Esperienza reale La fotografa del matrimonio, un sogno erotico che diventa realtà.

Danielelele

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LA FOTOGRAFA DEL MATRIMONIO…

-Breve premessa-​

La prima parte del racconto è prettamente descrittiva, diciamo essere l’introduzione al vero e proprio racconto erotico che inizierà nella seconda parte.



- Prima parte -

Un sabato di giugno 2013, matrimonio di un mio caro amico, io all’epoca ventitreenne single e lasciato da più di un anno con un ex fidanzata.

Uno dei testimoni di nozze ero io, l’altra un ragazza che lavora spesso e volentieri in giro tra il nord Italia e l’estero e appunto per questo, mi sono preso io l’incarico dell’organizzazione degli scherzi e cazzate varie da parte degli amici per il matrimonio.
Per questo motivo, mi feci dare tutti i contatti che mi servivano come responsabile del servizio catering per le tempistiche degli scherzi, dj per microfoni, canzoni e cose varie e la fotografa appunto.

Una decina di giorni prima, una volta definito tutto, scrissi quindi a quest’ultima un messaggio, dettagliato il più possibile per farle sapere il programma di noi amici e i vari momenti di sorpresa da non perdere.
Scritto il messaggio, incuriosito da che faccia avesse questa Roberta, così si chiama la fotografa, cliccai sull’immagine del profilo per ingrandirla.
Una foto “artistica” in bianco e nero, il mare sullo sfondo e in primo piano un mezzo busto di lei presa di spalle che sfoggiava una capigliatura alquanto strana, tipo mezza rasata.
Mi incuriosì ma più per la stranezza che altro, in quanto dalla foto non si vedeva che la sua schiena e i suoi capelli.

Arriva il giorno del matrimonio, come da usanza io vado a casa dello sposo per le prime foto e poi per il rinfresco. Niente Roberta però, lei era a casa della sposa, a noi ci fece le foto il suo braccio destro, un certo Matteo se non ricordo male. Arriviamo in chiesa, prendiamo posto e poco dopo arriva la sposa, accompagnata ovviamente dal papà e a seguire la fotografa.
“Ma non è lei!?” Pensai tra me e me, questa aveva i capelli lunghi, cioè non lunghissimi ma da sotto le spalle insomma.
Va be poco importa, non era di certo il mio tipo, o una ragazza che quando passa tutti si girano, così mi concentrai sulla cerimonia e a svolgere il mio ruolo di testimone.

Conclusa la cerimonia e finite le foto di rito sull’altare con genitori, nonni, e parenti stretti, sento avvicinarsi qualcuno da dietro.

“Ciao! Sono Roberta, sei Daniele vero?!”

“Si sono io! Piacere!”

“Allora adesso facciamo così…..” e ci mettiamo d’accordo su come far uscire gli sposi per le foto ecc.

Per la prima volta la vidi da vicino, le avrei dato una decina d’anni più di me, attorno ai 33 quindi. Capelli scuri, occhi profondi di un bel marrone intenso, lineamenti del volto duri, poco trucco, solo un po’ di matita attorno agli occhi, septum al naso e svariati piercing nelle orecchie e sneakers ai piedi.

Alta poco meno di me, circa 165cm, carnagione scura, magra ma sembrava avere un bel seno, sicuramente non prosperosissimo ma ad occhio e croce una bella terza. Purtroppo il vestito che indossava non lasciava vedere nulla.

Una ragazza un po’ punk o rock ‘n roll diciamo, non sono esperto, sicuramente un tipo di ragazza per le quale non ho mai perso la testa in quanto l’antitesi del genere. Ricoro però che la sua solarità e il suo sorriso mi colpirono subito.
Durante il giorno mi capitò spesso di parlare con lei, ma solamente perché lei stava facendo il suo lavoro e io in quanto “suo referente” per gli scherzi la aggiornavo man mano sulla tabella di marcia. Niente di più niente di meno.

La giornata scorre veloce, tutti si stanno divertendo e dopo il taglio della torta finalmente diamo inizio alla vera e propria festa.
L’open bar viene preso letteralmente d’assalto da tutti coloro che non vedevano l’ora di sfondarsi drink. Tra questi c’era ovviamente anche il sottoscritto.
Un gin tonic tira l’altro e si fanno presto le 2 di notte, ora nella quale il locale chiude. Fortunatamente, come da consuetudine tra il nostro gruppo di amici, la festa non finisce ma semplicemente si sposta da un’altra parte, più precisamente in questa occasione ci siamo spostati in un piccolo capannone, in una zona industriale li vicino, degli zii dello sposo che ci hanno gentilmente messo a disposizione. Si era già pensato in precedenza a cibo, alcol e musica che non sarebbero mancati nemmeno li.

Mentre salutavo chi stava andava a casa perché ormai stanco, vedo Roberta su una sedia, china che stava guardando la macchina fotografica.

“Ehi che fai?! Non ti ho più vista dopo la torta!”

“Eh sai com’è, voi vi stavate divertendo, io stavo lavorando” mi rispose sicuramente pensando fossi un idiota, e non aveva tutti i torti.

“Guarda!” E mi fa vedere una mia foto con gli occhiali da sole, con la camicia completamente aperta che mi dilettavo in una sorta di limbo impugnando due bicchieri di gin tonic, uno per mano.

Purtroppo o per fortuna, per fare l’idiota ero e sono tutt’ora il numero uno.

“Ahahahah” risi quasi imbarazzato “be ma sono bravo se ci pensi!” Provai a buttarla sul ridere.
“Ma proprio in quel momento dovevi fotografarmi?!”

“È il mio lavoro catturare certi momenti della festa, e devo dire che tu sei un soggetto interessante da fotografare” disse scompisciandosi dalle risate.

“Interessante perché so fare il limbo o ballare la macarena con 2 bicchieri in mano o sono interessante nel senso di interessante?!”

“Interessante dai...” e cercó di sviare il discorso.

“Posso?” Presi la fotocamera dalle sue mani, mi allontanai alcuni passi e le scattai alcune foto. Mi è sempre piaciuta la fotografia ed avendo una reflex anch’io un po’ ci si fare.

“Ma che fai?!”

“Ti fotografo! tu non ci sei in nemmeno una foto!” le risposi sorridendole.

“Si ma allora facciamola assieme la foto! Cosa la facccio da sola a fare?”

Questa sua risposta mi spiazzò, non me la sarei mai aspettata ad essere sincero.

“Dai vieni” e prende dalla borsa una piccola mirrorless con obiettivo fisso.
Sorpreso, trascino una sedia e mi siedo vicino a lei. Allunga il braccio, scatta, guarda e…

”così non va, non mi piace!”

…mi fa chiudere le ginocchia e si siede sulle mie gambe. Mette un braccio attorno al mio collo, avvicina il suo volto al mio, riallunga il braccio e scatta ancora alcune foto.

“Già meglio!” Esclamò girando lo schermo della macchina fotografica verso di noi per vedere il risultato.

A quel punto a me non importava più niente delle foto, della festa e nemmeno del matrimonio se devo essere sincero.

Mi aveva appena fatto scattare un qualcosa dentro che mi ha subito fatto pensare “ci sta provando con me!” e per fortuna non mi sbagliavo.

Ora dovevo solo fare un opera di convincimento per portarla al proseguo della festa. Impresa più facile del previsto…

“Ti va di venire a bere qualcosa con noi?”

“In che senso? No dai, non sono un’invitata. Poi è tardi e domani devo lavorare ancora!”

Chiamai lo sposo a gran voce, a lui non poteva dire di certo di no. Gli chiesi quindi

“Roberta a quanto pare ha finito di lavorare, non si è meritata un drink in compagnia prima di tornare a casa no???”

“come minimo un drink! Deve venire!” Rispose prima lo sposo e poi anche la sposa che arrivó subito dopo e sentì il discorso.

“Non posso dire di no insomma. Ma bevo una birretta e vi lascio alla vostra festa!”

Il bello della serata stava finalmente per arrivare!

-continua-

 
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Danielelele

Danielelele

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Bella situazione. Attendo il seguito, magari con qualche foto sua allegata
Seguendola sui social ho visto che è diventata una fotografa abbastanza conosciuta in zona e non solo, ha pure migliaia di follower quindi mi dispiace, ma preferisco non pubblicare sue foto.
 

Pheel

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LA FOTOGRAFA DEL MATRIMONIO…


-Breve premessa-


La prima parte del racconto è prettamente descrittiva, diciamo essere l’introduzione al vero e proprio racconto erotico che inizierà nella seconda parte.


- Prima parte -

Un sabato di giugno 2013, matrimonio di un mio caro amico, io all’epoca ventitreenne single e lasciato da più di un anno con un ex fidanzata.

Uno dei testimoni di nozze ero io, l’altra un ragazza che lavora spesso e volentieri in giro tra il nord Italia e l’estero e appunto per questo, mi sono preso io l’incarico dell’organizzazione degli scherzi e cazzate varie da parte degli amici per il matrimonio.
Per questo motivo, mi feci dare tutti i contatti che mi servivano come responsabile del servizio catering per le tempistiche degli scherzi, dj per microfoni, canzoni e cose varie e la fotografa appunto.

Una decina di giorni prima, una volta definito tutto, scrissi quindi a quest’ultima un messaggio, dettagliato il più possibile per farle sapere il programma di noi amici e i vari momenti di sorpresa da non perdere.
Scritto il messaggio, incuriosito da che faccia avesse questa Roberta, così si chiama la fotografa, cliccai sull’immagine del profilo per ingrandirla.
Una foto “artistica” in bianco e nero, il mare sullo sfondo e in primo piano un mezzo busto di lei presa di spalle che sfoggiava una capigliatura alquanto strana, tipo mezza rasata.
Mi incuriosì ma più per la stranezza che altro, in quanto dalla foto non si vedeva che la sua schiena e i suoi capelli.

Arriva il giorno del matrimonio, come da usanza io vado a casa dello sposo per le prime foto e poi per il rinfresco. Niente Roberta però, lei era a casa della sposa, a noi ci fece le foto il suo braccio destro, un certo Matteo se non ricordo male. Arriviamo in chiesa, prendiamo posto e poco dopo arriva la sposa, accompagnata ovviamente dal papà e a seguire la fotografa.
“Ma non è lei!?” Pensai tra me e me, questa aveva i capelli lunghi, cioè non lunghissimi ma da sotto le spalle insomma.
Va be poco importa, non era di certo il mio tipo, o una ragazza che quando passa tutti si girano, così mi concentrai sulla cerimonia e a svolgere il mio ruolo di testimone.

Conclusa la cerimonia e finite le foto di rito sull’altare con genitori, nonni, e parenti stretti, sento avvicinarsi qualcuno da dietro.

“Ciao! Sono Roberta, sei Daniele vero?!”

“Si sono io! Piacere!”

“Allora adesso facciamo così…..” e ci mettiamo d’accordo su come far uscire gli sposi per le foto ecc.

Per la prima volta la vidi da vicino, le avrei dato una decina d’anni più di me, attorno ai 33 quindi. Capelli scuri, occhi profondi di un bel marrone intenso, lineamenti del volto duri, poco trucco, solo un po’ di matita attorno agli occhi, septum al naso e svariati piercing nelle orecchie e sneakers ai piedi.

Alta poco meno di me, circa 165cm, carnagione scura, magra ma sembrava avere un bel seno, sicuramente non prosperosissimo ma ad occhio e croce una bella terza. Purtroppo il vestito che indossava non lasciava vedere nulla.

Una ragazza un po’ punk o rock ‘n roll diciamo, non sono esperto, sicuramente un tipo di ragazza per le quale non ho mai perso la testa in quanto l’antitesi del genere. Ricoro però che la sua solarità e il suo sorriso mi colpirono subito.
Durante il giorno mi capitò spesso di parlare con lei, ma solamente perché lei stava facendo il suo lavoro e io in quanto “suo referente” per gli scherzi la aggiornavo man mano sulla tabella di marcia. Niente di più niente di meno.

La giornata scorre veloce, tutti si stanno divertendo e dopo il taglio della torta finalmente diamo inizio alla vera e propria festa.
L’open bar viene preso letteralmente d’assalto da tutti coloro che non vedevano l’ora di sfondarsi drink. Tra questi c’era ovviamente anche il sottoscritto.
Un gin tonic tira l’altro e si fanno presto le 2 di notte, ora nella quale il locale chiude. Fortunatamente, come da consuetudine tra il nostro gruppo di amici, la festa non finisce ma semplicemente si sposta da un’altra parte, più precisamente in questa occasione ci siamo spostati in un piccolo capannone, in una zona industriale li vicino, degli zii dello sposo che ci hanno gentilmente messo a disposizione. Si era già pensato in precedenza a cibo, alcol e musica che non sarebbero mancati nemmeno li.

Mentre salutavo chi stava andava a casa perché ormai stanco, vedo Roberta su una sedia, china che stava guardando la macchina fotografica.

“Ehi che fai?! Non ti ho più vista dopo la torta!”

“Eh sai com’è, voi vi stavate divertendo, io stavo lavorando” mi rispose sicuramente pensando fossi un idiota, e non aveva tutti i torti.

“Guarda!” E mi fa vedere una mia foto con gli occhiali da sole, con la camicia completamente aperta che mi dilettavo in una sorta di limbo impugnando due bicchieri di gin tonic, uno per mano.

Purtroppo o per fortuna, per fare l’idiota ero e sono tutt’ora il numero uno.

“Ahahahah” risi quasi imbarazzato “be ma sono bravo se ci pensi!” Provai a buttarla sul ridere.
“Ma proprio in quel momento dovevi fotografarmi?!”

“È il mio lavoro catturare certi momenti della festa, e devo dire che tu sei un soggetto interessante da fotografare” disse scompisciandosi dalle risate.

“Interessante perché so fare il limbo o ballare la macarena con 2 bicchieri in mano o sono interessante nel senso di interessante?!”

“Interessante dai...” e cercó di sviare il discorso.

“Posso?” Presi la fotocamera dalle sue mani, mi allontanai alcuni passi e le scattai alcune foto. Mi è sempre piaciuta la fotografia ed avendo una reflex anch’io un po’ ci si fare.

“Ma che fai?!”

“Ti fotografo! tu non ci sei in nemmeno una foto!” le risposi sorridendole.

“Si ma allora facciamola assieme la foto! Cosa la facccio da sola a fare?”

Questa sua risposta mi spiazzò, non me la sarei mai aspettata ad essere sincero.

“Dai vieni” e prende dalla borsa una piccola mirrorless con obiettivo fisso.
Sorpreso, trascino una sedia e mi siedo vicino a lei. Allunga il braccio, scatta, guarda e…

”così non va, non mi piace!”

…mi fa chiudere le ginocchia e si siede sulle mie gambe. Mette un braccio attorno al mio collo, avvicina il suo volto al mio, riallunga il braccio e scatta ancora alcune foto.

“Già meglio!” Esclamò girando lo schermo della macchina fotografica verso di noi per vedere il risultato.

A quel punto a me non importava più niente delle foto, della festa e nemmeno del matrimonio se devo essere sincero.

Mi aveva appena fatto scattare un qualcosa dentro che mi ha subito fatto pensare “ci sta provando con me!” e per fortuna non mi sbagliavo.

Ora dovevo solo fare un opera di convincimento per portarla al proseguo della festa. Impresa più facile del previsto…

“Ti va di venire a bere qualcosa con noi?”

“In che senso? No dai, non sono un’invitata. Poi è tardi e domani devo lavorare ancora!”

Chiamai lo sposo a gran voce, a lui non poteva dire di certo di no. Gli chiesi quindi

“Roberta a quanto pare ha finito di lavorare, non si è meritata un drink in compagnia prima di tornare a casa no???”

“come minimo un drink! Deve venire!” Rispose prima lo sposo e poi anche la sposa che arrivó subito dopo e sentì il discorso.

“Non posso dire di no insomma. Ma bevo una birretta e vi lascio alla vostra festa!”

Il bello della serata stava finalmente per arrivare!

-continua-

Molto interessante 😈♥️
 
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Danielelele

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- seconda parte -

La maggior parte degli inviati era già andata a casa o nell’altro luogo della festa.

Mi presto a raccogliere giacca, cravatta e bomboniera che avevo lasciato sul tavolo e nel mentre Roberta stava sistemando in uno zaino la poca attrezzatura che aveva con se.

Io da ragazzo responsabile e sopratutto memore di cosa mi era successo l’estate prima, ovvero che dopo una festa mi fu ritirata la patente per l’alcol, in quell’occasione consapevole di alzare il gomito ho preferito lasciare la macchina in garage.

“Ti di una mano io!”
E prendendole lo zaino con la mano che avevo libera la accompagnarmi verso la macchina.

“Visto che vieni anche tu a bere qualcosa con noi mi daresti un passaggio?...sono a piedi!”

Le chiesi mentre stavo già appoggiando giacca e bomboniera sul sedile posteriore dell’auto, in maniera tale da lasciarle come unica opzione di risposta un si.

“Ho alternative?!”
Ribatte scherzosamente.
“Dai sali che mi indichi anche la strada”

Il tragitto sarà stato di 5 minuti o poco più, durante il quale le chiesi come era andata la giornata e cazzate varie, giusto per evitare che si creasse una situazione di silenzio imbarazzante.

“Adesso alla rotonda prendi la prima a destra, in fondo alla via dove vedi tutte quelle macchine siamo arrivati, parcheggia pure in parte alla strada.”

Arrivati, spegne la macchina, stacca la cinutura ma non scende…

“Maaaaa pensi di baciarmi o scendiamo?!”
La guardo con occhi sgranati, forse ho capito male, pensai tra me e me. E lei ancora:

“Pensavo ci stessi provando, non che mi portassi qui per bere veramente una birra!!!”

“Non dire altro!” pensai tra me e me.

Non aspettai oltrei, le mesi una mano dietro la nuca e tirandola con delicatezza verso di me iniziai a baciarla. Sembrava di vivere un sogno.
Un bacio romantico ma ricco di passione e desiderio. Ricordo benissimo, come fosse ieri, il momento in cui sentii il calore delle sue labbra sulle mie. Aveva creato una situazione per me super eccitante, e poi neanche a dirlo baciava benissimo, la sentivo molto coinvolta.

L’interesse reciproco infatti stava rendendo quel momento unico, e il desiderio cresceva pian piano in entrambi. Il vigore e la foga dei nostri baci lo dimostrava.

Le nostre lingue si intrecciavano e io non potei che allungare una mano sulle sue tette.
Le accarezzavo dolcemente, ma il vestito accollato e il reggiseno non mi resero la vita facile, erano un bel impedimentino.

Lei nel frattempo con una sua mano faceva lo stesso, infilandola sotto camicia leggermente sbottonata, iniziò ad accarezzarmi dolcemente la pelle, il collo e il petto. Le sue unghie che graffiavano con delicatezza la pelle mi facevano venire la pelle d’oca e neanche a dirlo il cazzo sempre più duro.

Nonostante il vestito, percepivo chiaramente il suo piacere crescere ma mano che la mia mano stringeva un suo seno.
Scesi così lungo i fianchi fino ad arrivare alla coscia dove stava per finire il vestito.
Il gioco si stava per fare veramente interessante ma…

“Basta basta” mi disse ridendo e allontanandosi leggermente.

“Come basta?!” Non sono sicuro fossero queste le parole che pronunciai, ma il significato era sicuramente quello!

“Dobbiamo andare! Si chiederanno tutti che fine hai fatto, staranno sicuramente aspettando te che sei il testimone!”
“Eh dovranno aspettare ancora un po’…”

le risposi facendole notare l’enorme erezione che mi aveva procurato con i suoi baci, impossibile da nascondere anche agli occhi di chi non vorrebbe vedere!

Mi fissa il pacco e ride:
“Dai scendi che ti passa!”

Non mi restò che scendere dall’auto e seguirla verso la festa.
Il mio pensiero era ovviamente rivolto a lei, ma lo sposo, gli amici, la festa e alcol mi sottrassero alle sue attenzioni. D’altronde ero il testimone, non potevo di certo abbandonare la festa, per appartarmi con la fotografa del matrimonio, e viceversa per lei. Entrambi poi non volevamo dare nell’occhio.

Dopo una birretta, un paio di chiacchiere con le amiche della sposa e quest’ultima, per Roberta era giunto il momento di andare. Io no potevo abbandonare la festa ma vado a salutarla ovviamente.
“Ho più di mezz’ora di strada, sono in piedi dalle 7 di mattina, sono stanchissima e domani ho promesso alla sposa che le avrei montato un breve video con un’anteprima delle foto, così da inviarlo agli invitati per ringraziarli della giornata. Meglio se vado verso casa.”
“Capisco, vai a riposarti. Io ho lascito giacca e bomboniera in macchina tua comunque, passo a prenderle domani!”

“Dai vieni a prenderle!”

Forse lei voleva approfittare della situazione per scambiarci un altro bacio, anzi sicuramente era così, ma io volevo di più e così non le diedi questa soddisfazione.

Sapevo che alla prima occasione da soli saremmo andati ben oltre un bacio, così decisi di tenerla sulle spine e rinviare il tutto al giorno dopo, o quanto prima.

La baciai sulla guancia e lei ancora:

“vieni a prenderti la tua roba in macchina dai!”

Inutile insistere, ero consapevole che volevamo entrambi una scusa buona per rivederci al più presto e ovviamente non andai.

“Tranquilla vai pure, ci sentiamo domani, tanto ho il tuo numero!”

Dopo averle stampato un sorriso a 36 denti mi allontanai dicendole appunto la frase qui sopra…

Lei si avviò verso caso e io tornai a godermi la serata sperando con tutto me stesso che il giorno dopo ci saremmo sentiti.

- piccolo spoiler -

Nella terza parte, ovvero la prossima, finalmente si va al sodo 💦
 

sormarco

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- seconda parte -

La maggior parte degli inviati era già andata a casa o nell’altro luogo della festa.

Mi presto a raccogliere giacca, cravatta e bomboniera che avevo lasciato sul tavolo e nel mentre Roberta stava sistemando in uno zaino la poca attrezzatura che aveva con se.

Io da ragazzo responsabile e sopratutto memore di cosa mi era successo l’estate prima, ovvero che dopo una festa mi fu ritirata la patente per l’alcol, in quell’occasione consapevole di alzare il gomito ho preferito lasciare la macchina in garage.

“Ti di una mano io!”
E prendendole lo zaino con la mano che avevo libera la accompagnarmi verso la macchina.

“Visto che vieni anche tu a bere qualcosa con noi mi daresti un passaggio?...sono a piedi!”

Le chiesi mentre stavo già appoggiando giacca e bomboniera sul sedile posteriore dell’auto, in maniera tale da lasciarle come unica opzione di risposta un si.

“Ho alternative?!”
Ribatte scherzosamente.
“Dai sali che mi indichi anche la strada”

Il tragitto sarà stato di 5 minuti o poco più, durante il quale le chiesi come era andata la giornata e cazzate varie, giusto per evitare che si creasse una situazione di silenzio imbarazzante.

“Adesso alla rotonda prendi la prima a destra, in fondo alla via dove vedi tutte quelle macchine siamo arrivati, parcheggia pure in parte alla strada.”

Arrivati, spegne la macchina, stacca la cinutura ma non scende…

“Maaaaa pensi di baciarmi o scendiamo?!”
La guardo con occhi sgranati, forse ho capito male, pensai tra me e me. E lei ancora:

“Pensavo ci stessi provando, non che mi portassi qui per bere veramente una birra!!!”

“Non dire altro!” pensai tra me e me.

Non aspettai oltrei, le mesi una mano dietro la nuca e tirandola con delicatezza verso di me iniziai a baciarla. Sembrava di vivere un sogno.
Un bacio romantico ma ricco di passione e desiderio. Ricordo benissimo, come fosse ieri, il momento in cui sentii il calore delle sue labbra sulle mie. Aveva creato una situazione per me super eccitante, e poi neanche a dirlo baciava benissimo, la sentivo molto coinvolta.

L’interesse reciproco infatti stava rendendo quel momento unico, e il desiderio cresceva pian piano in entrambi. Il vigore e la foga dei nostri baci lo dimostrava.

Le nostre lingue si intrecciavano e io non potei che allungare una mano sulle sue tette.
Le accarezzavo dolcemente, ma il vestito accollato e il reggiseno non mi resero la vita facile, erano un bel impedimentino.

Lei nel frattempo con una sua mano faceva lo stesso, infilandola sotto camicia leggermente sbottonata, iniziò ad accarezzarmi dolcemente la pelle, il collo e il petto. Le sue unghie che graffiavano con delicatezza la pelle mi facevano venire la pelle d’oca e neanche a dirlo il cazzo sempre più duro.

Nonostante il vestito, percepivo chiaramente il suo piacere crescere ma mano che la mia mano stringeva un suo seno.
Scesi così lungo i fianchi fino ad arrivare alla coscia dove stava per finire il vestito.
Il gioco si stava per fare veramente interessante ma…

“Basta basta” mi disse ridendo e allontanandosi leggermente.

“Come basta?!” Non sono sicuro fossero queste le parole che pronunciai, ma il significato era sicuramente quello!

“Dobbiamo andare! Si chiederanno tutti che fine hai fatto, staranno sicuramente aspettando te che sei il testimone!”
“Eh dovranno aspettare ancora un po’…”

le risposi facendole notare l’enorme erezione che mi aveva procurato con i suoi baci, impossibile da nascondere anche agli occhi di chi non vorrebbe vedere!

Mi fissa il pacco e ride:
“Dai scendi che ti passa!”

Non mi restò che scendere dall’auto e seguirla verso la festa.
Il mio pensiero era ovviamente rivolto a lei, ma lo sposo, gli amici, la festa e alcol mi sottrassero alle sue attenzioni. D’altronde ero il testimone, non potevo di certo abbandonare la festa, per appartarmi con la fotografa del matrimonio, e viceversa per lei. Entrambi poi non volevamo dare nell’occhio.

Dopo una birretta, un paio di chiacchiere con le amiche della sposa e quest’ultima, per Roberta era giunto il momento di andare. Io no potevo abbandonare la festa ma vado a salutarla ovviamente.
“Ho più di mezz’ora di strada, sono in piedi dalle 7 di mattina, sono stanchissima e domani ho promesso alla sposa che le avrei montato un breve video con un’anteprima delle foto, così da inviarlo agli invitati per ringraziarli della giornata. Meglio se vado verso casa.”
“Capisco, vai a riposarti. Io ho lascito giacca e bomboniera in macchina tua comunque, passo a prenderle domani!”

“Dai vieni a prenderle!”

Forse lei voleva approfittare della situazione per scambiarci un altro bacio, anzi sicuramente era così, ma io volevo di più e così non le diedi questa soddisfazione.

Sapevo che alla prima occasione da soli saremmo andati ben oltre un bacio, così decisi di tenerla sulle spine e rinviare il tutto al giorno dopo, o quanto prima.

La baciai sulla guancia e lei ancora:

“vieni a prenderti la tua roba in macchina dai!”

Inutile insistere, ero consapevole che volevamo entrambi una scusa buona per rivederci al più presto e ovviamente non andai.

“Tranquilla vai pure, ci sentiamo domani, tanto ho il tuo numero!”

Dopo averle stampato un sorriso a 36 denti mi allontanai dicendole appunto la frase qui sopra…

Lei si avviò verso caso e io tornai a godermi la serata sperando con tutto me stesso che il giorno dopo ci saremmo sentiti.

- piccolo spoiler -

Nella terza parte, ovvero la prossima, finalmente si va al sodo
💦
Comunque i denti del sorriso sono 32, o ti ha fatto crescere anche quelli? 😂😂😂
 
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Danielelele

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Comunque i denti del sorriso sono 32, o ti ha fatto crescere anche quelli? 😂😂😂
Ovvio, è un modo di dire che si usa dalle mie parti ed evidentemente non solo visto che se cerchi in Google trovi: “L'espressione sorriso a 36 denti, enfatizza la luce che emana un sorriso radioso, genuino e coinvolgente. Sì, perché in realtà, un sorrisocontiene al massimo 32 denti.”
😁😁😁
 
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Danielelele

Danielelele

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- terza parte -

È quasi l’alba e come al solito sono uno degli ultimi ad andare via. Spenta la musica e finiti gli ultimi drink, un amico mi da un passaggio fino a casa.

Dopo una sbronza, solitamente non mi sarei svegliato facilmente e avrei passato la giornata tra letto e divano, ma quella domenica non potevo permettermelo, così alle 14 suona la sveglia e mi alzo.
Ancor prima di aprire bene gli occhi prendo il telefono per scriverle un messaggio, ma lei mi aveva anticipato.

“Ciao!…allora quando pensi di venire a prenderti la roba così mi organizzo?!”

“Ciao, scusa ma ieri come ben saprai ho fatto tardi e mi sono appena alzato, dimmi tu quando vuoi, solo il tempo di prepararmi!”

“Ben svegliato signorino! Io ho un breve appuntamento di lavoro più tardi, ormai vediamoci per bere qualcosa prima di cena.”

Praticamente ci accordammo di andare a bere una birra in un pub dalle sue parti, così da mangiare anche un panino visto che lei si sarebbe liberata non prima delle 19:00/19:30

Mi riposo ancora un po’ sul divano dopodiché mi butto in doccia, mi lavo per bene e accuratamente passo il rasoio sulle mie parti intime. Non che c’è ne fosse alcun bisogno visto che avevo fatto la ceretta la settimana prima, ma meglio non rischiare.
Profumo, un po’ di cera sui capelli, camicia, pantaloni, sneakers e sono bel che pronto.

Nel frattempo mi arriva dalla sposa un messaggio di ringraziamento per la festa, con in allegato il video che Federica le aveva appena montato con alcune foto del matrimonio. Ottime foto, bella e brava insomma!

Salgo sulla mia serie 1 e parto, mezz’oretta e sono sul luogo prestabilito, puntuale come un orologio svizzero e non è da me.

Riconosco la sua macchina, deduco sia dentro ed infatti è così. A fatica la trovo, mi aspettava seduta in un angolo del bancone, in uno sgabello un po’ in penombra e nascosto come non volesse farsi vedere.

Struccata, indossava una magliettina nera con uno scollo a V e un paio di jeans anch’essi neri. Niente di che insomma, diciamo che non ha faticato e perso tempo a prepararsi. Poco importa!

Ordiniamo 2 birre, 2 bruschette e iniziamo a chiacchierare.

Si parla del matrimonio di ieri, del proseguo della festa e di altre futili cose finché non le chiesi di raccontarmi un po’ di lei, del suo lavoro, del suo passato.

Qui discorsi iniziarono a farsi interessanti, molto interessanti!

Praticamente mi racconta che solo da un paio d’anni riesce a mantenersi con solo il suo lavoro di fotografa, fino a prima ha fatto un po’ di tutto per sbarcare il lunario, anche più di un lavoro contemporaneamente per pagare affitto e spese varie visto che viveva sola fin da giovane.

Ha lavorato fin da adolescente, dalle stagioni al mare come cameriera, barista, babysitter, animatrice, venditrice di prodotti avon, apprendista fotografa in diversi studi, fino alla consulente di valigetta rossa!

Per chi non sapesse cos’è “la valigetta rossa”, è pregato di andare ad informarsi in internet.

In poche parole, andava casa per casa un po’ come i rappresentanti di aspirapolvere o pentole, ma al posto di elettrodomestici vendeva vibratori!

“Vendevi vibratori?!” Le chiesi spudoratamente.

“Certo! Ed ero anche brava! Ho iniziato così giusto per arrotondare e perché ho sempre trovato l’argomento sessualità interessante, ma poi tra formazione, riunioni, ricerca delle clienti ecc mi portava via troppo tempo e ho dovuto smettere…è stata comunque in esperienza che ricordo con molto piacere!”

La cosa mi incuriosiva e quindi andai avanti con un po’ di domande riguardo questo particolare lavoro e lei mi rispondeva con estrema franchezza parlandone liberamente come nulla fosse.

Per avere un po’ di contatto fisico mi avvicinai sempre di più con lo sgabello a lei, e le misi una mano sulla coscia, quasi al livello dell’inguine. Lei mi lasciò fare indisturbato.

Continuava a parlare senza imbarazzo quindi mi spinsi un po’ oltre con domande più personali…

“Ma per venderli devi prima provarli no?!”

“Certo! Oddio non dico tutti però si li ho provati, altrimenti come fai a spiegare come funzionano e cosa si sente?! Ci masturbiamo anche noi donne come voi maschi sai?!”

“Si si ovvio!….e se posso chiedere il tuo preferito?!”

Prende il telefono dalla borsa, cincischia qualche secondo dopodiché mi mostra lo schermo nel quale appare un piccolo giocattolo sessuale nero in gomma appoggiato sul suo letto immagino.
Era sicuramente una foto scattata da lei.

“Questo è il mio preferito! Quello che uso quasi sempre, è un “succhiaclitoride” praticamente! L’orgasmo clitorideo mi piace di più rispetto al vaginale se devo essere sincera, sopratutto se devo arrangiarmi!”

Io ero al quanto sbigottito lo ammetto, ma pure super eccitato.

“…che usi sempre?!” chiesi per essere pignolo.

“Oddio sempre…spesso diciamo! Sono single anch’io, mi arrangio come meglio posso!”

Rispose sorridendo e guardando il telefono…

“Poi ho questo, questo, questo, questo…”

Continuava a dirmi man mano che scorreva le foto sul cellulare con vibratori di vari colori, dimensioni e forme che lei stessa aveva fotografato.

Palline vibranti, dildo a forma di pene, vibratori classici e via discorrendo…Me le mostrava come fossi una sua cliente, sembrava essere tornata a fare la una venditrice.

“Pure questo ti piace?!”

Le chiesi quando arrivó a mostrarmi un chiaro giochino che serviva per la stimolazione anale.

“Oddio non è sicuramente tra i miei preferiti! Non mi dispiace, ma non vado nemmeno così matta per la stimolazione anale. Da sola per dire non l’ho mai usato se non per provarne l’utilizzo, in coppia invece magari la situazione diventa eccitante al punto tale che dico perché no?!…ne ho 2…questo e questo”

Praticamente 2 plug anali, uno più lungo e sottile in gomma morbida, l’altro in metallo più piccolo ma più grosso.

Io la ascolto con molto interesse ovviamente, e quindi lei ridendo come mai prima continua:

“Se li usassi spesso mi ci vorrebbe uno stipendio intero per comprare lubrificanti, siccome sono un po’ strettina li dietro, per provare piacere e non dolore ne utilizzo a quantità industriali!”

La cosa la divertiva, di sicuro non la intimidiva visto che continuava a ridere alla sua battuta.

Incredibile! Parlavamo di masturbazione, sesso anale, orgasmo clitorideo con la semplicità con la quale di solito parlo di calcio con gli amici.

In 32 anni di vita è stata l’unica volta.
Mai più successo di trovare una ragazza così priva di inibizioni al primo appuntamento.
Ero io tra i due quello più timido e vago.
Ancora oggi, se ci penso, io stesso faccio fatica a credere di aver vissuto veramente quel momento.

Ho perso la testa per molte ragazze fisicamente, ma mai come in questo caso. Nessuna mi aveva fatto raggiungere un livello di eccitazione tale prima, ero completamente infatuato di lei, non tanto per l’aspetto fisico, ma più che altro dei suoi modi, dei suoi discorsi e della sua personalità.

La baciai, non resistetti oltre.
Lei forse non se l’aspettava, ma dopo 2 secondi di titubanza inizió a ficcarmi la lingua in bocca. Non so chi dei due fosse più eccitato. Non fu un bacio lunghissimo, d’altronde non avevamo più 14 anni ed eravamo, seppur in un angolo, al bancone di un bar.

Il mio cazzo stava letteralmente esplodendo. Sentivo chiaramente del liquido preseminale che dalla troppa eccitazione mi stava bagnando le mutande.

“Scusa la franchezza, meglio se cambiamo discorso però ora, perché mi stai facendo eccitare un po’ troppo.”

“Anch’io mi sto un po’ eccitando se devo essere onesta! Ma scusami non siamo qui per divertirci?…perché io pensavo di sì”

Quel “divertirci” era sicuramente un suo modo carino di dire “scopare”.
Era fin troppo evidente che stare al bar era solo una perdita di tempo!

La ribaciavi di nuovo, non riuscivo a staccare le mie labbra da lei e stavolta però con la mano mi avvicinai ancora di più all’interno coscia e iniziai a strofinarla a premere con vigore proprio in mezzo alle gambe.

Ansimava, si stava eccitando, io avevo già perso qualsiasi freno inibitore e lo stesso stava per succedere a lei quando d’un tratto chiude con violenza le gambe e arretra.

“Fai la timida ora?!”

“Io timida?!” E scoppia in una risata…

“Dai che andiamo, muoviti!” Esclamò tirando fuori una sigaretta dal pacchetto e avviandosi verso l’uscita.

Mi faccio portare il conto, metto i soldi sul bancone, lascio lì spicci di mancia, non avevo tempo di aspettare il resto.

Il modo di fumare e la sigaretta tenuta delicatamente tra le labbra fece salire ancora di più la sua carica erotica.

“Dove dovremmo andare scusa?!” Chiesi

“Non devi prenderti le tue cose che hai sbadatamente dimenticato in macchina mia?”

“Andiamo in macchina tua quindi?”

“Veramente le ho nel mio appartamento, mi hanno già rotto il finestrino una volta, ho evitato di tenerle in macchina!”

“Bella scusa!” pensai silenziosamente.
Le ho pensate tutte per riuscire a scoparla, inutilmente direi, visto che aveva pensato a tutto lei per raggiungere lo stesso scopo!

“Ti seguo in auto quindi?”

“Si si, 2 minuti e arriviamo a casa mia, giusto un paio di chilometri.”

La seguo, arrivati in una graziosa zona residenziale e lasciato le auto nel parcheggio, percorriamo un breve vialetto che conduceva all’ingresso dello stabile.

Due rampe di scale e siamo finalmente sull’uscio di casa sua. Le appoggio una mano sul sedere, non fa una piega e girando la chiave apre la porta.

“Prego si accomodi!” Mi disse spostandosi lungo il muro per lasciarmi passare e indicandomi con la mano di entrare. Entra anche lei e chiude la porta dietro di se.

Che i giochi abbiano inizio…

- continua -
 

ellebi

"Level 3"
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- terza parte -

È quasi l’alba e come al solito sono uno degli ultimi ad andare via. Spenta la musica e finiti gli ultimi drink, un amico mi da un passaggio fino a casa.

Dopo una sbronza, solitamente non mi sarei svegliato facilmente e avrei passato la giornata tra letto e divano, ma quella domenica non potevo permettermelo, così alle 14 suona la sveglia e mi alzo.
Ancor prima di aprire bene gli occhi prendo il telefono per scriverle un messaggio, ma lei mi aveva anticipato.

“Ciao!…allora quando pensi di venire a prenderti la roba così mi organizzo?!”

“Ciao, scusa ma ieri come ben saprai ho fatto tardi e mi sono appena alzato, dimmi tu quando vuoi, solo il tempo di prepararmi!”

“Ben svegliato signorino! Io ho un breve appuntamento di lavoro più tardi, ormai vediamoci per bere qualcosa prima di cena.”

Praticamente ci accordammo di andare a bere una birra in un pub dalle sue parti, così da mangiare anche un panino visto che lei si sarebbe liberata non prima delle 19:00/19:30

Mi riposo ancora un po’ sul divano dopodiché mi butto in doccia, mi lavo per bene e accuratamente passo il rasoio sulle mie parti intime. Non che c’è ne fosse alcun bisogno visto che avevo fatto la ceretta la settimana prima, ma meglio non rischiare.
Profumo, un po’ di cera sui capelli, camicia, pantaloni, sneakers e sono bel che pronto.

Nel frattempo mi arriva dalla sposa un messaggio di ringraziamento per la festa, con in allegato il video che Federica le aveva appena montato con alcune foto del matrimonio. Ottime foto, bella e brava insomma!

Salgo sulla mia serie 1 e parto, mezz’oretta e sono sul luogo prestabilito, puntuale come un orologio svizzero e non è da me.

Riconosco la sua macchina, deduco sia dentro ed infatti è così. A fatica la trovo, mi aspettava seduta in un angolo del bancone, in uno sgabello un po’ in penombra e nascosto come non volesse farsi vedere.

Struccata, indossava una magliettina nera con uno scollo a V e un paio di jeans anch’essi neri. Niente di che insomma, diciamo che non ha faticato e perso tempo a prepararsi. Poco importa!

Ordiniamo 2 birre, 2 bruschette e iniziamo a chiacchierare.

Si parla del matrimonio di ieri, del proseguo della festa e di altre futili cose finché non le chiesi di raccontarmi un po’ di lei, del suo lavoro, del suo passato.

Qui discorsi iniziarono a farsi interessanti, molto interessanti!

Praticamente mi racconta che solo da un paio d’anni riesce a mantenersi con solo il suo lavoro di fotografa, fino a prima ha fatto un po’ di tutto per sbarcare il lunario, anche più di un lavoro contemporaneamente per pagare affitto e spese varie visto che viveva sola fin da giovane.

Ha lavorato fin da adolescente, dalle stagioni al mare come cameriera, barista, babysitter, animatrice, venditrice di prodotti avon, apprendista fotografa in diversi studi, fino alla consulente di valigetta rossa!

Per chi non sapesse cos’è “la valigetta rossa”, è pregato di andare ad informarsi in internet.

In poche parole, andava casa per casa un po’ come i rappresentanti di aspirapolvere o pentole, ma al posto di elettrodomestici vendeva vibratori!

“Vendevi vibratori?!” Le chiesi spudoratamente.

“Certo! Ed ero anche brava! Ho iniziato così giusto per arrotondare e perché ho sempre trovato l’argomento sessualità interessante, ma poi tra formazione, riunioni, ricerca delle clienti ecc mi portava via troppo tempo e ho dovuto smettere…è stata comunque in esperienza che ricordo con molto piacere!”

La cosa mi incuriosiva e quindi andai avanti con un po’ di domande riguardo questo particolare lavoro e lei mi rispondeva con estrema franchezza parlandone liberamente come nulla fosse.

Per avere un po’ di contatto fisico mi avvicinai sempre di più con lo sgabello a lei, e le misi una mano sulla coscia, quasi al livello dell’inguine. Lei mi lasciò fare indisturbato.

Continuava a parlare senza imbarazzo quindi mi spinsi un po’ oltre con domande più personali…

“Ma per venderli devi prima provarli no?!”

“Certo! Oddio non dico tutti però si li ho provati, altrimenti come fai a spiegare come funzionano e cosa si sente?! Ci masturbiamo anche noi donne come voi maschi sai?!”

“Si si ovvio!….e se posso chiedere il tuo preferito?!”

Prende il telefono dalla borsa, cincischia qualche secondo dopodiché mi mostra lo schermo nel quale appare un piccolo giocattolo sessuale nero in gomma appoggiato sul suo letto immagino.
Era sicuramente una foto scattata da lei.

“Questo è il mio preferito! Quello che uso quasi sempre, è un “succhiaclitoride” praticamente! L’orgasmo clitorideo mi piace di più rispetto al vaginale se devo essere sincera, sopratutto se devo arrangiarmi!”

Io ero al quanto sbigottito lo ammetto, ma pure super eccitato.

“…che usi sempre?!” chiesi per essere pignolo.

“Oddio sempre…spesso diciamo! Sono single anch’io, mi arrangio come meglio posso!”

Rispose sorridendo e guardando il telefono…

“Poi ho questo, questo, questo, questo…”

Continuava a dirmi man mano che scorreva le foto sul cellulare con vibratori di vari colori, dimensioni e forme che lei stessa aveva fotografato.

Palline vibranti, dildo a forma di pene, vibratori classici e via discorrendo…Me le mostrava come fossi una sua cliente, sembrava essere tornata a fare la una venditrice.

“Pure questo ti piace?!”

Le chiesi quando arrivó a mostrarmi un chiaro giochino che serviva per la stimolazione anale.

“Oddio non è sicuramente tra i miei preferiti! Non mi dispiace, ma non vado nemmeno così matta per la stimolazione anale. Da sola per dire non l’ho mai usato se non per provarne l’utilizzo, in coppia invece magari la situazione diventa eccitante al punto tale che dico perché no?!…ne ho 2…questo e questo”

Praticamente 2 plug anali, uno più lungo e sottile in gomma morbida, l’altro in metallo più piccolo ma più grosso.

Io la ascolto con molto interesse ovviamente, e quindi lei ridendo come mai prima continua:

“Se li usassi spesso mi ci vorrebbe uno stipendio intero per comprare lubrificanti, siccome sono un po’ strettina li dietro, per provare piacere e non dolore ne utilizzo a quantità industriali!”

La cosa la divertiva, di sicuro non la intimidiva visto che continuava a ridere alla sua battuta.

Incredibile! Parlavamo di masturbazione, sesso anale, orgasmo clitorideo con la semplicità con la quale di solito parlo di calcio con gli amici.

In 32 anni di vita è stata l’unica volta.
Mai più successo di trovare una ragazza così priva di inibizioni al primo appuntamento.
Ero io tra i due quello più timido e vago.
Ancora oggi, se ci penso, io stesso faccio fatica a credere di aver vissuto veramente quel momento.

Ho perso la testa per molte ragazze fisicamente, ma mai come in questo caso. Nessuna mi aveva fatto raggiungere un livello di eccitazione tale prima, ero completamente infatuato di lei, non tanto per l’aspetto fisico, ma più che altro dei suoi modi, dei suoi discorsi e della sua personalità.

La baciai, non resistetti oltre.
Lei forse non se l’aspettava, ma dopo 2 secondi di titubanza inizió a ficcarmi la lingua in bocca. Non so chi dei due fosse più eccitato. Non fu un bacio lunghissimo, d’altronde non avevamo più 14 anni ed eravamo, seppur in un angolo, al bancone di un bar.

Il mio cazzo stava letteralmente esplodendo. Sentivo chiaramente del liquido preseminale che dalla troppa eccitazione mi stava bagnando le mutande.

“Scusa la franchezza, meglio se cambiamo discorso però ora, perché mi stai facendo eccitare un po’ troppo.”

“Anch’io mi sto un po’ eccitando se devo essere onesta! Ma scusami non siamo qui per divertirci?…perché io pensavo di sì”

Quel “divertirci” era sicuramente un suo modo carino di dire “scopare”.
Era fin troppo evidente che stare al bar era solo una perdita di tempo!

La ribaciavi di nuovo, non riuscivo a staccare le mie labbra da lei e stavolta però con la mano mi avvicinai ancora di più all’interno coscia e iniziai a strofinarla a premere con vigore proprio in mezzo alle gambe.

Ansimava, si stava eccitando, io avevo già perso qualsiasi freno inibitore e lo stesso stava per succedere a lei quando d’un tratto chiude con violenza le gambe e arretra.

“Fai la timida ora?!”

“Io timida?!” E scoppia in una risata…

“Dai che andiamo, muoviti!” Esclamò tirando fuori una sigaretta dal pacchetto e avviandosi verso l’uscita.

Mi faccio portare il conto, metto i soldi sul bancone, lascio lì spicci di mancia, non avevo tempo di aspettare il resto.

Il modo di fumare e la sigaretta tenuta delicatamente tra le labbra fece salire ancora di più la sua carica erotica.

“Dove dovremmo andare scusa?!” Chiesi

“Non devi prenderti le tue cose che hai sbadatamente dimenticato in macchina mia?”

“Andiamo in macchina tua quindi?”

“Veramente le ho nel mio appartamento, mi hanno già rotto il finestrino una volta, ho evitato di tenerle in macchina!”

“Bella scusa!” pensai silenziosamente.
Le ho pensate tutte per riuscire a scoparla, inutilmente direi, visto che aveva pensato a tutto lei per raggiungere lo stesso scopo!

“Ti seguo in auto quindi?”

“Si si, 2 minuti e arriviamo a casa mia, giusto un paio di chilometri.”

La seguo, arrivati in una graziosa zona residenziale e lasciato le auto nel parcheggio, percorriamo un breve vialetto che conduceva all’ingresso dello stabile.

Due rampe di scale e siamo finalmente sull’uscio di casa sua. Le appoggio una mano sul sedere, non fa una piega e girando la chiave apre la porta.

“Prego si accomodi!” Mi disse spostandosi lungo il muro per lasciarmi passare e indicandomi con la mano di entrare. Entra anche lei e chiude la porta dietro di se.

Che i giochi abbiano inizio…

- continua -
Bravo, racconti bene. E la storia è anche un po' romantica.
 

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