Spiagge e vacanze roventi

fsiperpipp

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Il primo topless di P.

Non aveva un seno da capogiro , ma i suoi capezzoli grossi e duri , soprattutto quando accarezzati o bagnati erano uno spettacolo da esibire con orgoglio e generosità . In quegli anni il topless era ancora un tabù nella gran parte delle spiagge pugliesi , in Veneto era già più frequente , ma in una spiaggia poco affollata poteva diventare non così banale . Era l’estate del ’89 ed avevamo scelto di passare una giornata al mare in una spiaggia poco frequentata dell’Adriatico settentrionale (Eraclea Mare) . Sebbene avessi desiderato più volte osservare le sue tette al sole in spiaggia , non avevo fino ad allora mai osato proporglielo ; ma quel giorno il limite tra le dune e la spiaggia favoriva una certa intimità e mi stimolava ad osare di più . Fu così che dopo un bagno rinfrescante , incoraggiato dai grossi capezzoli di P. che bucavano sporgendo il sottile costume intero mi decisi a fare il passo :
- Se vuoi , qui non ci vede nessuno , puoi arrotolare le spalline e rimanere in topless….-
le dissi .
Non ottenendo risposta mi avvicinai a lei , che stava seduta sull’asciugamano dandomi la schiena , e cominciai di persona a sfilare le spalline ed arrotolare il costuma sui fianchi . Presto i due seni bianchi riflessero la luce del sole ed un arcobaleno di goccioline brillò sulla pelle chiara .
- Non sei geloso ? –;
- No , la cosa mi eccita , e poi non c’è nessuno che ci conosce vicino -.
P. dimostrò di portare subito con orgoglio e disinvoltura i suoi bianchi seni all’aria , e poco dopo si sentiva già a proprio agio .
Non passò più d’una mezz’ora quando un signore che passeggiava zaino in spalla sulla battigia ci notò e venne a posare l’ asciugamano a 5-6 metri dal nostro ombrellone . Era la prima volta che P. veniva osservata seminuda , seni al vento , da un estraneo , ed era evidente il suo scopo , dato che la spiaggia era deserta per qualche centinaio di metri : era li per guardarla , divorarla con gli occhi , sperando che non si ricoprisse immediatamente. Era incredibile , ma la cosa mi eccitò immediatamente ed intensamente .
Notato l’uomo P. non accennò a ricoprirsi , io tacqui . Di tanto in tanto guardavo di soppiatto quel signore , quasi con la paura di intimorirlo ed allontanare il suo sguardo ; vedevo che mano a mano si rendeva conto che lo avremmo lasciato fare le sue sbirciate si facevano sempre più intraprendenti e durature ed i suoi occhi puntavano dritti alle tette di P.
Pensavo tra me e me che mi sarebbe piaciuto chiedergli le sue impressioni , se aveva notato i grossi capezzoli , l’asimmetria percettibile tra il seno destro , un po’ più piccolo del sinistro , il chiaroscuro delle ombre proiettate dal sole sul petto…..
Il tempo passava , il sole scottava , P. srotolò il costume ed alzatasi si ricoprì : era arrivato il momento di fare un altro bagno . Mentre ci abbandonavamo ai soliti giochi nell’acqua vidi l’uomo ripiegare l’asciugamano ed aggirando una duna , posizionarsi dal lato opposto di questa , nascosto da un cespuglio , ad un paio di metri dai nostri asciugamani . Era chiaro che il suo intento non era quello di nascondersi , piuttosto quello di avvicinarsi ulteriormente senza però intromettersi palesemente : voleva “vederci chiaro” cioè capire se i seni di P. erano stati scoperti banalmente per prendere un po’ di sole o diversamente per il gusto lussurioso di essere mostrati .
Provavo un forte senso di eccitazione , un solletichio al ventre nell’immaginare il momento in cui avrebbe osservato da vicino e con attenzione P. sfilarsi il reggiseno ; sapevo che lei essendo miope e non avendo portato gli occhiali per il bagno fino ad ora non aveva notato lo spostamento , ma che cosa avrebbe fatto trovandoselo a ridosso al ritorno?
Arrivati all’ombrellone notò che il guardone era scomparso e senza accorgersi che lui era li ad ascoltare disse :
- Pensi che le mie tette non siano state di suo gradimento o che si sia stancato di guardarle ?-
Colsi la palla al balzo e facendomi sentire le risposi :
- Avrà creduto che ci siamo allontanati per sottrarci ai suoi sguardi indiscreti , ma per me poteva rimanere , d’altra parte hai scoperto le tette perché siano guardate , no ? –
- Si , ma l’hai voluto tu ! – controbattè ridendo .
Una volta seduta non tardò a sfilare le spalline del costume arrotolandole ; con la coda dell’occhio vedevo l’uomo che ci fissava in parte occultato dal cespuglio . Ad un tratto estrasse un binocolo tascabile e lo puntò dritto sul corpo di P. che stava sdraiata sulla schiena dandogli l’opportunita di zoommare anche tra le gambe .
Dopo una mezz’ora P. si girò sulla pancia , senza sapere di aver fatto scadere l’interesse di entrambi: non si vedeva più nulla di eccitante ! Lasciai trascorrere alcuni minuti dopodichè mi inginocchiai fianco a lei e lentamente , sollevandolo , arrotolai la parte rimanente del costume . Sotto gli occhi del guardone l’intero diventò un perizoma filiforme che scopriva le bianche natiche e più giù faceva sbocciare alcuni ciuffi di peli pubici e qualche porzione di pelle più scura…..
Lei commentò :
- Peggio per lui , avrebbe fatto meglio a rimanere , si è perso metà dello spettacolo.-
L’impressione fu di sentirla ferita nel suo orgoglio femminile , ed i fatti degli episodi successivi lo confermarono ; le sussurrai allora :
- Non è andato via , non guardare , è qui vicino , dietro al cespuglio , voleva guardarti meglio, ha anche un binocolo . – P. sorrise .
Più tardi si rigirò sulla schiena ; con un gesto che non scorderò mai sollevò il costume sul monte di Venere , lo ridusse ai minimi termini e mi chiese :
- Sta ancora guardando ? –
- Si , piĂą che mai .-
- Beh , oggi non potrà rimanere deluso ! –
I suoi capezzoli perfettamente asciutti erano rimasti duri come more acerbe , le aoreole raggrinzite da sembrare strizzate : non poteva e forse non voleva così dissimulare l’eccitazione di essere guardata da uno sconosciuto .
L’atteggiamento di quei capezzoli non raccontava soltanto un’emozione , lanciava anche un messaggio esplicito , diretto a me : soprattutto scatenò la mia fantasia liberandola verso orizzonti che inseguiti dalla realtà si spostavano di balzo in balzo oltre quanto potevo immaginare .
Quel giorno capii di lei molte cose .
Può sembrare una storia banale , ma fu solo l’inizio…..di tutt’altro .
Al prossimo racconto , sperando di non averti annoiato .
 

baruch74

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Bel racconto, molto interessante. Questa parte poi mi fa tornare indietro nel tempo.

"Sotto gli occhi del guardone l’intero diventò un perizoma filiforme che scopriva le bianche natiche e più giù faceva sbocciare alcuni ciuffi di peli pubici e qualche porzione di pelle più scura….."

Nel 89 ero un ragazzino e ricordo bene i costumi "sgambati" anni 80 (non so se si dice così). La fica depilata la portavano solo le pornostar mentre le donne comuni in spiaggia lasciavano spesso uscire il pelo ai lati dello slip...Quanti ricordi e quante seghe...

Continua!
 
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La fila al bar sulla spiaggia

Dopo le prime esperienze in topless i nostri animi si stavano sempre più raffreddando : l’abitudine all’idea portava noia ed indifferenza . Provare a passeggiare sulla battigia con P. in topless era stato molto eccitante all’inizio ma era così banale , stessa cosa per la doccia in spiaggia : non c’era sufficiente intimità , non c’era perversione , non si instaurava nessun tipo di comunicazione , gioco o rapporto con alcuno . Si trattava di emozioni rivisitate , mancava la sorpresa……erano tutti atteggiamenti che potevano assumere qualunque donna o ragazza , non contrassegnavano necessariamente quella voglia di trasgressione e lo spirito di esibizione di P. : era arrivato il momento di osare di più .
L’idea mi venne un giorno osservando come in alcuni momenti il bar della spiaggia si affollasse inspiegabilmente : magari per ore la cassa rimaneva libera o con poche persone in attesa , poi , forse causa l’orario (dopo pranzo o all’ora della merenda), una folla scomposta e disordinata arrembava il bancone . Cosa sarebbe successo se P. si fosse infilata li in mezzo in topless e tanga?
La voglia di provare era tanta , così una domenica d’Agosto in una affollatissima spiaggia del Lido di Iesolo mi decisi .
Aspettato il momento piĂą opportuno (guardavo di tanto in tanto il bar in lontananza) le chiesi se volesse un gelato :
- Si , buona idea – rispose .
Estrassi il portafoglio dallo zaino e mi alzai . Lei non fece cenno di prendere il reggiseno , ormai passeggiare in tanga era un’abitudine . Ne indossava uno nero , che sulla pelle scura ma non ancora abbronzatissima faceva un bel contrasto.
Arrivati al bar le porsi il portafoglio :
- Portami un cono all’amarena – le dissi .
Esitò un attimo, mi fece un sorriso per dirmi che aveva capito ed al volo si accodò . Mi eccitai subito nel guardare di soppiatto le attenzioni che i maschi vicini dedicavano ai suoi seni , ed ancor più l’adrenalina mi schizzò nelle vene quando si infilò nella ressa intenta a raggiungere il frigo dei gelati.
Io gironzolavo nei dintorni senza farmi notare , mentre lei , fingendo di mal sopportare la pressione dei corpi , oppure con apparente noncuranza , si esponeva ai contatti ed alle carezze furtive sui seni o sul sedere che qualche uomo o ragazzo (scoprimmo poi che erano molto intraprendenti anche i ragazzini) elargiva approfittando della confusione e facendoci balzare le pulsazioni cardiache alle stelle .
Dopo interminabili attimi, nei quali persi il contatto visivo, la vidi ricomparire nella mischia: le braccia alzate sopra la testa per proteggere i gelati ed il portafoglio esponevano i seni indifesi ai contatti e la rendevano ancor più accattivante ed impunemente abbordabile dai “maleducati “.
Avanzando e spingendo appoggiava sbadatamente i seni sulle spalle , sulle mani oppure sul viso di qualche “malcapitato” che dava l’impressione poi di accompagnarla per un po’ prolungando il contatto; dava quasi l’impressione di farsi strada mandando in avanguardia i respingenti come un’arma, confidando nell’imbarazzo maschile per aprirsi la strada.
Non era sempre così , più di qualcuno in realtà approfittava della situazione la pressione e la confusione coprivano gli autori dei misfatti, non era facile (eccetto alcuni episodi) capire l’intenzionalità delle scorrettezze .
Proprio quando sbucò dalla folla vidi ritrarsi furtivamente in direzione imprecisata una mano che le avvolgeva il seno sinistro: mi avvicinò sorridendo malignamente.
Arrivata sull’asciugamano mi passò il cono , poi , senza fretta le chiesi :
- Com’è andata ? –
- Me la sono cavata ma... –
- Ma ? –
- Ma quanti uomini con le mani lunghe , non potresti crederlo ! –
- E tu ? –
- Beh, cosa dovevo fare, con le mani impegnate….se anche avessi voluto difendermi….. – Sapeva come accendermi .
P. godeva nel sentirsi al centro dell’attenzione, e per lei sarebbe stato certamente uno smacco se nessuno ci avesse provato: era soddisfatta di aver superato la prova cui l’avevo sottoposta, e gaudente nell’espressione.
Ci voleva ben altro che un cono gelato per raffreddare i nostri animi, così dopo una mezz’ora riproposi un’altra mischia: accettò con entusiasmo.
Ripetemmo l’esperienza anche altre volte nelle successive giornate trascorse al mare.
Nei vari tentativi fatti in seguito avevamo anche imparato a raggiungere il bar separatamente , cosicchè nessuno potesse dubitare che io ero il fidanzato: ciò mi permetteva di intrufolarmi, tenermi a breve distanza e seguire in prima persona la scena. Rimanendo sul luogo quando lei se n’era andata ascoltavo con avidità i commenti :
- Le ho palpato una tetta , non si è spostata ! –
- Due mani sulle chiappe , mi aspettavo una sberla , invece stava li sembrava non accorgersi o lasciar fare! –
- Aveva i capezzoli duri come il legno , me li ha strisciati più volte contro il dorso delle mani ! – (e ci credo , erano duri proprio per quello !)
A volte ero io stesso a scatenare la conversazione :
- Hai visto quella li , con che noncuranza gira mezza nuda tra la gente ! –
Dicevo ad un marpione che l’aveva appena palpata. Lui mi rispondeva ancora esterrefatto riportandomi le sue impressioni che ascoltavo con attenzione ed orgoglio dissimulato.
Provammo quella stessa stagione anche in una spiaggia di S. Maria di Leuca , dove eravamo in vacanza: fu un successo, i maschi meridionali, molto caldi, non si trattenevano: appena la situazione lo permetteva non perdevano l’occasione per palpeggiare senza discrezione alcuna, anche sotto gli occhi di mogli e figli !
P. si eccitava come non mai, i suoi capezzoli si indurivano come more acerbe e le aoreole (grandi quando distese) rimpicciolivano corrugandosi come fossero un panno strizzato attraendo e scatenando ulteriori sguardi o contatti indiscreti.
Quanti gelati e quanti bar in uno stesso giorno !
Ancora una volta una giornata trascorsa al mare era diventata un’ occasione per accendere le nostre fantasie con velate intese e complicità che mi piace ricordare e raccontare….ma non fu che l’inizio.
 
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Visualizza allegato 2763757 Il Marocchino

Accadeva in una spiaggia poco frequentata dell’Adriatico settentrionale un Sabato di Giugno del ’92 , che il tramonto trascinasse al termine la nostra giornata di sole stranamente noiosa.
Fu allora che decisi di scattare alcune foto.........
Mentre stavo cercando una buona inquadratura fui interrotto dall’arrivo di un “Vu cumprà”: ci aveva individuato vedendo l’ombrellone in disparte all’inizio delle dune e forse per “curiosità”, attratto dalle pose, piuttosto che mosso dal senso del commercio si era appropinquato.
Non lo sapevamo ancora, ma era proprio ciò che mancava per rianimare la giornata .
Mentre P. estraeva furtivamente l’olio di cocco dallo zainetto e cominciava a lucidarsi i seni fino a farli brillare al sole , io ascoltavo distrattamente il “Marocchino” (in realtà era un nero sulla quarantina, non un Nordafricano) che , con gli occhi inchiodati sulle mani di lei, mi proponeva i soliti orologi ad un prezzo conveniente.
La sua lingua cadeva però in pause sempre più lunghe, al ritmo dei massaggi di P. che lo ipnotizzavano gradualmente indugiando a delimitare i lembi della pelle più interessanti: per noi era una situazione già nota, nulla di nuovo fin qui !
Guardando distrattamente i soliti occhiali da sole, orologi e quanto proponeva l’esposizione viaggiante, per caso posai lo sguardo su alcune serie di orecchini: sulla tavola foderata di panno nero ne aveva svariati, con o senza pendaglio, dorati , argentati, con vetri e plastiche multicolori; in particolare un paio avevano le dimensioni giuste per….…….
Li evitai accuratamente e ne presi due grandi, ad anello, poi girandomi li infilai ed appoggiai sui capezzoli di P. che aveva momentaneamente sospeso il massaggio al seno:
-Come ti stanno? – le chiesi;
-Non stanno – rispose, muovendo un seno, facendo ciondolare l’orecchino che cadde scivolando fin sull’asciugamano aiutato dall’abbondante olio cosparso da poco.
Riprese il massaggio con molta lentezza, io ne scelsi altri due e li provammo, ma, l’uno dopo l’altro cadevano inesorabili ai primi sobbalzi dei seni che P. provocava con movimenti delle spalle mentre il marocchino guardava intontito.
-Non c’è verso di farli stare su – diceva P. distrattamente;
-Se non stanno su non li prendiamo, peccato… - dissi io.
Animato da un senso del commercio che al momento giusto prevalse sull’eccitazione e sull’imbarazzo il marocchino prese le ultime 4 o 5 coppie rimaste, tra cui quelli del diametro giusto:
-Forse questi vanno bene – disse lui;
-Non credo proprio, comunque…..prova !– dissi A LUI, facendo un cenno con il capo ribadii che aveva via libera.
P. stava seduta petto in fuori appoggiata sulle braccia distese: ritraendo le spalle P. gli porse i suoi seni prominenti, mentre il nero le si sedeva vicino sulla sabbia protendendo le braccia: la valanga, staccatasi, stava accelerando ormai inarrestabile !
Mentre le dita traballanti ed esitanti dell’uomo avvicinavano una tetta di P. il tempo sembrava dilatarsi all’infinito: l’approdo dell’indice sulla carne morbida del seno ci parve la fine di una traversata oceanica.
Dopo poco una mano nera scorrendo sull’olio ed avvolgeva un seno per volta e due dita tentavano inutilmente di trattenere il capezzolo scivoloso, l’altra tremante rigirava gli orecchini, provando ripetutamente ad infilarli.
Smascherai subito l’interesse duplice del venditore poiché, scaltramente, non rinunciava a forzare anche quelli inadatti lasciando per ultimi i più probabili.
-Questo va ! – diceva lui di tanto in tanto;
-No…. Guarda è caduto ancora – replicava P., fingendosi dispiaciuta, quasi esortandolo a riprovare ancora.
Il gioco continuò forse una dectina di minuti, fino a quando, alla fine della serie, più di un orecchino rimaneva al suo posto: i due capezzoli di P. spremuti, strizzati e tirati dalle mani nere e rosa dell’africano erano diventati lucidi, enormi, lunghi e duri più che mai.
Fu allora che compresi cosa vuol dire “ sudare come un negro “, guardando la sua fronte grondante e le enormi trasparenze sulla tunica bianca, sotto le ascelle.
Nonostante gli ultimi orecchini fossero fermi al loro posto lui continuava a pizzicare e tirare di tanto in tanto i due capezzoli, sfilando e riposizionando gli orecchini diceva:
-Adesso “sono” bene….. - .
Notai come stesse appoggiando l’altra mano a riposare sempre un po’ più in alto all’interno delle cosce di P. in modo audace ed ormai troppo invadente .
Per nulla intimidita lei ruotava il busto accomodando con disinvoltura verso lui alternativamente i seni perché il gioco non si interrompesse. Oramai alcuni degli orecchini entravano ed uscivano a fatica fasciando strettamente i capezzoli sui quali si sarebbe potuta assicurare senza rischio la fune di sicurezza di una cordata di rocciatori.
Piegando con l’indice il capezzolo e facendolo scattare alcune volte P. dondolava il pendaglio, un falso diamante di plastica oblungo, senza guardare il marocchino, che, nella nostra apparente noncuranza faceva lo stesso sull’altro seno.
L’uomo strinse poi fortemente una mammella con una mano facendo sbocciare l’aureola: sotto questa pressione l’orecchino tendeva a sfilarsi dal capezzolo per cui staccò la seconda mano dalla coscia, bloccò con due dita l’orecchino e tirò il capezzolo risistemando il tutto mentre P. controllava l’operazione.
Anche stavolta la mano si riposizionò sulla coscia ancora più vicina all’inguine.
P. aveva i seni asimmetrici, il sinistro, il più grosso (una terza abbondante mentre l’altro era una terza scarsa) era quello che giustamente esponeva più spesso e più a lungo alle attenzioni e manipolazioni dell’ambulante, come dire che l’ospite non andava deluso.
Non essendosi preoccupata minimamente delle avances sull’altro fronte la seconda mano del marocchino arrivava a premere il costume contro l’inguine, provando ad insinuarvi sotto le dita:
Prendiamo questi ! – tagliai corto io, ma lui non si fermava.
-Basta così ! – ribadii alcune volte, poiché non accennava ad allontanare le mani, l’una sul seno sinistro, l’altra ormai arrivata dove voleva …..
Presi poi diecimila lire, gliele diedi e senza ribattere ci salutammo.
Quando si alzò in piedi la tunica sporgeva, vergognosamente, davanti sotto la cintola; notammo poi come qualcuno stesse guardando dagli ombrelloni lontani almeno una quarantina di metri, forse sospettando senza vedere esplicitamente quello che era successo.
Respirando in surplace, mentre l’aria fluiva lentamente nei miei polmoni osservavo il disgelo dei capezzoli di P. e la sua pelle d’oca, arrivata quando la tensione si era allentata; poi si alzò in piedi, risistemò gli slip al loro posto ed andammo in mare a bagnarci.
Quella sera eravamo estremamente carichi, ma quello che successe nei fatti è così comune e banale da passare in secondo piano al cospetto delle prorompenti anche se silenziose, coinvolgenti anche se controllate, particolari, irripetibili (una seconda volta con la stessa intensità) emozioni provate sulla spiaggia. Esse avevano plasmato quel rapporto di fine giornata un po’ come una brezza che ti sfiora mite al termine di una tempesta.

P. conservò ed indossò altre volte quegli orecchini: mai però appesi alle orecchie.
 
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Bel racconto, molto interessante. Questa parte poi mi fa tornare indietro nel tempo.

"Sotto gli occhi del guardone l’intero diventò un perizoma filiforme che scopriva le bianche natiche e più giù faceva sbocciare alcuni ciuffi di peli pubici e qualche porzione di pelle più scura….."

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peli che escono dal costume? ecco quelli di mia moglie!!!!
 
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La vacanza in Istria 1/2

La vacanza in Istria 1/2

La vacanza in Istria 1/2 Visualizza allegato 2772915

(nella foto P in Istria)

Quell’anno io e P. lavoravamo alle tesi di laurea, per questo motivo non disponevamo che di pochi giorni per trascorrere le nostre vacanze.
Decidemmo di accettare l’invito di un’amica i cui genitori avevano posteggiato la roulotte per la stagione a Novigrad (Cittanova d’Istria). Il luogo lasciava a desiderare , lo si sapeva , ma la compagnia , delle più piacevoli, avrebbe compensato .
Partimmo un lunedì io , P. e Luca : era un nostro compagno di studi , un tipo simpatico , un po’ bloccato , perennemente alla ricerca di una ragazza riusciva a racimolare solo pacchi e pacchetti in sequenza .
Sul luogo trovammo il resto della compagnia (in tutto eravamo in sei) , avremmo trascorso insieme due giorni , poi loro sarebbero partiti e noi tre rimasti fino al lunedì successivo quando i genitori dell’amica ci avrebbero dato il cambio .
I primi due giorni volarono tra scherzi , chiacchierate sugli scogli e passeggiate , poi giovedì gli altri tre ci lasciarono a mezza giornata.
Si rischiava così di creare una situazione un po’ frustrante : o una vacanza compassata per rispettare Luca , o lui a reggerci il cero per i giorni rimanenti…..ma la mia fantasia e quella di P. evitarono elegantemente l’uno e l’altro.
Il giovedì pomeriggio P. ed Luca si recarono presto sugli scogli , io rimasi in veranda a leggere qualche pagina ancora (La Noia di Moravia , un bel libro secondo me). Quando li raggiunsi P. era sola , stesa sulla pancia , la mancanza del reggiseno nei paraggi mi fece pensare che avesse approfittato della partenza degli amici per “prendere il sole in topless” o più probabilmente per molestare un pò Luca
- Come va ? – le chiesi ,
- Bene , ma ora ho caldo e vado a bagnarmi – rispose .
Mentre lei si avvicinava all’acqua Luca ne usciva , si incrociarono e P. disse :
- Finalmente , pensavo di farti recuperare da un bagnino ! - .
Quando arrivò Luca capii cosa era successo , mi disse sottovoce steso sull’asciugamano :
- F. mi spiace , …sei un amico…..,….quando non c’eri P. mi ha fatto slacciare il reggiseno da dietro , …e poi mi ha chiesto di spalmarle la crema solare….-
- E tu cos’hai fatto –
- Le ho risposto che sarei andato prima a fare il bagno ,... ho temporeggiato fino ad ora -
Non so come mi trattenni dalle risa , comunque chiarii :
- Vedi , io e P. siamo una coppia di vedute abbastanza aperte , quello che è successo per noi non è un affronto…- . Luca non capiva bene , allora ribadii :
- Ciò che è conosciuto ed accettato da entrambi per noi non può essere tradimento . Anzi , fa parte del gioco , a volte ci piacciono le situazioni un po’ equivoche….-
Per lui , che non aveva avuto grandi esperienze era come parlare arabo .
Il pomeriggio passò veloce e così la sera , tra una chiacchiera e l’altra ; Luca dormì in una branda nella veranda per non disturbarci , in realtà era triste vederlo li solo come un cane .
La mattina successiva volò nel fare le spese ed il pomeriggio tutti e tre passammo il tempo a prendere il sole .
Ad un tratto P. si sedette sull’asciugamano e , sotto i nostri sguardi (io e L. eravamo ai lati) , si sfilò il reggiseno dicendo con un po’ di risentimento : - visto che non c’è collaborazione la crema solare oggi la spalmo da me ! – Forse Luca non capì che questa era l’unica soluzione per non emarginarlo , avesse chiesto di farlo a me lo avrebbe fatto sentire di troppo .
- Ma guarda un po’ – disse schernendolo – ti do l’opportunità di impratichirti e tu ti rifiuti….e si che non sono tutta da buttare…- diceva mentre sotto i nostri occhi si massaggiava lentamente seni e capezzoli , facendo scivolare le mani sulla crema: io percepivo oltre all’ironia anche un po’ di delusione femminile, solo il giorno precedente Luca l’aveva snobbata .
- Con le donne non sai mai , o ti buschi un ceffone o ti prendi del pirla . A posteriori hai sempre sbagliato e fanno le offese . – dissi a Luca
Il tramonto tingeva il cielo di un rosso particolare , lo seguimmo il sole dalla scogliera fino al suo scomparire , così fummo in ritardo per prepararci ad uscire , quella sera volevamo fare un salto a Parenzo .
Le docce del campeggio erano ancora affollate , ci disponemmo in coda su due file diverse presso le docce miste all’esterno dei bagni . Siccome la nostra fila progrediva più velocemente io e P. ci trovammo ad entrare in anticipo . Allora feci un cenno a Luca e gli dissi :
- Sbrigati , entra anche tu , così finiamo prima . -
Luca fece un passo fuori dalla fila , lo spazio si richiuse immediatamente e credo che ad un certo punto ci stesse ripensando , non fosse stato per la fila da rifare: comunque entrò e chiudemmo la porta della cabina alle sue spalle .
La cabina della doccia era larga , un po’ buia data l’ora e l’illuminazione (solo esterna) ; tutti e tre ci lavammo i capelli , poi dopo averli sciacquati richiusi il rubinetto e , nel silenzio , slacciai il reggiseno di P. e le tolsi gli slip .
I seni ed i glutei di P. , non abbronzati , sembravano fluorescenti e costringevano il mio sguardo e quello di Luca a seguirli nei movimenti :
- Vuoi vedere che con due uomini intorno oltre allo shampoo ora devo pensare anche al bagnoschiuma ? – disse P. con tono irriverente . Poi prese il flacone , ne versò un bel po’ sulla mano destra di Luca e sulla mia sinistra e ci intimò :
- ecco qui , metĂ  a ciascuno , senza litigare ! - .
Poiché Luca era proprio duro di comprendonio puntualizzai :
- Dobbiamo tralasciare niente ? -
- Guai a voi , capito ? – rispose P. redarguendoci con l’indice e sorridendo .
Prima timidamente , poi sempre piĂą sicure quattro mani e venti dita cominciarono ad esplorare , conoscere , invadere , premere , strofinare , massaggiare e penetrare ogni parte del suo corpo , ora con dolcezza , precisione e lentezza , ora con forza , foga ed irruenza .
Lei teneva le mani sopra la testa , in quell’atteggiamento d’invito che conoscevo, gonfiava il petto , sporgeva i bianchi glutei all’indietro, arcuava il busto , divaricava le gambe per assecondare le nostre mani e guidarle dove voleva .
Ad un certo punto , la ricordo come in una fotografia , era aggrappata alle manopole dei rubinetti , fronte al muro , ed aveva sollevato il ginocchio destro a lato , quasi fino alla spalla , con la punta del piede spinta armoniosamente verso il basso . Sembrava ripetere l’esercizio di una ballerina alla sbarra mentre le insaponavamo con una mano i seni sul davanti , con l’altra io e lui a turno i glutei e…...
Finalmente Luca si era sciolto, perso ogni controllo e ritegno le premeva e spremeva i seni , li fasciava con due mani alla base e li stringeva fino a farli sbocciare mentre scivolavano via insaponati , pizzicava e tirava i capezzoli con una mano , mentre con l’altra lavava l’aureola prima di un seno e poi dell’altro :
- Così va bene – diceva P. a labbra strette – non come ieri sulla spiaggia – evidentemente il rifiuto aveva lasciato qualche segno .
Luca era diventato una macchina , non mi vedeva , non si fermava più , da dietro e da davanti infilava infinite volte le mani tra l’inguine e le natiche di P. : sembrava che stesse dissetando il desiderio accumulato in anni di astinenza e carestia !
Non potendo però osservare da questa prospettiva quanto in profondità penetrasse con le sue dita insaponate le aperture di P. ne quante dita infilasse per volta controllavo passando la mia mano su quella di Luca incitandolo e spronandolo con il contatto ad osare di più .
P. ad ogni esplorazione reagiva sussurrando – Si , forza – o – Bene così – e rimaneva aggrappata , quasi in catene , occhi socchiusi , ai rubinetti della doccia .
In quel momento tutto sarebbe stato possibile , ma un provvidenziale orgasmo clitorideo culminò la situazione e la distese al tempo stesso .
Luca di questo non si accorse, naturalmente.
- Ora basta , altrimenti faremo tardi…..- disse P. che sciacquatasi il corpo , infilato l’accappatoio e strizzato il costume uscì dalla doccia per andare nella roulotte ad asciugare i suoi lunghi capelli , mentre io e Luca riprendevamo fiato .
- Non ci posso credere – disse Luca
- Perché ? siamo tre , non è forse meglio così ? – risposi .
- Se avessi una ragazza sarebbe solo per me -
- Certamente lo sarebbero la prima o la seconda , ma poi , dopo qualche esperienza e qualche anno passato assieme è bello anche cambiare musica , varcare i limiti sempre più lontani della trasgressione….- .
Da quella sera , fino alla fine della vacanza Luca non fece più seguire tentativi di approccio dopo un apprezzamento ad una ragazza , si concentrava molto più su P. ed il trio aveva trovato un’armonia insperata……
 

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Complimenti tuoi racconti mi stanno appassionando sempre di piĂą e poi devo dire che son scritti veramente molto bene!E' un piacere leggerli!;)
P.s. Spettacolare lei in topless:)
 
OP
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fsiperpipp

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LA VACANZA IN ISTRIA 2/2

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Quella sera tornati da Parenzo dicemmo a Luca che avrebbe potuto dormire nella roulotte (c’erano 5 posti) e lui di buon grado si trasferì nella cuccetta .
La mattina del sabato , anche su mia richiesta , P. decise di “andare a visitare l’estetista” (che in Istria significa arrangiarsi) mentre io e Luca passammo la mattinata a nuotare , dormire passeggiare sugli scogli .
P. rientrò verso mezzogiorno mentre io e Luca stavamo sdraiati sugli asciugamani , in una specie di conca ad anfiteatro naturale scavata nella roccia : indossava degli zoccoli alti , un costume intero a righe arancione e nere , un leggero pareo bianco trasparente ed un ampio cappello di paglia, in complesso faceva una certa figura .
P. si accosciò ai nostri piedi mostrando un fianco :
- Ecco fatto , ascelle da fotomodella – disse alzando il gomito sinistro sopra la testa ,
- gambe lisce - accarezzandosi una coscia e spostando il pareo sopra la natica , poi si guardò attorno:
– giusto un ricordo al centro dell’inguine – disse alzando il costume con due dita e scoprendo un pò il monte di Venere, dove, sulla pelle bianchissima, iniziava appena percepibile una scura striscia di
peli .
Io e Luca ribadimmo con un lungo - Mmmmm , Mmmmm , - e tutti e tre accennammo una risata .
In realtà P. ricorreva a questo tipo di “acconciatura” per assecondarmi , un regalo per le occasioni particolari , in questo caso sarebbe stato più opportuno dire per nobilitare l’ospite , perché io e P. volevamo esprimereci al meglio: la doccia del giorno precedente ci aveva caricati ed io ero eccitato per l’attesa di quello che sarebbe potuto succedere nella serata.
Il pomeriggio volò via tra uno scherzo e l’altro , P. prendeva ancora il sole in topless e non perdeva l’occasione di pungolarci : dapprima ci chiese ridendo di tastarle…….:
- Mi sembra che il massaggio di ieri sera sotto la doccia abbia dato dei risultati.-
Disse sporgendo in avanti il petto e pavoneggiandosi per i seni sporgenti.
- Non trovate anche voi ?-
- Cosa ? – Le chiesi.
- Che sono piĂą sodi del solito !-
- Può darsi.-
- No, ne sono sicura, provate…….a toccare. -
Senza fare tanti complimenti allungai la mano sul seno sinistro:
- Può essere…cosa ne dici tu Luca ? -
Senza farsi pregare palpeggiò prima un seno e poi l’altro, in silenzio sacrale e godendosi fino in fondo il contatto.
- Allora? – Disse P.
- Sono una meraviglia. - Disse Luca facendo sorridere P. dalla contentezza.
C’era sempre più armonia ed intimità tra noi tre, ed ogni occasione per ribadire la nostra disponibilità a Luca ci rendeva tutti più audaci e meno impacciati: era una sensazione nuova, eccitante, e travolgente, penso per ognuno dei tre.
L’occasione successiva fu quella di chiederci, dopo il bagno, di rimuovere dei sassolini ed un po’ di sabbia appiccicati sulla sua pelle, poiché anche le sue mani ne erano cosparse , il tutto distribuendo le sue grazie in parti uguali tra me e Luca.
La sera facemmo la doccia ognun per sé , ma quando ritornai alla roulotte avvertii dalle parole sussurrate che P. ed Luca erano già all’interno . Mi affacciai in silenzio , P. era seduta in posizione di yoga sul letto matrimoniale , aveva fatto cadere l’accappatoio dalle spalle ed era rimasta nuda : Luca stava seduto dietro di lei , fasciandola con le gambe spruzzava e spargeva sul busto la crema doposole .
Passando il braccio sotto l’ascella le accarezzava con la mano sinistra il seno dal centro verso il fianco , e comprimendolo lo faceva comparire di lato . Luca vedendomi si arrestò e disse
- Ecco , c’è F. – ma io lo esortai a continuare: – Mai lasciare un lavoro a metà . -
Quando uscii dal bagno della roulotte dopo aver asciugato i capelli P. si sollevò in ginocchio sul letto , scostò l’accappatoio e si sdraiò pancia in giù con le gambe un po’ divaricate: presa la crema doposole torse il busto e ne spruzzò in abbondanza sulle bianche natiche .
Luca con l’indice riuscì ad arrestarne una goccia che scendendo tra i glutei rischiava di cadere sul copriletto e così facendo sotto i miei occhi quasi sfiorò le labbra della vagina, poi cominciò a massaggiare quel panettone bianco lentamente, in modo energico e girando una mano all’ingiù raggiungeva di tanto in tanto l’inguine prolungando la corsa del massaggio .
P. aveva escogitato un’altra trappola che non lasciava scampo ad Luca: la tensione erotica era schizzata per tutti e tre alle stelle…….
Mangiammo (i soliti cevapcici e plevitza, li scrivo come si pronunciano) all’aperto in una trattoria vicino al piccolo faro del porto di Novigrad, mentre una brezza saliva portando con sé delle nubi che cancellavano le stelle una per volta .
Finimmo appena in tempo e quando le prime gocce di pioggia cominciarono a scendere e ci affrettammo verso il campeggio, a piedi , come eravamo venuti .
Entrammo nella roulotte fradici , mentre un odore di terra bagnata si diffondeva tra le tende del ed il ticchettio della pioggia sulla roulotte e sul tetto della veranda rendevano quel riparo ancora piĂą stretto ed accogliente .
Io e Luca ci asciugammo con gli accappatoi , e ci sedemmo in boxer sul letto mentre P. si asciugava i capelli con il phon . Visto che la serata non prometteva nulla di meglio cominciammo a giocare a carte , una scala quaranta , in attesa di P.: le solite soluzioni per ammazzare il tempo in campeggio quando piove.
Facemmo alcune mani anche con lei , poi l’entusiasmo si raffreddò : nel cassetto delle carte c’erano anche dama , scacchi e dadi da poker che sono poi quanto di meglio per far passare il tempo senza impegnare il cervello .
- Ci vorrebbero delle fiches - disse Luca – per giocare con questi -………
- Possiamo usare le più classiche , i vestiti ! – dissi a Luca ridendo e lanciando l’idea .
Per nulla conturbata P. rilanciò :
- deciderò io di volta in volta la posta , però , e senza possibilità di appello - .
P. sparì in bagno e ricomparse dopo poco: vestiva ora sulla biancheria di pizzo color crema solo il pareo semitrasparente ed i sandali dai tacchi alti , prese una seggiolina pieghevole dalla veranda e si posizionò nel corridoio davanti al letto, schienale al contrario, a cavalcioni .
La luce debole filtrava attraverso il pareo e disegnava i contorni del corpo sfumandoli ; poi si alzò in piedi , si girò di profilo , sollevò il pareo ai fianchi e sporgendo il sedere all’indietro disse :
- Chi vincerĂ  la prima mano mi sfilerĂ  le mutande, chi la perderĂ  si toglierĂ  le sue !!!! - .
Aveva parlato chiaro , dei dadi non le interessava nulla il gioco era lo strip senza mezzi termini.
L’onore toccò a me che con trepidazione spogliai l’inguine di quel pizzo trasparente scoprendo il leggero vello lasciato “dall’estetista” mentre P. si girava su sé stessa mostrandosi a noi .
Le accarezzai natiche ed inguine e la incoraggiai con un’esclamazione : - Wow !!! –
- Il prossimo mi solleverĂ  dal peso del reggiseno - .
Ma non fu facile e prima che Luca agitasse nell’aria il trofeo entrambi perdemmo le i boxer.
Con un tris Luca si accollò l’incombenza , P. si sedette sulle sue cosce , appoggiando le nude natiche e Luca infilò le mani sotto il pareo lasciandone intravedere alcuni movimenti mentre insisteva dilungandosi anche a reggiseno oramai mancante . Dopo l’operazione i capezzoli di P. sporgevano dal velo evidenziando l’eccitazione raggiunta forse per la vista dei nostri corpi nudi o per le carezze insistenti di Luca.
Il gioco doveva in teoria essere terminato, io ed Luca avevamo finito i vestiti, ma la furbizia di P. ancora una volta salvò la situazione in modo elegante:
- Ora non posso rimandare , comincerò a prendere per mano la situazione dal prossimo fortunato .–
Non era mai successo che P. si spingesse a tanto , mi sembrava così strana questa sua sicurezza quando pensando che solo tre anni prima dovetti faticare non poco per violare la sua verginità…..era stato un inarrestabile crescendo di sfide a noi stessi che ci aveva portato qui , un irrinunciabile percorso a senso unico , in cui ogni tappa era sembrata il capolinea , ma in realtà aveva poi aperto orizzonti ancora più vasti e mostrato limiti ancora più eccitanti da superare: ora aveva addirittura messo in palio il suo corpo per un gioco che vedeva me e Luca contenderci ben più della innocente vista delle sue nudità .
Questa volta toccò ancora a Luca: P. si interpose per un po’ tra me e lui mentre potevo intuire dai movimenti del gomito e della spalla la mano destra che si intrufolava sotto il basso ventre . Poi si mossero, P. si scostò leggermente perché vedessi la sua piccola mano tirare con sicurezza la pelle del pene di Luca scoprendo il glande , accarezzare i testicoli , pizzicare con i polpastrelli di indice e pollice il “filetto” , circuire l’attrezzo in una stretta con le cinque dita e massaggiare dolcemente la cappella . Poi si chinò , diede un bacio accennato sulla punta , non sapendosi trattenere lo ripetè più decisa immergendo il glande tra le labbra e si scostò ritornando al suo posto .
- Al prossimo concederò l’intervista - .
E per fortuna capitò e me , perché fare lo spettatore era eccitante , ma non lo era restando escluso dal gioco troppo a lungo: poi sentii la dolce carezza dei suoi capelli sul mio ventre mentre lei dava la vista del posteriore sollevato a Luca con le gambe divaricate .
Cominciò a giocare con le labbra leggere , passò alla lingua , mentre nelle sue evoluzioni si abbassava fino a toccare con il sedere il pene ritto di Luca.
Poi si scostò , spostò i capelli ed eccitandolo mostrò a Luca un po’ di saliscendi .
Fermatasi si tolse il pareo: il gioco era finito, non ci fu bisogno di aggiungere nulla, i nostri istinti erano giĂ  proiettati verso il giusto epilogo.
– E’ giusto che cominci Luca il nostro ospite è lui – pensai tra me e me, spingendo P. verso Luca
Luca era ben dotato , qualche cosa più di me , e sapere che avrebbe penetrato P. mi riempiva di orgoglio ed eccitazione . Allora P. si rivolse a lui che era inginocchiato, gli prese il pene con una mano , lo succhiò alcune volte , poi giratasi fronte a me gli si sedette sopra , facendolo entrare lentamente , coscientemente , centimetro per centimetro . Poi tese il braccio , afferrò il mio , si allungò verso di me pian piano per non perdere Luca e cominciò a succhiare roteando le natiche per sbloccare Luca che non reagiva: era la sua prima volta.
Lentamente cominciai a sentire le labbra di P. sussultare sotto le timide spinte di Luca fino a quando P. un po’ infastidita alzò la testa e girandosi verso disse :
- Forza , dacci dentro! Sfondami ! – Aveva perso la testa.
Ora avvertivo dei sussulti sempre piĂą decisi , sembrava quasi che Luca ce la mettesse tutta per scardinare il mio pene dalla bocca di P. mentre lei cercava di contrastare le spinte per aumentare la profonditĂ  e la violenza delle penetrazioni .
Ci alternammo nelle posizioni cercando di non cedere mentre si moltiplicavano i mugolii di P. che probabilmente nel delirio non ci distingueva più. La pelle bianca di inguine , natiche e seni guidava le nostre fantasie e le nostre mani mentre lei ad ogni cambio cercava con le sue i nostri attrezzi e non resisteva che per qualche secondo senza infilarne almeno uno indifferentemente tra le varie labbra . Arrivai all’orgasmo durante l’ennesimo assalto alla “pecorina” mentre lei stava succhiando Luca tra un sospiro e l’altro: la tregua le consentì allora di scatenarsi e quando spostò la testa di tutto il vigore di Luca non era rimasto che un molle salsicciotto ricurvo…….
PiĂą tardi abbracciandola le sussurrai nel silenzio :
- Mi piace da morire pensare che sei stata scopata da qualcun’ altro .-
Lei mi rispose :
- Farmi sbattere dove , come , quando e con chi vuoi mi eccita e mi fa pensare di essere totalmente tua . – . Un brivido ed il rilassamento dei muscoli dopo la fatica facevano ancora vibrare di tanto in tanto il suo corpo .
 

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