Esperienza reale La Femminilità di Mamma

olmo1

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datemi tempo di scriverlo, lo sto pensando e credo che sarà piacevole. A me fa eccitare solo immaginare le situazioni che poi descriverò.
Intanto un'immagine fra le molte che ho trovato nel pc del figliuolo dalle quali ho intuito parecchie cose e dalle quali ho tratto ispirazione
E'da paura la mammina,ma altre foto con faccia oscurata????:p:p:p:p
 

babbobastrd

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datemi tempo di scriverlo, lo sto pensando e credo che sarà piacevole. A me fa eccitare solo immaginare le situazioni che poi descriverò.
Intanto un'immagine fra le molte che ho trovato nel pc del figliuolo dalle quali ho intuito parecchie cose e dalle quali ho tratto ispirazione
cazzo ancoraaa vediamo il suo magnifico corpo
 

Nonstopcum

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datemi tempo di scriverlo, lo sto pensando e credo che sarà piacevole. A me fa eccitare solo immaginare le situazioni che poi descriverò.
Intanto un'immagine fra le molte che ho trovato nel pc del figliuolo dalle quali ho intuito parecchie cose e dalle quali ho tratto ispirazione
da quel poco che si vede si intuisce subito perché il figlio aveva questa spropositata passione per la mammina ;)
 
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ziougo

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LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 14







Mi ero cacciata in brutto guaio; come avrei fatto ora a mantenere la parola data a mio figlio? Quale scusa avrei mai trovato per poter convincere la sua ragazza ad accettare anche me fra di loro? Non era certo una situazione semplice, anche se, devo dire il vero, era molto eccitante.

Non ho mai negato a me stessa che il sesso femminile mi attirava, le esperienze adolescenziali erano un gran bel ricordo, sia perché erano state le prime reali esperienze di sesso, sia perché è innegabile che il corpo femminile è molto bello, aggraziato, proporzionato, profumato e molto dolce da leccare e baciare e quello di Anna, così si chiama la fidanzatina di mio figlio, è proprio tutto ciò che ho descritto.

Intanto i giorni passavano ed Anna, fermatasi a pranzo da noi mentre mio marito era fuori per lavoro, venne fuori che erano stati invitati al matrimonio di una coppia di amici e che avrebbe voluto, per l’occasione, andare a comprare quel bel vestitino visto nella vetrina di un negozio a Udine. I giorni erano pochi e quindi sarebbe dovuta andare subito a provarlo, non si sa mai dovesse servire qualche piccolo adattamento sul suo corpo, e che quindi il prossimo sabato assolutamente si sarebbe dovuta recare al negozio; provò a descrivermi l’abitino, molto leggero, svolazzante con la gonnellina plisettata e di un colore rosso a sfumare sul giallo molto estivo e giovanile, spallina larga, decisamente corto (ma lei se lo poteva ampiamente permettere) e che fasciava molto nel corpetto, mettendo in risalto il suo splendido seno.

Già me la immaginavo bella come il sole con al suo fianco il mio figliolo, una coppia splendida, certo una fra le più belle fra gli invitati al matrimonio, ummmm come avrei voluto esserci anche io con loro e vederli li in mezzo a tutti, sentirmi orgogliosa di loro, quasi mi eccitavo solo a questo innocente pensiero…….beata gioventù pensai; io comunque le mie belle giornate le ho già godute assieme al mio bellissimo marito (in effetti si assomigliano moltissimo padre e figlio).

Quando tutto sembra essere organizzato per il meglio, come sempre accade, il datore di lavoro di mio figlio organizzò un appuntamento molto importante proprio per quel sabato ed in pratica obbligo lui ad accompagnarlo. Un bel problema, Anna sarebbe rimasta molto delusa e poi i tempi stringevano veramente, ma quell’occasione con il capo era troppo importante per Marco e quindi quando si è nei casini cosa si fa? Si corre da mammina che poi sistematicamente deve risolvere sempre tutto.

Non c’erano altre soluzioni se non quella di proporre ad Anna che la accompagnassi io, magari con la scusa che un occhio femminile vede meglio di quello maschile e sa giudicare se quel vestitino è quello più adatto alla situazione, a lei ed alla sua fisicità. Ripensandoci poi meglio avrei anche potuto trasformare questa situazione nella opportunità per approfondire la nostra amicizia e la nostra affinità.

Il fatto di poterla vedere nei camerini del negozio, di aiutarla ad indossare l’abitino, magari di poterla accarezzare, quasi palpeggiare per farle aderire bene il tessuto alle sue curve, mi avrebbe permesso quella confidenza che cercavo e forse cercavamo entrambe. Mi sarei creata anche magari una porticina per farle nascere il desiderio di avvicinarsi maggiormente a me, non solo come persona ma come femmina, come desiderio animale dell’opportunità di quel qualche cosa di diverso ed unico, di un qualche cosa da lei mai provato, proibito ma proprio per quello molto eccitante.

Quella era l’occasione giusta, per cui dissi a mio figlio di dire ad Anna, scusandosi prima moltissimo dell’imprevisto, che l’avrei potuta accompagnare io e che ne ero felice perché adoro andare a fare shopping fra donne.

Marco, che non è uno stupido, capì immediatamente che io vedevo la cosa come una opportunità per avvicinarmi a lei e scherzando disse “ummmm mammina non è che vuoi approfittare dell’occasione per chiuderti in camerino con Anna e spupazzartela un pochino? Attenta perché lei non è mai stata con una donna e potrebbe essere che ti rifiuti, e so che tu non sei abituata a rifiuti in certe situazioni eh eh eh eh”.

Lo stronzetto voleva provocarmi ed allora lo provocai io dicendogli che, essendomi presa l’ulteriore onere di sostituirlo in un qualche cosa con Anna, forse era lui che ora si sentiva passato in seconda battuta e che il mio interesse fosse deviato verso lei, verso il sesso femminile, dimenticandomi poi di lui. Gli sorrisi proprio per vedere come reagiva: mi fisso come imbronciato e poi mi chiese “Ma è così?”.

Mi girai come per andare via, poi dissi senza guardarlo “beh, potrebbe anche dipendere da te, da come mi tratterai nei prossimi giorni, se mi trascurerai o cosa, certo lei è molto carina e quindi dovrai impegnarti per rimanere il mio preferito” e sculettando e ridendo me ne andai in altra stanza.

Che stronzetta sono, lo provoco così tanto che poi è chiaro che non posso riprenderlo se lui mi si avvicina, mi palpeggia, mi desidera e pretende da me attenzioni che solitamente una madre non riserva ai propri figli; ma la cosa mi divertiva moltissimo, mi faceva sentire giovane, bella, corteggiata, desiderata insomma, che poi è la cosa che maggiormente mi serviva in questo momento, a questa età.

Venne il sabato, Anna mi aveva cercata scusandosi per l’imprevisto e per il disturbo che mi avrebbe creato, ma che al contempo era felice andassi con lei perché preferiva sentire il mio giudizio piuttosto che quello di mio figlio, perché preferiva un giudizio femminile ma soprattutto il giudizio di una donna che ha un gran gusto come me. Mi sentii coccolata, quasi corteggiata da lei, o forse lo immaginai solo perché lo avrei voluto, ma sentire quelle belle parole mi dava la forza di poter osare, di poterla io a mia volta corteggiare e quindi, all’ora prestabilita, passai a prenderla a casa sua, dove per la prima volta mi incrocia con sua madre, mai vista prima di allora.

Caspita, tale figlia tale madre, bellissima, anzi se devo dirla tutta più bella di lei in quanto donna, non ragazza, per cui con la sicurezza e la morbidezza nelle curve che una giovane ancora non può avere. Scambiammo qualche parola, ci ripromettemmo di ritrovarci per un aperitivo per conoscerci meglio, quindi caricai Anna in macchina e partimmo.

Anna era un fiorellino, giovane e fresca come non mai, vestitino leggero, quasi infantile e corto, molto corto e svolazzante, comunque tanto corto e svolazzante che montando in auto si alzò in modo imbarazzante mettendo in mostra il pizzo bianco di quello che io identificavo come un perizoma molto ma molto ridotto.

Si accorse che la guardavo, che lo avevo notato e con un gesto molto femminile ricoprì quella meraviglia scusandosi dell’accaduto. “Tesoro non devi chiedere scusa, sei talmente giovane, talmente elegante e talmente bella che puoi permetterti tutto quello che vuoi senza ostentare alcuna volgarità, ma solo tanto, ma tanto piacere in chi ha la fortuna di poterti guardare. Potessi io mostrarmi così come te lo puoi permettere tu” avevo cominciato il mio corteggiamento, il mio sbilanciarmi nei suoi confronti e mi sembrò di cogliere nel centro perché lei, affatto intimorita dalle mie parole mi rispose che la bellezza in una donna non dipende dagli anni ma dalla femminilità e da come una sa poi porsi e che io avrei potuto tranquillamente mostrarmi come era capitato a lei, provocando lo stesso piacere a chi mi avesse ammirata. Continuò dicendo che infatti le mie gambe, ampiamente in mostra anche dalla posizione in cui ero al posto di guida, erano splendide e molto giovanili, toniche e che oggi saremmo sembrate due amiche a fare le compere e non mamma e figlia o mamma e nuora come nella realtà eravamo.

La guardai con dolcezza ed appoggiando una mano sulla sua coscia ed accarezzandogliela la ringraziai, poi accelerando mi avviai verso il negozio.



CONTINUA
 

giovy2k1

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LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 15







Il viaggio in macchina fu abbastanza breve e comunque mi permise di ammirare le splendide gambe di Anna ed il suo piedino delizioso incorniciato da una scarpa semplice aperta ingentilita da un tacco non troppo evidente. Notai che anche lei guardava le mie e solo dopo un po capii il perché; qualche movimento strano aveva fatto salire la mia gonnellna e il pizzo nero che copriva la mia passerottina era rimasto in bella vista. Non sapevo che fare, se abbassavo la gonna forse l’avrei messa in imbarazzo, quindi feci finta di nulla lasciandole ammirare le mie grazie che, dico la verità, non mi spiaceva affatto mostrare, del resto ero li si o no per provocarla un pochino?

Arrivammo al parcheggio e ci avviammo a piedi verso la zona centrale della città, zona dove avremmo trovato il negozio dove Anna aveva visto i vestitino che tanto le piaceva.

Era bellissima, forse eravamo bellissime perché notavo che quasi tutti i maschietti che incrociavamo sorridevano e si giravano accompagnandoci con gli sguardi. Devo dire il vero che la cosa mi piaceva molto, mi stuzzicava e notai che piaceva molto anche a lei, perché mi guardò e sorrise, mi prese per mano come per coinvolgermi in un qualche cosa di più intimo, quasi a voler condividere la nostra femminilità, la nostra bellezza; ebbi un sussulto di eccitazione, la giornata sembrava avviarsi verso quello a cui miravo.

Ci fermammo davanti alla vetrina, mi fece vedere il vestitino e mi espose le motivazione del perchè le piaceva proprio quel vestito; era un vestitino delizioso con un corpetto molto fasciante che scendeva fino a stringere e quindi a mettere in mostra i fianchi e le rotondità del culetto, poi di colpo diveniva impalpabile in una esplosione di svolazzi con delle plissettature semitrasparenti che lasciavano intravedere completamente le cosce del manichino, ma che io già immaginavo fossero quelle della ragazza di mio figlio.

Ero sbalordita della scelta, un vestitino delizioso, bellissimo ma un po audace, forse non adattissimo ad un matrimonio dove, di norma, la protagonista dovrebbe essere la sposa. La guardai con una espressione che forse faceva intuire questa mia sensazione e lei, senza lasciarmi parlare, mi disse che certamente era un po audace, ma che visto addosso mi avrebbe fatto cambiare idea e che il fatto di avermi li con lei, di sentire il parere di una donna matura l’avrebbe convinta a sentirlo adatto a quell’occasione.

Ero felice mi avesse detto queste cose, mi sentivo importante ma soprattutto mi sentivo considerata da lei e la cosa mi piaceva parecchio, quindi le strinsi la mana nella mia e la trascinai quasi all’interno del negozio.

Al nostro ingresso si avvicinarono subito un commesso ed una commessa, ma Anna decise subito di voler essere seguita dalla commessa, una splendida donna sui 40 anni, alta e con delle lunghissime gambe sorrette da due tacchi 12 che la slanciavano ancora di più. Le spiegammo che la ragazza voleva provare quel vestitino in vetrina e ci disse che era rimasto solo quello e che quindi avrebbe subito controllato se la taglia fosse giusta, ci abbandonò e andò nella vetrina; l’operazione di svestizione del manichino fu laboriosa, ma anche molto intrigante ed i movimenti negli spazi stretti e gli abiti corti della commessa ci regalarono (e non solo a noi dal momento che era in vetrina) visioni inattese del magnifico corpo della quarantenne, delle gambe perfettamente tornite ma anche delle mutandine che portava, uno splendido perizoma trasparente bianco. Anna ed io ci guardammo e ridemmo felici, evidentemente ad entrambe quel siparietto era piaciuto ed aveva scaldato gli animi.

Tornò dicendo che le sembrava la taglia perfetta e quindi ci accompagnò nella zona camerini dove ci lasciò sole dicendo che appena lo avesse indossato di chiamarla per valutarne la vestibilità. Anna entrò ed io le chiusi la tendina, lei la riaprì immediatamente dicendo che non era un problema, eravamo sole e con la tendina aperta si sentiva più libera nei movimenti e che poi sarebbe stato più facile per me intervenire se avessi dovuto aiutarla. Le sorrisi dicendole (scherzando e con un sorrisone) che ne ero felice, perché il corpo di una bella e giovane ragazza come lei è sempre un piacere da guardare.

Lei cercò di coinvolgermi da subito, chiedendo di abbassare la cerniera sulla schiena ed altre cosette del genere, di togliere il vestitino da provare dalla gruccia mentre lei si sfilava quello che indossava. Non le tolsi gli occhi di dosso un istante e, ne sono certa, lei se ne accorse facendomi mille sorrisini; era una ragazza splendida, il mio figliuolo aveva scelto proprio bene, non portava reggiseno e rimase quindi solo in perizoma davanti a me che, come una ebete, rimasi imbambolata, tanto che la stessa Anna dovette riprendermi per far si che le porgessi il vestitino.

Ero veramente eccitata, ma molto di più di quello che avrei potuto immaginare, era la prima volta che la vedevo praticamente nuda ed aveva un seno che mi faceva una invidia enorme, non troppo grande, credo una terza, con un capezzolino che al momento era bello ritto che puntava verso l’alto.

Cercai di aiutarla ad infilare il corpetto stretto e quello non fu difficile avendo la cerniera aperta, la parte dove dovemmo impegnarci di più fu la parte che fasciava fianchi e chiappette. Li la cerniera non c’era e quindi dovetti proprio aiutarla a tirare il vestito ed in quella situazione le mie mani ebbero più di una occasione di percorrere il suo corpo, in particolar modo il suo culo, splendido, tonico e rotondo.

Indossato chiudemmo la cerniera e . . . . . . . bellissima, sembrava cucito su di lei, pensato per lei, le stava d’incanto e le dissi subito che non serviva provarne assolutamente altri perché, sposa o non sposa, lei sarebbe dovuta andare al matrimonio con quell’abitino addosso.

Arrivò la commessa che con fare molto professionale si avvicinò subito ad Anna, le sistemò con due tocchi ed allontanandosi disse “ credo che non ci siano dubbi che l’abito è proprio quello giusto, sa esaltare magnificamente le splendide curve della femminilità della ragazza” ed aveva veramente ragione. Anna fece un paio di piroette davanti allo specchio e la parte svolazzante “svolazzò” facendoci godere delle splendide cosce e non solo; Anna era uno splendore e sia la commessa che io ne eravamo rapite.

Non so per quale motivo, ma la commessa continuò a sistemarle l’abitino, credo più per metterle le mani addosso che altro, ma alla fine Anna disse “Allora va bene? Credete possa presentarmi al matrimonio così provocante o sono esageratamente sexy?” Io restai senza parole ma la commessa disse che il tutto non era sexy, ma sensuale, anzi femminile e che la femminilità anche esibita non è mai volgare, anzi e che raramente aveva trovato un abbinamento abito persona così perfetto come in quel caso. Certamente sapeva fare il suo lavoro, vendere, ma da come la guardava si capiva che in quel caso il mestiere era sopraffatto dal piacere della vista.

La ringraziammo congedandola; lei chiese se serviva una aiutino per levare il vestito ma io, prontamente, dissi che per quello c’ero io e che avremmo provveduto da sole e che ci saremmo riviste in cassa. Volevo restare sola con Anna, ero molto eccitata ed immaginavo che lo fosse pure lei e quindi volevo sferrare il mio primo attacco. Appena allontanata la bella commessa (era veramente molto bella) mi avvicinai e le abbassai la cerniera, l’abito la fasciava stupendamente ed i suoi capezzolini si notavano in modo evidente sotto il tessuto ed Anna me lo fece notare chiedendomi se non era troppo audace.

Nulla era troppo nel corpo di Anna, ma non mi permisi di dirlo, dissi solo che oramai i capezzoli in vista sono una cosa sdoganata, che si vedono ovunque e che oramai sono come degli “accessori” che una donna deve sapere sapientemente esibire, e le dissi questo proprio mentre le abbassavo il corpetto mettendo a nudo questi suoi “accessori” tanto meravigliosi.

Mi lasciai prendere la mano e con le dita giocai con quei due magnifici chiodini dicendole che erano magnifici e che erano un coronamento delizioso del suo magnifico ed invidiabile seno; lei di risposta mi disse che anche i miei dovevano essere molto belli da quello che si poteva intuire, facendomi notare che anche il mio vestitino leggero lasciava oramai intravedere i miei capezzoli duri ed eccitati. Mi sentii in terribile imbarazzo, non mi ero accorta che l’eccitazione aveva fatto ingrossare i capezzoli (devo dire che nelle persone come me con un seno minimo i capezzoli quando si eccitano crescono a dismisura divenendo lunghi e molto duri, diventando evidentissimi se si indossa vestitini leggeri) che spingevano veramente molto mettendosi in evidente mostra.

Anche Anna si lasciò andare e me li prese fra le dita arrotandoli . . . . . . . . cazzarola non sapeva cosa aveva fatto, ho una sensibilità esagerata nei capezzoli (ed anche nel clito) e mi scappo un gridolino di eccitazione che spaventò quasi Anna, che poi però prontamente capì e quindi riprese il gioco che tanto mi era piaciuto. Fu quasi una reazione spontanea, ma in quel mentre le mie mani non erano più comandate dalla ragione ma solo dai sensi e quindi cominciarono a percorrere il suo seno, morbido e tonico al contempo. Le nostre mani cominciarono un gioco pericolosissimo quanto piacevole, ma il tutto durò solo una frazione di quanto avremmo voluto durasse ed alla fine la ragione riprese il controllo di una situazione alquanto pericolosa.

Ci sorridemmo comprendendo il momento; oramai il confine era stato superato e, se ben guidato, il percorso sarebbe potuto continuare proprio come avevo sempre sperato, creando i presupposti per un avvicinamento inevitabile fra di noi, un avvicinamento cominciato tempo prima ma che entrambe oramai sapevamo sarebbe stato inevitabile.

Ora il problema sarebbe stato quello di comprendere anche Marco fra di noi e la cosa non era poi così scontata.

Rivestita ci avviammo verso la cassa dove ad aspettarci c’era l’avvenente commessa che, a momento del pagare ci propose di vedere anche dell’intimo adatto al vestitino, e ce lo disse con un sorrisino invogliante invitandoci verso la sezione del negozio adibita a quel genere di completini; ma questo sarà oggetto del prossimo capitolo.



CONTINUA
 

marcoforte

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gran bel capitolo...
come sempre, ben scritto, coinvolgente e tanto descrittivo da rendere le scene "visibili".
non vedo l'ora di leggere il seguito!
grazie!
 

wsco

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LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 6



Passata quell’esperienza nel negozio, la vita continuava tranquilla e la nostra complicità era sempre migliore, anche se sempre rispettosa dei propri ruoli.

Qualche giorno dopo l’acquisto dei due completini intimi, anzi l’acquisto di uno ed il regalo dell’altro, mio figlio mi chiese di vedermeli indossare, vederli meglio, dal momento che sì li aveva già visti al momento dell’acquisto, ma vedermeli addosso mentre cammino ed a figura intera era tutt’altra cosa.

L’idea mi aggradava moltissimo, avevo visto che mi stavano proprio bene e sapevo che a lui piaceva moltissimo la biancheria intima femminile; sapevo che spessissimo andava a guardarla nei miei cassetti, me ne accorgevo perché se ben facesse molta attenzione non rimetteva mai in ordine come poteva e sapeva fare una donna. Del resto, non era un problema, anzi oramai ero felice nel vederlo felice per queste cose, ed ero felice se si masturbava pensando a me.

Quindi risposi di sì e che se voleva lo potevamo fare subito, che si accomodasse sul divano mentre io sarei andata a cambiarmi in lavanderia per poi sfilare per lui.

Così fece e la cosa fu proprio bella, io mi sentivo molto miss e sculettai divinamente con solo reggiseno e perizoma o brasiliana addosso. Calzai anche delle scarpe con un tacco vistoso per slanciare meglio le mie chiappette che, anche se toniche, una spinta verso l’alto l’avrebbero accettata proprio volentieri.

Sculettai come mai avevo fatto, ma era l’occasione giusta per esibirmi come sempre sognavo di fare e che tutte le donne vorrebbero sperimentare almeno una volta: sfilare per un pubblico che ammira e guarda solo te.

Mio figlio mi fece un numero spropositato di complimenti, mi disse che ero fighissima e che nessuna modella sarebbe stata meglio di me con quelle cosine, che avevo un fisico che avrebbe fatto impazzire chiunque e di scusarlo se la sua eccitazione era evidente (in effetti era evidentissima e me ne accorsi subito) ma che come poteva non eccitarsi nel vedermi così.

Lo ringrazia moltissimo e gli dissi che non sapevo come avrei potuto sdebitarmi per tutti quei complimenti, che lui era il mio ammiratore numero uno e che avrei voluto fare qualcosa per lui, ma che quel qualcosa comunque restasse entro quei limiti che ci eravamo imposti.

Con estrema galanteria mi disse che il poterla vedere con quelle splendide cosine addosso era già sdebitarsi ampiamente ma che, se poteva chiedere dell’altro, avrebbe voluto poterla fotografare un poco, con quelle cose addosso o anche mentre sceglievo i vestiti, mentre li indossavo, non so magari mentre infilavo le calze o le scarpe, insomma come quelle foto porno soft che si vedono su Instagram. Per farmi capire cosa volesse mi mostrò la pagina di Justine Mattera che per lui era l’immagine della femminilità assoluta.

Mi prese un in contropiede, ci pensai un pochino ma mi dissi che in fondo erano foto dove non mi si vedeva nuda, ero sempre con degli abiti addosso, un po' come quando sono al mare, anche se il pizzo e le trasparenze avrebbero accentuato di molto l’aspetto della sensualità femminile.

Volli acconsentire facendogli notare però che, certamente ci si poteva ispirare a Justine, ma che io non era Justine e che poi il confronto sarebbe stato molto cattivo con me.

Li mio figlio si incavolò molto e mi disse che dovevo finirla di sottovalutarmi e che avrei visto come lui sarebbe riuscito a rendermi bella anche più della Mattera, anche se io avrei dovuto accondiscendere a suoi dettami, pettinarmi come diceva lui e truccarmi come mi diceva lui, oltre che a mettermi nelle pose e con le luci che avrebbe considerato più adatte.

Non avevo ancora mai scritto come la passione della foto era ben radicata in mio figlio, che erano anni che studiava e faceva foto, anche se io credevo facesse solo panorami o architetture (il padre è architetto ed a volte lo assolda per riprendere le sue costruzioni meglio riuscite).

Ci accordammo di farlo la settimana successiva, nel pomeriggio, mi spiegò come avrei dovuto avere i capelli e come truccarmi mostrandomi alcune foto della subrettina a cui facevamo riferimento; prenotai il parrucchiere e mi preparai per la data stabilita.

Aveva scelto come set camera mia, voleva che il tutto sembrasse come se io mi fossi appena svegliata e che, in camicia da notte (anche quella molto sexy e corta) scegliessi gli indumenti che avrei dovuto indossare per il giorno, dall’intimo alle calze alle scarpe ed all’abitino. Successivamente avrei dovuto togliermi la camiciola notturna per vestirmi, il tutto con le luci giuste e con fare molto sensuale.

La cosa mi eccitava ma per certi versi mi faceva anche un po' ridere, non mi ci vedevo come “famme fatale”, ma ero anche curiosa di vedere cosa ne sarebbe venuto fuori.

Lui era molto professionale, aveva posizionato le luci, aperto le finestre in modo che il sole non alterasse il set ed aveva deciso per filo e per segno cosa avrei dovuto scegliere, anche con le indecisioni che avrei dovuto avere sull’intimo e le calze (rigorosamente autoreggenti).

Ero molto imbarazzata non lo nego, ma tanto fece che dopo poco mi sembrò la cosa più naturale del mondo e che anche i miei atteggiamenti e le mie pose divenissero incredibilmente sensuali e femminili.

Spesso prima dello scatto si avvicinava e mi spostava qualche parte di ciò che indossavo in modo da far vedere o nascondere alcune parti del mio corpo. Arrivò pure, con una professionalità inaudita, anche a chiedermi di stimolarmi un po' il capezzolo in modo che si inturgidisse per evidenziarsi sotto del tessuto che lo copriva; la cosa più assurda è che io lo feci senza battere ciglio e senza vergogna alcuna.

Oramai mi muovevo come una modella professionista e lui come un fotografo professionista, fu bellissimo e passammo tutto il pomeriggio a fare e rifare un sacco di foto, spogliandomi e rivestendomi infinite volte con diversi completini intimi e varie tipologie di abito.

Fu bellissimo veramente e non nego che mi divertii assai ed anche mi eccitai assai, tanto che, con la scusa di andare a fare pipi o di andare a rinfrescarmi e ritoccare il trucco, andai in bagno più volte per asciugarmi la figa che era abbondantemente umida.

Finito gli chiesi se mi mostrasse quanto prodotto ma lui prontamente mi rispose di no, perché avrebbe dovuto scegliere e ritoccare le foto migliori, cancellare le altre in modo che, da oltre un centinaio di foto fatte, ne sarebbero rimaste una trentina e che solo quelle poi mi avrebbe mostrato e mi avrebbe regalato.

Un’altra condizione fu anche quella che questo primo servizio (già la parola primo mi stupì non poco) sarebbe stato solo nostro e che nessuno all’infuori di noi avrebbe dovuto e potuto vederlo, nemmeno papà.

La richiesta mi sembrò giusta ed appropriata e quindi felice lo baciai (questa volta fu un bacio a stampo ma sulle labbra) ed andai a farmi una doccia; capii solo allora la fatica che le modelle fanno per ogni set fotografico.

A letto la sera mi passò tutto quel pomeriggio nella mente come un film, rividi ogni immagine ed ogni passo di quello che accadde in camera e mi eccitai moltissimo; immaginai che lo stesso potesse accadere anche al figliolo, a differenza che lui avrebbe avuto anche le foto da guardare per eccitarsi ancora di più, ed immaginai che sicuramente in quel preciso momento si stesse masturbando guardando sua madre che posava per lui come una subrettina super sexy.

Non resistetti e cominciai ad accarezzarmi i capezzoli, proprio come lui mi aveva chiesto nel pomeriggio, poi le carezze si spostarono sulla figa, sul clito e quindi aprii il cassetto del comodino per tirarne fuori un piccolo vibratore che in passato avevo comprato per sollazzarmi, lo accesi spingendolo prima fra le labbra della figa e poi a stimolarmi il clitoride tutto rosso………durai poco ed ebbi un magnifico, grandioso orgasmo che bagnò tutte le lenzuola, ma chi se ne frega, era stata una giornata unica ed irripetibile, forse………..



CONTINUA
letto da un fotoamatore come me.... mi ci hai fatto fare una gran sega e non sarà certo l'ultiima!!!
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LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 7



Mi svegliai la mattina ancora un po' sottosopra, del resto la mia vita stava cambiando in modo radicale con una velocità che mai avrei pensato.

Rimasi ancora un po' nel letto a pensare, a ricordare quanto accaduto il giorno prima e razionalizzai: in fondo non era avvenuto nulla di trascendentale, avevo posato per delle foto fatte da mio figlio, quasi nessuna completamente nuda e comunque non volgari, belle e sensuali ma soprattutto che mai nessuno avrebbe visto. Anzi per il momento non le avevo viste nemmeno io; ero molto molto molto curiosa, avrei proprio voluto capire come sarei venuta in certe foto, come sarebbe stato poi l’inevitabile raffronto con quelle che si trovano su Instagram.

Volli subito analizzare se su quel social chi esponeva il proprio corpo erano solo giovani strafighe o anche donne di mezz’età, capire dai commenti come queste ultime venissero accettate o meno.

Con mia grande sorpresa, ma anche grande gioia, scoprii che moltissime donne “mature” erano presenti e che in moltissimi le seguivano, con commenti decisamente garbati ma anche decisamente e piacevolmente eccitati ed eccitanti.

La cosa mi tolse molta tensione: non ero l’unica assatanata ultracinquantenne che ancora teneva al proprio corpo e che ancora aveva un enorme piacere nel capire di piacere, un piacere quasi necessario per continuare a sentirsi importante, desiderata e non relegata oramai in un dimenticatoio, soppiantata dalla nuova e bella gioventù del popolo femminile.

Anzi, in certi commenti compresi anche che molti preferivano la bellezza matura, carica di una capacità di sapersi valorizzare al meglio, cosa che manca alla prorompente ma omogeneizzata bellezza giovanile incapace di personalizzare il proprio fascino.

Ora ero consapevole di poter ancora dire la mia e che quell’esperienza fatta con il figlio era stata una cosa molto positiva anche per me e non solo per lui, che finalmente aveva potuto dare sfogo ai suoi desideri di poter godere delle grazie del sogno erotico che da sempre aveva davanti agli occhi in giro per casa.

Mi alzai rivitalizzata e scesi senza badare che ero vestita solo di mini pantaloncini decisamente risucchiati dalle chiappe e dal taglio della figa e di una canottierina leggere e lisa che lasciava intravedere in modo evidente i capezzoli appuntiti dall’eccitazione che orami regnava in me.

Il marito era da tempo oramai uscito al lavoro quindi trovai solo mio figlio che faceva colazione davanti al pc, intento a elaborare le foto fatte il pomeriggio appena passato. Mi guardò e strabuzzo gli occhi dicendomi “Mamma questa mattina sei carica di una sensualità straripante, forse tu non ti rendi conto, ma come sei vestita sei una bomba erotica devastante”.

“Dai sciocchino” risposi “dopo che ieri mi hai vista e fotografata mezza nuda non credo che il vedermi in tenuta da notte per te possa essere così eccitante, anche se vedo che l’eccitazione non ti manca. Stai già lavorando sulle foto? Come sono riuscite, posso avvicinarmi e vedere qualche cosa?”

“Non ti azzardare a sbirciare, come ti ho detto prima le preparo e poi le vedremo. Posso solo anticiparti che sono molto contento del lavoro fatto e che credo di essere stato all’altezza della modella che ho avuto” mi rispose prontamente il figlio, sorridendomi in modo provocatorio.

L’eccitazione che evidenziava fra le gambe mi fece capire che almeno a lui le foto piacevano molto, e la mia curiosità aumentò a dismisura.

“Quando pensi che potrò vederle? Sai sono femmina e la curiosità è femmina come ben sai. Poi voglio proprio vedere se riesco a reggere il confronto con la super subrettina Justine Mattera. A proposito, ho navigato un po' su Instagram ed ho visto che ci sono proprio molte donne mature (voi le chiamate milf) che si espongono agli sguardi assatanati dei follower, insomma non sono l’unica babbiona a sperare di piacere ancora un pochino ai maschietti”.

“Mammina, avrai certamente una concorrenza esasperata, ma credimi, pochissime possono competere con te. Non voglio dire di essere un esperto, ma come avrai capito anche io navigo molto e non disdegno di ammirare le bellezze mature, ma di donne come la mia mammina non ce ne sono molte ed è proprio per questo che ho cominciato a spiarti sempre di più ed a fare certe cose ispirandomi a te, perché io ho la milf, come dici tu, più bella del mondo e spero che le mie foto possano dimostrarlo chiaramente (come ora lo può dimostrare la mia eccitazione)”.

Qui finì il primo confronto verbale della giornata, gli dissi che lo lasciavo lavorare perché volevo quanto prima poter ammirarmi attraverso il suo abile e capace occhio, l’occhio che un bel giovane ometto mette al servizio della sua mammina.

Passò così tutto il giorno con lui che non si staccava dal pc se non per mangiare qualche cosa e per andare in bagno di tanto in tanto, non credo solo per espletare le necessità fisiologiche.

Io ero nervosissima e passando vicino a lui cercavo di allungare l’occhio per carpire alcune immagini, ma nulla, non riuscì proprio a vedere nulla ed il desiderio montava in modo esagerato.

A cena mi disse che aveva quasi finito, che durante la notte avrebbe concluso e confezionato un album con le foto così come lui voleva, una album che mi avrebbe regalato e che sarebbe stato il nostro primo lavoro.

“Cazzo Marco (questo è il nome di mio figlio) vuoi farmi passare un’altra notte come quella di ieri? No dai ti prego, fammele vedere ora”.

“No mamma, in primo luogo mi mancano ancora alcuni dettagli, poi fra pochi minuti rientra papà e non voglio che sappia nulla di questa cosa; cosa potrebbe dire vedendo l’intimità che tu ed io siamo riusciti a creare fra di noi. No assolutamente no, aspetta e domattina avremmo la possibilità di vedere con estrema calma soli soletti tutte le foto. Sono certo che ti piaceranno tantissimo e che sarai orgogliosa del tuo figliolo. Anzi pensa nel mentre a come dovrai sdebitarti del bel lavoro che ti regalerò” mi disse sorridendo sempre con quel fare provocatorio.

“Marchino bello, mi sa che chi ci ha guadagnato di più in questa cosa sia tu che finalmente hai potuto ammirarmi senza doverti nascondere ed anzi facendomi mettere e fare tutto quello che volevi. Non nego di essermi divertita moltissimo, di essere curiosissima di vedere il risultato, ma sono certissima che anche tu ti sei divertito moltissimo, durante e dopo, non oso immaginare cosa possa essere accaduto ieri notte in camera tua con tutte le miei foto, vero?”

Lo feci divenire tutto rosso e, quasi arrabbiato ma certamente punto sul vivo, si rinchiuse nuovamente in camera sua.

Forse ero stata troppo severa, ma lo avevo fatto proprio per tarpargli sul nascere ogni sua aspettativa in merito; il tutto era nato con un preciso limite e volevo che non si pensasse nemmeno di poterlo oltrepassare.

Mentre davanti ai fornelli preparavo da mangiare al marito rientrato stanchissimo dal lavoro, senti che il cell mi avvisava di un messaggio arrivato. Era strano che a quell’ora qualcuno mi mandasse messaggi, quindi, approfittando del marito sotto la doccia, volli capire chi mi cercava: era il figliolo (sul cell è proprio registrato come “figliolo”), mi aveva allegato una foto che immediatamente volli vedere.

Wawwwwwwwwwwww. C’era scritto: “Un anticipazione dell’album, spero piaccia ed aiuti a farti passare la notte serena, come a me la stanno rendendo tutte le altre. Scusami per la sfacciataggine di prima, ma come puoi ben capire la situazione è molto calda per me e l’eccitazione che mi regali mi porta a volte a perdere di vista il limite che giustamente hai posto. Buona notte, a domani”.

Beh devo dire che era stato molto carino e dolce, pur nel suo continuo ed assiduo corteggiamento che in fondo mi piaceva moltissimo. La foto era strabiliante, non sembravo nemmeno io tanto bella mi aveva reso: ero con il completino blu che mi aveva regalato lui, seduta sul letto che stavo infilando le autoreggenti. Già raccontarla così faceva immaginare una situazione molto sensuale, ma la luce e l’angolo di ripresa che aveva creato era incredibilmente professionale, sembravo realmente una di quelle modelle a cui si era ispirato, forse anche più bella.

Ero emozionata, ero eccitata e se lo avessi avuto li lo avrei abbracciato e stretto fortissimo. Se mi vedeva come nella foto capisco benissimo tutte le seghe che si è fatto per me e spero di potergliene regalare altrettante a venire.

Mio marito mi riportò alla realtà richiamandomi ai miei doveri di massaia, oramai per lui forse ero più quella che moglie, ma non ho voglia di parlare di questa cosa, quindi tralascio tutto quanto accadde fino a quando andai a letto (dormiamo in camere separate mio marito ed io, credo di averlo già detto).

Praticamente nuda per il caldo mi distesi sopra le lenzuola e con lo sguardo percorsi tutto il mio corpo. Non ero male in fondo, avevo ancora delle belle gambe, asciutte e slanciate, un bel ventre piatto anche se segnato da alcuni segni dovuti agli anni. La figa, che tengo completamente ed attentamente rasata in estate, era piccina e stretta e non faceva pensare al fatto che avessi avuto due gravidanze; mi piaceva molto ed era molto più bella di quasi tutte quelle delle amiche che avevo potuto ammirare in palestra.

Le tettine erano troppo piccine, era sempre stato il mio crucio, ma i capezzolini che ultimamente erano sempre eccitati e vivi, svettavano ancora belli ed affievolivano di molto l’inguardabilità del mio seno.

Avevo la prerogativa di essere molto sensibile alle attenzioni ed alle carezzine, bastava sfiorarmi in qualsiasi parte del corpo per farmi sobbalzare, ma se queste attenzioni poi venivano concentrate sui capezzoli o sul bottoncino magico di noi donne allora perdevo la testa ed in quell’istante proprio quello cominciai a fare.

Con una mano stuzzicavo un capezzolo e con un dito dell’altra cercavo il mio piccolo clitoride per renderlo vivo, per rendermi viva, per farmi sentire donna, quella bella, sin troppo bella donna che mio figlio aveva tirato fuori da me in quella foto. L’immaginazione ed i capaci miei tocchi mi fecero in pochissimo tempo desiderare di essere penetrata, di sentirmi presa, riempita e soddisfatta. Provai prima con le dita, ma subito capii che non sarebbero bastate quindi mi allungai e presi il vibratore dal cassetto, quel vibratore che in questi giorni risultava oberato da un super lavoro.

Non riesco a descrivere cosa accadde, certe cose non si riescono a rendere con le parole, ma il piacere fu intenso, lungo e ricco di soddisfazione.

Mio figlio aveva ridonato in me il desiderio che si era sopito, il piacere oramai dimenticato. Ero tornata la donna che suo padre aveva saputo amare nei primi anni del matrimonio quando l’amore ed il desiderio dello scoprirci e di scoprire il sesso rende tutto incommensurabile.



CONTINUA
stavo quasi per schizzare... oppure tu avresti preferito che lo facessi??? cosa rispondi?
 
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Shamoan

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LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 15







Il viaggio in macchina fu abbastanza breve e comunque mi permise di ammirare le splendide gambe di Anna ed il suo piedino delizioso incorniciato da una scarpa semplice aperta ingentilita da un tacco non troppo evidente. Notai che anche lei guardava le mie e solo dopo un po capii il perché; qualche movimento strano aveva fatto salire la mia gonnellna e il pizzo nero che copriva la mia passerottina era rimasto in bella vista. Non sapevo che fare, se abbassavo la gonna forse l’avrei messa in imbarazzo, quindi feci finta di nulla lasciandole ammirare le mie grazie che, dico la verità, non mi spiaceva affatto mostrare, del resto ero li si o no per provocarla un pochino?

Arrivammo al parcheggio e ci avviammo a piedi verso la zona centrale della città, zona dove avremmo trovato il negozio dove Anna aveva visto i vestitino che tanto le piaceva.

Era bellissima, forse eravamo bellissime perché notavo che quasi tutti i maschietti che incrociavamo sorridevano e si giravano accompagnandoci con gli sguardi. Devo dire il vero che la cosa mi piaceva molto, mi stuzzicava e notai che piaceva molto anche a lei, perché mi guardò e sorrise, mi prese per mano come per coinvolgermi in un qualche cosa di più intimo, quasi a voler condividere la nostra femminilità, la nostra bellezza; ebbi un sussulto di eccitazione, la giornata sembrava avviarsi verso quello a cui miravo.

Ci fermammo davanti alla vetrina, mi fece vedere il vestitino e mi espose le motivazione del perchè le piaceva proprio quel vestito; era un vestitino delizioso con un corpetto molto fasciante che scendeva fino a stringere e quindi a mettere in mostra i fianchi e le rotondità del culetto, poi di colpo diveniva impalpabile in una esplosione di svolazzi con delle plissettature semitrasparenti che lasciavano intravedere completamente le cosce del manichino, ma che io già immaginavo fossero quelle della ragazza di mio figlio.

Ero sbalordita della scelta, un vestitino delizioso, bellissimo ma un po audace, forse non adattissimo ad un matrimonio dove, di norma, la protagonista dovrebbe essere la sposa. La guardai con una espressione che forse faceva intuire questa mia sensazione e lei, senza lasciarmi parlare, mi disse che certamente era un po audace, ma che visto addosso mi avrebbe fatto cambiare idea e che il fatto di avermi li con lei, di sentire il parere di una donna matura l’avrebbe convinta a sentirlo adatto a quell’occasione.

Ero felice mi avesse detto queste cose, mi sentivo importante ma soprattutto mi sentivo considerata da lei e la cosa mi piaceva parecchio, quindi le strinsi la mana nella mia e la trascinai quasi all’interno del negozio.

Al nostro ingresso si avvicinarono subito un commesso ed una commessa, ma Anna decise subito di voler essere seguita dalla commessa, una splendida donna sui 40 anni, alta e con delle lunghissime gambe sorrette da due tacchi 12 che la slanciavano ancora di più. Le spiegammo che la ragazza voleva provare quel vestitino in vetrina e ci disse che era rimasto solo quello e che quindi avrebbe subito controllato se la taglia fosse giusta, ci abbandonò e andò nella vetrina; l’operazione di svestizione del manichino fu laboriosa, ma anche molto intrigante ed i movimenti negli spazi stretti e gli abiti corti della commessa ci regalarono (e non solo a noi dal momento che era in vetrina) visioni inattese del magnifico corpo della quarantenne, delle gambe perfettamente tornite ma anche delle mutandine che portava, uno splendido perizoma trasparente bianco. Anna ed io ci guardammo e ridemmo felici, evidentemente ad entrambe quel siparietto era piaciuto ed aveva scaldato gli animi.

Tornò dicendo che le sembrava la taglia perfetta e quindi ci accompagnò nella zona camerini dove ci lasciò sole dicendo che appena lo avesse indossato di chiamarla per valutarne la vestibilità. Anna entrò ed io le chiusi la tendina, lei la riaprì immediatamente dicendo che non era un problema, eravamo sole e con la tendina aperta si sentiva più libera nei movimenti e che poi sarebbe stato più facile per me intervenire se avessi dovuto aiutarla. Le sorrisi dicendole (scherzando e con un sorrisone) che ne ero felice, perché il corpo di una bella e giovane ragazza come lei è sempre un piacere da guardare.

Lei cercò di coinvolgermi da subito, chiedendo di abbassare la cerniera sulla schiena ed altre cosette del genere, di togliere il vestitino da provare dalla gruccia mentre lei si sfilava quello che indossava. Non le tolsi gli occhi di dosso un istante e, ne sono certa, lei se ne accorse facendomi mille sorrisini; era una ragazza splendida, il mio figliuolo aveva scelto proprio bene, non portava reggiseno e rimase quindi solo in perizoma davanti a me che, come una ebete, rimasi imbambolata, tanto che la stessa Anna dovette riprendermi per far si che le porgessi il vestitino.

Ero veramente eccitata, ma molto di più di quello che avrei potuto immaginare, era la prima volta che la vedevo praticamente nuda ed aveva un seno che mi faceva una invidia enorme, non troppo grande, credo una terza, con un capezzolino che al momento era bello ritto che puntava verso l’alto.

Cercai di aiutarla ad infilare il corpetto stretto e quello non fu difficile avendo la cerniera aperta, la parte dove dovemmo impegnarci di più fu la parte che fasciava fianchi e chiappette. Li la cerniera non c’era e quindi dovetti proprio aiutarla a tirare il vestito ed in quella situazione le mie mani ebbero più di una occasione di percorrere il suo corpo, in particolar modo il suo culo, splendido, tonico e rotondo.

Indossato chiudemmo la cerniera e . . . . . . . bellissima, sembrava cucito su di lei, pensato per lei, le stava d’incanto e le dissi subito che non serviva provarne assolutamente altri perché, sposa o non sposa, lei sarebbe dovuta andare al matrimonio con quell’abitino addosso.

Arrivò la commessa che con fare molto professionale si avvicinò subito ad Anna, le sistemò con due tocchi ed allontanandosi disse “ credo che non ci siano dubbi che l’abito è proprio quello giusto, sa esaltare magnificamente le splendide curve della femminilità della ragazza” ed aveva veramente ragione. Anna fece un paio di piroette davanti allo specchio e la parte svolazzante “svolazzò” facendoci godere delle splendide cosce e non solo; Anna era uno splendore e sia la commessa che io ne eravamo rapite.

Non so per quale motivo, ma la commessa continuò a sistemarle l’abitino, credo più per metterle le mani addosso che altro, ma alla fine Anna disse “Allora va bene? Credete possa presentarmi al matrimonio così provocante o sono esageratamente sexy?” Io restai senza parole ma la commessa disse che il tutto non era sexy, ma sensuale, anzi femminile e che la femminilità anche esibita non è mai volgare, anzi e che raramente aveva trovato un abbinamento abito persona così perfetto come in quel caso. Certamente sapeva fare il suo lavoro, vendere, ma da come la guardava si capiva che in quel caso il mestiere era sopraffatto dal piacere della vista.

La ringraziammo congedandola; lei chiese se serviva una aiutino per levare il vestito ma io, prontamente, dissi che per quello c’ero io e che avremmo provveduto da sole e che ci saremmo riviste in cassa. Volevo restare sola con Anna, ero molto eccitata ed immaginavo che lo fosse pure lei e quindi volevo sferrare il mio primo attacco. Appena allontanata la bella commessa (era veramente molto bella) mi avvicinai e le abbassai la cerniera, l’abito la fasciava stupendamente ed i suoi capezzolini si notavano in modo evidente sotto il tessuto ed Anna me lo fece notare chiedendomi se non era troppo audace.

Nulla era troppo nel corpo di Anna, ma non mi permisi di dirlo, dissi solo che oramai i capezzoli in vista sono una cosa sdoganata, che si vedono ovunque e che oramai sono come degli “accessori” che una donna deve sapere sapientemente esibire, e le dissi questo proprio mentre le abbassavo il corpetto mettendo a nudo questi suoi “accessori” tanto meravigliosi.

Mi lasciai prendere la mano e con le dita giocai con quei due magnifici chiodini dicendole che erano magnifici e che erano un coronamento delizioso del suo magnifico ed invidiabile seno; lei di risposta mi disse che anche i miei dovevano essere molto belli da quello che si poteva intuire, facendomi notare che anche il mio vestitino leggero lasciava oramai intravedere i miei capezzoli duri ed eccitati. Mi sentii in terribile imbarazzo, non mi ero accorta che l’eccitazione aveva fatto ingrossare i capezzoli (devo dire che nelle persone come me con un seno minimo i capezzoli quando si eccitano crescono a dismisura divenendo lunghi e molto duri, diventando evidentissimi se si indossa vestitini leggeri) che spingevano veramente molto mettendosi in evidente mostra.

Anche Anna si lasciò andare e me li prese fra le dita arrotandoli . . . . . . . . cazzarola non sapeva cosa aveva fatto, ho una sensibilità esagerata nei capezzoli (ed anche nel clito) e mi scappo un gridolino di eccitazione che spaventò quasi Anna, che poi però prontamente capì e quindi riprese il gioco che tanto mi era piaciuto. Fu quasi una reazione spontanea, ma in quel mentre le mie mani non erano più comandate dalla ragione ma solo dai sensi e quindi cominciarono a percorrere il suo seno, morbido e tonico al contempo. Le nostre mani cominciarono un gioco pericolosissimo quanto piacevole, ma il tutto durò solo una frazione di quanto avremmo voluto durasse ed alla fine la ragione riprese il controllo di una situazione alquanto pericolosa.

Ci sorridemmo comprendendo il momento; oramai il confine era stato superato e, se ben guidato, il percorso sarebbe potuto continuare proprio come avevo sempre sperato, creando i presupposti per un avvicinamento inevitabile fra di noi, un avvicinamento cominciato tempo prima ma che entrambe oramai sapevamo sarebbe stato inevitabile.

Ora il problema sarebbe stato quello di comprendere anche Marco fra di noi e la cosa non era poi così scontata.

Rivestita ci avviammo verso la cassa dove ad aspettarci c’era l’avvenente commessa che, a momento del pagare ci propose di vedere anche dell’intimo adatto al vestitino, e ce lo disse con un sorrisino invogliante invitandoci verso la sezione del negozio adibita a quel genere di completini; ma questo sarà oggetto del prossimo capitolo.



CONTINUA
Splendido come sempre!!!
 
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ziougo

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ma il continuo nn continua piu come mai
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stiamo tutti aspettando il continuo della storia grazie
sono un po preso con il lavoro e quindi nn arrivo a scrivere, ma nn temete, ci sarà seguito sicuramente alla storia, ci tengo e mi eccito più io di voi :asd::):giggle::ROFLMAO:
 

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