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Anna viveva in una casa luminosa e silenziosa alla periferia della città. Aveva quarantasei anni, portati con grazia e una femminilità naturale che non aveva mai cercato di ostentare. Suo figlio Marco, appena diciannovenne, passava spesso i pomeriggi a casa con i suoi amici. Tra questi, Luca: un ragazzo educato, riservato, dagli occhi chiari e dal sorriso timido.
Un pomeriggio qualunque, mentre riordinava la casa, Anna notò qualcosa di insolito. Alcuni suoi capi di biancheria intima, che aveva lasciato ad asciugare nella sua stanza, erano stati mossi. All'inizio pensò a una sua disattenzione, ma accadde di nuovo. E ancora. Ogni volta che Luca era stato in casa.
Decisa a capire, Anna finse di uscire, lasciando di proposito il suo intimo più delicato – una sottoveste di seta avorio, un reggiseno in pizzo chiaro – piegato con cura sulla sedia accanto al letto. Rimase nascosta dietro la porta leggermente socchiusa.
Poco dopo sentì passi leggeri. Era Luca. Il ragazzo, guardandosi attorno con esitazione, entrò nella stanza. Gli occhi gli si illuminarono vedendo i capi lasciati in bella vista. Si avvicinò, sfiorandoli con le dita come se temesse di rovinarli, poi li prese tra le mani con un rispetto quasi devoto. Anna osservava in silenzio, col cuore che batteva forte.
Luca chiuse gli occhi, portando il tessuto al volto, inspirando profondamente. La mano tremante scese lungo il fianco dei jeans, mentre il corpo si irrigidiva in un gesto che parlava da sé. Non c’era volgarità in quel momento, solo un desiderio giovane, istintivo, e una venerazione che Anna non si sarebbe mai aspettata di vedere.
Non intervenne. Rimase ferma, lasciando che il ragazzo vivesse quell'attimo, che sembrava per lui prezioso e proibito.
Quando Luca uscì dalla stanza, visibilmente confuso e arrossato, Anna capì che qualcosa era cambiato. In lei si accese una consapevolezza nuova: una sensazione di potere sottile, innocente e pericolosa insieme.
Nei giorni seguenti, senza che nessuno dicesse nulla, lasciava spesso un dettaglio in più: una calza di seta abbandonata sulla poltrona, una camicia da notte di raso semiaperta sul letto. Piccoli gesti discreti, come se offrisse a Luca un sogno a cui aggrapparsi, senza mai oltrepassare quel fragile confine che entrambi, in silenzio, avevano accettato di non violare.
Era un gioco muto, fatto di sguardi bassi, rossori improvvisi e un’intesa silenziosa che sfiorava l’aria senza mai spezzarla.
E in quella sospensione di desideri non detti, Anna riscoprì una parte dimenticata di sé, dolce e inquieta come una musica lontana.
Un pomeriggio qualunque, mentre riordinava la casa, Anna notò qualcosa di insolito. Alcuni suoi capi di biancheria intima, che aveva lasciato ad asciugare nella sua stanza, erano stati mossi. All'inizio pensò a una sua disattenzione, ma accadde di nuovo. E ancora. Ogni volta che Luca era stato in casa.
Decisa a capire, Anna finse di uscire, lasciando di proposito il suo intimo più delicato – una sottoveste di seta avorio, un reggiseno in pizzo chiaro – piegato con cura sulla sedia accanto al letto. Rimase nascosta dietro la porta leggermente socchiusa.
Poco dopo sentì passi leggeri. Era Luca. Il ragazzo, guardandosi attorno con esitazione, entrò nella stanza. Gli occhi gli si illuminarono vedendo i capi lasciati in bella vista. Si avvicinò, sfiorandoli con le dita come se temesse di rovinarli, poi li prese tra le mani con un rispetto quasi devoto. Anna osservava in silenzio, col cuore che batteva forte.
Luca chiuse gli occhi, portando il tessuto al volto, inspirando profondamente. La mano tremante scese lungo il fianco dei jeans, mentre il corpo si irrigidiva in un gesto che parlava da sé. Non c’era volgarità in quel momento, solo un desiderio giovane, istintivo, e una venerazione che Anna non si sarebbe mai aspettata di vedere.
Non intervenne. Rimase ferma, lasciando che il ragazzo vivesse quell'attimo, che sembrava per lui prezioso e proibito.
Quando Luca uscì dalla stanza, visibilmente confuso e arrossato, Anna capì che qualcosa era cambiato. In lei si accese una consapevolezza nuova: una sensazione di potere sottile, innocente e pericolosa insieme.
Nei giorni seguenti, senza che nessuno dicesse nulla, lasciava spesso un dettaglio in più: una calza di seta abbandonata sulla poltrona, una camicia da notte di raso semiaperta sul letto. Piccoli gesti discreti, come se offrisse a Luca un sogno a cui aggrapparsi, senza mai oltrepassare quel fragile confine che entrambi, in silenzio, avevano accettato di non violare.
Era un gioco muto, fatto di sguardi bassi, rossori improvvisi e un’intesa silenziosa che sfiorava l’aria senza mai spezzarla.
E in quella sospensione di desideri non detti, Anna riscoprì una parte dimenticata di sé, dolce e inquieta come una musica lontana.