Ciao ragazzi,
per festeggiare il ritorno di John e della Musa ecco due nuovi capitoli del "romanzo" (puramente inventato).
Tutti i ringraziamenti non a me ma alla Musa, che è l'unico vero "motore" di ogni nostra fantasia.
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P: avevo quel foglietto che mi passava da una mano all'altra, lo prendevo, lo poggiavo, lo spostavo … certo, mai lo avrei gettato via ma la decisione di comporre il numero tardava a farsi strada, era come se la transizione dal sogno alla realtà, dalla sfera puramente intima della mia fantasia alla possibilità concreta, reale, di interagire con la Musa mi spaventasse. Ma più che spavento, forse era inquietudine, quella propria di chi sente salire dal profondo il magma di emozioni che invaderebbero ogni angolo del corpo, in attesa che il sogno si realizzi.
Cosa potevo chiedere a John ed alla Musa? O meglio, quale richiesta non sarebbe stata cassata, rispedita al mittente per eccesso di “sfrontatezza”? Non era facile segnare l'esatto confine fra il poco ed il troppo, l'intrigante e l'imbarazzante, soprattutto ora che il limite era, sì, ben chiaro nella mente di due persone che non conoscevo, ma per questo del tutto ignoto a me. Percepivo il rischio di fare la figura del “porcellone” e questo contribuiva ad alimentare, sottotraccia, la mia latente inquietudine. Anche perché sarebbe stato ingiusto classificarmi così, nei pochi attimi trascorsi insieme quel giorno in spiaggia avevo percepito l'aura di una ragazza di spessore, elegante dentro e fuori, mai quindi avrei voluto scadere nella volgarità.
Ma John mi sollevò da ogni incombenza.
P: Ciao John, mi fa piacere sentirti.
J: Ciao P, anche a me, io e la Musa abbiamo pensato di farti uno squillo dopo quell'incontro in spiaggia, così per fare due chiacchiere e ringraziarti....E poi, la Musa è curiosa per natura e tu forse hai risvegliato la sua curiosità...In fondo, questa telefonata te la sei guadagnata!
P: Grazie John, sono contento, in fondo sai ci speravo, ho ripensato tante volte a quel giorno, non ti dispiacerà spero se dico che la Musa …. lascia il segno, non passa inosservata e non la si dimentica.
J: Lo so, caro P. non preoccuparti, sono abituato alle reazioni che suscita negli altri uomini, fa parte del “pacchetto”, ho dovuto imparare ad elaborare la cosa.
P: Quindi John, tornando a noi .... mi hai chiamato per un saluto?
J: Beh in realtà abbiamo ripensato alla tua domanda, quel giorno (“potrò rivederla?”), ci siamo chiesti se ci andava di giocare un po' e … ho pensato ad un paio di cose, di situazioni, ne ho parlato ovviamente con la Musa e lei.... inizialmente ha mandato mentalmente a spasso me e pure te, anche se non ne sapevi niente – ma sappi che lei ti considera comunque responsabile per aver acceso nella mia mente certe lucine – ma poi sembra averla presa con lo spirito giusto e un po' sembra incuriosita …
P: A cosa hai pensato?
J: Sai, ho in mente un posto, un posto tranquillo, non troppo lontano, dove di sera ci si può appartare … un posto all'aperto dove sia noi che tu potremmo andare in macchina. La Musa potrebbe giocare a mostrarsi un po', tu potresti avvicinarti un pò, goderti un po' lo spettacolo … lei, se ne avesse voglia, potrebbe togliersi qualcosa, lasciarsi guardare in lingerie, magari togliere il reggiseno …
P: Beh, che dire, sono intrigato … e come proseguirebbe la cosa? Sempre che abbiate immaginato un seguito....
J: … non so bene cosa potrebbe accadere. Secondo me la Musa avrebbe bisogno di ambientarsi, di respirare l'atmosfera, superare l'iniziale imbarazzo – una situazione così non l'abbiamo mai provata, sarebbe una prima assoluta, quindi ovvio che vorrebbe prima di tutto assaporare la
novità, per poi decidere fin dove spingersi. In realtà percepisco che sta ancora elaborando, non mi ha ancora detto cosa ne pensa ... Vedremo come evolverà. Se tutto andasse per il meglio, così da sentirsi libera di divertirsi, potrebbe ad esempio, anche …. accarezzarsi.
P: Wow! Lì, davanti a me? Ed io cosa potrei fare?
J: Tu, quello che ti senti. Ti dico quello che non potresti fare: non vi tocchereste a vicenda, lei resterebbe all'interno della macchina, tutti indosseremmo una maschera per non essere riconosciuti. Noi, almeno....
P: Che dire John, che offerta, ovviamente accetterei tutte le vostre condizioni, questo è chiaro, capisco che ciò che mi proponete è comunque, per la Musa una sorta di … guado, il superamento di un guado ... E sarebbe una prima assoluta anche per me, anch'io devo un po' elaborare l'idea .. E' anche per me una situazione diversa da quelle che in passato ho desiderato, sperimentato …
J: Pensiamoci, ovviamente …
P: Mi viene un'idea, John, posso buttarla lì?
J: Dimmi …
P: In fondo, vediamo se ho capito, questo primo contatto reale con me, di fatto con un terzo estraneo, è l'elemento che vi intimorisce, ma anche intriga la Musa … quindi giustamente ponete una serie di limiti per renderlo il più possibile virtuale, reale sì ma non del tutto, come filtrato da una serie di “schermi”... E se allora la Musa provasse, prima, ad andare per gradi? Voglio dire, a lasciarsi andare di più via web, e comunque provare il brivido di essere vista, osservata? Potremmo fare in modo che lei ci veda, senta su di sé gli occhi dei suoi più affezionati ammiratori. E già potrebbe sperimentare, sentire se una simile situazione le piace, la eccita o se prevale l'imbarazzo. E semmai fermarsi. In fondo è un attimo, basta disconnettersi ....
J: Hmmm …
P: Ti ricordi John, Kim Basinger nella scena di 9 settimane e mezzo? Già la vedo, la Musa … stanza buia, atmosfera intima e rarefatta, la
webcam e l'unica luce calda su di lei seduta in poltrona, stupenda, le sue splendide gambe, un reggicalze sexy e quelle scarpe che le piacciono tanto, e la sua mano che cerca spazio sotto le mutandine... Spettacolo. E potrebbe spingersi fin dove si sente di arrivare. Penso sarebbe per lei molto diverso, molto più forte, sarebbe comunque molto di più rispetto a quello che fate nelle vostre scorribande fotografiche all'aperto ... una cosa è fantasticare sull'essere intravisti da un passante, altro è vedere su uno schermo che qualcuno, di fronte a te, ti sta guardando. In fondo, sarebbe anche un modo per comprendere meglio se i paletti che pensate di fissare sono, chissà, troppi, o troppo pochi. E in un contesto del tutto protetto...
J: Beh, ora non saprei cosa dirti, ci penseremo ...
P: Ok Allora, a presto!
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(John e la Musa, in un ristorantino vicino casa)
J: Sei nervosa?
M: Un po' si ...
J: Possiamo sempre tirarci indietro, se non ti va più …
M: Dici? A che ora dobbiamo essere a casa?
Tutto era organizzato, ormai. Prima di uscire, John aveva preparato tutto: scelto l'angolo della stanza, sistemato le luci, preparato la poltrona davanti alla
webcam. Aveva provato e riprovato la connessione internet, ripetendo a sé stesso che comunque poi non avrebbe funzionato – come al solito, sul più bello. Ma per ora andava bene.
Ormai John aveva sviluppato un certo occhio, dopo anni di sperimentazioni fotografiche. Aveva messo un bel tappeto ai piedi del divano, sistemato un tavolo basso a lato, con sopra un piccolo lume elegante e candele profumate; avevano scelto insieme, la sera prima, gli arredi della scena. Aveva sapientemente curato le posizioni delle luci e della
webcam.
J: Vieni a vedere se ti piace?
M: Fai te, mi fido ...
La Musa lo aveva lasciato fare. Era stata tutto il pomeriggio in camera ed in bagno, assorta nei suoi dubbi e nei suoi desideri, impegnata a guardarsi allo specchio a provare cose e riprovare, mai soddisfatta. Manco si preparasse per il ballo delle debuttanti. John l'aveva rassicurata più volte circa la possibilità di tirarsi indietro, se avesse voluto. Anche al ristorante.
J: Se riusciamo a rientrare per le nove, avremo tutto il tempo. Che cosa pensi di indossare?
M: Mah, ho lasciato sul letto un paio di cose, poi vedrò. Pensavo alla gonna nera di pelle sopra il ginocchio e ad una camicia bianca, estiva. Ho rubato una delle tue, mi dici sempre che le tue camicie mi fanno più sexy!
J: E … sotto?
M: Mmm le calze, quelle a rete delle ultime foto nel thread … per l'intimo sono indecisa fra un paio di perizomi, poi vedrò con quale mi sentirò meglio. Il reggicalze, quello che abbiamo comprato insieme il mese scorso. Forse aggiungerò il reggiseno coordinato ma non so, potrebbe essere più che altro una complicazione...
J: Si, vero, e comunque la camicia bianca a pelle è il top, su di te.
M: Me lo dici sempre … Saranno in tanti?
L'imbarazzo voleva sentirgli dire che fossero in pochi; ma il suo ego non l'avrebbe presa bene. Neanche lei sapeva quale risposta preferire.
J: Il
link per la connessione io l'ho inviato a tantissimi, ovviamente me lo hanno chiesto tutti gli amici del thread, e non penso che si perderanno l'occasione. Secondo me .. giusto in caso di calamità naturale!
M: Tu sei tranquillo? Sarà diverso dai nostri soliti giochini …
J: Dai, relax, sarà eccitante. E … sai cosa? Per un verso non mi dispiace vederti così sulle spine, secondo me poi al momento giusto tutta questa tensione si trasformerà in puro piacere. Conosco i tuoi meccanismi, ti ho vista altre volte reagire a questi stimoli ...
M: In effetti … sono un po' curiosa.
Mentre John parlava, la Musa aveva sollevato la mano sinistra fino al seno e lo aveva avvolto per un momento, stringendolo. Lo aveva fatto senza rendersene conto, in modo del tutto inconsapevole, mentre la sua immaginazione volava al dopocena. L'eccitazione cresceva.
A John il gesto non sfuggi, pensò quindi che fosse ora di avviarsi.
J: Dai, ora andiamo, così ti prepari con calma.
L'ora era arrivata. La Musa era sul divano, in attesa di vedere i suoi follower per la prima volta. Almeno, quelli che avrebbero scelto di mostrarsi in volto. Lei aveva scelto una mascherina nera sottile, molto elegante ed elaborata in stile veneziano. Le copriva gli occhi, ma il resto del volto sarebbe stato visibile; anche questa una prima assoluta, per i suoi amici.
J: Vado?
La Musa si riassettò velocemente la gonna, più che altro per muoversi un momento e darsi un'ultima occhiata. Era perfetta! Bella e sexy da morire, con quelle décolleté nere perfettamente in sintonia con l'eleganza delle sue gambe velate, la camicia leggera incapace di celare alcunché, la gonna nera con un malizioso spacco laterale che sapeva di tesori nascosti. L'aveva sapientemente fatta accorciare a metà coscia, per adattarla alla situazione.
M: Ok.
John accese tutto, finalmente. La luce della stanza fu spenta ed accesa la lampada puntata su di lei. L'effetto era fantastico: tutto al buio salvo la Musa ed il suo corpo, illuminata da un fascio di luce calda ed intensa. I toni caldi del parquet, del tappeto e degli arredi apportavano il giusto grado di raffinatezza.
Comparvero, sullo schermo TV davanti a lei, i volti. Tanti, tanti occhi che la guardavano per la prima volta, la scrutavano impazienti, un po' imbarazzati, estremamente concentrati. Tutti stupefatti dalla sua bellezza, che fino ad allora avevano solo immaginato. Alcuni avevano sistemato un foglio di carta a lato del proprio volto con su scritto il proprio nick, volevano essere riconosciuti. Altri accennarono un sorriso ed un saluto con la mano.
La Musa sentì i loro occhi su di sé, eccome. Era come essere su un palcoscenico, con il teatro pieno di spettatori in attesa di lei. Iniziò a sentire caldo, quella luce forte le scaldava le calze, la pelle. Ma più che la luce era l'eccitazione, il vedere per la prima volta di fronte a sé delle persone reali, degli sguardi che l'avrebbero attraversata dalla testa ai piedi, senza filtri, durante quell'atto così intimo ed erotico. Riusciva a vedere davanti a sé con difficoltà, la luce la abbagliava. Questo contribuiva ad eccitarla, capiva che a differenza di lei quegli sguardi, grazie a quella luce, avrebbero violato, inesorabilmente, ogni sua intimità.
I suoi capezzoli reagirono, sollevando il tessuto leggero della camicia. La Musa abbassò furtivamente gli occhi al petto e, accortasene, ebbe l'istinto di coprirsi per un momento con il braccio destro. Ma poi, realizzata l'ingenuità del gesto – erano talmente rossi e gonfi che proteggerli alla vista era impossibile; e comunque, non ne aveva affatto l'intenzione - ritirò lentamente il braccio e sbottonò la camicia, arrendendosi al desiderio di esibirli. I movimenti convulsi che la attendevano avrebbero completato il lavoro.
Poi, tutto venne da sé. Le mani scivolarono lentamente sulla gonna, arrivate al bordo iniziarono a tirarla su, con classe. Sentiva il tessuto scorrere pian piano sulle calze, sulle cosce e man mano vedeva la luce intrufolarsi, e rivelarla. Nel frattempo, gettava qualche sguardo veloce ed imbarazzato allo schermo: sarebbe potuto venire giù il mondo in quel momento, ma nessuno si sarebbe spostato.
La gonna era ormai su all'inguine, tutti guardavano il perizoma semi trasparente che aveva scelto. La mano destra raggiunse con fatica la stringa a lato e così fece anche la sinistra. Entrambe lo tirarono giù lentamente, dolcemente, liberando alla fine il filo di stoffa intrufolatosi nel solco del sedere e delle labbra gonfie. Lo sfilò completamente. Rimase così per un interminabile minuto, con le cosce leggermente aperte, la luce puntata dritta sulla sua intimità esposta.
Puntò lo sguardo sullo schermo TV, fu attratta da un paio di volti che a differenza degli altri, ovviamente concentrati a guardare in … basso, la guardavano invece in volto, dritti negli occhi, carichi del desiderio di spogliare la sua anima eccitata, oltre al suo corpo. Sentì quegli sguardi più degli altri e condivise, ricambiando con il suo quella complicità, che accompagnò ed accrebbe il suo piacere.
Voleva mostrarsi, il sangue pulsava e le ordinava di lasciarsi scrutare. Era uno spettacolo unico: la sua pelle ancora leggermente abbronzata oltre il margine delle calze, perfetta con i colori di calze e reggicalze (aveva indossato il perizoma sopra il reggicalze, in modo da poterlo sfilare senza intoppi), ornata dalla peluria color ambra e dal pizzo nero a fare da cornice. Ed al centro della scena le sue labbra calde, ormai visibilmente bagnate e gonfie, che invocavano soddisfazione. E questa arrivò. Alzò la gamba destra, divaricandola un po' e poggiò il tacco sullo sgabello posizionato sapientemente ai piedi del divano. Si era già lasciata scivolare lentamente, avanzando con il sedere verso il bordo. In questa posizione, anch'esso fu esposto completamente e le sue labbra si aprirono, inesorabilmente, così che tutti poterono godere di ogni meraviglioso anfratto. Era straordinariamente armoniosa, sottile, raffinata quella conchiglia. La mente della Musa si chiese se avrebbe voluto sentirvi sopra le lingue calde e voraci dei suoi ammiratori, in quel momento.
Aveva reclinato la testa all'indietro, carica di eccitazione ma le dita della mano destra trovarono comunque, da sole la strada. L'indice scese giù dall'ombelico verso il clitoride, gonfio, sensibilissimo. Vi si posò sopra accarezzandolo un po' ed i muscoli delle cosce si contrassero ancor di più, all'estremo. Poi scese ancora. Due dita aprirono ancora il sipario delle sue labbra, e la sua intimità fu completamente esibita. La falange dell'indice, il suo dito preferito per queste occasioni, si fece strada nella sua vagina e la danza iniziò.
Fu uno spettacolo unico godere delle contrazioni ritmiche del suo corpo, del suo addome, del respiro via via più affannoso, dei muscoli tesi dell'interno coscia.
Alla fine, la Musa si rilassò e senza parlare, semplicemente guardando John negli occhi, gli comunicò:
“Spegni tutto, ti voglio”.