È una stroia di un grande amore, un po' lunga e di oltre 20 anni fa quando accettaio il mio primo lavoro al nord. Credo valga la pena di essere condivisa.
Era una di quei giorni in cui la vita ti fa capire che hai proprio il destino contro. Stavo correndo per l'aeroporto come un pazzo, sudato e con la faccia di chi ha già capito che sarebbe stato troppo tardi. “Volo cancellato” era scritto a caratteri cubitali sul tabellone e mi sentivo impallidire ogni secondo di più.
Era stato un incubo organizzare tutto, ma dovevo rientrare per una conferenza di lavoro. Non potevo permettermi di perdere l'opportunità di rimanere in città per una settimana. Ma no, il destino aveva deciso che quel giorno la mia vita sarebbe stata una comica.
“Ma va’ a cagare!” sbottai, prendendo il telefono e chiamando mia madre. Di solito, sarei stato io scappare dalle sue chiacchiere infinite, ma oggi avrei avuto bisogno del suo consiglio.
“Ciao mamma, il volo è stato cancellato, non ti dico il casino. E poi volevo esserci per la messa alla cappelletta e la partita della Juve. Ma che cavolo!” urlai nel telefono, sperando di ricevere un po’ di solidarietà.
Dall'altra parte della linea, mia madre rispose con una calma inquietante. “Caro, ho qualcosa di più importante da dirti,” iniziò, con un tono che sapeva di segreto, “Oggi non posso incontrare il parroco, perciò non devi preoccuparti se non mi vedrai in chiesa.”
Io confuso, iniziai a grattarmi la testa. “Ma scusa, non avevi detto che dovevi confessarti? Cos’è successo?”
“Bè, caro, la verità è che sono in un altro tipo di... situazione. Non sono proprio in condizioni ottimali per uscire. Capisci, vero?” E poi, come se non fosse successo niente, aggiunse: “Ho un piccolo... attacco di diarrea che mi tiene bloccata in casa. E sai, con quella fedifraga di me stessa, non è che posso andare dal parroco con certi problemi.”
Io ormai non capivo più niente, rimasi a fissare il bancone degli imbarchi come se fosse un alieno. “Mamma... che stai dicendo? Ma che diavolo ti succede?”
“Fidati, Erminio. Non è il momento giusto. E poi, c'è qualcosa di molto più grosso in ballo. Ti dico che la Juve perderà lo scudetto contro il Perugia per colpa di Collina, te lo dico io. E alla Lazio va tutto in paradiso. Sarà il trionfo dell'impossibile.”
“Perché parli così? Di cosa stai parlando?” Non riuscivo a mantenere la calma. In quel momento la mia vita sembrava un incubo surreale: il volo annullato, mia madre che gli parlava di diarrea e affari segreti, e fantasie sulla mia Juve che non riusciva nemmeno a battere il Perugia all'ultima giornata.
Ma mia madre, come se nulla fosse, continuò. “Non c'è tempo da perdere. Ricorda, il parroco e io ci vedremo... in un'altra occasione. Non è la mia giornata. Ma tu sì, tu hai ancora la possibilità di cambiare il corso degli eventi.”
“Ma che cosa cavolo...” stavo per esplodere, ma prima che potessi dire altro, sul cellulare arrivo l'sms con il messaggio dell'improvviso maltempo sul centro italia: voli cancellati, Juventus sconfitta, Perugia batte la Juve, scudetto alla Lazio.
Un brivido mi percorse la schiena. “Non ci credo... è successo sul serio!” Non riuscivo a credere a quello che vedevo. La Juve, che aveva dominato tutta la stagione, si era fatta fregare alla fine da Collina e Calori dal Perugia. E la Lazio? Lì, in cima, con il trionfo che nessuno aveva mai immaginato. 'Sti fascisti di merda!
E poi, proprio in quel momento, alla tv della lounge dell'aeroporto: "Parroco della diocesi di Monterotondo arrestato per corruzione e atti illeciti". Io ancora incredulo, lì, impalato davanti alla tele con gli altri viaggiatori intorno presi dai loro guai.
La mia mente non riusciva a elaborare il tutto. La mia testa stava per esplodere da tanta confusione. Non riuscivo più a capire se la mia vita era diventata la trama di un film comico o se stessi vivendo davvero una serie di eventi assurdi e coincidenze imbarazzanti.
Poi, come se tutto fosse chiaro all'improvviso, mia madre aggiunse, con un uno scherno che non potevo vedere ma che sentivo tra le righe: “Erminio, caro, ti sei mai chiesto se la tua vita è un po’ come una partita di calcio? Dove tutti gli altri fanno la figura dei protagonisti, ma tu... tu sei sempre l’allenatore che tiene le redini, e alla fine ti ritrovi con una squadra che ti fa perdere anche contro il Perugia?”
Io, con un sospiro esasperato, abbassai il telefono chiusi la chiamata con mamma e mi resi conto che, alla fine, non stavo neanche più cercando risposte. La vita mi aveva appena dato una lezione sul caos, la fedeltà... e su come non sottovalutare mai un attacco di diarrea.