Scopata nel parcheggio della discoteca

CharlotteS

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Quella sera fu una delle più soddisfacenti in tutta la mia vita. Ero con le mie amiche ed eravamo in discoteca, la serata? Una di quelle in cui si fatica persino a camminare normalmente in pista e a spostarsi da una parte all'altra del locale. Per noi ragazze quella era la tipica serata in cui conciarsi da principesse - o forse, da star dei social - per puro piacere personale, per ricordarsi di essere belle, per dimostrare a sé stesse di essere belle e di valere tanto. Non soltanto, naturalmente. Eravamo un gruppo di belle ragazze, chi più, chi meno. Tutti i ragazzi che incrociavamo - disinibiti e sfacciati per via dell'alcol, ma anche del contesto e della situazione, che rendeva buono il più classico dei "toccata e fuga" ed abbassava il loro timore di un rifiuto - ci provavano spudoratamente.

D'altro canto, nonostante tutte noi giudicassimo delle scocciature tutti quegli approcci indesiderati, in verità erano ormai diventati parte integrante delle nostre uscite. È piacevole e gratificante sapere che qualcuno ti nota e vuole interagire con te, anche se spesso si trattava soltanto di ragazzi in preda all'ormone che dal nostro punto di vista avrebbero ingroppato anche un termosifone. La competizione, comunque, c'era. Come ogni gruppo umano ciascuna voleva riscattare la propria autostima e nel contesto della serata in discoteca, ribadire il proprio valore sessuale agli occhi delle altre. Non c'è nulla di male in questo, è come funzionano le cose. Talvolta, anche se una ragazza è eccitata e vuole soltanto fare del buon sesso, difficilmente si lascerà andare al primo passante come accade spesso agli uomini, bensì cercherà un uomo che riterrà opportuno e degno di avere le sue cosce tra le mani.
Come puoi capire facilmente, in una pista da ballo gremita e colma di gente, questo fattore si eleva alla massima potenza. Tutte noi, l'intera comitiva di amiche, eravamo otto. Ogni quindici/venti minuti una o due amiche sparivano, perché avevano ricevuto una gradevole corte e si appartavano volentieri, salvo tornare soltanto qualche ora dopo o non tornare affatto se la situazione si fosse fatta piccante.

Veniamo a noi, o meglio, veniamo a me.

Quella sera ero spensierata, avevo appena finito l'ultimo esame della sessione universitaria, perciò arrivai con tanta voglia di divertirmi con le mie amiche, di ridere e di ballare per ore in quella notte di fine estate. Non avevo alcuna voglia di andare ad ingarbugliarmi con qualche maschio per puro piacere fisico, non ne avevo intenzione né desiderio. Mi vestii di gran carriera. Indossavo un vestitino nero di seta, con due spacchi che dai fianchi coprivano soltanto le mutandine e le chiappe, lasciando libere alla vista le mie gambe abbronzate di cui andavo molto fiera. Anche sul busto l'abito era sexy, di classe. Completamente smanicato, due lembi di tessuto scendevano dalle spalle sopra i seni, fino a ricongiungersi poco sopra l'ombelico alla parte centrale del vestito. Ovviamente, il resto del busto era scoperto, perciò mettevo in mostra una scollatura laterale importante che esaltava il mio bel seno abbronzato e la mia pelle olivastra. Non sono una narcisista o esaltata, in quel momento mi sentivo davvero figa, all'apice della mia bellezza, non mi era mai accaduto nel corso della mia vita.

La serata stava procedendo benissimo, senza impicci né impacci, il solito via-vai delle mie amiche, i balli delle canzoni di tendenza, qualche drink offerto dal barista e le solite battutine dei ragazzi, alcune simpatiche e la maggior parte moleste. Poi però, qualcosa cambiò radicalmente quella notte. Eravamo appena rientrate dopo essere state fuori a fumare una sigaretta nell'apposita area, purtroppo quella parte di pista era completamente intasata e perciò decidemmo di attendere che defluisse un po' il traffico evitando di innervosirci nel passare a spintoni e ritrovandosi ogni metro una "mano - più o meno - morta" sul culo. Fu proprio in questo momento che guardandomi intorno, gettando l'occhio sui tavoli "privè" incrociai lo sguardo con un ragazzo. Non era molto distante da me, appena una decina di metri, i suoi occhi avevano danzato in lungo e in largo sulla gente sottostante, mentre lui se ne stava appoggiato alla ringhiera con fare disinteressato. Ci guardammo per qualche secondo, io rimasi stupita dai suoi occhi e dalla sua espressione seria ma serena e sicura. I suoi occhi chiari erano incastonati su un viso asciutto e appena squadrato, la mascella aveva una accennata sporgenza e i capelli riccioli biondi lo incorniciavano alla perfezione. Aveva catturato completamente la mia attenzione, rimasi a guardarlo incuriosita per qualche secondo, non spostò il suo sguardo dal mio ed anzi, accennò un sorriso. Fu come se mi stesse aspettando da sempre, come se Dio lo avesse piazzato in quel privè da anni in attesa del mio arrivo, questa è l'immagine più esemplificativa di quello che provai in quei pochi attimi. Decisi che lo avrei conquistato. Non si trattava di piacere carnale, affatto. Non avevo deciso che mi sarei concessa, che mi sarei fatta scopare, affatto. Avevo però l'intenzione di farlo cadere ai miei piedi, volevo sentire quanto quel bel ragazzo potesse desiderarmi. Adoro queste situazioni. Il flirt ben fatto è più soddisfacente del sesso, più appagante, se non a livello puramente sensuale, senza dubbio in quanto a passione intellettuale ed emotiva.

Feci cenno alle mie amiche di seguirmi, loro mi chiesero spiegazioni che io non potevo né avevo voglia di dargli, perciò lasciai che cadessero sospese, mentre mi avvicinavo all'ingresso verso quel posto che dà tanto status, il mitico privè. Mi furono sufficienti pochi passi per trovarmi faccia a faccia con il buttafuori, un grosso ragazzo nero, sulla trentina, riconosciuto dalla clientela per essere il meno violento della security, il quale tese il braccio davanti al mio cammino e mi chiese di mostrargli il timbro per entrare. Non dovetti neppure aprire bocca, perché dall'altro lato spuntò proprio il ragazzo ricciolo, senza proferire fiato poggiò amichevolmente la mano sulla spalla del bodyguard, il quale dopo alcuni secondi di esitazione, si ritrasse, lasciando passare me e le mie amiche, che mi guardavano stupite. Mentre il ricciolo si intrattenne qualche secondo con il responsabile all'ingresso io e le mie amiche percorremmo rapidamente i pochi scalini ed accedemmo così al privè. Devo ammettere che era tutto fuorché un posto di gran classe, erano ragazzi che si divertivano come noi, soltanto più abbienti. Una coppia pomiciava a poca distanza da un ragazzo che rimetteva, distrutto dall'alcol, altri invece erano assembrati in gruppetti e ballavano ridendo sguaiatamente. Un gruppo di belle ragazze non passa inosservato, perciò fummo subito notate dai ragazzi presenti, che ci invitarono da loro e ciascuna delle mie amiche subito si adagiò sui divanetti a ridere e scherzare. Sentii una mano toccarmi il fianco leggermente, così mi voltai in modo lento, senza manifestare stupore. Il ragazzo mi sorrise:
<<Federico, molto piacere di conoscerti>>, furono le sue prime parole. Lo aveva detto guardandomi dritta negli occhi. I suoi erano due gemme. Blu come il colore del mare, profondissimi. Rimasi folgorata da quello sguardo, fu come essere messa davanti all'infinito e dovermici tuffare dentro. La sicurezza conquistatrice con cui ero partita iniziò a scalfirsi leggermente.
<<Mi chiamo Jessica, spero che sia un piacere>>, risposi maliziosa. Scoprì i suoi denti bianchi, con un'espressione furbesca, mascherata da risata. Aveva accettato la sfida della seduzione e si stava divertendo anche lui.
<<Dipende qual è la tua concezione di "piacere", se per te il piacere è studiare biologia con le amiche non potrò certo esserti d'aiuto>>, rispose, senza riuscire a trattenere una risata. Anche io scoppiai a ridere: <<Biologia? Ma come ti viene in mente... Sei simpatico, Federico.>>
<<Vedi allora che ti diverti?>>
Stava lentamente sgretolando la barriera che avevo posto di fronte a lui e desideravo scavalcasse. Invece stava sconvolgendo le mie aspettative. Rimasi titubante, non sapevo cosa dirgli, ero troppo assorta dai suoi riccioli pendenti sul suo viso, così simmetrico. Mi perdevo tra i suoi lineamenti marcati, quel ragazzo aveva un grande fascino. I suoi occhi erano blu come l'oceano, cercavo di guardarli il meno possibile, per evitare di affondarci. Quegli occhi sembravano la porta di un mondo infinito.
Noncurante, lui continuò ad incalzarmi: <<Già dal primo sguardo che mi hai lanciato ho capito che ci saremo divertiti insieme.>>
Fui imbarazzata da quelle parole, con un moto d'orgoglio provai a reagire e a riprendere le redini del flirt: <<Il mio sguardo? Senti chi parla... Quello che mi ha visto da cento metri e mi ha aperto i cancelli del suo privè.>> Dissi, con una punta di ironia.
<<Infatti, io so riconoscere una persona che vale.>>
<<Hai visto quattro belle ragazze e hai colto la palla al balzo, altroché.>> Risposi io, prendendolo un po' in giro. Volevo capire quanto mi desiderasse o se per lui ero soltanto una delle tante che gli aprono le gambe.
Lui tacque per un attimo, passandosi la mano tra i capelli riccioli, poi accarezzò il mio mento con la mano e mi guardò dritto negli occhi: <<Io di belle ragazze ne ho vista soltanto una>>, mi disse, accennando un sorriso e spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Il suo sguardo, quelle parole, mi avevano imbambolata. Il suo fascino era indescrivibile, i suoi occhi profondissimi erano magnetici, ero completamente presa da quel ragazzo. Avevo voluto essere desiderata, lui mi desiderava e sapeva come mi avrebbe conquistata, da sconosciuta ero diventata la sua ambizione massima, in quella serata.
Quasi inconsciamente, trasportata dal suo sguardo, poggiai le mani sul suo petto. Mi accorsi soltanto allora che indossava una camicia bianca, un leggero tessuto di seta che copriva appena i suoi grossi pettorali. Il suo petto, le sue spalle, mi infondevano grande sicurezza, mi sentivo meritata da quel ragazzo.
Per qualche istante nessuno parlò più, non c'era alcun motivo di sprecare fiato. I nostri occhi erano incollati gli uni agli altri, sentii la sua mano poggiarsi sul mio fianco e da lì scivolarmi sulla schiena, mentre mi accompagnava verso di sé. Un brivido mi forse lungo tutta la schiena, precedette l'avvicinarsi delle sue labbra, che infine incontrarono le mie. Si unirono, cozzando le une contro le altre, immediatamente poi si aprirono, facendo strada alle nostre lingue, che si insinuavano nelle nostre bocche. Ebbe inizio un bacio passionale, uno di quei baci in cui tutta la tensione accumulata durante la conversazione si scarica e i muscoli si sciolgono, rilassandosi. Mi accorsi di essere eccitata, sentivo le sue mani sulla schiena e sul collo, mi faceva sentire la creatura più amata dell'universo, non per piacere, non per puro godimento, bensì per desiderio e passione.

Le nostre lingue danzavano in un intreccio amoroso, passionale ed emozionale. Chiusi gli occhi, ero del tutto in balìa del momento passionale. Completamente riversata in lui e lui in me. Il bacio è l'atto più intimo in assoluto, quello che suggella una relazione, che celebra l'amore nella sua dimensione originaria, che apre la strada al rapporto tra amanti.
Mi staccai dalle sue labbra, schiusi gli occhi e mi accorsi che lui li aprii poco dopo di me, ciò mi fece capire quanto davvero gli piacesse quel momento. Sorrise ancora e mi strinse tra le sue braccia, come si fa con la persona che ami. Anche io ridevo, felice di quel momento. Tentò di baciarmi ancora, ma io scostai la testa. Non avevo alcuna intenzione di accontentarmi di qualche bacio, ero eccitata, volevo di più e lo volevo subito.
<<Mi offriresti una sigaretta?>> Gli dissi, lui annuì e si diresse verso la zona fumatori, io lo fermai con una mano sulla spalla e gli sussurrai all'orecchio:<<Voglio andare proprio fuori>>, poi gli diedi un piccolo e leggero morso, lo sentii trasalire.

Dunque andammo fuori dal locale, Federico mi fece sfilare avanti, un po' per non perdermi di vista, un po' anche per supposta galanteria, ma soprattutto, immagino, per ammirarmi la schiena, le gambe scoperte e il mio culetto appena nascosto dall'abito che indossavo. Senza esitazione mi diressi sul retro del locale, un'area tranquilla e poco frequentata.
<<Non è meglio se rimaniamo qui davanti?>> Mi disse lui, ingenuo. Io lo guardai, con occhi lascivi, ammiccai.
<<Voglio un po' di tranquillità, tutta questa gente mi ha un po' stufato, poi questa musica alta...>>
Federico resse il gioco: <<Già non vedi l'ora di rimanere sola con me?>> Disse provocatoriamente, accelerando il passo per coprire il paio di metri di distanza che ci separavano. Io mi voltai ancora, guardandolo furbescamente.

Adoravo detenere il potere in quel rapporto. Una relazione nata da uno sguardo, qualche chiacchiera e reciproco apprezzamento. Avere in pugno un ragazzo così eccezionale mi eccitava, sapevo che mi sarebbe bastato allargare un poco le gambe per averlo ai miei piedi. Questo desideravo avere, quella sera. Un uomo bello, elegante, educato ed intelligente, ma che impazzisse per me e che, anche solo per una notte o per qualche ora, mi amasse e desse tutta la sua passione per me. Non mi importava granché della sua carne - anche se, naturalmente, ero attratta dal suo aspetto, quanto della sua presenza e del suo atteggiamento nei miei riguardi.

Mi raggiunse al mio fianco, tirò fuori dalle tasche dei pantaloni un pacchetto di sigarette malridotto, ne estrasse due e me ne porse una. La acchiappai con due dita, appoggiandomi al muro. Mi accese la sigaretta, prima di fare lo stesso con la sua e prendere due profonde boccate di fumo. Lo guardai, interessata. Fece due tiri lunghi e profondi, poi inarcò il collo per sbuffare verso l'alto. Avvertii in lui una certa tensione, mentre io ero molto calma ed anzi, persino più stuzzicata dalla sua ansia, fumavo lentamente godendomi al massimo quel momento. L'attesa del piacere, talvolta, è davvero il piacere.
<<Tutto sommato è stata una buona serata, no?>> Disse lui, evidentemente a corto di argomenti.
Io risposi, guardandolo negli occhi e accennando un sorriso di scherno: <<Stai già dando la serata per finita? Pensavo fossi un po' più festaiolo.>> Il mio tono scherzoso lo aveva rimesso a suo agio.
<<Non sfidarmi Jessica! Sei tu che hai mollato e sei voluta uscire...>>
<<Mh, come se c'entri qualcosa il fatto che io sia uscita con questo.>> Risposi così, ambiguamente, spiazzandolo. Federico rimase in silenzio, guardandomi dubbiosamente, come se non sapesse come proseguire la conversazione. Poggiai la mano sulla sua spalla e lo accarezzai fino al collo. Fece due passi e si avvicinò a me, appoggiata al muro. I nostri occhi si incontrarono a pochi centimetri gli uni dagli altri, potevo vedere tutti i colori e le sfumature dei suoi occhi che componevano un colore azzurro vivo, cornice di quelle pupille che non si sarebbero mai stancate di guardarmi.

Lo baciai. Poggiai le mie labbra sulle sue, delicatamente. Le nostre bocche di scambiarono piccoli baci, come se volessero conoscersi, mentre in noi la passione cresceva gradualmente. Non potrò mai dimenticare il rumore della sigaretta che cadde a terra sull'asfalto, per la noncuranza delle sue mani. In quel preciso istante, qualsiasi cosa che non fosse i nostri corpi, sarebbe stata ignorata. Eravamo soltanto io e lui, da quel momento. In uno squallido parcheggio, ma anche nell'universo, esistevamo soltanto noi. I nostri occhi, uniti magneticamente, le nostre labbra, che dopo le schermaglie iniziali si aprirono, le nostre lingue, che ora si agitavano via via più rapide, vorticosamente, l'una sopra l'altra, mosse nient'altro che dalla passione, dall'amore che si può provare, profondissimo, in un istante di condivisione dal sapore eterno.

Le sue mani seguirono dal movimento delle nostre anime, ormai lanciate in una pulsione fusionale. Con una mano mi cinse il fianco, facendomi trasalire, come se fossimo realmente una cosa sola. Mi portò a sé, come se non volesse perdermi mai. L'altra mano si spostò sul mio seno, mi toccò dapprima delicatamente, poi in modo più intenso, mentre le nostre lingue si scambiavano saliva. Ero al settimo cielo, sentivo il bisogno di concedermi, era una voglia irrefrenabile. Spostai la fascia di tessuto che nascondeva il mio capezzolo, mostrandolo a colui che mi stava amando, turgido e lanciato verso l'alto, incorniciato da un lembo di pelle bianca, che rappresentava ciò che non si mostra. Quello che soltanto alcuni possono vedere. Immediatamente Federico si diresse verso il mio seno, prese tra le labbra il capezzolo che avevo scoperto e mentre lo mordicchiava e stuzzicava con la lingua, di sua iniziativa scoprì anche l'altra tetta. Avevo il seno scoperto, sul retro di una discoteca, con un ragazzo conosciuto da meno di un'ora, ma volevo di più. Lo toccai sotto il braccio, lui immediatamente si rialzò e tornò a baciarmi sulle labbra, mentre mi fece sentire sulla gamba il suo pacco, che mi parve massiccio e soprattutto molto duro. Volli toccare con mano, perciò strinsi vigorosamente il suo cazzo da sopra i pantaloni, tanto mi bastò per sentirlo ansimare e rendermi conto che aveva davvero un uccello notevole, ed era durissimo, per me.

Volevo condurre il gioco. Feci una leggera pressione sulle sue spalle, lui mi assecondò nuovamente e si abbassò verso il seno, ma io presi la sua mano e la diressi sulla mia fighetta. Appena mi sfiorò sentii un brivido corrermi lungo la schiena, non potevo più resistere, avevo bisogno di essere soddisfatta! Mugolai mentre Federico strofinava la sua mano decisa sulle mie mutandine, sollevato il vestito. Continuai a mugolare mentre lui sogghignava, baciandomi il collo e continuando a farmi impazzire di piacere, o meglio, di attesa del piacere. Non ero più in grado di resistere, in quel momento avrei fatto qualsiasi cosa per farmi toccare.
<<D...Dai>> fu tutto ciò che uscì dalla mia bocca, ero completamente irrigidita dall'eccitazione, dal desiderio che traboccava .
Lui smise di baciarmi sul collo, si portò di fronte a me e mi sussurrò, con voce allusiva: <<Che c'è, Jessica?>>
<<N...non ce la faccio più>>, mormorai, con le parole che mi rimanevano strozzate in gola. Ero completamente nelle sue mani. Lui sorrise, soddisfatto, spostò di lato le mie mutandine. La mia fighetta fu ancora più eccitata dall'essere esposta, senza che delle pareti mi stessero isolando dal resto del mondo. Ero nuda, nel cuore della notte, con l'uomo che desideravo tra le mie cosce. Impazzii completamente quando le sue dita sfiorarono la mia pelle nuda, accarezzando le mie grandi labbra. Ogni volta che spostava le sue dita un poco più internamente, sentivo delle scariche corrermi lungo il corpo, riempirmi di brividi, farmi sentire viva. Iniziai a muovere leggermente i fianchi, cercando di agevolare l'ingresso delle sue dita in me, ma non fui accontentata. In quell'istante era lui a dirigere il gioco, io ero in balìa dell'eccitazione.

Accennò una penetrazione, continuando a stuzzicarmi e titillarmi, entrò in me con appena una falange. Tanto bastò per farmi emettere un forte gemito e stringere le mani attorno al suo braccio possente e sul suo grosso pettorale. Lo avrei desiderato tutto dentro di me, i miei umori erano alle stelle, l'odore di maschio mi riempì le narici, volevo godere. Volevo godere come se fossimo rimasti le uniche persone su questo pianeta. Un uomo ed una donna, avvinghiati, sotto il cielo buio della sera, appena rischiarato dalla luna.

Ritirò indietro la mano, si divertiva a continuare a provocarmi, a restituirmi la stessa moneta che gli avevo dato poco prima, ma, in quel momento, non avevo alcuna intenzione di essere stuzzicata ed eccitata ulteriormente. Decisi che mi sarei presa quello che volevo.
Sfiorai la sua patta dei pantaloni, notando che il suo membro era massiccio. Sorrise, attendendo che io facessi qualcosa di più. Questa volta non mi feci pregare. Strinsi vigorosamente il suo pacco ed iniziai a strusciarmi per tutta la sua lunghezza. Federico, per tutta risposta, sospirò di piacere e ritornò tra le mie cosce. Questa volta, senza remore, si infilò senza stuzzicarmi ulteriormente, mi penetrò con un dito facendomi mugolare, io strinsi le braccia sulla sua schiena possente e guardandolo negli occhi blu, gli dissi, assertiva: <<Lo voglio.>>
Lui mi guardò da cima a fondo, sorridendo, quasi a pregustare la pietanza che stava per godersi. Delicatamente mi prese una coscia e mi sollevò da sotto il ginocchio, mentre si avventava sul mio collo baciandolo con focosa passione e con l'altra toccava il mio corpo in ogni centimetro. I suoi baci mi mandavano in estasi. Sentire le sue mani così decise e ferme su di me, mi fece trasalire.
Aveva tirato fuori il suo uccello. Grosso, virile, con una bella punta viola ed un'asta leggermente ricurva. Lo appoggiò tra le mie cosce ed io mi resi conto che stavo ansimando, volevo a tutti i costi che entrasse in me e mi facesse godere. Un vero uomo tra le cosce è quanto di più godereccio una donna possa immaginare, non avevo mai desiderato un rapporto come in quel momento. Federico alzò il mento, piegando il collo all'indietro, entrando lentamente in me e facendomi sobbalzare. Emisi un gemito acuto e stridulo, tentando di non gridare per non essere sentita da altri. Mi strinsi alla sua schiena con sempre più vigore mentre il suo membro scivolava dentro di me. Conficcai le unghie nella sua carne mentre il suo grosso uccello mi riempì completamente. Lentamente lo tirò fuori e poi di nuovo mi penetrò, accelerò gradualmente il ritmo fino a scoparmi come si deve. Godevo moltissimo ogni volta che il suo cazzo mi riempiva dopo aver lasciato il vuoto, mi stantuffava con una grande intensità. Quell'uomo mi possedeva, ed io possedevo lui. Ci stavamo possedendo a vicenda, ciascuno era completamente immerso nell'altro. Mi stava scopando come mai nessuno aveva fatto prima. Il suo cazzo entrava in me sempre più velocemente, non potevo contenere le mie grida di piacere, soprattutto quando ero con il collo appoggiato al muro e lo sguardo verso l'alto e Federico mi disse perentoriamente: <<Guardami negli occhi.>>
Lo feci immediatamente. Non stava semplicemente scopando. Stava facendo l'amore con tutta la passione che aveva in corpo, era dedito a me con tutto se stesso. L'intero universo, in quel momento, era piegato al nostro volere, alla nostra lussuria, alla nostra passione sfrenata. Stavo grondando di umori attorno al suo uccello, con le mani strette sulla sua schiena e sui suoi capelli, sollevata da terra e scopata contro un muro, ero ad un passo dal godimento sublime.
D'un tratto però, Federico lo sfilò e adagiò la mia gamba a terra. Subito lo guardai, con sguardo interrogativo. Mi fu immediatamente chiaro quali fossero le sue intenzioni. Mi guardò sorridente e mi cinse delicatamente un fianco, perciò mi voltai e poggiai le mani al muro, piegandomi. Sentii il suo cazzo strofinarsi e subito affondare dentro di me. Era ancora più evidente di prima quanto mi facesse godere, affondò le sue mani sul mio culetto e sentirlo sul mio corpo mi faceva eccitare moltissimo. Ero posseduta dall'uomo che avevo sedotto e lui era completamente assorto da me, iniziò a scoparmi da dietro senza freni. A questo punto era il suo istinto animale e passionale l'unica cosa che lo muoveva. La sensazione di mandare un uomo fuori controllo e di lasciarlo posseduto soltanto dal suo godimento mi faceva letteralmente impazzire. Ero con le mani appoggiate al muro ed un uomo dentro di me, che mi scopava vigorosamente. D'un tratto mi prese i capelli e li tirò a sé, scopandomi ancora più forte di quanto avesse fatto fino a quel momento. Godevo come una matta, sentivo il cuore che accelerava i battiti e la mia fighetta che grondava umori, volevo sempre di più quel cazzo, che mi sbatteva senza freni. Lo volevo dentro di me per sempre, sentivo le sue gocce di sudore cadermi sulla schiena e le sue mani che mi possedevano, con una mi tirava i capelli e con l'altra mi stringeva il culo, non potevo più resistere. Il mio respiro si fece ancora più irregolare e sentivo sempre di più il suo uccello dentro di me. Mi strinsi con una mano attorno al suo braccio e ansimai sempre più forte, iniziai ad irrigidirmi sempre di più, stringendo le cosce finché una folgorazione non mi colpì al ventre. Stavo venendo. Gridai diverse volte mentre lui continuava a scoparmi, poi rallentò gradualmente e si fermò, sfilandosi e lasciandomi con le gambe tremanti ed una gran sensazione di rilassamento.

<<Ti è piaciuto?>> Mi domandò, io non risposi, mi voltai e lo guardai negli occhi, baciandolo con la lingua in un bacio volteggiante pieno di passione. Lui mi strinse ancora sulla schiena e poi sul culo. Io piegai le gambe e mi abbassai all'altezza del suo membro pulsante e ricoperto di umori. Lo leccai dal basso verso l'alto, prendendolo poi in bocca fino alla gola. Lo sentii mugolare, era completamente nella mia disponibilità, sarebbe caduto ai miei piedi se glielo avessi chiesto. Adoravo questo potere, sedurre un uomo di mio interesse e renderlo disposto a tutto pur di avermi, mi rendeva piena. Continuai a succhiarlo mentre sentivo i suoi muscoli delle gambe irrigidirsi, ormai era prossimo a godere come mai aveva fatto in vita sua. Sapevo di cosa ero capace e cosa rappresentavo per lui in quel momento. Mi appoggiai con entrambe le mani alle sue cosce nude, ricoperte solo per metà dai suoi pantaloni, e iniziai a succhiare avidamente il suo uccello, volevo prenderlo tutto, fino alla gola. Il volume della sua voce e del suo godimento si faceva sempre più acuto, la sua cappella pulsava nella mia bocca e il suo odore di maschio si fece più forte. Poggiò le mani sulla mia testa, sui miei capelli, ma senza spingere. Sapeva che solo io potevo dargli il godimento totale, avevo il potere di mandarlo in paradiso. Per qualche secondo mi sfilai il suo cazzo dalla bocca ed iniziai a segarlo con velocità, lo guardai negli occhi e tirai fuori la lingua, volevo fare un po' la troia con lui, che fece una smorfia di piacere e poi guardò verso l'alto lasciandosi andare ad un espirazione profonda, che segnava l'inizio del suo orgasmo. Allora non persi tempo e presi il suo attrezzo di nuovo in bocca, lo presi fino in gola e lo feci gridare, poi lo presi in mano mentre con la lingua ruotavo sulla sua cappella gonfia finché non sentii prima qualche goccia sporcarmi la lingua, poi... Strinse con vigore il mio braccio e grugnì mentre un fiotto del suo sperma di inondò la bocca, strizzai gli occhi e continuai a succhiare ancora più intensamente, a quel punto, sapevo di averlo fatto completamente impazzire. Gridò e si irrigidì completamente, fui letteralmente affogata dalla sua sborra, non riuscivo a contenerla tutta in bocca e mentre lui piano piano ammorbidiva la sua presa sul mio braccio, ansimando, la sua muscolatura si fece più rilassata e lui iniziò a ridere di gusto, soddisfatto da quel gran finale, con il quale gli avevo mostrato uno squarcio di paradiso, passionale, in questa vita.


Tratto dal mio primo libro "Godimento Primo - L'origine della lussuria", Lo trovi QUI!
Fatemi sapere se vi è piaciuto, sarei contenta di darvi qualche altra anteprima :)
 

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