che anche una donna potesse avere una parte attiva e "venire", perciò le chiese:
- "Mamma, scusa, ma lo sai che io sono un imbranato... Cosa devo fare??".
Con un sorriso e molta pazienza, Maria gli educò a masturbare una femmina facendo uso delle mani, e facendosi “penetrare” la sua caverna da uno, due, tre, fino a quattro dita contemporaneamente.
Ma soprattutto, quel giorno Alberto imparò a tormentare il “piccolo cazzo” che le donne hanno nascosto in sè, il quale infatti alla lunga reagì energicamente producendosi in una squirtata fenomenale che finì sul volto e in bocca all'inesperto giovane.

La donna era letteralmente sconvolta, ma ebbe la forza di interrogare il suo diligente "allievo":
- "Hai aspettato 21 anni, ma adesso sai come si fa... Ma dimmi, ti è piaciuto?".
E Alberto, raggiante:
- "Oh, mamma… Certo... In futuro spero proprio di trovare una donna eccezionale come te...".

Era quasi l'ora di pranzo quando Maria, a testa bassa dall’imbarazzo, prese il suo accappatoio e lentamente, senza dire una parola, si alzò da quel letto che era diventato quasi un’aula scolastica e lasciò Alberto, solo nella sua stanza, a meditare sull’accaduto...

5. Il primo pompino non si scorda mai.

Maria, come detto, non era più giovanissima e prestante come anni addietro. Ciononostante, dovette abituarsi a far convivere la sua missione di “educare” il figlio – che ormai, dopo svariate sedute, stava apprendendo e mettendo in pratica con lei l’arte amatoria – con i sacrosanti doveri coniugali nei confronti del marito Giovanni, sottoponendo il suo fisico a uno stress incredibile.
Il che significava che, dopo due o tre ore di sesso sempre più intenso con quel ragazzo nel fiore degli anni, doveva soggiacere alle voglie improvvise di suo padre, il quale non voleva sentir ragioni se per caso lei si azzardava ad accennare scuse di (ovvio) affaticamento che non poteva certo meglio spiegare.

La poverina, oltretutto, era da sempre stata costretta a subire pesanti umiliazioni da quell’uomo che nemmeno lei sapeva spiegarsi bene perché lo avesse sposato.
Lui, si comportava a casa come fosse un signorotto, il suo padrone, e lei la sua suddita senza possibilità di ribellione; era insensibile e volgare con lei, e si vantava spudoratamente con gli amici – anche in sua presenza – di essere stato l’uomo che l’aveva sverginata, benché poi non fosse un granchè a letto e – dopo che lui aveva goduto – non si preoccupava se lei raggiungeva l’orgasmo.
Non mancava occasione per metterla in difficoltà davanti a tutti, la tradiva, ma guai se lei (per caso) avesse fatto lo stesso: per lui era inconcepibile, lui era il maschio dominante, e a lei in famiglia avevano insegnato a rispettarlo…
Quel marito, la offendeva anche per quel suo modo di stare sempre in disparte, indicandole ad ogni occasione come si comportavano invece quelle ochette delle mogli dei suoi amici.
Nonostante lei avesse un fisico ed una cultura al di sopra di quelle donne, Maria doveva però essere sempre pronta a soddisfarlo con interminabili rapporti orali…
Ed è in un simile contesto che quella che potremmo chiamare l’offerta formativa di Alberto andò avanti, forse anche come elemento di rivalsa di madre e figlio da quell’inferno familiare.

Ebbene, erano trascorsi alcuni giorni dal felice esordio da “insegnante” – anche perché il marito era rimasto in casa a braccarla senza pietà e senza darle libertà di movimento – che Maria si sentì in colpa verso suo figlio.
L’aveva preso che era disperato, e ora? Sedotto e abbandonato, si direbbe…
Il ragazzo, per la verità, se ne stava tranquillo e non cercava alcun tipo di approccio “pericoloso” con il padre tra i piedi, ma finalmente un giorno Giovanni le comunicò freddamente che sarebbe stato fuori città per una settimana…
La donna, pur non volendo tradirlo, non aspettava altro, e subito andò nella stanza di Alberto, che stava studiando ma che da un po’ aveva ripreso quell’aria malinconica di prima che la madre gli facesse conoscere certi piaceri.
Era intento a consultare delle pagine porno sul suo pc, e non si era avveduto che lei gli era dietro.
Maria, gli mise affettuosamente una mano sulla spalla e gli mormorò all’orecchio:
- “Poveri noi… Quanto tempo abbiamo dovuto aspettare e soffrire… Ma adesso è tutto passato, e riprenderemo le nostre lezioni… Hai ragione a cercarti delle alternative… Scusami, non volevo, ma come sai tuo padre è diventato così intrattabile negli ultimi tempi… Ho paura che sospetti qualcosa… O magari è solo una mia sciocca sensazione… Comunque, vediamo cosa possiamo per non perdere questo tempo prezioso…”.
Mentre parlava in quel modo, diede un’occhiata a ciò che il giovane stava guardando sullo schermo, e vide che era sedotto da immagini e video di sesso orale…
Si trovò a sospirare, sconsolata, tra se e se:
- “Anche tu, figlio mio! Ma allora è proprio un vizio di famiglia!”.
Ad ogni modo, non si perse d’animo, e andò tranquillamente a sedersi sul ciglio del letto di Alberto.
Era vestita con uno di quei camicioni castigati che il marito la obbligava ad indossare (una sorta di “burka” più evoluto), lungo fino a poco sopra la caviglia e con dei bottoni che lo chiudevano sul davanti…
Con calma, ne sbottonò uno alla volta, rimanendo con un reggiseno nero di pizzo, trasparente, e un perizoma della stessa tinta.
Saputo infatti che il marito sarebbe partito, era corsa ad acquistare quei capi in previsione di quell’incontro con Alberto, sentendosi un pò in imbarazzo dinanzi alla commessa del negozio durante la prova, poiché non aveva mai avuto una biancheria intima tanto audace.
Senza badare più a cosa stesse facendo il ragazzo, si tolse con trepidazione (le risultava sempre assai difficile spogliarsi e concedersi al figlio, anche dopo quei primi momenti di intimità assoluta) il reggiseno e rimase in topless.
Solo allora il giovane – a cui era piaciuto assistere silenziosamente, con la coda dell’occhio, a quello striptease che la madre aveva inscenato tutto per lui – si voltò verso la donna, le sorrise e poi le corse incontro ad abbracciarla:
- “Non mi stancherò mai di dirtelo, sei la cosa più bella della mia vita! Finalmente siamo di nuovo soli…”, le disse baciandole con rispetto il seno.
Si tolse la maglietta e poi i pantaloni, e quando stava per mettere le mani sui bellissimi fianchi di Maria per sfilarle il perizoma, lei si fece da parte.
Stupito, Alberto le chiese con lo sguardo spiegazioni di quel gesto, e subito la donna, con occhi terribilmente tristi, gli rispose:
- “Oggi avrai per amore ciò che tuo padre si prende sempre con forza e prepotenza… Lo avrai da me, tua madre, caro, perché così potrai capire cosa può darti una donna oltre alla sua parte più intima!”.

Gli abbassò le mutande, e lasciò che il suo pisello si adagiasse flaccido su quel mantello peloso che anche lui aveva tra le gambe.
Sulle prime, riaffiorò quell’imbarazzo che lo aveva attanagliato per tanto tempo, ma la genitrice non gli diede neanche modo di coprirsi le “vergogne” che glielo prese tra le mani.
Poi gli disse:
- “Hai capito, adesso?”.
Ma Alberto rimase ancor più sconcertato, e lasciò fare…
Allora Maria, accolse nella sua destra lo scroto del figlio, cominciò a stimolarlo palpeggiando con cautela i testicoli in esso contenuti, e si chinò a leccare tutta la superficie, irrorandola della sua saliva, fino a ricevere nella bocca tutto quel ben di dio.
Prese a “masticare”, una per volta, le palle, succhiandole con delicatezza e decisione, per poi ingerirle entrambe in un colpo solo…
Poi, sollevò lo sguardo e i suoi occhi andarono ad incontrare quelli di Alberto, il quale era in uno stato di compiacimento assoluto, in balia di ogni azione della donna.
Doveva porre la massima attenzione in quei gesti, poiché il ragazzo non era ancora in grado di controllare totalmente le sue emozioni, e quindi le uscì dalla bocca e riprese a solleticarle lentamente con la mano.
Nel frattempo, con la sinistra, risalì tutta l’asta fino a raggiungere la cappella già scoperta a causa del prepuzio molto corto che Alberto aveva sempre avuto.
Tirò giù tutta la pelle fino alla base del pene, provocando al giovane un leggero fastidio – dovuto al suo frenulo anch’esso estremamente corto – che rischiò di indurgli una eiaculazione precoce, anche perché ormai quel cazzo – sotto l'azione delle sue mani – era turgido e pulsante.
Poi, prese la cappella e gliela accarezzò, mettendosi a pompare con regolarità, ad un ritmo costante, e saltuariamente aumentava la velocità per poi tornare alla solita frequenza.
Sembrava più un tormento che un piacere, ma Alberto dovette convenire che quell'azione lo stava facendo impazzire...
Certo l'educazione religiosa che Maria aveva ricevuto da ragazza non le aveva permesso di acquisire tanta esperienza in quel genere di rapporto, né la vita coniugale con Giovanni, che non era estremamente dotato e che si "accontentava" di sborrare frettolosamente tra le sue mani senza tante pretese.
Però, la donna stava dimostrando con il figlio quanto potesse fare il più grande sentimento del mondo: l'amore...
Vi si stava dedicando non come una puttana, ma come una donna la cui sola ragione di vita era quella di dare tutta sé stessa a quel maschio.
Rapporto dopo rapporto si stava facendo sempre più consapevole del fatto che quello era un vero incesto, ma i divieti della religione stavano via via lasciando il posto a una ferrea volontà di fare di quel ragazzo un vero uomo, e – se possibile – di prendersi ciò che le veniva negato da quel matrimonio "sbagliato"...

Maria, intanto, continuava instancabile la "lezione", poggiò le mani ben ferme sulle cosce di Alberto, e con la lingua iniziò a leccare il glande, soprattutto la punta intorno al buchino.
Sempre con la lingua, scese lungo l'asta fino ad arrivare di nuovo giù a leccare e succhiare le palle.
Sembrava esitare a fare ciò che sia lei che il giovane desideravano da tempo, ma ecco che tornò veloce sulla cappella – ormai cresciuta al massimo delle sue capacità – e repentinamente se la infilò tutta in bocca.
La succhiò come fosse un ciuccio da lattanti, e nel mentre che l'aveva imprigionata tra le sue mascelle Alberto si trovò a domandarsi:
- "Chissà se anche il cazzo fa schifo come la fica...".
Il ragazzo non aveva mai goduto in quel modo, neanche durante la sua prima penetrazione della vagina...
Era felice, e Maria volle andare oltre: mosse il suo cavo orale in modo da potervi accogliere dentro quasi tutto quel giovane membro.
Con quel rotolo di carne vibrante in bocca, riprese a pompare avanti e indietro, e – visto che quella era la prima volta –Alberto non riuscì a trattenersi molto, e le sborrò lungamente dentro.
Nonostante fosse preparata e avesse già esperienza con suo marito, il sapore dello sperma all'inizio la disgustò un poco, ma comunque le venne normale di ingoiarlo tutto.
Proseguì ancora, ripulendo bene la cappella e gustandosi fino alle sue ultime gocce.
Infine, la donna si rialzò, e madre e figlio si abbracciarono e si baciarono...
Quando si separarono, lei gli chiese:
- "Ti è piaciuto?".
E lui:
- "Mamma, credo proprio che in tutta la mia vita non troverò mai una femmina brava come te... È stato bellissimo...".

6. Che la festa abbia inizio.

Ormai erano passati quasi sei mesi da quando Maria si era assunta la responsabilità di "istruire" suo figlio e renderlo un uomo a tutti gli effetti, per far sì che almeno lui non dovesse più subire umiliazioni dall’altro sesso. E, a vedere dai fatti, si dovette convenire che ci stava riuscendo alla grande...

Si erano "conosciuti" sempre più intimamente, molto più di quello che dovrebbe essere per un genitore e un figlio, e con il tempo lei – oltre a offrirgli tutto il suo corpo – l’aveva addestrato anche a muoversi dentro nella maniera giusta, per darle piacere, quel piacere che non aveva mai provato in tutta la sua vita, relegata a un mero ruolo di muto “servizio” a suo marito.
Anche lei, infatti, stava riscoprendo, grazie al suo ragazzo – amplesso dopo amplesso – la bellezza di avere degli orgasmi così profondi da togliere il fiato; la suggestione di essere toccata da mani d’uomo che le dessero i brividi e la mettessero al centro dell’attenzione, senza esserne schiacciata; e infine, l’unicità di quell’emozione che solo dall’incesto poteva derivare e che lei si era forzatamente negata…

Pertanto, un giorno che erano di nuovo soli in casa e che si stavano confidando – a letto, nudi – come due fidanzatini, Maria gli disse:
- Sai, Alberto, con tuo padre non avevo mai provato sensazioni così uniche, intense, come in questi mesi con te... Dopo che in quel primo momento, istintivamente, mi ero decisa ad essere io la tua insegnante, invece ho imparato a gestire il mio corpo, a prendermi i miei spazi, a spingermi oltre quei confini del piacere che non avevo mai valicato... Tu mi hai fatto capire che potevo pretendere di più da me stessa, e che anche Maria era da mettere al centro...".
Il ragazzo, non si era mai sentito rivelare una cosa del genere, e perciò rimase letteralmente mortificato: per colpa sua, sua madre aveva trasgredito ai principi in cui credeva da sempre e aveva tradito suo padre… Rimase colpito da quelle parole, e presa Maria dietro la nuca se la strinse teneramente al petto, come fosse lui il genitore. Poi, le sussurrò:
- “Oh, mamma!, sono così orgoglioso di te… Mi hai dato la vita, e poi me ne hai data una seconda: mi hai fatto uomo… Difficilmente potevi fare di più per me, ma io invece vorrei vederti felice, farei per te di tutto… Avresti meritato di meglio dalla vita, ma ti prometto che d’ora in poi mi prenderò cura io di te… Tu, hai il diritto di sentirti femmina oltre che donna, cosa c’è di male?”.

Da quel momento, Alberto e sua madre cominciarono a vivere un’esistenza “parallela”: anche in presenza del padre/marito sentivano di essere una vera coppia, si sostenevano a vicenda, e appena trovavano l’occasione giusta si gettavano l’uno nelle braccia dell’altra…

Così, giunse il momento che il figliolo, abbandonato ogni timore, le fece la proposta più estrema:
- “Mamma, c’è una cosa che non abbiamo mai fatto…”.
E lei, sorpresa:
- “Cosa, figlio mio? Se pensi a QUELLA cosa, davvero non posso… Lì sono ancora vergine, e non possiamo spingerci così oltre ogni morale…”.
Alberto capì subito che la donna l’aveva clamorosamente frainteso, e sorridendo senza avere il coraggio di guardarla negli occhi le rispose:
- “Sento che lo vorresti ma non puoi, ma non ti tormentare… Io intendevo altro… E’ troppo tempo che la nostra intimità si è cementata senza che ci sia stato uno scambio perfetto… Hai ricevuto da me, nella tua bocca, anche la scintilla della vita, ma non mi hai ancora permesso di sborrarti dentro…”.
Maria si sentì gelare il sangue… Già da tempo aveva pensato di “celebrare” con il suo rampollo un momento del genere, ma poi – riflettendo sulle possibili conseguenze – aveva definitivamente scacciato quel pensiero tanto “immorale”. Non era sì più una giovincella, ma era ancora pienamente fertile, e quindi il compimento di quell’idea sarebbe stato un pericolo troppo grande…
Perciò, disse ad Alberto:
- “Dammi il tempo di riflettere, amore di mamma… Non ti prometto niente di certo, ma vedremo… Tu capisci che mi chiedi davvero tanto, vero?”.

I giorni successivi furono un travaglio morale incredibile per lei… Erano mesi che tradiva il marito, ma nessuno ne sapeva né ne avrebbe mai saputo nulla… Era un segreto solo tra loro due.
- “Alberto è ancora alle prime armi… E se per caso mi mette incinta? A quel punto, verrebbe fuori tutto, altro che segreto! Giovanni mi ammazzerebbe, non tanto perché avrebbe un altro figlio che non è stato capace di darmi lui, ma perché il maschio di casa si sentirebbe messo in discussione… E Alberto? Non voglio nemmeno immaginarlo…”, riflettè la donna.
Ma alla fine trovò una soluzione che poteva accontentare tutti… Non voleva rinunciare assolutamente a quel “tarlo” che il giovane le aveva messo in testa, non voleva attendere la fine del suo ciclo, e ora – al solo pensiero – si stava già bagnando tutta…
Si sentì un’eccitazione fenomenale invadere tutto il suo corpo, se ne fregò della presenza di Giovanni che poteva ascoltare qualcosa, e chiamò il figlio bisbigliando:
- “Alberto, ho pensato alla tua richiesta, e credo che al punto in cui siamo non dobbiamo e non possiamo rinunciare… ma dovremo fare molta attenzione. Io, posso ancora rimanere incinta, capisci? Tuo padre farebbe un baccano che susciterebbe uno scandalo incredibile, e questo noi non lo vogliamo, giusto? Perciò, dobbiamo calcolare al dettaglio i miei giorni fertili e farlo quando ci sarà il minor rischio… Perché il rischio zero non ci sarà mai, lo sai… Beh, che te ne pare?”.
Il ragazzo era felicissimo, e sarebbe stato disposto a tutto pur di raggiungere l’obiettivo… Posò lievemente una mano sul ventre materno, ricoperto dalla solita tunica, e altrettanto sottovoce reagì:
- "Tutto quello che vorrai... Un figlio da te, che bello che sarebbe!, ma capisco che sarebbe solo un madornale errore... Però, se non posso fecondarti, almeno ti lascerò qualcosa di me dentro, a imperituro ricordo di questa bella pazzia... Allora, quando lo facciamo?".
Maria aveva la pelle d’oca, ma da donna matura volle fare le cose con calma, sia per non commettere imprudenze, e sia per non sciupare banalmente un momento tanto speciale.

Figlia del metodo Ogino-Knaus, quella femmina già in calore individuò il giorno in cui “consacrarsi” definitivamente ad Alberto: sarebbe accaduto il 24 Febbraio...
Glielo annunciò il giorno del suo compleanno, che cadeva una settimana prima, un giorno in cui suo padre – come al solito – si era dimenticato della ricorrenza.
Con una busta che gli fece trovare a tavola, sotto il piatto, lo baciò e gli disse:
- "Auguri, tesoro di mamma... Questo è il mio regalo per te, spero sia contento!".
Il giovane, si affrettò ad aprirla, curioso, e dentro vi trovò un foglio con su scritto quel numero con sotto la frase: "SARÒ TUA".
Immediatamente, Alberto comprese il significato di quelle parole, si alzò e la trattenne a sé con passione... Poi, prendendole il viso tra le sue mani, emozionatissimo, seppe solo dichiararle:
- "E come potrei non esserlo? Lo aspettavo da tanto, e ora si avvera quel desiderio... Grazie, mamma!".

I due, vissero quella settimana con profonda trepidazione, e impegnando ogni istante a preparare quell'incontro nel miglior modo possibile... Nulla sarebbe dovuto andare storto, era la loro rivincita su un uomo crudele e insensibile!

E così, giunse finalmente la mattina di quel 24 febbraio.
Madre e figlio non avevano chiuso occhio per tutta la notte, e alle prime luci dell'alba, quando udirono Giovanni chiudere la porta, saltarono giù dal letto...
La donna, sembrava una ragazzina al primo appuntamento, luminosa e impaziente. Avrebbe voluto portare il suo ragazzo in un posto bellissimo, ma poi pensò che fosse più esaltante che tutto si sublimasse là dove era iniziato: la sua stanza.
La sera prima, lo aveva anche pregato di farsi trovare con la sola luce fioca dell’abat-jour e le finestre chiuse…

Maria indossò un vestito blu, fasciante sui fianchi e leggermente trasparente, senza bretelle e che lasciava completamente scoperte le spalle, lungo – si fa per dire – fino a mezza coscia e che si chiudeva, sovrapponendo i due lati, con una sottile cintura dello stesso tessuto.
Sotto aveva messo delle calze autoreggenti bianche, anch'esse trasparenti, con un bel "tacco 12" dello stesso colore dell'abito.
Aveva deciso di stupire il suo ragazzo, e quella mattina ci riuscì...

Palpitava dall'emozione quando aprì la porta della stanza di Alberto, e fermandosi sull'uscio vide che aveva fatto tutto come lei gli aveva chiesto.
Con la luce che proveniva dal corridoio, il giovane – vestito con un pantalone nero e una camicia bianca molto elegante sopra la quale aveva messo la giacca, e un mocassino in tono con i pantaloni –, fermo in piedi e con le mani sui fianchi, vide la silhouette della genitrice e per poco non gli prese un colpo: era chiaro che Maria – contrariamente alle sue abitudini pudiche – non aveva messo nulla di biancheria intima!
Esitante, fece due passi avanti e chiuse la porta dietro di sé, mentre il figlio avanzò contemporaneamente verso di lei prendendole la mano.
Era palpabile l'emozione di entrambi che, sebbene non avessero più segreti l'uno per l'altra, stavano per compiere un passo da giganti verso l'ignoto.
Adesso, nella semioscurità, erano poco più che delle ombre, e la donna – con un gesto leggero – slacciò la cintura dell'abito e lo lasciò cadere a terra facendolo scivolare lungo le braccia.
Da quella visuale, il buio nella stanza contrastava splendidamente con il bianco candore della pelle di Maria, adornato dal suo ciuffo nero e incolto tra le gambe...
Alberto, a quella visione, non riuscì a trattenersi e le gridò:
- "Mamma, come sei bella! Potevi venire già nuda… Quello sarebbe stato il tuo vestito migliore!".
Poi, si voltò verso la sua scrivania dove campeggiava lo stereo e – visto che erano soli in casa – avviò una avvincente musica di sottofondo.
La donna, ad ogni modo, si sentì un pò imbarazzata, così svestita di fronte al ragazzo ancora completamente in abiti... Ma Alberto fu lesto a seguirla: tolse con classe ogni indumento ed accolse colei che ormai era la sua compagna sul suo talamo.
Stesi l'uno accanto all'altra, cominciarono una lunghissima serie di preliminari; le mani, impazzite, volteggiavano con perizia a trasmettere emozioni, e a scaldare quell'atmosfera già satura di odori forti e penetranti che esalavano dai loro corpi sudati.
Non era più il momento di tergiversare, e allora Maria si dispose nella posizione del missionario, quella a lei più consona e a cui era stata abituata da sempre...
Alberto, ormai un provetto amante, si chinò per praticarle un cunnilingus da farle quasi scoppiare il cuore in petto dal godimento, e quando la vagina si palesò tutta allagata, le appoggiò la sua verga fremente dal desiderio e la penetrò con sicurezza.
Quella femmina, ormai non era più madre, ma solo una donna che attendeva di essere soddisfatta a pieno da un vero maschio.
Il giovane stava scendendo e risalendo in quella sacca così capiente che lo accoglieva, calda e vogliosa, e che lo aveva già accolto – tanti anni prima – per nove mesi.
A un certo punto, inaspettatamente, Maria mise una mano sul petto del figlio come a volerlo tenere a distanza... E, con il fiato grosso e gli occhi che guardavano da un'altra parte per quel mai sopito senso di vergogna di ciò che stava per dire, parlò:
- "Figlio mio, aspetta, voglio spiegarti una cosa... Ti sarai accorto che ogni volta sei entrato comodamente nella mia vagina... Beh... Ehm... Voglio che tu sappia un'altra cosa... Non dipende solo dall'uso che se ne fa, ma è una cosa congenita... Alcune sono più elastiche, altre più cedevoli... Oltre a tuo padre, quelle rare volte che lo ha fatto, solo tu ci sei entrato...".
Il ragazzo non si aspettava una" lezione" di quel genere, e così con dolcezza le replicò:
- "Mamma, lo so, ma tu non mi devi spiegare niente... Non ho mai pensato che...".
Ma non riuscì a finire la frase che lei lo rintuzzò:
- "Ok, ma adesso finiamo il lavoro percui siamo qui...".
Alberto riprese allora a pompare, sempre più velocemente... La cappella si era gonfiata, e ad ogni affondo era un tremendo colpo sull'utero della donna.
Stavolta, stava mostrando di avere una resistenza da vero stallone... Almeno 10 minuti di "percosse" nel ventre materno...
Quando sentì approssimarsi il momento fatidico, la guardò negli occhi e le disse:
- "Maria, sto per godere...".
Era la prima volta che chiamava per nome sua madre, forse perché si sentiva davvero una cosa sola con lei.
La quale, con un'espressione colma di serena attesa, lo pregò:
- "Forza, sborra!!! Non ce la faccio più...".
Non ci fu bisogno di altre parole, che Alberto riverso dentro la madre una quantità impressionante del suo seme bollente.
Non si fermava più, forse perché insieme allo sperma stava scaricando tutta la tensione e tutte le frustrazioni accumulate in quegli anni...
La vagina di Maria, pur capiente, a un certo punto iniziò a traboccare, "rigurgitando" fuori tutta l'eccedenza, che andò ad imbrattare i peli di quelle due creature, suggellandone definitivamente l’unione fisica e mentale.

Esausti, si abbandonarono in quello stato, mentre fuori scendevano le tenebre della sera...

11. Epilogo.

Alberto era ormai un uomo fatto. A 21 anni, finalmente, si ritrovò ad avere un rapporto assiduo, solido, vero, con una donna vera: sua madre.
Un rapporto completo e soddisfacente, che fece sì che lui la chiamasse stabilmente Maria e lei Alberto.
I loro corpi si conoscevano ormai alla perfezione, così come ognuno di loro conosceva preferenze e tempi dell'altro.
Dal momento della prima venuta dentro, la coppia clandestina non usò più tante precauzioni, se non quella di osservare attentamente i tempi di ovulazione di lei, per evitare drammatici inconvenienti: era impensabile, infatti, l'ipotesi di mettere al mondo – per sbaglio – un "figlio-fratello", che non sarebbe stato accettato dalla comunità e tantomeno dalla famiglia…

D'altro canto, l'uomo di casa non venne mai a conoscenza della nuova coppia che era nata sotto il suo tetto, forse perché non era all’altezza di immaginare una cosa tanto enorme, o anche perché i due seppero muoversi tanto bene da non farsi scoprire...

Per la verità, qualche frecciatina sporadicamente gli amici cominciarono a lanciargliela, vedendo Maria rifiorire giorno dopo giorno, ma Giovanni li lasciò parlare, sicuro e tronfio della sua indiscutibile virilità.
Così come anche una amica di Maria intuì qualcosa, ma non ne ebbe mai la conferma decisiva.
In realtà, lei stava rinascendo, migliorava il suo aspetto fisico di settimana in settimana, si curava sempre più, "coltivando" quel bel boschetto, tenendolo ordinato, e togliendo quei pochi ma irsuti peli che le uscivano dalle areole.

Tutto ciò grazie a suo figlio, che le aveva fatto riscoprire la bellezza e la spontaneità del sesso, quello vero, appagante... non quello che aveva subito per decenni.
Alberto non lo fece mai, ma se per caso le avesse chiesto di lasciare il marito per andarsene via di casa a vivere insieme a lui, sicuramente lei lo avrebbe accontentato...

FINE.
 

bigchapel

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Complimenti veramente per la capacità di scrivere che metti in mostra.
I fatti che narri mi auguro che per entrambi gli interpreti si possano essere risolti positivamente. Penso non siano situazioni facili da gestire. Per nessuno.
 

Virchow1991

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Veramente un racconto molto bello e scritto benissimo. Peccato solo che la madre è cosi attenta e coscienziosa e si fa venire dentro solo nei periodi sicuri, dopo tutto potrebbe tranquillamente far passare un eventuale gravidanza come conseguenza di uno dei rapporti con il marito. Anche se io conosco diverse donne tra cui mia madre e una mia colf che sono rimaste incinta con questo giochino (dicono loro) perche erano sempre state regolarissime poi un po per età un po per fattori di vita una volta hanno ovulato piu tardi e ci sono rimaste...
 
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pollicino1

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Veramente un racconto molto bello e scritto benissimo. Peccato solo che la madre è cosi attenta e coscienziosa e si fa venire dentro solo nei periodi sicuri, dopo tutto potrebbe tranquillamente far passare un eventuale gravidanza come conseguenza di uno dei rapporti con il marito. Anche se io conosco diverse donne tra cui mia madre e una mia colf che sono rimaste incinta con questo giochino (dicono loro) perche erano sempre state regolarissime poi un po per età un po per fattori di vita una volta hanno ovulato piu tardi e ci sono rimaste...
Grazie, sono contento che ti sia piaciuto... Se vuoi, proponi tu una traccia su cui scrivere una storia ;)
 

Virchow1991

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Grazie, sono contento che ti sia piaciuto... Se vuoi, proponi tu una traccia su cui scrivere una storia ;)
Uhhhh tanti ce ne ho di tracce...
Le mie fantasie hanno come costante una donna di 44-47 anni cha ha gia figli grandi e che involontariamente rimane incinta e diventa una madre single o deve far credere al marito che il figlio sia suo. Mediamente mi piace il modello narrativo in terza persona con narratore esterno che analizza i fatti e che magari è il figlio 13enne della signora che la spia e racconta quello che vede.

Tracce riassuntive:

1) Donna ultra quarantenne cerca da anni di rimanere incinta del marito, nonostante cure e stimolazioni ovariche non ci riesce. Va al mare con il figlio e li per dimenticare i problemi si porta a casa il barista 50enne, muscoloso e molto virile e per passano la notte insieme, la prima volta gli fa indossare il preservativo ma poi abbassa la guardia e anche convinta di non poter procreare si fa venire dentro ed il mese dopo risulta incinta, il marito non ci casca e la lascia. L'anno dopo la neo mamma torna al mare e re-incontra il barista lo mette davanti alle sue responsabilità ma scopre che è uno che semina figlioli a giro da anni e risulta nulla tenente e vive in roulotte per cui capisce che non può ottenere nulla. Però una sera bella ubriaca finisce a scopare nel bagno del bar e poi in spiaggia con lo stesso barista stavolta è convinta di essere al sicuro perche fino al giorno prima stava allattando e non ha ri-avuto le mestruazioni dopo il parto per cui si fa scopare senza preservativo invece la botta ormonale per aver saltato l'allattamento e il forte orgasmo che le regala l'uomo gli inducono il rilascio di due ovuli che vengono prontamente fecondati dai vivaci spermatozoi del barista e due mesi dopo con le mestruazioni che non tornano e un certo malessere va dal ginecologo e li scopre che ci sono due embrioni nel suo utero.

2) Madre 45enne va al mare con il figlio 13enne senza marito, un amico del figlio (un po piu grande) la prende di mira, lei complice l'astinenza e la curiosità si chiude in cabina con lui, consapevole che l'emozione farebbe sborrare il ragazzo appena l'avesse penetrata prima gli fa un pompino, poi pochi minuti dopo lui torna in erezione e allora si fa scopare anche in questo caso lui viene quasi subito ma la donna è super frustranta per l'esperinza non appagante ma non si preoccupa delle conseguenze infatti lo sperma che le esce dalla vagina è scarso e liquido e pensa che alla sua età e in quel periodo del mese non possa essere un problema, invece lo sperma del ragazzo è molto fertile e dopo una settimana quando lei ovula avviene la fecondazione e si ritrova a dover crescere alla sua età un altro figlio non voluto.

3) Oppure donna delle pulizie madre di 5 figli, che fa da badante ad un anziano 70-75 anni il quale però e bello arzillo e paga un extra alla donna per scoparla o meglio farsi scopare, lei pensa di essere ormai in climaterio visto che il marito talvolta le ha sborrato dentro ma non è successo nulla e che il vecchio sia ormai sterile e si fa scopare senza protezione ma si sbaglia di grosso perche sia le sue ovaie che i testicoli del vecchio funzinano a dovere e dopo 3 mesi scopre di essere incinta, il figlio che la accompagna a lavoro la spia e scopre tutto.

4) ultima fantasia che si è sviluppata in questi giorni e di uan donna anche quarantenne sposata e sottomessa al marito 50enne bevitore e poco di buono che lavora come marinaio su un peschereccio e torna a casa un mese ogni 6, la coppia ha 4 figli di cui il piu grande di 11 che narra la vicenda, il marito se ne frega della situazione economica difficile e ogni volta che torna della battuta in mare si scopa la moglie selvaggiamente e lei rimane invariabilmente incinta e negli ultimi 5 anni ha dovuto abortire 7 volte per il bene della famiglia, infatti nonostante lei sia notevolmente sottopeso e denutrita (per consentire ai figli di mangiare un po di piu) ed il marito fumi e beva sono sono una coppia estremamente fertile. Dopo la premessa la narrazione si sviluppa con il padre che è appena tornato a casa e appena finita la cena si chiude in camera con la moglie la quale intima al figlio"grande" di badare ai fratelli, mentre dalla stanza da letto si sentono l'uomo il letto che cigola e la madre che si lamenta come se la picchiassero per cui va a spiare e vede la scena del padre che da dietro possiede la madre tenendola per i lunghi capelli e poi il proseguo delle 3 ore di scopata con il marito che per 3 volte sborra nella pancia della moglie (6 mesi di astinenza sono tanti), poi nei giorni a seguire assistera al padre che possiede in cucina o in bagno la madre per una settimana la scoperà 20 volte, per poi scomparire al bar e con gli amici, poi dopo un mese torna in mare e la mogliettina nonostante i tutti i tentativi di rimedi naturali rimane incinta per la 13ma volta e pensa a tutte quelle coppie magari giovani che spendono migliaia di euro per cure e fecondazione assistita e lei è non riesce a non non rimanere incinta nonostante tutta la situazione familiare, avrebbe voluto dare in adozione i suoi figli ma il marito mai permetterebbe che sangue del suo sangue venisse dato in adozione, ma questa volta non sa cosa decidere...

Ti lascio i link dei miei racconti preferiti del web, qualcuno rivisto e riscritto da me cosi ti fai un idea dei miei gusti e magari qualcosa ti piace anche e a te.

 

Bingo20

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1. Prologo.

Questa storia, reale ed ispirata ad una confidenza che mi venne fatta tempo fa, ebbe come protagonista una famiglia italiana come tante altre: un padre, una madre e un figlio unico, che forse proprio per questo suo “status” si trovò a dover sostenere una situazione affettiva molto difficile.

Innanzitutto, il padre… Giovanni – così si chiamava – era un uomo che per lavoro passava molte ore fuori casa, e di conseguenza poi il suo tempo libero lo trascorreva prevalentemente a svagarsi al bar del quartiere.
La madre Maria, invece, era una donna sulla cinquantina, alta pressappoco 1 metro e settanta per 55 kg, con degli occhi marroni che testimoniavano una gran voglia di vivere repressa dal consorte, e capelli ricci castano scuro che incantavano gli uomini.
Per questo Giovanni l’aveva fatta sua, e pure per un gran bel sorriso che stregava…
Esteticamente, poi, si teneva molto ben curata e ordinata, e si conservava bella tonica poiché in gioventù era stata una atleta dilettante.
Inoltre, metteva in mostra – senza ostentare nulla – una bella terza misura di seno, dei fianchi stretti e un torace ben formato, con un culo sodo, cosce tornite, due polpacci volitivi e per finire delle caviglie snelle.
Insomma, non era quella che si dice una donna da far perdere la testa, ma certamente era una femmina dal fare sensuale...
Infine, ecco il figlio Alberto: un ragazzone di 21 anni, alto 1 metro e 85 per 60 kg, moro e con capelli corti, molto magro e abbastanza peloso. Caratterialmente, era un tipo cortese e molto educato, ma con l’unico lacuna di non tenere molto alla cura del proprio aspetto.

Per completezza d’informazione, diciamo che la cornice delle vicende che adesso andrò a narrare è la casa paterna in cui i tre vivono, apparentemente in armonia ma che accoglie silenziosamente quegli sfoghi, quei turbamenti e quei dubbi che – soprattutto madre e figlio, nel nascondimento – dovranno affrontare e risolvere...

Ma prima di iniziare a raccontare lo svolgersi degli eventi, facciamo un piccolo excursus su un passato recente alquanto significativo…
Ebbene, ai tempi in cui tutto ebbe inizio, Alberto era un ragazzo molto chiuso, direi quasi asociale (in senso buono), che si vergognava del suo fisico così allampanato e magro, anche perchè gli altri ragazzi della sua età – e soprattutto, in un passato non lontano i suoi compagni di scuola – avevano preso a soprannominarlo "pennellone".
Questa condizione, non contribuiva certo a rasserenare il suo animo, e per di più le poche amiche sincere che aveva erano appunto semplicemente tali, nessuna che si era mai trasformata in una passioncella sentimentale, nessun amore; non solo, ma anzi quelle poche ragazze per cui lui spasimava in gran segreto non lo consideravano proprio, e anch’esse lo prendevano in giro per la sua altezza esagerata.
Certo, lui (come detto) non faceva nulla per rendersi appetibile dall'altro sesso, così peloso com'era da sembrare quasi un orso, e non solo per il carattere.
Insomma, per Alberto quello che stava vivendo da lungo tempo era un periodo veramente molto triste...

2. La “buona samaritana”.

Preso in questo vortice di fallimenti, una domenica mattina il ragazzo non ce la fece più a reggere il peso della solitudine e forse anche di se stesso.
Improvvisamente, come spesso accade in questi casi, una crisi di nervi lo travolse inaspettatamente mentre era ancora a letto a meditare (come faceva ogni giorno, senza mai arrivare a una soluzione), e lo precipitò in un pianto isterico senza fine.
Si sentì davvero solo nella vita, con il padre che lo considerava un fallito e la madre che vedeva sottomessa all’uomo e incapace di reagire; gli sembrò che a nessuno interessasse di lui, e non si capacitò del perché gli fossero negate tutte quelle cose che i giovani della sua età avevano cominciato a conoscere già da molto tempo.
Da solo, in quel letto e in quella stanza che gli sembrarono smisurati, non riusciva a venire a capo delle sue difficoltà.

Ma, fu proprio mentre si dibatteva disperato in tali ragionamenti, che la madre – passando casualmente dinanzi alla sua porta – udì le sue implicite richieste d'aiuto.
Entrò nella sua stanza... Si accostò senza indugio al letto del figliolo, e si sedette accanto a lui...
Poi, a bassa voce, quasi timorosa che qualcuno potesse origliare, gli chiese:
- "Alberto, che succede? Non ti senti bene?".
Ma il ragazzo taceva, con gli occhi annebbiati dalle lacrime che provò ad asciugarsi con una manica della giacca del pigiama.
Allora Maria tornò a domandargli:
- "Non mi vuoi dire cosa succede? Guarda che parlare ti farebbe bene... Possiamo vedere di risolvere insieme qualsiasi problema...".
Il giovane, però, sprofondato nel cuscino che aveva intriso del suo pianto, continuava ostinato nel suo dolente mutismo.
Poi, tutto d'un tratto, sembrò finalmente scuotersi:
- "Non riesco a trovare una persona che mi voglia accettare così come sono, e a 21 anni non ho ancora una ragazza... Non saprei nemmeno da dove cominciare!", disse Alberto guardando supplichevole negli occhi sua madre…

Alla donna, in quel momento, fu come se cadessero una sorta di squame da davanti lo sguardo del cuore, e prese consapevolezza di quanto il figlio fosse davvero in difficoltà.
E, proprio in quel preciso istante, decise di aiutarlo… In fondo, lei era una donna...

3. Madre o concubina?

Maria, era una donna cattolica praticante, una “donna di chiesa” come la definiva ironicamente il marito, ma di fronte al figlio in preda a quella crisi di pianto non ci pensò su due volte, e – ascoltando il suo cuore e il suo sangue – trovò il coraggio di fare ciò che la religione e l’educazione ricevuta le avrebbero vietato...
Si giurò che quel "sacrificio" così dirompente che stava per compiere – e cioè trasformarsi da donna e madre in “femme fatale” – sarebbe durato solo per il periodo di tempo strettamente indispensabile...
Era consapevole delle responsabilità che il suo ruolo di madre esigeva e parallelamente del percorso senza ritorno che invece stava per intraprendere. Si sentiva impaurita, tremante e “peccatrice” allo stesso tempo, ma necessariamente determinata.
In quel momento Maria aveva addosso solo l'accappatoio e un paio di mutandine: niente reggiseno, niente ciabatte, niente trucco, poiché era appena uscita dalla doccia.
Tolse anche la fede matrimoniale, e se la mise nella tasca del soffice indumento di spugna, per essere ancor più (in quel frangente) totalmente del suo ragazzo, e – approfittando dell'assenza del marito –, con leggerezza ma soprattutto con un grande disagio, si alzò e lasciò scivolare a terra il candido capo che ricopriva sommariamente il suo corpo…
Respirava con affanno, con il cuore che le batteva a mille, e il suo seno nudo – una terza abbondante – ondeggiava con eleganza.

Alberto, notò subito alcuni dettagli che gli sarebbero rimasti impressi per sempre: le areole, grandi nella media, erano estremamente pigmentate, mentre i capezzoli apparirono introflessi, rosati, duri e grossi...
La donna si tastò le tette che scendevano – allargandosi – in maniera dolce sul petto, e si domandò, dentro di se:
- "Chissà se gli piacciono come a suo padre...".
Poi il ragazzo abbassò lo sguardo lungo i fianchi, e ancora più giù, e vide – da sotto lo slip – un pube gonfio, che faceva risaltare ancora di più il folto e abbondante pelo.
Infine, si massaggiò le cosce, girando poi dietro sulle natiche, e prima di lasciarsi andare tra le mani della sua prole, si disse, nuovamente:
- "Non sarò più la stessa di quando Giovanni mi ha posseduta per la prima volta, ma lo faccio per mio figlio… mi sarà sicuramente perdonato questo peccato...".

Il giovane, dal canto suo, indossava il pigiama... Lentamente lei si sedette di nuovo accanto a lui e le parve che i loro due respiri andassero all'unisono...
Era già su di giri, mentre Alberto – solo pochi istanti prima – tutto si sarebbe aspettato tranne che vedere sua madre lì accanto a lui, in quello stato. Piagnucolando, e con un braccio che la cingeva da dietro appena sopra il fondoschiena mentre la guancia destra era appoggiata alla sua pancia – le disse:
- "Mamma... Ma cosa fai? Sapessi quante volte ti ho sognata proprio così, ma credo che non possiamo... È proibito, siamo madre e figlio, chissà che direbbe mio padre!".
Il ragazzo, era ammaliato dal corpo senza veli della donna che lo aveva generato. La quale, perentoria, gli ordinò:
- "Spogliati!".
Ma Alberto le rispose:
- "Lo sai che mi vergogno... Sembro un orso, uno stecchino, sono brutto... Tu, invece, sei bellissima...".
Non fece in tempo a terminare la frase che la donna gli si avvicinò e prese a sbottonargli, da sopra a sotto, la camicia della veste da notte. Dopo di che, in un solo colpo gli tirò via anche i pantaloni e gli slip.
Davanti ai suoi occhi, a pochi centimetri dal suo viso, in mezzo a una palla di peli, ecco che guizzò fuori il pisello, dritto e compatto dall'eccitazione che la vista delle intimità di lei gli aveva provocato.
Come colta da un’improvvisa forza misteriosa, si avvicinò a quel membro, lo scappucciò e lo baciò teneramente sfiorandolo appena con le labbra.
Infine si alzò, prese entrambe le mani del ragazzo, gliele baciò e in quell'atmosfera surreale gli mormorò all’orecchio:
- "Sai, dovevano essere proprio come noi nel paradiso terrestre... E non si vergognavano!".
Si sorrisero, ma poi Maria entrò nel suo ruolo di "insegnante", allargò le braccia in croce e continuò:
- "Ecco... Ti presento la femmina... Beh, che mi dici? Ti piace? Ne troverai con tette anche più grandi e con la patata pelata, ma tuo padre è un patito del pelo selvaggio... Perciò, ti dovrai adattare, bambino mio...".
Alberto rimase a bocca aperta dalla meraviglia, e preso ancora da un residuo di timidezza tornò a coprirsi istintivamente il basso ventre, mettendovi sopra le mani a coppa, e rispose alla genitrice:
- "Mamma, sei una favola... Papà è stato proprio fortunato!".
E non smetteva di guardarla...
Maria, allora, per scuoterlo, alzò un poco il tono della voce:
- "Guarda che puoi toccarmi... Devi imparare come farlo nel migliore dei modi, ma ci sarà tempo anche per questo...".

4. La grande lezione dei sensi.

Alberto, si fece coraggio, e per prima cosa mise le mani sulle tette di sua madre… Le “coccolò”, fissandole con la bocca aperta e gli occhi sgranati, e – nonostante la sua inesperienza – notò qualcosa di veramente curioso che non aveva mai visto, neanche sulle riviste patinate di genere.
Maria, attese che il figliolo giungesse sui capezzoli per iniziare la “lezione”:
- “Vedi, caro, i capezzoli della mamma? Non siamo in molte ad averli così, io ci sono nata; ma non ti preoccupare, funzionano benissimo… Nell’intimità, è un pò frustrante, per certi versi un fastidio, ma è anche qualcosa di originale…”.
Gli prese la mano e glieli fece toccare… Poi, gli chiarì che però fuoriuscivano, bastava stimolarli adeguatamente, e il fastidio che si provava in quel momento era uguale al piacere sessuale allo stato puro…
Infine, lo incitò ad avere più coraggio:
- “Alberto, adesso tocca a te… è il tuo momento! Vediamo se hai capito come devi fare…”.
Prese pollice e indice della mano destra del ragazzo, e cominciò a farsi stimolare dall’areola in su.
Piano piano, il figlio sentì compiersi una specie di “miracolo”, il capezzolo iniziava a prendere vita, ad emergere dalle carni della donna… Si ergeva come il periscopio di un sommergibile, assumendo le dimensioni di un piccolo mozzicone di sigaretta…

Si vedeva chiaramente come la donna stesse prendendo tempo, ed esitava a concedersi al suo ragazzo, benché sapesse quale fosse l’ineludibile passo che aveva scelto di compiere.
Già così l’odore acre dei suoi umori era talmente forte che lo si percepiva nettamente anche da sopra gli slip, inzuppati ormai inesorabilmente da una chiazza biancastra.
Inizialmente, però, Alberto – da neofita del sesso – non riuscì a comprendere la provenienza di quell’odore così disgustoso ed eccitante al tempo stesso; fiutò come un segugio tutto il corpo della madre, e più si avvicinava alle sue cosce e più quell’effluvio cresceva di intensità.

Non c’era dubbio, la “fonte” non poteva essere lontana… Ormai il giovane si stava lasciando andare, e la mamma non lo trattenne… Le scostò trepidante lateralmente le mutandine, e annusò a pieni polmoni quella vagina già bella schiusa come una vongola e bagnata come dopo un temporale.

Maria si sentì sempre più agitata, perché sapeva che il momento clou era vicino...
E mentre lui stava ancora annusando quel "profumo" che cominciava a diventargli familiare, lei si tirò bruscamente indietro, si sfilò gli slip, e si stese placidamente sul letto aprendo le gambe in maniera quasi scandalosa.
Poi, con il dito indice della mano destra, gli fece cenno di avvicinarsi.
Alberto era di nuovo esitante, e così lei dovette vincere la sua resistenza prendendolo per un braccio fino a farselo accucciare tra le cosce, a meno di un palmo dalla fica.
Gli disse:
- "Leccala... Ho capito che ti fa un pò schifo... Ma queste secrezioni racchiudono tutta la chimica che fa eccitare tantissimo voi maschi...".
E Alberto – anche se ancora con poca convinzione – obbedì, e più leccava e più la sua erezione si faceva davvero importante e duratura...
Aveva assaggiato per la prima volta il sapore della patata, e il disgusto si era tramutato come per magia in desiderio irrefrenabile.
Timidamente, si era accostato alle cosce della madre e le aveva separato le corpose grandi labbra. Dentro, il rosa acceso delle piccole labbra non molto esposte faceva da contrasto con il nero intenso della pelliccia che le nascondeva il monte di venere.
Il giovane abbassò la testa e poggiò delicatamente le labbra sul clitoride eretto della genitrice, la quale ad ogni colpo di lingua che seguì sussultò di piacere, con il respiro che si fece sempre più affannato.
Maria godeva come una puttanella in calore, e quel respiro ansimante si tramutò ben presto in gemiti di piacere...

Intanto, Alberto era "vittima" di un'erezione mai provata prima, nemmeno al culmine delle memorabili masturbazioni che da un pò di tempo si "regalava" sempre più spesso, come surrogato di quelle scopate che avrebbe voluto concedersi con quelle sue amiche che invece lo snobbavano, o – diciamo la verità – anche con sua madre stessa.
Ebbene, ora tutto si avverava… Si sollevò dal suo "fiero pasto", ed incontrò lo sguardo della mamma, ed entrambi capirono teneramente che “dovevano farlo”...
Maria, si senti come la vittima sacrificale: impugnò tremante – per la “mostruosità” di quello che stava facendo – l'asta (dura come il marmo) del ragazzo, e con un filo di voce rotta dall'emozione gli ricordò:
- "Alberto, io non avrei mai voluto arrivare a tutto questo... Lo faccio solo per te, con amore di madre...".
Il giovane non rispose nulla, ma aveva gli occhi lucidi dalla commozione, e la donna – con un profondo respiro – cominciò a guidare il glande nel “viaggio” verso la sua vagina.
Poi, si aggrappò alle natiche del figlio e si fece entrare tutti i suoi 15 centimetri eretti nella calda tana, bagnatissima e accogliente.
Incoraggiato da questo gesto, anche Alberto spinse fino in fondo, sorprendendosi che una vagina potesse letteralmente "allagarsi".
Vide e sentì il ventre materno contrarsi paurosamente con spasmi violentissimi. Si spaventò, era la prima volta, e non seppe come comportarsi... Così, si fermò bruscamente nelle sue viscere e le domandò:
- "Mamma, va tutto bene?".
E lei di rimando, con una placida serenità che il ragazzo non le aveva mai vista prima:
- "Si, va tutto benissimo... Non potrebbe andare meglio... Ma mi raccomando, quando stai per godere avvertimi un po’ prima...".
Allora il giovanotto prese a pomparla, ma – a causa dell'inesperienza – durò veramente poco...
Si sfilò giusto in tempo per straripare su quel magnifico vello nero che era sempre stato il suo sogno…
Finalmente, era diventato sessualmente un vero maschio!

Alberto era venuto con una donna vera, ma Maria?
Maria, forse per la tensione di non fare sbagli, era rimasta "a bocca asciutta", e così ne approfittò per dare un'altra lezione al figlio.
Lo guardò mentre lui si stava accasciando come una bambola di pezza, e gli fece:
- "Come prima volta direi che non c'è male... Ma adesso tocca a te farmi godere...".
Disorientato, il ragazzo non aveva mai sentito che anche una donna potesse avere una parte attiva e "venire", perciò le chiese:
- "Mamma, scusa, ma lo sai che io sono un imbranato... Cosa devo fare??".
Con un sorriso e molta pazienza, Maria gli educò a masturbare una femmina facendo uso delle mani, e facendosi “penetrare” la sua caverna da uno, due, tre, fino a quattro dita contemporaneamente.
Ma soprattutto, quel giorno Alberto imparò a tormentare il “piccolo cazzo” che le donne hanno nascosto in sè, il quale infatti alla lunga reagì energicamente producendosi in una squirtata fenomenale che finì sul volto e in bocca all'inesperto giovane.

La donna era letteralmente sconvolta, ma ebbe la forza di interrogare il suo diligente "allievo":
- "Hai aspettato 21 anni, ma adesso sai come si fa... Ma dimmi, ti è piaciuto?".
E Alberto, raggiante:
- "Oh, mamma… Certo... In futuro spero proprio di trovare una donna eccezionale come te...".

Era quasi l'ora di pranzo quando Maria, a testa bassa dall’imbarazzo, prese il suo accappatoio e lentamente, senza dire una parola, si alzò da quel letto che era diventato quasi un’aula scolastica e lasciò Alberto, solo nella sua stanza, a meditare sull’accaduto...

5. Il primo pompino non si scorda mai.

Maria, come detto, non era più giovanissima e prestante come anni addietro. Ciononostante, dovette abituarsi a far convivere la sua missione di “educare” il figlio – che ormai, dopo svariate sedute, stava apprendendo e mettendo in pratica con lei l’arte amatoria – con i sacrosanti doveri coniugali nei confronti del marito Giovanni, sottoponendo il suo fisico a uno stress incredibile.
Il che significava che, dopo due o tre ore di sesso sempre più intenso con quel ragazzo nel fiore degli anni, doveva soggiacere alle voglie improvvise di suo padre, il quale non voleva sentir ragioni se per caso lei si azzardava ad accennare scuse di (ovvio) affaticamento che non poteva certo meglio spiegare.

La poverina, oltretutto, era da sempre stata costretta a subire pesanti umiliazioni da quell’uomo che nemmeno lei sapeva spiegarsi bene perché lo avesse sposato.
Lui, si comportava a casa come fosse un signorotto, il suo padrone, e lei la sua suddita senza possibilità di ribellione; era insensibile e volgare con lei, e si vantava spudoratamente con gli amici – anche in sua presenza – di essere stato l’uomo che l’aveva sverginata, benché poi non fosse un granchè a letto e – dopo che lui aveva goduto – non si preoccupava se lei raggiungeva l’orgasmo.
Non mancava occasione per metterla in difficoltà davanti a tutti, la tradiva, ma guai se lei (per caso) avesse fatto lo stesso: per lui era inconcepibile, lui era il maschio dominante, e a lei in famiglia avevano insegnato a rispettarlo…
Quel marito, la offendeva anche per quel suo modo di stare sempre in disparte, indicandole ad ogni occasione come si comportavano invece quelle ochette delle mogli dei suoi amici.
Nonostante lei avesse un fisico ed una cultura al di sopra di quelle donne, Maria doveva però essere sempre pronta a soddisfarlo con interminabili rapporti orali…
Ed è in un simile contesto che quella che potremmo chiamare l’offerta formativa di Alberto andò avanti, forse anche come elemento di rivalsa di madre e figlio da quell’inferno familiare.

Ebbene, erano trascorsi alcuni giorni dal felice esordio da “insegnante” – anche perché il marito era rimasto in casa a braccarla senza pietà e senza darle libertà di movimento – che Maria si sentì in colpa verso suo figlio.
L’aveva preso che era disperato, e ora? Sedotto e abbandonato, si direbbe…
Il ragazzo, per la verità, se ne stava tranquillo e non cercava alcun tipo di approccio “pericoloso” con il padre tra i piedi, ma finalmente un giorno Giovanni le comunicò freddamente che sarebbe stato fuori città per una settimana…
La donna, pur non volendo tradirlo, non aspettava altro, e subito andò nella stanza di Alberto, che stava studiando ma che da un po’ aveva ripreso quell’aria malinconica di prima che la madre gli facesse conoscere certi piaceri.
Era intento a consultare delle pagine porno sul suo pc, e non si era avveduto che lei gli era dietro.
Maria, gli mise affettuosamente una mano sulla spalla e gli mormorò all’orecchio:
- “Poveri noi… Quanto tempo abbiamo dovuto aspettare e soffrire… Ma adesso è tutto passato, e riprenderemo le nostre lezioni… Hai ragione a cercarti delle alternative… Scusami, non volevo, ma come sai tuo padre è diventato così intrattabile negli ultimi tempi… Ho paura che sospetti qualcosa… O magari è solo una mia sciocca sensazione… Comunque, vediamo cosa possiamo per non perdere questo tempo prezioso…”.
Mentre parlava in quel modo, diede un’occhiata a ciò che il giovane stava guardando sullo schermo, e vide che era sedotto da immagini e video di sesso orale…
Si trovò a sospirare, sconsolata, tra se e se:
- “Anche tu, figlio mio! Ma allora è proprio un vizio di famiglia!”.
Ad ogni modo, non si perse d’animo, e andò tranquillamente a sedersi sul ciglio del letto di Alberto.
Era vestita con uno di quei camicioni castigati che il marito la obbligava ad indossare (una sorta di “burka” più evoluto), lungo fino a poco sopra la caviglia e con dei bottoni che lo chiudevano sul davanti…
Con calma, ne sbottonò uno alla volta, rimanendo con un reggiseno nero di pizzo, trasparente, e un perizoma della stessa tinta.
Saputo infatti che il marito sarebbe partito, era corsa ad acquistare quei capi in previsione di quell’incontro con Alberto, sentendosi un pò in imbarazzo dinanzi alla commessa del negozio durante la prova, poiché non aveva mai avuto una biancheria intima tanto audace.
Senza badare più a cosa stesse facendo il ragazzo, si tolse con trepidazione (le risultava sempre assai difficile spogliarsi e concedersi al figlio, anche dopo quei primi momenti di intimità assoluta) il reggiseno e rimase in topless.
Solo allora il giovane – a cui era piaciuto assistere silenziosamente, con la coda dell’occhio, a quello striptease che la madre aveva inscenato tutto per lui – si voltò verso la donna, le sorrise e poi le corse incontro ad abbracciarla:
- “Non mi stancherò mai di dirtelo, sei la cosa più bella della mia vita! Finalmente siamo di nuovo soli…”, le disse baciandole con rispetto il seno.
Si tolse la maglietta e poi i pantaloni, e quando stava per mettere le mani sui bellissimi fianchi di Maria per sfilarle il perizoma, lei si fece da parte.
Stupito, Alberto le chiese con lo sguardo spiegazioni di quel gesto, e subito la donna, con occhi terribilmente tristi, gli rispose:
- “Oggi avrai per amore ciò che tuo padre si prende sempre con forza e prepotenza… Lo avrai da me, tua madre, caro, perché così potrai capire cosa può darti una donna oltre alla sua parte più intima!”.

Gli abbassò le mutande, e lasciò che il suo pisello si adagiasse flaccido su quel mantello peloso che anche lui aveva tra le gambe.
Sulle prime, riaffiorò quell’imbarazzo che lo aveva attanagliato per tanto tempo, ma la genitrice non gli diede neanche modo di coprirsi le “vergogne” che glielo prese tra le mani.
Poi gli disse:
- “Hai capito, adesso?”.
Ma Alberto rimase ancor più sconcertato, e lasciò fare…
Allora Maria, accolse nella sua destra lo scroto del figlio, cominciò a stimolarlo palpeggiando con cautela i testicoli in esso contenuti, e si chinò a leccare tutta la superficie, irrorandola della sua saliva, fino a ricevere nella bocca tutto quel ben di dio.
Prese a “masticare”, una per volta, le palle, succhiandole con delicatezza e decisione, per poi ingerirle entrambe in un colpo solo…
Poi, sollevò lo sguardo e i suoi occhi andarono ad incontrare quelli di Alberto, il quale era in uno stato di compiacimento assoluto, in balia di ogni azione della donna.
Doveva porre la massima attenzione in quei gesti, poiché il ragazzo non era ancora in grado di controllare totalmente le sue emozioni, e quindi le uscì dalla bocca e riprese a solleticarle lentamente con la mano.
Nel frattempo, con la sinistra, risalì tutta l’asta fino a raggiungere la cappella già scoperta a causa del prepuzio molto corto che Alberto aveva sempre avuto.
Tirò giù tutta la pelle fino alla base del pene, provocando al giovane un leggero fastidio – dovuto al suo frenulo anch’esso estremamente corto – che rischiò di indurgli una eiaculazione precoce, anche perché ormai quel cazzo – sotto l'azione delle sue mani – era turgido e pulsante.
Poi, prese la cappella e gliela accarezzò, mettendosi a pompare con regolarità, ad un ritmo costante, e saltuariamente aumentava la velocità per poi tornare alla solita frequenza.
Sembrava più un tormento che un piacere, ma Alberto dovette convenire che quell'azione lo stava facendo impazzire...
Certo l'educazione religiosa che Maria aveva ricevuto da ragazza non le aveva permesso di acquisire tanta esperienza in quel genere di rapporto, né la vita coniugale con Giovanni, che non era estremamente dotato e che si "accontentava" di sborrare frettolosamente tra le sue mani senza tante pretese.
Però, la donna stava dimostrando con il figlio quanto potesse fare il più grande sentimento del mondo: l'amore...
Vi si stava dedicando non come una puttana, ma come una donna la cui sola ragione di vita era quella di dare tutta sé stessa a quel maschio.
Rapporto dopo rapporto si stava facendo sempre più consapevole del fatto che quello era un vero incesto, ma i divieti della religione stavano via via lasciando il posto a una ferrea volontà di fare di quel ragazzo un vero uomo, e – se possibile – di prendersi ciò che le veniva negato da quel matrimonio "sbagliato"...

Maria, intanto, continuava instancabile la "lezione", poggiò le mani ben ferme sulle cosce di Alberto, e con la lingua iniziò a leccare il glande, soprattutto la punta intorno al buchino.
Sempre con la lingua, scese lungo l'asta fino ad arrivare di nuovo giù a leccare e succhiare le palle.
Sembrava esitare a fare ciò che sia lei che il giovane desideravano da tempo, ma ecco che tornò veloce sulla cappella – ormai cresciuta al massimo delle sue capacità – e repentinamente se la infilò tutta in bocca.
La succhiò come fosse un ciuccio da lattanti, e nel mentre che l'aveva imprigionata tra le sue mascelle Alberto si trovò a domandarsi:
- "Chissà se anche il cazzo fa schifo come la fica...".
Il ragazzo non aveva mai goduto in quel modo, neanche durante la sua prima penetrazione della vagina...
Era felice, e Maria volle andare oltre: mosse il suo cavo orale in modo da potervi accogliere dentro quasi tutto quel giovane membro.
Con quel rotolo di carne vibrante in bocca, riprese a pompare avanti e indietro, e – visto che quella era la prima volta –Alberto non riuscì a trattenersi molto, e le sborrò lungamente dentro.
Nonostante fosse preparata e avesse già esperienza con suo marito, il sapore dello sperma all'inizio la disgustò un poco, ma comunque le venne normale di ingoiarlo tutto.
Proseguì ancora, ripulendo bene la cappella e gustandosi fino alle sue ultime gocce.
Infine, la donna si rialzò, e madre e figlio si abbracciarono e si baciarono...
Quando si separarono, lei gli chiese:
- "Ti è piaciuto?".
E lui:
- "Mamma, credo proprio che in tutta la mia vita non troverò mai una femmina brava come te... È stato bellissimo...".

6. Che la festa abbia inizio.

Ormai erano passati quasi sei mesi da quando Maria si era assunta la responsabilità di "istruire" suo figlio e renderlo un uomo a tutti gli effetti, per far sì che almeno lui non dovesse più subire umiliazioni dall’altro sesso. E, a vedere dai fatti, si dovette convenire che ci stava riuscendo alla grande...

Si erano "conosciuti" sempre più intimamente, molto più di quello che dovrebbe essere per un genitore e un figlio, e con il tempo lei – oltre a offrirgli tutto il suo corpo – l’aveva addestrato anche a muoversi dentro nella maniera giusta, per darle piacere, quel piacere che non aveva mai provato in tutta la sua vita, relegata a un mero ruolo di muto “servizio” a suo marito.
Anche lei, infatti, stava riscoprendo, grazie al suo ragazzo – amplesso dopo amplesso – la bellezza di avere degli orgasmi così profondi da togliere il fiato; la suggestione di essere toccata da mani d’uomo che le dessero i brividi e la mettessero al centro dell’attenzione, senza esserne schiacciata; e infine, l’unicità di quell’emozione che solo dall’incesto poteva derivare e che lei si era forzatamente negata…

Pertanto, un giorno che erano di nuovo soli in casa e che si stavano confidando – a letto, nudi – come due fidanzatini, Maria gli disse:
- Sai, Alberto, con tuo padre non avevo mai provato sensazioni così uniche, intense, come in questi mesi con te... Dopo che in quel primo momento, istintivamente, mi ero decisa ad essere io la tua insegnante, invece ho imparato a gestire il mio corpo, a prendermi i miei spazi, a spingermi oltre quei confini del piacere che non avevo mai valicato... Tu mi hai fatto capire che potevo pretendere di più da me stessa, e che anche Maria era da mettere al centro...".
Il ragazzo, non si era mai sentito rivelare una cosa del genere, e perciò rimase letteralmente mortificato: per colpa sua, sua madre aveva trasgredito ai principi in cui credeva da sempre e aveva tradito suo padre… Rimase colpito da quelle parole, e presa Maria dietro la nuca se la strinse teneramente al petto, come fosse lui il genitore. Poi, le sussurrò:
- “Oh, mamma!, sono così orgoglioso di te… Mi hai dato la vita, e poi me ne hai data una seconda: mi hai fatto uomo… Difficilmente potevi fare di più per me, ma io invece vorrei vederti felice, farei per te di tutto… Avresti meritato di meglio dalla vita, ma ti prometto che d’ora in poi mi prenderò cura io di te… Tu, hai il diritto di sentirti femmina oltre che donna, cosa c’è di male?”.

Da quel momento, Alberto e sua madre cominciarono a vivere un’esistenza “parallela”: anche in presenza del padre/marito sentivano di essere una vera coppia, si sostenevano a vicenda, e appena trovavano l’occasione giusta si gettavano l’uno nelle braccia dell’altra…

Così, giunse il momento che il figliolo, abbandonato ogni timore, le fece la proposta più estrema:
- “Mamma, c’è una cosa che non abbiamo mai fatto…”.
E lei, sorpresa:
- “Cosa, figlio mio? Se pensi a QUELLA cosa, davvero non posso… Lì sono ancora vergine, e non possiamo spingerci così oltre ogni morale…”.
Alberto capì subito che la donna l’aveva clamorosamente frainteso, e sorridendo senza avere il coraggio di guardarla negli occhi le rispose:
- “Sento che lo vorresti ma non puoi, ma non ti tormentare… Io intendevo altro… E’ troppo tempo che la nostra intimità si è cementata senza che ci sia stato uno scambio perfetto… Hai ricevuto da me, nella tua bocca, anche la scintilla della vita, ma non mi hai ancora permesso di sborrarti dentro…”.
Maria si sentì gelare il sangue… Già da tempo aveva pensato di “celebrare” con il suo rampollo un momento del genere, ma poi – riflettendo sulle possibili conseguenze – aveva definitivamente scacciato quel pensiero tanto “immorale”. Non era sì più una giovincella, ma era ancora pienamente fertile, e quindi il compimento di quell’idea sarebbe stato un pericolo troppo grande…
Perciò, disse ad Alberto:
- “Dammi il tempo di riflettere, amore di mamma… Non ti prometto niente di certo, ma vedremo… Tu capisci che mi chiedi davvero tanto, vero?”.

I giorni successivi furono un travaglio morale incredibile per lei… Erano mesi che tradiva il marito, ma nessuno ne sapeva né ne avrebbe mai saputo nulla… Era un segreto solo tra loro due.
- “Alberto è ancora alle prime armi… E se per caso mi mette incinta? A quel punto, verrebbe fuori tutto, altro che segreto! Giovanni mi ammazzerebbe, non tanto perché avrebbe un altro figlio che non è stato capace di darmi lui, ma perché il maschio di casa si sentirebbe messo in discussione… E Alberto? Non voglio nemmeno immaginarlo…”, riflettè la donna.
Ma alla fine trovò una soluzione che poteva accontentare tutti… Non voleva rinunciare assolutamente a quel “tarlo” che il giovane le aveva messo in testa, non voleva attendere la fine del suo ciclo, e ora – al solo pensiero – si stava già bagnando tutta…
Si sentì un’eccitazione fenomenale invadere tutto il suo corpo, se ne fregò della presenza di Giovanni che poteva ascoltare qualcosa, e chiamò il figlio bisbigliando:
- “Alberto, ho pensato alla tua richiesta, e credo che al punto in cui siamo non dobbiamo e non possiamo rinunciare… ma dovremo fare molta attenzione. Io, posso ancora rimanere incinta, capisci? Tuo padre farebbe un baccano che susciterebbe uno scandalo incredibile, e questo noi non lo vogliamo, giusto? Perciò, dobbiamo calcolare al dettaglio i miei giorni fertili e farlo quando ci sarà il minor rischio… Perché il rischio zero non ci sarà mai, lo sai… Beh, che te ne pare?”.
Il ragazzo era felicissimo, e sarebbe stato disposto a tutto pur di raggiungere l’obiettivo… Posò lievemente una mano sul ventre materno, ricoperto dalla solita tunica, e altrettanto sottovoce reagì:
- "Tutto quello che vorrai... Un figlio da te, che bello che sarebbe!, ma capisco che sarebbe solo un madornale errore... Però, se non posso fecondarti, almeno ti lascerò qualcosa di me dentro, a imperituro ricordo di questa bella pazzia... Allora, quando lo facciamo?".
Maria aveva la pelle d’oca, ma da donna matura volle fare le cose con calma, sia per non commettere imprudenze, e sia per non sciupare banalmente un momento tanto speciale.

Figlia del metodo Ogino-Knaus, quella femmina già in calore individuò il giorno in cui “consacrarsi” definitivamente ad Alberto: sarebbe accaduto il 24 Febbraio...
Glielo annunciò il giorno del suo compleanno, che cadeva una settimana prima, un giorno in cui suo padre – come al solito – si era dimenticato della ricorrenza.
Con una busta che gli fece trovare a tavola, sotto il piatto, lo baciò e gli disse:
- "Auguri, tesoro di mamma... Questo è il mio regalo per te, spero sia contento!".
Il giovane, si affrettò ad aprirla, curioso, e dentro vi trovò un foglio con su scritto quel numero con sotto la frase: "SARÒ TUA".
Immediatamente, Alberto comprese il significato di quelle parole, si alzò e la trattenne a sé con passione... Poi, prendendole il viso tra le sue mani, emozionatissimo, seppe solo dichiararle:
- "E come potrei non esserlo? Lo aspettavo da tanto, e ora si avvera quel desiderio... Grazie, mamma!".

I due, vissero quella settimana con profonda trepidazione, e impegnando ogni istante a preparare quell'incontro nel miglior modo possibile... Nulla sarebbe dovuto andare storto, era la loro rivincita su un uomo crudele e insensibile!

E così, giunse finalmente la mattina di quel 24 febbraio.
Madre e figlio non avevano chiuso occhio per tutta la notte, e alle prime luci dell'alba, quando udirono Giovanni chiudere la porta, saltarono giù dal letto...
La donna, sembrava una ragazzina al primo appuntamento, luminosa e impaziente. Avrebbe voluto portare il suo ragazzo in un posto bellissimo, ma poi pensò che fosse più esaltante che tutto si sublimasse là dove era iniziato: la sua stanza.
La sera prima, lo aveva anche pregato di farsi trovare con la sola luce fioca dell’abat-jour e le finestre chiuse…

Maria indossò un vestito blu, fasciante sui fianchi e leggermente trasparente, senza bretelle e che lasciava completamente scoperte le spalle, lungo – si fa per dire – fino a mezza coscia e che si chiudeva, sovrapponendo i due lati, con una sottile cintura dello stesso tessuto.
Sotto aveva messo delle calze autoreggenti bianche, anch'esse trasparenti, con un bel "tacco 12" dello stesso colore dell'abito.
Aveva deciso di stupire il suo ragazzo, e quella mattina ci riuscì...

Palpitava dall'emozione quando aprì la porta della stanza di Alberto, e fermandosi sull'uscio vide che aveva fatto tutto come lei gli aveva chiesto.
Con la luce che proveniva dal corridoio, il giovane – vestito con un pantalone nero e una camicia bianca molto elegante sopra la quale aveva messo la giacca, e un mocassino in tono con i pantaloni –, fermo in piedi e con le mani sui fianchi, vide la silhouette della genitrice e per poco non gli prese un colpo: era chiaro che Maria – contrariamente alle sue abitudini pudiche – non aveva messo nulla di biancheria intima!
Esitante, fece due passi avanti e chiuse la porta dietro di sé, mentre il figlio avanzò contemporaneamente verso di lei prendendole la mano.
Era palpabile l'emozione di entrambi che, sebbene non avessero più segreti l'uno per l'altra, stavano per compiere un passo da giganti verso l'ignoto.
Adesso, nella semioscurità, erano poco più che delle ombre, e la donna – con un gesto leggero – slacciò la cintura dell'abito e lo lasciò cadere a terra facendolo scivolare lungo le braccia.
Da quella visuale, il buio nella stanza contrastava splendidamente con il bianco candore della pelle di Maria, adornato dal suo ciuffo nero e incolto tra le gambe...
Alberto, a quella visione, non riuscì a trattenersi e le gridò:
- "Mamma, come sei bella! Potevi venire già nuda… Quello sarebbe stato il tuo vestito migliore!".
Poi, si voltò verso la sua scrivania dove campeggiava lo stereo e – visto che erano soli in casa – avviò una avvincente musica di sottofondo.
La donna, ad ogni modo, si sentì un pò imbarazzata, così svestita di fronte al ragazzo ancora completamente in abiti... Ma Alberto fu lesto a seguirla: tolse con classe ogni indumento ed accolse colei che ormai era la sua compagna sul suo talamo.
Stesi l'uno accanto all'altra, cominciarono una lunghissima serie di preliminari; le mani, impazzite, volteggiavano con perizia a trasmettere emozioni, e a scaldare quell'atmosfera già satura di odori forti e penetranti che esalavano dai loro corpi sudati.
Non era più il momento di tergiversare, e allora Maria si dispose nella posizione del missionario, quella a lei più consona e a cui era stata abituata da sempre...
Alberto, ormai un provetto amante, si chinò per praticarle un cunnilingus da farle quasi scoppiare il cuore in petto dal godimento, e quando la vagina si palesò tutta allagata, le appoggiò la sua verga fremente dal desiderio e la penetrò con sicurezza.
Quella femmina, ormai non era più madre, ma solo una donna che attendeva di essere soddisfatta a pieno da un vero maschio.
Il giovane stava scendendo e risalendo in quella sacca così capiente che lo accoglieva, calda e vogliosa, e che lo aveva già accolto – tanti anni prima – per nove mesi.
A un certo punto, inaspettatamente, Maria mise una mano sul petto del figlio come a volerlo tenere a distanza... E, con il fiato grosso e gli occhi che guardavano da un'altra parte per quel mai sopito senso di vergogna di ciò che stava per dire, parlò:
- "Figlio mio, aspetta, voglio spiegarti una cosa... Ti sarai accorto che ogni volta sei entrato comodamente nella mia vagina... Beh... Ehm... Voglio che tu sappia un'altra cosa... Non dipende solo dall'uso che se ne fa, ma è una cosa congenita... Alcune sono più elastiche, altre più cedevoli... Oltre a tuo padre, quelle rare volte che lo ha fatto, solo tu ci sei entrato...".
Il ragazzo non si aspettava una" lezione" di quel genere, e così con dolcezza le replicò:
- "Mamma, lo so, ma tu non mi devi spiegare niente... Non ho mai pensato che...".
Ma non riuscì a finire la frase che lei lo rintuzzò:
- "Ok, ma adesso finiamo il lavoro percui siamo qui...".
Alberto riprese allora a pompare, sempre più velocemente... La cappella si era gonfiata, e ad ogni affondo era un tremendo colpo sull'utero della donna.
Stavolta, stava mostrando di avere una resistenza da vero stallone... Almeno 10 minuti di "percosse" nel ventre materno...
Quando sentì approssimarsi il momento fatidico, la guardò negli occhi e le disse:
- "Maria, sto per godere...".
Era la prima volta che chiamava per nome sua madre, forse perché si sentiva davvero una cosa sola con lei.
La quale, con un'espressione colma di serena attesa, lo pregò:
- "Forza, sborra!!! Non ce la faccio più...".
Non ci fu bisogno di altre parole, che Alberto riverso dentro la madre una quantità impressionante del suo seme bollente.
Non si fermava più, forse perché insieme allo sperma stava scaricando tutta la tensione e tutte le frustrazioni accumulate in quegli anni...
La vagina di Maria, pur capiente, a un certo punto iniziò a traboccare, "rigurgitando" fuori tutta l'eccedenza, che andò ad imbrattare i peli di quelle due creature, suggellandone definitivamente l’unione fisica e mentale.

Esausti, si abbandonarono in quello stato, mentre fuori scendevano le tenebre della sera...

11. Epilogo.

Alberto era ormai un uomo fatto. A 21 anni, finalmente, si ritrovò ad avere un rapporto assiduo, solido, vero, con una donna vera: sua madre.
Un rapporto completo e soddisfacente, che fece sì che lui la chiamasse stabilmente Maria e lei Alberto.
I loro corpi si conoscevano ormai alla perfezione, così come ognuno di loro conosceva preferenze e tempi dell'altro.
Dal momento della prima venuta dentro, la coppia clandestina non usò più tante precauzioni, se non quella di osservare attentamente i tempi di ovulazione di lei, per evitare drammatici inconvenienti: era impensabile, infatti, l'ipotesi di mettere al mondo – per sbaglio – un "figlio-fratello", che non sarebbe stato accettato dalla comunità e tantomeno dalla famiglia…

D'altro canto, l'uomo di casa non venne mai a conoscenza della nuova coppia che era nata sotto il suo tetto, forse perché non era all’altezza di immaginare una cosa tanto enorme, o anche perché i due seppero muoversi tanto bene da non farsi scoprire...

Per la verità, qualche frecciatina sporadicamente gli amici cominciarono a lanciargliela, vedendo Maria rifiorire giorno dopo giorno, ma Giovanni li lasciò parlare, sicuro e tronfio della sua indiscutibile virilità.
Così come anche una amica di Maria intuì qualcosa, ma non ne ebbe mai la conferma decisiva.
In realtà, lei stava rinascendo, migliorava il suo aspetto fisico di settimana in settimana, si curava sempre più, "coltivando" quel bel boschetto, tenendolo ordinato, e togliendo quei pochi ma irsuti peli che le uscivano dalle areole.

Tutto ciò grazie a suo figlio, che le aveva fatto riscoprire la bellezza e la spontaneità del sesso, quello vero, appagante... non quello che aveva subito per decenni.
Alberto non lo fece mai, ma se per caso le avesse chiesto di lasciare il marito per andarsene via di casa a vivere insieme a lui, sicuramente lei lo avrebbe accontentato...

FINE.
Molto bello, grazie
 

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