Racconto di fantasia Un immigrato a casa nostra prima parte

Gando94

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Un immigrato a casa nostra.
Mi presento: Sono Lucia, ho 37 anni e sono la mamma di un bellissimo bambino di 8 anni che si chiama Stefano e sono sposata con Gianni da 10 anni. Mio marito 3 anni fa in seguito a un incidente in automobile è rimasto paralizzato e ora è sulla sedia a rotelle. Siamo una famiglia molto modesta e mio figlio mi aiuta molto nelle faccende domestiche. Dato il brutto periodo che sta passando il nostro paese dal punto di vista politico ed economico, abbiamo deciso di ospitare a casa nostra un immigrato in quanto il nostro comune ci avrebbe tagliato un po di tasse. E cosí arrivò il giorno in cui Alim si presentò alla nostra porta: un ragazzo di colore nero come la pece , alto 190, di corporatura possente con un fisico muscoloso da urlo, completamente rasato, due occhi neri come la notte, un sorriso meraviglioso e aveva dei tatuaggi su braccia e gambe. Dato il periodo estivo, era vestito con un paio di pantaloncini corti abbastanza eleganti, una camicia aderente al suo possente fisico e un paio di sandali in pelle.
Nel momento in cui io aprii la porta, dopo esserci scambiati un veloce sorriso, avviai il dialogo:
-Buongiorno- dissi sorridendo (L)
-Buongiorno signora, io sono Alim e sono stato mandato qui dal comune- (A)
Sembrava che vivesse in Italia da una vita, data la sua pronuncia perfetta.
-Ah si certo. Piacere io sono Lucia- (L) dissi mentre i miei occhi lo stavano scrutando da cima a fondo.
Lui contraccambió con un sorriso smagliante e anche lui non perse tempo per darmi una fugace occhiata.
Mi descrivo velocemente: sono alta 175, mora con capelli lunghi lisci raccolti a coda di cavallo, occhi azzurri, una quarta di seno abbondante e una carnagione scura essendo di origini mediterranee. Mi piace tenermi in forma e grazie all’attività fisica ho una 42 di vita e un sedere a mandolino molto sodo di piccole dimensioni da far invidia.
In quel momento indossavo una camicetta bianca, una gonna nera a tubino entrambi aderenti grazie a un cinturone di pelle di Gucci e per finire un paio di scarpe nere lucide da ballerina sempre di Gucci. Si lo ammetto mi piace molto vestire elegante anche quando le circostanze non lo richiedono.
-Entra pure prego accomodati che ti faccio vedere la casa e ti presento la mia famiglia- (L)
-Grazie Signora voi siete stati molto gentili con me. Spero di potervi ripagare nel tempo.- (A)
-Tu di dove sei Alim?- (L) Gli chiesi mentre ci incamminavamo verso il soggiorno dove stava mio marito seduto sulla sedia a rotelle a guardare la televisione.
-io sono Nigeriano signora. Da noi c’è la guerra in questo periodo. Io sono orfano e quindi ho deciso di venire qui in Italia. (A)
-Mi dispiace tanto Alim. Ecco siamo arrivati. Ehi Gianni è arrivato il nostro ospite. (L)
Lui mentre mi seguiva non perse tempo a osservare il mio culetto ma io non me ne accorsi.
-Ciao piacere sono Gianni- (G) disse mio marito ponendogli la mano
-Buongiorno Signore come sta, piacere sono Alim. Mi dispiace molto per le sue gambe- (A) disse mentre si sentiva un po a disagio ma allo stesso tempo gli ronzavano altri pensieri per la testa.
-Non preoccuparti ormai ci sono abituato. (G)
-Avete una bellissima casa. Vi volevo ringraziare per tutto quello che fate per me. (A)
-Sentiti come a casa tua. Ormai fai parte della famiglia (G)
-Grazie mille. Se avete bisogno di aiuto non esitate a chiedermi. (A)
Io interruppi il loro discorso.
-Bene Alim, se mi segui ti faccio vedere la camera. Purtroppo abbiamo poco spazio e dovrai accontentarti di dormire insieme a nostro figlio Stefano. Spero non sia un problema. (L)
-Va benissimo signora.
Disse mentre salivamo di sopra nella zona notte, e lui non smise per un attimo di guardare il mio sculettamento mentre facevo strada nel corridoio.
Entrammo in camera.
-Ehi Luca abbiamo un nuovo ospite (L)
-Ciao campione come andiamo? (A)
-Ciao bene grazie. (S)
-Alim condividerà la camera con te. Il letto è a castello quindi mettetevi d'accordo voi. Io torno giù a preparare la cena. Ci vediamo dopo. (L)
-A dopo signora. (A)
-Va bene se mi metto sopra io? (A)
- Si per me non c’è problema (S)
Intanto che Alim sistemava le sue cose in camera, Stefano era seduto alla sua scrivania che stava studiando
-Tu di dove sei Alim? (S)
- io vengo dalla Nigeria. Sono rimasto orfano da piccolo.(A)
-Bella la Nigeria. L'ho studiata recentemente per geografia.(S)
-Ti piace studiare?(A)
-Si molto anche se il mio fisico ne sta risentendo. Non ho molti amici(S)
-Beh adesso ne hai uno. E se vuoi posso farti da personal trainer.(A)
-grazie sei molto gentile. Hai proprio un fisico da bodybuilder.(S)
- Mi alleno fin da piccolo. Comunque mi fa piacere avere un amico. (A).
-Vado a fare un attimo una doccia. Il bagno è qui di fronte giusto? (A)
-si ci vediamo dopo (S)
Alim prese le sue cose e si diresse in bagno. Nella sua mente aveva ancora impressa la figura del mio corpo con le sue forme perfette. Voleva a tutti i costi portarmi a letto ma non sapeva come fare. Ormai faceva parte della famiglia. Ma i suoi buoni propositi vennero spazzati via da una potente erezione che ebbe mentre si stava facendo la doccia. Ma sapeva bene che ero una donna casa e chiesa fedele alla mia famiglia e avrebbe dovuto escogitare qualcosa per mettersi in buona luce. Una volta rivestito , tornò in camera.
-io scendo Alim penso ci sia pronto (S)
-scendo insieme a te (A)
Scesero insieme dalla scala, e ci ritrovammo tutti a tavola, io vicino a mio marito e Alim e mio figlio di fronte a noi. La serata fu piacevole con Alim che faceva domande a tutti; e pure noi a lui. In poche ore era giá diventato uno di famiglia. Erano giá le nove di sera. Io ero piuttosto stanca.
-io penso andrò fuori a fare un giro (G)
-Non voglio che tu vada da solo. Inoltre stasera sono piuttosto stanca (L)
Ad Alim si presentò un occasione ghiotta per mettersi in bella luce.
-Vengo io con te Gianni ho bisogno di sgranchirmi le gambe (A)
-Volentieri andiamo pure. (G)
-State attenti e non tornate tardi (L)
Uscirono di casa e Alim aiutava Gianni spingendo la carrozzina.
Nel frattempo Alim non riusciva a pensare ad altro che a me chiedendosi come poteva essere la mia vita accanto a un disabile. Pensava che meritassi molto di più. In quel momento Alim ebbe alcuni pensieri malvagi nei confronti di Gianni; soprattutto quando vide un Rottweiler incatenato a un palo lì vicino.
-Scusami Gianni ho una telefonata in arrivo. Torno subito. (A)
-Fai pure (G)
Si allontanò un attimo da Gianni facendo finta di parlare al telefono andando a nascondersi dietro il cespuglio. Da lì si allungó per allentare il guinzaglio del cane che appena fu libero si scagliò contro il primo passante che trovò sulla sua strada ovvero il povero Gianni.
-Aiutoooo Aliiim
Alim appena sentito l'urlo si precipitò in prossimità del luogo dell'incidente e in qualche maniera riuscì ad allontanare il cane che sembrava posseduto dal demonio.
-Maledetto cagnaccio. Da dove è sbucato fuori. Chiamo subito i soccorsi e avviso Lucia.
Dopo 15 min circa arrivo l'ambulanza con al seguito la macchina di Lucia che si precipitò con le lacrime agli occhi vicino a suo marito.
-nooo Gianniii cos’è successo? (L)
Gli infermieri portarono Gianni sull'ambulanza pieno di ferite anche piuttosto profonde a livello dell'addome e delle gambe.
-Tranquilla adesso lo seguiamo. Andrá tutto bene vedrai. (A)
-Ma cosa è successo? (L)
-Un cane lo ha assalito. Io mi sono allontanato un attimo perché ho ricevuto una telefonata. Non avrei dovuto allontanarmi. (A)
-Tranquillo non è colpa tua. Avanti seguiamo l’ambulanza (L)
Salimmo sulla mia macchina e raggiungemmo l'ospedale in fretta e furia dove aspettamo in sala d'attesa qualche notizia da parte del dottore. Si fece mezzanotte e ancora niente. Alim si avvicinò a me.
-Ascolta Lucia quello che è successo è terribile però stare qui non ti farà bene. Hai bisogno di riposare. Che ne dici se torniamo a casa? Appena sapranno qualcosa i medici ti chiameranno. (A)
-Non so Alim non voglio lasciare Gianni solo. (L)
-Ma non lo lasci solo. È in buonissime mani qui. È forte vedrai che ce la fará. (A)
Mi disse Alim mettendomi una mano sulla spalla per rassicurarla.
-si ok va bene andiamo- (L) dissi con tono rammaricato.
Uscimmo dall'ospedale e salimmo in auto per tornare a casa. Io ero persa nei miei pensieri preoccupata per mio marito mentre Alim seduto sul sedile del passeggero mi stava osservando le gambe.
Arrivammo a casa a notte fonda. Stefano si era giá addormentato e non sapeva nulla di tutto quello che era successo. Non sapevo neanche come dirglielo il giorno dopo ma non volevo pensarci .
Entrata in casa mi sedetti sul divano buttando le chiavi di casa e della macchina sul tavolino. La mia testa era piena di tristi pensieri. Alim dopo aver preso una bottiglia di scotch che c'era nelle vicinanze si sedette accanto a me.
-ecco prendine un goccio vedrai che starai meglio (A)
-grazie- (L)dissi tenendo il bicchierino in mano e bevendo tutto in un sorso.
-perché è successo proprio a gianni? Perché proprio a lui? (L)
- lo so Lucia è dura da digerire ma vedrai che ce la fará. Io ti sono vicino in questo momento- (A) disse Alim prendendomi una mano e mettendola nella sua.
- Non posso lasciare nel momento del bisogno una bellissima mamma come te- (A)
Disse guardandomi negli occhi continuando a tenere il contatto fisico con la mano.
-Grazie Alim lo apprezzo molto- (L) dissi io contraccambiando il suo sguardo e quello fu un grandissimo errore.
Alim si avvicinò lentamente senza mai perdere il contatto visivo con me. Io non sapevo cosa fare stava succedendo tutto cosí velocemente che non sapevo cosa fare e questa mia indecisione fu il mio secondo errore. La mia bocca si trovò a 2 cm dalla sua e potevo sentire il suo alito sulle mie labbra. In quel momento capii che stavo sbagliando.
-No Alim scusami ma non devo. (L)
-Scusami tu Lucia ma le mie intenzioni erano buone. (A)
Con una mano mi toccò i capelli legati.
-Ecco vedi avevi una briciola sui capelli. (A)
- oh scusa che stupida non volevo dubitare di te. (L)
-fa niente non preoccuparti (A)
Il contatto visivo era ancora forte inoltre la sua mano era ancora poggiata sui miei capelli.
-lo sai hai dei dei bellissimi capelli. Non li sciogli mai? (A)
-tra poco quando vado a letto. (L)
Alim decise di giocarsi il tutto per tutto. Non poteva fallire. Con la mano aperta dietro la mia nuca si avvicinò lentamente tenendo il contatto visivo. Io lo guardavo sperando non ci provasse perché in quel momento non so come avrei reagito. Purtroppo successe. Le sue labbra carnose si appoggiarono delicatamente alle mie ma sapevo che dovevo oppormi in qualche modo. La mia bocca rimaneva serrata per evitare che provasse a infilarmi la lingua in bocca. Cominció a massaggiarmi la testa infilando le dita tra i miei capelli sciogliendo delicatamente l'elastico che teneva la coda di cavallo. Con l'altra mano mi prese uno dei fianchi e cominciò a massaggiarmi dolcemente i fianchi. Non capivo più niente. Mi stavo cominciando a rilassare quando Alim non indugió un attimo a provare a infilarmi la lingua in bocca. Le mie resistenze cedettero lentamente e mi ritrovai con la sua lingua che giocava con la mia. Senza pensarci su due volte, visto che mi teneva in pugno, mentre mi baciava, mi sollevò delicatamente dal divano e mi afferrò dal basso mettendo le sue mani forti sul mio culetto. Io mi ritrovai abbracciata a lui mentre ci baciavamo e Alim cominció ad incamminarsi verso le scale per poi portarmi nella camera da letto matrimoniale. Mi appoggio delicatamente sul letto e staccandosi un momento dalle mie labbra cominció a sbottonarsi la camicia. In poco tempo me lo trovai di fronte a me a petto nudo con dei muscoli che non avevo mai visto prima d'ora e ciò mi annebbió ulteriormente la mente. Alim aveva un enorme tatuaggio di un leone disegnato sui pettorali. Mi raggiunse velocemente sul letto e dopo avermi sfilato le scarpe cominció a darmi dei piccoli bacetti sui miei piedi dove nella penombra risaltava il colore nero dello smalto delle mie unghie. Un brivido mi scosse lungo tutto il corpo. Dovevo assolutamente fermarlo. Nel frattempo risaliva lungo le mie gambe passando prima per i polpacci e salendo fino ad arrivare alle cosce, dove un altro brivido si impossessò del mio corpo. Avevo la pelle d'oca.
-Alim fermati siamo tutti e due stanchi e confusi. Non facciamo stupidate (L)
Lui non rispose e sapeva benissimo di non essere per niente stanco. Arrivó vicino al mio inguine cominciando a baciarmi il mio interno coscia. La sua testa piano piano scomparì sotto la mia gonna a tubino.
-Alim basta ti prego io amo mio marito (L)
Ormai non si fermava più. Le mie mutandine nere di pizzo erano fradicie. Senza pensarci due volte dopo avermi dato dei piccoli colpetti sulle mie mutandine me le sfilò afferrandole con i denti. Le allontano poi con le mani facendole scorrere lungo le mie gambe abbronzate. Cominciò subito a succhiare il mio clitoride dando dei piccoli colpetti che mi fecero letteralmente impazzire. Cominciai a gemere. I colpi si fecero sempre più audaci e decisi. Io ero come bloccata in quella posizione. Raggiunsi velocemente il mio primo orgasmo. Alim uscì da sotto la gonna e la sfilò buttandola per terra. Cominciò a sbottonarmi la camicetta partendo dal basso fino a ritrovarmi con indosso solo il mio reggiseno di pizzo.
-Alim fermati io non posso fare questo a Gianni (L)
Come risposta si abbassò i pantaloni insieme ai suoi boxer e mi ritrovai di fronte un pene che non avevo mai visto in vita mia restando a bocca aperta. Sara stato almeno 24 cm di lunghezza con un diametro di 10 cm. Era duro e venoso con una cappella liscissima . Alim si avvicinò a me stando in ginocchio mentre si faceva strada tra le mie gambe che cercavano di fare resistenza ma non con una montagna del genere non c'era nulla da fare. Appoggiò delicatamente il suo pene sulla mia fessura. Lo strofinò un po sopra per farmi prendere confidenza. Io ero spaventatissima. Con Gianni non lo facevo da molto tempo e la mia vagina era piuttosto stretta. Raccolsi le mie ultime energie con la speranza di poterlo fermare.
-Alim basta ti scongiuro. È stato bello ma non possiamo. Pensa a Stefano che adesso siete amici. Non puoi farmi questo. Facciamo parte della stessa famiglia. (L)
-Io adesso sto pensando a te. Hai bisogno di rilassarti e non pensare ad altro. (A)
In quel momento Alim cominciò a spingere la sua cappella dentro le labbra della mia vulva facendola scomparire al suo interno.
-oooomioo dddioooooooo fermati fa male (L)
Si fermò con la sua cappella dentro di me per abituarmi a quelle dimensioni. In quel momento, il mio cellulare che era appoggiato sul comodino vicino a me, si mise a vibrare illuminandosi. In quel momento cominciavo a prenderci gusto e chiusi leggermente gli occhi senza accorgermi di nulla. Alim che aveva notato il cellulare, vide che la chiamata proveniva dall’ospedale. Piano piano la sua possente verga cominciava a farsi strada tra le pareti strette e bagnate della mia vagina. Avevo un male boia. Alim mentre avanzava mi venne incontro con il suo busto e immerse il suo volto nel mio prorompente seno.
-oddiooo sii non fermarti (L)
Con una mano prese furtivamente il mio cellulare, nascondendolo sotto il materasso. Dopodiché mi slacciò il reggiseno liberando i miei capezzoli che in un attimo furono accolti nella sua bocca. Cominciò a succhiarmeli dolcemente mentre avanzava sempre più. Mi stavo lentamente abituando a quel suo immenso cazzone ed ero al settimo cielo. Arrivò fino in fondo con le sue palle che mi sfioravano le labbra della mia vulva completamente depilata. Rimase dentro di me in quella posizione per un po di tempo. Dopo avermi succhiato per bene i capezzoli si avvicinò al mio volto.
-Adesso ti farò un po male ma tu non preoccuparti pensa a rilassarti (A)
Mi sussurrò queste parole e mi baciò in modo molto passionale. Avevo modo con le mie mani di tastare quei muscoli così ben definiti. Cominciò un lento va e vieni dalla mia figa. Io avevo malissimo. Mentre mi pompava, le nostre lingue si cercavano e giocavano tra di loro. Alim faceva fatica dato che il suo membro era stretto come in una morsa contro le pareti interne della mia vulva e ciò era evidenziato da quanto erano pompati i suoi addominali con cui muoveva il bacino molto lentamente. Cominciò ad aumentare il ritmo sempre piú velocemente. Io gemevo sempre più abituandomi completamente a quel grosso arnese che mi stava letteralmente sfondando. Stefano che stava dormendo nella camera di fianco alla nostra, si alzò nel cuore della notte per andare ai servizi. La porta della nostra camera era rimasta socchiusa . Stefano mentre passava davanti alla nostra camera aveva sentito i miei mugolii. Si fermò davanti alla nostra porta. Si avvicinò alla porta senza fare rumore. Quando vide Alim che mi stava scopando si sentì il cuore in gola. Non poteva crederci. Io Lucia, madre di famiglia esemplare, mi stavo facendo scopare da un immigrato. Stefano non sapeva cosa fare. Voleva assolutamente fermarci. Non voleva che quel pezzo di merda venisse dentro di me.
CONTINUA






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