PaloNudista

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38
Posizione
Torino
Mi chiamo Erika, ho 35 anni e non ho mai fatto l’amore. L’amore quello vero, fatto di carezze e di passione, di trasporto e di dolcezza. L’amore fatto con amore.
Nella mia vita ho fatto solo sesso. Anzi sono stata una serva del sesso. Certo all’inizio non me ne accorgevo, non capivo la differenza. Sono sempre stata vogliosa, fino dall’adolescenza, anche se la mia vita sessuale in compagnia è iniziata dopo i diciotto anni. Prima mi soddisfavo con le dita o con qualche oggetto utile alla situazione. Mi è sempre piaciuto il cazzo e da ragazza quel che cercavo era proprio quello. Non mi interessava che un maschio potesse desiderare fare l'amore proprio con me, perché mi trovava simpatica, o intelligente, o gli piacevano i miei occhi, o il mio sorriso o per come mi vestivo o semplicemente perché gli facevo sangue. La mia esperienza era che i maschi si eccitavano e basta, perché gli veniva la voglia e io li dovevo soddisfare. Così è stato fin dal primo cazzo che ho succhiato, che è stato quello di mio fratello.
Sono cresciuta in un ambiente dove la donna era ancora una femmina al servizio dei maschi, in cui la violenza è un modo di risolvere le questioni. Un mondo dove la donna per gli uomini, ma anche per le stesse donne, è una bocca, una fica e un culo.
Senza accorgermene sono entrata anche io in questo mondo, ma per motivazioni mie. Non per sottomissione verso il maschio, ma, come ho già detto, perché mi piaceva il cazzo duro. Anche se era quello di mio fratello che entrava nudo in camera mia e me lo sventolava davanti, perché la donna è bocca, fica e culo anche se è tua sorella. Non chiudeva neanche la porta, tanto loro sapevano, i miei genitori. Anzi quando capitava che lo vedevano entrare nudo col cazzo in tiro, ridevano e facevano battute maschiliste: sta andando a farsi svuotare le palle… povero, anche lui ha ragione, i maschi hanno bisogno…
Era più piccolo di me di tre anni e quando il suo cazzo ha cominciato a indurirsi e a schizzare durante il sonno ha cominciato a farmelo vedere in erezione.
Nonostante avessi già diciotto anni l’unico cazzo che avevo visto fino allora era quello di mio padre, che si lasciava spiare nudo. Questo perché nel mio ambiente fino a una certa età la donna è rispettata e deve stare vergine. Nessuno si era permesso di toccarmi e così sarebbe stato per altri due anni.
L’incesto non era un problema nel mondo dove vivevo io. Mio padre e mia madre si raccontavano spesso storie di sesso dei loro parenti e conoscenti. “Sai che Paolo ha scoperto che il figlio si scopa sua moglie, la mamma”, “Oggi Maria mi ha detto che suo papà si vanta di essersi fatto fare un pompino dalla cognata", "Daniela mi ha detto che suo figlio si incula sua cugina e forse anche suo cugino" e tante altre.
L'incesto avevo imparato che non era un problema, tanto che a volte, quando ero più vogliosa del solito, desideravo che anche mio padre si dedicasse a quella pratica e comparisse improvvisamente alla porta tutto nudo, pronto a scoparmi.
A me piaceva quel cazzo duro e quello che mio fratello mi sventolava davanti era anche grosso. Così quando la prima volta mi ha detto di succhiarglielo ho pensato che era quello che volevo. Lui era in piedi e io mi sono inginocchiata per averlo davanti alla bocca. L'ho preso in mano e ho sentito quanto era duro. Vederlo non rendeva, toccarlo faceva capire molto di più. Era il primo cazzo che prendevo in mano, ma sapevo bene come era fatto.
Visto che i miei genitori non mi facevano uscire perché per loro prima dei diciotto anni una ragazza deve stare a casa, avevo sfogato la mia voglia di sesso guardando filmati pornorafici la sera a letto e infilandomi nella fica le dita o il manico della spazzola.
Ho accarezzato il cazzo duro, poi l'ho stretto un po' e ho tirato fuori la cappella gonfia. L'ho messo in bocca e ho sentito un piacere profondo. Mi piaceva sentirlo dentro la bocca e con la lingua gli giravo intorno alla cappella. Con gli occhi chiusi ero in uno stato di estasi. Non so quanto durò quel momento, ma a un tratto mi sono sentita riempire la bocca di sperma. Mai potevo immaginare qualcosa di più bello. Era dolce, era calda e densa. L'ho ingoiata subito e ho continuato a leccare il cazzo ancora duro, ma lui, soddisfatto, me lo tolse e andò via senza dire nulla. Quello fu l'inizio della mia vita da donna bocca, fica e culo, ma ero eccitata e contenta.
Dopo due ore è tornato in camera. I miei già dormivano. Io mi ero tolta tutto da sotto e sotto le lenzuola guardavo un filmato di sesso prima di toccarmi. Lui accese la luce e lo vidi, era vestito. Subito si è abbassato il pantalone del pigiama e i boxer. Aveva di nuovo il cazzo duro. Pensando che fosse un regalo per me e sono uscita dal letto senza pensare che avevo addosso solo una maglietta. Come prima gli ho spogliato la cappella e mi sono messa in bocca quel cazzo così duro e saporito. Lui era ancora più eccitato di prima e
mi muoveva ii cazzo in bocca come per scopare. Mi eccitava tutto. Il cazzo sulla lingua e dentro la mia bocca. Sentirlo muoversi senza la mia volontà. Mi piaceva anche che mi prendeva la testa con le mani per riuscire a spingerlo più in fondo. Mi piaceva sentirlo dentro fino a farmi tossire. Mi piaceva sentire la cappella ingrossarsi mentre lo muoveva più veloce, ancora più veloce... e poi quel sapore sublime di sperma caldo.
Questa volta non lo ingoiai subito. Me lo tenni in bocca e gli feci uscire il cazzo. Andò via mentre si tirava su i vestiti.
Con il suo sperma in bocca tornai a letto. Sul telefono c'erano ancora le immagini di sesso. Feci ripartire il video e cominciai a masturbarmi con le dita. Come raggiunsi l'orgasmo ho ingoiato lo sperma.
Durante la notte ne volle un altro. Questa volta mi fece andare in camera sua. Un messaggio mi ha svegliato e diceva di andare da lui. Avevo voglia di succhiarlo ancora e mi presentai da lui come prima, con una maglietta solamente addosso. Lui era sdraiato sul letto e l'aveva duro. Sicuramente gli era salito durante il sonno. Senza che mi dicesse niente mi sono avvicinata e gli ho tirato giù i boxer. Questa volta la cappella era già nuda. L’ho masturbato un po’ per farglielo ancora più duro e poi l’ho messo in bocca. Non potevo desiderare cosa migliore. Quel bastone vivo in bocca mi trasmetteva sensazioni mai provate prima. Era come una droga che mi trasportava in un mondo di gioia. Visto che lui era sdraiato sono stata io a simulare la penetrazione. Muovendo la testa a dondolo, facevo entrare e uscire il cazzo dalla mia bocca. Fino a che mi ha preso nuovamente la testa con le mani e me la spingeva forte per farmelo entrare tutto in bocca. Più si avvicinava all’orgasmo, più mi spingeva la testa e io non riuscivo più a muovermi. Gli passavo la lingua intorno e lo stringevo con le labbra.
Ad un certo punto, con la testa schiacciata sul suo basso ventre, ha alzato il bacino facendomi arrivare il cazzo in gola e mi ha sborrato in fondo alla bocca facendomi tossire. Lo sperma mi è scivolato fuori dalla bocca finendo sui suoi peli neri. Allora con ho messo quella foresta in bocca e con le labbra gli ho pulito il pelo, poi ho ingoiato.
- Sei proprio una troia!!!
Non mi poteva fare un complimento migliore. Fin da bambina avevo desiderato essere una troia. Lo sentivo dire a mio padre quando parlava di donne con gli amici: "A me piace la donna troia, quella che sa cosa deve fare, che sa cosa vuole un uomo. Una che ti apre la braghetta. Non quelle femminucce che gli devi dire anche di togliersi le mutande...". Certo quando avevo cinque o sei anni non capivo tutto, non capivo che andava con altre donne, ma il desiderio di essere una troia che apre la braghetta, come il suo modello, mi è rimasto fino a pochi anni fa. In questo la mia ossessione per il cazzo mi ha reso il compito più facile.
L'ho lasciato a letto con i boxer abbassati e sono andata via. Per tutta la notte mi ha lasciato dormire, ma la mattina presto mi è arrivato un altro messaggio sul telefono: "prima che si svegliano....". Mi sono alzata e sono andata da lui. Questa volta avevo il perizoma senza la maglietta. Come sono arrivata era nudo e non lo aveva duro, ma guardandomi le tette gli è salito subito. Ero contenta di trovarlo ancora duro e ho cominciato a leccarlo come le altre volte. Glielo sentivo più duro delle altre volte e mi eccitavo anche io di più. Di sicuro lo eccitava vedere le mie tette ballare e i miei capezzoli duri. Ancora mi prese la testa con le mani e spingendo con forza il cazzo in bocca me la riempì di sborra, che riuscì a trattenere e che ingoiai.
Finito il mio lavoro da troia me ne stavo andando quando ho visto mia madre tornare dal bagno in camera sua. Mi salutò normalmente, ma temevo che mi avesse vista succhiare il cazzo di mio fratello. Così ho origliato alla porta per sentire se ne parlava con mio padre "Glielo ha succhiato almeno quattro volte stanotte, l'ultima poco fa", "Li hai visti?" "Sì" "E dimmi.... com'è?" “Brava, molto brava." "Ahahah brava la mia dolce figliola"....
In quel momento non pensai che parlavano di mio fratello e mi sono sentita imbarazzata per come considerassero normale quella mia voglia di cazzo. Non avevo fatto solo quattro pompini, avevo viaggiato nel mondo dei sensi estremi, della fisicità senza pudore. Eppure il fatto di ridurre il mio bisogno a un semplice incontro tra una bocca e un cazzo, anche se fratelli, mi dava la possibilità di dare sfogo alla mia passione.
Per una settimana siamo andati avanti con cinque o sei pompini al giorno. Lui mi chiamava e io subito arrivavo a succhiare un bel cazzo duro, oppure si presentava in camera mia. Sempre quando aveva voglia lui, perché la donna è troia e deve soddisfare le voglie dell'uomo, ma non deve avere voglie sue e non deve chiedere mai. Ci provai una volta sola e mi cacciò via.
Dopo una settimana di sborrate continue gli è venuta la febbre. Da allora i nostri incontri si sono fatti più rari, ma così è cresciuta la mia voglia.
Questo è stato l'inizio della mia vita da donna bocca, fica e culo.
 
IL PRIMO LAVORO

Finite le scuole superiori a vent'anni, avrei voluto proseguire negli studi, magari dritto o psicologia. Qualcosa legato all’analisi del comportamento delle persone. Ma mia madre mi disse che le donne del nostro ambiente non hanno bisogno di studiare e che se volevo lavorare, un posto lo trovavo certamente.
E' così che ho sono stata assunta come segretaria nell'officina meccanica di zio Tony, fratello di mio padre. Presi il posto di mia cugina Jenny, che era andata via dopo cinque anni perché si sposava. Nell’officina avevo il mio ufficio personale, dove passavo le otto ore di servizio e dove restavo anche durante la pausa pranzo dalle due alle tre. Mi sono subito trovata bene, zio Tony e gli altri due operai erano gentili e mi sorridevano sempre.
L'unico inconveniente era che stando tante ore in ufficio la mia voglia di cazzo rimaneva insoddisfatta. Alzandomi alle sei del mattino e andando a letto stanca già alle dieci, non mi restava neanche il tempo di masturbarmi. Il cazzo di mio fratello, oramai fidanzato, non lo succhiavo più.
Però, come ho detto, nel mio ambiente la donna era bocca, fica e culo. Anche se a me sembrava il contrario, che l'uomo era cazzo e quello mi piaceva. I miei desideri si posarono, inevitabilmente, sui miei colleghi di lavoro. Dei tre, il primo della mia lista era Sirio, venticinque anni, robusto, sicuramente con un cazzo non indifferente. Al secondo posto c'era Davide, cinquantaquattro anni, tanto grasso quanto simpatico, che con tutta quella ciccia mi immaginavo un cazzo piccolino. Per ultimo zio Tony, quarantotto anni. Per le dimensioni, se aveva il cazzo come mio padre o mio fratello, era al primo posto, ma era sempre mio zio, fratello di papà, marito di zia Rosaria e padre di Simona. Però nel mio mondo la donna era prima di tutto bocca, culo e fica.
Passò un mese prima di passare all'azione. All'inizio, zio Tony veniva a trovarmi durante la pausa pranzo per farmi compagnia qualche minuto, per non farmi annoiare a stare un’ora da sola. Quando, alla scadenza del primo mese di prova, ho firmato il contratto definitivo, fece il salto di qualità.
Mentre chiacchieravamo, senza nessun preavviso si è alzato in piedi e si è sfilato le bretelle della tuta di lavoro. Abbiamo smesso di parlare e io l'ho guardato abbassarsi la tuta fino ai piedi e poi la stessa cosa farla con i pantaloni e i mutandoni bianchi, fino a restare nudo davanti a me. Come avevo immaginato, aveva il cazzo di famiglia, grosso, anche se era ancora mezzo floscio. Senza che mi dicesse niente ho fatto quello che lui, ma soprattutto io, desiderava. Mi sono avvicinata e l'ho messo in bocca. Subito si è indurito e ho cominciato a gustarmi con passione quel cazzo di uomo grande. Lo facevo godere molto e commentava la mia bravura, ma lo sentivo in lontananza, rapita dal piacere di averlo in bocca. Quando ha raggiunto l'orgasmo mi ha detto di ingoiare la sborra e di non azzardarmi a raccontare qualcosa in casa. Ubbidì ai suoi ordini per mia volontà.
Per la prima settimana è venuto a trovarmi tutti i giorni durante la pausa a regalarmi il suo cazzo duro in bocca, così lo vedevo io. Il lunedì della seconda ha voluto mettermelo anche nella fica. Nonostante la mia voglia insaziabile, fino a allora ero arrivata vergine, controllata a distanza dai miei genitori, che facevano scappare chiunque si avvicinasse troppo a me. Almeno fino a quando ho iniziato a lavorare. Zio Tony mi disse che non era un problema e mi fece sedere sulla scrivania, poi mi disse di sdraiarmi. Con le gambe fuori dal tavolo e la schiena poggiata sopra, vedevo solo il soffitto. Ho sentito le sue mani alzarmi la minigonna, che mi aveva detto di indossare obbligatoriamente in ufficio, poi le stesse mani tirare giù il perizoma fino a scoprire la mia fica appena depilata, farlo sfilare lungo le cosce, girare intorno al ginocchio, scendere nelle gambe e cadere a terra dai piedi.
Guardando il soffitto, con le gambe aperte, sentivo la mia fica fremere nell'attesa di essere penetrata. L’ho sentito spogliarsi e poi mettermi la mano sulla fica liscia e accarezzarla, fino a sentirla bagnata. Poi niente! Tolta la mano, un lungo momento di attesa è passato senza che nulla succedesse, senza poter vedere cosa stesse facendo. Iil mio respiro si fece più accelerato. A un tratto ho sentito la sua cappella sulla mia apertura e ho sentito che quello era il momento. Una cosa dura e calda mi entrò dentro facendomi sentire del dolore misto a godimento mai sentito prima. Gridai leggermente e poi cominciai a ansimare. La mia voce seguiva il ritmo del cazzo, che mi entrava e mi usciva e non riuscivo a trattenerla. Mi sentivo impazzire mentre me lo strofinava dentro. Ad un certo punto la sensazione che sentivo fu talmente forte che mi mancò il respiro. Rimasi in apnea per un tempo infinito, che terminò con un urlo straziante quando raggiunsi l'orgasmo.
Sentendo il mio urlo, Davide e Sirio sono accorsi pensando che fosse successo qualcosa di grave. Sono entrati proprio mentre zio Tony mi stava sborrando dentro e hanno capito da dove proveniva il mio urlo. Zio Tony ha tolto il cazzo ancora duro davanti ai due colleghi, che mi hanno visto la fica nuda, sdraiata sul tavolo con le gambe aperte,, e con loro è andato via.
Anche di questo non raccontai nulla ai miei genitori perché desideravo che si ripetesse ancora. Cosa che chiaramente successe. Due giorni dopo, il mercoledì, zio Tony è tornato a trovarmi e come l'altra volta mi scopò sulla scrivania. Era un'esperienza dei sensi travolgente e quando giunsero Davide con Sirio dopo il mio urlo sapevano già cosa avrebbero visto. Videro il culo di zio Tony che faceva avanti e indietro e poi la mia fica aperta. Pensai che anche loro volevano scoparmi e forse me lo sono attirata io. Ma a me piaceva.
Davide prese l'abitudine di venire con zio Tony a farmi visita, qualche volta, durante la pausa pranzo e restare lì a vederci scopare, sentire i miei gemiti di piacere e l'urlo liberatorio dell'orgasmo. Lui si sedeva nella poltroncina e si faceva una sega. Quando gliel'ho visto mi sono stupito di come fosse grosso. Con tutta quella ciccia lo avevo immaginato piccolino, invece era tutt'altro.
Un giorno, mentre ero ancora sul tavolo con la fica scopata, lui si alzò col cazzo duro e confabularono con zio Tonny, anche lui con il cazzo duro. Sperai che stesse chiedendo a mio zio il permesso di scoparmi. O almeno era quello che desideravo. Mi aveva appena trombata, ma un altro cazzo dentro lo avrei preso volentieri.
Davide si avvicinò da me, ma, al posto di scoparmi, mi fece alzare in piedi. Mi sfilò la camicia e il reggiseno, lasciandomi completamente nuda. Mi strinse con le mani il seno e mi leccò i capezzoli. Lo lasciai fare, anche se a me interessava solo il suo cazzo. Mi portò nel divano e mi mise a quattro zampe per scoparmi da dietro.
Quando sentì il suo grosso cazzo allargarmi la fica provai un piacere inimmaginabile. Gettai un grido di godimento e poi iniziai a rantolare. Farmi scopare in quel modo, con quel cazzo duro, era l'apoteosi del mio desiderio. Mi sculacciava e le mie tette ballavano ogni volta che la sua asta entrava fino alla fine. Come si gonfiò per sborrare, il mio clitoride mi fece impazzire e feci un urlo di piacere che sembrava mi stessero torturando.
Più di una volta Davide venne con zio Tony a scoparmi durante la pausa, sempre dopo di lui e mai da solo. A me piaceva scopare con lui, anche se era grasso e grande di età. Mentre zio si limitava a mettermi sempre nella stessa posizione sdraiata sulla scrivania, Davide prima di tutto mi faceva spogliare nuda e poi variava anche il modo di scoparmi. La prima volta mi aveva preso da dietro, ma altre volte mi aveva presa davanti o mi faceva sedere sul cazzo mentre lui era sdraiato sul divano, o altre ancora. Mi piaceva godere col suo grosso cazzo dentro e non lo nascondevo testimoniando con la voce ansimante il godimento della fica.
- Proprio una puttanella in calore tua nipote - disse una volta Davide a zio Tony, che approvò con un sorriso. A me, però, quel commento non era piaciuto. Un conto era essere una troia, come diceva mio padre, un altro conto era essere considerata una puttana, anzi puttanella. Il termine puttana aveva qualcosa di negativo, come se io avessi scopato con lui solo per dovere. Invece io avevo fatto tutto per piacere, perché mi piaceva il cazzo, e in questo mi sentivo troia, come diceva mio padre, ma non puttanella.
Le visite sessuali erano abbastanza regolari, una, due fino anche a quattro volte la settimana e ogni volta mi scopavano entrambi, sempre nel solito ordine. Sirio, invece, non veniva mai. Davide glielo diceva davanti a me:
  • Guarda che bella ragazza. Cosa aspetti a scopartela?
Io sorridevo sperando di fargli capire che desideravo il suo cazzo, ma lui si ostinava a dire di essere fidanzato e fedele. Un giorno, però, venne nel mio ufficio anche lui durante la pausa pranzo. Più che venire, lo avevano trascinato zio Tony e Davide. Era il suo ventiseiesimo compleanno e i colleghi gli volevano fare festa.
Fece resistenza fino a quando gli tolsero i boxer e girandosi mi vide completamente nuda. Mentre si dimenava per non farsi spogliare, io mi ero tolta tutti i vestiti per essere pronta a ricevere il suo cazzo. Come mi vide nuda gli andò in erezione. Non era proporzionato al suo corpo robusto e non era neanche grosso come quello dei suoi colleghi. Era abbastanza modesto e anche rigido restava abbastanza piccolo. Dopo il primo momento di stupore, pensai che il cazzo era cazzo . Mi inginocchiai davanti a lui e lo presi in bocca.
Subito mi trovai altri due cazzi duri davanti alla faccia. - Prima ci siamo noi - disse zio Tony accontentandosi di un pompino. Non avevo mai provato due cazzi insieme e presi quello di zio nella mano sinistra e quello di Davide nella mano destra. Poi li succhiavo a turno, due tre succhiate poi andavo dall’altro, due o tre succhiate e così via, Quando succhiavo uno, segavo l’altro. Come detto a me piace il cazzo e quel doppio pompino mi stava eccitando, tanto che chiusi gli occhi per sentire meglio il loro gusto in bocca. Presa da quella goduria non avrei saputo più dire di chi era un cazzo e di chi l’altro. Solo ad un certo punto ha sentito uno dei due ingrossarsi ancora di più. Ho lasciato l’altro e mi sono dedicata tutta a quello lì. In poco tempo sono riuscita a farlo venire e la sua sborra mi ha invaso la bocca. Mi sono ricordata in quel momento quanto mi piaceva tenerla in bocca, calda e dolce, e ingoiarla. Subito, con la lingua ancora sporca, mi sono dedicato al secondo fino a ottenere la mia seconda razione di sborra. Col cazzo ancora duro in bocca ho alzato lo sguardo e ho visto mio zio che mi guardava. Realizzai in quel momento che anche per lui la donna era bocca, fica e culo. Io ero la figlia del fratello, ma soprattutto ero una donna. Fu lui, infatti, a decidere quando togliermelo dalla bocca.
Devo dire che sentire il gusto della sborra mi aveva fatto dimenticare il piacere della penetrazione. Non avevo dimenticato Sirio seduto sul divano, che nel vedermi succhiare i due cazzi aveva il suo tutto dritto. Ho messo il bocca anche il suo. Anche se le dimensioni non erano le stesse, il suo sapore e la sua durezza non avevano niente di meno degli altri due.
  • Ma che fai? Scopatela. Te l'abbiamo lasciata apposta pulita. - protestò Davide, spalleggiato da zio Tony.
Senza aspettare che mi dicesse qualcosa, mi sono alzata, ho preso in mano in cazzo e mi sono seduta sopra in modo da farlo entrare nella fica. Poi ho iniziato a muovere il bacino in modo che entrava e usciva. Anche se era di dimensioni ridotte, anche col cazzo di Sirio sentivo la fica godere, ma senza quel trasporto estremo che mi toglieva il fiato. Decisi di fare vedere più di quel che era, perciò dopo i primi colpi, ho gridato e ansimato anche di più che con Davide o zio Tony. Non raggiunsi l’orgasmo, ma quando lo sentì sborrare, lanciai un grido di soddisfazione mai lanciato prima.
Erano passati solo quattro mesi e già avevo conosciuto i cazzi dei miei tre colleghi. Per loro ero bocca e fica, forse dopo un po’ anche culo, ma per me erano loro che erano cazzo.
Dopo la prima scopata anche Sirio si faceva vedere qualche volta, mentre gli altri due continuarono con le visite regolari. Almeno per un po’.
FINE PARTE PRIMA
 
Mi chiamo Erika, ho 35 anni e non ho mai fatto l’amore. L’amore quello vero, fatto di carezze e di passione, di trasporto e di dolcezza. L’amore fatto con amore.
Nella mia vita ho fatto solo sesso. Anzi sono stata una serva del sesso. Certo all’inizio non me ne accorgevo, non capivo la differenza. Sono sempre stata vogliosa, fino dall’adolescenza, anche se la mia vita sessuale in compagnia è iniziata dopo i diciotto anni. Prima mi soddisfavo con le dita o con qualche oggetto utile alla situazione. Mi è sempre piaciuto il cazzo e da ragazza quel che cercavo era proprio quello. Non mi interessava che un maschio potesse desiderare fare l'amore proprio con me, perché mi trovava simpatica, o intelligente, o gli piacevano i miei occhi, o il mio sorriso o per come mi vestivo o semplicemente perché gli facevo sangue. La mia esperienza era che i maschi si eccitavano e basta, perché gli veniva la voglia e io li dovevo soddisfare. Così è stato fin dal primo cazzo che ho succhiato, che è stato quello di mio fratello.
Sono cresciuta in un ambiente dove la donna era ancora una femmina al servizio dei maschi, in cui la violenza è un modo di risolvere le questioni. Un mondo dove la donna per gli uomini, ma anche per le stesse donne, è una bocca, una fica e un culo.
Senza accorgermene sono entrata anche io in questo mondo, ma per motivazioni mie. Non per sottomissione verso il maschio, ma, come ho già detto, perché mi piaceva il cazzo duro. Anche se era quello di mio fratello che entrava nudo in camera mia e me lo sventolava davanti, perché la donna è bocca, fica e culo anche se è tua sorella. Non chiudeva neanche la porta, tanto loro sapevano, i miei genitori. Anzi quando capitava che lo vedevano entrare nudo col cazzo in tiro, ridevano e facevano battute maschiliste: sta andando a farsi svuotare le palle… povero, anche lui ha ragione, i maschi hanno bisogno…
Era più piccolo di me di tre anni e quando il suo cazzo ha cominciato a indurirsi e a schizzare durante il sonno ha cominciato a farmelo vedere in erezione.
Nonostante avessi già diciotto anni l’unico cazzo che avevo visto fino allora era quello di mio padre, che si lasciava spiare nudo. Questo perché nel mio ambiente fino a una certa età la donna è rispettata e deve stare vergine. Nessuno si era permesso di toccarmi e così sarebbe stato per altri due anni.
L’incesto non era un problema nel mondo dove vivevo io. Mio padre e mia madre si raccontavano spesso storie di sesso dei loro parenti e conoscenti. “Sai che Paolo ha scoperto che il figlio si scopa sua moglie, la mamma”, “Oggi Maria mi ha detto che suo papà si vanta di essersi fatto fare un pompino dalla cognata", "Daniela mi ha detto che suo figlio si incula sua cugina e forse anche suo cugino" e tante altre.
L'incesto avevo imparato che non era un problema, tanto che a volte, quando ero più vogliosa del solito, desideravo che anche mio padre si dedicasse a quella pratica e comparisse improvvisamente alla porta tutto nudo, pronto a scoparmi.
A me piaceva quel cazzo duro e quello che mio fratello mi sventolava davanti era anche grosso. Così quando la prima volta mi ha detto di succhiarglielo ho pensato che era quello che volevo. Lui era in piedi e io mi sono inginocchiata per averlo davanti alla bocca. L'ho preso in mano e ho sentito quanto era duro. Vederlo non rendeva, toccarlo faceva capire molto di più. Era il primo cazzo che prendevo in mano, ma sapevo bene come era fatto.
Visto che i miei genitori non mi facevano uscire perché per loro prima dei diciotto anni una ragazza deve stare a casa, avevo sfogato la mia voglia di sesso guardando filmati pornorafici la sera a letto e infilandomi nella fica le dita o il manico della spazzola.
Ho accarezzato il cazzo duro, poi l'ho stretto un po' e ho tirato fuori la cappella gonfia. L'ho messo in bocca e ho sentito un piacere profondo. Mi piaceva sentirlo dentro la bocca e con la lingua gli giravo intorno alla cappella. Con gli occhi chiusi ero in uno stato di estasi. Non so quanto durò quel momento, ma a un tratto mi sono sentita riempire la bocca di sperma. Mai potevo immaginare qualcosa di più bello. Era dolce, era calda e densa. L'ho ingoiata subito e ho continuato a leccare il cazzo ancora duro, ma lui, soddisfatto, me lo tolse e andò via senza dire nulla. Quello fu l'inizio della mia vita da donna bocca, fica e culo, ma ero eccitata e contenta.
Dopo due ore è tornato in camera. I miei già dormivano. Io mi ero tolta tutto da sotto e sotto le lenzuola guardavo un filmato di sesso prima di toccarmi. Lui accese la luce e lo vidi, era vestito. Subito si è abbassato il pantalone del pigiama e i boxer. Aveva di nuovo il cazzo duro. Pensando che fosse un regalo per me e sono uscita dal letto senza pensare che avevo addosso solo una maglietta. Come prima gli ho spogliato la cappella e mi sono messa in bocca quel cazzo così duro e saporito. Lui era ancora più eccitato di prima e
mi muoveva ii cazzo in bocca come per scopare. Mi eccitava tutto. Il cazzo sulla lingua e dentro la mia bocca. Sentirlo muoversi senza la mia volontà. Mi piaceva anche che mi prendeva la testa con le mani per riuscire a spingerlo più in fondo. Mi piaceva sentirlo dentro fino a farmi tossire. Mi piaceva sentire la cappella ingrossarsi mentre lo muoveva più veloce, ancora più veloce... e poi quel sapore sublime di sperma caldo.
Questa volta non lo ingoiai subito. Me lo tenni in bocca e gli feci uscire il cazzo. Andò via mentre si tirava su i vestiti.
Con il suo sperma in bocca tornai a letto. Sul telefono c'erano ancora le immagini di sesso. Feci ripartire il video e cominciai a masturbarmi con le dita. Come raggiunsi l'orgasmo ho ingoiato lo sperma.
Durante la notte ne volle un altro. Questa volta mi fece andare in camera sua. Un messaggio mi ha svegliato e diceva di andare da lui. Avevo voglia di succhiarlo ancora e mi presentai da lui come prima, con una maglietta solamente addosso. Lui era sdraiato sul letto e l'aveva duro. Sicuramente gli era salito durante il sonno. Senza che mi dicesse niente mi sono avvicinata e gli ho tirato giù i boxer. Questa volta la cappella era già nuda. L’ho masturbato un po’ per farglielo ancora più duro e poi l’ho messo in bocca. Non potevo desiderare cosa migliore. Quel bastone vivo in bocca mi trasmetteva sensazioni mai provate prima. Era come una droga che mi trasportava in un mondo di gioia. Visto che lui era sdraiato sono stata io a simulare la penetrazione. Muovendo la testa a dondolo, facevo entrare e uscire il cazzo dalla mia bocca. Fino a che mi ha preso nuovamente la testa con le mani e me la spingeva forte per farmelo entrare tutto in bocca. Più si avvicinava all’orgasmo, più mi spingeva la testa e io non riuscivo più a muovermi. Gli passavo la lingua intorno e lo stringevo con le labbra.
Ad un certo punto, con la testa schiacciata sul suo basso ventre, ha alzato il bacino facendomi arrivare il cazzo in gola e mi ha sborrato in fondo alla bocca facendomi tossire. Lo sperma mi è scivolato fuori dalla bocca finendo sui suoi peli neri. Allora con ho messo quella foresta in bocca e con le labbra gli ho pulito il pelo, poi ho ingoiato.
- Sei proprio una troia!!!
Non mi poteva fare un complimento migliore. Fin da bambina avevo desiderato essere una troia. Lo sentivo dire a mio padre quando parlava di donne con gli amici: "A me piace la donna troia, quella che sa cosa deve fare, che sa cosa vuole un uomo. Una che ti apre la braghetta. Non quelle femminucce che gli devi dire anche di togliersi le mutande...". Certo quando avevo cinque o sei anni non capivo tutto, non capivo che andava con altre donne, ma il desiderio di essere una troia che apre la braghetta, come il suo modello, mi è rimasto fino a pochi anni fa. In questo la mia ossessione per il cazzo mi ha reso il compito più facile.
L'ho lasciato a letto con i boxer abbassati e sono andata via. Per tutta la notte mi ha lasciato dormire, ma la mattina presto mi è arrivato un altro messaggio sul telefono: "prima che si svegliano....". Mi sono alzata e sono andata da lui. Questa volta avevo il perizoma senza la maglietta. Come sono arrivata era nudo e non lo aveva duro, ma guardandomi le tette gli è salito subito. Ero contenta di trovarlo ancora duro e ho cominciato a leccarlo come le altre volte. Glielo sentivo più duro delle altre volte e mi eccitavo anche io di più. Di sicuro lo eccitava vedere le mie tette ballare e i miei capezzoli duri. Ancora mi prese la testa con le mani e spingendo con forza il cazzo in bocca me la riempì di sborra, che riuscì a trattenere e che ingoiai.
Finito il mio lavoro da troia me ne stavo andando quando ho visto mia madre tornare dal bagno in camera sua. Mi salutò normalmente, ma temevo che mi avesse vista succhiare il cazzo di mio fratello. Così ho origliato alla porta per sentire se ne parlava con mio padre "Glielo ha succhiato almeno quattro volte stanotte, l'ultima poco fa", "Li hai visti?" "Sì" "E dimmi.... com'è?" “Brava, molto brava." "Ahahah brava la mia dolce figliola"....
In quel momento non pensai che parlavano di mio fratello e mi sono sentita imbarazzata per come considerassero normale quella mia voglia di cazzo. Non avevo fatto solo quattro pompini, avevo viaggiato nel mondo dei sensi estremi, della fisicità senza pudore. Eppure il fatto di ridurre il mio bisogno a un semplice incontro tra una bocca e un cazzo, anche se fratelli, mi dava la possibilità di dare sfogo alla mia passione.
Per una settimana siamo andati avanti con cinque o sei pompini al giorno. Lui mi chiamava e io subito arrivavo a succhiare un bel cazzo duro, oppure si presentava in camera mia. Sempre quando aveva voglia lui, perché la donna è troia e deve soddisfare le voglie dell'uomo, ma non deve avere voglie sue e non deve chiedere mai. Ci provai una volta sola e mi cacciò via.
Dopo una settimana di sborrate continue gli è venuta la febbre. Da allora i nostri incontri si sono fatti più rari, ma così è cresciuta la mia voglia.
Questo è stato l'inizio della mia vita da donna bocca, fica e culo.
IL LAVORO (Seconda parte)
Finite le scuole superiori a vent'anni, avrei voluto proseguire negli studi, magari dritto o psicologia. Qualcosa legato all’analisi del comportamento delle persone. Ma mia madre mi disse che le donne del nostro ambiente non hanno bisogno di studiare e che se volevo lavorare, un posto lo trovavo certamente.
E' così che ho sono stata assunta come segretaria nell'officina meccanica di zio Tony, fratello di mio padre. Presi il posto di mia cugina Jenny, che era andata via dopo cinque anni perché si sposava. Nell’officina avevo il mio ufficio personale, dove passavo le otto ore di servizio e dove restavo anche durante la pausa pranzo dalle due alle tre. Mi sono subito trovata bene, zio Tony e gli altri due operai erano gentili e mi sorridevano sempre.
L'unico inconveniente era che stando tante ore in ufficio la mia voglia di cazzo rimaneva insoddisfatta. Alzandomi alle sei del mattino e andando a letto stanca già alle dieci, non mi restava neanche il tempo di masturbarmi. Il cazzo di mio fratello, oramai fidanzato, non lo succhiavo più.
Però, come ho detto, nel mio ambiente la donna era bocca, fica e culo. Anche se a me sembrava il contrario, che l'uomo era cazzo e quello mi piaceva. I miei desideri si posarono, inevitabilmente, sui miei colleghi di lavoro. Dei tre, il primo della mia lista era Sirio, venticinque anni, robusto, sicuramente con un cazzo non indifferente. Al secondo posto c'era Davide, cinquantaquattro anni, tanto grasso quanto simpatico, che con tutta quella ciccia mi immaginavo un cazzo piccolino. Per ultimo zio Tony, quarantotto anni. Per le dimensioni, se aveva il cazzo come mio padre o mio fratello, era al primo posto, ma era sempre mio zio, fratello di papà, marito di zia Rosaria e padre di Simona. Però nel mio mondo la donna era prima di tutto bocca, culo e fica.
Passò un mese prima di passare all'azione. All'inizio, zio Tony veniva a trovarmi durante la pausa pranzo per farmi compagnia qualche minuto, per non farmi annoiare a stare un’ora da sola. Quando, alla scadenza del primo mese di prova, ho firmato il contratto definitivo, fece il salto di qualità.
Mentre chiacchieravamo, senza nessun preavviso si è alzato in piedi e si è sfilato le bretelle della tuta di lavoro. Abbiamo smesso di parlare e io l'ho guardato abbassarsi la tuta fino ai piedi e poi la stessa cosa farla con i pantaloni e i mutandoni bianchi, fino a restare nudo davanti a me. Come avevo immaginato, aveva il cazzo di famiglia, grosso, anche se era ancora mezzo floscio. Senza che mi dicesse niente ho fatto quello che lui, ma soprattutto io, desiderava. Mi sono avvicinata e l'ho messo in bocca. Subito si è indurito e ho cominciato a gustarmi con passione quel cazzo di uomo grande. Lo facevo godere molto e commentava la mia bravura, ma lo sentivo in lontananza, rapita dal piacere di averlo in bocca. Quando ha raggiunto l'orgasmo mi ha detto di ingoiare la sborra e di non azzardarmi a raccontare qualcosa in casa. Ubbidì ai suoi ordini per mia volontà.
Per la prima settimana è venuto a trovarmi tutti i giorni durante la pausa a regalarmi il suo cazzo duro in bocca, così lo vedevo io. Il lunedì della seconda ha voluto mettermelo anche nella fica. Nonostante la mia voglia insaziabile, fino a allora ero arrivata vergine, controllata a distanza dai miei genitori, che facevano scappare chiunque si avvicinasse troppo a me. Almeno fino a quando ho iniziato a lavorare. Zio Tony mi disse che non era un problema e mi fece sedere sulla scrivania, poi mi disse di sdraiarmi. Con le gambe fuori dal tavolo e la schiena poggiata sopra, vedevo solo il soffitto. Ho sentito le sue mani alzarmi la minigonna, che mi aveva detto di indossare obbligatoriamente in ufficio, poi le stesse mani tirare giù il perizoma fino a scoprire la mia fica appena depilata, farlo sfilare lungo le cosce, girare intorno al ginocchio, scendere nelle gambe e cadere a terra dai piedi.
Guardando il soffitto, con le gambe aperte, sentivo la mia fica fremere nell'attesa di essere penetrata. L’ho sentito spogliarsi e poi mettermi la mano sulla fica liscia e accarezzarla, fino a sentirla bagnata. Poi niente! Tolta la mano, un lungo momento di attesa è passato senza che nulla succedesse, senza poter vedere cosa stesse facendo. Iil mio respiro si fece più accelerato. A un tratto ho sentito la sua cappella sulla mia apertura e ho sentito che quello era il momento. Una cosa dura e calda mi entrò dentro facendomi sentire del dolore misto a godimento mai sentito prima. Gridai leggermente e poi cominciai a ansimare. La mia voce seguiva il ritmo del cazzo, che mi entrava e mi usciva e non riuscivo a trattenerla. Mi sentivo impazzire mentre me lo strofinava dentro. Ad un certo punto la sensazione che sentivo fu talmente forte che mi mancò il respiro. Rimasi in apnea per un tempo infinito, che terminò con un urlo straziante quando raggiunsi l'orgasmo.
Sentendo il mio urlo, Davide e Sirio sono accorsi pensando che fosse successo qualcosa di grave. Sono entrati proprio mentre zio Tony mi stava sborrando dentro e hanno capito da dove proveniva il mio urlo. Zio Tony ha tolto il cazzo ancora duro davanti ai due colleghi, che mi hanno visto la fica nuda, sdraiata sul tavolo con le gambe aperte,, e con loro è andato via.
Anche di questo non raccontai nulla ai miei genitori perché desideravo che si ripetesse ancora. Cosa che chiaramente successe. Due giorni dopo, il mercoledì, zio Tony è tornato a trovarmi e come l'altra volta mi scopò sulla scrivania. Era un'esperienza dei sensi travolgente e quando giunsero Davide con Sirio dopo il mio urlo sapevano già cosa avrebbero visto. Videro il culo di zio Tony che faceva avanti e indietro e poi la mia fica aperta. Pensai che anche loro volevano scoparmi e forse me lo sono attirata io. Ma a me piaceva.
Davide prese l'abitudine di venire con zio Tony a farmi visita, qualche volta, durante la pausa pranzo e restare lì a vederci scopare, sentire i miei gemiti di piacere e l'urlo liberatorio dell'orgasmo. Lui si sedeva nella poltroncina e si faceva una sega. Quando gliel'ho visto mi sono stupito di come fosse grosso. Con tutta quella ciccia lo avevo immaginato piccolino, invece era tutt'altro.
Un giorno, mentre ero ancora sul tavolo con la fica scopata, lui si alzò col cazzo duro e confabularono con zio Tonny, anche lui con il cazzo duro. Sperai che stesse chiedendo a mio zio il permesso di scoparmi. O almeno era quello che desideravo. Mi aveva appena trombata, ma un altro cazzo dentro lo avrei preso volentieri.
Davide si avvicinò da me, ma, al posto di scoparmi, mi fece alzare in piedi. Mi sfilò la camicia e il reggiseno, lasciandomi completamente nuda. Mi strinse con le mani il seno e mi leccò i capezzoli. Lo lasciai fare, anche se a me interessava solo il suo cazzo. Mi portò nel divano e mi mise a quattro zampe per scoparmi da dietro.
Quando sentì il suo grosso cazzo allargarmi la fica provai un piacere inimmaginabile. Gettai un grido di godimento e poi iniziai a rantolare. Farmi scopare in quel modo, con quel cazzo duro, era l'apoteosi del mio desiderio. Mi sculacciava e le mie tette ballavano ogni volta che la sua asta entrava fino alla fine. Come si gonfiò per sborrare, il mio clitoride mi fece impazzire e feci un urlo di piacere che sembrava mi stessero torturando.
Più di una volta Davide venne con zio Tony a scoparmi durante la pausa, sempre dopo di lui e mai da solo. A me piaceva scopare con lui, anche se era grasso e grande di età. Mentre zio si limitava a mettermi sempre nella stessa posizione sdraiata sulla scrivania, Davide prima di tutto mi faceva spogliare nuda e poi variava anche il modo di scoparmi. La prima volta mi aveva preso da dietro, ma altre volte mi aveva presa davanti o mi faceva sedere sul cazzo mentre lui era sdraiato sul divano, o altre ancora. Mi piaceva godere col suo grosso cazzo dentro e non lo nascondevo testimoniando con la voce ansimante il godimento della fica.
- Proprio una puttanella in calore tua nipote - disse una volta Davide a zio Tony, che approvò con un sorriso. A me, però, quel commento non era piaciuto. Un conto era essere una troia, come diceva mio padre, un altro conto era essere considerata una puttana, anzi puttanella. Il termine puttana aveva qualcosa di negativo, come se io avessi scopato con lui solo per dovere. Invece io avevo fatto tutto per piacere, perché mi piaceva il cazzo, e in questo mi sentivo troia, come diceva mio padre, ma non puttanella.
Le visite sessuali erano abbastanza regolari, una, due fino anche a quattro volte la settimana e ogni volta mi scopavano entrambi, sempre nel solito ordine. Sirio, invece, non veniva mai. Davide glielo diceva davanti a me:
  • Guarda che bella ragazza. Cosa aspetti a scopartela?
Io sorridevo sperando di fargli capire che desideravo il suo cazzo, ma lui si ostinava a dire di essere fidanzato e fedele. Un giorno, però, venne nel mio ufficio anche lui durante la pausa pranzo. Più che venire, lo avevano trascinato zio Tony e Davide. Era il suo ventiseiesimo compleanno e i colleghi gli volevano fare festa.
Fece resistenza fino a quando gli tolsero i boxer e girandosi mi vide completamente nuda. Mentre si dimenava per non farsi spogliare, io mi ero tolta tutti i vestiti per essere pronta a ricevere il suo cazzo. Come mi vide nuda gli andò in erezione. Non era proporzionato al suo corpo robusto e non era neanche grosso come quello dei suoi colleghi. Era abbastanza modesto e anche rigido restava abbastanza piccolo. Dopo il primo momento di stupore, pensai che il cazzo era cazzo . Mi inginocchiai davanti a lui e lo presi in bocca.
Subito mi trovai altri due cazzi duri davanti alla faccia. - Prima ci siamo noi - disse zio Tony accontentandosi di un pompino. Non avevo mai provato due cazzi insieme e presi quello di zio nella mano sinistra e quello di Davide nella mano destra. Poi li succhiavo a turno, due tre succhiate poi andavo dall’altro, due o tre succhiate e così via, Quando succhiavo uno, segavo l’altro. Come detto a me piace il cazzo e quel doppio pompino mi stava eccitando, tanto che chiusi gli occhi per sentire meglio il loro gusto in bocca. Presa da quella goduria non avrei saputo più dire di chi era un cazzo e di chi l’altro. Solo ad un certo punto ha sentito uno dei due ingrossarsi ancora di più. Ho lasciato l’altro e mi sono dedicata tutta a quello lì. In poco tempo sono riuscita a farlo venire e la sua sborra mi ha invaso la bocca. Mi sono ricordata in quel momento quanto mi piaceva tenerla in bocca, calda e dolce, e ingoiarla. Subito, con la lingua ancora sporca, mi sono dedicato al secondo fino a ottenere la mia seconda razione di sborra. Col cazzo ancora duro in bocca ho alzato lo sguardo e ho visto mio zio che mi guardava. Realizzai in quel momento che anche per lui la donna era bocca, fica e culo. Io ero la figlia del fratello, ma soprattutto ero una donna. Fu lui, infatti, a decidere quando togliermelo dalla bocca.
Devo dire che sentire il gusto della sborra mi aveva fatto dimenticare il piacere della penetrazione. Non avevo dimenticato Sirio seduto sul divano, che nel vedermi succhiare i due cazzi aveva il suo tutto dritto. Ho messo il bocca anche il suo. Anche se le dimensioni non erano le stesse, il suo sapore e la sua durezza non avevano niente di meno degli altri due.
  • Ma che fai? Scopatela. Te l'abbiamo lasciata apposta pulita. - protestò Davide, spalleggiato da zio Tony.
Senza aspettare che mi dicesse qualcosa, mi sono alzata, ho preso in mano in cazzo e mi sono seduta sopra in modo da farlo entrare nella fica. Poi ho iniziato a muovere il bacino in modo che entrava e usciva. Anche se era di dimensioni ridotte, anche col cazzo di Sirio sentivo la fica godere, ma senza quel trasporto estremo che mi toglieva il fiato. Decisi di fare vedere più di quel che era, perciò dopo i primi colpi, ho gridato e ansimato anche di più che con Davide o zio Tony. Non raggiunsi l’orgasmo, ma quando lo sentì sborrare, lanciai un grido di soddisfazione mai lanciato prima.
Erano passati solo quattro mesi e già avevo conosciuto i cazzi dei miei tre colleghi. Per loro ero bocca e fica, forse dopo un po’ anche culo, ma per me erano loro che erano cazzo.
Dopo la prima scopata anche Sirio si faceva vedere qualche volta, mentre gli altri due continuarono con le visite regolari. Almeno per un po’.
FINE PARTE PRIMA


PARTE SECONDA
La maggior parte dei clienti era maschile e mi accorgevo che molti mi guardavano dentro la camicia. Molti secondo me facevano anche pensieri erotici.
Io per contratto dovevo avere un comportamento professionale, ma qualche volta la gonna un po troppo su, per fare vedere le gambe o anche le mutandine, la facevo salire. I clienti erano contenti e qualcuno mi faceva delle proposte indecenti, purtroppo solo per scherzare. Malgrado la mia vita sessuale fosse buona, con le scopate della coppia zio Tony e Davide almeno tre volte a settimana, qualche visita di Sirio e ogni tanto un pompino a mio fratello, una scopata con qualcuno dei clienti l'avrei fatta volentieri.
Li sentivo fare degli apprezzamenti su di me anche con zio Tony e molti gli chiedevano anche se mi scopava. Qualcuno diceva sfacciatamente davanti a me che mi avrebbe portata volentieri a letto per passare una notte di passione.
Mio zio Tony faceva da scudo contro queste persone inopportune, anche per preservare il suo privilegio di potere scopare con me a suo piacimento. Solo con alcuni confessava di avere dei rapporti intimi con me. Una volta l’ho sentito parlare fuori dall’ufficio di me, anche se parlava sottovoce col suo cliente, e gli raccontava di come gli succhiavo il cazzo o di come mi scopava davanti.
- E’ una gran strizzacazzi! disse e scoppiarono a ridere.
Ridendo entrarono in ufficio per il pagamento del lavoro sulla sua Porche. Lui mi guardava con desiderio, mi guardava come se fossi nuda. Pagò la sua fattura di qualche migliaio di euro senza batter ciglio e andando via disse a zio Tony che si sarebbero visti nel pomeriggio. Mi salutò dicendo - Ciao strizza!
- Buongiorno - gli risposi facendo finta di non aver capito cosa volesse intendere. Ma in effetti non avevo capito cosa volesse intendere.
Nel pomeriggio sentì la sua voce e quella di zio Tony che discutevano, poi il silenzio. Dopo un po’ scoppiarono a ridere, come se avessero trovato una soluzione a un problema.
- Dai andiamo! - disse zio Tony e subito dopo aprì la porta dell’ufficio. Entrarono lui e Giuseppe, il signore della Porche.
- Ciao bella Eriketta. Ho sentito tante cose belle sul tuo conto, fammi un po’ vedere come lo succhi allo zio.
Mi voltai e vidi zio Toni senza pantaloni e senza mutande, col cazzettino floscio fuori, seduto in poltrona con la testa poggiata allo schienale e gli occhi chiusi. Senza chiedere niente pensai che se lo aveva tirato fuori non c’erano problemi che Giuseppe vedesse.
Uscì dal bancone e mi inginocchiai davanti a zio Tony, poi mi misi in bocca tutto il suo cazzettino raggrinzito. Con la mano destra gli ho massaggiato i coglioni. Subito ho sentito il cazzo risvegliarsi in bocca, nel giro di un minuto era di nuovo grosso come piaceva a me.
E l’ho succhiato e segato come piaceva a me, con energia. Zio Tony con la testa appoggiata al divano e gli occhi chiusi sembrava addormentato, ma quando gli feci schizzare la sborra in bocca era tutt’altro che addormentato.
- Che sborratona - disse, commentando per la prima volta la mia bravura a fare pompini.
- Gran strizzacazzi - commentò Giuseppe.
Gli sorrisi con la bocca ancora sporca di sborra. E lo vidi spogliarsi. Giuseppe aveva quasi sessanta anni, capelli brizzolati solo sui lati, fisico asciutto e cazzo…
Cazzo duro e dritto, anche abbastanza grosso. Finalmente un cazzo nuovo. Non che gli altri li avessi stufati, ma il mio desiderio di cazzo mi spingeva a cercarne sempre carne fresca, almeno per me.
Me lo misi in bocca e cominciai a succhiarlo come sapevo fare. Giuseppe apprezzava e mi diceva parolacce per eccitarsi ancora di più.
- Brava troia, succhialo bene - ti piace leccare il mio cazzo vero? -
- E basta con questo pompino. Te la devi scopare o no? - disse zio Tony
Mi tolsi il perizoma e mi misi sulla scrivania con le gambe aperte. Prima di penetrarmi per qualche secondo rimase immobile a guardarmi la fica depilata, poi lo mise dentro con decisione. Avrei voluto urlare di piacere, ma dopo le prime volte avevo imparato a trattenere la voce quando godevo col cazzo dentro.
Dopo solo un minuto, forse per colpa del pompino, ha sparato la sua sborra dentro la fica. Lo tirò fuori ancora duro come prima e disse a mio zio
- Ho preso la pastiglia. Me la scopo ancora per un po’
Me lo rimise dentro e senza la paura di sborrare cominciò a scoparmi seriamente. Il suo cazzo che entrava e usciva mi faceva godere immensamente la fica. Non aveva un solo momento di indecisione e si muoveva rapido e sicuro, anche dopo il mio orgasmo. Ha continuato a scoparmi ancora e dopo l’orgasmo la mia fica era diventata ancora più sensibile. Mi sentiva gemere sotto le sue spinte. Lo sentì sborrare di nuovo, ma il suo cazzo non perdeva un colpo. Mi sentiva gemere dal piacere e continuò fino a quando mi procurò un altro orgasmo. Allora lo tolse, anche perché cominciava a sgonfiarsi.
- Che scopata amici, e che sborrata, ho sborrato due volte
- Te l’avevo detto che è una strizzacazzi.
- Già! proprio una strizzacazzi
Lo rimise nelle mutande ormai moscio e andarono via senza salutare. Alla fine anche per loro la donna era bocca, fica e culo. Mi lasciarono sulla scrivania, con le gambe aperte, soddisfatta ma non sazia.
Giuseppe non l’ho più rivisto, ma la voce sulle mie prestazioni sessuali si diffuse fra i clienti.
Certamente arrivò a mio padre, che cominciò a comportarsi in modo strano. Anche se, come ho detto, nel mio ambiente scopare con il figlio o la figlia non era una cosa proibita, mio padre non aveva mai avuto nessun desiderio erotico nei miei confronti. Però dopo la visita di Giuseppe si comportava in modo strano.
Quando ero ragazza, e lo spiavo, mi aveva sempre lasciato vedere il suo cazzo, anche duro, ma ora mi sembrava che lo facesse volontariamente, che volesse che lo notassi. Le prime volte è entrato nudo in bagno quando avevo appena fatto la doccia. Anche questo era normale, ma era strano che avesse il cazzo duro. Come era strano che venisse in camera con una scusa solo per farmelo vedere eretto.
Qualche anno prima, quando avevo iniziato a fare pompini a mio fratello, probabilmente glielo avrei succhiato subito. Ma ora che avevo la mia vita sessuale, non sentivo il bisogno del suo cazzo. Comunque il giorno che ci siamo ritrovati a casa da soli ho provato a indagare.
Mi sono fatta la doccia e, come mi aspettavo, è entrato nudo in bagno col cazzo duro. Nudo lui e nuda io.
- Papà certo che hai un gran bel cazzo
- Ti piace?
- Sì è bello grosso e hai la cappella grande
- A te piace tutto il cazzo però.
- Cioè?
- Che se ti mettono un cazzo davanti lo prendi sempre
- Tu che ne sai?
- Mi sono giunte voci.
- Non pensavo di darti dispiacere
- Non mi dai dispiacere, soltanto mi hanno detto che sei una strizzacazzi.
- Ti riferiscono tutto tutto.Così dice zio Tony
- Certamente. Quindi è vero che basta fartelo vedere
Non risposi, ma il sorriso che mi scappò, disse più di mille parole. Con gli occhi mi fece segno che me lo stava facendo vedere e allora ho capito. Mi sono inginocchiata e l'ho messo in bocca un po' titubante perché era mio papà. Appena l'ho sentito sulla lingua tutte le mie insicurezze sono sparite, non importava di chi era, avevo in bocca un bel cazzo grosso e duro e lo leccavo con tutto il mio trasporto. Ma lui voleva altro. Mi ha fatta alzare, mi ha messo a novanta gradi sul lavandino e mi ha poggiato la cappella sul buco del culo.
Non ho avuto il coraggio di dire che ero ancora vergine nel culo e l'ho lasciato fare. Come l'ho sentito entrare ho lanciato un urlo misto di dolore e di piacere. Non sapevo che fosse così piacevole e godevo senza trattenermi col mio ansimare. Sentivo il grosso cazzo entrarmi dentro e provavo piacere immenso, poi lo sentivo uscire e provavo ancora più piacere, poi mi rientrava dentro e gemevo di piacere. Anche mio padre godeva e lo muoveva veloce per godere sempre di più. Forse perché era la prima volta che mi scopavano il culo, forse per una intesa di sangue, ma a me quel cazzo fra le chiappe sembrava il più bello dell'universo.
- Ssssiiiiiiiiiii - disse sborrandomi dentro il culo
- Siiiiiiiiiii - dissi anche io, ma avrei voluto dire nooo, non toglierlo. Lo volevo ancora.
Come se mi avesse sentita, si è seduto sulla tazza per farselo succhiare. L'ho messo in bocca e subito gli è tornato duro. Io sentivo in bocca il gusto del suo cazzo unito al gusto del mio culo e la sensazione era entusiasmante. La mia fica ribolliva di desiderio e quando lui si è allungato per poggiare la testa sulla vaschetta e godersi quel pompino a occhi chiusi, allora ho portato la mano fra le mie gambe. Con il cazzo che facevo andare su e giù nella bocca, ho prima accarezzato la fica, ma subito dopo ho infilato prima uno e poi due dita. Come il cazzo che avevo in bocca, così allo stesso ritmo si muovevano le dita dentro la fica, tanto da sembrarmi che era proprio il cazzo che avevo dentro. Per un attimo ho sentito il clitoride e tutta la fica fremere così forte che mi è sembrato di non avere altre parti del corpo. Per qualche attimo ero solo fica che godeva, scoppiando in un orgasmo di piacere. Col cazzo in bocca mi uscì una specie di grugnito. Mi scappò una risatina, ma lui rimase impassibile. Con le mani libere tornai a usarle sul cazzo che stavo spompinando.
- Daidaidaidai - lo sentì dire, stranamente. Mia madre si lamentava sempre con lui che non diceva mai una parola, o un gemito, neanche al momento dell’orgasmo. - Daidaidaidaidai- disse per aiutarlo a sborrare e poi - haaaaaaaaaaaaaaaaaa cazzoooo!!!! quando mi ha sborrato in bocca. Una sborra dal gusto inebriante unita al sapore di culo che avevo in bocca.
- Sei proprio una strizzacazzi! - Non sapevo se fosse un complimento e gli dissi
- Tu dici sempre che ti piacciono le troie
- Ahahahahah vero. La troia è la normalità, ma una strizzacazzi la incontri poche volte nella vita. Ora però vai a preparare la cena.
Anche per lui, alla fine, non ero altro che una donna e quindi ero una bocca, una fica e un culo. Io invece rimasi turbata da quella inculata con pompino. Mio padre andò via dal bagno e si rivestì come se nulla fosse successo. Io invece avevo ancora desiderio del suo cazzo. Per tutta la sera ho gironzolato davanti a lui completamente nuda, sperando di risvegliare la sua voglia, ma senza risultato. Così nuda mi hanno trovata mia madre e mio fratello quando sono rientrati.
Per la prima volta, in quell’occasione, ho preso coscienza di quello che era una donna per le persone che mi stavano attorno. Rivestirsi dopo avere scopato e tornare alla vita normale non lo avevo mai vissuto come un distacco, ma come un obbligo dato dalle circostanze. Davo per scontato che tutti sarebbero rimasti lì, nudi, pronti a dare un’altra botta. Così almeno era stata l’unica esperienza di possibile seconda e terza volta, con mio fratello. Così pensavo potesse essere con mio padre, dopo un po’ di riposo per ricaricare le batterie, riprendere per fare un altro giro.
Invece, nonostante mi abbia visto nuda tutta la sera, non ha voluto scoparmi di nuovo. Oramai aveva soddisfatto la sua curiosità e sfogato il suo desiderio di farsi strizzare il cazzo ed ero tornata la solita figlia che non aveva mai desiderato. Forse non ero sua figlia neanche quando mi scopava, ma solamente il culo e la bocca di una strizzacazzi. Durante la notte mi feci due ditalini per calmare la voglia di cazzo che mi era rimasta addosso. La mattina dopo andai normalmente al lavoro e non dissi niente a mia madre, né a mio fratello. Così forse fece anche lui.
Dopo la scopata con Giuseppe, anche al lavoro cominciarono a succedere cose strane. Come ho sempre detto, a me piace il cazzo e quindi non mi facevo troppe domande. Però, dopo Giuseppe, capitò di nuovo di trovarmi un cliente in ufficio che mi voleva scopare. Le prime volte erano sempre accompagnati da zio Tony, che si faceva fare un pompino davanti a loro, forse per dimostrare che lo succhiavo veramente. Dopo un po’ me li trovavo in ufficio tutto a un tratto e si toglievano i pantaloni e le mutande senza neanche dire qualche parola. Per loro ero una bocca o una fica o entrambe, ma per me loro erano un cazzo e non mi importava se poi andavano via senza neanche dire ciao.
Quando mio zio Tony è venuto un giorno a chiedermi se mi avevano già scopata in culo gli dissi di sì. Non mi chiese chi, ma tanto non sarebbe cambiato niente. Quella volta mi volle scopare nel culo e fu bello. Non come la prima volta con mio padre, nessuno riuscì a farmi rivivere quella esperienza. E non era questione di dimensioni. Il cazzo di zio Tony non era più piccolo di quello di mio padre ma non era la stessa cosa. Altri cazzi mi entrarono in culo dopo quello di zio Tony, alcuni più piccoli, alcuni uguali e pochi più grossi del primo, ma nessuno mi fece fremere come lui. Sicuramente mi sono piaciuti tutti, dal più grosso al più piccolo e furono tanti.
Arrivavano solo i giorni dispari, ma erano di solito tre o quattro. Non capivo molto il senso di quello che faceva zio Tony. Infatti capitava che qualcuno non faceva in tempo a scoparmi fino all’orgasmo. Se faceva tardi zio Tony entrava in ufficio e lo mandava via con le palle piene o rimaneva a farsi una sega nel divano mentre l’altro mi stava già scopando la fica o il culo. Anche io ero sfasata. Con questo viavai mi capitava di finire col primo senza orgasmo e poi raggiungerlo quasi subito con il secondo. Però ero contenta. Mi piaceva il cazzo e mi piacevano tutti i cazzi. Quelli grossi e dritti, quelli curvi, quelli con la cappella grande o piccola, quelli fini come un dito, quelli piccolini, quelli che spruzzavano qualche goccia di sperma e quelli che spruzzavano tre, quattro volte e mi riempivano la bocca, quelli rasati e quelli pelosi. Anche quelli che a metà si afflosciavano e dovevo tirarli di nuovo su con la bocca e la mano. Nel primo periodo erano tutti cazzi sconosciuti, ma col tempo molti tornavano.
Proprio mentre avevo in culo uno di quei cazzi e ansimavo dal piacere, entrò mio padre in ufficio a cercare zio Tony. Non sapendo che era mio padre, il mio ospite continuò a spingermelo in culo e a farmi godere anche davanti a lui. Mio padre, vedendo che non c’era zio Tony, uscì dall’ufficio e andò nell’officina.
Finché me lo strofinava nel culo non mi accorsi di nulla, concentrata a godere del cazzo che avevo dentro. Solo dopo che me lo ha tolto ho sentito mio padre e zio Tony che discutevano a voce alta. Il mio amico, di cui non sapevo neanche il nome, mi chiese di fargli anche un pompino. Lo feci ma distrattamente, perché cercavo di capire cosa stesse succedendo. Ad un certo punto fecero silenzio e allora mi dedicai tutta al cazzo che avevo in bocca e così mi hanno trovata mio padre e zio Tony entrando in ufficio.
Mio padre non si scompose a vedermi nuda mentre succhiavo il cazzo di quel tizio, ma mi disse di vestirmi e di andare via. Il mio lavoro da zio Tony era finito.
Arrivato a casa si adirò molto con me. Come mi aveva già detto, gli erano arrivate delle voci che avevo dei rapporti sessuali nell’ufficio con persone occasionali. Lo facevo perché mi piaceva il cazzo e non avevo pensato ad altro. Ma a mio padre giunsero anche altre voci. Voci che parlavano di tariffe, diverse per la bocca, la fica o il culo. Gli dissi che non sapevo di cosa parlasse e mi sgridò fortemente. In pratica, mi disse, lo zio Tony aveva messo su un mercato del sesso e si faceva pagare per le mie prestazioni.
- Dovevi farti dare la tua parte! - mi disse per l’ennesima volta. Poi mi costrinse a fare un calcolo indicativo di quanto poteva avere incassato. Gli dissi che dopo Giuseppe, il primo, il giro di persone che venivano a scopare con me durava da più di un anno e che venivano solo i giorni dispari. Mi chiese anche quanti clienti avevo al giorno e gli dissi tre o quattro. Infine mi chiese che prestazioni mi chiedevano. In media quanti pompini, quante fiche e quanti culi. Risposi con un po’ di imbarazzo, ma a lui non importava, scriveva solo dei numeri. Alla fine, soddisfatto, batté la mano sul tavolo e disse che l’indomani sarebbe andato a farsi dare la parte che gli spettava, perché il mio culo, la mia bocca e la mia fica appartenevano a lui. Io non ho mai saputo la cifra e non mi interessava neanche.
Fu così che finì il mio periodo lavorativo e il periodo sessualmente più intenso della mia vita.
 
Deco dire, scritto anche bene, con annesse sensazioni. Ma troppo squallido per me , la condizione della donna. bocca, figa e culo, sono dei buchi, e per me non hanno nulla di eccitante. So che non è il luogo dove dire certe cose e che trattasi di un racconto. Ma rintengo opportuno dire quanto penso! Non ha nulla di eccitante questa condizione. MI SCUSO per il fuori-tema
 
Deco dire, scritto anche bene, con annesse sensazioni. Ma troppo squallido per me , la condizione della donna. bocca, figa e culo, sono dei buchi, e per me non hanno nulla di eccitante. So che non è il luogo dove dire certe cose e che trattasi di un racconto. Ma rintengo opportuno dire quanto penso! Non ha nulla di eccitante questa condizione. MI SCUSO per il fuori-tema
In realtà non sei fuori tema, considerando che lei stessa lo mette come primo punto nel presentare la situazione. Non deve per forza eccitarti sessualmente, io per esempio seguo incredulo perché da ragazzo situazioni simili erano narrate quasi come leggende.
 
In realtà non sei fuori tema, considerando che lei stessa lo mette come primo punto nel presentare la situazione. Non deve per forza eccitarti sessualmente, io per esempio seguo incredulo perché da ragazzo situazioni simili erano narrate quasi come leggende.
Ti ringrazio, per precisare all'eccitazione del racconto , viene meno per la condizione della donna. Che non accetto!
 
GLI ANNI DEL MATRIMONIO

Finito il lavoro, finì anche la mia vita sessuale. Non sono mai stata una ragazza a cui piace uscire la sera e le occasioni di trovare un cazzo da succhiare si fecero nulle. Dopo due mesi di castità, un giorno arrivò a casa Sirio, che chiese di parlare con mio padre. In pratica la fidanzata lo aveva lasciato dopo che le erano arrivate delle voci sulle scopate in ufficio. Affrontato di persona, Sirio non ebbe la furbizia di negare anche l'evidenza e la sua confessione fu la causa dell’abbandono di lei.
Quel giorno era venuto a casa mia per parlare con mio padre, perché tanto lo sapeva. Poteva anche corteggiarmi e convincermi a sposarlo, ma l’ultima parola spettava a mio padre. Per cui per prima cosa parlò con lui.
Mio padre non si oppose al suo desiderio, ma, avendo sentito parlare delle dimensioni di lui e conoscendo la mia caratteristica di strizzacazzi, gli fece un discorso di senso.
  • Caro ragazzo, per me va bene, sposatela pure, ma ricordati che lei ti farà impazzire.
Finito di parlare con mio padre, Sirio venne in camera mia a raccontarmi, ma a me interessavano altri discorsi. Mentre lui mi parlava di mio padre e faceva progetti per il futuro, io gli slacciai la cintura dei pantaloni e i bottoni, poi gli abbassai il pantalone e infine i boxer. Quando il suo cazzo duro rimase spoglio, si ammutolì. Aveva paura di essere scoperto dai miei genitori. Paura che gli durò fino a quando lo cominciai a leccare. Allora tutta la paura svanì. Dopo che non leccavo un cazzo da mesi, anche il suo mi sembrò grosso. Grossissimo. Lo desideravo ovunque, in bocca, in fica, in culo. Mi accontentai della bocca. Lo avevo succhiato talmente con voracità che il mio futuro sposo mi sborrò in bocca prima di scopare.
  • Ti farà impazzire - gli disse mio padre mentre lo rimetteva dentro, poi disse a me. - Ora la scelta è tua, ma una volta presa una strada non tornare mai indietro.
Presi la strada del matrimonio. Sirio era un ragazzo premuroso e dolce. Ci sposammo dopo solo tre mesi e per un po’ riuscii ad accontentarmi. Anche se lo aveva piccolo, era sempre duro e poi aveva una potenza di ejaculare tantissimo sperma, che io mi volevo ingoiare sempre, sia che fosse da pompino, o aromatizzato alla fica o al culo.
Ma dopo alcuni mesi le dimensioni cominciarono a farsi sentire. Trovavo difficoltà a raggiungere l’orgasmo, e non godevo come piaceva a me, con un cazzo che mi riempiva pienamente la fica e mi faceva fremere dal clitoride a tutto il corpo.
  • Ho tanta voglia di un cazzo grosso - dissi a mia cugina Patrizia, a cui avevo sempre confidato tutte le mie esperienze, anche quelle del lavoro dal meccanico.
Mia cugina si era sposata poco prima di me, ma di suo marito si diceva che lo aveva grosso.
  • Anche io i primi tempi ero come te. Non perché mio marito lo avesse piccolo, ma perché fa un lavoro che lo porta via anche mesi.
  • Porca troia! Io pensavo che tu eri soddisfatta.
  • Lo sono infatti.
  • Non dirmi che hai un trombamico
  • No. Ho questo…
Aprì un cassetto e tirò fuori un vibratore.
  • Un cazzo di plastica… Ahahahahah che tristezza
  • Ahahah se lo provi poi cambi idea
  • In effetti è bello grosso
  • Vuoi provare?
  • No. - risposi io.
Patrizia comunque lo accese, dopo aver levato i pochi vestiti che aveva addosso. Voleva darmi una dimostrazione. Prima di infilarselo dentro lo stava strusciando da fuori e la figa subito cominciò a sentire piacere.
Io rimasi sorpresa dal suo volto, che aveva l’espressione di chi stava godendo, e ancora non lo aveva infilato. Subito dopo la sorpresi io, proponendomi di metterglielo dentro io. Lei accettò, ma mi volle completamente nuda. Come lo presi in mano mi sentii tremare tutto il braccio.
Mentre solo stavo inserendo la sentii emettere un gemito di piacere e poi rantolare mentre lo muovevo nella sua fica. Lo muovevo come se quel cazzo di plastica stesse scopando me. A momenti più veloce, a momenti più in profondità, alternando. Mia cugina rantolava sempre più forte, poi decisi di farle raggiungere l’orgasmo, muovendolo più veloce che potevo. Molto più veloce di quello che poteva fare un maschio. Lei contrasse la fica per venire e io non smisi di stantufarla fino a quando il suo corpo si rilassò e i suoi rantoli finirono.
Ho sempre detto che mi piaceva il cazzo, ma non pensavo anche quello di plastica. Ero già nuda e vedere come aveva goduto mia cugina mi aveva fatto venire voglia di provarlo. Lo tolsi dalla sua e mi sdraiai con le gambe aperte per infilarmelo nella fica. Non me lo strusciai prima, lo volevo subito dentro.
Scoprii un mondo sconosciuto. Quello che sentii subito furono le dimensioni. Non solo me la riempiva bene, ma me la allargava pure. E che fosse di plastica non mi accorsi neppure. Questa volta fu mia cugina a guidarlo e io a godere. Era strano, sentivo il cazzo che mi scopava, ma non vedevo nessuno. E mi scopava come solo una donna sa fare, riconoscendo i segnali del corpo. Anche lei quando decise di farmi venire lo mosse avanti e indietro velocissima. Anche se era grosso, non era il più grosso che avevo provato, però non avevo mai sentito un cazzo muoversi così velocemente nella mia fica, più veloce di come riuscivo a godere e come raggiunsi l’orgasmo sentii una vibrazione che mi fece tremare dalla testa ai piedi. Era stato favoloso. Una scopata memorabile.
  • Ora nel culo! - dissi a mia cugina
  • Ahahahah! Se proprio ci tieni…
Sentii l’estasi entrarmi dentro il culo. Quel cazzo duro e grosso, guidato da Patrizia, mi andava su e giù a velocità supersonica e le contrazioni del basso ventre mi toglievano il fiato. Più mi scopava e più lo volevo ancora e lo aiutavo muovendo il mio culo. Non so quanto sia durato ma avrei continuato ancora, però mia cugina me lo tolse fuori. Pensava che non avrei retto quel cazzo nel di dietro con tutta la forza che ci stava mettendo e vedendo che invece non solo reggevo, ma che mi piaceva, si era eccitata di nuovo. Come me lo tolse da dietro, lo mise subito in fica. Stavolta fui io a mandarlo avanti e indietro sempre più veloce e il suo orgasmo fu sentito da tutto il vicinato. Poi ancora nella mia fica. Velocissimo e profondissimo fino a farmela scoppiare di piacere.
  • Sei proprio una strizzacazzi! Non sono solo voci quelle che girano. Non avevo mai usato il vibratore in questo modo.
Dopo questa esperienza la mia vita sessuale cambiò radicalmente. Con Sirio oramai facevo solo sesso classico. Spesse volte fingevo l’orgasmo, ma, soprattutto, facevo in modo che arrivasse al più presto all’ejaculazione. Poi davo le colpe a lui e mi negavo sempre più spesso. Perché con il suo giocattolino non poteva neanche minimamente pensare di darmi la soddisfazione di un pene di plastica.
Se il primo periodo andavo a casa di mia cugina ad usare il suo, dopo un po’ cominciai a frequentare la camera da letto di Silvana, una ragazza conosciuta a casa di Patrizia una volta che avevamo fatto un incontro a tre, tutte femmine.
Silvana era più simile a me. Cercava di raggiungere il massimo del piacere in ogni singola situazione. Con lei i cazzi di plastica si moltiplicarono ed era strano se io un giorno non andavo a trovarli. Spendemmo una cifra per tutta una attrezzatura, che è sempre rimasta a casa di lei.
Tutto quanto rimase a casa di Silvana, che abitava da sola, ma ogni giorno andavo per prendere la mia buona dose di penetrazione.
Questa situazione di compromesso tra l’insoddifazione del pene di mio marito e la volontà di rimanergli fedele crollò in un secondo quando Silvana, dopo esserselo fatto mettere sia nella fica che nel culo, pronunciò queste parole:
  • Ho voglia di sborra!
Mi ricordai di mio fratello e della sua sborrata in bocca, con quel suo cazzo grosso grosso. Poi mi ricordai di altri bei cazzi che mi spararono sopra il loro sperma, poi me lo leccai da addosso. Mi ricordai come quelle sborrate fossero dolci e calde. Mi ricordai, soprattutto, che quella di Sirio non era mai stata veramente dolce.
  • Dai vestiamoci. Andiamo a tirare il collo a qualche uccellino. - Mi disse quando le condivisi i miei bei ricordi legati a qualche sborrata, raccontati come qualcosa oramai troppo distante.
Fu quello l’inizio della deriva. Andammo in un locale un po’ strano, che solo lei conosceva. Sedute al tavolino guardavamo i ragazzi e i signori che ci passavano davanti. Per ognuno di loro mi faceva la stessa domanda:
  • secondo te come lo ha? - a cui io rispondevo:
  • l’importante è che lo abbia duro quando serve… - le rispondevo.
Un po’ mi annoiavo a commentare senza concludere niente. In fondo eravamo andate lì per bere della sborra calda e invece nessuno ancora si era avvicinato a noi. Poi, ad un tratto, passa davanti a noi un signore grande, rugoso, forse impotente, ma lei lo fissa come se avesse visto un modello nudo davanti a sé. Il signore si accorse con la coda dell’occhio che lei lo fissava, ma proseguì diritto, con fare indifferente. Pensai che Silvana aveva dei gusti particolari, magari le piaceva il cazzo moscio, ma comunque il tizio l'aveva ignorata.
  • Vieni con me! - mi disse dopo che aveva superato il nostro tavolo.
Ci alzammo e andammo dietro quel signore anziano. Lo seguimmo fino a che entrò nel bagno dei signori. Noi entrammo nel bagno delle signore, ma Silvana non andò nel wc. Si diresse sulla destra e aprì una porta che stava in fondo, su cui c’era un cartello che diceva essere ad uso esclusivo del personale. Appena aperta la porta, uscirono fuori dei vagiti di uomini che godevano, tutti maschi. Come entrammo nella stanza mi spiegai il motivo.
La parete che divideva i bagni degli uomini e delle donne non esisteva. C’era solo un pannello che impediva di vedere chi era da una parte, da chi era dall’altra parte. Sul pannello, a distanza minima, una decina di fori come avevo visto solo in America, da dove uscivano dei cazzi, che dalla mia parte qualche ragazza succhiava senza sapere di chi era, o almeno sembrava. Più in alto dei buchi un cartello chiedeva di non fare gocciolare lo sperma sul pavimento e lasciare il posto pulito per chi veniva dopo.
Silvana guardò prima i cazzi che erano già in bocca di qualcuna, poi si mise ad osservare i pochi buchi liberi, da dove sbucò un cazzettino tutto rugoso, con i peli bianchi. Era certamente del signore che ci era passato davanti. Non avrei mai pensato di schifarne uno, ma quel vermetto sul punto di morire non dava per niente l’idea di cazzo.
Silvana invece lo apprezzava. Gli scoprì la cappella e lo mise sulle labbra, come si succhia una caramella. Come prevedibile quel passero morto non diede segno di vita, ma nel frattempo un cazzo duro comparve da un buco vicino. La mia amica mi disse di succhiarlo, malgrado la mia titubanza, perché lo aveva riconosciuto e si trattava di un avvocato giovane e ben distinto.
Quando siamo uscite alla ricerca di sborrate, non immaginavo di finirla a fare un pompino a uno sconosciuto nascosto dietro una parete, ma la voglia prese il sopravvento. Era proprio grosso e duro e come lo misi in bocca mi ritornarono in mente i cazzi che avevo succhiato e non solo durante il periodo del lavoro da mio zio. Chiusi gli occhi e mi ritrovai là. Lo muovevo in bocca come se fosse quello di Edoardo o quello di Tony o quello di altri di cui non ricordavo il nome, ma che avevano lasciato un ricordo indelebile del loro passaggio. Mi sentivo piena di vita e non vedevo l’ora di sentirmi finalmente della bella sborra in bocca. La cappella gli si fece gonfia e l’asta ancora più grossa e dura. A quel punto lo legai più che potevo e me lo misi davanti alla bocca. Come mi accorsi che stava quasi sborrando, misi in bocca di nuovo il glande e dopo due giri di lingua mi inondò la bocca con un liquido di cui mi ero dimenticata la soavità.
Solo allora mi sono accorta di quanto stava succedendo in quel posto. La mia amica era riuscita a portare all’erezione il signore anziano, il quale, eccitato, gridava i peggiori insulti: ti piace il mio cazzo rugoso? Vero? Anzi adesso è bello stirato… AAAAAAAA!!!! Come mi fai godere con la tua bocca da pompinara. MMMMAAAAAA strizzamelo troiona, Cazzo cazzo cazzo. Sto per sborrareeeeeeee.
Tutte le femmine si erano fermate a guardare come la mia amica andava su e giù con quel cazzo in bocca. Si vedeva che era di una persona anziana, ma era grosso e duro come pochi se ne vedevano in quel luogo. La mia amica lo strinse con la mano e lo leccò voracemente, fino a quando un urlo di soddisfazione risuonò nella sala
  • Uhuhuhuhuhahahaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
gli spettatori applaudirono e lei si girò verso il pubblico mostrando la sua bocca piena di sborra. Una acclamazione commentò quella visione, poi dai buchi tornarono a sbucare dei cazzi duri e le ragazze ripresero a fare il loro gioco di bocca.
Fu l’inizio della fine. Nonostante la soddisfazione che mi davano le serate da Silvana, che nessun uomo aveva la possibilità di eguagliare, il contatto con un cazzo vero, vivo, caldo e più o meno rigido secondo le mie prestazioni non si poteva paragonare a nessuno di quei giocattoli. Poi sentire la voce di lui aumentare il piacere e la sborra che ti riempiva la bocca. Ripensai ai bei tempi passati nell’ufficio di mio zio.
  • E’ lui - mi disse la mia amica, tornate nel tavolino del bar.
Lei li conosceva tutti, o almeno quelli che frequentavano regolarmente il locale. Mi indicò un ragazzo sulla ventina, per niente bello, un po’ per i fatti suoi seduto al bancone. Mi avvicinai a lui.
  • Complimenti hai proprio un bel bananone
  • Complimenti a te. Nessuna in due anni è stata come te.
Gli disse perché mi ero avvicinata. Lo volevo non solo in bocca, ma anche davanti e magari dietro. Lui non osava chiedere e mi portò via con lui. Finalmente riprendevo la mia passione di strizzacazzi.
Mi risvegliò sensazioni ormai dimenticate, sia nella fica sia nel culo. Soprattutto quest’ultimo gli costò molto caro. Non era la prima inculata, ma la seconda. Il mio desiderio di cazzo lo aveva eccitato fuori misura e appena gli diventò di nuovo duro, dopo avermelo riempito di sborra, lo spinse di nuovo dentro. Mi faceva impazzire quel cazzo così duro spinto con forza e lui lo sentiva e si eccitava.
Tanto da dimenticare tutto. Che era nel suo letto di casa, che aveva dei figli, che il tempo passava, che aveva una moglie. E lei arrivò.
Eravamo nel pieno dell’amplesso. Io nuda piegata in avanti sul letto, che ansimavo di piacere, e lui nudo, dietro che godeva e mi diceva tutti i peggiori insulti. Lei entrò e vide la scena. Disse qualcosa per farci accorgere che era lì. Come la vidi, pensai che, purtroppo, lo avrebbe tolto subito. Invece nulla cambiò. Lui la guardò e continuò a scoparmi con tutta la sua forza, mentre lei ci guardava. Rimase lì in piedi per almeno due minuti, così disse dopo, fino a quando lui giunse ad un orgasmo che lei mai aveva conosciuto. Poi andò via. Lui continuò a spingerlo dentro fino a quando gli rimase duro, poi, ancora nudo, le andò dietro. Ma lei non c’era più.
Scoppiò lo scandalo. Non tanto per il tradimento, perché non era la prima volta che lo scopriva in flagrante. Ma per il quadro che si era presentato di fronte a lei. Con lui che godeva come mai aveva fatto con lei, tanto da ignorarla, e io che lo prendevo nel culo davanti a lei senza nessun pudore, con il cazzo di lui che vedeva entrarne e uscirne, e senza la minima idea di smettere davanti a me.
Il tizio se la cavò con la moglie, ma volle la mia collaborazione. Mi chiese un giorno di andare con lui a casa sua. C’era anche la signora con noi. Dopo il pranzo andò in camera e tornò vestito con una sola maglietta, col cazzo di fuori. Era già duro e io pensai che lei si volesse vendicare con me facendomi assistere al rapporto con il marito, per riprendersi quello che era suo. Invece lui si avvicinò a me, seduta in poltrona, e si piazzò davanti.
  • Succhialo - mi disse
Nonostante non capissi cosa stesse succedendo, non mi lasciai sfuggire quella ghiotta occasione e lo misi subito in bocca. Che me ne fregava se lei era lì. Anche se ogni tanto una occhiata gliela buttavo sopra. Fino a quando è sparita.
Ho pensato che fosse assurdo che era andata via. Non poteva avermi invitato per sfidarla un’altra volta. Allora guardai all’altra parte e la vidi… Con le gambe aperte e la fica di fuori, che si faceva un ditalino. Allora capii tutto.
Soprattutto capii che nulla era cambiato dai tempi in cui lo succhiai per la prima volta a mia fratello. Perché per lui, come per quest’uomo che avevo nudo davanti, altro non ero che una bocca. Ma questa volta tutto doveva finire. Lasciai il cazzo di lui e mi spostai verso la moglie e cominciai a leccarle la fica che si stava masturbando. Lei si ritrasse immediatamente, ma come le dissi “riprendiamoci la nostra dignità” se la lasciò leccare, certamente senza grande piacere, ma abbastanza da raggiungere l’orgasmo. Davanti al marito scandalizzato nel vedere una scena di sesso tra donne con sua moglie protagonista.
Me ne andai subito dopo e mi accompagnarono le urla di lui contro di lei. Quello che fece alla povera moglie contro la sua volontà non si è saputo mai, ma è sicuro che tutti diedero ragione a lui e giustificarono la sua violenza. Nessuno accettò che lei fosse prima di tutto una persona e non solo una bocca, una fica e un culo. Così come successe con me.
Finché ho interpretato il ruolo di donna bocca, fica e culo, anche le peggiori cose erano accettate, anche scopare con mio fratello o mio padre. Ma appena affermai la mia dignità, tutti mi saltarono addosso. Mio marito, che aveva accettato quanto era successo davanti alla moglie con il tizio, mi chiese immediatamente di divorziare. Mio padre mi tolse la parola e io fui costretta ad abbandonare il quartiere in cui tutto ti viene perdonato finché rinunci alla tua dignità.
Da quel giorno è iniziata la mia seconda vita di donna libera.
 
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