Racconto di fantasia La sorellina

Alessio Lucci

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La prima volta successe per caso. Quel pomeriggio, convinto di essere solo a casa, ero chiuso in camera quando mia sorella appena diciottenne spalancò la porta senza bussare e mi beccò nel bel mezzo di una delle tante seghe che mi sparavo quasi con cadenza giornaliera da quando ero rimasto single. Martina rimase bloccata sull'uscio qualche secondo prima di chiedermi scusa imbarazzata, uscire dalla stanza e richiudere la porta alle sue spalle.

Io non avevo fatto neanche in tempo a rimettere il cazzo dentro i pantaloni. Cazzo che peraltro non aveva perso l'erezione neppure dopo l'ingresso di mia sorella, tanto che nonostante tutto fui costretto a riprendere da dove ero stato interrotto. Mentre continuavo la mia sega però la mente con mia grande sorpresa non faceva che ripensare a ciò che era appena accaduto.

Mia sorella che apriva la porta. I nostri sguardi che si incrociavano. Il suo sguardo che cadeva sul mio cazzo duro. Bastò questo a farmi venire come non mi succedeva da tempo: una sborrata lunga, intensa sul pavimento della mia stanza mentre immaginavo la mia sorellina che mi guardava godere.

E dire che prima di quel giorno, forse anche per la grande differenza d'età che ci separava (io avevo 35 anni e lei solo 18), non avevo mai neppure lontanamente fantasticato sessualmente su mia sorella. Quando uscì dalla mia stanza per andare in bagno a lavarmi Martina era chiusa nella sua camera. Decisi di non disturbarla. Immaginai che fosse rimasta turbata da quanto aveva visto e questo mi faceva sentire in colpa. Ma allo stesso tempo ripensare cosa era successo qualche istante prima mi eccitava. Mi eccitava moltissimo.

Nelle settimane successive tentai di allontanare quel pensiero ma ogni volta che me lo prendevo in mano rivedevo Martina che mi guardava. Che lo guardava. E godevo. Mia sorella non affrontò mai l'argomento e il nostro rapporto, almeno apparentemente, non era cambiato. Era però cambiato il modo in cui la guardavo. Ora notavo le sue labbra carnose, le sue gambe snelle e lunghe, il suo culetto alto e sodo. Ora oltre alla sorella vedevo la femmina. Una bella femmina. E iniziai a immaginare come potesse essere la mia sorellina a letto.

Martina era fidanzata dal primo anno del liceo con un compagno di classe ma non mi ero mai chiesto se fosse ancora vergine. Se fossero mai andati oltre il bacio. Se gliel'avesse preso in mano. O in bocca. Gli aveva mai permesso di venirle in faccia? E ancora: le piaceva il sapore della sborra? La mia sorellina aveva mai provato a ingoiare?

Non lo sapevo, non potevo saperlo. Ciò che sapevo è che il solo immaginare Martina mentre succhiava un cazzo mi faceva venire quasi senza toccarmi. Ciò che sapevo è che avrei voluto tanto riempirle la faccia e la bocca col mio seme caldo.

Da quel pomeriggio Martina era improvvisamente diventata la mia unica fonte d'ispirazione. La mia sorellina era la musa di tutte le mie seghe. Per mesi provai ad uscire da questa dipendenza in ogni modo ma nulla mi serviva a dimenticarla. A dimenticare il suo sguardo sul mio cazzo. E lei? Davvero aveva dimenticato? Davvero vedere il suo fratellone che si masturbava le era stato indifferente?

Lo pensai a lungo. Me ne ero quasi convinto finché un pomeriggio, mentre eravamo sul divano a guardare una serie su Netflix, Martina senza guardarmi mi chiese: "Lo fai spesso?". Non ci fu bisogno che aggiungesse altro, che dicesse altro. La guardai. Ci guardammo. La risposta alla domanda di mia sorella non poteva che essere una: "Sì, Martina".

Lei indossava una felpa grigia ed un paio di fuseaux neri attillati ma il mio sguardo cadde sui suoi piedi nudi poggiati sul divano. Bastò quello per sentire risvegliare una prepotente erezione nei pantaloni. Martina non mi guardava ma lo sapeva. La mia sorellina aveva capito cosa volevo: "Fallo ora".

Rimasi spiazzato. Quella a pochi metri da me non era più la sorellina dolce che conoscevo. Martina aveva continuato a tenere gli occhi fissi sulla tv mentre mi ordinava di masturbarmi. E lo fece anche quando tirai velocemente fuori il cazzo già durissimo e iniziai a toccarmi. Lei guardava la tv, io fissavo lei e mi segavo. Ormai tutto era chiarissimo. Ormai entrambi sapevamo cosa stava succedendo tra noi.

Mi bastarono un paio di minuti, forse meno, per raggiungere l'orgasmo. Era la prima volta che godevo davanti a Martina e mia sorella non mi degnò di uno sguardo. Il salone si riempì velocemente del mio odore di maschio. Lei aspettò che anche l'ultima goccia di sperma fosse uscita dal mio cazzo prima di alzarsi lentamente dal divano e dirigersi verso la sua camera.

Rimasi così solo, seduto seminudo con davanti una larga chiazza di sborra e finalmente capì. Capì chi era Martina e cosa ero io per lei. Ne ero consapevole ed ero pronto ad accettarlo. Per la mia sorellina ero disposto a tutto. Era solo l'inizio ed a me andava bene così.

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Dopo il pomeriggio in cui la mia sorellina mi ordinò di toccarmi davanti a lei avevo sperato che qualcosa tra noi potesse definitivamente cambiare ma in realtà sapevo benissimo che non sarebbe successo. Quella che mi aveva teso Martina era una vera e propria trappola e io ci ero caduto più o meno consapevolmente.

Mia sorella aveva sentito gli sguardi pieni di desiderio sul suo corpo quando girava per casa. Aveva perfettamente percepito quanto fosse forte l'attrazione fisica che provavo per lei. Immaginava il desiderio sessuale che suscitava in me ma, al contrario di quanto potessi inizialmente pensare, non ne era rimasta turbata. Anzi.

Sapere che suo fratello, un uomo di 35 anni al quale le donne non erano mai mancate, dedicasse a lei le sue fantasie erotiche la faceva sentire femmina e aveva deciso di prendere in mano il gioco. Ovviamente a modo suo.

Per settimane Martina non mi degnò di uno sguardo. Il pomeriggio sul divano del salone sembrava non essere mai esistito. E così, mentre il numero delle mie sedute solitarie a lei dedicate aumentava ogni giorno di più, mia sorella continuava a ignorarmi.

O almeno era quello che le piaceva farmi credere. Quando rimanevamo soli in casa però Martina non perdeva occasione di provocarmi finché non mi vedeva scappare via in camera e sorrideva beffarda.

Mia sorella d'altronde sapeva benissimo cosa succedeva appena chiudevo la porta della mia stanza dopo aver visto il suo culetto sodo in perizoma o sbirciato il colore dei suoi slip sotto la minigonna inguinale. Lo sapeva perché lo aveva visto con i suoi occhi qualche mese prima. E faceva in modo che succedesse sempre più spesso. Martina non si esponeva ma lo voleva.

Le piaceva l'idea che suo fratello passasse pomeriggi interi chiuso in camera col cazzo duro pensando a lei. Ma uno di quei pomeriggi la mia sorellina decise che era finalmente ora di concedermi qualcosa di più. O di prendersi ciò che lei desiderava.

Quando la porta si spalancò nuovamente e la vidi entrare istintivamente tentai di rimettere il cazzo dentro i pantaloni. "Che fai?", mi chiese Martina ridendo. Da quel momento nulla di quello che successe dipese più dalla mia volontà.

Mia sorella si posizionò in piedi davanti a me e iniziò a spogliarsi lentamente fino a restare solo in intimo: reggiseno e microperizoma neri. Il mio cazzo, sempre più duro, svettava verso l'alto ma non mi toccai. Speravo che stavolta succedesse qualcosa di diverso. Leggevo negli occhi di Martina che stavolta sarebbe stato diverso.

Mia sorella prese la sedia dalla scrivania, la posizionò davanti a me e si sedette. Quindi allungò i suoi piedi verso il mio cazzo e iniziò a massaggiarlo lentamente. Prima col dorso e poi con le piante. Prima con l'uno e poi con l'altro.

Quella che Martina mi stava facendo era una vera e propria sega con i piedi e mentre lo faceva non staccò mai i suoi occhi dai miei. La mia salivazione era completamente azzerata. Mai avrei immaginato che la mia sorellina diciottenne fosse capace solo di pensare una cosa del genere. Mai nessuna donna era stata capace di toccarmi con i piedi in quel modo.

"Che c'è?". La sua voce mi destò dallo stato catatonico in cui mi trovavo e Martina alzò il piede destro all'altezza del mio viso mentre il sinistro restava poggiato sul mio cazzo. "Leccalo", mi ordinò mia sorella ed io obbedì. Il contatto della mia lingua col suo corpo mi provocò una scarica di adrenalina senza precedenti. Il mio cazzo sussultò e Martina se ne accorse: "Ehi, non penserai di venire?".

Mia sorella aveva capito che ormai ero al limite. Si alzò rapidamente dalla sedia, la spostò e si inginocchiò ai piedi del letto proprio davanti a me. Il suo viso era a pochi centimetri dal mio cazzo duro. Martina mi guardò negli occhi nel modo più sexy in cui una donna può guardare un uomo, il suo uomo, e lo sfiorò con la punta della lingua. "E' quello che sogni da mesi".

Sì, era vero. Sognavo da mesi le sue labbra che succhiavano il mio cazzo. Immaginavo da mesi come sarebbe stato sentirlo entrare nella sua bocca. Ma la verità superò qualsiasi tipo di fantasia.

Il primo bacio di Martina sulla cappella umida mi portò in un altro mondo. Mia sorella scese alternando baci e leccate, labbra e lingua, lungo tutta l'asta giù fino alle palle ormai gonfie e se le infilò in bocca. Prima una e poi l'altra. Mi ero chiesto per mesi se Martina avesse mai fatto un pompino. La risposta adesso era chiara: mia sorella era la regina del pompino.

Purtroppo come prevedibile non resistetti molto a quel trattamento e quando sentì l'orgasmo arrivare inarrestabile tentai anche di avvertire Martina. Mia sorella però non staccò mai la bocca dal mio cazzo e mentre scaricai tra le sue labbra un fiume di sperma bollente i suoi occhi cercarono i miei.

Martina non distolse lo sguardo finché non mi svuotai completamente. Quando lasciò la presa aveva ancora la bocca piena della mia sborra. Era bellissima. Poi mi guardò, la aprì, sorrise....e mandò giù.

Prima di lasciare la stanza Martina raccolse i suoi abiti da terra e proprio sulla porta si voltò nuovamente verso di me: "Mi piace il tuo cazzo". Bastò tanto per costringermi a riprenderlo in mano appena varcò la soglia della mia camera pensando a lei. Mia sorella, la regina del pompino.

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I pompini di mia sorella nei mesi successivi diventarono una piacevole abitudine. A decidere quando e come però era sempre e solo lei. Poteva succedere due volte nello stesso giorno o una volta al mese. Tutto dipendeva esclusivamente dalla sua sete di sperma. Martina inoltre mi ordinò di non toccarmi. La sorellina voleva la mia sborra tutta per lei e il mio unico desiderio era quello di soddisfarla.

Martina era diventata la mia ossessione. Non facevo che pensare a lei e alla sua bocca in qualsiasi momento della giornata. E lei faceva di tutto per farmi impazzire succhiandomelo nei posti e nei momenti più strani.

Un pomeriggio, appena uscita da scuola, si presentò nella redazione in cui lavoravo. Quando la vidi capì subito cosa voleva e un brivido mi corse lungo la schiena. Ero spaventato ed eccitatissimo allo stesso tempo.

Mia sorella indossava una minigonna, calze velate e sneakers. Quando passò nel corridoio notai gli sguardi dei miei colleghi sul suo culetto sodo. "Hai visto quanto mi vogliono?", mi sussurrò Martina all'orecchio dopo essersi seduta accanto a me dietro la scrivania e allungando la mano sul mio cazzo già duro mentre si leccava le labbra.

Il segnale era inequivocabile. La mia sorellina a quel punto si alzò dirigendosi verso il bagno. Io la seguì subito dopo con un'erezione difficile da nascondere dentro i pantaloni aderenti.

Martina mi tirò dentro insieme a lei e chiuse la porta alle sue spalle col passetto. Quindi mi slacciò rapidamente i pantaloni e tirò giù i boxer. Era inginocchiata a pochi centimetri da me e il cazzo svettò imperioso davanti al suo viso. La guardai negli occhi. Mi sorrise e iniziò a riempirlo di baci lungo tutta la lunghezza dell'asta. Non venivo da due settimane e mia sorella lo sapeva. Non avrei resistito a lungo.

"Segati". Martina spalancò la sua bocca fissandomi negli occhi mentre io completavo l'opera che aveva iniziato con le sue labbra. Dopo pochi secondi il primo schizzo di sborra le arrivò dritto sulla lingua. Mia sorella fu come sempre attentissima a raccogliere tutto il mio sperma nella sua bocca accogliente e lo ingoiò in un solo colpo mentre qualcuno faceva il suo ingresso nel bagno. Quando uscimmo mi ritrovai davanti il direttore.

Io avevo ancora lo sguardo stravolto dal piacere appena provato e sulle labbra di Martina c'era l'ultima traccia del piacere che le avevo scaricato in bocca pochi minuti prima. Il direttore ci guardò senza proferire parola, mentre mia sorella faceva le presentazioni di rito come se nulla fosse successo.

La sua naturalezza nell'essere così meravigliosamente disinibita mi sorprendeva ogni giorno di più. La mia sorellina era una splendida troia ma nel senso più alto del termine. Quello che aveva col mio cazzo era un rapporto simbiotico. Lei non poteva fare a meno di lui almeno quanto lui non poteva fare a meno di lei.

Una volta tornati nel mio ufficio Martina raccolse lo zaino da terra ma prima di dirigersi verso casa mi sussurrò ancora qualcosa all'orecchio: "Stasera ne voglio ancora". Mia sorella sapeva che da quel momento in poi non avrei pensato ad altro per ore. Martina sapeva che vivevo per soddisfare la sua sete di sborra perché ormai glielo dimostravo da mesi.

Un paio di volte la mia sorellina mi svegliò perfino nel cuore della notte per avere la sua razione di sperma. Entrava nel buio della mia stanza mentre i nostri genitori dormivano nella camera accanto, scostava le coperte, mi abbassava quanto bastava pantaloni e boxer. Poi iniziava a succhiare come un'idrovora finché io in dormiveglia non le riempivo la bocca di sborra che lei mandava giù ingorda. Quindi mi lasciava seminudo e andava finalmente a dormire appagata. Almeno per qualche ora.

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Era la vigilia del mio matrimonio. Io, scapolone alla soglia dei 40 anni, avevo finalmente ceduto. Lei era una mia coetanea che avevo conosciuto 6 mesi prima durante un convegno. Carina, ma bravissima a letto. Molto brava soprattutto nella specialità che da sempre mi faceva impazzire: il sesso orale. Elena faceva dei pompini lunghi e intensi lasciando che alternativamente le riempissi la bocca o il viso col mio caldo seme.

La sera prima, come da tradizione, lasciai la casa dove convivevamo per tornare a dormire dai miei in quella che sarebbe stata l'ultima notte da scapolo. Avevo preferito evitare l'addio al celibato, una pratica molto in voga ma che reputavo tristissima. Cenai quindi a casa insieme a mamma, papà e mia sorella. Martina, più giovane di me di ben 17 anni, era rientrata dalla città in cui studiava apposta per partecipare alle mie nozze.

Quando le avevo comunicato che mi sarei sposato era scoppiata in una fragorosa risata: "Ti sposi? Tu?". Da quando era andata via di casa i nostri contatti ravvicinati si erano molto diradati anche se durante il periodo estivo capitava che la sua bocca accogliesse il mio cazzo finché non le scaricavo in bocca lo sperma che lei ingoiava avida puntualmente.

Durante tutta la cena notai che Martina continuava a guardarmi insistentemente e la cosa mi metteva alquanto in imbarazzo. Imbarazzo che aumentò quando improvvisamente sentì il suo piede scalzo risalire dalla mia gamba fino alla patta dei pantaloni e iniziò a massaggiarmi lentamente il cazzo tramite la stoffa. Stimolarmi con i piedi, d'altronde, le piaceva. Lo sapevo bene. Capì subito che Martina non era tornato per il mio matrimonio. Martina era tornata per l'addio al celibato.

Dopo cena ci spostammo tutti e quattro in salotto, mi posizionai sul divano e Martina si sdraiò dall'altra parte facendo in modo che i suoi piedi finissero proprio all'altezza del mio cazzo in modo da continuare a controllare l'erezione. Il tutto a pochi centimetri dai nostri genitori, ovviamente ignari di ciò che stava succedendo. Ormai avevo i boxer completamente bagnati e anche la stoffa dei jeans cominciava a inumidirsi. Martina con i piedi era sempre stata brava ma se possibile era addirittura migliorata.

Quando mamma e papà finalmente si alzarono per andare a riposare in camera, io e mia sorella restammo soli in salotto davanti alla tv. "Cosa vuoi da me, Martina?". Mi guardò per qualche secondo e sorrise: "Darti ciò che sogni da sempre". A quel punto anche mia sorella si alzò dal divano e la vidi dirigersi in camera sua. Pensai per un attimo che tutto fosse finito, invece...

Andai in camera, non prima di essere passato del bagno dove scaricai l'eccitazione della serata con una furiosa sega pensando a Martina. Ai suoi piedi. Al suo sguardo di sfida. Mi coricai ma non riuscivo a prendere sonno. Il cazzo era di nuovo duro. Eppure dovevo dormire, il giorno dopo Elena mi aspettava all'altare e non potevo certo presentarmi come uno zombie. Proprio quando stavo per andarmi a fare una camomilla in cucina sentì avvicinarsi dei passi.

La maniglia si abbassò. Martina entrò nella stanza, a piedi scalzi e con una vestaglia bianca completamente trasparente. Sotto non indossava niente. Mia sorella mi aveva fatto parecchi pompini ma quella era la prima volta che le vedevo la figa. Era quasi completamente depilata con una piccolissima striscia di pelo nero centrale.

Avevo la salivazione completamente azzerata. Lei chiuse la porta alle sue spalle con due giri di chiave, mi raggiunse e senza dire una parola si inginocchiò tra le mie gambe. Mi guardò negli occhi e abbassò in un colpo solo pigiama e boxer. Il cazzo durissimo svettava a pochi centimetri dalla sua faccia. Martina se lo strofinò sul viso bagnandosi le labbra col mio liquido. Poi iniziò a baciarlo, leccarlo e mordicchiarlo. Scese e fece altrettanto con le mie palle di nuovo gonfie.

Capì che non avrei resistito a lungo a quel trattamento. Mia sorella conosceva bene il mio corpo. Quindi si alzò lentamente, si chinò su di me e mi sussurrò una sola parola all'orecchio: "Scopami". Sentì il cazzo pulsare all'impazzata. Il cuore mi stava esplodendo nel petto.

Martina si sfilò la camicia da notte. Mia sorella era totalmente nuda davanti a me. Si avvicinò e si impalò letteralmente sul mio cazzo. Trattenne un urlo mordendomi con foga la spalla. Poi iniziò a saltellare sul mio cazzo come un'amazzone mentre si teneva aggrappata alle mie spalle.

La rovesciai sul letto e senza mai uscire dalla sua figa continuai a scoparla. Ero sopra di lei e affondavo i colpi. Sempre più forti. Sempre più in fondo. La guardai e finalmente la baciai. Era la prima volta che io e Martina ci baciavamo come due amanti. L'avevo immaginato spesso ma nessun sogno era neppure paragonabile alle sensazioni che provai in quel momento.

Presto sentì risalire la sborra. Non avevo il preservativo e non sapevo se Martina usasse qualche anti-concezionale così l'avvisai. "Vienimi dentro", mi disse mia sorella stringendo ancora più forte le sue gambe intorno al mio culo. Sborrai copiosamente nella figa di Martina mentre la baciavo appassionatamente e capì che proprio nello stesso momento anche lei raggiunse l'orgasmo. Restammo abbracciati qualche minuto, baciandoci e leccandoci finché Martina non si alzò, raccolse la camicia da notte e aprì la porta: "Ora dormi, domani ti sposi".

Ovviamente non chiusi occhio tutta la notte pensando a Martina e il ritrovarmela davanti a colazione la mattina dopo non mi aiutò sicuramente. Sotto la doccia, prima di indossare l'abito da sposo, fui costretto a segarmi ancora per lei ma quando uscì dalla stanza e la vidi in salotto restai senza fiato. Era bellissima. Truccata. Un abito lungo rosa confetto. Le spalle scoperte. La sua camminata sul tacco 12 fece il resto. Ero di nuovo duro per mia sorella.

Mentre aspettavo Elena sotto il caldo sole del giugno siciliano non riuscivo a staccare gli occhi da Martina. La guardavo. Guardavo le sue forme. Cercavo di incrociare il suo sguardo e pensavo alla notte che avevamo appena vissuto. Mia sorella però sembrava distaccata, distante. Ed a un certo punto mi sembrò di vederla flirtare col testimone della sposa. Elena finalmente arrivò ma durante la cerimonia pensavo solo a Martina. Cosa provava in quel momento? Cosa aveva provato con me?

Al ristorante, dopo il classico giro dei tavoli con la mia neo-sposa, riuscì ad avvicinarla mentre si era allontanata un attimo per fumare una sigaretta ma non mi diede neppure il tempo di parlare. "Ah, comunque non prendo la pillola...". Mi si raggelò il sangue nelle vene. Martina girò i tacchi e tornò in sala con la sua classica camminata.

Fino al taglio della torta rimasi stordito, quasi assente. Elena mi guardava per capire cosa avessi. Io guardavo sempre e solo Martina. Perché l'aveva fatto? Perché mi aveva chiesto di venirle dentro senza precauzioni? Quella sera non ebbi una risposta e non la ebbi neppure nei quindici giorni del viaggio di nozze. Tentai più volte di chiamarla ma mia sorella evitò accuratamente di rispondermi. Pensai che si fosse inventata tutto solo per farmi impazzire.

Un mese dopo il mio rientro con Elena tutto sembrava tornato alla normalità. Martina aveva ripreso la sua vita con l'università in un'altra città a parecchi chilometri di distanza mentre io vivevo le prime settimane da uomo sposato finché una mattina, mentre ero in ufficio, ricevetti finalmente un messaggio di mia sorella. Era una foto. Un test di gravidanza. Positivo!
 
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