Racconto di fantasia Era mia figlia

Alessio Lucci

"Level 8"
1 Anno di Phica.net
Messaggi
4,030
Punteggio reazione
16,309
Punti
119
Age
30
Io e Laura convivevamo ormai da 5 anni quando finalmente decisi di sposarla. Io 35 anni, lei ne aveva tre più di me e madre di una ragazza ormai diciottenne avuta da una fugace relazione giovanile. La ragazza si chiamava Beatrice, l’avevo conosciuta quando era una ragazzina e di fatto ero stato per lei il padre che non aveva mai avuto. O almeno così pensavo. Tutto cambiò improvvisamente una sera che restammo soli in casa.

La madre di Laura, la nonna di Beatrice, non si era sentita bene e la mia futura moglie decise di dormire da lei. Sapevo che Beatrice quella stessa sera aveva un diciottesimo quindi pensavo di passare la serata in totale solitudine, magari sparandomi una bella sega davanti al pc guardando le mie vip preferite. E in effetti così feci.

Verso le 23 però accadde il fattaccio. Immerso nelle immagini che scorrevano sullo schermo non sentì il rumore della porta. Beatrice era rincasata prima del previsto e piombò in soggiorno proprio mentre raggiungevo l’orgasmo sborrando liberamente sul pavimento. Quando vidi la sua sagoma ormai era troppo tardi per fermarmi. Beatrice invece avrebbe potuto uscire rapidamente dalla stanza o semplicemente tornare indietro, ma non lo fece. La figlia della mia futura moglie restò a guardarmi mentre esplodevo tutto il mio piacere e notai che il suo sguardo cadde sul mio cazzo.

Ero imbarazzato e umiliato da quanto appena successo ma anche tanto, tanto eccitato. Mi accorsi che per la prima volta non vedevo Beatrice come una figlia, ma come una donna. Notai le sue gambe lunghe, le sue labbra carnose, il suo seno piccolo ma sodo come solo quello di una diciottenne può essere. Una volta che anche l’ultimo schizzo era uscito dal mio cazzo, Beatrice invece di andare via entrò nella stanza. Prese un paio di fazzolettini e si chinò davanti a me ripulendo il grosso dal pavimento.

Vederla raccogliere la mia sborra provocò in me una reazione immediata. Il cazzo tornò duro in pochi secondi, Beatrice alzò gli occhi e notò la mia prepotente erezione. Un sorriso beffardo si stampò sul suo volto. Si avvicinò ancora un po’ e impugnò il mio cazzo iniziando a muovere leggermente la sua mano. “Mamma ti manca tanto, eh?”, mi chiese guardandomi negli occhi mentre il movimento era diventato ormai una vera e propria sega.

Avrei dovuto fermarla. Sapevo che era profondamente sbagliato ma non ci riuscì. Reclinai leggermente la testa all’indietro e lasciai che Beatrice mi lavorasse il cazzo. Lo faceva con una maestria sorprendente per una diciottenne. Dopo qualche minuto sentì la sborra risalire di nuovo dalle mie palle, abbassai lo sguardo e vidi che il volto di Beatrice era a pochissimi centimetri dal mio cazzo. Capì subito cosa stava per accadere.

Beatrice accelerò il movimento con la mano e spalancò la bocca: “Sborrami tutta, papà”. Era troppo. Il primo schizzo la raggiunse sulla fronte, tra l’attaccatura dei capelli e gli occhi. Poi le riempì la bocca. Mentre sborravo Beatrice non mollò mai la presa, dopo mi guardò negli occhi, chiuse la bocca e mandò giù tutto leccandosi le labbra.

La ragazza che fino a qualche ora prima consideravo come una figlia era in ginocchio davanti a me, col viso sporco del mio piacere e la pancia piena della mia sborra. Proprio in quel momento squillò il telefono. Era Laura. Rimasi paralizzato mentre Beatrice si alzò rapidamente e rispose prontamente: “Ciao mamma!”. Madre e figlia parlavano come se nulla fosse. Corsi in camera e chiusi la porta alle mie spalle.

Passai tutta la notte a rigirarmi nel letto matrimoniale che dividevo con Laura senza mai riuscire a prendere sonno. Nella testa avevo solo ciò che era successo qualche ora prima con sua figlia. Pensavo a Beatrice che dormiva beata nella sua stanza a pochi metri da me. A cosa provava. Cercavo di capire perché l’aveva fatto. Ma soprattutto, anche se volevo negarlo pure a me stesso, mi chiedevo se fosse stato solo un episodio o se tra me e Beatrice sarebbe successo di nuovo qualcosa.

L’indomani mi svegliai con la solita erezione mattutina. Laura non c’era quindi avrei potuto sfogarmi solo con una sega. Ma non lo feci. Uscì dalla stanza in boxer. Temevo di incrociare Beatrice. O forse lo speravo. La trovai seduta al tavolo della cucina. Appena sveglia, completamente struccata. I capelli lunghi, castani, raccolti in una coda. Indossava una canottiera bianca da cui si intravedevano i capezzoli. Sotto, un paio di mini-shorts lasciavano alla vista le sue gambe magre e chilometriche. Piedi scalzi.

Lo sguardo di Beatrice cadde subito sul mio pacco. Nascondere l’erezione era praticamente impossibile. I suoi occhi incrociarono i miei. Mi sorrise e si alzò venendomi incontro. In pochi secondi era di nuovo in ginocchio davanti a me, abbassò i boxer. Il cazzo durissimo svettava a pochi centimetri dal suo viso.

“Ho fame”, disse cercando i miei occhi. Dopo qualche secondo sentì la sua lingua sfiorare la cappella già umida. Beatrice alternava colpi di lingua, baci e succhiate profonde come la più abile delle pompinare. Beatrice mi succhiava il cazzo molto meglio di quanto avesse mai fatto sua madre. Sentì che stavo per venire e la avvisai, ma Beatrice alzò lo sguardo senza mai fare uscire il mio cazzo dalla sua bocca. Ingoiò il primo schizzo a fatica, poi prese il ritmo e per la seconda volta in poche ore mandò giù tutta la mia sborra.

Beatrice stava ancora ripulendomi il cazzo con gli ultimi colpi di lingua quando la porta di casa si aprì. Stavolta a scappare in camera fu Beatrice, mentre io mi alzai rapidamente i boxer preparandomi ad accogliere la mia futura sposa in cucina. Laura corse tra le mia braccia e mi stampò un bacio sulle labbra. Non poteva neppure lontanamente immaginare che nella stessa stanza avevo appena ricevuto il miglior pompino con ingoio della mia vita da sua figlia. Poco dopo Beatrice ci raggiunse già vestita: “Io esco, non aspettatemi per pranzo”.

Le settimane successive furono una tortura. Ogni volta che Laura me lo prendeva in bocca pensavo a Beatrice. Ogni volta che scopavo con Laura immaginavo che sotto di me ci fosse sua figlia. Non ero un ragazzino alle prime armi, prima della mia attuale compagna avevo avuto molte esperienze eppure nessuna donna mi era entrata dentro come Beatrice. Quella ragazzina era diventata il primo pensiero quando mi svegliavo e l’ultimo quando andavo a dormire. L’unico mio obiettivo era sentire di nuovo le sue labbra sul mio cazzo. Sognavo di assaggiare il sapore della sua pelle, dei suoi umori. Desideravo scoparla più di ogni altra cosa al mondo.

Vederla girare seminuda per casa certo non mi aiutava a superare quella che era diventata una vera e propria fissazione. Dopo quel giorno però tra me e Beatrice non ci fu nessun contatto diretto. Nessuno dei due tornò su quanto era successo tra noi. Era se come tutto fosse stato solo un sogno. Beatrice agli occhi di sua madre era sempre la figlia amorevole. Casta e pura. Mentre io, ogni volta che la guardavo, ripensavo a quando inginocchiata davanti a me succhiava il cazzo con foga e passione. Dolcezza e infinita maialaggine.

Arrivò finalmente il giorno del mio matrimonio. La sera prima, come da tradizione, lasciai la casa in cui convivevo da anni con Laura per trascorrere la notte da solo. La mia promessa sposa uscì con le amiche per l’addio al nubilato al quale pensavo avrebbe partecipato anche Beatrice. Lo pensavo finché all’ora di cena non sentì suonare alla porta e aprendo me la ritrovai davanti.

“Non mi fai entrare?”, mi chiese Beatrice guardandomi dritto negli occhi. Ero immobile, senza parole. Dopo mesi in cui mi aveva praticamente ignorato si presentava a casa mia alla vigilia del matrimonio con sua madre. Cosa voleva questa ragazzina da me? Si accomodò sul salone senza togliersi il cappotto: “Non mi offri da bere?”.

“Cosa vuoi, Bea?”, le chiesi. Ero stanco dei suoi giochetti. Ero stanco di essere usato da lei. Nonostante la giovane età era una ragazza molto sveglia. Sapevo che aveva capito benissimo cosa provavo per lei. Sapeva che per me quello non era più un gioco. A quel punto Beatrice si alzò dal divano, lasciò scivolare lentamente il cappotto ai suoi piedi e rimase davanti a me in piedi. Completamente nuda!

Avevo la salivazione azzerata. Era la prima volta che potevo vedere il suo corpo. Le sue tettine sode, la sua figa quasi completamente depilata. “Sono venuta a festeggiare il tuo addio al celibato”. Beatrice mi guardava mentre me la mangiavo con gli occhi. Beatrice vedeva che morivo di desiderio per lei.

Si sistemò seduta a gambe larghe sul divano e mi fece cenno di avvicinarmi: “Leccamela”. Mi posizionai in ginocchio davanti a lei, la guardai un attimo negli occhi e affondai la testa tra le sue gambe. Finalmente sentivo il suo sapore nella mia bocca. Leccavo avido i suoi umori, mentre Beatrice mi massaggiava i capelli con i polpastrelli. Iniziava a godere sotto i miei colpi di lingua sempre più veloci e poco dopo raggiunse l’orgasmo per la prima volta. Di solito non amavo assaggiare il succo della mia donna ma con lei era diverso. Avevo sognato quel momento per mesi ed ora che era realtà volevo godermelo appieno. Senza tabù. Senza freni.

Beatrice mosse le gambe in modo incontrollato stringendomi la testa in mezzo. Sollevai gli occhi e notai il suo viso stravolto dal piacere. Quindi mi tirò leggermente per i capelli e si allungò verso di me. Ci baciammo. Era il nostro primo bacio. Le lingue si intrecciarono. Un bacio passionale, sentito. Il bacio di un uomo e una donna che si volevano da tanto. Troppo tempo.

“Ora scopami, voglio il tuo cazzo” mi sussurrò Beatrice avvinghiandosi con le gambe al mio busto. La sollevai dal divano, lasciò cadere le scarpe con i tacchi che ancora aveva ai piedi, la portai sul tavolo della cucina e la penetrai. Mentre entravo per la prima volta dentro di lei la guardai dritto negli occhi. Beatrice si morse il labbro e reclinò leggermente la testa all’indietro. Capì subito che non era vergine così iniziai a stantuffarla sempre più forte. Nella stanza si sentivano solo i nostri respiri ed il rumore dei nostri corpi. Beatrice gemeva sotto i miei colpi.

Ero talmente preso che solo quando sentì lo stimolo di venire ricordai di non avere il preservativo. Tentai di liberarmi dalla morsa di Beatrice per evitare problemi, ma lei si teneva stretta senza mollare la presa. La guardai. “Sborrami dentro”. Dopo pochi secondi mi svuotai completamente nella figa di Beatrice, che accolse il mio sperma e raggiunse il secondo orgasmo. Ero soddisfatto ma non sazio. Avevo ancora fame di Beatrice.

Lei si sdraiò un attimo sul tavolo, mentre io la afferrai dai fianchi e la girai. Beatrice capì subito cosa volevo, si voltò verso di me: “Porco, inculami, sarà il mio regalo di nozze”. Non me lo feci ripetere due volte. Spinsi leggermente Beatrice in modo che il suo petto aderisse al tavolo quindi, una volta posizionata a 90, entrai con tutto il mio cazzo. Stavolta non riuscì a trattenere un urlo di dolore. Mi fermai solo un secondo, ci guardammo. Entrai di nuovo e iniziai a muovermi dentro di lei. Prima piano, poi sempre più veloce.

Beatrice aveva i capelli completamente bagnati di sudore. Il soggiorno era pieno dei nostri odori mentre rimbombava il rumore del mio cazzo che entrava e usciva dal suo culo. Non inculavo una donna da parecchi anni. Sua madre, Laura, non mi aveva mai concesso il lato B. Il culo di Beatrice invece non era strettissimo. Come avevo fatto a non accorgermi della giovane troia che era cresciuta in casa mia? Accelerai ulteriormente il ritmo e sborrai dentro il suo culo mentre Beatrice emetteva un urlo animalesco che rischiò di richiamare tutto il vicinato.

Trascorsi la notte, l’ultima notte prima di sposare sua madre, a letto con Beatrice. Come se fossimo una coppia. Io e lei. Scopammo ancora. Dopo l’orgasmo Beatrice mi lavorava il cazzo con la bocca fino a risvegliarlo. Poi si impalava su di me e mi cavalcava. Era bellissimo guardarla. Sudata, stanca ma bellissima e soprattutto vogliosa. E ogni volta lasciò che le sborrassi dentro senza alcuna precauzione. Non ne aveva mai abbastanza.

Ci addormentammo solo all’alba, sfiniti dalla notte di sesso più intensa di tutta la mia vita. Quando mi svegliai erano le 8. Mi rigirai nel letto. Beatrice non c’era più. Mi alzai di scatto. La chiamai per tutta la casa ma di lei non c’era traccia. Trovai un biglietto in cucina. “Ti aspettiamo in chiesa”.

Corsi a farmi una doccia per tentare di dimenticare anche se sapevo che dimenticare sarebbe stato impossibile. Il mio migliore amico, nonché testimone di nozze, mi raggiunse poco più tardi per aiutarmi nei preparativi come d’accordo. Mangiammo una cosa veloce ed alle 15 eravamo già davanti alla chiesa dove un’ora dopo avrei sposato Laura. Cercai di intrattenere gli invitati come ogni sposo modello deve fare ma ero teso, nervoso. Aspettavo che arrivasse e quando la vidi mi si bloccò il respiro. Beatrice indossava un mini-abito verde scuro, con un’ampia scollatura sul davanti e le spalle completamente scoperte. Non portava il reggiseno. Ai piedi un paio di decollete gialle tacco 12.

Non riuscì a staccarle per un attimo gli occhi di dosso neppure quando dall’auto scese sua madre, la mia futura moglie. Anzi proprio in quel momento capì che stavo sposando la donna sbagliata. In quel momento capì che la donna che amavo era sua figlia. La stessa donna che fino a qualche mese prima era anche mia figlia.

La cerimonia per me fu noiosa e interminabile. Mentre Laura accanto a me mi guardava fisso negli occhi e non riusciva a nascondere l’emozione, io non vedevo l’ora che finisse e continuavo a sbirciare Beatrice con la coda dell’occhio. Era la testimone di nozze della madre. Prima di firmare il registro finalmente i nostri sguardi si incrociarono per la prima volta dopo la notte del mio addio al celibato. La nostra notte.

Fuori dalla chiesa io e la mia sposa fummo accolti dal tradizionale lancio di riso. Ma tra i baci e gli abbracci con i vari invitati i miei occhi cercavano solo lei. Beatrice. Quando la intravidi era appartata col mio migliore amico. Il mio testimone. Sentì qualcosa muoversi dentro di me. Ero geloso.

Una volta giunti finalmente nel locale del ricevimento, dopo un pomeriggio speso a fare inutili foto insieme a Laura, con una scusa mi avvicinai a Beatrice. “Seguimi in bagno”, le sussurrai all’orecchio. Mi raggiunse poco dopo. Appena entrò la afferrai e ci scambiammo un lungo bacio. Provò a fermarmi e mi fece cenno di chiudere la porta. Seguì il consiglio, quindi Beatrice si inginocchiò ai miei piedi, tirò giù rapidamente la zip dei miei pantaloni da cerimonia e iniziò a succhiarmelo con foga. Le riempì la bocca proprio mentre qualcuno bussava alla porta del bagno. Mandò giù tutto. Io rimisi dentro il cazzo, chiusi la zip e feci entrare la signora che aspettava fuori, mentre Beatrice davanti allo specchio si ripassava il rossetto sulle labbra. Le stesse labbra che aveva appena usato per spompinarmi.

A cena Beatrice era seduta al tavolo di fianco al nostro insieme agli altri testimoni. La guardavo spesso, troppo spesso. Temevo che anche Laura si accorgesse di come guardavo sua figlia, ma fortunatamente mia moglie quella sera era troppo presa da tutto il resto per capire cosa succedeva sotto i suoi occhi. A fine serata arrivò il momento del taglio della torta. Beatrice si posizionò accanto a me per la foto di famiglia, ne approfittai per allungare furtivamente la mano sul suo culo e sussurrarle qualcosa all’orecchio: “Ho voglia di te”.

Poco dopo, approfittando della confusione per la consegna dei confetti, ci ritrovammo di nuovo insieme in bagno per una rapida sveltina. Beatrice seduta sul lavabo si sfilò il perizoma. Le sollevai il vestito, abbassai la zip e lo tirai fuori. Fu una scopata veloce ma bellissima. Affondavo i colpi mentre la baciavo e affondavo il naso tra i suoi capelli. Mi riempivo le narici col suo profumo. Non sapevo quando sarebbe successo di nuovo e non volevo perdermi nulla di quel momento. “Sborrami dentro”. Le riempì la figa: “Ti amo”.

Uscì dal bagno ancora stravolto per quanto era appena accaduto, Laura mi venne incontro chiedendomi dove fossi finito. Inventai una scusa, mentre dietro di noi passava Beatrice che raggiunse gli altri invitati come se nulla fosse successo.

Trascorsi la prima notte di nozze a letto con mia moglie. La scopai, più di una volta, rispettando i miei doveri di marito, ma mentre la scopavo pensavo solo a lei. Sua figlia Beatrice. Quando Laura finalmente prese sonno mi chiusi in bagno e provai a chiamarla. Non mi rispose. Le lasciai un messaggio. Non riuscì a chiudere occhio: cosa sarebbe successo tra noi? L’unica cosa di cui ero certo è che non potevo più fare a meno di lei. Del suo corpo. Della sua bocca.

Durante tutto il viaggio di nozze il mio unico pensiero era rivolto a Beatrice: cosa stava facendo? Con chi era? Mi stava pensando? Continuai a bombardarla di chiamate e messaggi ma non ottenni risposta. Un giorno chiesi notizie a Laura. Mia moglie mi informò che sua figlia avrebbe continuato gli studi all’estero ed era già partita. Fu una doccia gelata e non riuscì a nasconderlo. Il mio umore nei giorni successivi cambiò repentinamente. Ero cupo, irascibile.

Tornati alla vita di sempre cercai in ogni modo di distrarmi ma dimenticare Beatrice, dimenticare ciò che c’era stato tra noi, ciò che provavo, era impossibile. Quando mi sembrava di esserci riuscito, dopo qualche mese, rientrando a casa me la ritrovai davanti seduta sul divano insieme alla madre. Erano entrambe serie, come se avessi interrotto qualcosa di importante. Beatrice si alzò per salutarmi, indossava un vestitino largo ma non abbastanza per nascondere il pancione. Era incinta!

Mi si gelò il sangue nelle vene. Non potevo essere certo che il figlio che aspettava fosse mio, certo, ma sapevo di averla scopata più volte senza precauzioni. Mi chiesi cosa avrebbe fatto. E soprattutto cosa aveva raccontato alla madre. Come aveva giustificato quell’improvvisa gravidanza? Da quanto sapevo Beatrice non aveva una relazione stabile.

Appena restai solo con Laura le chiesi subito qualche spiegazione. Beatrice le aveva raccontato di un presunto incontro occasionale con un uomo. Mi tranquillizzai e feci finta di crederci. Dovevo crederci. Volevo crederci perché, se da un lato l’idea che il figlio di Beatrice fosse mio mi terrorizzava, dall’altro sapevo che per stare accanto a lei ed al nostro bambino sarei stato disposto a sconvolgere tutta la mia vita.

Beatrice tornò a vivere in casa nostra fino al giorno del parto. Non le chiesi mai perché era sparita ma il rapporto tra noi era cambiato per sempre. Provavo ancora qualcosa per lei, non potevo negarlo, ma non ero più disposto a rovinare il mio rapporto con sua madre.

Una notte Beatrice ci svegliò chiedendoci di accompagnarla in ospedale perché le si erano rotte le acque. Presi di corsa l’auto, lei e Laura sedute sul sedile posteriore, io al volante. Dopo otto ore di travaglio, di primo mattino, venne alla luce una bella bambina.

Laura tornò a casa per prendere qualche ricambio, così restai da solo in camera con Beatrice. Quando l’infermiera portò la piccola per la poppata, Beatrice uscì il seno davanti a me e attaccò la bimba alla mammella. Le guardavo. Erano dolcissime. Erano bellissime. Beatrice sollevò gli occhi e mi guardò: “Auguri, papà”. Era mia figlia.
 

Top Bottom