… resta così, ferma, con i talloni sollevati a slanciare e tendere sapientemente le gambe, mentre il vento viene ad esaltare la teatralità del momento con il suo soffio, che prova a tirar via da un lato il copricostume. Naturalmente, non esaudisce il mio desiderio di strapparlo via, svela solo le sue gambe dorate, ma almeno si adopera, insieme al Sole, all'estate, alla natura che ha reso la Musa così bella, affinché questo momento così surreale ed insperato (tutta questa giornata lo è) resti scolpito nella mia memoria. In fondo è come se il vento mi dicesse: lo so, vorresti che la spogliassi, qui ed ora; non lo farò, ma ti aiuto ad immaginare come sarebbe...
E la mia immaginazione, aiutata dal vivo ricordo delle foto, la vede: completamente nuda, in piedi, sulle punte e con le gambe tese, piegata sul bancone a consultare il menù. Il sedere nudo risplende, col suo triangolo bianco incorniciato dalla dorata abbronzatura del resto del corpo.
Ma lei, la Musa, non ha esaurito le sue carte: uno sgabello è libero al suo fianco e lei prima lo sposta un po' indietro, con cura, poi piega la gamba destra e la sposta per sedersi, e si sistema sopra.
Non c'è esperienza di situazioni già vissute, nei gesti della Musa; piuttosto improvvisa bene, lasciandosi guidare dalla sua innata eleganza e sensualità. E questo mix di innocenza, consapevolezza di se e voglia di godersi il momento rende il tutto, ai miei occhi, ancora più eccitante.
La giusta distanza dello sgabello dal bancone le permette di inarcare la schiena e far scorrere il sedere all'indietro. Il risultato è mozzafiato: sua signoria il culo è il centro della scena, ho la bocca asciutta, ho bisogno di bere. E' magnifico, appena velato dal copricostume e dal bikini che, teso al massimo e soffocato fra le natiche, le lascia completamente scoperte. Le righe dell'abbronzatura provano che la stoffa ha sempre celato quella pelle ora nuda, che la Musa non è solita mostrarsi così, che ora e solo ora sta giocando, per il piacere mio e del suo compagno.
Ma devo chiamarlo John, ormai so per certo che sono loro.
La Musa resta così per qualche minuto e poi – no, ti prego, non ti muovere! Ho il terrore che finisca, questo momento – gira la testa per lanciarmi un'occhiata, mi guarda dritto negli occhi e mi scruta, per un attimo, per cogliere i segni inequivocabili della tensione erotica nel mio sguardo. Ed io sono serio, teso, carico di adrenalina, stordito da tanta sensualità. Scambia allora due veloci parole con John e vedo che lui, complice, si alza con calma e si sposta, indietreggia e va a sedersi qualche tavolo più in là.
A quel punto, intuisco. O forse, più realisticamente, sogno: la Musa gli ha chiesto di allontanarsi, per lasciarmi campo libero.
C'è uno sgabello libero alla destra di lei. Lo raggiungo, cercando di evitare che l'intensa emozione del momento si scarichi nei miei passi, mi siedo, sono al suo fianco, mi volto distrattamente nella sua direzione. Incontro incredulo i suoi occhi sorridenti, gioiosi e divertiti come li ho sempre intravisti nelle foto.
Ci osserviamo. Non abbiamo bisogno di dire, sappiamo già il necessario. Lei per fortuna non ritrae lo sguardo delusa, continua anzi a comunicare, a dirmi .... si, mi piace, mi piaci.
John è lì, a breve distanza che ci osserva. All'inizio era più teso, pronto ad intervenire, a difenderla, ma ora sembra rilassarsi, forse avverte la serenità di lei e pensa che tutto in fondo stia andando bene.
Mentre la osservo avido, lo sguardo cade sui suoi seni. Solo un'occhiata, ma lei se ne accorge e fa una smorfia divertita. Ma no, non mi è scappata la maialata, è che non riesco ancora a convincermi che sia lei, in carne ed ossa a centimetri da me e allora cerco e ricerco conferme, confrontando ogni particolare di lei con le tante immagini che ho nella mente. Ma lei questo non lo sa, è naturale che non lo capisca, non ci conosciamo affatto. Magari, se ci sarà occasione, le ricorderò di questo attimo e le spiegherò. E ne rideremo. Spero tanto di avere occasione di farlo, e di baciare quei seni meravigliosi.
C'è un tovagliolo sul bancone. Prendo una penna e, cercando di recitare un'aria distratta, accenno a scrivere qualcosa. In realtà non so esattamente cosa scrivere, non sono preparato, scarabocchio qualche parola e la cancello, poi finalmente prendo il via.
Guardo di nuovo la Musa, che mi ha osservato incuriosita e divertita e ripeto, senza inutile enfasi, quello che i miei occhi le hanno già detto: sei bellissima!
Mi alzo, vado verso John, passandogli al fianco lascio il tovagliolo sul tavolo.
“Ciao John. Complimenti. Pensavo che la Musa fosse bella, ma non così tanto.
Posso rivederla?
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