LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 14
Mi ero cacciata in brutto guaio; come avrei fatto ora a mantenere la parola data a mio figlio? Quale scusa avrei mai trovato per poter convincere la sua ragazza ad accettare anche me fra di loro? Non era certo una situazione semplice, anche se, devo dire il vero, era molto eccitante.
Non ho mai negato a me stessa che il sesso femminile mi attirava, le esperienze adolescenziali erano un gran bel ricordo, sia perché erano state le prime reali esperienze di sesso, sia perché è innegabile che il corpo femminile è molto bello, aggraziato, proporzionato, profumato e molto dolce da leccare e baciare e quello di Anna, così si chiama la fidanzatina di mio figlio, è proprio tutto ciò che ho descritto.
Intanto i giorni passavano ed Anna, fermatasi a pranzo da noi mentre mio marito era fuori per lavoro, venne fuori che erano stati invitati al matrimonio di una coppia di amici e che avrebbe voluto, per l’occasione, andare a comprare quel bel vestitino visto nella vetrina di un negozio a Udine. I giorni erano pochi e quindi sarebbe dovuta andare subito a provarlo, non si sa mai dovesse servire qualche piccolo adattamento sul suo corpo, e che quindi il prossimo sabato assolutamente si sarebbe dovuta recare al negozio; provò a descrivermi l’abitino, molto leggero, svolazzante con la gonnellina plisettata e di un colore rosso a sfumare sul giallo molto estivo e giovanile, spallina larga, decisamente corto (ma lei se lo poteva ampiamente permettere) e che fasciava molto nel corpetto, mettendo in risalto il suo splendido seno.
Già me la immaginavo bella come il sole con al suo fianco il mio figliolo, una coppia splendida, certo una fra le più belle fra gli invitati al matrimonio, ummmm come avrei voluto esserci anche io con loro e vederli li in mezzo a tutti, sentirmi orgogliosa di loro, quasi mi eccitavo solo a questo innocente pensiero…….beata gioventù pensai; io comunque le mie belle giornate le ho già godute assieme al mio bellissimo marito (in effetti si assomigliano moltissimo padre e figlio).
Quando tutto sembra essere organizzato per il meglio, come sempre accade, il datore di lavoro di mio figlio organizzò un appuntamento molto importante proprio per quel sabato ed in pratica obbligo lui ad accompagnarlo. Un bel problema, Anna sarebbe rimasta molto delusa e poi i tempi stringevano veramente, ma quell’occasione con il capo era troppo importante per Marco e quindi quando si è nei casini cosa si fa? Si corre da mammina che poi sistematicamente deve risolvere sempre tutto.
Non c’erano altre soluzioni se non quella di proporre ad Anna che la accompagnassi io, magari con la scusa che un occhio femminile vede meglio di quello maschile e sa giudicare se quel vestitino è quello più adatto alla situazione, a lei ed alla sua fisicità. Ripensandoci poi meglio avrei anche potuto trasformare questa situazione nella opportunità per approfondire la nostra amicizia e la nostra affinità.
Il fatto di poterla vedere nei camerini del negozio, di aiutarla ad indossare l’abitino, magari di poterla accarezzare, quasi palpeggiare per farle aderire bene il tessuto alle sue curve, mi avrebbe permesso quella confidenza che cercavo e forse cercavamo entrambe. Mi sarei creata anche magari una porticina per farle nascere il desiderio di avvicinarsi maggiormente a me, non solo come persona ma come femmina, come desiderio animale dell’opportunità di quel qualche cosa di diverso ed unico, di un qualche cosa da lei mai provato, proibito ma proprio per quello molto eccitante.
Quella era l’occasione giusta, per cui dissi a mio figlio di dire ad Anna, scusandosi prima moltissimo dell’imprevisto, che l’avrei potuta accompagnare io e che ne ero felice perché adoro andare a fare shopping fra donne.
Marco, che non è uno stupido, capì immediatamente che io vedevo la cosa come una opportunità per avvicinarmi a lei e scherzando disse “ummmm mammina non è che vuoi approfittare dell’occasione per chiuderti in camerino con Anna e spupazzartela un pochino? Attenta perché lei non è mai stata con una donna e potrebbe essere che ti rifiuti, e so che tu non sei abituata a rifiuti in certe situazioni eh eh eh eh”.
Lo stronzetto voleva provocarmi ed allora lo provocai io dicendogli che, essendomi presa l’ulteriore onere di sostituirlo in un qualche cosa con Anna, forse era lui che ora si sentiva passato in seconda battuta e che il mio interesse fosse deviato verso lei, verso il sesso femminile, dimenticandomi poi di lui. Gli sorrisi proprio per vedere come reagiva: mi fisso come imbronciato e poi mi chiese “Ma è così?”.
Mi girai come per andare via, poi dissi senza guardarlo “beh, potrebbe anche dipendere da te, da come mi tratterai nei prossimi giorni, se mi trascurerai o cosa, certo lei è molto carina e quindi dovrai impegnarti per rimanere il mio preferito” e sculettando e ridendo me ne andai in altra stanza.
Che stronzetta sono, lo provoco così tanto che poi è chiaro che non posso riprenderlo se lui mi si avvicina, mi palpeggia, mi desidera e pretende da me attenzioni che solitamente una madre non riserva ai propri figli; ma la cosa mi divertiva moltissimo, mi faceva sentire giovane, bella, corteggiata, desiderata insomma, che poi è la cosa che maggiormente mi serviva in questo momento, a questa età.
Venne il sabato, Anna mi aveva cercata scusandosi per l’imprevisto e per il disturbo che mi avrebbe creato, ma che al contempo era felice andassi con lei perché preferiva sentire il mio giudizio piuttosto che quello di mio figlio, perché preferiva un giudizio femminile ma soprattutto il giudizio di una donna che ha un gran gusto come me. Mi sentii coccolata, quasi corteggiata da lei, o forse lo immaginai solo perché lo avrei voluto, ma sentire quelle belle parole mi dava la forza di poter osare, di poterla io a mia volta corteggiare e quindi, all’ora prestabilita, passai a prenderla a casa sua, dove per la prima volta mi incrocia con sua madre, mai vista prima di allora.
Caspita, tale figlia tale madre, bellissima, anzi se devo dirla tutta più bella di lei in quanto donna, non ragazza, per cui con la sicurezza e la morbidezza nelle curve che una giovane ancora non può avere. Scambiammo qualche parola, ci ripromettemmo di ritrovarci per un aperitivo per conoscerci meglio, quindi caricai Anna in macchina e partimmo.
Anna era un fiorellino, giovane e fresca come non mai, vestitino leggero, quasi infantile e corto, molto corto e svolazzante, comunque tanto corto e svolazzante che montando in auto si alzò in modo imbarazzante mettendo in mostra il pizzo bianco di quello che io identificavo come un perizoma molto ma molto ridotto.
Si accorse che la guardavo, che lo avevo notato e con un gesto molto femminile ricoprì quella meraviglia scusandosi dell’accaduto. “Tesoro non devi chiedere scusa, sei talmente giovane, talmente elegante e talmente bella che puoi permetterti tutto quello che vuoi senza ostentare alcuna volgarità, ma solo tanto, ma tanto piacere in chi ha la fortuna di poterti guardare. Potessi io mostrarmi così come te lo puoi permettere tu” avevo cominciato il mio corteggiamento, il mio sbilanciarmi nei suoi confronti e mi sembrò di cogliere nel centro perché lei, affatto intimorita dalle mie parole mi rispose che la bellezza in una donna non dipende dagli anni ma dalla femminilità e da come una sa poi porsi e che io avrei potuto tranquillamente mostrarmi come era capitato a lei, provocando lo stesso piacere a chi mi avesse ammirata. Continuò dicendo che infatti le mie gambe, ampiamente in mostra anche dalla posizione in cui ero al posto di guida, erano splendide e molto giovanili, toniche e che oggi saremmo sembrate due amiche a fare le compere e non mamma e figlia o mamma e nuora come nella realtà eravamo.
La guardai con dolcezza ed appoggiando una mano sulla sua coscia ed accarezzandogliela la ringraziai, poi accelerando mi avviai verso il negozio.
CONTINUA