Esperienza reale La finestra di lato

Spuppolo

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Erano ormai passati quasi due anni, durante i quali ci vedemmo una decina di volte di persona.
Rimane un ultimo episodio saliente con la signora 47enne e poi potrebbe esserci un corposo spin off, ben più corposo, riguardante un'altra persona...
Ma dipende da voi... ;)
Il pubblico è ansioso di conoscere gli sviluppi e le trame parallele, a maggior ragione se si tratta sempre di misure mammarie oversize 😅
 
OP
Watchman64

Watchman64

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Ed eccoci giunti al capitolo finale.

Gli incontri con la signora continuavano sporadicamente e sempre in condizioni di precarietà e ansia.
C'è da dire che era diventata per me poco più di un passatempo fetish dovuto alle sue massicce tettone e alla sua inesperienza.
Per assurdo sembravo io il navigato, in quanto ormai avevo da più un anno una relazione stabile con una bellissima ventenne, seppur un po' problematica dal punto di vista caratteriale e sessuale, alla quale ero stato dietro per anni e nel frattempo ero riuscito a scoparmi un'altra vicina, lo so sembra assurdo, più giovane, circa 34 anni, sposata, con un figlio ormai adolescente, anch'essa dotata di uno stupendo davanzale con enormi areole (cosa che è sempre stata una mia fissa) ma soprattutto ben più spregiudicata, dato che, non abitando nel mio stesso palazzo, ma in un altro di fronte, accettò di buon grado di venire nella mansarda di cui vi ho accennato qualche capitolo fa.
Quest'ultima mi iniziò al piacere de sesso anale, pratica in cui era estremamente generosa, tanto da alternarlo al vaginale con una disorientante naturalezza.
Ma di questa storia parlerò eventualmente, se interessa, in un altro racconto.
Fatto sta che mi era scaturita la fantasia di farmi il culo della 47enne.
Durante le nostre telefonate e incontri iniziai a parlargliene e fui colpito dal suo candore, quando mi domandò se davvero si potesse fare anche nell'altro buco... praticamente non ne aveva mai nemmeno sentito parlare.
Io forte della dominanza psicologica che si era ormai instaurata nei suoi confronti, fui mellifluo e convincente, tanto che la feci incuriosire.
Restava sempre il solito problema: dove mettere in essere la sua iniziazione al sesso anale, dati gli ormai noti problemi di tempo e di logistica?
L'idea mi eccitava e tormentava al tempo stesso: sverginare il culo a una signora inesperta e vergine... il cazzo mi diventava duro al solo pensiero.
Così partii in esplorazione con la fidata e triste Visa, cercando un posto non troppo lontano che permettesse l'intimità e la velocità d'esecuzione necessaria.
Dopo qualche giro, identificai un sentiero che si apriva lungo la strada che portava al mare e che dopo alcuni metri portava in una radura circondata di cespugli. Con la complicità dell'oscurità serale d'inverno, sarebbe stata una location in grado assicurare la necessaria privacy e non troppo lontano dalla civiltà, in modo da riportare velocemente la signora alla sua vita di sempre, dopo averle profanato l'intimità posteriore.
La triste ma funzionale Visa mi venne in ulteriore aiuto: le sospensioni morbide consentivano un leggero fuoristrada, necessario ad avventurami lungo il tratturo e il divano posteriore si abbatteva, realizzando un piano di carico abbastanza vivibile, una specie di alcova in miniatura.
Quindi ci accordammo e al tramonto la andai a prendere al solito posto.
Lei salì in macchina, inforcò come al solito gli occhiali da sole e abbassò l'aletta parasole in modo da non essere eventualmente riconosciuta.
Dal canto mio trovavo ridicole queste precauzioni, dato che il sole era ormai tramontato, ma ero totalmente proteso verso l'obiettivo.
Dopo qualche chilometro inforcai la strada sterrata e percorsi una trentina di metri mi fermai nella radura.
I cespugli circostanti ci proteggevano da sguardi indiscreti, anche se trapelavano le luci dei fari delle auto che percorrevano la strada principale.
Prima di partire da casa avevo provveduto ad abbattere il divanetto dei sedili posteriori e a ricoprire il piano di carico con un plaid e alcuni cuscini.
Così dopo qualche limonata e palpata la invitai a scavalcare il sedile sul quale era seduta e ad accomodarsi sul giaciglio improvvisato.
Con mia sorpresa non si fece pregare più di tanto e una volta sistemati dietro iniziò a sbocchinarmi generosamente, mentre le liberavo le enormi tette che iniziai a palpare voluttuosamente.
Poco da dire, con la bocca era veramente brava, probabilmente a causa del fatto che per farlo rizzare al marito aveva dovuto davvero sviluppare un talento, aveva una tecnica sopraffina, che ancora oggi, al solo pensiero, mi risveglia le parti basse.
In pochi minuti il mio fratellino svettava superbamente e non volendo correre il rischio di venirmene subito come già capitato, la feci girare e le feci calare jeans e slip con un solo colpo, le sfilai il tutto e glielo infilzai nella fica con un sol colpo.
Era già bagnatissima, esalò un profondo sospiro e iniziò a gemere sommessamente mentre me la godevo.
Iniziai ben presto a titillare il buchino posteriore mentre la pompavo, avevo portato con me un po' di cremina emolliente e umettato il pollice, iniziai a spingerlo sul rosone, davvero roseo e illibato, con un movimento circolare e tentando d'inserirlo.
Ogni tanto mi sporgevo di lato cercando di scrutare nell'oscurità quelle meravigliose tettone ballonzolanti sotto i miei colpi... quando il lampeggiare di qualche macchina di passaggio sulla strada principale faceva un po' di luce, potevo godere di quei seni imperiosi, ma non potevo soffermarmi, in quanto la mia eccitazione cresceva in modo esponenziale a quella visione.
Mi ero imposto di resistere fino a quando non sarei riuscito a deflorarla analmente, quindi tirai fuori l'uccello, mi ci spalmai una generosa porzione di crema e puntai delicatamente ma con decisione al forellino.
Lei, totalmente sottomessa e vogliosa di soddisfare il mio desiderio, non oppose alcuna resistenza, almeno fino a quando non iniziai a farmi strada...Una strada che era davvero difficile da imboccare! Era chiusa come un riccio e ogni millimetro guadagnato era prontamente rifiutato dal suo buco del culo, che puntualmente risputava fuori il mio uccello.
Più volte tentai di metterlo dentro e più volte scivolò fuori, fin quando alla fine, la parte più primitiva di me rese il sopravvento e glielo ficcai dentro al culo con un solo veemente colpo.
Cacciò fuori un urlo come se l'avessero sventrata, il corpo diventò un solo fascio di nervi rigidissimo, si staccò e girandosi verso di me con gli occhi in lacrime iniziò a lamentarsi piangendo a dirotto.
"Io vengo con te perché con mio marito non riesco ad avere una vita sessuale, non sono una puttana! Mi hai fatto male!"
Perdetti immediatamente l'erezione e altrettanto immediatamente rientrai in me sentendomi la merda più schifosa di questo mondo.
La aiutai a ricomporsi, mi rivestii e l'accompagnai sul sedile anteriore.
Misi in modo e la riaccompagnai nelle vicinanze di casa, mentre lei nascondeva il viso in un fazzoletto, singhiozzando.
Una volta giunti scese velocemente, mentre io balbettavo un improbabile "Scusa..." e mi allontanavo velocemente, con uno strano senso di liberazione, pensando di averla ormai persa e che non l'avrei più rivista.
In effetti fu così, dopo qualche giorno la reincontrai per caso per strada e lei vedendomi mi sfoderò uno smagliante sorriso, ma in me qualcosa si era rotto.
Ci fu qualche altro sporadico incontro, in cui mi feci sbocchinare, ma gradualmente cercai di evitare altri incontri, fino a quando la cosa sfumò.

Fine.
 
F

Frankyfree

Guest
Ed eccoci giunti al capitolo finale.

Gli incontri con la signora continuavano sporadicamente e sempre in condizioni di precarietà e ansia.
C'è da dire che era diventata per me poco più di un passatempo fetish dovuto alle sue massicce tettone e alla sua inesperienza.
Per assurdo sembravo io il navigato, in quanto ormai avevo da più un anno una relazione stabile con una bellissima ventenne, seppur un po' problematica dal punto di vista caratteriale e sessuale, alla quale ero stato dietro per anni e nel frattempo ero riuscito a scoparmi un'altra vicina, lo so sembra assurdo, più giovane, circa 34 anni, sposata, con un figlio ormai adolescente, anch'essa dotata di uno stupendo davanzale con enormi areole (cosa che è sempre stata una mia fissa) ma soprattutto ben più spregiudicata, dato che, non abitando nel mio stesso palazzo, ma in un altro di fronte, accettò di buon grado di venire nella mansarda di cui vi ho accennato qualche capitolo fa.
Quest'ultima mi iniziò al piacere de sesso anale, pratica in cui era estremamente generosa, tanto da alternarlo al vaginale con una disorientante naturalezza.
Ma di questa storia parlerò eventualmente, se interessa, in un altro racconto.
Fatto sta che mi era scaturita la fantasia di farmi il culo della 47enne.
Durante le nostre telefonate e incontri iniziai a parlargliene e fui colpito dal suo candore, quando mi domandò se davvero si potesse fare anche nell'altro buco... praticamente non ne aveva mai nemmeno sentito parlare.
Io forte della dominanza psicologica che si era ormai instaurata nei suoi confronti, fui mellifluo e convincente, tanto che la feci incuriosire.
Restava sempre il solito problema: dove mettere in essere la sua iniziazione al sesso anale, dati gli ormai noti problemi di tempo e di logistica?
L'idea mi eccitava e tormentava al tempo stesso: sverginare il culo a una signora inesperta e vergine... il cazzo mi diventava duro al solo pensiero.
Così partii in esplorazione con la fidata e triste Visa, cercando un posto non troppo lontano che permettesse l'intimità e la velocità d'esecuzione necessaria.
Dopo qualche giro, identificai un sentiero che si apriva lungo la strada che portava al mare e che dopo alcuni metri portava in una radura circondata di cespugli. Con la complicità dell'oscurità serale d'inverno, sarebbe stata una location in grado assicurare la necessaria privacy e non troppo lontano dalla civiltà, in modo da riportare velocemente la signora alla sua vita di sempre, dopo averle profanato l'intimità posteriore.
La triste ma funzionale Visa mi venne in ulteriore aiuto: le sospensioni morbide consentivano un leggero fuoristrada, necessario ad avventurami lungo il tratturo e il divano posteriore si abbatteva, realizzando un piano di carico abbastanza vivibile, una specie di alcova in miniatura.
Quindi ci accordammo e al tramonto la andai a prendere al solito posto.
Lei salì in macchina, inforcò come al solito gli occhiali da sole e abbassò l'aletta parasole in modo da non essere eventualmente riconosciuta.
Dal canto mio trovavo ridicole queste precauzioni, dato che il sole era ormai tramontato, ma ero totalmente proteso verso l'obiettivo.
Dopo qualche chilometro inforcai la strada sterrata e percorsi una trentina di metri mi fermai nella radura.
I cespugli circostanti ci proteggevano da sguardi indiscreti, anche se trapelavano le luci dei fari delle auto che percorrevano la strada principale.
Prima di partire da casa avevo provveduto ad abbattere il divanetto dei sedili posteriori e a ricoprire il piano di carico con un plaid e alcuni cuscini.
Così dopo qualche limonata e palpata la invitai a scavalcare il sedile sul quale era seduta e ad accomodarsi sul giaciglio improvvisato.
Con mia sorpresa non si fece pregare più di tanto e una volta sistemati dietro iniziò a sbocchinarmi generosamente, mentre le liberavo le enormi tette che iniziai a palpare voluttuosamente.
Poco da dire, con la bocca era veramente brava, probabilmente a causa del fatto che per farlo rizzare al marito aveva dovuto davvero sviluppare un talento, aveva una tecnica sopraffina, che ancora oggi, al solo pensiero, mi risveglia le parti basse.
In pochi minuti il mio fratellino svettava superbamente e non volendo correre il rischio di venirmene subito come già capitato, la feci girare e le feci calare jeans e slip con un solo colpo, le sfilai il tutto e glielo infilzai nella fica con un sol colpo.
Era già bagnatissima, esalò un profondo sospiro e iniziò a gemere sommessamente mentre me la godevo.
Iniziai ben presto a titillare il buchino posteriore mentre la pompavo, avevo portato con me un po' di cremina emolliente e umettato il pollice, iniziai a spingerlo sul rosone, davvero roseo e illibato, con un movimento circolare e tentando d'inserirlo.
Ogni tanto mi sporgevo di lato cercando di scrutare nell'oscurità quelle meravigliose tettone ballonzolanti sotto i miei colpi... quando il lampeggiare di qualche macchina di passaggio sulla strada principale faceva un po' di luce, potevo godere di quei seni imperiosi, ma non potevo soffermarmi, in quanto la mia eccitazione cresceva in modo esponenziale a quella visione.
Mi ero imposto di resistere fino a quando non sarei riuscito a deflorarla analmente, quindi tirai fuori l'uccello, mi ci spalmai una generosa porzione di crema e puntai delicatamente ma con decisione al forellino.
Lei, totalmente sottomessa e vogliosa di soddisfare il mio desiderio, non oppose alcuna resistenza, almeno fino a quando non iniziai a farmi strada...Una strada che era davvero difficile da imboccare! Era chiusa come un riccio e ogni millimetro guadagnato era prontamente rifiutato dal suo buco del culo, che puntualmente risputava fuori il mio uccello.
Più volte tentai di metterlo dentro e più volte scivolò fuori, fin quando alla fine, la parte più primitiva di me rese il sopravvento e glielo ficcai dentro al culo con un solo veemente colpo.
Cacciò fuori un urlo come se l'avessero sventrata, il corpo diventò un solo fascio di nervi rigidissimo, si staccò e girandosi verso di me con gli occhi in lacrime iniziò a lamentarsi piangendo a dirotto.
"Io vengo con te perché con mio marito non riesco ad avere una vita sessuale, non sono una puttana! Mi hai fatto male!"
Perdetti immediatamente l'erezione e altrettanto immediatamente rientrai in me sentendomi la merda più schifosa di questo mondo.
La aiutai a ricomporsi, mi rivestii e l'accompagnai sul sedile anteriore.
Misi in modo e la riaccompagnai nelle vicinanze di casa, mentre lei nascondeva il viso in un fazzoletto, singhiozzando.
Una volta giunti scese velocemente, mentre io balbettavo un improbabile "Scusa..." e mi allontanavo velocemente, con uno strano senso di liberazione, pensando di averla ormai persa e che non l'avrei più rivista.
In effetti fu così, dopo qualche giorno la reincontrai per caso per strada e lei vedendomi mi sfoderò uno smagliante sorriso, ma in me qualcosa si era rotto.
Ci fu qualche altro sporadico incontro, in cui mi feci sbocchinare, ma gradualmente cercai di evitare altri incontri, fino a quando la cosa sfumò.

Fine.
bellissimo.. a me interessa molto la storia con l'altra vicina mammellona
 

sormarco

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taranto
Ed eccoci giunti al capitolo finale.

Gli incontri con la signora continuavano sporadicamente e sempre in condizioni di precarietà e ansia.
C'è da dire che era diventata per me poco più di un passatempo fetish dovuto alle sue massicce tettone e alla sua inesperienza.
Per assurdo sembravo io il navigato, in quanto ormai avevo da più un anno una relazione stabile con una bellissima ventenne, seppur un po' problematica dal punto di vista caratteriale e sessuale, alla quale ero stato dietro per anni e nel frattempo ero riuscito a scoparmi un'altra vicina, lo so sembra assurdo, più giovane, circa 34 anni, sposata, con un figlio ormai adolescente, anch'essa dotata di uno stupendo davanzale con enormi areole (cosa che è sempre stata una mia fissa) ma soprattutto ben più spregiudicata, dato che, non abitando nel mio stesso palazzo, ma in un altro di fronte, accettò di buon grado di venire nella mansarda di cui vi ho accennato qualche capitolo fa.
Quest'ultima mi iniziò al piacere de sesso anale, pratica in cui era estremamente generosa, tanto da alternarlo al vaginale con una disorientante naturalezza.
Ma di questa storia parlerò eventualmente, se interessa, in un altro racconto.
Fatto sta che mi era scaturita la fantasia di farmi il culo della 47enne.
Durante le nostre telefonate e incontri iniziai a parlargliene e fui colpito dal suo candore, quando mi domandò se davvero si potesse fare anche nell'altro buco... praticamente non ne aveva mai nemmeno sentito parlare.
Io forte della dominanza psicologica che si era ormai instaurata nei suoi confronti, fui mellifluo e convincente, tanto che la feci incuriosire.
Restava sempre il solito problema: dove mettere in essere la sua iniziazione al sesso anale, dati gli ormai noti problemi di tempo e di logistica?
L'idea mi eccitava e tormentava al tempo stesso: sverginare il culo a una signora inesperta e vergine... il cazzo mi diventava duro al solo pensiero.
Così partii in esplorazione con la fidata e triste Visa, cercando un posto non troppo lontano che permettesse l'intimità e la velocità d'esecuzione necessaria.
Dopo qualche giro, identificai un sentiero che si apriva lungo la strada che portava al mare e che dopo alcuni metri portava in una radura circondata di cespugli. Con la complicità dell'oscurità serale d'inverno, sarebbe stata una location in grado assicurare la necessaria privacy e non troppo lontano dalla civiltà, in modo da riportare velocemente la signora alla sua vita di sempre, dopo averle profanato l'intimità posteriore.
La triste ma funzionale Visa mi venne in ulteriore aiuto: le sospensioni morbide consentivano un leggero fuoristrada, necessario ad avventurami lungo il tratturo e il divano posteriore si abbatteva, realizzando un piano di carico abbastanza vivibile, una specie di alcova in miniatura.
Quindi ci accordammo e al tramonto la andai a prendere al solito posto.
Lei salì in macchina, inforcò come al solito gli occhiali da sole e abbassò l'aletta parasole in modo da non essere eventualmente riconosciuta.
Dal canto mio trovavo ridicole queste precauzioni, dato che il sole era ormai tramontato, ma ero totalmente proteso verso l'obiettivo.
Dopo qualche chilometro inforcai la strada sterrata e percorsi una trentina di metri mi fermai nella radura.
I cespugli circostanti ci proteggevano da sguardi indiscreti, anche se trapelavano le luci dei fari delle auto che percorrevano la strada principale.
Prima di partire da casa avevo provveduto ad abbattere il divanetto dei sedili posteriori e a ricoprire il piano di carico con un plaid e alcuni cuscini.
Così dopo qualche limonata e palpata la invitai a scavalcare il sedile sul quale era seduta e ad accomodarsi sul giaciglio improvvisato.
Con mia sorpresa non si fece pregare più di tanto e una volta sistemati dietro iniziò a sbocchinarmi generosamente, mentre le liberavo le enormi tette che iniziai a palpare voluttuosamente.
Poco da dire, con la bocca era veramente brava, probabilmente a causa del fatto che per farlo rizzare al marito aveva dovuto davvero sviluppare un talento, aveva una tecnica sopraffina, che ancora oggi, al solo pensiero, mi risveglia le parti basse.
In pochi minuti il mio fratellino svettava superbamente e non volendo correre il rischio di venirmene subito come già capitato, la feci girare e le feci calare jeans e slip con un solo colpo, le sfilai il tutto e glielo infilzai nella fica con un sol colpo.
Era già bagnatissima, esalò un profondo sospiro e iniziò a gemere sommessamente mentre me la godevo.
Iniziai ben presto a titillare il buchino posteriore mentre la pompavo, avevo portato con me un po' di cremina emolliente e umettato il pollice, iniziai a spingerlo sul rosone, davvero roseo e illibato, con un movimento circolare e tentando d'inserirlo.
Ogni tanto mi sporgevo di lato cercando di scrutare nell'oscurità quelle meravigliose tettone ballonzolanti sotto i miei colpi... quando il lampeggiare di qualche macchina di passaggio sulla strada principale faceva un po' di luce, potevo godere di quei seni imperiosi, ma non potevo soffermarmi, in quanto la mia eccitazione cresceva in modo esponenziale a quella visione.
Mi ero imposto di resistere fino a quando non sarei riuscito a deflorarla analmente, quindi tirai fuori l'uccello, mi ci spalmai una generosa porzione di crema e puntai delicatamente ma con decisione al forellino.
Lei, totalmente sottomessa e vogliosa di soddisfare il mio desiderio, non oppose alcuna resistenza, almeno fino a quando non iniziai a farmi strada...Una strada che era davvero difficile da imboccare! Era chiusa come un riccio e ogni millimetro guadagnato era prontamente rifiutato dal suo buco del culo, che puntualmente risputava fuori il mio uccello.
Più volte tentai di metterlo dentro e più volte scivolò fuori, fin quando alla fine, la parte più primitiva di me rese il sopravvento e glielo ficcai dentro al culo con un solo veemente colpo.
Cacciò fuori un urlo come se l'avessero sventrata, il corpo diventò un solo fascio di nervi rigidissimo, si staccò e girandosi verso di me con gli occhi in lacrime iniziò a lamentarsi piangendo a dirotto.
"Io vengo con te perché con mio marito non riesco ad avere una vita sessuale, non sono una puttana! Mi hai fatto male!"
Perdetti immediatamente l'erezione e altrettanto immediatamente rientrai in me sentendomi la merda più schifosa di questo mondo.
La aiutai a ricomporsi, mi rivestii e l'accompagnai sul sedile anteriore.
Misi in modo e la riaccompagnai nelle vicinanze di casa, mentre lei nascondeva il viso in un fazzoletto, singhiozzando.
Una volta giunti scese velocemente, mentre io balbettavo un improbabile "Scusa..." e mi allontanavo velocemente, con uno strano senso di liberazione, pensando di averla ormai persa e che non l'avrei più rivista.
In effetti fu così, dopo qualche giorno la reincontrai per caso per strada e lei vedendomi mi sfoderò uno smagliante sorriso, ma in me qualcosa si era rotto.
Ci fu qualche altro sporadico incontro, in cui mi feci sbocchinare, ma gradualmente cercai di evitare altri incontri, fino a quando la cosa sfumò.

Fine.
Peccato non hai potuto farle bene il culo, anche per me puoi continuare qui, d'altronde è una vicina di casa ma di fronte.
 

Nastrin2

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Ed eccoci giunti al capitolo finale.

Gli incontri con la signora continuavano sporadicamente e sempre in condizioni di precarietà e ansia.
C'è da dire che era diventata per me poco più di un passatempo fetish dovuto alle sue massicce tettone e alla sua inesperienza.
Per assurdo sembravo io il navigato, in quanto ormai avevo da più un anno una relazione stabile con una bellissima ventenne, seppur un po' problematica dal punto di vista caratteriale e sessuale, alla quale ero stato dietro per anni e nel frattempo ero riuscito a scoparmi un'altra vicina, lo so sembra assurdo, più giovane, circa 34 anni, sposata, con un figlio ormai adolescente, anch'essa dotata di uno stupendo davanzale con enormi areole (cosa che è sempre stata una mia fissa) ma soprattutto ben più spregiudicata, dato che, non abitando nel mio stesso palazzo, ma in un altro di fronte, accettò di buon grado di venire nella mansarda di cui vi ho accennato qualche capitolo fa.
Quest'ultima mi iniziò al piacere de sesso anale, pratica in cui era estremamente generosa, tanto da alternarlo al vaginale con una disorientante naturalezza.
Ma di questa storia parlerò eventualmente, se interessa, in un altro racconto.
Fatto sta che mi era scaturita la fantasia di farmi il culo della 47enne.
Durante le nostre telefonate e incontri iniziai a parlargliene e fui colpito dal suo candore, quando mi domandò se davvero si potesse fare anche nell'altro buco... praticamente non ne aveva mai nemmeno sentito parlare.
Io forte della dominanza psicologica che si era ormai instaurata nei suoi confronti, fui mellifluo e convincente, tanto che la feci incuriosire.
Restava sempre il solito problema: dove mettere in essere la sua iniziazione al sesso anale, dati gli ormai noti problemi di tempo e di logistica?
L'idea mi eccitava e tormentava al tempo stesso: sverginare il culo a una signora inesperta e vergine... il cazzo mi diventava duro al solo pensiero.
Così partii in esplorazione con la fidata e triste Visa, cercando un posto non troppo lontano che permettesse l'intimità e la velocità d'esecuzione necessaria.
Dopo qualche giro, identificai un sentiero che si apriva lungo la strada che portava al mare e che dopo alcuni metri portava in una radura circondata di cespugli. Con la complicità dell'oscurità serale d'inverno, sarebbe stata una location in grado assicurare la necessaria privacy e non troppo lontano dalla civiltà, in modo da riportare velocemente la signora alla sua vita di sempre, dopo averle profanato l'intimità posteriore.
La triste ma funzionale Visa mi venne in ulteriore aiuto: le sospensioni morbide consentivano un leggero fuoristrada, necessario ad avventurami lungo il tratturo e il divano posteriore si abbatteva, realizzando un piano di carico abbastanza vivibile, una specie di alcova in miniatura.
Quindi ci accordammo e al tramonto la andai a prendere al solito posto.
Lei salì in macchina, inforcò come al solito gli occhiali da sole e abbassò l'aletta parasole in modo da non essere eventualmente riconosciuta.
Dal canto mio trovavo ridicole queste precauzioni, dato che il sole era ormai tramontato, ma ero totalmente proteso verso l'obiettivo.
Dopo qualche chilometro inforcai la strada sterrata e percorsi una trentina di metri mi fermai nella radura.
I cespugli circostanti ci proteggevano da sguardi indiscreti, anche se trapelavano le luci dei fari delle auto che percorrevano la strada principale.
Prima di partire da casa avevo provveduto ad abbattere il divanetto dei sedili posteriori e a ricoprire il piano di carico con un plaid e alcuni cuscini.
Così dopo qualche limonata e palpata la invitai a scavalcare il sedile sul quale era seduta e ad accomodarsi sul giaciglio improvvisato.
Con mia sorpresa non si fece pregare più di tanto e una volta sistemati dietro iniziò a sbocchinarmi generosamente, mentre le liberavo le enormi tette che iniziai a palpare voluttuosamente.
Poco da dire, con la bocca era veramente brava, probabilmente a causa del fatto che per farlo rizzare al marito aveva dovuto davvero sviluppare un talento, aveva una tecnica sopraffina, che ancora oggi, al solo pensiero, mi risveglia le parti basse.
In pochi minuti il mio fratellino svettava superbamente e non volendo correre il rischio di venirmene subito come già capitato, la feci girare e le feci calare jeans e slip con un solo colpo, le sfilai il tutto e glielo infilzai nella fica con un sol colpo.
Era già bagnatissima, esalò un profondo sospiro e iniziò a gemere sommessamente mentre me la godevo.
Iniziai ben presto a titillare il buchino posteriore mentre la pompavo, avevo portato con me un po' di cremina emolliente e umettato il pollice, iniziai a spingerlo sul rosone, davvero roseo e illibato, con un movimento circolare e tentando d'inserirlo.
Ogni tanto mi sporgevo di lato cercando di scrutare nell'oscurità quelle meravigliose tettone ballonzolanti sotto i miei colpi... quando il lampeggiare di qualche macchina di passaggio sulla strada principale faceva un po' di luce, potevo godere di quei seni imperiosi, ma non potevo soffermarmi, in quanto la mia eccitazione cresceva in modo esponenziale a quella visione.
Mi ero imposto di resistere fino a quando non sarei riuscito a deflorarla analmente, quindi tirai fuori l'uccello, mi ci spalmai una generosa porzione di crema e puntai delicatamente ma con decisione al forellino.
Lei, totalmente sottomessa e vogliosa di soddisfare il mio desiderio, non oppose alcuna resistenza, almeno fino a quando non iniziai a farmi strada...Una strada che era davvero difficile da imboccare! Era chiusa come un riccio e ogni millimetro guadagnato era prontamente rifiutato dal suo buco del culo, che puntualmente risputava fuori il mio uccello.
Più volte tentai di metterlo dentro e più volte scivolò fuori, fin quando alla fine, la parte più primitiva di me rese il sopravvento e glielo ficcai dentro al culo con un solo veemente colpo.
Cacciò fuori un urlo come se l'avessero sventrata, il corpo diventò un solo fascio di nervi rigidissimo, si staccò e girandosi verso di me con gli occhi in lacrime iniziò a lamentarsi piangendo a dirotto.
"Io vengo con te perché con mio marito non riesco ad avere una vita sessuale, non sono una puttana! Mi hai fatto male!"
Perdetti immediatamente l'erezione e altrettanto immediatamente rientrai in me sentendomi la merda più schifosa di questo mondo.
La aiutai a ricomporsi, mi rivestii e l'accompagnai sul sedile anteriore.
Misi in modo e la riaccompagnai nelle vicinanze di casa, mentre lei nascondeva il viso in un fazzoletto, singhiozzando.
Una volta giunti scese velocemente, mentre io balbettavo un improbabile "Scusa..." e mi allontanavo velocemente, con uno strano senso di liberazione, pensando di averla ormai persa e che non l'avrei più rivista.
In effetti fu così, dopo qualche giorno la reincontrai per caso per strada e lei vedendomi mi sfoderò uno smagliante sorriso, ma in me qualcosa si era rotto.
Ci fu qualche altro sporadico incontro, in cui mi feci sbocchinare, ma gradualmente cercai di evitare altri incontri, fino a quando la cosa sfumò.

Fine.
[ma in me qualcosa si era rotto.] in te non so ma in lei il culo sicuro 😂
 

leofuoco

"Level 4"
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Gli incontri con la signora continuavano sporadicamente e sempre in condizioni di precarietà e ansia.
C'è da dire che era diventata per me poco più di un passatempo fetish dovuto alle sue massicce tettone e alla sua inesperienza.
Per assurdo sembravo io il navigato, in quanto ormai avevo da più un anno una relazione stabile con una bellissima ventenne, seppur un po' problematica dal punto di vista caratteriale e sessuale, alla quale ero stato dietro per anni e nel frattempo ero riuscito a scoparmi un'altra vicina, lo so sembra assurdo, più giovane, circa 34 anni, sposata, con un figlio ormai adolescente, anch'essa dotata di uno stupendo davanzale con enormi areole (cosa che è sempre stata una mia fissa) ma soprattutto ben più spregiudicata, dato che, non abitando nel mio stesso palazzo, ma in un altro di fronte, accettò di buon grado di venire nella mansarda di cui vi ho accennato qualche capitolo fa.
Quest'ultima mi iniziò al piacere de sesso anale, pratica in cui era estremamente generosa, tanto da alternarlo al vaginale con una disorientante naturalezza.
Ma di questa storia parlerò eventualmente, se interessa, in un altro racconto.
Fatto sta che mi era scaturita la fantasia di farmi il culo della 47enne.
Durante le nostre telefonate e incontri iniziai a parlargliene e fui colpito dal suo candore, quando mi domandò se davvero si potesse fare anche nell'altro buco... praticamente non ne aveva mai nemmeno sentito parlare.
Io forte della dominanza psicologica che si era ormai instaurata nei suoi confronti, fui mellifluo e convincente, tanto che la feci incuriosire.
Restava sempre il solito problema: dove mettere in essere la sua iniziazione al sesso anale, dati gli ormai noti problemi di tempo e di logistica?
L'idea mi eccitava e tormentava al tempo stesso: sverginare il culo a una signora inesperta e vergine... il cazzo mi diventava duro al solo pensiero.
Così partii in esplorazione con la fidata e triste Visa, cercando un posto non troppo lontano che permettesse l'intimità e la velocità d'esecuzione necessaria.
Dopo qualche giro, identificai un sentiero che si apriva lungo la strada che portava al mare e che dopo alcuni metri portava in una radura circondata di cespugli. Con la complicità dell'oscurità serale d'inverno, sarebbe stata una location in grado assicurare la necessaria privacy e non troppo lontano dalla civiltà, in modo da riportare velocemente la signora alla sua vita di sempre, dopo averle profanato l'intimità posteriore.
La triste ma funzionale Visa mi venne in ulteriore aiuto: le sospensioni morbide consentivano un leggero fuoristrada, necessario ad avventurami lungo il tratturo e il divano posteriore si abbatteva, realizzando un piano di carico abbastanza vivibile, una specie di alcova in miniatura.
Quindi ci accordammo e al tramonto la andai a prendere al solito posto.
Lei salì in macchina, inforcò come al solito gli occhiali da sole e abbassò l'aletta parasole in modo da non essere eventualmente riconosciuta.
Dal canto mio trovavo ridicole queste precauzioni, dato che il sole era ormai tramontato, ma ero totalmente proteso verso l'obiettivo.
Dopo qualche chilometro inforcai la strada sterrata e percorsi una trentina di metri mi fermai nella radura.
I cespugli circostanti ci proteggevano da sguardi indiscreti, anche se trapelavano le luci dei fari delle auto che percorrevano la strada principale.
Prima di partire da casa avevo provveduto ad abbattere il divanetto dei sedili posteriori e a ricoprire il piano di carico con un plaid e alcuni cuscini.
Così dopo qualche limonata e palpata la invitai a scavalcare il sedile sul quale era seduta e ad accomodarsi sul giaciglio improvvisato.
Con mia sorpresa non si fece pregare più di tanto e una volta sistemati dietro iniziò a sbocchinarmi generosamente, mentre le liberavo le enormi tette che iniziai a palpare voluttuosamente.
Poco da dire, con la bocca era veramente brava, probabilmente a causa del fatto che per farlo rizzare al marito aveva dovuto davvero sviluppare un talento, aveva una tecnica sopraffina, che ancora oggi, al solo pensiero, mi risveglia le parti basse.
In pochi minuti il mio fratellino svettava superbamente e non volendo correre il rischio di venirmene subito come già capitato, la feci girare e le feci calare jeans e slip con un solo colpo, le sfilai il tutto e glielo infilzai nella fica con un sol colpo.
Era già bagnatissima, esalò un profondo sospiro e iniziò a gemere sommessamente mentre me la godevo.
Iniziai ben presto a titillare il buchino posteriore mentre la pompavo, avevo portato con me un po' di cremina emolliente e umettato il pollice, iniziai a spingerlo sul rosone, davvero roseo e illibato, con un movimento circolare e tentando d'inserirlo.
Ogni tanto mi sporgevo di lato cercando di scrutare nell'oscurità quelle meravigliose tettone ballonzolanti sotto i miei colpi... quando il lampeggiare di qualche macchina di passaggio sulla strada principale faceva un po' di luce, potevo godere di quei seni imperiosi, ma non potevo soffermarmi, in quanto la mia eccitazione cresceva in modo esponenziale a quella visione.
Mi ero imposto di resistere fino a quando non sarei riuscito a deflorarla analmente, quindi tirai fuori l'uccello, mi ci spalmai una generosa porzione di crema e puntai delicatamente ma con decisione al forellino.
Lei, totalmente sottomessa e vogliosa di soddisfare il mio desiderio, non oppose alcuna resistenza, almeno fino a quando non iniziai a farmi strada...Una strada che era davvero difficile da imboccare! Era chiusa come un riccio e ogni millimetro guadagnato era prontamente rifiutato dal suo buco del culo, che puntualmente risputava fuori il mio uccello.
Più volte tentai di metterlo dentro e più volte scivolò fuori, fin quando alla fine, la parte più primitiva di me rese il sopravvento e glielo ficcai dentro al culo con un solo veemente colpo.
Cacciò fuori un urlo come se l'avessero sventrata, il corpo diventò un solo fascio di nervi rigidissimo, si staccò e girandosi verso di me con gli occhi in lacrime iniziò a lamentarsi piangendo a dirotto.
"Io vengo con te perché con mio marito non riesco ad avere una vita sessuale, non sono una puttana! Mi hai fatto male!"
Perdetti immediatamente l'erezione e altrettanto immediatamente rientrai in me sentendomi la merda più schifosa di questo mondo.
La aiutai a ricomporsi, mi rivestii e l'accompagnai sul sedile anteriore.
Misi in modo e la riaccompagnai nelle vicinanze di casa, mentre lei nascondeva il viso in un fazzoletto, singhiozzando.
Una volta giunti scese velocemente, mentre io balbettavo un improbabile "Scusa..." e mi allontanavo velocemente, con uno strano senso di liberazione, pensando di averla ormai persa e che non l'avrei più rivista.
In effetti fu così, dopo qualche giorno la reincontrai per caso per strada e lei vedendomi mi sfoderò uno smagliante sorriso, ma in me qualcosa si era rotto.
Ci fu qualche altro sporadico incontro, in cui mi feci sbocchinare, ma gradualmente cercai di evitare altri incontri, fino a quando la cosa sfumò.

Fine.
Terribilmente eccitante! Quindi non l'hai più scopata?


Ti prego, quando ci racconterai dell'altra vicina, di mettere qui il link.
 

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