Esperienza reale La finestra di lato

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Una semi citazione di un noto film di qualche anno fa… per spiegare cosa successe ormai tanti anni fa di ritorno dalle mie vacanze estive, durante le quali, finalmente, una ragazza di qualche anno più grande di me si prese tardivamente la mia verginità; avevo ormai 21 anni, davvero in ritardo, ma erano altri tempi, parliamo dei tardi anni 80 e vivere una piccola cittadina di provincia, nella quale le ragazze della mia età non la smollavano prima di sposarsi, non mi aveva certo aiutato.

Comunque questa è un’altra storia…

Torniamo all’argomento principale, io. Reduce da anni in cui ero un brutto anatroccolo occhialuto e adesso, immodestamente parlando, diventato un giovane palestrato, abbronzato, alto 1,80, occhi azzurri e boccoli biondo cenere. Obiettivamente, ai tempi ero un bel tocco di ragazzo.

Restava comunque una sorta d’insicurezza, dovuta ad anni e anni, durante i quali il mio aspetto fisico non intrigava le donne. Ero magro, magrissimo, curvo, con occhiali spessi, ogni donna a cui mi avvicinavo non vedeva in me che un amico, inoffensivo, fidato, ma assolutamente non intrigante dal punto di vista relazionale.

Fatto sta che mi decisi ad andare in palestra, il mio corpo rispondeva bene agli allenamenti, i muscoli si definivano, misi le lenti a contatto e si aprì un mondo. Le donne mi vedevano con occhi diversi, ma io non ero ancora pronto a sfruttare le mie potenzialità. Ero insicuro e per uno strano senso di rivalsa, non mi sentivo attratto da chi adesso era attratta dal mio aspetto fisico.

Comunque, dopo essere stato in vacanza ed essere stato praticamente preda della ragazza che si prese la mia verginità, mi toccava tornare alla normalità.

Vivere in un posto, dove, se non eri spregiudicato, difficilmente potevi arrivare a godere delle gioie del sesso. Come in tutte le città di provincia le ragazze erano molto attente alla propria reputazione, se non fino a quando essere state impalmate su un altare, per poi concedersi assai più liberamente un po’ a tutti, nella clandestinità.

A quei tempi vivevo ancora con i miei in un condominio. Avevo la mia stanza che dava su un lungo balcone. La palazzina nella quale abitavo era quella centrale, una di tre, ognuna sfalsata rispetto all’altra.

Questo faceva sì, che io avessi sulla mia destra le finestre dei bagni della palazzina confinante.

La sera ero solito uscire sul balcone e fumare una sigaretta prima di andare a dormire. Mi piaceva il silenzio della notte e la vista sulla campagna, era un momento intimista, di pura contemplazione e spesso mi perdevo nei miei pensieri.

Una di queste sere, mentre fumavo, vestito solo di una maglietta e un paio di pantaloncini, senza portare intimo, sentii di essere osservato… io perso nei miei pensieri sentivo il mio sesto senso di ragno che mi diceva “non sei solo, qualcuno ti sta guardando”.

Cercando di non farmi scoprire e mantenendo la stessa posizione assorta, contemplando la campagna sottostante, iniziai a guardarmi intorno, per scoprire che, alla finestra a destra del piano superiore, qualcuno era affacciato e a sua volta stava fumando.

La mia timidezza non mi permise di alzare lo sguardo in alto e a destra per scoprire chi fosse, quindi gettai il mozzicone e rientrai in camera, ma solo per stendermi dietro la scrivania, al buio, per vedere chi fosse. Dall’esterno era impossibile vedermi, ma dall’interno io potevo avere una visuale ottimale.

E così scoprii che alla finestra era affacciata una donna di una certa età, una quarantina d’anni, per me poco più che ventenne era quasi una vecchia, ma notai subito l’importante scollatura della tuta che, a fatica, nascondeva un seno esuberante.

Cercai di fare mente locale, erano un paio d’anni che abitavo in quel posto e non avevo ancora avuto modo di fare un censimento… possibile che mi fosse sfuggito un pezzo di donna così?



Possibile, come venni a sapere tempo dopo, era una mamma e moglie di altri tempi, usciva poco e solo per fare la spesa. Sempre controllata da un marito gelosissimo, che poco ci mancava che la tenesse segregata.

In effetti qualche motivo l’aveva. Lui era un uomo scialbo e insignificante. Lei era una 47enne non molto alta, ma con un bel viso, splendidi occhi verdi, sempre con un un velo di malinconia, belle gambe e un seno prorompente, una bella quinta abbondante, seppur provata dagli allattamenti.

Come nella ricerca di un file in un database, mentre ero steso dietro la scrivania al buio, ad un tratto realizzai chi fosse. Anche se i nostri sguardi non si erano mai incrociati avevo notato questa donna sempre un po’ triste e che non aveva alcuna volontà di mettersi in mostra, né di essere notata e che pure non passava inosservata.

Sempre steso dietro la scrivania, mi parve di notare che lei gettasse lo sguardo all’interno della mia camera, come per capire se io fossi ancora lì… forse solo curiosità…

Così all’improvviso mi balenò nel cervello un’idea che mi fece venire i brividi e la misi in atto senza pensarci troppo.

Mi alzai, mi spogliai completamente e mi incominciai a masturbare, sempre la buio e nascosto alla sua vista. A quell’età, beati i vent’anni, e con in testa l’eccitazione scaturita dalla situazione, ci misi pochissimo a raggiungere un’erezione decisamente importante.

Accesi la luce e mi avvicinai alla libreria, facendo finta di cercare un libro, in modo che dalla finestra lei potesse godere della vista del mio corpo e del mio membro in piena erezione. Io le davo le spalle di tre quarti, quindi lei poteva vedere me, anche se non ero sicuro che lo stesse facendo, ma non potevo vedere lei…

Continuai così per qualche minuto, poi spensi la luce e tornai a stendermi dietro la scrivania al buio, per controllare se la mia esibizione avesse avuto una spettatrice oppure no.

Del resto il tempo della sigaretta era passato già da un po’ e sarebbe stato naturale che fosse, nel frattempo rientrata.

E invece… al riparo dietro la scrivania e al buio, con mia grande sorpresa la vidi ancora affacciata… e anche se non ne avevo certezza sembrava che guardasse dentro la mia stanza…

La situazione mi eccitava e iniziai a tremare.





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Da quella sera diventò un'abitudine ripetere la stessa procedura e non vi annoierò, raccontandovi le stesse cose.
Vi dico solo che dopo la mia "esibizione" controllavo sempre se lei guardasse dentro la mia finestra, sempre nascosto dietro la scrivania al buio. E confermai la mia sensazione, lei si soffermava a guardare. E aspettava che io riaccendessi la la luce.
Così diventai più intraprendente, ripetendo anche più volte nella stessa sera la finta ricerca del libro, completamente nudo e con il cazzo in tiro.
Ma dopo qualche volta mi iniziai a domandare come sbloccare la situazione, anche perché mi era sembrato che la zip della sua tuta avesse iniziato a scendere in basso, rivelando sempre più la sua abbondanza.
Non giudicate con durezza la mia ingenuità, tenete sempre presente che nonostante avessi 21 anni ero poco più che un ragazzone inesperto.
Mi resi conto che se volevo avere di più avrei dovuto escogitare qualcosa.
Così qualche sera dopo, durante la consueta sigaretta, alzai lo sguardo e azzardai un sorriso, facendo finta che io non sapessi che lei si fosse goduta diversi spettacoli.
Con mia sorpresa rispose al mio sorriso, ma ponendo l'indice sul naso, facendomi capire che non dovevo parlare, sicuramente temeva che il marito o qualche vicino indiscreto rompesse il nostro momento di complice condivisione.
Così, in completo silenzio, iniziai a guardarla, sempre più insistentemente. La sigaretta serale, fumata in silenzio ma con sguardi e sorrisi divenne una consuetudine.
Si era instaurata una sorta di complicità. Ma per diverse settimane, se non mesi non successe nulla di notabile.
Capitò che i miei partissero per qualche giorno, io mi defilai, con la scusa degli studi e rimasi da solo a casa.
Volevo approfittare per sbloccare la situazione ma non sapevo come.
Una mattina, la trovai a fumare fuori alla finestra del bagno e le chiesi candidamente un consiglio su come programmare la lavatrice per lavare i panni senza farli scolorire. Lei fu piuttosto vaga e sbrigativa, facendomi capire che non poteva parlare. Grande la mia sorpresa qualche minuto dopo, quando una volta rientrato, squillò il telefono di casa e mi trovai la voce della bella signora che mi spiegava scusandosi, che non poteva aiutarmi se non per telefono e mi spiegò accuratamente come usare la lavatrice. Mentre parlava io pensavo "ma che cazzo me ne frega dei panni, devo trovare un modo per sbloccare la situazione".
Mi aiutò la mia proverbiale pazienza, che avrete eventualmente modo di conoscere successivamente.
Mi rivestii del ruolo del bravo ragazzo per bene un po' ingenuo e sprovveduto, in certi casi funziona molto bene, infatti diventò abituale sentirci al telefono e parlare di cose normali... lei iniziò ad aprirsi, era evidente che aveva bisogno di una persona con la quale parlare. E io ero un buon ascoltatore. Ma fantasticavo su quel seno meraviglioso ed enorme.
Un giorno improvvisamente il discorso andò su gli scontri fortuiti e lei mi disse qualcosa tipo " se mi sbatti sul seno io ti tramortisco" alludendo a quelle due bombe che portava davanti. Era la prima volta che i nostri discorsi si spostavano su allusioni sessuali e io ne rimasi sorpreso e intrigato.
Non ricordo esattamente cosa risposi, ma lei si fece una gran risata, pure velata da una certa pudicizia.
Forse si stava aprendo uno spiraglio.
Lasciai passare qualche giorno, poi durante una delle telefonate quotidiane le dissi direttamente: "Senti, a me sta cosa che che potresti tramortirmi con i tuoi seni mi ha incuriosito. Ti chiedo scusa se sono irriverente, ma voglio vederli, ho bisogno che soddisfi questa mia curiosità".
Un momento di silenzio che sembrò durare un'eternità, tanto che pensai che avesse chiuso la comunicazione. Poi una specie di sospiro e lei disse "Lo sai che sono molto più grande di te?".
E io piacione: " non so e non m'interessa, comunque non sembra, sei una donna attraente e hai suscitato tu questa curiosità, quindi mi sembra ragionevole che trovi un modo per soddisfarla. Altrimenti avresti potuto evitare di suscitarla."
La mia dialettica provocante e terra terra fu comunque funzionale. Riuscii in qualche modo a farla sentire in debito, anche se sul momento cercò di svicolare...


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Leopiero

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Da quella sera diventò un'abitudine ripetere la stessa procedura e non vi annoierò, raccontandovi le stesse cose.
Vi dico solo che dopo la mia "esibizione" controllavo sempre se lei guardasse dentro la mia finestra, sempre nascosto dietro la scrivania al buio. E confermai la mia sensazione, lei si soffermava a guardare. E aspettava che io riaccendessi la la luce.
Così diventai più intraprendente, ripetendo anche più volte nella stessa sera la finta ricerca del libro, completamente nudo e con il cazzo in tiro.
Ma dopo qualche volta mi iniziai a domandare come sbloccare la situazione, anche perché mi era sembrato che la zip della sua tuta avesse iniziato a scendere in basso, rivelando sempre più la sua abbondanza.
Non giudicate con durezza la mia ingenuità, tenete sempre presente che nonostante avessi 21 anni ero poco più che un ragazzone inesperto.
Mi resi conto che se volevo avere di più avrei dovuto escogitare qualcosa.
Così qualche sera dopo, durante la consueta sigaretta, alzai lo sguardo e azzardai un sorriso, facendo finta che io non sapessi che lei si fosse goduta diversi spettacoli.
Con mia sorpresa rispose al mio sorriso, ma ponendo l'indice sul naso, facendomi capire che non dovevo parlare, sicuramente temeva che il marito o qualche vicino indiscreto rompesse il nostro momento di complice condivisione.
Così, in completo silenzio, iniziai a guardarla, sempre più insistentemente. La sigaretta serale, fumata in silenzio ma con sguardi e sorrisi divenne una consuetudine.
Si era instaurata una sorta di complicità. Ma per diverse settimane, se non mesi non successe nulla di notabile.
Capitò che i miei partissero per qualche giorno, io mi defilai, con la scusa degli studi e rimasi da solo a casa.
Volevo approfittare per sbloccare la situazione ma non sapevo come.
Una mattina, la trovai a fumare fuori alla finestra del bagno e le chiesi candidamente un consiglio su come programmare la lavatrice per lavare i panni senza farli scolorire. Lei fu piuttosto vaga e sbrigativa, facendomi capire che non poteva parlare. Grande la mia sorpresa qualche minuto dopo, quando una volta rientrato, squillò il telefono di casa e mi trovai la voce della bella signora che mi spiegava scusandosi, che non poteva aiutarmi se non per telefono e mi spiegò accuratamente come usare la lavatrice. Mentre parlava io pensavo "ma che cazzo me ne frega dei panni, devo trovare un modo per sbloccare la situazione".
Mi aiutò la mia proverbiale pazienza, che avrete eventualmente modo di conoscere successivamente.
Mi rivestii del ruolo del bravo ragazzo per bene un po' ingenuo e sprovveduto, in certi casi funziona molto bene, infatti diventò abituale sentirci al telefono e parlare di cose normali... lei iniziò ad aprirsi, era evidente che aveva bisogno di una persona con la quale parlare. E io ero un buon ascoltatore. Ma fantasticavo su quel seno meraviglioso ed enorme.
Un giorno improvvisamente il discorso andò su gli scontri fortuiti e lei mi disse qualcosa tipo " se mi sbatti sul seno io ti tramortisco" alludendo a quelle due bombe che portava davanti. Era la prima volta che i nostri discorsi si spostavano su allusioni sessuali e io ne rimasi sorpreso e intrigato.
Non ricordo esattamente cosa risposi, ma lei si fece una gran risata, pure velata da una certa pudicizia.
Forse si stava aprendo uno spiraglio.
Lasciai passare qualche giorno, poi durante una delle telefonate quotidiane le dissi direttamente: "Senti, a me sta cosa che che potresti tramortirmi con i tuoi seni mi ha incuriosito. Ti chiedo scusa se sono irriverente, ma voglio vederli, ho bisogno che soddisfi questa mia curiosità".
Un momento di silenzio che sembrò durare un'eternità, tanto che pensai che avesse chiuso la comunicazione. Poi una specie di sospiro e lei disse "Lo sai che sono molto più grande di te?".
E io piacione: " non so e non m'interessa, comunque non sembra, sei una donna attraente e hai suscitato tu questa curiosità, quindi mi sembra ragionevole che trovi un modo per soddisfarla. Altrimenti avresti potuto evitare di suscitarla."
La mia dialettica provocante e terra terra fu comunque funzionale. Riuscii in qualche modo a farla sentire in debito, anche se sul momento cercò di svicolare...


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Dopo quella telefonata nella quale manifestai il mio desiderio qualcosa cambiò. Fu come se avessi messo sul piatto una posta e l'avessi invitata a vedere il punto.
Così le nostre consuete fumate serali assunsero un nuovo significato, ancora più complice.
Pur sapendo che non potevo parlarle, la invitavo continuamente ad abbassare la zip della tuta che lei indossava abitualmente la sera.
Dapprima si scherniva, sorridendo e facendomi di no con il dito, io dal balcone guardandola verso l'alto, la pregavo in silenzio, ma sembrava che non ci fosse nulla da fare.
Dopo diversi tentativi in diverse serate in cui lei si era negata una sera tentai il tutto per tutto: iniziai a stringermi il cazzo sotto i pantaloncini leggeri e sotto i quali non portavo nulla, ero in erezione e gliela mostrai sotto il tessuto, evidenziando la possenza dei miei vent'anni.
Avevo una terribile paura che questo gesto la indisponesse, rischiavo di rovinare questa complicità. Non dimenticate che era una moglie e mamma timorata di dio e sicuramente non avvezza a certi comportamenti.
E invece, con mi grande sorpresa fece un'espressione tipo " Ah, però", sempre in totale silenzio.
I brividi mi pervadevano, il cazzo mi stava scoppiando, avrei voluto spiccare un salto e salire su quella finestra.
In silenzio le chiesi ancora di abbassare la zip. Lei fece delle espressioni come se mi dicesse "ma cosa mi stai facendo fare, mi vergogno".
Continuai a chiederle quel gesto e alla fine dopo diverse rimostranze, alzò gli occhi al cielo e lentamente abbassò un po' la zip.
I suoi seni che prima gonfiavano la tuta iniziarono a debordare, ma non quanto avrei voluto. Le feci il gesto di abbassarla ancora, e dopo qualche insistenza, sorridendo come una ragazzina timida, la fece scendere ancora... restando solo in reggiseno, che nella penombra indovinavo semitrasparente.
Non mi bastava, sebbene godessi di quella meravigliosa visione, volevo vederle libere, desideravo vedere i capezzoli, volevo che me le offrisse.
Niente da fare, almeno per quella sera. La salutai un po' piccato e mi ritirai in camera mia masturbandomi violentemente e sborrando abbondantemente.
La cosa aveva preso una piega che mi eccitava tremendamente ma la vedevo davvero dura.
Per quanto intrigata non era una zoccola e ottenere di più avrebbe significato avere tanta pazienza.

Mi chiedo se voi l'avrete. ;)
 

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