IL CLUB DEGLI AMICI (Capitolo VIII – La visita dalla ginecologa - seconda parte)

suntopless

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Di seguito l'ottavo capitolo (di sedici) de "Il Club degli Amici".

Trascorse qualche tempo, un mese per la precisione, durante il quale non frequentammo il club. Yoko aveva deciso così. Non potendo scopare per bene, vista la momentanea mancanza della spirale, sarebbe stata costretta a limitarsi a fare altro. A lei fare altro solitamente non piaceva, lo riteneva solo un corollario all’atto vero e proprio di scopare. E poi, in fondo, aveva anche paura di non riuscire a contenersi in mezzo alle varie situazioni che si creavano dentro il club, rischiando così di fare quello che mai avrebbe voluto fare senza la spirale.
Era una situazione paradossale: in qualità di amministratore del club continuavo quotidianamente ad occuparmene, ma non lo frequentavo. Innanzitutto perché le regole prevedevano l’ingresso solo alle coppie, mai un associato sarebbe potuto entrare se si fosse presentato da solo. E poi in realtà non mi sarebbe affatto piaciuto andare al club da solo, senza Yoko. Sì, avrei certamente goduto, ma non appieno. Una parte del piacere, lì dentro, era sicuramente il vedere o quantomeno sapere che la tua compagna stava scopando con qualcun altro.
Fu un mese di ritorno alla normalità. Ridiventammo una coppia qualunque. Non discutemmo quasi mai del nostro club e del fatto che ci mancassero o meno i nostri amici. Sì, qualche volta facemmo l’amore. Ma non era bello come al solito: dovevamo usare, cosa che non facevamo più da anni, il preservativo. Non si interrompe un’emozione!
Comunque, il mese trascorse e Yoko andò a farsi mettere una nuova spirale dalla dottoressa Polella. Mi confessò che si vergognava da morire andare nuovamente in quello studio: “La segretaria certamente ricorderà quello che ha sentito il mese scorso mentre c’era Mario! E poi che vergogna! Pensa se ha raccontato tutto alla Polella!”
Si convinse ed andò. Per sua fortuna nessuno strascico dell’episodio precedente. Nessuno sguardo strano da parte della segretaria, né alcun accenno da parte della dottoressa.
Finalmente giunse il giorno del nostro appuntamento con il club. Personalmente non vedevo l’ora, ma penso che anche Yoko fosse della stessa idea.
Quando entrammo fummo salutati da molti, seppure già all’opera. Ormai si era creato un bel gruppo lì dentro, abbastanza affiatato. Come spesso facevamo ci dividemmo.
Mi successe una cosa strana. Potreste anche non credermi, ma giuro che non avevo minimante pensato ed architettato quello che accadde.
Mi ritrovai in un gruppetto che era già in azione, vidi un bellissimo culo agitarsi in aria mentre la proprietaria di quel culo stava appassionatamente occupandosi con la bocca dell’uccello di un uomo. Capii subito chi era, la conoscevo già per averla scopata in passato. Era Lisa, la moglie di Mario Gagliardo. Mi avvicinai, poggiai la mia cappella sulla figa di Lisa e poiché non avevo notato alcun segno di protesta, le infilai con un colpo secco tutta la mia asta vogliosa e scalpitante per la prolungata quasi astinenza.
Inconsapevolmente avevo cercato Lisa in giro quando avevo dato uno sguardo attorno. L’avevo trovata e mi ci ero fiondato. La stavo scopando abbastanza violentemente, lo capivo dallo sbattere violento delle mie palle su di lei. Ma lo capivo anche dai mugugni che emetteva Lisa ad ogni mio affondo, lamenti repressi dal fatto di avere ancora in bocca l’uccello dell’altro uomo. Ma non si voltò mai a farmi cenno di smettere o di rallentare. E più lei resisteva, più io continuavo con maggiore foga. Mi resi conto ad un certo punto che la povera Lisa stava subendo una sorta di vendetta per quello che aveva fatto Mario con Yoko poco più di un mese prima.
A proposito: e Yoko? Colsi al volo, tra gli altri, gli urletti di piacere della mia Yoko. Girai la testa per cercarla e la vidi che godeva abbondantemente. Era non tantissimo distante da me, messa a pecora su di un divano e dietro a lei c’era… cazzo c’era Mario! Non è che se la sta inculando?
Di nuovo la rabbia, ma anche l’eccitazione presero il sopravvento. Vedevo chiarissimamente la faccia di Yoko che godeva in maniera indescrivibile! E mentre guardavo scopavo sempre più violentemente la povera Lisa. Venni finalmente ed abbondantemente (la quasi astinenza!).
Come un automa, come calamitato, con il cazzo angora gocciolante mi diressi verso Yoko per guardare meglio, forse! Ero lì vicino, quando per un solo momento Yoko aprì gli occhi, mi vide, li richiuse e mi ordinò
“Dai mettimelo in bocca!”
Non me lo feci ripetere, mi avvicinai ed ubbidii. Con un sapiente lavoro mi fece immediatamente resuscitare l’uccello e cominciò a spompinarmi violentemente. Ma non resistetti dal parlare con Mario che, nel frattempo, se la stava ancora inculando per bene, come avevo intuito da lontano!
“Allora ha mantenuto la promessa!”
“Cosa?” fece lui.
“La promessa del culo!”
“Ah, sapevi tutto!”
“Sì, Yoko mi ha raccontato tutto!”
“Scusa John! Non volevo, ma la situazione era incredibile. Non ho saputo resistere!”
“Non ti preoccupare, non sono arrabbiato! Anzi sono addirittura contento perché hai fatto un buon lavoro con Yoko che, a quanto mi ha detto, ha goduto abbastanza”
“Non esageriamo!”
“No, è giusto! Anzi devo essere io a chiederti scusa”
“Per cosa?”
“Perché poco fa ho appena finito di scoparmi violentemente Lisa. Credo di avere esagerato e di averle fatto anche un po’ male!”
“Ma non ti preoccupare! Quella troia gode di più quando la maltratti!”
“Scusate!” ci interruppe Yoko che per un attimo aveva smesso di occuparsi del mio cazzo “A proposito di troie. Qui sotto ce n’è una che aspetta che la smettiate di parlare e che la scopiate di brutto!”
Accettammo di buon grado l’invito e cominciammo ad occuparci di lei con maggior vigore. Praticamente esausti venimmo tutti e tre quasi in contemporanea. Ci adagiammo sullo stesso divano presi dalla stanchezza ed aspettammo lì di riprendere le forze.

CONTINUA . . .

Capitolo IX
 
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