Racconto di fantasia Il premio di mamma

Lucci823

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Non ero mai stato un secchione, anzi, ma l'ultimo anno di liceo studiavo davvero poco e male. Un pomeriggio di dicembre mamma tornò dal ricevimento per i genitori disperata. Avevo quattro insufficienze gravi e rischiavo seriamente di non essere ammesso all'esame di maturità. Lei però ovviamente mi conosceva molto bene e sapeva che rimproveri o punizioni non avrebbero sortito l'effetto sperato.

Quella sera stessa quindi decise di affrontarmi a tu per tu. Entrò nella mia stanza con l'aria seria, si accomodò sul letto e guardandomi negli occhi mi propose un patto: io dovevo mettermi sotto con lo studio, in cambio a diploma ottenuto avrei potuto chiederle un premio a mia scelta. Qualsiasi cosa e lei non mi avrebbe detto di no. Accettai subito sorprendendo mia madre, che forse non pensava sarebbe stato tanto facile convincermi a studiare. Non sapeva però qual era il premio che avevo in mente di chiederle.

Dopo le feste di Natale, come promesso a mamma, iniziai a trascorrere pomeriggi interi chiuso in camera a studiare. Lei ogni tanto veniva a controllare che studiassi davvero con la scusa di portarmi la merenda o sistemare qualcosa nella stanza, anche perché sapeva bene che spesso invece che i libri in mano tenevo il mio cazzo. Mamma mi aveva sorpreso spesso in piena sega ma con mio grande stupore non se n'era mai scandalizzata.

D'altronde ero un adolescente, non avevo una fidanzata e quindi dovevo di sfogare gli ormoni. Cosa che come milioni di coetanei facevo masturbandomi almeno una volta al giorno. Ogni volta che mi beccava in sega, mamma chiudeva rapidamente la porta non prima di avermi raccomandato di studiare e non sporcare in giro. A volte infatti capitava che qualche goccia cadesse sul pavimento oppure che lasciassi in giro per la camera i fazzoletti pieni di sborra. Fazzoletti che magari l'indomani mia madre trovava mentre rifaceva il letto e gettava nell'immondizia direttamente con le sue mani.

Per evitare troppe distrazioni dallo studio un giorno mamma mi consigliò di farmi una sega subito dopo pranzo, prima di sedermi alla scrivania per fare i compiti. Ma il solo fatto che mia madre parlasse così apertamente con me delle mie seghe mi provocò un ambivalente senso di imbarazzo ed allo stesso tempo di profonda eccitazione. Mi piaceva che mamma sapesse quando mi toccavo e nei mesi successivi facevo di tutto per farglielo sapere.

Così dopo pranzo, quasi ogni giorno, le annunciavo che sarei andato a farmi una sega e poi avrei iniziato a studiare. Quando nel pomeriggio entrava in camera per portarmi la merenda, le facevo trovare i fazzoletti sporchi in bella mostra sulla scrivania. Lei li raccoglieva per buttarli, mi sorrideva imbarazzata e mi diceva di cambiare l'aria prima di uscire per lasciarmi ai miei libri.

I voti finalmente iniziarono sensibilmente a migliorare per la gioia di mamma, che dopo il ricevimento di febbraio rientrò soddisfatta a casa facendomi i complimenti. La ringraziai e le dissi che il merito era anche suo, perché se stavo impegnandomi così tanto era soprattutto per poter avere il premio che mi aveva promesso.

Arrivò finalmente l'estate. Il giorno che appesero i quadri fu mamma la prima a vederli e comunicarmi la mia ammissione agli esami. L'obiettivo minimo era stato centrato. Ora non restava che l'ultimo sforzo, poi finalmente avrei ottenuto ciò che sognavo da mesi. Studiai giorni interi chiuso in camera. Le uniche brevi pause erano dedicate ai pasti ed a qualche sega necessaria per sfogare gli ormoni.

Superati gli scritti, il giorno degli orali mamma mi accompagnò per assistere all'esame. Era bellissima. Nonostante i suoi 47 anni quando voleva sapeva ancora come fare girare la testa agli uomini. Quella mattina, durante il tragitto in auto da casa a scuola, non riuscivo a staccare gli occhi dalle sue gambe nude. Mamma se ne accorse, mi guardò e sorrise imbarazzata. Mentre camminavamo per strada lo sguardo mi cadde sul suo culo ancora alto e sodo. In quel momento sentì crescere il cazzo nei pantaloni. Avevo bisogno di svuotarmi.

Seduti nel corridoio della scuola, mentre aspettavamo che arrivasse il mio turno, presi la mano di mamma e la posizionai sulla mia patta: "Ho bisogno del mio premio... aiutami". Mamma non mi sembrò sorpresa dalla richiesta. Probabilmente aveva capito l'effetto che mi faceva ormai da tempo. Certo non si aspettava che quella richiesta arrivasse proprio lì ed in quel momento. Per lei però la cosa più importante era il mio esame. Decise quindi di accontentarmi.

Mamma mi prese per mano e mi portò nei bagni. Per fortuna la scuola era semideserta. Chiudemmo la porta alle nostre spalle, mamma mi abbassò velocemente la cerniera dei jeans e me lo tirò fuori iniziando a massaggiarlo lentamente. La guardavo negli occhi mentre mi segava con la sua mano. Ma non mi bastava.

"Fammi un pompino, mamma". Guardò l'orologio, l'ora dell'esame era sempre più vicino. Si inginocchiò davanti a me. La sua faccia era a pochi centimetri dal mio cazzo che puntava in alto, durissimo. Mi guardò un'ultima volta negli occhi. Poi sentì la sua lingua sulla mia cappella. Scese lungo tutta l'asta. Mamma mi leccava il cazzo come fosse un gelato. Quindi iniziò a baciarlo finché non lo prese finalmente in bocca. Mamma mi stava succhiando il cazzo come la più abile delle pompinare. E lo stava facendo nei bagni della mia scuola. Non riuscì a resistere quanto avrei voluto a quel trattamento: il primo schizzo arrivò dritto in gola a mia madre, poi due, tre, quattro, cinque schizzi. Mentre venivo premevo leggermente entrambe le mie mani sulla sua nuca. Mamma fu di fatto costretta a prenderla tutto in bocca.

"Luca sei qui? Tocca a te". La voce fuori dal bagno era quella del mio migliore amico che mi chiamava per sostenere l'esame. Mamma si alzò di scatto, notai subito che aveva la bocca vuota....aveva mandato giù tutta la mia sborra. Mi fece cenno di uscire e così feci.

Proprio mentre mi sedevo davanti alla commissione, intravidi con la coda dell'occhio mamma entrare nell'aula e accomodarsi alle mie spalle. Affrontai la discussione in modo brillante, rispondendo a tutte le domande che mi venivano poste. Una volta finito, mamma venne verso di me abbracciandomi: "A casa riprendiamo il discorso...".
 
La sera stessa della mia maturità festeggiai con gli amici ma nella mente scorrevano le immagini di mamma, in ginocchio davanti a me nei bagni della scuola mentre mi succhiava amorevolmente il cazzo e si lasciava sborrare in bocca ingoiando tutto il mio sperma.
Nei giorni successivi tutto tra noi scorreva come se nulla fosse successo. Finalmente, libero da impegni di studio, mamma mi lasciava dormire fino a tardi.
Quando mi svegliavo spesso, prima di alzarmi, mi sparavo la prima sega della giornata lasciando evidenti tracce nei fazzoletti che mia madre raccoglieva ai piedi del letto mentre io facevo colazione in cucina.

Dopo pranzo ci mettevamo insieme sul divano abbracciati a guardare la tv e io ne approfittavo per allungare un po’ le mani. Mamma mi lasciava fare. Riuscì così a palpare il suo culo ancora sodo e sentire la morbidezza dei suoi seni. Il tutto mentre strofinandomi leggermente dietro di lei le facevo sentire l’erezione che cresceva rapidamente dentro i pantaloni. I pomeriggi terminavano così con me che scappavo in camera per sfogare tanta eccitazione con una sega liberatoria. Mamma ovviamente lo sapeva e poco dopo entrava con la solita scusa, raccoglieva i fazzoletti sporchi e andava via.

Un giorno finalmente fu lei, come mi aveva promesso la mattina del mio esame, a riprendere il discorso da dove lo avevamo lasciato. E lo fece a modo suo. Mentre come ogni pomeriggio guardavamo la tv sul divano, fu mamma ad allungare le mani. Mi abbassò rapidamente la cerniera e lo tirò fuori. Quindi impugnò il mio cazzo e cominciò a segarmi lentamente mentre continuava a guardare la tv. “Tesoro, hai scelto la facoltà?”, mi chiese improvvisamente mamma continuando a fare su e giù con la mano sul cazzo duro.

Il messaggio era chiaro: se volevo che il nostro rapporto si evolvesse dovevo iscrivermi all’università. Mamma d’altronde sapeva bene che non ero intenzionato a proseguire gli studi dopo il liceo, cosa a cui sia lei che mio padre tenevano moltissimo. Rimasi senza parole. Mamma si voltò verso di me, mi guardò negli occhi e velocemente si inginocchiò davanti a me prendendolo in bocca.

Era il secondo pompino di mamma, ma stavolta era stata lei a prendere l’iniziativa senza che io le chiedessi nulla. Mamma succhiava e mi guardava dritto negli occhi. Quando sentì pulsare il mio cazzo si fermò un attimo: “Sto aspettando una risposta”.

“Giurisprudenza”, urlai mentre liberavo tutto il mio piacere nella bocca di mia madre, che anche stavolta ingoiò senza fare una piega. Mamma aveva ottenuto ciò che voleva. Ma anche io potevo ritenermi assolutamente soddisfatto. Da settimane ripensavo al primo pompino di mia madre nei bagni della scuola. E da allora speravo che ricapitasse almeno una volta. Quel giorno però capì che potevo ottenere molto di più. Bastava studiare e per i pompini di mamma valeva la pena passare qualche ora al giorno sui libri.

I cinque anni dell’università furono stupendi. A ogni esame superato trovavo a casa mamma pronta a darmi il mio premio. La sua bocca. Impazzivo mentre la guardavo leccarmi il cazzo con amore e devozione. Da madre e da femmina. Mi eccitava da morire pensare che il mio seme le riempiva la pancia. Vederla mentre gustava il sapore della mia sborra e la mandava giù, tutta in un sorso.

In quel periodo le avventura con qualche collega non mancarono, ma con nessuna provavo quello che provavo con mia madre. Nessuna mi regalava la stessa sensazione di piacere, appagamento sessuale ed emotivo. Ogni volta che mamma lo prendeva in bocca una scossa mi percorreva tutto il corpo, dalla punta dei piedi fino alla punta dei capelli. Ma non mi bastava più. E lei lo sapeva.

A poche settimane dalla discussione di laurea decisi di affrontare mia madre apertamente. Quando le chiesi di concedersi a me non si stupì. Era ciò che si aspettava. Era ciò che era disposta a concedermi pur di vedermi finalmente laureato.
Fino al giorno della laurea i contatti tra noi cessarono, entrambi ci stavamo preparando a quel momento. Un momento che entrambi aspettavamo da anni e che entrambi sapevamo sarebbe arrivato.

Quando la vidi scendere le scale di casa per salire in auto con me e raggiungere l’università restai senza fiato qualche secondo. Nonostante avesse ormai 53 anni era ancora uno schianto. Una donna capace di fare girare la testa anche a un ventenne. Mamma indossava un abito lungo, rosso e aderente che faceva risaltare il suo culo ancora sodo considerata l’età e lasciava le spalle completamente scoperte. Ai piedi un paio di sandaletti neri col cinturino. Sapeva benissimo che erano il mio modello preferito.

Durante il tragitto avevo la salivazione azzerata e sentivo il cazzo pulsare sotto i pantaloni. Mamma notò il mio turbamento: “Prendi quella traversa e accosta”, mi disse quando mancavano ormai pochi metri al cancello dell’università. “Mamma siamo già in ritardo”.
A quel punto allungò una mano sulla patta palpandomi il cazzo da sopra i pantaloni. “Pensi di presentarti così davanti alla commissione? Dai, tanto bastano due minuti…”. Una volta che ebbi accostato in un posto appartato, prese i fazzoletti dalla sua borsa, mi abbassò la lampo e impugnò il mio cazzo segandomi velocemente. Riempì il fazzoletto di sborra, poi mamma mi ripulì al meglio dalle ultime gocce rimaste sulla cappella e posò il fazzoletto nel posacenere dell’auto: “Ora possiamo andare”.

Trovammo mio padre, altri parenti e alcuni miei amici davanti alla facoltà. Affrontai la discussione con successo sotto gli occhi di mia madre, orgogliosa e pronta a soddisfare il suo ‘dottore’. Durante la cena continuavo a mangiarmela con gli occhi. Nessuna donna era desiderabile quanto lei per me. La sera stessa, rientrati a casa dopo una lunga giornata, le ricordai la sua promessa: “Sei pronta?”. “Fammi sapere dove e quando”, mi rispose mamma prima di raggiungere mio padre in camera da letto mentre a me non restò che tirarlo fuori e sfogarmi con l’ennesima sega sognando il momento in cui finalmente avrei penetrato la sua figa.

Avevo studiato tutto nei minimi dettagli. Prenotai per mamma una seduta dall’estetista che prevedeva una depilazione intima completa, oltre che smalto rosso fuoco su mani e piedi. Quindi le feci recapitare l’abito e le scarpe che avevo scelto per lei. Il vestito era nero, monospalla con una profonda scollatura e lungo fino al ginocchio ma con spacco laterale. Sotto intimo rosso: reggiseno e brasiliana. Come scarpe scelsi un sandaletto nero, cinturino alla caviglia e tacco 12 a spillo. L’appuntamento era a cena in un elegante ristorantino sul mare abbastanza lontano da casa. La mandai a prendere con un taxi per evitare che già durante il tragitto in auto non riuscissi a resisterle.

Quando varcò la porta del ristorante io ero già seduto al tavolo da un po’ e restai senza fiato. Ma non solo io. A più di 50 anni mia madre era ancora quella che può definirsi tecnicamente una grandissima figa. Una cavalla purosangue che qualunque uomo, di qualsiasi età, avrebbe voluto montare. Anche se quell’uomo era suo figlio. La sua falcata sicura, il suo profumo, il suo sguardo, il suo modo di muovere i capelli, di sedersi. Perfino il suo modo di mangiare. Tutto in lei era profondamente erotico. Durante la cena non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Arrivati al caffè pagai velocemente il conto. Non vedevo l’ora di riscuotere il mio premio.

Uscimmo dal ristorante a braccetto, le aprì da vero gentiluomo la portiera dell’auto e ci dirigemmo verso un albergo poco lontano in cui avevo prenotato una camera tutta per noi. Nessuno di noi pronunciò una parola. La tensione erotica era sempre più palpabile, insieme all’inevitabile imbarazzo che una situazione del genere crea.

Entrati in camera mi accomodai su una sedia mentre mia madre era per la prima volta incerta sul da farsi. La guardai negli occhi: “Spogliati per me, mamma”. Lasciò sfilare a terra l’abito con una sola mossa restando in intimo e tacchi. Le chiesi di avvicinarsi e allungai una mano sul suo culo palpandoglielo con decisione.

“Succhiami il cazzo”, le ordinai facendola inginocchiare tra le mie gambe. Mamma si mise subito all’opera slacciandomi i pantaloni e abbassando i boxer. Quindi iniziò a baciare e leccare il mio cazzo già duro guardandomi negli occhi. Stavolta però il pompino non sarebbe bastato e lei lo sapeva.

La sollevai, mi alzai e la feci sedere al posto mio sulla sedia. Le sfilai gli slip, quindi le spalancai le gambe con le mani lasciando la sua fica oscenamente aperta alla mia vista. Mi inginocchiai, la guardai negli occhi e iniziai a leccare partendo dall’interno coscia.

Leccai avido la fica di mia madre già bagnata. Sentire il suo sapore nella mia bocca era un sogno che diventava realtà. Mamma iniziò a vibrare di piacere mentre la lavoravo con profondi colpi di lingua finché non strinse la mia testa tra le sue gambe e raggiunse il primo orgasmo della serata.

A quel punto fu lei a prendere l’iniziativa. Mamma si alzò dalla sedia, mi spinse sul letto e si impalò letteralmente sul mio cazzo facendolo entrare per la prima volta nella sua fica. Mia madre iniziò a cavalcarmi tenendosi aggrappata con le mani alle mie spalle. Quindi si avvicinò e mi baciò guardandomi negli occhi. Continuammo a scopare in quella posizione per qualche secondo, poi la girai sul letto. Adesso io ero sopra di lei e affondavo i colpi con forza. Nella stanza si sentiva il rumore dei nostri corpi che sbattevano l’uno contro l’altro e un forte odore di sesso. I nostri piaceri che si univano fino a diventare uno solo.

“Voglio il culo”, le sussurrai all’orecchio. Mamma si mise a 90 sul letto mentre io mi posizionai dietro di lei. Le accarezzai le natiche, le schiaffeggiai e quindi finalmente la inculai. Entrai piano, poi sempre più in fondo fino ad affondare con decisione. Mamma reggeva bene, ansimando più di piacere che di dolore, segno che il sesso anale per lei non era un tabù. Sapere che mia madre dava il culo senza problemi mi fece uscire di testa. Accelerai sempre di più il ritmo ma quando sentì di essere al limite mi sfilai e la feci voltare rapidamente.

Mamma era sdraiata sotto di me mentre io in ginocchio sborrai copiosamente riempendole il viso. Il mio sperma la raggiunse dai capelli, fino al mento. Quando anche l’ultimo schizzo uscì dal mio cazzo mamma aveva la mia sborra sulla fronte, negli occhi, sulle labbra. Vederla completamente ricoperta con lo sperma che le colava sulle tette fu uno spettacolo unico. Dopo qualche minuto si alzò per andare in bagno e ripulirsi al meglio.

Passammo la notte a scopare in ogni modo. Mamma raggiunse più volte l’orgasmo, mentre io venni altre tre volte riempendole fica, culo e bocca. Quindi ci addormentammo sudati e sfiniti. Quando mi svegliai mamma non c’era più ma sul comodino trovai un bigliettino: “Auguri, dottore!”.
 
La sera stessa della mia maturità festeggiai con gli amici ma nella mente scorrevano le immagini di mamma, in ginocchio davanti a me nei bagni della scuola mentre mi succhiava amorevolmente il cazzo e si lasciava sborrare in bocca ingoiando tutto il mio sperma.
Nei giorni successivi tutto tra noi scorreva come se nulla fosse successo. Finalmente, libero da impegni di studio, mamma mi lasciava dormire fino a tardi.
Quando mi svegliavo spesso, prima di alzarmi, mi sparavo la prima sega della giornata lasciando evidenti tracce nei fazzoletti che mia madre raccoglieva ai piedi del letto mentre io facevo colazione in cucina.

Dopo pranzo ci mettevamo insieme sul divano abbracciati a guardare la tv e io ne approfittavo per allungare un po’ le mani. Mamma mi lasciava fare. Riuscì così a palpare il suo culo ancora sodo e sentire la morbidezza dei suoi seni. Il tutto mentre strofinandomi leggermente dietro di lei le facevo sentire l’erezione che cresceva rapidamente dentro i pantaloni. I pomeriggi terminavano così con me che scappavo in camera per sfogare tanta eccitazione con una sega liberatoria. Mamma ovviamente lo sapeva e poco dopo entrava con la solita scusa, raccoglieva i fazzoletti sporchi e andava via.

Un giorno finalmente fu lei, come mi aveva promesso la mattina del mio esame, a riprendere il discorso da dove lo avevamo lasciato. E lo fece a modo suo. Mentre come ogni pomeriggio guardavamo la tv sul divano, fu mamma ad allungare le mani. Mi abbassò rapidamente la cerniera e lo tirò fuori. Quindi impugnò il mio cazzo e cominciò a segarmi lentamente mentre continuava a guardare la tv. “Tesoro, hai scelto la facoltà?”, mi chiese improvvisamente mamma continuando a fare su e giù con la mano sul cazzo duro.

Il messaggio era chiaro: se volevo che il nostro rapporto si evolvesse dovevo iscrivermi all’università. Mamma d’altronde sapeva bene che non ero intenzionato a proseguire gli studi dopo il liceo, cosa a cui sia lei che mio padre tenevano moltissimo. Rimasi senza parole. Mamma si voltò verso di me, mi guardò negli occhi e velocemente si inginocchiò davanti a me prendendolo in bocca.

Era il secondo pompino di mamma, ma stavolta era stata lei a prendere l’iniziativa senza che io le chiedessi nulla. Mamma succhiava e mi guardava dritto negli occhi. Quando sentì pulsare il mio cazzo si fermò un attimo: “Sto aspettando una risposta”.

“Giurisprudenza”, urlai mentre liberavo tutto il mio piacere nella bocca di mia madre, che anche stavolta ingoiò senza fare una piega. Mamma aveva ottenuto ciò che voleva. Ma anche io potevo ritenermi assolutamente soddisfatto. Da settimane ripensavo al primo pompino di mia madre nei bagni della scuola. E da allora speravo che ricapitasse almeno una volta. Quel giorno però capì che potevo ottenere molto di più. Bastava studiare e per i pompini di mamma valeva la pena passare qualche ora al giorno sui libri.

I cinque anni dell’università furono stupendi. A ogni esame superato trovavo a casa mamma pronta a darmi il mio premio. La sua bocca. Impazzivo mentre la guardavo leccarmi il cazzo con amore e devozione. Da madre e da femmina. Mi eccitava da morire pensare che il mio seme le riempiva la pancia. Vederla mentre gustava il sapore della mia sborra e la mandava giù, tutta in un sorso.

In quel periodo le avventura con qualche collega non mancarono, ma con nessuna provavo quello che provavo con mia madre. Nessuna mi regalava la stessa sensazione di piacere, appagamento sessuale ed emotivo. Ogni volta che mamma lo prendeva in bocca una scossa mi percorreva tutto il corpo, dalla punta dei piedi fino alla punta dei capelli. Ma non mi bastava più. E lei lo sapeva.

A poche settimane dalla discussione di laurea decisi di affrontare mia madre apertamente. Quando le chiesi di concedersi a me non si stupì. Era ciò che si aspettava. Era ciò che era disposta a concedermi pur di vedermi finalmente laureato.
Fino al giorno della laurea i contatti tra noi cessarono, entrambi ci stavamo preparando a quel momento. Un momento che entrambi aspettavamo da anni e che entrambi sapevamo sarebbe arrivato.

Quando la vidi scendere le scale di casa per salire in auto con me e raggiungere l’università restai senza fiato qualche secondo. Nonostante avesse ormai 53 anni era ancora uno schianto. Una donna capace di fare girare la testa anche a un ventenne. Mamma indossava un abito lungo, rosso e aderente che faceva risaltare il suo culo ancora sodo considerata l’età e lasciava le spalle completamente scoperte. Ai piedi un paio di sandaletti neri col cinturino. Sapeva benissimo che erano il mio modello preferito.

Durante il tragitto avevo la salivazione azzerata e sentivo il cazzo pulsare sotto i pantaloni. Mamma notò il mio turbamento: “Prendi quella traversa e accosta”, mi disse quando mancavano ormai pochi metri al cancello dell’università. “Mamma siamo già in ritardo”.
A quel punto allungò una mano sulla patta palpandomi il cazzo da sopra i pantaloni. “Pensi di presentarti così davanti alla commissione? Dai, tanto bastano due minuti…”. Una volta che ebbi accostato in un posto appartato, prese i fazzoletti dalla sua borsa, mi abbassò la lampo e impugnò il mio cazzo segandomi velocemente. Riempì il fazzoletto di sborra, poi mamma mi ripulì al meglio dalle ultime gocce rimaste sulla cappella e posò il fazzoletto nel posacenere dell’auto: “Ora possiamo andare”.

Trovammo mio padre, altri parenti e alcuni miei amici davanti alla facoltà. Affrontai la discussione con successo sotto gli occhi di mia madre, orgogliosa e pronta a soddisfare il suo ‘dottore’. Durante la cena continuavo a mangiarmela con gli occhi. Nessuna donna era desiderabile quanto lei per me. La sera stessa, rientrati a casa dopo una lunga giornata, le ricordai la sua promessa: “Sei pronta?”. “Fammi sapere dove e quando”, mi rispose mamma prima di raggiungere mio padre in camera da letto mentre a me non restò che tirarlo fuori e sfogarmi con l’ennesima sega sognando il momento in cui finalmente avrei penetrato la sua figa.

Avevo studiato tutto nei minimi dettagli. Prenotai per mamma una seduta dall’estetista che prevedeva una depilazione intima completa, oltre che smalto rosso fuoco su mani e piedi. Quindi le feci recapitare l’abito e le scarpe che avevo scelto per lei. Il vestito era nero, monospalla con una profonda scollatura e lungo fino al ginocchio ma con spacco laterale. Sotto intimo rosso: reggiseno e brasiliana. Come scarpe scelsi un sandaletto nero, cinturino alla caviglia e tacco 12 a spillo. L’appuntamento era a cena in un elegante ristorantino sul mare abbastanza lontano da casa. La mandai a prendere con un taxi per evitare che già durante il tragitto in auto non riuscissi a resisterle.

Quando varcò la porta del ristorante io ero già seduto al tavolo da un po’ e restai senza fiato. Ma non solo io. A più di 50 anni mia madre era ancora quella che può definirsi tecnicamente una grandissima figa. Una cavalla purosangue che qualunque uomo, di qualsiasi età, avrebbe voluto montare. Anche se quell’uomo era suo figlio. La sua falcata sicura, il suo profumo, il suo sguardo, il suo modo di muovere i capelli, di sedersi. Perfino il suo modo di mangiare. Tutto in lei era profondamente erotico. Durante la cena non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Arrivati al caffè pagai velocemente il conto. Non vedevo l’ora di riscuotere il mio premio.

Uscimmo dal ristorante a braccetto, le aprì da vero gentiluomo la portiera dell’auto e ci dirigemmo verso un albergo poco lontano in cui avevo prenotato una camera tutta per noi. Nessuno di noi pronunciò una parola. La tensione erotica era sempre più palpabile, insieme all’inevitabile imbarazzo che una situazione del genere crea.

Entrati in camera mi accomodai su una sedia mentre mia madre era per la prima volta incerta sul da farsi. La guardai negli occhi: “Spogliati per me, mamma”. Lasciò sfilare a terra l’abito con una sola mossa restando in intimo e tacchi. Le chiesi di avvicinarsi e allungai una mano sul suo culo palpandoglielo con decisione.

“Succhiami il cazzo”, le ordinai facendola inginocchiare tra le mie gambe. Mamma si mise subito all’opera slacciandomi i pantaloni e abbassando i boxer. Quindi iniziò a baciare e leccare il mio cazzo già duro guardandomi negli occhi. Stavolta però il pompino non sarebbe bastato e lei lo sapeva.

La sollevai, mi alzai e la feci sedere al posto mio sulla sedia. Le sfilai gli slip, quindi le spalancai le gambe con le mani lasciando la sua fica oscenamente aperta alla mia vista. Mi inginocchiai, la guardai negli occhi e iniziai a leccare partendo dall’interno coscia.

Leccai avido la fica di mia madre già bagnata. Sentire il suo sapore nella mia bocca era un sogno che diventava realtà. Mamma iniziò a vibrare di piacere mentre la lavoravo con profondi colpi di lingua finché non strinse la mia testa tra le sue gambe e raggiunse il primo orgasmo della serata.

A quel punto fu lei a prendere l’iniziativa. Mamma si alzò dalla sedia, mi spinse sul letto e si impalò letteralmente sul mio cazzo facendolo entrare per la prima volta nella sua fica. Mia madre iniziò a cavalcarmi tenendosi aggrappata con le mani alle mie spalle. Quindi si avvicinò e mi baciò guardandomi negli occhi. Continuammo a scopare in quella posizione per qualche secondo, poi la girai sul letto. Adesso io ero sopra di lei e affondavo i colpi con forza. Nella stanza si sentiva il rumore dei nostri corpi che sbattevano l’uno contro l’altro e un forte odore di sesso. I nostri piaceri che si univano fino a diventare uno solo.

“Voglio il culo”, le sussurrai all’orecchio. Mamma si mise a 90 sul letto mentre io mi posizionai dietro di lei. Le accarezzai le natiche, le schiaffeggiai e quindi finalmente la inculai. Entrai piano, poi sempre più in fondo fino ad affondare con decisione. Mamma reggeva bene, ansimando più di piacere che di dolore, segno che il sesso anale per lei non era un tabù. Sapere che mia madre dava il culo senza problemi mi fece uscire di testa. Accelerai sempre di più il ritmo ma quando sentì di essere al limite mi sfilai e la feci voltare rapidamente.

Mamma era sdraiata sotto di me mentre io in ginocchio sborrai copiosamente riempendole il viso. Il mio sperma la raggiunse dai capelli, fino al mento. Quando anche l’ultimo schizzo uscì dal mio cazzo mamma aveva la mia sborra sulla fronte, negli occhi, sulle labbra. Vederla completamente ricoperta con lo sperma che le colava sulle tette fu uno spettacolo unico. Dopo qualche minuto si alzò per andare in bagno e ripulirsi al meglio.

Passammo la notte a scopare in ogni modo. Mamma raggiunse più volte l’orgasmo, mentre io venni altre tre volte riempendole fica, culo e bocca. Quindi ci addormentammo sudati e sfiniti. Quando mi svegliai mamma non c’era più ma sul comodino trovai un bigliettino: “Auguri, dottore!”.
Questo tipo di racconti non dovrebbe terminare mai 😍
 
La sera stessa della mia maturità festeggiai con gli amici ma nella mente scorrevano le immagini di mamma, in ginocchio davanti a me nei bagni della scuola mentre mi succhiava amorevolmente il cazzo e si lasciava sborrare in bocca ingoiando tutto il mio sperma.
Nei giorni successivi tutto tra noi scorreva come se nulla fosse successo. Finalmente, libero da impegni di studio, mamma mi lasciava dormire fino a tardi.
Quando mi svegliavo spesso, prima di alzarmi, mi sparavo la prima sega della giornata lasciando evidenti tracce nei fazzoletti che mia madre raccoglieva ai piedi del letto mentre io facevo colazione in cucina.

Dopo pranzo ci mettevamo insieme sul divano abbracciati a guardare la tv e io ne approfittavo per allungare un po’ le mani. Mamma mi lasciava fare. Riuscì così a palpare il suo culo ancora sodo e sentire la morbidezza dei suoi seni. Il tutto mentre strofinandomi leggermente dietro di lei le facevo sentire l’erezione che cresceva rapidamente dentro i pantaloni. I pomeriggi terminavano così con me che scappavo in camera per sfogare tanta eccitazione con una sega liberatoria. Mamma ovviamente lo sapeva e poco dopo entrava con la solita scusa, raccoglieva i fazzoletti sporchi e andava via.

Un giorno finalmente fu lei, come mi aveva promesso la mattina del mio esame, a riprendere il discorso da dove lo avevamo lasciato. E lo fece a modo suo. Mentre come ogni pomeriggio guardavamo la tv sul divano, fu mamma ad allungare le mani. Mi abbassò rapidamente la cerniera e lo tirò fuori. Quindi impugnò il mio cazzo e cominciò a segarmi lentamente mentre continuava a guardare la tv. “Tesoro, hai scelto la facoltà?”, mi chiese improvvisamente mamma continuando a fare su e giù con la mano sul cazzo duro.

Il messaggio era chiaro: se volevo che il nostro rapporto si evolvesse dovevo iscrivermi all’università. Mamma d’altronde sapeva bene che non ero intenzionato a proseguire gli studi dopo il liceo, cosa a cui sia lei che mio padre tenevano moltissimo. Rimasi senza parole. Mamma si voltò verso di me, mi guardò negli occhi e velocemente si inginocchiò davanti a me prendendolo in bocca.

Era il secondo pompino di mamma, ma stavolta era stata lei a prendere l’iniziativa senza che io le chiedessi nulla. Mamma succhiava e mi guardava dritto negli occhi. Quando sentì pulsare il mio cazzo si fermò un attimo: “Sto aspettando una risposta”.

“Giurisprudenza”, urlai mentre liberavo tutto il mio piacere nella bocca di mia madre, che anche stavolta ingoiò senza fare una piega. Mamma aveva ottenuto ciò che voleva. Ma anche io potevo ritenermi assolutamente soddisfatto. Da settimane ripensavo al primo pompino di mia madre nei bagni della scuola. E da allora speravo che ricapitasse almeno una volta. Quel giorno però capì che potevo ottenere molto di più. Bastava studiare e per i pompini di mamma valeva la pena passare qualche ora al giorno sui libri.

I cinque anni dell’università furono stupendi. A ogni esame superato trovavo a casa mamma pronta a darmi il mio premio. La sua bocca. Impazzivo mentre la guardavo leccarmi il cazzo con amore e devozione. Da madre e da femmina. Mi eccitava da morire pensare che il mio seme le riempiva la pancia. Vederla mentre gustava il sapore della mia sborra e la mandava giù, tutta in un sorso.

In quel periodo le avventura con qualche collega non mancarono, ma con nessuna provavo quello che provavo con mia madre. Nessuna mi regalava la stessa sensazione di piacere, appagamento sessuale ed emotivo. Ogni volta che mamma lo prendeva in bocca una scossa mi percorreva tutto il corpo, dalla punta dei piedi fino alla punta dei capelli. Ma non mi bastava più. E lei lo sapeva.

A poche settimane dalla discussione di laurea decisi di affrontare mia madre apertamente. Quando le chiesi di concedersi a me non si stupì. Era ciò che si aspettava. Era ciò che era disposta a concedermi pur di vedermi finalmente laureato.
Fino al giorno della laurea i contatti tra noi cessarono, entrambi ci stavamo preparando a quel momento. Un momento che entrambi aspettavamo da anni e che entrambi sapevamo sarebbe arrivato.

Quando la vidi scendere le scale di casa per salire in auto con me e raggiungere l’università restai senza fiato qualche secondo. Nonostante avesse ormai 53 anni era ancora uno schianto. Una donna capace di fare girare la testa anche a un ventenne. Mamma indossava un abito lungo, rosso e aderente che faceva risaltare il suo culo ancora sodo considerata l’età e lasciava le spalle completamente scoperte. Ai piedi un paio di sandaletti neri col cinturino. Sapeva benissimo che erano il mio modello preferito.

Durante il tragitto avevo la salivazione azzerata e sentivo il cazzo pulsare sotto i pantaloni. Mamma notò il mio turbamento: “Prendi quella traversa e accosta”, mi disse quando mancavano ormai pochi metri al cancello dell’università. “Mamma siamo già in ritardo”.
A quel punto allungò una mano sulla patta palpandomi il cazzo da sopra i pantaloni. “Pensi di presentarti così davanti alla commissione? Dai, tanto bastano due minuti…”. Una volta che ebbi accostato in un posto appartato, prese i fazzoletti dalla sua borsa, mi abbassò la lampo e impugnò il mio cazzo segandomi velocemente. Riempì il fazzoletto di sborra, poi mamma mi ripulì al meglio dalle ultime gocce rimaste sulla cappella e posò il fazzoletto nel posacenere dell’auto: “Ora possiamo andare”.

Trovammo mio padre, altri parenti e alcuni miei amici davanti alla facoltà. Affrontai la discussione con successo sotto gli occhi di mia madre, orgogliosa e pronta a soddisfare il suo ‘dottore’. Durante la cena continuavo a mangiarmela con gli occhi. Nessuna donna era desiderabile quanto lei per me. La sera stessa, rientrati a casa dopo una lunga giornata, le ricordai la sua promessa: “Sei pronta?”. “Fammi sapere dove e quando”, mi rispose mamma prima di raggiungere mio padre in camera da letto mentre a me non restò che tirarlo fuori e sfogarmi con l’ennesima sega sognando il momento in cui finalmente avrei penetrato la sua figa.

Avevo studiato tutto nei minimi dettagli. Prenotai per mamma una seduta dall’estetista che prevedeva una depilazione intima completa, oltre che smalto rosso fuoco su mani e piedi. Quindi le feci recapitare l’abito e le scarpe che avevo scelto per lei. Il vestito era nero, monospalla con una profonda scollatura e lungo fino al ginocchio ma con spacco laterale. Sotto intimo rosso: reggiseno e brasiliana. Come scarpe scelsi un sandaletto nero, cinturino alla caviglia e tacco 12 a spillo. L’appuntamento era a cena in un elegante ristorantino sul mare abbastanza lontano da casa. La mandai a prendere con un taxi per evitare che già durante il tragitto in auto non riuscissi a resisterle.

Quando varcò la porta del ristorante io ero già seduto al tavolo da un po’ e restai senza fiato. Ma non solo io. A più di 50 anni mia madre era ancora quella che può definirsi tecnicamente una grandissima figa. Una cavalla purosangue che qualunque uomo, di qualsiasi età, avrebbe voluto montare. Anche se quell’uomo era suo figlio. La sua falcata sicura, il suo profumo, il suo sguardo, il suo modo di muovere i capelli, di sedersi. Perfino il suo modo di mangiare. Tutto in lei era profondamente erotico. Durante la cena non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Arrivati al caffè pagai velocemente il conto. Non vedevo l’ora di riscuotere il mio premio.

Uscimmo dal ristorante a braccetto, le aprì da vero gentiluomo la portiera dell’auto e ci dirigemmo verso un albergo poco lontano in cui avevo prenotato una camera tutta per noi. Nessuno di noi pronunciò una parola. La tensione erotica era sempre più palpabile, insieme all’inevitabile imbarazzo che una situazione del genere crea.

Entrati in camera mi accomodai su una sedia mentre mia madre era per la prima volta incerta sul da farsi. La guardai negli occhi: “Spogliati per me, mamma”. Lasciò sfilare a terra l’abito con una sola mossa restando in intimo e tacchi. Le chiesi di avvicinarsi e allungai una mano sul suo culo palpandoglielo con decisione.

“Succhiami il cazzo”, le ordinai facendola inginocchiare tra le mie gambe. Mamma si mise subito all’opera slacciandomi i pantaloni e abbassando i boxer. Quindi iniziò a baciare e leccare il mio cazzo già duro guardandomi negli occhi. Stavolta però il pompino non sarebbe bastato e lei lo sapeva.

La sollevai, mi alzai e la feci sedere al posto mio sulla sedia. Le sfilai gli slip, quindi le spalancai le gambe con le mani lasciando la sua fica oscenamente aperta alla mia vista. Mi inginocchiai, la guardai negli occhi e iniziai a leccare partendo dall’interno coscia.

Leccai avido la fica di mia madre già bagnata. Sentire il suo sapore nella mia bocca era un sogno che diventava realtà. Mamma iniziò a vibrare di piacere mentre la lavoravo con profondi colpi di lingua finché non strinse la mia testa tra le sue gambe e raggiunse il primo orgasmo della serata.

A quel punto fu lei a prendere l’iniziativa. Mamma si alzò dalla sedia, mi spinse sul letto e si impalò letteralmente sul mio cazzo facendolo entrare per la prima volta nella sua fica. Mia madre iniziò a cavalcarmi tenendosi aggrappata con le mani alle mie spalle. Quindi si avvicinò e mi baciò guardandomi negli occhi. Continuammo a scopare in quella posizione per qualche secondo, poi la girai sul letto. Adesso io ero sopra di lei e affondavo i colpi con forza. Nella stanza si sentiva il rumore dei nostri corpi che sbattevano l’uno contro l’altro e un forte odore di sesso. I nostri piaceri che si univano fino a diventare uno solo.

“Voglio il culo”, le sussurrai all’orecchio. Mamma si mise a 90 sul letto mentre io mi posizionai dietro di lei. Le accarezzai le natiche, le schiaffeggiai e quindi finalmente la inculai. Entrai piano, poi sempre più in fondo fino ad affondare con decisione. Mamma reggeva bene, ansimando più di piacere che di dolore, segno che il sesso anale per lei non era un tabù. Sapere che mia madre dava il culo senza problemi mi fece uscire di testa. Accelerai sempre di più il ritmo ma quando sentì di essere al limite mi sfilai e la feci voltare rapidamente.

Mamma era sdraiata sotto di me mentre io in ginocchio sborrai copiosamente riempendole il viso. Il mio sperma la raggiunse dai capelli, fino al mento. Quando anche l’ultimo schizzo uscì dal mio cazzo mamma aveva la mia sborra sulla fronte, negli occhi, sulle labbra. Vederla completamente ricoperta con lo sperma che le colava sulle tette fu uno spettacolo unico. Dopo qualche minuto si alzò per andare in bagno e ripulirsi al meglio.

Passammo la notte a scopare in ogni modo. Mamma raggiunse più volte l’orgasmo, mentre io venni altre tre volte riempendole fica, culo e bocca. Quindi ci addormentammo sudati e sfiniti. Quando mi svegliai mamma non c’era più ma sul comodino trovai un bigliettino: “Auguri, dottore!”.
Dalla descrizione mi hai fatto pensare proprio a mia mamma....madonna mia che milf....quando sono così sono eccezionali....però io mai fatto nulla con lei ma la beccai con l amante e non lo posso più dimenticare
 
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