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Malena, o del sesso alla emiliana​

Premessa.

In parecchi mi hanno scritto per chiedermi ragguagli sulla veridicità delle mie storie.
Rispondo pubblicamente.
TUTTE le storie che ho fin qui raccontato sono basate su fatti reali, effettivamente avvenuti con persone realmente esistite. Le esperienze di sesso sono reali. Ho vissuto una vita da mezzo puttaniere, ho avuto due mogli – vabbè, la seconda è stata quasi moglie, ma è la donna che ho amato di più e che mi ha straziato il cuore lasciandomi da solo – ed una lunga teoria di amanti e di donne per lo più poco significative dal punto di vista affettivo ma molto gradevoli e piacevoli dal punto di vista del sesso, come intermezzo tra le mie due storie di amore.
Malena (nome inventato, evocatore di porcaggine estrema) è stata una di queste, forse l’amante per una notte che più mi ha colpito. Tutti i riferimenti a situazioni sono reali, ma sono stati modificati per cancellare tracce e anonimizzare il più possibile la storia.
Il sexy shop gestito dalla emo-dark è esistito (ora non c’è più, ovviamente) e quanto avvenuto dentro il negozio è effettivamente successo. Esiste ancora l’albergo di Carpi, dove sono stato sovente ospite, ma con mia moglie; mi sono preso la licenza di ambientarvi la storia che in realtà è avvenuta in altro luogo. Per il resto, è tutto più o meno esattamente quanto è avvenuto.
Anche la fine della storia è, purtroppo, reale. Malena è stata una meteora nella mia vita a cui penso ancora con molto piacere per avermi mostrato aspetti del sesso che non credevo avrei mai toccato. Dopo il nostro incontro, ci perdemmo di vista. Rimane il ricordo e chissà che magari, leggendo questo racconto (era una appassionata fruitrice di letteratura erotica) non si riconosca e mi ricontatti.

Ah, dimenticavo: ho cercato di riprodurre le frasi in dialetto modenese che ricordo ancora Malena mi rivolgeva. Quella battuta sull'umarell, ad esempio, mi è rimasta veramente impressa. Mi perdonino i modenesi e gli emiliani in genere per lo scempio che ho fatto del loro dialetto.

Buona lettura.

Paolo

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Novembre 2005.

Una delle tante, innumerevoli chat internet presenti a quei tempi. Lei, Malena, conosciuta su un famoso sito/community dell’epoca, Meow, che forse qualche attempato, sdentato vecchietto con la prostata in fiamme ancora ricorda.

La conobbi, Malena (ovviamente, un nome di fantasia: ad esser sincero, nemmeno ne ricordo il nome vero) parlando di naturismo, di nudismo, di scambismo (suo e del marito) attraverso i messaggi diretti. Decidemmo quindi di provare una videochat, qualcosa tipo MSN o roba analoga.
Ci conoscemmo “di vista”, prima normalmente, poi sempre meno vestiti. E sempre più desiderosi di sesso, limitandoci per il momento al virtuale.

Malena era ciò che oggi definiremmo una chubby, una BBW. Piacevole a vedersi, ma decisamente sovrappeso, due tettone da sesta/settima abbondante, decisamente oversize e pesanti su un torso molto tondo, non obeso ma …grasso. Coscione, culone, ma nel complesso, tutt’altro che disdicevole. Anzi, un non so che di piacevole, quasi arrapante anche per me, abituato a corpi magri, muscolosi, asciutti.

Arrivammo a fare più volte sesso virtuale; lei una sera mi disse che aveva voglia di essere riempita per bene.
“Guarda!” e tirò fuori una melanzana ed una zucchina. La melanzana era una bella roba, diciamo da 8 cm di diametro; la zucchina era una normalissima zucchina verde, un ortaggio da un paio di centimetri abbondanti, ma niente di abominevole.

Io ero già con il mio bel cazzo in mano, attento ai rumori che potevo generare in piena notte, preoccupato che mia moglie si dovesse alzare per Luca che piangeva o Sophia che chiedeva qualcosa. Non avrei mai immaginato che avrei assistito ad un’operazione di “extreme dilatation” ovvero di osservare l’inserimento in vagina di qualcosa decisamente più grosso di un qualsiasi cazzo.

Sta di fatto che mentre continuava a masturbarsi per aumentare il suo piacere e la dilatazione, lentamente si infilò quel mostro per buoni venti centimetri. Non contenta di ciò, infilò tutto dentro allo sfintere, soffrendo molto meno, quel po’ po’ di succedaneo di una mazza, la zucchina anch’essa da una ventina abbondante di cm di lunghezza.
Non volevo crederci, e non credevo ci sarebbe riuscita. Raggiunsi il climax quando tirò fuori un ulteriore dildo che infilò in gola fino alle palle, dimostrando un’elevata attitudine al deep-throat.

Inutile dire che quando venni, fu una delle mie ejaculazioni più potenti, intense e copiose che avessi mai sperimentato. Per fortuna, non feci troppi danni, limitando a sporcarmi il petto, la poltrona in pelle e tutto l’asciugamano che avevo messo per l’appunto sulla poltrona in studio per evitare di sporcare.

Anche Malena eruttò una gran quantità di liquido bianco, denso, cremoso (a vedersi!), del tutto simile allo sperma, che raccolse con le dita e che poi leccò avidamente.

Questo fu il prologo.
Dopo qualche ulteriore sessione di sesso virtuale, venne il momento di incontrarci.

Approfittai della partecipazione di Francesca ad un convegno per andare a trovarla con la scusa di andare da un cliente a fare un sopralluogo. Il cliente si trovava a Carpi e non era possibile fare avanti e indietro in giornata. Decisi pertanto di andare in macchina, prendermi i miei tempi e stare una notte fuori, o al limite due se non fossi riuscito a concludere il lavoro in tempo. Malena era un’infermiera e si organizzò per scambiare un turno di notte con uno di giorno, dichiarando al marito il fatto che faceva un turno h24[[1]].

Mi preparai alla trasferta con molta cura.
Evitai rapporti (con mia moglie non si faceva sesso da una vita), seghe o qualsiasi cosa avesse potuto intaccare il mio patrimonio spermatico. Ingurgitai dosi massicce di ananas, in succo e in frutto, per addolcire lo sperma, e grandi quantità di uova, soprattutto quelle grosse ad alto contenuto di albume, per incrementare la quantità di albumina e facilitare quindi la produzione di liquido seminale.
Chiesi al medico amico di prescrivermi del Cialis che comprai alla farmacia del Vaticano, l’unica ad avere la dose da 20mg a prezzi umani ed in confezioni da 2 compresse. Avevo inoltre da tempo iniziato una cura a base di carnitina e bio-arginina come antiossidanti ed amminoacidi, dietro consiglio dell’allenatore in palestra per rinforzare la massa muscolare persa.
Un paio di giorni prima andai da Sara, l’estetista, per sottopormi alla consueta depilazione completa. Rinunciai anche al suo massaggio per non cadere in tentazione e rimanere carico.

Insomma, avevo fatto di tutto per essere al massimo della forma fisica e sessuale; fu una settimana intensa e faticosa, ma il pensiero di avere quel ben di Dio tutto per me mi attizzava e spesso in quei giorni mi trovai ad accarezzarmi al solo pensiero, subito ricacciato in fondo ai meandri della mente. Mi bastava pensare al colloquio con l’arcigna signora dell’Agenzia delle Entrate per ottenere l’effetto immediato di smosciamento.

A quei tempi avevo una Lancia Lybra come auto aziendale, una comodissima vettura con la quale viaggiare era veramente piacevole e non stancante. Avevo anche il telefono integrato nella radio che mi permetteva di comunicare in sicurezza senza dover tenere le mani staccate dal volante. La strada era facile, ma misi il navigatore per sicurezza, puntando l’arrivo sulla strada dell’albergo, una luogo discreto con parcheggio interno.
Avevo avuto problemi a prenotare da Roma: c’erano diverse manifestazioni e gli unici alberghi liberi erano fuori Modena. Ne avevamo trovato uno a Carpi, aperto da pochissimo in una villa del ‘700 appena ristrutturata, poco lontano dalla zona industriale e dal casello dell’A22, relativamente vicino a Modena ma lontano dalla zona frequentata di solito da Malena. Peccato che al parcheggio TIR proprio di rimpetto all’albergo avesse avuto una recente esperienza di scambio e di car-sex…ove il marito, more solito, era andato in bianco limitandosi a farsi una sega e venire sulle tette della moglie che si era spompinata tre uomini in un colpo solo. Accettò di buon grado il posto perché era proprio lungo la strada che univa l’ospedale di Carpi, dove spesso faceva sostituzioni, a quello di Modena dove di solito prestava servizio. E accadeva che talvolta a metà turno dovesse scappare per una improvvisa emergenza in sala operatoria o in corsia per cui incontrarla in zona non era una cosa assurda. L’albergo aveva anche un ottimo ristorante, a detta di Malena e delle recensioni trovate su Internet, e ciò lo rendeva molto comodo.

Durante il viaggio ci scambiammo molte chiamate, con lei che mi chiedeva di continuo dove fossi e quanto tempo doveva attendere ancora prima di essere scopata “da quella mazza ferrata che c’hai tra le gambe!” accompagnate da improponibili interiezioni in dialetto modenese e da notabili apprezzamenti sulla dimensione della cappella che voleva “misurare con la bocca per vedere se c’entra tutto!”.

Inutile dire che il viaggio fu molto, molto leggero. Ad un certo punto mi trovai a percorrere l’ultimo tratto ad oltre 180 Km/h, ben oltre il limite. Per fortuna il Tom-Tom che comunque tenevo attivo sul mio fido Nokia 6600 mi avvisò per tempo di un possibile autovelox e ritornai entro il limite per evitare possibili sanzioni.

Avendo frenato duramente per evitare di essere beccato, la busta che tenevo sul sedile del passeggero volò giù per schiantarsi per terra e rovesciare tutto il contenuto sul tappetino. Avevo deciso di venire su con qualche pensierino per Malena. Mi ero fermato da un Intimissimi e le avevo comprato un completino con perizoma string nero di tulle completamente trasparente, assieme ad un reggiseno della taglia più grande che avevo trovato, una sesta, anch’esso con coppa in tulle trasparente.

Poi mi ero recato in un sexy-shop vicino San Lorenzo ove avevo scelto, dietro suggerimento della commessa (per inciso, una tipa emo-dark, capelli neri con taglio asimmetrico, labbra con rossetto nero, unghie nere, ombretto nero, vestita di nero, pelle di color bianco morgue), un dildo – nero, ovviamente – di notevoli dimensioni (nulla che Malena non riuscisse a gestire!) caratterizzato da un tubicino che usciva da un forellino sotto ai testicoli e attraverso cui poteva essere iniettato con una pompetta un liquido biancastro, simulazione dello sperma, che fuoriusciva dal buchetto sulla cappella. Poi mi mostrò un enorme vibratore articolato, con la testa e le manine che si muovevano autonomamente. La testa era ripiena di sfere e si articolava con una rotazione attorno al suo asse che si inclinava di quasi 30 gradi rispetto alla verticale. Bello grosso e cicciotto, aveva due manine che avrebbero dovuto stimolare clitoride o piccole labbra durante la penetrazione. Il vibratore era un oggetto tra i più grossi che avessi mai visto: era oltre 25 cm di lunghezza per 5 cm di diametro in punta. Ma era nulla rispetto al terzo pezzo che mi suggerì: un dildo mostruoso, un oggetto da 30 cm di lunghezza per 6 di larghezza, dotato di foro per l’inserzione di un vero cazzo da usare come guida. “Tu ti infili il cazzo qui dentro, vedi?” mi disse indicandomi il buco e allargandone l’apertura per mostrare la morbidezza del materiale “dopo che ci hai versato parecchio lubrificante, poi lo usi come se fosse una prolunga. E glielo butti dentro dove vuoi. Io l’ho provato con il mio ragazzo e siamo venuti tutti e due in pochissimo tempo!” spiegò. Ero sinceramente curioso di come avesse fatto ad accogliere una bestia del genere viste le sue fattezze da quasi anoressica ma poi ragionai sul fatto che, comunque, attraverso la vagina doveva passare la testa di un neonato, che era almeno dieci-undici cm di diametro.
Mise poi sul tavolo un plug anale, della cui esistenza ero totalmente ignaro, che mi spiegò serviva ad abituare lo sfintere e l’ano ad ampie dilatazioni, e mi suggeriva di prenderne almeno un paio di dimensioni crescenti.
Mi sciorinò inoltre una quantità di oli e liquidi da massaggio, dal finto sperma a quello alla fragola o all’amarena, spiegandomi che assolutamente non dovevo usare l’olio Johnson’s o nessun olio alla vasellina con quegli oggetti ma con solo gel all’acqua, pena lo scioglimento del materiale di cui erano fatti.
“Ma per te nulla?” mi chiese infine.
“Per me cosa?” risposi.
“Un qualcosa per te tipo manette, uno stimolatore, un anello penico” disse prendendo da un cassetto alcuni articoli. Erano una specie di anello con un rigonfiamento al cui interno era alloggiato un motorino che vibrava – me lo fece provare attorno al pollice – ed una serie di anelli di gomma di diverse dimensioni che venivano posizionati alla base del fallo e che stringevano asta e testicoli. “Con questo non ti si ammoscia, ma non deve essere troppo stretto perché se no diventa viola e poi non ti si sgonfia più, né troppo lento perché se no non serve a nulla. Quanto sei grosso?” mi chiese come una camiciaia chiede la misura del collo. Mi aspettavo che tirasse fuori il centimetro da sarta e lo misurasse hic et nunc.
“Mah, direi così e feci un gesto della mano per indicare un diametro decisamente più grosso della circonferenza ottenibile dall’opposizione di pollice ed indice.
“Riesci a tenerlo tutto nella mano?” mi chiese.
“No, no di certo!” risposi con sicurezza. Conoscevo bene il mio cazzo per aver fatto tanti esercizi di 5 in 1 soprattutto negli ultimi tempi.
Prese veramente il centimetro e misurò sul palmo la distanza tra punta del pollice e la punta dell’indice.
“Sono 16 cm almeno, diciamo pure 17. Fanno cinque cm e mezzo di diametro. Sei veramente così grosso? Se è così, devo vederlo!” disse sorridente.
“Ma no, saranno quatto centimetri, quattro e mezzo al massimo” risposi.
“Tiralo fuori, te lo dico io!” disse prendendomi per mano e spostandomi vicino a lei dietro la cassa.
Vista la mia titubanza, mi disse “Che ti vergogni? Tranquillo, non ho nessuna voglia di fare sesso con te. Ma se ti tratto bene, c’è possibilità che tu, cliente soddisfatto, ritorni magari per tua moglie o per la tua prossima amante. E quindi, devo sapere” disse applicando una logica stringente ed una tecnica da venditrice esperta. Avrebbe potuto vendere frigoriferi ai pinguini.
Molto imbarazzato, un po’ barzotto, tirai fuori l’uccello senza slacciarmi i pantaloni, semplicemente aprendo la patta.
“Uh, tutto depilato! Bello!” disse. “Si, ma così non capisco. Non puoi farlo rizzare bene?” aggiunse.
“Sinceramente sono un po’ imbarazzato!” le risposi. Provai a smanettarmi un po’. Sarà stata l’assurdità della situazione, ma dopo qualche secondo fui quasi tutto in tiro.
“Hai ragione, è bello grosso! Saranno cinque centimetri, quasi sei. Ci vuole una XL, da 2 pollici a 2 pollici e mezzo. Con questo lo tieni diritto per una notte!” disse osservando con attenzione il mio membro.
“Non è il più grosso che abbia mai visto, forse non rientra nemmeno nella top-ten, ma lasciamelo dire: beato chi se lo becca! Di certo, se solo lo sai usare un po’, la tua lei o il tuo lui apprezzeranno. Ed io sono dell’opinione che un bel cazzo deve essere grosso al punto giusto e lungo al punto giusto: «Non grosso che attoppi, non lungo che tocchi…»”
“…ma duro che duri!” aggiunsi io, e ridemmo entrambi della battuta.
Peccato per l’aspetto funereo, aveva un sorriso caldo ed occhi vispi. Comunque comprai un bel po’ di mercanzia lasciandole oltre 100€ di spesa. Lei volle regalarmi un pacchetto di dieci condom alla fragola di taglia XL “così non rischi di perderteli dentro”.
Ed ora era tutta rovesciata in macchina. Decisi di accostare per rimettere tutto a posto perché se la Stradale mi avesse fermato all’uscita dell’Autostrada, sarebbe stato quantomeno imbarazzante, soprattutto per il cannoncino da 30 x 6. Figuriamoci se fosse stata una poliziotta. Allora si che sarebbero stati… cazzi.

Per fortuna arrivai senza problemi all’albergo. Chiamai Malena che mi stava aspettando già da una decina di minuti dentro la sua macchina parcheggiata in mezzo ai camion. Non era notte, erano solo le sei del pomeriggio, ma aveva già fatto buio ed il piazzale iniziava a riempirsi. Entrai nel parcheggio e parcheggiai proprio accanto alla sua. Scendemmo entrambi, io piuttosto a disagio, lei come se mi avesse visto il giorno prima. Mi abbracciò e mi stampò un bacio infilandomi mezzo metro di lingua in bocca.
Era …tanta. Non era grassa, aveva le forme ampollose, quasi botticelliane, con una vita evidenziata da fianchi generosi, un culo maestoso e due tette …ENORMI. Erano gigantesche. Ognuna era grossa quanto un melone di quelli grandi, quelli retati da un paio di chili che si trovano spesso in Etruria meridionale. Capello biondo mesciato, indossava un paio di leggins grigi, scarpe da ginnastica nere ed una felpa che le si accorciava sulla pancia al punto di lasciarla completamente scoperte fino a metà stomaco, con la felpa che era talmente sollevata da mostrare la rotondità rosea di quel che credevo essere il reggiseno. Ed invece, ebbi modo di notare che non indossava nulla, ma il seno non era cadente. Era grosso, ma sembrava sodo e sostenuto.
Devo dire che l’incontro non mi lasciò indifferente, infatti mi ritrovai con un certo imbarazzo ad avere una erezione che fu subito evidente.
“Anche tu sei contento di vedermi, soccm’l” disse ridendo.
“Beh, si, un po’” confessai con un certo pudore.
E non avevo ancora preso il Cialis…

Decidemmo che avremmo passato assieme la notte e poi, chissà, avremmo deciso per il pomeriggio successivo visto che comunque dovevo andare per lavoro dal cliente e, prevedibilmente, avrei pranzato con lui, salvo il fatto di dover fare tardi e ovviamente cenare assieme. Ma preferii non approfondire queste eventualità. Alla fin fine, magari non era manco questa gran scopata. Di certo, non era una brutta donna, ma onestamente avevo lasciato a casa – vabbè, per modo di dire – una modella al suo confronto. Ma Malena mi faceva sesso come poche. Era una macchina da sesso ed il suo corpo, il suo modo di muoversi, tutto urlava “SCOPAMI!”.

Mi presentai alla reception senza di lei, ma avevo il suo documento in tasca in previsione della sua presentazione. Il concierge mi accolse “Buona sera dottore, ben arrivato. La stavamo aspettando. Mi conferma che si ferma questa notte e che per domani ce lo farà sapere in giornata?” mi disse con tono professionale. Risposi garbatamente di si, che era mia intenzione ripartire l’indomani ma non ero certo di poterlo fare e se avessi fatto tardi, avrei avuto bisogno di fermarmi per un’ulteriore notte. Poi mi avvicinai e gli dissi a bassa voce: “Non sono da solo. È con me un’amica di qui con la quale vorrei passare la notte, lei mi capisce!” ammiccando. “Anzi, vorrei prenotare la cena in stanza. Credo che abbiate riservato la Junior Suite per me, giusto?” proseguii.
“Si dottore, capisco. Si, abbiamo la Junior Suite per lei, ma credo che sarebbe più indicata la Suite, perché ha una saletta da pranzo separata dalla stanza e dal soggiorno, ed il bagno è dotato di vasca idromassaggio, oltre che della doccia” e fu il suo turno a farmi l’occhiolino.
“Immagino che tutto ciò abbia un costo” aggiunsi.
“La differenza tra la Junior Suite e la Suite è di 50€ a notte. Ovviamente mi permetta di omaggiarla con una bottiglia di prosecco” aggiunse.
“Per la cena, le faccio portare il menù del ristorante assieme al bagaglio”.
“E per la signora, immagino debba darle il documento!” gli dissi, intendendo chiedergli se potesse essere possibile fare un’eccezione.
“Dottore, noi siamo obbligati a registrare tutti i documenti. Però possiamo fare così. Io metto nel registro le fotocopie di entrambi i vostri documenti, ma registrerò domattina solo quello suo. Se dovesse arrivare la Polizia per un controllo, dirò che avevo da fare con un cliente rompipalle e che non ho avuto tempo di farlo. Ma sarò costretto a registrare anche la sua amica. Comunque la probabilità è praticamente nulla” aggiunse.

Gli fornii il passaporto di Malena assieme alla mia carta d’identità. Fece una fotocopia di entrambi e me la restituì. Avevo comunque lasciato 20€ dentro il passaporto. Quando lo riaprii, non c’erano più.
“Dottore, se mi lascia le chiavi dell’auto, le porto dentro i bagagli suoi e della signora” disse sussiegoso.
Gli detti le chiavi della macchina mentre mi forniva le chiavi della camera.
“Se nel frattempo vogliono accomodarsi in veranda, qui dietro, posso offrire loro un cocktail di benvenuto?” mi chiese.
“La ringrazio. Avviso la signora” gli dissi e mi recai all’auto per prendere i pacchetti. Nel frattempo avvisai per telefono Malena di venire dentro e di portare i bagagli in macchina mia. Mi raggiunse immediatamente, tirò fuori una sacca ed un beauty case che lasciò nel mio bagagliaio, chiuse la sua macchina e mi seguì.

Passammo dal retro seguendo le indicazioni del ragazzo e potei osservare meglio la situazione da dietro. Malena aveva un bel culo, grosso ma non sformato, almeno da quanto traspariva dai leggins indossati. Notai che portava un perizoma string molto piccolo, come appariva dal piccolo triangolino di cui si intravedeva il profilo.
Ci mettemmo a sedere e ci chiesero cosa gradissimo. Chiesi un Aperol per me e Malena chiese un bicchiere di prosecco.
Le restituii il passaporto e le spiegai come ero rimasto d’accordo con il portiere.
“Sei stato molto bravo. In questo modo dubito che sarò registrata. Non che abbia problemi, ma ho detto a mio marito che sarei stata in ospedale”
“Ma se dovesse cercarti? Oppure chiamarti in ospedale. O al cellulare” le chiesi
“Nessun problema. In ospedale gli rispondono che sono dovuta scappare a Carpi per una sostituzione nel turno in sala operatoria. Lì non può chiamare, e non ho il permesso di portare il cellulare dentro. Quindi, nessun problema. Poi sa già che spesso mi capita di non essere raggiungibile e contattabile soprattutto nel turno di notte” concluse mentre beveva il suo prosecco.
“Paolo, lo sai che sei molto, molto meglio dal vivo? Lo sai che sei uno gnocco da paura?” mi disse con una certa non chalance.
“Anche tu Malena sei molto diversa. Ti avevo visto…in carne in cam…”
“E perché, ti sembro asiutta ora? Come un tùrtlòun di magher?” mi chiese. Capii che si riferiva al tortellone di magro, specialità modenese. Ridanciana e autoironica. Caratteristica delle donne intelligenti. Iniziavo a provare una certa pruderie al basso ventre.

Le feci il riassunto della situazione con il programma che avevo fatto.
“Malena, stasera mangiamo qui. Ho chiesto di portarci su la cena in camera, così non rischi di incontrare qualcuno che conosci. Che ne pensi?”
“Penso che allora ho portato troppa roba da mettermi … peccato, avevo un vestito niente male per stare con te” mi disse con espressione e tono delusi.
“Ma per me è uguale, io qui non conosco nessuno. Per me è uguale. Se vuoi stare a cena insieme alla gente, facciamo come dici tu!” le risposi.
“Qui non conosco nessuno nemmeno io. Se ti va, ceniamo al ristorante dell’albergo, tanto mi sembra molto ben frequentato ma son tutti forestieri!” aggiunse.
“Come credi. Avviso il portiere ed il maitre di preparare un tavolo per noi in un angolo riservato” le dissi.
“Facciamolo assieme” mi propose.
Mi alzai e le spostai la sedia mentre si sollevava a sua volta. Poi la seguii nella hall.

Mi rivolsi al concierge chiedendogli se poteva annullare il pranzo in camera e potevamo mangiare al ristorante e se ci prenotava un tavolo riservato. Il portiere squadrò Malena cercando di capire chi fosse e dopo qualche secondo di esitazione mi rispose “Certamente dottore, chiamo subito in sala il maitre. Se nel frattempo lor signori hanno bisogno, la loro camera è pronta. Per che ora hanno intenzione di cenare?” mi chiese sussiegoso.

Guardai Malena e proposi “Sono le 19, diciamo per le 21. Crede che sia possibile?” chiesi.
“Io credo proprio di sì, dottore” e mi fece un lieve occhiolino senza farsi vedere da Malena. Della serie, «ti ho tanato. Vai a scopare tranquillo, qui ci penso io».

Scortai Malena sulla scala seguendo le indicazioni del portiere. Non c’era ascensore e dovevamo fare due rampe lungo lo scalone signorile di quella bella villa.
Sul corridoio si affacciavano solo quattro porte. Cercai la stanza 14 che era effettivamente l’ultima in fondo al corridoio, aprii la porta e feci entrare prima Malena.

Fui colpito dalla grandezza della stanza. Era enorme. Non era una stanza, ma un appartamento, probabilmente l’appartamento del proprietario, che si estendeva in pratica per metà piano. Aveva quattro finestre che davano tutte sul cortile interno con vista sul giardino all’italiana. La stanza era molto grande con un enorme letto al centro della parete. Credo sia stato un letto fuori misura, largo almeno due metri per almeno due metri e venti di lunghezza. Ai piedi del letto una scaletta a due gradini per salire più agevolmente sul materasso, che sembrava particolarmente soffice e comodo. In un angolo, in mezzo a due finestre, c’era un enorme camino che qualcuno aveva acceso. I nostri bagagli erano stati messi sugli appositi stalli, uno per parte.
Entrai nel bagno che avevo immaginato grande, ma non tanto quanto era in realtà. La vasca idromassaggio era almeno due metri per due, in grado di ospitare comodamente quattro persone; la doccia era larga più di un metro e lunga due; due lavandini oltre a WC e bidet completavano l’arredo.

“Ti va di fare un bagno caldo?” chiesi dal bagno a Malena.
“Perché no?” mi rispose.
Aprii la vasca idromassaggio, regolai la temperatura dell’acqua in modo che fosse sufficientemente calda ed uscii dal bagno. Trovai Malena che aveva aperto la sua sacca e tirato fuori un vestito di velluto nero tutti lacci e stringhe, molto difficile da capire come era fatto. Prese poi un paio di scarpe nere con tacco a spillo e le poggiò nell’armadio guardaroba assieme al vestito che appese alla stampella.

“Si è accianfato tutto!” disse con tono seccato e dispiaciuto. “Speriamo che riprenda!” aggiunse
“Potresti provare ad appenderlo in bagno visto che c’è il vapore dell’acqua calda della vasca. Anzi, dammelo che lo appendo io fuori della doccia” le dissi. Lei mi ringraziò, prese il vestito e me lo porse. Si chinò a prendere altre cose dalla sacca che mise dentro uno dei cassetti. Poi tirò fuori una bustina che mise dentro il cassetto del comodino. “Io dormo da questo lato, ti dispiace?” mi chiese, indicando il lato destro del letto.
“No, per me va benissimo, sono abituato a dormire dall’altro lato” risposi.

Volevo darle i miei pensierini, ma reputai cosa migliore attendere.
Malena entrò in bagno (“Devo fare pipì, mi aspetti?”) ed io, incuriosito, volevo dare una rapida occhiata a quel che aveva nel cassetto. Stavo per avvicinarmi quando sentii la porta aprirsi di scatto.
“Paolo, ma è meravigliosa!” urlò di gioia.
“Cosa?” le chiesi
“La vasca idromassaggio! È quasi piena, vieni, dai!” ed iniziò a spogliarsi sfilandosi la felpa. Come avevo notato prima, era senza reggiseno ma le tette, veramente enormi, stavano su da sole, non erano calate come mi era parso di vedere via webcam. Certo, un po’ si appoggiavano al petto ed al costato, ma era stupefacente notare quanto erano sode. Si sfilò quindi in un solo rapido gesto i leggins ed il perizoma, rimanendo nuda di spalle. Ammirai il culo, un signor culo. Certo, le cosce erano molto più grandi di quelle di Francesca o di Dede che ero abituato a vedere, i glutei erano massicci e sporgenti ma non c’era un filo di cellulite. I fianchi erano morbidi, ampi, burrosi, la vita tutto sommato sottile a sorreggere un torso quasi magro ma con quello spettacolo di seni che si portava a spasso.

Mi spogliai anch’io velocemente e mi avvicinai a Malena abbracciandola da dietro mentre si era chinata per sentire l’acqua nell’idromassaggio. Giacché ero eccitato, sentì la mia erezione poggiarsi sulle sue natiche. Si voltò e mi chiese: “Sei già pronto, vedo. Ma non vuoi attendere un po’? O preferisci avere un assaggino di quel che voglio farti questa notte, mio bel salamone?” mentre prendeva il mio cazzo in mano e lo accarezzava con voluttà.

Non feci in tempo a risponderle che mi ritrovai la sua bocca completamente avvolta alla cappella mentre con una mano mi masturbava e con l’altra mi stringeva le palle.
Avevo ricevuto tanti pompini di pregevole fattura fino ad allora, ma la sua bocca trasmetteva sensazioni simili a quelle di una scopata in una fica stretta al punto giusto, umida ed accogliente. Quando si narra della innata capacità delle emiliane nel fare i bocchini, non si contano balle: mediamente è la verità. E Malena non faceva torto al mito anzi, lo rafforzava a pieno titolo.
Sta di fatto che iniziai a scoparle la bocca, entrando sempre più dentro fino a quando non mi ritrovai con le sue labbra stringermi alla base dell’asta ed accarezzarmi il pube. Lo aveva ingoiato tutto con una facilità ed una maestria particolari, senza il minimo fastidio o conato nonostante, ne sono ancora certo, le fossi arrivato completamente in gola ed oltre. Poi se lo sfilò lentamente, grondante di saliva e di muco, per leccarlo di nuovo mentre si dava da fare con le mani.
“Fermati, ti prego. Non voglio venire, ancora no!” la implorai. E per distrarla, mi misi con la testa in mezzo alle sue cosce ad esplorare la sua intimità.
Aveva il sesso caratteristico delle donne in carne, pube ciccioso, grandi labbra gonfie e grosse, piccole labbra rosate ma leggermente slabbrate, frutto di uno o più parti naturali, confermati dalla presenza di una cicatrice a virgola sul perineo, da episiotomia. Il clitoride era nascosto da un lembo prepuziale abbastanza evidente che in effetti già alla prima stimolazione si era retratto mettendo in evidenza una sorta di piselletto grosso quanto una ghianda. Divaricai ancor di più le piccole labbra a scoprire al massimo quella chicca che iniziai a suggere con passione e desiderio mentre Malena si agitava sotto la mia bocca premendo con entrambe le mani il mio viso contro il suo sesso, strusciandosi su e giù.

Mi distolsi di forza dall’azione, presi per il braccio la donna ed entrammo nella vasca idromassaggio, sperando di poter raffreddare un po’ i bollenti spiriti di entrambi. Mi ricordai delle spese folli fatte al sexy shop e del consiglio della signorina di infilare l’anello fallico solo in erezione e possibilmente facendomi aiutare le prime volte.
“Aspetta un attimo!” le dissi mentre mi alzavo ed uscivo dalla vasca. “Devo prendere una cosa” le dissi. Mi asciugai alla meglio con il telo da bagno e corsi di là in camera, armeggiai nella busta e presi le confezioni sigillate dei due differenti anelli fallici. Cercai disperatamente qualcosa per aprire quelle cacchio di confezioni termosaldate quando mi ricordai di avere nel beauty una tronchesina da unghie. Aprii febbrilmente la sacca, cavai fuori il beauty, cercai lo strumento e tagliai rapidamente entrambe le confezioni. Ero curiosissimo di sapere cosa avrebbe detto e come avrebbe reagito. Mi ricordai anche di prendere il Cialis, sarebbe tornato utile nel dopo cena.
Rientrai in bagno chiudendo nel pugno i due anelli.
“Cosa dovevi fare di tanto urgente?” mi chiese Malena mentre con una mano si accarezzava il suo sesso in quel momento particolarmente gonfio e voluminoso.
Non le risposi ma aprii la mano e le mostrai gli anelli.
“Mi aiuti a metterlo?” le chiesi..
Mo’ dai, mo sei già bel bel duro e grosso, ch’el vuoi sfondarmi ancora?” mi disse mentre prendeva gli anelli e ne saggiava la consistenza.
Ascolta te, secondo me, serve questo!” scegliendo quello un po’ più piccolo e più morbido.
“Alzati!” e mi fece sollevare mettendomi con il cazzo e le palle all’altezza del suo viso.
Prese l’anello, lo allargò con due mani e lo infilò prima sull’asta e poi, mantenendolo allargato, attorno alla base facendo entrare i testicoli uno alla volta. Era una sensazione strana, mi sentivo come se qualcuno mi stesse strozzando il cazzo alla base. Sentivo peraltro il pene indurirsi sempre più e raggiungere una consistenza notevole, sicuramente a livello DDC[2]. Anche Malena se ne accorse e ne approfittò.
“Oh, fammelo succhiare ancora un po’ questo bel cazzone duro, dai!” e lo rimise in bocca fino in fondo, forzandosi di contenerlo tutto mentre mi abbracciava con le mani dietro le chiappe a spingermi dentro di lei.
Alla fine, dopo qualche decina di secondi di questa tortura autoinflittasi, ebbe un conato di gola e tirò fuori il mio uccello un’altra volta grondante.
“Io dico che è pronto. Lo voglio. Ora, subito, dai, non farti pregare. Scopami!” mi disse tutto di fila, si inchinò a pecorina davanti a me e mi porse la sua figa gonfia e già lucida per le abbondanti secrezioni. Difatti, entrai come un dito nel budino dritto fino alla radice, provocandole un gemito di piacere. Iniziammo a scopare violentemente, io che sbattevo il pube sulle sue chiappe, lei che mi veniva incontro con altrettanta decisione.

Mi venne voglia di schiaffeggiare quelle chiappone sode e detti un paio di manate leggere. “Si, ma dai, si!!! Ancora!” ed aumentò ritmo e violenza.

Mi tirai fuori e cambiai posizione. Mi misi seduto dentro la vasca, la feci girare e le feci prendere il cazzo dentro di lei; iniziai a titillarle i capezzoli, poi strizzarglieli e quindi a mordicchiarli. Tanta abbondanza mi ispirava forme di sadismo mai provate prima. Per la prima volta in vita mia, avevo voglia di far male ad una donna ma non picchiandola o violentandola, semplicemente provavo piacere a sentire quanto lei godeva mentre le infliggevo questi trattamenti.
Decisi che era giunto il momento di provare quanto fossi duro: la sollevai da me e puntai la cappella sul suo sfintere.
“Ah, il signore gioca pesante! Vuole il culo, eh?” disse mentre con la mano accompagnava il mio cazzo verso il buchetto; messo in posizione, vi si impalò sopra con una manovra continua, senza dare apparenza di provare dolore o fastidio per quella dilatazione forzata.
Fui dentro, stretto dallo sfintere e dall’ampolla rettale.
“Sei fortunato, ho appena fatto un bel clisterone in ospedale, mi sono lavata con cinque litri di acqua e camomilla, non ho più nulla dentro. Sono anche dimagrita!” disse ridendo mentre faceva su e giù.
Io ero molto lontano, il mio cazzo era invece durissimo come non mai. Probabilmente la combinazione cockring e Cialis avevano fatto la magia. Mi sentivo che avrei potuto continuare per ore.
Però, dopo quasi mezz’ora di sesso e più di un quarto d’ora nel culo, Malena decise che era abbastanza.
Si sfilò, si mise in ginocchio davanti a me ed iniziò a masturbarmi.
“Voglio che mi spruzzi in faccia” mi disse.
Ero troppo lontano. Non riuscivo a venire, ma l‘erezione era sempre quella di prima.
“Malena, non ce la faccio. Non ci riesco così. Facciamo una pausa e riprendiamo dopo cena, ho delle sorprese per te!” le dissi. “E poi la notte è giovane!” aggiunsi.
“Oh beh, bello, mettiti tranquillo lì: dopocena mi scopi per bene, mi fai venire un paio di volte, poi ti svuoto come so fare io, che ti faccio dormire come un putein” disse dandomi un colpetto sul pisello ancora in tiro.
“Non credi che sia il caso di togliere l’anello?” le dissi.
“Ma no, tienilo su, ti metti i pantaloni senza mutande e non si vede nulla!” mi disse.
Iniziavo peraltro a sentire un po’ di fastidio e notai che la cappella era molto scura.
“No, meglio che lo tolgo. Non sono abituato. E poi mi inizia a dar fastidio” aggiunsi.
“Oh, non tirar scherzi eh, che stasera voglio godere, eh!” concluse uscendo dal bagno mentre io mi sfilavo quell’elasticone. Come lo tolsi, sentii una sensazione di profondo sollievo ed in poco tempo l’erezione cessò. Mi sembrava di avere in mezzo alle gambe un corpo estraneo: in effetti, pur da moscio, il pisello era gonfio e più grosso del normale e mi dava un po’ fastidio stringerlo.

Mi buttai sul letto e Malena accanto a me. Riposammo per qualche minuto finchè non suonò il telefono.
“Si?” risposi.
“Dottore, è la reception. Il ristorante mi chiede di confermare il tavolo alle 21” mi disse il portiere.
Guardai l’orologio, erano le 20:45.
“Si, certo, ma come mai questa domanda? Siamo ancora in tempo o no?” chiesi.
“Mi scusi per averla disturbata, ma ho pensato che forse avesse cambiato idea e che preferisse mangiare in stanza” mi spiegò sussiegoso.
“No, no, Scendiamo. Magari alle 21:15. Ma scendiamo, grazie!”.
Non avevo alcuna voglia di saltare la cena. Avevo bisogno di fermarmi un momento.
“Malena, cara, dobbiamo andare a cena” le dissi all’orecchio mentre le accarezzavo un seno.
“Mmmm, se mi scopi scendo subito!” rispose.
“Ma dai, no, non ce la faccio. Facciamolo respirare!”.
“Ok, allora andiamo. Ma non ti mettere le mutande!” mi disse. “Deve stare bello all’aria, quel salamone!” aggiunse prendendomelo in mano e strizzandolo un po’. “È proprio bello, sai? Hai proprio un signor cazzo!” e gli diede un bacio sulla cappella.
Si alzò e andò in bagno a recuperare quel che lei diceva essere il vestito.

Vestito? Chiamare vestito quella rete da pesca, quell’assieme di corde e legacci era veramente un assurdo.
Stette a litigare un po' con stringhe, fettuccie, asole e passanti ma alla fine riuscì a sistemare quella sorta di copriseno e copri patacca che lasciava ben poco all’immaginazione. Di fatto, era qualche centimetro quadrato di tessuto tenuto assieme da qualche decina di metri di stringhe. Nel complesso, era particolarmente eccitante e provocante, di certo non elegante. Si vedeva chiaramente che non indossava alcun tipo di biancheria: era semplicemente impossibile non notarlo, vista la quantità di pube, seni e glutei esposta. Ma non doveva essere elegante. Doveva essere provocante, e fanculo la classe. Tanto, per gli altri avventori era chiaro come sarebbe andata a finire la serata.

Quando il maître ci accompagnò al tavolo (per fortuna, avevo chiesto ed ottenuto un posto riservato, lontano dagli sguardi degli altri presenti) non smise di mangiare con gli occhi Malena per un solo secondo. Analogamente fecero i ragazzi che probabilmente fecero a botte per poter servire il nostro tavolo. E il bello era che Malena era assolutamente indifferente a quel che le succedeva intorno: ed io che mi ero preoccupato della discrezione e del non voler esporla pubblicamente…

“Ti rendi conto che stai facendo segare dei ragazzi in cucina? Quelli ogni volta che vengono qui al tavolo, hanno il cazzo dritto e come si spostano si toccano!” le dissi ridendo.
“Sapessi quanto mi piace sapere che c’è qualcuno che si sega per me!” rispose sistemandosi meglio una parte del vestito per coprire un capezzolo birichino che era uscito fuori.

La cena non durò molto. Misi sul tavolo venti euro di mancia per i ragazzi, visto il servizio accurato che ci avevano prestato. Avrei però forse dovuto darli a Malena, grazie alla cui sfacciataggine avevamo avuto tutti quei mosconi pronti a servirci.

Tornammo in stanza dopo aver fatto un giro di palazzo per digerire ed esporci un altro po’ agli ospiti che si erano spostati fuori a fumare.
“Non so se hai notato come tutti ti guardano!” le dissi.
“E tu lasciali guardare. Dovresti essere contento, ti invidiano perché stasera ti scopi una gran gnocca!” mi rispose aprendo il soprabito davanti a me e mostrandomi il “vestito” che si era tutto spostato mettendo in evidenza tutto ciò che sarebbe dovuto rimanere coperto.
“Ma lo avevi provato questo vestito, prima?” le chiesi.
“Si, certo, una sera in un privè qui vicino. Vogliamo andarci?” mi rispose.
“No, preferisco averti tutta per me!” e le infilai una mano sotto al soprabito a titillarle il culo da dietro.
“Allora che aspettiamo? Andiamo! Ho una voglia matta di scoparti. Ho la figa che è già un lago, senti!” e si infilò un dito tra le gambe per poi farmelo leccare.
Effettivamente era molto, molto eccitata.
Salimmo in camera, non prima di aver chiesto al concierge di svegliarci per le 7:30. Non tanto per me, quanto per Malena che sarebbe dovuta rientrare a casa dopo un ipotetico smonto turno di notte.

Feci entrare Malena prima di me giusto per ammirare quel culo seminudo e quelle chiappone sode. Per fortuna non avevo messo le mutande sotto i pantaloni, e quindi la mia erezione viaggiava con poche costrizioni.

Come chiusi la porta, Malena si tolse il soprabito, mise una mano sul mio pacco e mi baciò. Poi, mi sussurrò: “Ho tanta voglia di te. Ora spogliati e mettiti sul letto, io vado in bagno e arrivo”.
“Perdonami, ma dovrei andare anch’io!” le risposi, un po’ imbarazzato.
“Allora, Paolo, vai tu, rapido. Fai quel che devi, ma voglio vederti nudo quando esci!” ribadì.
Entrai in bagno, feci quel che dovevo, mi feci una rapida doccia per pulirmi per bene e recuperai l’anello fallico. Decisi di indossarlo prima di uscire. Sapevo che uscire dal bagno con il cazzo super dritto avrebbe accelerato le sue abluzioni. Lavorai un po’ cercando di infilare pisello e testicoli dentro quella sorta di elastico e dopo un paio di tentativi, trovai il modo di riuscirci. Un po’ l’azione meccanica, un po’ l’eccitazione, un po’ il Cialis che ormai era nel pieno dell’effetto, uscii dal bagno con un cazzo al 110%.

Malena era in attesa, nuda con un qualcosa di nero in mano oltre al suo beauty case. Non poté trattenere un sorriso ed una rapida toccata “Ma qui siam già pronti per la festa!” sussurrò mentre accennava un rapido scappellamento.
“Si però ‘spetta mo’, fai che ti metti bon bon sul letto e mi aspetti, mo’?” mi disse mentre entrava in bagno.

Approfittai per togliere dalla busta del sexy shop la mercanzia. Dispiegai sul tavolino accanto al letto i due dildo ed i plug anali, la boccetta di gel lubrificante finto sperma ed i preservativi alla fragola.
Presi poi il pacchetto di Intimissimi e lo misi sul letto dalla sua parte.
Quindi mi distesi, presi un po’ di gel e me lo passai sul pisello per lubrificarlo un po’ mentre mi stimolavo al pensiero delle prossime, soffici battaglie. Sistemai meglio il ring che avevo appena messo e controllai che fosse indossato correttamente. Il cazzo era decisamente in tiro, duro come non mai, «pronto alla pugna, signore!» sembrava dirmi mentre lo osservavo sorpreso per la dimensione considerevole che aveva raggiunto.

Dopo qualche minuto Malena uscì dal bagno completamente nuda. Vedere quelle tettone che le sballonzolavano mentre camminava era uno spettacolo.
Salì sul letto dalla mia parte, si chinò sopra di me e mi baciò dolcemente. Poi allungò la mano a toccare il mio cazzo e sussurrò “Ho la sensazione che lui sia molto contento di vedermi. Ora bacio anche lui” e me lo prese in bocca questa volta succhiandomi per bene la cappella e leccandomi fino alla base. Quando rialzò gli occhi si rese conto del pacchettino che le avevo messo sul letto.
“Oh caro, è per me?” chiese.
“Si certo, è veramente un pensierino. Una stupidaggine” le risposi.
Malena scartò il pacco e tirò fuori il completino, lo aprì e mi disse: “Delizioso!” poi guardò la taglia e disse “Bravissimo! Hai azzeccato sia la taglia della mutanda che quella del reggiseno!” e si chinò per darmi un bacio.
Poi si accorse della panoplia di dildo, plug ed il resto e sbarrò gli occhi.
“Ma hai intenzioni bellicose, stasera, caro?” mi chiese con un ghigno beffardo.
Scese dal letto, fece il giro e si mise ad accarezzare quegli oggetti analizzandoli con attenzione.
Poi prese il plug anale più grosso di tutti e mi disse: “Questo me lo infili ora, subito, così tra un po’ sono bella pronta per un orgasmo anale” e me lo porse assieme al lubrificante. Aprì la boccetta e fece scendere qualche goccia di prodotto sulla testa del plug meravigliandosi per la somiglianza con lo sperma e con le secrezioni vaginali. Se ne portò una goccia alle labbra per assaggiarlo ma fece una smorfia “ma non è buono come la sborra!”. Quindi spalmò quel liquido gelatinoso su tutta la superfice e mi passò il plug mettendosi a quattro zampe sul letto.
“Ora me lo infili!” mi ordinò.
Pensai che era troppo grosso per entrare al primo colpo per cui presi anch’io un po’ di gel, lo spalmai con un dito attorno allo sfintere e poi dentro lo sfintere, poi infilai due dita e alla fine tre dita facendo un po’ avanti e indietro mentre sentivo i muscoli rilassarsi. Presi allora il plug e lo infilai applicando una pressione costante fino a quando, superata la massima larghezza, Malena lo tirò a sé con una contrazione delle pareti interne e dello sfintere stesso. Era impressionante sapere che aveva dentro di sé un oggetto di circa sei centimetri di diametro senza che da fuori si vedesse nulla.

Approfittando della posizione le detti un bacio sulla fica e vi infilai la lingua, poi, un dito alla volta, tutta la mano fino a metà palmo. Malena era in estesi per essere stata dilatata e si stava massaggiando furiosamente il clitoride.
Presi allora il primo dildo, quello nero con la pompetta. Riempii di gel il serbatoio, ne misi un bel po’ attorno alla cappella ed iniziai ad infilarlo. Malena si allargò divaricando le ginocchia verso il letto e si offrì alla penetrazione da parte di quell’oggetto così grosso. Poi, lo prese in mano, si girò sulla schiena ed iniziò a farlo scorrere dentro e fuori mentre le infilavo il mio cazzo in bocca. Riuscii a prendere la pompetta e a schizzare un po’ di lubrificante dentro di lei. Il risultato fu un ulteriore fuoriuscita di umori misti a quel liquido biancastro e filamentoso che però aiutò la stimolazione. Presto fu preda dei primi sintomi di un orgasmo; le tolsi allora il dildo e le infilai il mio membro nella figa grondante.
La scopai con intensità facendola venire quasi subito con un orgasmo intenso che le fece stringere le gambe più volte.
Quindi passai al culo. “Che ne dici? Vogliamo sentire se si è allargato?” le chiesi mentre tiravo fuori il plug che venne fuori con un pop simile al tappo di una bottiglia.
“Si, mo’ dammelo tutto dentro eh? Che devo venire col culo, stavolta. Me lo devi fare arrivare in gola, te’l capi’? Tu non smetti fino a che non vengo. E se ti si smoscia, usa pure questo, toh!” e prese il mega dildo. Si accorse che era cavo dentro, e mi disse: “Ma è moscio! Ma che ci faccio con questo?” mi disse.
Al che lo presi, infilai dentro alla base il mio cazzo fino a farlo aderire al mio pube.
“Ho paura che con questo ti sventro. Sono più di sei centimetri di diametro. Sei sicura?”
“Oh alla peggio me lo infili davanti e dietro ci mettiamo l’omo nero, teh!” e prese il dildo nero che aveva appena usato davanti.
La misi di nuovo a pecorina ed infilai lentamente la cappella del mio combo. Mi faceva effetto vedere quella sberla in mezzo alle gambe. Era decisamente enorme.
Forzai lo sfintere che lentamente si divaricò mentre Malena iniziava a soffrire un po’.
“Ahia, mi fai male! Piano!” mi disse quasi piangendo.
“Me lo hai chiesto tu! Smetto?”
“Ti ho forse detto di smettere? Ti ho detto che tu devi farmi venire col culo, teh! Bon, mettimelo dentro, ma piano che mi fa male!”
Continuai a spingere. Oramai la cappella era del tutto dentro, iniziavo ad entrare con l’asta. Dentro aveva circa dieci centimetri, ma il mio cazzo, usato come nerbo di quel coso inanimato, era tutto fuori. Malena si inarcò cercando di favorire ulteriormente la penetrazione, ma decisi di fermarmi. Attesi qualche momento che la dilatazione si assestasse e poi continuai. Fui bloccato da una forte contrazione seguita da un immediato strillo di dolore.
“Ahi! Mi fa male!!!” urlò.
“Te l’avevo detto che è troppo grosso!” le risposi, un po’ preoccupato della sua smorfia. Avevo paura di provocarle un trauma lacero-contusivo all’ano, all’interno del quale i tessuti sono molto, molto sottili e le terminazioni nervose molto ramificate.
“Io…non…ti…ho…detto…di…smettere” disse tra un sospiro e l’altro, scandendo le fitte di dolore.
“Si ma così non andiamo avanti. Dai, proviamo senza e sentiamo come sei larga!” le dissi suggerendole di interrompere quella tortura.
Tirò invece un respiro e con un movimento secco superò il punto accogliendo per altri cinque o sei centimetri il bastone. “Ecco! Ora ci sei! Fai un po’ avanti e indietro, ma piano, mi raccomando!” mi disse sempre con voce sofferente.
Iniziai ad arretrare e poi a riavanzare, molto lentamente e molto dolcemente, fino a che non mi resi conto che Malena stava iniziando a rilassarsi. La morsa del suo sfintere e di tutto il tratto del retto si stava allentando e la penetrazione sembrava più agevole. Spruzzai un altro po' di lubrificante sull’asta e ricominciai a spingere ritmicamente. Oramai il suo retrobottega era completamente aperto, agevole ed accogliente. Ero arrivato a vedere scomparire almeno venti centimetri di quella stanga e sentivo la pressione dello sfintere allentarsi.
“Dai, muoviti, sfondami!” urlò mentre con le mani si dilatava le chiappe per facilitare l’introduzione.
Aumentai il ritmo, ormai certo di aver superato il momento critico. Notevoli secrezioni mescolate alla copiosa quantità di gel si depositavano alla base del dildo provocando un rumore di mani che se insaponano.
“Ora fermati! Prendi l’omo nero e ficcamelo dentro nella figa, dai mo’” mi disse ansimando dal piacere.
“Ma sei sicura?” le chiesi.
“SI!!! O vuoi fare l’umarell e stare a guardare che faccio tutto da sola?” mi rispose.
Non me lo feci ripetere e le infilai il dildo nero nella vagina senza lubrificante, era talmente bagnata che le entrò per buoni quindici centimetri senza nessun ostacolo.
“Oh, ora si che si ragiona! Muoviti dai, sfondami per bene. Fammelo sentire in gola!” mi urlò la voce rotta dal piacere.
“Se me lo dici così!” ed iniziai a stantuffare senza troppi riguardi. Mi ritrovai ad infilarle altri due o tre centimetri di bastone prima di provocarle l’ennesima fitta di dolore.
“Senti, Malena, se devo farti godere, fammelo fare con il mio cazzo. Ti giuro che ti inculo fino a che non vieni!” le dissi.
Si convinse subito perché letteralmente sputò dal culo la cappella del dildo; il suo sfintere era grottescamente aperto, sembrava una enorme O disegnata in mezzo alle chiappe. Credevo che non mi sarei nemmeno accorto di infilare il mio cazzo in quel buco, ed ero quasi certo che anche lei non avrebbe sentito nulla. Invece, dopo qualche momento, iniziai a sentire le pareti del retto stringersi sul mio pisello e lo sfintere serrare come una morsa la base dell’asta, come se avessi indossato un altro cockring.
Ripresi a stantuffare quel culo mentre con la mano muovevo il dildo che era rimasto piantato dentro la figa.
“Oh, ora si che si ragiona! Quando uno è giusto, è giusto! Dai, fammi sentire che così mi piace da morire!” mi disse con la voce ora pregna di godimento. E che si divertisse era chiaro visto che le secrezioni vaginali avevano letteralmente imbiancato la base del dildo nero, provocando un curioso effetto zebrato sui rilievi disegnati sulla superficie di quel giocattolo.

Presto Malena iniziò ad ansimare, il piacere che provava era intenso e non simulato, le contrazioni che sentivo sulla cappella erano reali e trasmesse anche dal movimento del dildo nella sua vagina.
Il suo orgasmo fu potente, intenso e la squassò. Le gambe le tremarono come se fosse stata presa da un attacco di convulsioni, dalla vulva colavano rivoletti di liquido bianco della consistenza dello sperma, come avevo già visto in cam in precedenza.

Io invece ero lontano e potei continuare a pomparla. Fu lei a chiedermi di fermarmi.
’Speta, ‘ho il bus del cul com al bus del busilan!”
“Cosa?”
T’ha dit che m’ha rot el bus del cul
“Veramente me lo hai chiesto tu!”
“Vero! E infatti te ne sono grata. Solo che ora devi aspettare per rientrare!” mi disse ridacchiando. “Però ora ti succhio via l’anima!” e si gettò come un’ossessa a spompinarmi.
La sua azione era da manuale: leccata della cappella, a scendere lungo l’asta, leccata alle palle mentre con la mano massaggiava la cappella, e poi in bocca a succhiare, e poi a infilarlo di lato, e poi giù in gola fino alla base del cazzo, forzandosi a prenderlo tutto e ad arrivare in fondo all’esofago fino a provocare contrazioni e conati, ma poi riprendeva da capo.
Ad un certo punto si stese sul letto sulla schiena con la testa fuori dal materasso e mi chiese: “Ora scopami la bocca. Mettilo dentro tutto, voglio che arrivi più in giù possibile”.
Seguii i suoi suggerimenti in quella che era per me la prima volta di una pratica che avevo visto solo in un film porno e che non ero riuscito a rifare con mia moglie. Iniziai pertanto a infilare il cazzo dentro la bocca e quindi in gola. Vedevo perfettamente la punta del pisello che spingeva da dietro verso la glottide e la sua gola allargarsi come la gola di un serpente intento ad ingoiare la sua preda intera. Iniziai a entrare ed uscire lentamente, poi più ritmicamente.
La stranezza della situazione, unità alla novità della cosa ed alle sensazioni mai provate prima mi portò all’orgasmo. Un fiotto di sperma le colmò l’esofago provocandole un conato proprio mentre le contrazioni scagliavano fuori getti di liquido che la invadevano. Lo tirai fuori gocciolante mentre Malena quasi soffocava cercando di liberare la gola dalla massa di liquido che quasi l’ostruiva.
“Stai bene?” le chiesi un po’ preoccupato.
“Ma quanta sborra avevi? Mi hai quasi soffocato!” mi disse ansimando.
Poi però si girò e si rimise a leccarlo.
“Hai lo sperma dolcissimo. Sicuro di star bene e di non avere il diabete?” mi chiese con fare professionale.
Le illustrai la dieta a cui mi ero sottoposto prima di partire in previsione dell’incontro.
“Beh, hai centrato l’obiettivo: hai la sborra più buona che abbia mai assaggiato, e si che di sborra ne ho bevuta a litri!” mi disse con un senso di ammirazione misto a profondo piacere, mentre continuava la meticolosa opera di pulizia con la lingua a suggere anche l’ultima goccia di nettare.

Ci mettemmo a letto, ma la notte era giovane. Mi ero astenuto dal bere alcolici proprio per non dover provare gli effetti della stanchezza assieme alla cecagna da alcol e, al di là del fatto che avevo già avuto un orgasmo, ero ancora armato di bellicose intenzioni. Il Cialis garantiva tempi di recupero rapidi e dopo qualche minuto ero già pronto per il terzo round.

Presi l’iniziativa e mi dedicai con passione al suo clitoride. Lo succhiai e leccai fino a farlo diventare della dimensione di un cece, poi mentre continuavo a leccarlo infilai prima uno, poi due ed infine tre dita dentro di lei muovendole lentamente.
Malena aveva intanto preso la mia testa e la spingeva contro il suo sesso con entrambe le mani, ansimando per il piacere. Si inarcò ed ebbe un orgasmo leggero, immediatamente seguito da una piccola emissione di liquido vaginale denso.
Mi staccai con la testa e mi misi in ginocchio a masturbarla cercando di stimolare quella zona ruvida, zigrinata, posta sulla faccia superiore della vulva, alla portata delle mie dita. La sua stimolazione le provocò intenso piacere e ulteriori secrezioni, oltre ad allargarla ulteriormente. Quasi senza volerlo, mi ritrovai ad infilarle quattro dita, poi l’intero palmo stretto a cucchiaio. Fu a quel punto che Malena prese con le sue mani la mia ed anziché sfilarla, come avevo immaginato, se la infilò ancora più dentro. Mi ritrovai con le piccole labbra strette attorno al mio polso e la mano tutta dentro. Era la prima volta che provavo il fisting e la cosa non fu particolarmente gradevole per me. Tuttavia, l’eccitazione del sesso alla “famolo strano” mi fee superare quel senso di repulsione per quella pratica a cui non ero abituato. Mi sembrava strano poter esplorare con le dita quella cavità così umida, calda, avvolgente, e nel frattempo mi eccitava la vista di Malena che si inarcava sulla schiena sollevando il bacino mentre sfrucugliavo le sue intimità e nel frattempo lei si masturbava furiosamente il clitoride.
Anche in questo caso durò poco ed un ulteriore orgasmo la sconquassò.
Io ero ancora eccitato, ma l’idea di infilare il mio cazzo, seppur non piccolo, laddove avevo fino a poco prima messo tutta la mano fino al polso - mano che peraltro avevo tirato fuori grondante di umori filamentosi – non è che mi aggradasse del tutto. Mi accostai pertanto di nuovo al culo.
“No ti prego, aspetta un attimo! Mi fa ancora male!” mi implorò. Prese in mano la situazione e mi guidò dentro di lei nella sua fica.
Credevo di entrare in un pozzo scuro, mi ritrovai invece accolto in una tana stretta, elastica, reattiva. Malena mi rigirò sulla schiena e mi scopò alla smorzacandela aumentando via via il ritmo e generando botte di piacere profondo ed intenso. Stranamente durai pochi minuti. Venni un’altra volta dentro di lei, ma meno intensamente di prima. Purtuttavia, quando si sfilò una colata di liquido colò dalla sua vulva su di me e sul letto.
“Ohi, ma quanto ce ne hai? Lo sai che me lo sento ancora in gola? È come se avessi mandato giù una boccetta d’acqua” mi disse con tono tra il sorpreso e lo scherzoso.

Quella notte finì così. Sia lei che io avevamo investito tutte le nostre risorse disponibili e ci addormentammo io abbracciato a lei di spalle, le mie mani ad abbracciare quelle tette enormi ed il mio cazzo, ancora in tiro, appizzato al suo culo.

La mattina successiva fummo svegliati dal telefono interno alle 7:30.

Sollevai le coperte e rimirai quel culo che diceva ”sfondami ancora!”.
Malena dormiva su un fianco e decisi di svegliarla a modo mio. Ero già in tiro, presi dalla boccetta un po' di gel e me lo cosparsi attorno alla cappella. Mi avvicinai con circospezione per non farla destare prima di essere dentro di lei, le divaricai le chiappe, appoggiai la cappella allo sfintere e con un piccolissimo sforzo mi ritrovai all’interno del suo culo.
Malena si svegliò e mi disse: “Ma che bel buongiorno… guarda che devi farmi godere anche davanti!” … appena sveglia e già voleva essere soddisfatta completamente. Mi detti da dare un po’ provocandole ansimi e gemiti di piacere, poi mi sfilai e glielo misi dentro davanti. Era già tutto un lago e non ebbi problemi a entrare dentro fino in fondo. Questa volta durai poco, giusto il tempo di eccitarla che venni dentro di lei.

“Non mi hai fatto venire, egoista!” mi apostrofò ridendo mentre si accarezzava la micia sfregandosi il clitoride. Rimasi a guardarla masturbarsi fino a che non venne anche lei.

Ci baciammo per la prima volta da quando c’eravamo incontrati poche ore prima. Fu un bacio quasi casto, tenero. Nulla a che vedere con il sesso selvaggio a cui ci eravamo abbandonati fino a qualche minuto prima.

Andammo a fare la doccia, scherzammo un po’ sotto l’acqua ma il tempo scorreva inesorabile e l’ora del suo ritorno a casa era imminente. Si vestì come era arrivata, rifece la valigia al cui interno stipò tutte le cose che le avevo portato in dono e ci recammo a fare colazione.

L’accompagnai all’auto e ci salutammo con un bacio, questa volta un po’ meno casto, come un bacio di addio.

In effetti fu un bacio di addio.

Ci sentimmo altre volte, riprovammo a fare sesso virtuale ma decidemmo di comune accordo che non era più soddisfacente dopo esserci conosciuti carnalmente.
Ci eravamo promessi che ci saremmo incontrati di nuovo per rinnovare quell’esperienza di sesso estremo, ma per un motivo o per l’altro non fu più possibile.

Malena venne una settimana a Roma per un colloquio di lavoro, si era separata dal marito e voleva cambiare città e ambiente. Ci sentimmo, fissammo un appuntamento ma poi per una serie di motivi familiari non mi fu più possibile vederla. Dopo qualche giorno smise di rispondere al telefono e dopo un paio di mesi ricevetti l’avviso “Attenzione, il numero da lei chiamato è inesistente: si prega di controllarne l’esattezza”. Aveva cambiato numero. Anche l’email che le avevo inviato mi tornò indietro con l’errore “container not found”.

Chissà che fine ha fatto.



[1] Qualcuno si chiederà, giustamente: ma non era una coppia aperta, scambista? Si, ma solo per lui. A lei non era concessa la possibilità di divertirsi da sola coram populo, ma solo con il marito presente. E ciò lo aveva reso più cornuto di un cervo anziano.
In compenso, a dire di Manola, quando scambiavano, lei era di bocca buona e ne rimediava sempre due o tre a notte, lui invece spesso andava in bianco, o quasi.

[2] Come per i minerali esiste la scala di Mohs che ne misura la durezza, andando da 1 - talco a 10 – diamante, così esiste la scala di durezza del cazzo che si articola in: Moscio [M], Semi moscio [SM], Barzotto [B], Duro [D}, Durissimo [XD], Duro Da Culo [DDC].
 

Luckyjohnny

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Sei bravissimo, una lettura davvero piacevole. E poi ti invidio molto per le avventure che hai vissuto
 

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Malena, o del sesso alla emiliana​

Premessa.

In parecchi mi hanno scritto per chiedermi ragguagli sulla veridicità delle mie storie.
Rispondo pubblicamente.
TUTTE le storie che ho fin qui raccontato sono basate su fatti reali, effettivamente avvenuti con persone realmente esistite. Le esperienze di sesso sono reali. Ho vissuto una vita da mezzo puttaniere, ho avuto due mogli – vabbè, la seconda è stata quasi moglie, ma è la donna che ho amato di più e che mi ha straziato il cuore lasciandomi da solo – ed una lunga teoria di amanti e di donne per lo più poco significative dal punto di vista affettivo ma molto gradevoli e piacevoli dal punto di vista del sesso, come intermezzo tra le mie due storie di amore.
Malena (nome inventato, evocatore di porcaggine estrema) è stata una di queste, forse l’amante per una notte che più mi ha colpito. Tutti i riferimenti a situazioni sono reali, ma sono stati modificati per cancellare tracce e anonimizzare il più possibile la storia.
Il sexy shop gestito dalla emo-dark è esistito (ora non c’è più, ovviamente) e quanto avvenuto dentro il negozio è effettivamente successo. Esiste ancora l’albergo di Carpi, dove sono stato sovente ospite, ma con mia moglie; mi sono preso la licenza di ambientarvi la storia che in realtà è avvenuta in altro luogo. Per il resto, è tutto più o meno esattamente quanto è avvenuto.
Anche la fine della storia è, purtroppo, reale. Malena è stata una meteora nella mia vita a cui penso ancora con molto piacere per avermi mostrato aspetti del sesso che non credevo avrei mai toccato. Dopo il nostro incontro, ci perdemmo di vista. Rimane il ricordo e chissà che magari, leggendo questo racconto (era una appassionata fruitrice di letteratura erotica) non si riconosca e mi ricontatti.

Ah, dimenticavo: ho cercato di riprodurre le frasi in dialetto modenese che ricordo ancora Malena mi rivolgeva. Quella battuta sull'umarell, ad esempio, mi è rimasta veramente impressa. Mi perdonino i modenesi e gli emiliani in genere per lo scempio che ho fatto del loro dialetto.

Buona lettura.

Paolo

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Novembre 2005.

Una delle tante, innumerevoli chat internet presenti a quei tempi. Lei, Malena, conosciuta su un famoso sito/community dell’epoca, Meow, che forse qualche attempato, sdentato vecchietto con la prostata in fiamme ancora ricorda.

La conobbi, Malena (ovviamente, un nome di fantasia: ad esser sincero, nemmeno ne ricordo il nome vero) parlando di naturismo, di nudismo, di scambismo (suo e del marito) attraverso i messaggi diretti. Decidemmo quindi di provare una videochat, qualcosa tipo MSN o roba analoga.
Ci conoscemmo “di vista”, prima normalmente, poi sempre meno vestiti. E sempre più desiderosi di sesso, limitandoci per il momento al virtuale.

Malena era ciò che oggi definiremmo una chubby, una BBW. Piacevole a vedersi, ma decisamente sovrappeso, due tettone da sesta/settima abbondante, decisamente oversize e pesanti su un torso molto tondo, non obeso ma …grasso. Coscione, culone, ma nel complesso, tutt’altro che disdicevole. Anzi, un non so che di piacevole, quasi arrapante anche per me, abituato a corpi magri, muscolosi, asciutti.

Arrivammo a fare più volte sesso virtuale; lei una sera mi disse che aveva voglia di essere riempita per bene.
“Guarda!” e tirò fuori una melanzana ed una zucchina. La melanzana era una bella roba, diciamo da 8 cm di diametro; la zucchina era una normalissima zucchina verde, un ortaggio da un paio di centimetri abbondanti, ma niente di abominevole.

Io ero già con il mio bel cazzo in mano, attento ai rumori che potevo generare in piena notte, preoccupato che mia moglie si dovesse alzare per Luca che piangeva o Sophia che chiedeva qualcosa. Non avrei mai immaginato che avrei assistito ad un’operazione di “extreme dilatation” ovvero di osservare l’inserimento in vagina di qualcosa decisamente più grosso di un qualsiasi cazzo.

Sta di fatto che mentre continuava a masturbarsi per aumentare il suo piacere e la dilatazione, lentamente si infilò quel mostro per buoni venti centimetri. Non contenta di ciò, infilò tutto dentro allo sfintere, soffrendo molto meno, quel po’ po’ di succedaneo di una mazza, la zucchina anch’essa da una ventina abbondante di cm di lunghezza.
Non volevo crederci, e non credevo ci sarebbe riuscita. Raggiunsi il climax quando tirò fuori un ulteriore dildo che infilò in gola fino alle palle, dimostrando un’elevata attitudine al deep-throat.

Inutile dire che quando venni, fu una delle mie ejaculazioni più potenti, intense e copiose che avessi mai sperimentato. Per fortuna, non feci troppi danni, limitando a sporcarmi il petto, la poltrona in pelle e tutto l’asciugamano che avevo messo per l’appunto sulla poltrona in studio per evitare di sporcare.

Anche Malena eruttò una gran quantità di liquido bianco, denso, cremoso (a vedersi!), del tutto simile allo sperma, che raccolse con le dita e che poi leccò avidamente.

Questo fu il prologo.
Dopo qualche ulteriore sessione di sesso virtuale, venne il momento di incontrarci.

Approfittai della partecipazione di Francesca ad un convegno per andare a trovarla con la scusa di andare da un cliente a fare un sopralluogo. Il cliente si trovava a Carpi e non era possibile fare avanti e indietro in giornata. Decisi pertanto di andare in macchina, prendermi i miei tempi e stare una notte fuori, o al limite due se non fossi riuscito a concludere il lavoro in tempo. Malena era un’infermiera e si organizzò per scambiare un turno di notte con uno di giorno, dichiarando al marito il fatto che faceva un turno h24[[1]].

Mi preparai alla trasferta con molta cura.
Evitai rapporti (con mia moglie non si faceva sesso da una vita), seghe o qualsiasi cosa avesse potuto intaccare il mio patrimonio spermatico. Ingurgitai dosi massicce di ananas, in succo e in frutto, per addolcire lo sperma, e grandi quantità di uova, soprattutto quelle grosse ad alto contenuto di albume, per incrementare la quantità di albumina e facilitare quindi la produzione di liquido seminale.
Chiesi al medico amico di prescrivermi del Cialis che comprai alla farmacia del Vaticano, l’unica ad avere la dose da 20mg a prezzi umani ed in confezioni da 2 compresse. Avevo inoltre da tempo iniziato una cura a base di carnitina e bio-arginina come antiossidanti ed amminoacidi, dietro consiglio dell’allenatore in palestra per rinforzare la massa muscolare persa.
Un paio di giorni prima andai da Sara, l’estetista, per sottopormi alla consueta depilazione completa. Rinunciai anche al suo massaggio per non cadere in tentazione e rimanere carico.

Insomma, avevo fatto di tutto per essere al massimo della forma fisica e sessuale; fu una settimana intensa e faticosa, ma il pensiero di avere quel ben di Dio tutto per me mi attizzava e spesso in quei giorni mi trovai ad accarezzarmi al solo pensiero, subito ricacciato in fondo ai meandri della mente. Mi bastava pensare al colloquio con l’arcigna signora dell’Agenzia delle Entrate per ottenere l’effetto immediato di smosciamento.

A quei tempi avevo una Lancia Lybra come auto aziendale, una comodissima vettura con la quale viaggiare era veramente piacevole e non stancante. Avevo anche il telefono integrato nella radio che mi permetteva di comunicare in sicurezza senza dover tenere le mani staccate dal volante. La strada era facile, ma misi il navigatore per sicurezza, puntando l’arrivo sulla strada dell’albergo, una luogo discreto con parcheggio interno.
Avevo avuto problemi a prenotare da Roma: c’erano diverse manifestazioni e gli unici alberghi liberi erano fuori Modena. Ne avevamo trovato uno a Carpi, aperto da pochissimo in una villa del ‘700 appena ristrutturata, poco lontano dalla zona industriale e dal casello dell’A22, relativamente vicino a Modena ma lontano dalla zona frequentata di solito da Malena. Peccato che al parcheggio TIR proprio di rimpetto all’albergo avesse avuto una recente esperienza di scambio e di car-sex…ove il marito, more solito, era andato in bianco limitandosi a farsi una sega e venire sulle tette della moglie che si era spompinata tre uomini in un colpo solo. Accettò di buon grado il posto perché era proprio lungo la strada che univa l’ospedale di Carpi, dove spesso faceva sostituzioni, a quello di Modena dove di solito prestava servizio. E accadeva che talvolta a metà turno dovesse scappare per una improvvisa emergenza in sala operatoria o in corsia per cui incontrarla in zona non era una cosa assurda. L’albergo aveva anche un ottimo ristorante, a detta di Malena e delle recensioni trovate su Internet, e ciò lo rendeva molto comodo.

Durante il viaggio ci scambiammo molte chiamate, con lei che mi chiedeva di continuo dove fossi e quanto tempo doveva attendere ancora prima di essere scopata “da quella mazza ferrata che c’hai tra le gambe!” accompagnate da improponibili interiezioni in dialetto modenese e da notabili apprezzamenti sulla dimensione della cappella che voleva “misurare con la bocca per vedere se c’entra tutto!”.

Inutile dire che il viaggio fu molto, molto leggero. Ad un certo punto mi trovai a percorrere l’ultimo tratto ad oltre 180 Km/h, ben oltre il limite. Per fortuna il Tom-Tom che comunque tenevo attivo sul mio fido Nokia 6600 mi avvisò per tempo di un possibile autovelox e ritornai entro il limite per evitare possibili sanzioni.

Avendo frenato duramente per evitare di essere beccato, la busta che tenevo sul sedile del passeggero volò giù per schiantarsi per terra e rovesciare tutto il contenuto sul tappetino. Avevo deciso di venire su con qualche pensierino per Malena. Mi ero fermato da un Intimissimi e le avevo comprato un completino con perizoma string nero di tulle completamente trasparente, assieme ad un reggiseno della taglia più grande che avevo trovato, una sesta, anch’esso con coppa in tulle trasparente.

Poi mi ero recato in un sexy-shop vicino San Lorenzo ove avevo scelto, dietro suggerimento della commessa (per inciso, una tipa emo-dark, capelli neri con taglio asimmetrico, labbra con rossetto nero, unghie nere, ombretto nero, vestita di nero, pelle di color bianco morgue), un dildo – nero, ovviamente – di notevoli dimensioni (nulla che Malena non riuscisse a gestire!) caratterizzato da un tubicino che usciva da un forellino sotto ai testicoli e attraverso cui poteva essere iniettato con una pompetta un liquido biancastro, simulazione dello sperma, che fuoriusciva dal buchetto sulla cappella. Poi mi mostrò un enorme vibratore articolato, con la testa e le manine che si muovevano autonomamente. La testa era ripiena di sfere e si articolava con una rotazione attorno al suo asse che si inclinava di quasi 30 gradi rispetto alla verticale. Bello grosso e cicciotto, aveva due manine che avrebbero dovuto stimolare clitoride o piccole labbra durante la penetrazione. Il vibratore era un oggetto tra i più grossi che avessi mai visto: era oltre 25 cm di lunghezza per 5 cm di diametro in punta. Ma era nulla rispetto al terzo pezzo che mi suggerì: un dildo mostruoso, un oggetto da 30 cm di lunghezza per 6 di larghezza, dotato di foro per l’inserzione di un vero cazzo da usare come guida. “Tu ti infili il cazzo qui dentro, vedi?” mi disse indicandomi il buco e allargandone l’apertura per mostrare la morbidezza del materiale “dopo che ci hai versato parecchio lubrificante, poi lo usi come se fosse una prolunga. E glielo butti dentro dove vuoi. Io l’ho provato con il mio ragazzo e siamo venuti tutti e due in pochissimo tempo!” spiegò. Ero sinceramente curioso di come avesse fatto ad accogliere una bestia del genere viste le sue fattezze da quasi anoressica ma poi ragionai sul fatto che, comunque, attraverso la vagina doveva passare la testa di un neonato, che era almeno dieci-undici cm di diametro.
Mise poi sul tavolo un plug anale, della cui esistenza ero totalmente ignaro, che mi spiegò serviva ad abituare lo sfintere e l’ano ad ampie dilatazioni, e mi suggeriva di prenderne almeno un paio di dimensioni crescenti.
Mi sciorinò inoltre una quantità di oli e liquidi da massaggio, dal finto sperma a quello alla fragola o all’amarena, spiegandomi che assolutamente non dovevo usare l’olio Johnson’s o nessun olio alla vasellina con quegli oggetti ma con solo gel all’acqua, pena lo scioglimento del materiale di cui erano fatti.
“Ma per te nulla?” mi chiese infine.
“Per me cosa?” risposi.
“Un qualcosa per te tipo manette, uno stimolatore, un anello penico” disse prendendo da un cassetto alcuni articoli. Erano una specie di anello con un rigonfiamento al cui interno era alloggiato un motorino che vibrava – me lo fece provare attorno al pollice – ed una serie di anelli di gomma di diverse dimensioni che venivano posizionati alla base del fallo e che stringevano asta e testicoli. “Con questo non ti si ammoscia, ma non deve essere troppo stretto perché se no diventa viola e poi non ti si sgonfia più, né troppo lento perché se no non serve a nulla. Quanto sei grosso?” mi chiese come una camiciaia chiede la misura del collo. Mi aspettavo che tirasse fuori il centimetro da sarta e lo misurasse hic et nunc.
“Mah, direi così e feci un gesto della mano per indicare un diametro decisamente più grosso della circonferenza ottenibile dall’opposizione di pollice ed indice.
“Riesci a tenerlo tutto nella mano?” mi chiese.
“No, no di certo!” risposi con sicurezza. Conoscevo bene il mio cazzo per aver fatto tanti esercizi di 5 in 1 soprattutto negli ultimi tempi.
Prese veramente il centimetro e misurò sul palmo la distanza tra punta del pollice e la punta dell’indice.
“Sono 16 cm almeno, diciamo pure 17. Fanno cinque cm e mezzo di diametro. Sei veramente così grosso? Se è così, devo vederlo!” disse sorridente.
“Ma no, saranno quatto centimetri, quattro e mezzo al massimo” risposi.
“Tiralo fuori, te lo dico io!” disse prendendomi per mano e spostandomi vicino a lei dietro la cassa.
Vista la mia titubanza, mi disse “Che ti vergogni? Tranquillo, non ho nessuna voglia di fare sesso con te. Ma se ti tratto bene, c’è possibilità che tu, cliente soddisfatto, ritorni magari per tua moglie o per la tua prossima amante. E quindi, devo sapere” disse applicando una logica stringente ed una tecnica da venditrice esperta. Avrebbe potuto vendere frigoriferi ai pinguini.
Molto imbarazzato, un po’ barzotto, tirai fuori l’uccello senza slacciarmi i pantaloni, semplicemente aprendo la patta.
“Uh, tutto depilato! Bello!” disse. “Si, ma così non capisco. Non puoi farlo rizzare bene?” aggiunse.
“Sinceramente sono un po’ imbarazzato!” le risposi. Provai a smanettarmi un po’. Sarà stata l’assurdità della situazione, ma dopo qualche secondo fui quasi tutto in tiro.
“Hai ragione, è bello grosso! Saranno cinque centimetri, quasi sei. Ci vuole una XL, da 2 pollici a 2 pollici e mezzo. Con questo lo tieni diritto per una notte!” disse osservando con attenzione il mio membro.
“Non è il più grosso che abbia mai visto, forse non rientra nemmeno nella top-ten, ma lasciamelo dire: beato chi se lo becca! Di certo, se solo lo sai usare un po’, la tua lei o il tuo lui apprezzeranno. Ed io sono dell’opinione che un bel cazzo deve essere grosso al punto giusto e lungo al punto giusto: «Non grosso che attoppi, non lungo che tocchi…»”
“…ma duro che duri!” aggiunsi io, e ridemmo entrambi della battuta.
Peccato per l’aspetto funereo, aveva un sorriso caldo ed occhi vispi. Comunque comprai un bel po’ di mercanzia lasciandole oltre 100€ di spesa. Lei volle regalarmi un pacchetto di dieci condom alla fragola di taglia XL “così non rischi di perderteli dentro”.
Ed ora era tutta rovesciata in macchina. Decisi di accostare per rimettere tutto a posto perché se la Stradale mi avesse fermato all’uscita dell’Autostrada, sarebbe stato quantomeno imbarazzante, soprattutto per il cannoncino da 30 x 6. Figuriamoci se fosse stata una poliziotta. Allora si che sarebbero stati… cazzi.

Per fortuna arrivai senza problemi all’albergo. Chiamai Malena che mi stava aspettando già da una decina di minuti dentro la sua macchina parcheggiata in mezzo ai camion. Non era notte, erano solo le sei del pomeriggio, ma aveva già fatto buio ed il piazzale iniziava a riempirsi. Entrai nel parcheggio e parcheggiai proprio accanto alla sua. Scendemmo entrambi, io piuttosto a disagio, lei come se mi avesse visto il giorno prima. Mi abbracciò e mi stampò un bacio infilandomi mezzo metro di lingua in bocca.
Era …tanta. Non era grassa, aveva le forme ampollose, quasi botticelliane, con una vita evidenziata da fianchi generosi, un culo maestoso e due tette …ENORMI. Erano gigantesche. Ognuna era grossa quanto un melone di quelli grandi, quelli retati da un paio di chili che si trovano spesso in Etruria meridionale. Capello biondo mesciato, indossava un paio di leggins grigi, scarpe da ginnastica nere ed una felpa che le si accorciava sulla pancia al punto di lasciarla completamente scoperte fino a metà stomaco, con la felpa che era talmente sollevata da mostrare la rotondità rosea di quel che credevo essere il reggiseno. Ed invece, ebbi modo di notare che non indossava nulla, ma il seno non era cadente. Era grosso, ma sembrava sodo e sostenuto.
Devo dire che l’incontro non mi lasciò indifferente, infatti mi ritrovai con un certo imbarazzo ad avere una erezione che fu subito evidente.
“Anche tu sei contento di vedermi, soccm’l” disse ridendo.
“Beh, si, un po’” confessai con un certo pudore.
E non avevo ancora preso il Cialis…

Decidemmo che avremmo passato assieme la notte e poi, chissà, avremmo deciso per il pomeriggio successivo visto che comunque dovevo andare per lavoro dal cliente e, prevedibilmente, avrei pranzato con lui, salvo il fatto di dover fare tardi e ovviamente cenare assieme. Ma preferii non approfondire queste eventualità. Alla fin fine, magari non era manco questa gran scopata. Di certo, non era una brutta donna, ma onestamente avevo lasciato a casa – vabbè, per modo di dire – una modella al suo confronto. Ma Malena mi faceva sesso come poche. Era una macchina da sesso ed il suo corpo, il suo modo di muoversi, tutto urlava “SCOPAMI!”.

Mi presentai alla reception senza di lei, ma avevo il suo documento in tasca in previsione della sua presentazione. Il concierge mi accolse “Buona sera dottore, ben arrivato. La stavamo aspettando. Mi conferma che si ferma questa notte e che per domani ce lo farà sapere in giornata?” mi disse con tono professionale. Risposi garbatamente di si, che era mia intenzione ripartire l’indomani ma non ero certo di poterlo fare e se avessi fatto tardi, avrei avuto bisogno di fermarmi per un’ulteriore notte. Poi mi avvicinai e gli dissi a bassa voce: “Non sono da solo. È con me un’amica di qui con la quale vorrei passare la notte, lei mi capisce!” ammiccando. “Anzi, vorrei prenotare la cena in stanza. Credo che abbiate riservato la Junior Suite per me, giusto?” proseguii.
“Si dottore, capisco. Si, abbiamo la Junior Suite per lei, ma credo che sarebbe più indicata la Suite, perché ha una saletta da pranzo separata dalla stanza e dal soggiorno, ed il bagno è dotato di vasca idromassaggio, oltre che della doccia” e fu il suo turno a farmi l’occhiolino.
“Immagino che tutto ciò abbia un costo” aggiunsi.
“La differenza tra la Junior Suite e la Suite è di 50€ a notte. Ovviamente mi permetta di omaggiarla con una bottiglia di prosecco” aggiunse.
“Per la cena, le faccio portare il menù del ristorante assieme al bagaglio”.
“E per la signora, immagino debba darle il documento!” gli dissi, intendendo chiedergli se potesse essere possibile fare un’eccezione.
“Dottore, noi siamo obbligati a registrare tutti i documenti. Però possiamo fare così. Io metto nel registro le fotocopie di entrambi i vostri documenti, ma registrerò domattina solo quello suo. Se dovesse arrivare la Polizia per un controllo, dirò che avevo da fare con un cliente rompipalle e che non ho avuto tempo di farlo. Ma sarò costretto a registrare anche la sua amica. Comunque la probabilità è praticamente nulla” aggiunse.

Gli fornii il passaporto di Malena assieme alla mia carta d’identità. Fece una fotocopia di entrambi e me la restituì. Avevo comunque lasciato 20€ dentro il passaporto. Quando lo riaprii, non c’erano più.
“Dottore, se mi lascia le chiavi dell’auto, le porto dentro i bagagli suoi e della signora” disse sussiegoso.
Gli detti le chiavi della macchina mentre mi forniva le chiavi della camera.
“Se nel frattempo vogliono accomodarsi in veranda, qui dietro, posso offrire loro un cocktail di benvenuto?” mi chiese.
“La ringrazio. Avviso la signora” gli dissi e mi recai all’auto per prendere i pacchetti. Nel frattempo avvisai per telefono Malena di venire dentro e di portare i bagagli in macchina mia. Mi raggiunse immediatamente, tirò fuori una sacca ed un beauty case che lasciò nel mio bagagliaio, chiuse la sua macchina e mi seguì.

Passammo dal retro seguendo le indicazioni del ragazzo e potei osservare meglio la situazione da dietro. Malena aveva un bel culo, grosso ma non sformato, almeno da quanto traspariva dai leggins indossati. Notai che portava un perizoma string molto piccolo, come appariva dal piccolo triangolino di cui si intravedeva il profilo.
Ci mettemmo a sedere e ci chiesero cosa gradissimo. Chiesi un Aperol per me e Malena chiese un bicchiere di prosecco.
Le restituii il passaporto e le spiegai come ero rimasto d’accordo con il portiere.
“Sei stato molto bravo. In questo modo dubito che sarò registrata. Non che abbia problemi, ma ho detto a mio marito che sarei stata in ospedale”
“Ma se dovesse cercarti? Oppure chiamarti in ospedale. O al cellulare” le chiesi
“Nessun problema. In ospedale gli rispondono che sono dovuta scappare a Carpi per una sostituzione nel turno in sala operatoria. Lì non può chiamare, e non ho il permesso di portare il cellulare dentro. Quindi, nessun problema. Poi sa già che spesso mi capita di non essere raggiungibile e contattabile soprattutto nel turno di notte” concluse mentre beveva il suo prosecco.
“Paolo, lo sai che sei molto, molto meglio dal vivo? Lo sai che sei uno gnocco da paura?” mi disse con una certa non chalance.
“Anche tu Malena sei molto diversa. Ti avevo visto…in carne in cam…”
“E perché, ti sembro asiutta ora? Come un tùrtlòun di magher?” mi chiese. Capii che si riferiva al tortellone di magro, specialità modenese. Ridanciana e autoironica. Caratteristica delle donne intelligenti. Iniziavo a provare una certa pruderie al basso ventre.

Le feci il riassunto della situazione con il programma che avevo fatto.
“Malena, stasera mangiamo qui. Ho chiesto di portarci su la cena in camera, così non rischi di incontrare qualcuno che conosci. Che ne pensi?”
“Penso che allora ho portato troppa roba da mettermi … peccato, avevo un vestito niente male per stare con te” mi disse con espressione e tono delusi.
“Ma per me è uguale, io qui non conosco nessuno. Per me è uguale. Se vuoi stare a cena insieme alla gente, facciamo come dici tu!” le risposi.
“Qui non conosco nessuno nemmeno io. Se ti va, ceniamo al ristorante dell’albergo, tanto mi sembra molto ben frequentato ma son tutti forestieri!” aggiunse.
“Come credi. Avviso il portiere ed il maitre di preparare un tavolo per noi in un angolo riservato” le dissi.
“Facciamolo assieme” mi propose.
Mi alzai e le spostai la sedia mentre si sollevava a sua volta. Poi la seguii nella hall.

Mi rivolsi al concierge chiedendogli se poteva annullare il pranzo in camera e potevamo mangiare al ristorante e se ci prenotava un tavolo riservato. Il portiere squadrò Malena cercando di capire chi fosse e dopo qualche secondo di esitazione mi rispose “Certamente dottore, chiamo subito in sala il maitre. Se nel frattempo lor signori hanno bisogno, la loro camera è pronta. Per che ora hanno intenzione di cenare?” mi chiese sussiegoso.

Guardai Malena e proposi “Sono le 19, diciamo per le 21. Crede che sia possibile?” chiesi.
“Io credo proprio di sì, dottore” e mi fece un lieve occhiolino senza farsi vedere da Malena. Della serie, «ti ho tanato. Vai a scopare tranquillo, qui ci penso io».

Scortai Malena sulla scala seguendo le indicazioni del portiere. Non c’era ascensore e dovevamo fare due rampe lungo lo scalone signorile di quella bella villa.
Sul corridoio si affacciavano solo quattro porte. Cercai la stanza 14 che era effettivamente l’ultima in fondo al corridoio, aprii la porta e feci entrare prima Malena.

Fui colpito dalla grandezza della stanza. Era enorme. Non era una stanza, ma un appartamento, probabilmente l’appartamento del proprietario, che si estendeva in pratica per metà piano. Aveva quattro finestre che davano tutte sul cortile interno con vista sul giardino all’italiana. La stanza era molto grande con un enorme letto al centro della parete. Credo sia stato un letto fuori misura, largo almeno due metri per almeno due metri e venti di lunghezza. Ai piedi del letto una scaletta a due gradini per salire più agevolmente sul materasso, che sembrava particolarmente soffice e comodo. In un angolo, in mezzo a due finestre, c’era un enorme camino che qualcuno aveva acceso. I nostri bagagli erano stati messi sugli appositi stalli, uno per parte.
Entrai nel bagno che avevo immaginato grande, ma non tanto quanto era in realtà. La vasca idromassaggio era almeno due metri per due, in grado di ospitare comodamente quattro persone; la doccia era larga più di un metro e lunga due; due lavandini oltre a WC e bidet completavano l’arredo.

“Ti va di fare un bagno caldo?” chiesi dal bagno a Malena.
“Perché no?” mi rispose.
Aprii la vasca idromassaggio, regolai la temperatura dell’acqua in modo che fosse sufficientemente calda ed uscii dal bagno. Trovai Malena che aveva aperto la sua sacca e tirato fuori un vestito di velluto nero tutti lacci e stringhe, molto difficile da capire come era fatto. Prese poi un paio di scarpe nere con tacco a spillo e le poggiò nell’armadio guardaroba assieme al vestito che appese alla stampella.

“Si è accianfato tutto!” disse con tono seccato e dispiaciuto. “Speriamo che riprenda!” aggiunse
“Potresti provare ad appenderlo in bagno visto che c’è il vapore dell’acqua calda della vasca. Anzi, dammelo che lo appendo io fuori della doccia” le dissi. Lei mi ringraziò, prese il vestito e me lo porse. Si chinò a prendere altre cose dalla sacca che mise dentro uno dei cassetti. Poi tirò fuori una bustina che mise dentro il cassetto del comodino. “Io dormo da questo lato, ti dispiace?” mi chiese, indicando il lato destro del letto.
“No, per me va benissimo, sono abituato a dormire dall’altro lato” risposi.

Volevo darle i miei pensierini, ma reputai cosa migliore attendere.
Malena entrò in bagno (“Devo fare pipì, mi aspetti?”) ed io, incuriosito, volevo dare una rapida occhiata a quel che aveva nel cassetto. Stavo per avvicinarmi quando sentii la porta aprirsi di scatto.
“Paolo, ma è meravigliosa!” urlò di gioia.
“Cosa?” le chiesi
“La vasca idromassaggio! È quasi piena, vieni, dai!” ed iniziò a spogliarsi sfilandosi la felpa. Come avevo notato prima, era senza reggiseno ma le tette, veramente enormi, stavano su da sole, non erano calate come mi era parso di vedere via webcam. Certo, un po’ si appoggiavano al petto ed al costato, ma era stupefacente notare quanto erano sode. Si sfilò quindi in un solo rapido gesto i leggins ed il perizoma, rimanendo nuda di spalle. Ammirai il culo, un signor culo. Certo, le cosce erano molto più grandi di quelle di Francesca o di Dede che ero abituato a vedere, i glutei erano massicci e sporgenti ma non c’era un filo di cellulite. I fianchi erano morbidi, ampi, burrosi, la vita tutto sommato sottile a sorreggere un torso quasi magro ma con quello spettacolo di seni che si portava a spasso.

Mi spogliai anch’io velocemente e mi avvicinai a Malena abbracciandola da dietro mentre si era chinata per sentire l’acqua nell’idromassaggio. Giacché ero eccitato, sentì la mia erezione poggiarsi sulle sue natiche. Si voltò e mi chiese: “Sei già pronto, vedo. Ma non vuoi attendere un po’? O preferisci avere un assaggino di quel che voglio farti questa notte, mio bel salamone?” mentre prendeva il mio cazzo in mano e lo accarezzava con voluttà.

Non feci in tempo a risponderle che mi ritrovai la sua bocca completamente avvolta alla cappella mentre con una mano mi masturbava e con l’altra mi stringeva le palle.
Avevo ricevuto tanti pompini di pregevole fattura fino ad allora, ma la sua bocca trasmetteva sensazioni simili a quelle di una scopata in una fica stretta al punto giusto, umida ed accogliente. Quando si narra della innata capacità delle emiliane nel fare i bocchini, non si contano balle: mediamente è la verità. E Malena non faceva torto al mito anzi, lo rafforzava a pieno titolo.
Sta di fatto che iniziai a scoparle la bocca, entrando sempre più dentro fino a quando non mi ritrovai con le sue labbra stringermi alla base dell’asta ed accarezzarmi il pube. Lo aveva ingoiato tutto con una facilità ed una maestria particolari, senza il minimo fastidio o conato nonostante, ne sono ancora certo, le fossi arrivato completamente in gola ed oltre. Poi se lo sfilò lentamente, grondante di saliva e di muco, per leccarlo di nuovo mentre si dava da fare con le mani.
“Fermati, ti prego. Non voglio venire, ancora no!” la implorai. E per distrarla, mi misi con la testa in mezzo alle sue cosce ad esplorare la sua intimità.
Aveva il sesso caratteristico delle donne in carne, pube ciccioso, grandi labbra gonfie e grosse, piccole labbra rosate ma leggermente slabbrate, frutto di uno o più parti naturali, confermati dalla presenza di una cicatrice a virgola sul perineo, da episiotomia. Il clitoride era nascosto da un lembo prepuziale abbastanza evidente che in effetti già alla prima stimolazione si era retratto mettendo in evidenza una sorta di piselletto grosso quanto una ghianda. Divaricai ancor di più le piccole labbra a scoprire al massimo quella chicca che iniziai a suggere con passione e desiderio mentre Malena si agitava sotto la mia bocca premendo con entrambe le mani il mio viso contro il suo sesso, strusciandosi su e giù.

Mi distolsi di forza dall’azione, presi per il braccio la donna ed entrammo nella vasca idromassaggio, sperando di poter raffreddare un po’ i bollenti spiriti di entrambi. Mi ricordai delle spese folli fatte al sexy shop e del consiglio della signorina di infilare l’anello fallico solo in erezione e possibilmente facendomi aiutare le prime volte.
“Aspetta un attimo!” le dissi mentre mi alzavo ed uscivo dalla vasca. “Devo prendere una cosa” le dissi. Mi asciugai alla meglio con il telo da bagno e corsi di là in camera, armeggiai nella busta e presi le confezioni sigillate dei due differenti anelli fallici. Cercai disperatamente qualcosa per aprire quelle cacchio di confezioni termosaldate quando mi ricordai di avere nel beauty una tronchesina da unghie. Aprii febbrilmente la sacca, cavai fuori il beauty, cercai lo strumento e tagliai rapidamente entrambe le confezioni. Ero curiosissimo di sapere cosa avrebbe detto e come avrebbe reagito. Mi ricordai anche di prendere il Cialis, sarebbe tornato utile nel dopo cena.
Rientrai in bagno chiudendo nel pugno i due anelli.
“Cosa dovevi fare di tanto urgente?” mi chiese Malena mentre con una mano si accarezzava il suo sesso in quel momento particolarmente gonfio e voluminoso.
Non le risposi ma aprii la mano e le mostrai gli anelli.
“Mi aiuti a metterlo?” le chiesi..
Mo’ dai, mo sei già bel bel duro e grosso, ch’el vuoi sfondarmi ancora?” mi disse mentre prendeva gli anelli e ne saggiava la consistenza.
Ascolta te, secondo me, serve questo!” scegliendo quello un po’ più piccolo e più morbido.
“Alzati!” e mi fece sollevare mettendomi con il cazzo e le palle all’altezza del suo viso.
Prese l’anello, lo allargò con due mani e lo infilò prima sull’asta e poi, mantenendolo allargato, attorno alla base facendo entrare i testicoli uno alla volta. Era una sensazione strana, mi sentivo come se qualcuno mi stesse strozzando il cazzo alla base. Sentivo peraltro il pene indurirsi sempre più e raggiungere una consistenza notevole, sicuramente a livello DDC[2]. Anche Malena se ne accorse e ne approfittò.
“Oh, fammelo succhiare ancora un po’ questo bel cazzone duro, dai!” e lo rimise in bocca fino in fondo, forzandosi di contenerlo tutto mentre mi abbracciava con le mani dietro le chiappe a spingermi dentro di lei.
Alla fine, dopo qualche decina di secondi di questa tortura autoinflittasi, ebbe un conato di gola e tirò fuori il mio uccello un’altra volta grondante.
“Io dico che è pronto. Lo voglio. Ora, subito, dai, non farti pregare. Scopami!” mi disse tutto di fila, si inchinò a pecorina davanti a me e mi porse la sua figa gonfia e già lucida per le abbondanti secrezioni. Difatti, entrai come un dito nel budino dritto fino alla radice, provocandole un gemito di piacere. Iniziammo a scopare violentemente, io che sbattevo il pube sulle sue chiappe, lei che mi veniva incontro con altrettanta decisione.

Mi venne voglia di schiaffeggiare quelle chiappone sode e detti un paio di manate leggere. “Si, ma dai, si!!! Ancora!” ed aumentò ritmo e violenza.

Mi tirai fuori e cambiai posizione. Mi misi seduto dentro la vasca, la feci girare e le feci prendere il cazzo dentro di lei; iniziai a titillarle i capezzoli, poi strizzarglieli e quindi a mordicchiarli. Tanta abbondanza mi ispirava forme di sadismo mai provate prima. Per la prima volta in vita mia, avevo voglia di far male ad una donna ma non picchiandola o violentandola, semplicemente provavo piacere a sentire quanto lei godeva mentre le infliggevo questi trattamenti.
Decisi che era giunto il momento di provare quanto fossi duro: la sollevai da me e puntai la cappella sul suo sfintere.
“Ah, il signore gioca pesante! Vuole il culo, eh?” disse mentre con la mano accompagnava il mio cazzo verso il buchetto; messo in posizione, vi si impalò sopra con una manovra continua, senza dare apparenza di provare dolore o fastidio per quella dilatazione forzata.
Fui dentro, stretto dallo sfintere e dall’ampolla rettale.
“Sei fortunato, ho appena fatto un bel clisterone in ospedale, mi sono lavata con cinque litri di acqua e camomilla, non ho più nulla dentro. Sono anche dimagrita!” disse ridendo mentre faceva su e giù.
Io ero molto lontano, il mio cazzo era invece durissimo come non mai. Probabilmente la combinazione cockring e Cialis avevano fatto la magia. Mi sentivo che avrei potuto continuare per ore.
Però, dopo quasi mezz’ora di sesso e più di un quarto d’ora nel culo, Malena decise che era abbastanza.
Si sfilò, si mise in ginocchio davanti a me ed iniziò a masturbarmi.
“Voglio che mi spruzzi in faccia” mi disse.
Ero troppo lontano. Non riuscivo a venire, ma l‘erezione era sempre quella di prima.
“Malena, non ce la faccio. Non ci riesco così. Facciamo una pausa e riprendiamo dopo cena, ho delle sorprese per te!” le dissi. “E poi la notte è giovane!” aggiunsi.
“Oh beh, bello, mettiti tranquillo lì: dopocena mi scopi per bene, mi fai venire un paio di volte, poi ti svuoto come so fare io, che ti faccio dormire come un putein” disse dandomi un colpetto sul pisello ancora in tiro.
“Non credi che sia il caso di togliere l’anello?” le dissi.
“Ma no, tienilo su, ti metti i pantaloni senza mutande e non si vede nulla!” mi disse.
Iniziavo peraltro a sentire un po’ di fastidio e notai che la cappella era molto scura.
“No, meglio che lo tolgo. Non sono abituato. E poi mi inizia a dar fastidio” aggiunsi.
“Oh, non tirar scherzi eh, che stasera voglio godere, eh!” concluse uscendo dal bagno mentre io mi sfilavo quell’elasticone. Come lo tolsi, sentii una sensazione di profondo sollievo ed in poco tempo l’erezione cessò. Mi sembrava di avere in mezzo alle gambe un corpo estraneo: in effetti, pur da moscio, il pisello era gonfio e più grosso del normale e mi dava un po’ fastidio stringerlo.

Mi buttai sul letto e Malena accanto a me. Riposammo per qualche minuto finchè non suonò il telefono.
“Si?” risposi.
“Dottore, è la reception. Il ristorante mi chiede di confermare il tavolo alle 21” mi disse il portiere.
Guardai l’orologio, erano le 20:45.
“Si, certo, ma come mai questa domanda? Siamo ancora in tempo o no?” chiesi.
“Mi scusi per averla disturbata, ma ho pensato che forse avesse cambiato idea e che preferisse mangiare in stanza” mi spiegò sussiegoso.
“No, no, Scendiamo. Magari alle 21:15. Ma scendiamo, grazie!”.
Non avevo alcuna voglia di saltare la cena. Avevo bisogno di fermarmi un momento.
“Malena, cara, dobbiamo andare a cena” le dissi all’orecchio mentre le accarezzavo un seno.
“Mmmm, se mi scopi scendo subito!” rispose.
“Ma dai, no, non ce la faccio. Facciamolo respirare!”.
“Ok, allora andiamo. Ma non ti mettere le mutande!” mi disse. “Deve stare bello all’aria, quel salamone!” aggiunse prendendomelo in mano e strizzandolo un po’. “È proprio bello, sai? Hai proprio un signor cazzo!” e gli diede un bacio sulla cappella.
Si alzò e andò in bagno a recuperare quel che lei diceva essere il vestito.

Vestito? Chiamare vestito quella rete da pesca, quell’assieme di corde e legacci era veramente un assurdo.
Stette a litigare un po' con stringhe, fettuccie, asole e passanti ma alla fine riuscì a sistemare quella sorta di copriseno e copri patacca che lasciava ben poco all’immaginazione. Di fatto, era qualche centimetro quadrato di tessuto tenuto assieme da qualche decina di metri di stringhe. Nel complesso, era particolarmente eccitante e provocante, di certo non elegante. Si vedeva chiaramente che non indossava alcun tipo di biancheria: era semplicemente impossibile non notarlo, vista la quantità di pube, seni e glutei esposta. Ma non doveva essere elegante. Doveva essere provocante, e fanculo la classe. Tanto, per gli altri avventori era chiaro come sarebbe andata a finire la serata.

Quando il maître ci accompagnò al tavolo (per fortuna, avevo chiesto ed ottenuto un posto riservato, lontano dagli sguardi degli altri presenti) non smise di mangiare con gli occhi Malena per un solo secondo. Analogamente fecero i ragazzi che probabilmente fecero a botte per poter servire il nostro tavolo. E il bello era che Malena era assolutamente indifferente a quel che le succedeva intorno: ed io che mi ero preoccupato della discrezione e del non voler esporla pubblicamente…

“Ti rendi conto che stai facendo segare dei ragazzi in cucina? Quelli ogni volta che vengono qui al tavolo, hanno il cazzo dritto e come si spostano si toccano!” le dissi ridendo.
“Sapessi quanto mi piace sapere che c’è qualcuno che si sega per me!” rispose sistemandosi meglio una parte del vestito per coprire un capezzolo birichino che era uscito fuori.

La cena non durò molto. Misi sul tavolo venti euro di mancia per i ragazzi, visto il servizio accurato che ci avevano prestato. Avrei però forse dovuto darli a Malena, grazie alla cui sfacciataggine avevamo avuto tutti quei mosconi pronti a servirci.

Tornammo in stanza dopo aver fatto un giro di palazzo per digerire ed esporci un altro po’ agli ospiti che si erano spostati fuori a fumare.
“Non so se hai notato come tutti ti guardano!” le dissi.
“E tu lasciali guardare. Dovresti essere contento, ti invidiano perché stasera ti scopi una gran gnocca!” mi rispose aprendo il soprabito davanti a me e mostrandomi il “vestito” che si era tutto spostato mettendo in evidenza tutto ciò che sarebbe dovuto rimanere coperto.
“Ma lo avevi provato questo vestito, prima?” le chiesi.
“Si, certo, una sera in un privè qui vicino. Vogliamo andarci?” mi rispose.
“No, preferisco averti tutta per me!” e le infilai una mano sotto al soprabito a titillarle il culo da dietro.
“Allora che aspettiamo? Andiamo! Ho una voglia matta di scoparti. Ho la figa che è già un lago, senti!” e si infilò un dito tra le gambe per poi farmelo leccare.
Effettivamente era molto, molto eccitata.
Salimmo in camera, non prima di aver chiesto al concierge di svegliarci per le 7:30. Non tanto per me, quanto per Malena che sarebbe dovuta rientrare a casa dopo un ipotetico smonto turno di notte.

Feci entrare Malena prima di me giusto per ammirare quel culo seminudo e quelle chiappone sode. Per fortuna non avevo messo le mutande sotto i pantaloni, e quindi la mia erezione viaggiava con poche costrizioni.

Come chiusi la porta, Malena si tolse il soprabito, mise una mano sul mio pacco e mi baciò. Poi, mi sussurrò: “Ho tanta voglia di te. Ora spogliati e mettiti sul letto, io vado in bagno e arrivo”.
“Perdonami, ma dovrei andare anch’io!” le risposi, un po’ imbarazzato.
“Allora, Paolo, vai tu, rapido. Fai quel che devi, ma voglio vederti nudo quando esci!” ribadì.
Entrai in bagno, feci quel che dovevo, mi feci una rapida doccia per pulirmi per bene e recuperai l’anello fallico. Decisi di indossarlo prima di uscire. Sapevo che uscire dal bagno con il cazzo super dritto avrebbe accelerato le sue abluzioni. Lavorai un po’ cercando di infilare pisello e testicoli dentro quella sorta di elastico e dopo un paio di tentativi, trovai il modo di riuscirci. Un po’ l’azione meccanica, un po’ l’eccitazione, un po’ il Cialis che ormai era nel pieno dell’effetto, uscii dal bagno con un cazzo al 110%.

Malena era in attesa, nuda con un qualcosa di nero in mano oltre al suo beauty case. Non poté trattenere un sorriso ed una rapida toccata “Ma qui siam già pronti per la festa!” sussurrò mentre accennava un rapido scappellamento.
“Si però ‘spetta mo’, fai che ti metti bon bon sul letto e mi aspetti, mo’?” mi disse mentre entrava in bagno.

Approfittai per togliere dalla busta del sexy shop la mercanzia. Dispiegai sul tavolino accanto al letto i due dildo ed i plug anali, la boccetta di gel lubrificante finto sperma ed i preservativi alla fragola.
Presi poi il pacchetto di Intimissimi e lo misi sul letto dalla sua parte.
Quindi mi distesi, presi un po’ di gel e me lo passai sul pisello per lubrificarlo un po’ mentre mi stimolavo al pensiero delle prossime, soffici battaglie. Sistemai meglio il ring che avevo appena messo e controllai che fosse indossato correttamente. Il cazzo era decisamente in tiro, duro come non mai, «pronto alla pugna, signore!» sembrava dirmi mentre lo osservavo sorpreso per la dimensione considerevole che aveva raggiunto.

Dopo qualche minuto Malena uscì dal bagno completamente nuda. Vedere quelle tettone che le sballonzolavano mentre camminava era uno spettacolo.
Salì sul letto dalla mia parte, si chinò sopra di me e mi baciò dolcemente. Poi allungò la mano a toccare il mio cazzo e sussurrò “Ho la sensazione che lui sia molto contento di vedermi. Ora bacio anche lui” e me lo prese in bocca questa volta succhiandomi per bene la cappella e leccandomi fino alla base. Quando rialzò gli occhi si rese conto del pacchettino che le avevo messo sul letto.
“Oh caro, è per me?” chiese.
“Si certo, è veramente un pensierino. Una stupidaggine” le risposi.
Malena scartò il pacco e tirò fuori il completino, lo aprì e mi disse: “Delizioso!” poi guardò la taglia e disse “Bravissimo! Hai azzeccato sia la taglia della mutanda che quella del reggiseno!” e si chinò per darmi un bacio.
Poi si accorse della panoplia di dildo, plug ed il resto e sbarrò gli occhi.
“Ma hai intenzioni bellicose, stasera, caro?” mi chiese con un ghigno beffardo.
Scese dal letto, fece il giro e si mise ad accarezzare quegli oggetti analizzandoli con attenzione.
Poi prese il plug anale più grosso di tutti e mi disse: “Questo me lo infili ora, subito, così tra un po’ sono bella pronta per un orgasmo anale” e me lo porse assieme al lubrificante. Aprì la boccetta e fece scendere qualche goccia di prodotto sulla testa del plug meravigliandosi per la somiglianza con lo sperma e con le secrezioni vaginali. Se ne portò una goccia alle labbra per assaggiarlo ma fece una smorfia “ma non è buono come la sborra!”. Quindi spalmò quel liquido gelatinoso su tutta la superfice e mi passò il plug mettendosi a quattro zampe sul letto.
“Ora me lo infili!” mi ordinò.
Pensai che era troppo grosso per entrare al primo colpo per cui presi anch’io un po’ di gel, lo spalmai con un dito attorno allo sfintere e poi dentro lo sfintere, poi infilai due dita e alla fine tre dita facendo un po’ avanti e indietro mentre sentivo i muscoli rilassarsi. Presi allora il plug e lo infilai applicando una pressione costante fino a quando, superata la massima larghezza, Malena lo tirò a sé con una contrazione delle pareti interne e dello sfintere stesso. Era impressionante sapere che aveva dentro di sé un oggetto di circa sei centimetri di diametro senza che da fuori si vedesse nulla.

Approfittando della posizione le detti un bacio sulla fica e vi infilai la lingua, poi, un dito alla volta, tutta la mano fino a metà palmo. Malena era in estesi per essere stata dilatata e si stava massaggiando furiosamente il clitoride.
Presi allora il primo dildo, quello nero con la pompetta. Riempii di gel il serbatoio, ne misi un bel po’ attorno alla cappella ed iniziai ad infilarlo. Malena si allargò divaricando le ginocchia verso il letto e si offrì alla penetrazione da parte di quell’oggetto così grosso. Poi, lo prese in mano, si girò sulla schiena ed iniziò a farlo scorrere dentro e fuori mentre le infilavo il mio cazzo in bocca. Riuscii a prendere la pompetta e a schizzare un po’ di lubrificante dentro di lei. Il risultato fu un ulteriore fuoriuscita di umori misti a quel liquido biancastro e filamentoso che però aiutò la stimolazione. Presto fu preda dei primi sintomi di un orgasmo; le tolsi allora il dildo e le infilai il mio membro nella figa grondante.
La scopai con intensità facendola venire quasi subito con un orgasmo intenso che le fece stringere le gambe più volte.
Quindi passai al culo. “Che ne dici? Vogliamo sentire se si è allargato?” le chiesi mentre tiravo fuori il plug che venne fuori con un pop simile al tappo di una bottiglia.
“Si, mo’ dammelo tutto dentro eh? Che devo venire col culo, stavolta. Me lo devi fare arrivare in gola, te’l capi’? Tu non smetti fino a che non vengo. E se ti si smoscia, usa pure questo, toh!” e prese il mega dildo. Si accorse che era cavo dentro, e mi disse: “Ma è moscio! Ma che ci faccio con questo?” mi disse.
Al che lo presi, infilai dentro alla base il mio cazzo fino a farlo aderire al mio pube.
“Ho paura che con questo ti sventro. Sono più di sei centimetri di diametro. Sei sicura?”
“Oh alla peggio me lo infili davanti e dietro ci mettiamo l’omo nero, teh!” e prese il dildo nero che aveva appena usato davanti.
La misi di nuovo a pecorina ed infilai lentamente la cappella del mio combo. Mi faceva effetto vedere quella sberla in mezzo alle gambe. Era decisamente enorme.
Forzai lo sfintere che lentamente si divaricò mentre Malena iniziava a soffrire un po’.
“Ahia, mi fai male! Piano!” mi disse quasi piangendo.
“Me lo hai chiesto tu! Smetto?”
“Ti ho forse detto di smettere? Ti ho detto che tu devi farmi venire col culo, teh! Bon, mettimelo dentro, ma piano che mi fa male!”
Continuai a spingere. Oramai la cappella era del tutto dentro, iniziavo ad entrare con l’asta. Dentro aveva circa dieci centimetri, ma il mio cazzo, usato come nerbo di quel coso inanimato, era tutto fuori. Malena si inarcò cercando di favorire ulteriormente la penetrazione, ma decisi di fermarmi. Attesi qualche momento che la dilatazione si assestasse e poi continuai. Fui bloccato da una forte contrazione seguita da un immediato strillo di dolore.
“Ahi! Mi fa male!!!” urlò.
“Te l’avevo detto che è troppo grosso!” le risposi, un po’ preoccupato della sua smorfia. Avevo paura di provocarle un trauma lacero-contusivo all’ano, all’interno del quale i tessuti sono molto, molto sottili e le terminazioni nervose molto ramificate.
“Io…non…ti…ho…detto…di…smettere” disse tra un sospiro e l’altro, scandendo le fitte di dolore.
“Si ma così non andiamo avanti. Dai, proviamo senza e sentiamo come sei larga!” le dissi suggerendole di interrompere quella tortura.
Tirò invece un respiro e con un movimento secco superò il punto accogliendo per altri cinque o sei centimetri il bastone. “Ecco! Ora ci sei! Fai un po’ avanti e indietro, ma piano, mi raccomando!” mi disse sempre con voce sofferente.
Iniziai ad arretrare e poi a riavanzare, molto lentamente e molto dolcemente, fino a che non mi resi conto che Malena stava iniziando a rilassarsi. La morsa del suo sfintere e di tutto il tratto del retto si stava allentando e la penetrazione sembrava più agevole. Spruzzai un altro po' di lubrificante sull’asta e ricominciai a spingere ritmicamente. Oramai il suo retrobottega era completamente aperto, agevole ed accogliente. Ero arrivato a vedere scomparire almeno venti centimetri di quella stanga e sentivo la pressione dello sfintere allentarsi.
“Dai, muoviti, sfondami!” urlò mentre con le mani si dilatava le chiappe per facilitare l’introduzione.
Aumentai il ritmo, ormai certo di aver superato il momento critico. Notevoli secrezioni mescolate alla copiosa quantità di gel si depositavano alla base del dildo provocando un rumore di mani che se insaponano.
“Ora fermati! Prendi l’omo nero e ficcamelo dentro nella figa, dai mo’” mi disse ansimando dal piacere.
“Ma sei sicura?” le chiesi.
“SI!!! O vuoi fare l’umarell e stare a guardare che faccio tutto da sola?” mi rispose.
Non me lo feci ripetere e le infilai il dildo nero nella vagina senza lubrificante, era talmente bagnata che le entrò per buoni quindici centimetri senza nessun ostacolo.
“Oh, ora si che si ragiona! Muoviti dai, sfondami per bene. Fammelo sentire in gola!” mi urlò la voce rotta dal piacere.
“Se me lo dici così!” ed iniziai a stantuffare senza troppi riguardi. Mi ritrovai ad infilarle altri due o tre centimetri di bastone prima di provocarle l’ennesima fitta di dolore.
“Senti, Malena, se devo farti godere, fammelo fare con il mio cazzo. Ti giuro che ti inculo fino a che non vieni!” le dissi.
Si convinse subito perché letteralmente sputò dal culo la cappella del dildo; il suo sfintere era grottescamente aperto, sembrava una enorme O disegnata in mezzo alle chiappe. Credevo che non mi sarei nemmeno accorto di infilare il mio cazzo in quel buco, ed ero quasi certo che anche lei non avrebbe sentito nulla. Invece, dopo qualche momento, iniziai a sentire le pareti del retto stringersi sul mio pisello e lo sfintere serrare come una morsa la base dell’asta, come se avessi indossato un altro cockring.
Ripresi a stantuffare quel culo mentre con la mano muovevo il dildo che era rimasto piantato dentro la figa.
“Oh, ora si che si ragiona! Quando uno è giusto, è giusto! Dai, fammi sentire che così mi piace da morire!” mi disse con la voce ora pregna di godimento. E che si divertisse era chiaro visto che le secrezioni vaginali avevano letteralmente imbiancato la base del dildo nero, provocando un curioso effetto zebrato sui rilievi disegnati sulla superficie di quel giocattolo.

Presto Malena iniziò ad ansimare, il piacere che provava era intenso e non simulato, le contrazioni che sentivo sulla cappella erano reali e trasmesse anche dal movimento del dildo nella sua vagina.
Il suo orgasmo fu potente, intenso e la squassò. Le gambe le tremarono come se fosse stata presa da un attacco di convulsioni, dalla vulva colavano rivoletti di liquido bianco della consistenza dello sperma, come avevo già visto in cam in precedenza.

Io invece ero lontano e potei continuare a pomparla. Fu lei a chiedermi di fermarmi.
’Speta, ‘ho il bus del cul com al bus del busilan!”
“Cosa?”
T’ha dit che m’ha rot el bus del cul
“Veramente me lo hai chiesto tu!”
“Vero! E infatti te ne sono grata. Solo che ora devi aspettare per rientrare!” mi disse ridacchiando. “Però ora ti succhio via l’anima!” e si gettò come un’ossessa a spompinarmi.
La sua azione era da manuale: leccata della cappella, a scendere lungo l’asta, leccata alle palle mentre con la mano massaggiava la cappella, e poi in bocca a succhiare, e poi a infilarlo di lato, e poi giù in gola fino alla base del cazzo, forzandosi a prenderlo tutto e ad arrivare in fondo all’esofago fino a provocare contrazioni e conati, ma poi riprendeva da capo.
Ad un certo punto si stese sul letto sulla schiena con la testa fuori dal materasso e mi chiese: “Ora scopami la bocca. Mettilo dentro tutto, voglio che arrivi più in giù possibile”.
Seguii i suoi suggerimenti in quella che era per me la prima volta di una pratica che avevo visto solo in un film porno e che non ero riuscito a rifare con mia moglie. Iniziai pertanto a infilare il cazzo dentro la bocca e quindi in gola. Vedevo perfettamente la punta del pisello che spingeva da dietro verso la glottide e la sua gola allargarsi come la gola di un serpente intento ad ingoiare la sua preda intera. Iniziai a entrare ed uscire lentamente, poi più ritmicamente.
La stranezza della situazione, unità alla novità della cosa ed alle sensazioni mai provate prima mi portò all’orgasmo. Un fiotto di sperma le colmò l’esofago provocandole un conato proprio mentre le contrazioni scagliavano fuori getti di liquido che la invadevano. Lo tirai fuori gocciolante mentre Malena quasi soffocava cercando di liberare la gola dalla massa di liquido che quasi l’ostruiva.
“Stai bene?” le chiesi un po’ preoccupato.
“Ma quanta sborra avevi? Mi hai quasi soffocato!” mi disse ansimando.
Poi però si girò e si rimise a leccarlo.
“Hai lo sperma dolcissimo. Sicuro di star bene e di non avere il diabete?” mi chiese con fare professionale.
Le illustrai la dieta a cui mi ero sottoposto prima di partire in previsione dell’incontro.
“Beh, hai centrato l’obiettivo: hai la sborra più buona che abbia mai assaggiato, e si che di sborra ne ho bevuta a litri!” mi disse con un senso di ammirazione misto a profondo piacere, mentre continuava la meticolosa opera di pulizia con la lingua a suggere anche l’ultima goccia di nettare.

Ci mettemmo a letto, ma la notte era giovane. Mi ero astenuto dal bere alcolici proprio per non dover provare gli effetti della stanchezza assieme alla cecagna da alcol e, al di là del fatto che avevo già avuto un orgasmo, ero ancora armato di bellicose intenzioni. Il Cialis garantiva tempi di recupero rapidi e dopo qualche minuto ero già pronto per il terzo round.

Presi l’iniziativa e mi dedicai con passione al suo clitoride. Lo succhiai e leccai fino a farlo diventare della dimensione di un cece, poi mentre continuavo a leccarlo infilai prima uno, poi due ed infine tre dita dentro di lei muovendole lentamente.
Malena aveva intanto preso la mia testa e la spingeva contro il suo sesso con entrambe le mani, ansimando per il piacere. Si inarcò ed ebbe un orgasmo leggero, immediatamente seguito da una piccola emissione di liquido vaginale denso.
Mi staccai con la testa e mi misi in ginocchio a masturbarla cercando di stimolare quella zona ruvida, zigrinata, posta sulla faccia superiore della vulva, alla portata delle mie dita. La sua stimolazione le provocò intenso piacere e ulteriori secrezioni, oltre ad allargarla ulteriormente. Quasi senza volerlo, mi ritrovai ad infilarle quattro dita, poi l’intero palmo stretto a cucchiaio. Fu a quel punto che Malena prese con le sue mani la mia ed anziché sfilarla, come avevo immaginato, se la infilò ancora più dentro. Mi ritrovai con le piccole labbra strette attorno al mio polso e la mano tutta dentro. Era la prima volta che provavo il fisting e la cosa non fu particolarmente gradevole per me. Tuttavia, l’eccitazione del sesso alla “famolo strano” mi fee superare quel senso di repulsione per quella pratica a cui non ero abituato. Mi sembrava strano poter esplorare con le dita quella cavità così umida, calda, avvolgente, e nel frattempo mi eccitava la vista di Malena che si inarcava sulla schiena sollevando il bacino mentre sfrucugliavo le sue intimità e nel frattempo lei si masturbava furiosamente il clitoride.
Anche in questo caso durò poco ed un ulteriore orgasmo la sconquassò.
Io ero ancora eccitato, ma l’idea di infilare il mio cazzo, seppur non piccolo, laddove avevo fino a poco prima messo tutta la mano fino al polso - mano che peraltro avevo tirato fuori grondante di umori filamentosi – non è che mi aggradasse del tutto. Mi accostai pertanto di nuovo al culo.
“No ti prego, aspetta un attimo! Mi fa ancora male!” mi implorò. Prese in mano la situazione e mi guidò dentro di lei nella sua fica.
Credevo di entrare in un pozzo scuro, mi ritrovai invece accolto in una tana stretta, elastica, reattiva. Malena mi rigirò sulla schiena e mi scopò alla smorzacandela aumentando via via il ritmo e generando botte di piacere profondo ed intenso. Stranamente durai pochi minuti. Venni un’altra volta dentro di lei, ma meno intensamente di prima. Purtuttavia, quando si sfilò una colata di liquido colò dalla sua vulva su di me e sul letto.
“Ohi, ma quanto ce ne hai? Lo sai che me lo sento ancora in gola? È come se avessi mandato giù una boccetta d’acqua” mi disse con tono tra il sorpreso e lo scherzoso.

Quella notte finì così. Sia lei che io avevamo investito tutte le nostre risorse disponibili e ci addormentammo io abbracciato a lei di spalle, le mie mani ad abbracciare quelle tette enormi ed il mio cazzo, ancora in tiro, appizzato al suo culo.

La mattina successiva fummo svegliati dal telefono interno alle 7:30.

Sollevai le coperte e rimirai quel culo che diceva ”sfondami ancora!”.
Malena dormiva su un fianco e decisi di svegliarla a modo mio. Ero già in tiro, presi dalla boccetta un po' di gel e me lo cosparsi attorno alla cappella. Mi avvicinai con circospezione per non farla destare prima di essere dentro di lei, le divaricai le chiappe, appoggiai la cappella allo sfintere e con un piccolissimo sforzo mi ritrovai all’interno del suo culo.
Malena si svegliò e mi disse: “Ma che bel buongiorno… guarda che devi farmi godere anche davanti!” … appena sveglia e già voleva essere soddisfatta completamente. Mi detti da dare un po’ provocandole ansimi e gemiti di piacere, poi mi sfilai e glielo misi dentro davanti. Era già tutto un lago e non ebbi problemi a entrare dentro fino in fondo. Questa volta durai poco, giusto il tempo di eccitarla che venni dentro di lei.

“Non mi hai fatto venire, egoista!” mi apostrofò ridendo mentre si accarezzava la micia sfregandosi il clitoride. Rimasi a guardarla masturbarsi fino a che non venne anche lei.

Ci baciammo per la prima volta da quando c’eravamo incontrati poche ore prima. Fu un bacio quasi casto, tenero. Nulla a che vedere con il sesso selvaggio a cui ci eravamo abbandonati fino a qualche minuto prima.

Andammo a fare la doccia, scherzammo un po’ sotto l’acqua ma il tempo scorreva inesorabile e l’ora del suo ritorno a casa era imminente. Si vestì come era arrivata, rifece la valigia al cui interno stipò tutte le cose che le avevo portato in dono e ci recammo a fare colazione.

L’accompagnai all’auto e ci salutammo con un bacio, questa volta un po’ meno casto, come un bacio di addio.

In effetti fu un bacio di addio.

Ci sentimmo altre volte, riprovammo a fare sesso virtuale ma decidemmo di comune accordo che non era più soddisfacente dopo esserci conosciuti carnalmente.
Ci eravamo promessi che ci saremmo incontrati di nuovo per rinnovare quell’esperienza di sesso estremo, ma per un motivo o per l’altro non fu più possibile.

Malena venne una settimana a Roma per un colloquio di lavoro, si era separata dal marito e voleva cambiare città e ambiente. Ci sentimmo, fissammo un appuntamento ma poi per una serie di motivi familiari non mi fu più possibile vederla. Dopo qualche giorno smise di rispondere al telefono e dopo un paio di mesi ricevetti l’avviso “Attenzione, il numero da lei chiamato è inesistente: si prega di controllarne l’esattezza”. Aveva cambiato numero. Anche l’email che le avevo inviato mi tornò indietro con l’errore “container not found”.

Chissà che fine ha fatto.



[1] Qualcuno si chiederà, giustamente: ma non era una coppia aperta, scambista? Si, ma solo per lui. A lei non era concessa la possibilità di divertirsi da sola coram populo, ma solo con il marito presente. E ciò lo aveva reso più cornuto di un cervo anziano.
In compenso, a dire di Manola, quando scambiavano, lei era di bocca buona e ne rimediava sempre due o tre a notte, lui invece spesso andava in bianco, o quasi.

[2] Come per i minerali esiste la scala di Mohs che ne misura la durezza, andando da 1 - talco a 10 – diamante, così esiste la scala di durezza del cazzo che si articola in: Moscio [M], Semi moscio [SM], Barzotto [B], Duro [D}, Durissimo [XD], Duro Da Culo [DDC].
Probabilmente sei il miglior scrittore di phica!
 

Durello81

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Ammazza Paolo... ho dovuto prendere il Cialis per leggerlo tutto, non per l'erezione (che sei stato in grado cmq di procurarmi) ma per tenere vigile l'attenzione 🤣🤣🤣
Scherzi a parte, è davvero un gran racconto ma soprattutto sono state delle gran scopate, sesso puro, selvaggio, vivo! 👏🏻👍🏻
Complimenti per il modo di scrivere, sei molto bravo insieme al caro @Grandel ed a @ks421 .. proprio un piacere leggervi 🙂
 
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Ammazza Paolo... ho dovuto prendere il Cialis per leggerlo tutto, non per l'erezione (che sei stato in grado cmq di procurarmi) ma per tenere vigile l'attenzione 🤣🤣🤣
Scherzi a parte, è davvero un gran racconto ma soprattutto sono state delle gran scopate, sesso puro, selvaggio, vivo! 👏🏻👍🏻
Complimenti per il modo di scrivere, sei molto bravo insieme al caro @Grandel ed a @ks421 .. proprio un piacere leggervi 🙂
Grazie anche a te.
 

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