Racconto di fantasia punizione per essere entrati in una proprietĂ  privata

piepolo1

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Avevamo lasciato mio padre in albergo e con mia madre avevamo fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia...a un certo punto avevo visto una casupola in un luogo isolato ed ero voluto entrare a curiosare...mia madre non voleva ma poi mi aveva seguito.
prima in lontananza sulla spiaggia, entrò silenzioso senza essere visto, e si mise sull’uscio bloccando l’uscita, all’interno c’eravamo solo io e mia madre.
Quando vide anche me quell’uomo si bloccò di colpo sull’uscio, probabilmente pensava che mamma fosse sola. Probabilmente non mi vide entrare, ma la mia presenza non lo fece desistere dai suoi propositi.
Aveva un paio di jeans e una camicia chiara con giacca e cravatta.
“Cosa fate qui?!” Urlò.
“Niente… ci scusi, curiosavamo, usciamo subito.” Disse mamma facendomi cenno di andare via. Ma lui restò fermo sull’uscio. Subito non intuii cosa stava accadendo, ma ebbi uno strano turbamento, una strana sensazione di paura e piacere nel vedere mamma guardata da quell’uomo in modo intenso che l’ammirava nella sua bellezza.
Pensai che dopo averla guardata ci avrebbe lasciato passare e avremmo potuto andarcene e invece tutto si svolse in pochi secondi.
Chiuse la porta e praticamente ci barrò la strada per uscire restando davanti.
Mamma si avvicinò e vedendo che ci sbarrava l’uscita esclamò:
“Ma che fate?… Ci lasci uscire subito!”
Ci fu una breve pausa di pochi attimi e all’improvviso quell’uomo allungò le mani su mamma, che indietreggiò gridando:
“Ma che fa!? Come si permette!! … Ci lasci uscire che andiamo via! E non mi tocchi se no la denuncio!”
 
La situazione era drammatica ed assurda, il gigantesco uomo di colore ...vestito con i vestiti piu eleganti che aveva, ma che probabilmente non faceva una doccia da settimane non ci faceva uscire da quella che sosteneva essere casa sua...una baracca di pescatori ...peraltro lasciata aperta
Vedendo mamma reagire così, capii che era in pericolo e mi avvicinai a lei spaventato per proteggerla, ma d’istinto restai fermo, avevo paura di quell’uomo di origini africane era alto, robusto con la pancia, stempiato e la faccia cattiva e stetti impietrito a guardare e sentire senza fare altro.
Lui si avvicinò ancora e mentre mamma gridava chiedendogli di lasciarci uscire, lui allungando le mani cercava di accarezzarla sul sedere e nelle cosce, con lei che non voleva e si allontanava spingendolo indietro con le braccia e picchiandolo sulle mani.
Guardi che urlo!! Chiamo aiuto!!” Lo minacciò.
Ma non potevamo fuggire, essendo lui davanti alla porta. Il cuore mi batteva forte nel timore di cosa ci potesse fare quell’uomo.
“Ci lasci passare e se ne vada!… Non si permetta di toccarmi se no lo dico a mio marito!”
Diglielo pure, sai cosa me ne frega di tuo marito!....sono laureato vado in giro a cercare lavoro e nessuno mi prende...tutti mi schivano ...vivo una baracca e la trovo con estranei che ci frugano...penso di aver diritto a una compensazione...
il suo italiano era molto buono
Io ero spaventato e arrabbiato, capii le intenzioni di quell’uomo anche se di sesso non me ne intendevo molto e per la prima volta insieme allo spavento avvertii anche una percezione morbosa di curiosità e un brivido di quasi turbamento nel vedere quel porco che desiderava mamma e cercava di toccare non autorizzato da lei il suo bel culo cercando di accarezzarglielo.
Non sapevo cosa fare, né cosa dire, avevo paura, non sapevo se intervenire o restare fermo a guardare, mentre le imprecazioni di mia madre si facevano più forti e volgari alle sue manate oscene e lascive sul suo corpo, sedere e seno.
 
Non sapevo cosa fare, né cosa dire, avevo paura, non sapevo se intervenire o restare fermo a guardare, mentre le imprecazioni di mia madre si facevano più forti e volgari alle sue manate oscene e lascive sul suo corpo, sedere e seno.
“Porco!… Bastardo!… Non si permetta di toccarmi sa!” Iniziò a inveire agitando le sue braccia e iniziando a scalciare in avanti per allontanarlo cercando di respingerlo indietro.
Lui rideva divertito scansandosi e proteggendosi con l’avambraccio dai colpi di mamma, che arrabbiata le batteva dei pugni sul torace, mentre lui toccandole le cosce cercava di prenderle le mani per tenerla ferma.
Sentii ancora le urla di mamma, le minacce che con fermezza gli faceva e il trambusto nella stanza, essendo finita indietreggiando di schiena con il sedere contro una sedia e il muro.
“La denuncio!… Non mi tocchi!… Se ne vada!! Ci lasci uscire. ” Urlò assieme a un: “Aiutooo!!” Forte. Ma non c’era nessuno che poteva ascoltarla all’infuori di me, solo il vento che si era alzato. In quel periodo e in quell’ora le spiagge erano deserte.
Io ero bloccato dalla paura e dall’improvvisazione dello svolgersi di quella scena, dalla determinazione di quell’uomo ad accarezzare mamma e da una forma di forte turbamento che non conoscevo e non sapevo definire e che avvertivo per la prima volta.
Non riuscivo ad intervenire in sua difesa, avrei voluto e dovuto farlo, ma non ci riuscivo, tremavo e la paura mi bloccava.
Mamma si avvicinò a me prendendomi e stringendomi verso sé, ripetendo:
“Lasciateci uscire. Che volete!?” Tenendomi stretto per un braccio a lei.
“Voglio te!” Rispose quell’uomo ridendo e si avvicinò di un passo.
“Andatevene se no grido.” Ripeté mamma.
“Grida! Grida pure! Intanto non sente e non verrà nessuno.” Ribadì quell’essere.
Vidi il volto di mamma farsi serio.
“Vi do dei soldi…” Esclamò, aprendo la borsa e cercando il portafogli.
“No, non voglio soldi, voglio te!… Se fai quello che dico non vi faccio niente!” Asserì…
Io ero sempre più spaventato, ma come mamma non sapevo reagire, guardavo quell’uomo e non capivo, voleva mamma, ma perché la voleva? Cosa voleva da mamma? Voleva portarla via?”
Mamma anch’ella spaventata non reagiva: “Non farci niente…” Gli diceva.
Ma lui per risposta allungò le mani toccandole ancora il seno e il sedere.
“No! …No! …C’è mio figlio.” Esclamò.
“Tuo figlio lo mettiamo qua!” Disse prendendomi per un braccio, tirandomi e mettendomi in un angolo: “Non posso lasciarlo andare se no chiede aiuto!” Precisò.
Oramai era chiaro che voleva fare sesso con mamma.
In quel momento non so nemmeno io come feci e mi avventai su di lui piangendo e gridando:
“No lasciala stareeee!!… Lascia stare mia madree!!”
E lo colpii con calci, schiaffi e pugni, ma lui si girò verso me e mi tirò un ceffone forte sul viso mandandomi indietro e facendomi cadere a terra:
“Vai là… e resta al murooo!” Gridò in modo cattivo e autoritario.
 
Poi ribadi che la situazione poteva degenerare...che invece se avesse accettato di ripagarlo per l intrusione prometteva cinque minuti e ci avrebbe lasciati liberi senza un graffio...
alla fine mia madre accettò d accordo cinque minuti e mio figlio aspetta fuori...
lui insistette che voleva tenermi d occhio ...che comunque rivolto al muro non avrei visto niente
 
beh sembra non interessi molto
...hai scritto si e no una pagina di racconto ripartita in tre post.
Hai appena completato la parte descrittiva ed introduttiva del racconto.
Il tuo thread ha ricevuto circa 1000 visite...

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