Racconto di fantasia Un lungo viaggio fino a Parigi

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Prima che scoppiasse il casino, avevo scritto questo racconto per un amico... Lo pubblico adesso. Buona lettura!



1. Prologo.

Sono passati alcuni mesi dall'ultimo incontro di Gessica con Pietro, da quando cioè i due avevano interrotto bruscamente la propria relazione di scopamici, ma un giorno accadde qualcosa che riannodò i fili della passione, risospingendo i due verso un abisso di piacere fino a quel momento imponderabile...

Infatti, mentre Pietro stava andando a Parigi per lavoro ad una convention di personal trainer, la ragazza stava raggiungendo la stessa meta – con due sue amiche – per assistere ad un concerto molto popolare tra i giovani e che aveva programmato da anni...

Pietro, recandosi alla stazione, trovò un treno era gremito senza essere riuscito a prenotare per tempo la comodità del vagone letto… Fino all’ultimo, si augurò che – con una lauta mancia al capotreno – di poter ugualmente avere un letto confortevole con cui poter giungere a destinazione riposato nonostante le lunghe ore di viaggio che lo attendevano; ma, purtroppo, quella sera era tutto occupato, e il giovane si dovette accontentare di uno degli ultimi posti disponibili nella carrozza di seconda classe che il personale gli potè offrire:
- “Mi dispiace, signore, ma di meglio senza prenotazione stanotte non possiamo darle…”, gli disse un uomo del personale viaggiante…

Visibilmente contrariato, Pietro aprì lo sportello dello scompartimento che il capotreno gli aveva indicato, e... Sorpresa! I suoi occhi andarono a “sbattere” subito contro altri occhi che gli erano stati tanto familiari e che non aveva mai potuto dimenticare…
Erano quelli della sua amica di tante veementi cavalcate, di tremende inculate mai più provate, di straordinarie spagnole: la “sua” Gessica...
L’uomo e la donna rimasero increduli, sbalorditi dall'emozione, con i cuori che presero a galoppare all'unisono...
Ma, dopo qualche secondo di esitazione, vinta la meraviglia, si lanciarono nelle braccia l'uno dell'altra, e si baciarono perdutamente, mentre Silvia e Alessia non capivano il perché di tante tenerezze...
Allora Gessica, ripreso fiato, spiegò alle amiche e glielo presentò:
- "Lui è Pietro, il cazzo più potente e più bello che mi abbia mai appagata...".
E Pietro, schernendosi, frenò quel suo entusiasmo:
- "Gessica, non dire cosi, non sono mica Rocco Siffrredi... E poi tu ti sei presa tante altre soddisfazioni...".
E gli fece l'occhiolino.
Il giovane, spostò lo sguardo sulle altre due, le indicò, e con tono canzonatorio "rimproverò" la sua amica:
- "Però, Gessy, mica mi avevi detto che ora ti accompagni con splendide creature come loro... Altro che Anita! Sarai mica passata sull’altra sponda? E dimmi, dov'è che le porti di bello?".
Gessica, entusiasta, rispose:
- "Stiamo andando a Parigi, al concerto dei Still Corners, li conosci vero?".
Ma Pietro, ironico, disse:
- "No, veramente quando stavamo insieme non mi ci portavi... Comunque, che coincidenza!, anch'io vado a Parigi... Sai ho un congresso di personal trainer e così approfitto per visitare la città... Bene, il viaggio sarà un po’ lungo, così avremo tanto tempo per raccontarci di noi...".

Fatalità, i posti loro assegnati fecero si che i due si ritrovarono seduti l'uno accanto all'altra, e si accorsero che in quello scompartimento erano rimasti due posti vuoti... Sottovoce, Gessica – tenendogli stretto il braccio – sibilò maliziosamente all'orecchio dell’amico:
- "Lo vedi? Il destino è dalla nostra parte... Recupereremo tutto il tempo perduto... Così quelle troiette immature impareranno qualcosa di utile...".
Pietro era esterrefatto: non credeva che lei avrebbe voluto veramente esibirsi alla sua maniera davanti a loro, e soprattutto con il rischio che qualcuno potesse entrare... Così, cercò di calmare le sue frenesie:
- "Su, Gessy, datti una calmata... Mica vorrai veramente...".
E lei, con uno sguardo così porco che non gli aveva mai visto balenare negli occhi:
- "Quanto ho aspettato questo momento... Stronzo, ho scopato così tanto che nemmeno te lo immagini, ma nessuno è più riuscito a farmi godere come il tuo pisello...".
Come se nulla fosse, gli mise l'altra mano sulla patta dei pantaloni, pronta a ricominciare dove avevano terminato: era chiaro che il fuoco covava ancora sotto la cenere, pronto a riaccendersi...

Si “studiarono” ancora, e ciò bastò perché un forte istinto animalesco li prendesse. Con un balzo repentino, Pietro inserì il fermo della porta scorrevole, mentre la donna – fiera di aver ritrovato il suo maschio – tornò ad annunciare alle ragazze, ammutolite e imbarazzate:
- "State a guardare... e imparate!".
Lui se la strinse a se, la baciò ficcandole la lingua fino in gola con passione, e le disse:
- "Tu sei pazza, e per mia fortuna non cambierai mai...".
Poi, non perse altro tempo in chiacchiere e le tolse la gonna e la maglietta, lanciandole per aria, e lasciandola in reggiseno e mutandine.
Gessica gli salì sopra a cavalcioni, lui le mise le mani sulle chiappe, e lei reagì:
- "Ti piace toccare il mio culo, eh? Dimmi la verità, quante volte ti sei segato da solo pensando a lui...".
A quelle parole Pietro si abbassò i pantaloni e i boxer e le disse:
- "Beh, ora non ho più bisogno di masturbarmi, ci sei tu in carne ed ossa...".
La palpeggiò con vigore e poi aggiunse:
- "Veramente, più carne che ossa... Lo sai che sei sempre la mia troia preferita!".

In un baleno la donna si sganciò il ferretto del reggiseno e si tolse il tanga, rimanendo completamente nuda a dare spettacolo.
Dalle sue spalle senti provenire un gemito di ammirazione, mentre lui poté gustarsi una vista indicibile: Alessia e Silvia, a bocca aperta, stavano incantate dinanzi al corpo imponente della loro amica, e soprattutto alla visione di quel culo così rotondo e sodo...
Le mani del giovane si spostarono rapidamente sul davanti, ad avvolgere quella quinta misura di tette un pò scese a causa della loro impegnativa mole.
- "Quanto mi sono mancate le tue gemelle!", esclamò con un tono di voce quasi dolente.
Sotto, i genitali dei due amici-amanti erano ormai a contatto, si strusciavano contro, facendo inalberare ancora di più il cazzo di Pietro... Il quale le ordinò:
- "Apri la bocca, e facciamo vedere alle allieve quanto sei brava...".
Gessica allora non si fece pregare, e ingurgitò in un sol boccone tutta la capocchia... Poi prese a pompare; durò un bel pò, finché lei si rialzò e guardandolo tenerissimamente gli disse, in modo che le ragazze potessero sentire bene:
- "Amore, ora tocca a te leccare la mia fica... Ti sta aspettando da un’eternità, sai?".
Pietro non disse nulla, la fece alzare e scivolando giù sul sedile si sistemò quasi supino...
Allora Gessica risalì sopra, e andò a sistemare le grandi labbra della sua vagina sulle labbra della bocca di colui che l'avrebbe portata in Paradiso...
Il ragazzo si mise a leccare a pennello, infilando la lingua nella fessura e andando a raccogliere tutti gli umori che da essa cominciavano a colare copiosi.
Travolta da un sentimento di lussuria, Gessica si lasciò andare:
- "Pietro, scopami... Voglio sentire il tuo bastone che mi apre!".
Si spostò di nuovo, permettendo all’uomo di prenderla per i suoi fianchi e guidarla lentamente a incastrarsi.
Gli entrò dentro, e il movimento del treno aiutò quel trave di carne a spingersi giù sin dove poteva...
Gessica saltava su di lui come un'invasata, con gli occhi sbarrati, finche l'ennesima botta lo fece sborrare...
Il primo, e poi il secondo e il terzo schizzo che lui le “sparò” nel ventre non più assuefatto a quella intensità la fecero sussultare.

Infine, la troia si schiantò come morta sul petto dell’amante, esausta e sfinita per tutte le emozioni che aveva provato in quel pomeriggio...

2. Primi approcci.

Quella sera Gessica non avrebbe potuto sperare di meglio per cominciare un viaggio così lungo e che – prima di salire in treno – non si preannunciava certo tanto “interessante”.
Aveva ritrovato il suo maschio per eccellenza, e lui – rispettandone le aspettative – l’aveva stancata ma resa felice.
Pietro e Gessica si erano appena appisolati così, nudi, con Alessia che già dormiva profondamente al suo posto per la prima notte di viaggio, quando Silvia – che era stata una delle spettatrici a bordo piscina nell'episodio "Anita e il gioco delle tette" e conosceva dunque, seppur di vista, il membro gigantesco di Pietro –, follemente divorata dal desiderio di "assaggiare" quel cazzo e di capire come facesse a rendere ogni donna una troia da strada, decise di cominciare ad approcciarsi con lui...
Durante tutto il pomeriggio si era comportata con il giovane in maniera scostante e sgarbata, cercando di ignorarlo e di non farlo sentire a suo agio, con frecciatine pungenti, ma quella era solo una sua personale tattica di "corteggiamento"...

La sfacciata, era alta 1 metro e 70 cm per 55 kg, capelli castani molto corti e grandi occhi da cerbiatta dello stesso colore, aveva una seconda piena di tette veramente ben fatte.
Abbronzata, truccata e con abiti da porca, indossava degli shorts che lasciano intravedere una buona parte di culo sodo anche se non grandissimo.

Allungò piano piano una mano fino al suo fianco e cominciò furtivamente ad accarezzargli le cosce e il sedere; poi prese a lambire i peli del pube, a giocare con le sue palle e finalmente giunse ad accarezzare il "bestione" dormiente...
Si disse:
- "Che spettacolo... Mai visto un cazzo così bello, esteticamente perfetto, e a quanto ho visto con Gessica funziona anche molto bene...".
Si guardò guardinga a destra e a sinistra per vedere ancora una volta se tutti dormivano, e quindi si chinò con la faccia a baciargli le cosce:
- "Uhm, danno proprio l'idea della potenza, così muscolose, potenti...", considerò Silvia.
E poi sfiorò con le labbra la pancia, ridiscendendo giù sul perineo per andare a dare delle rapide leccate alle palle e con la punta della lingua a tutta l’asta...
Non riuscì a trattenersi da un'altra osservazione quasi" clinica":
- "Uno scroto che emoziona... Si sentono i testicoli... Sembrano delle grosse noci... Ecco perché sborra in quella maniera tanto esagerata!".
Infine, dopo qualche altro minuto di questo "gioco", si mise la cappella in bocca per succhiarla, mentre con la punta delle dita riprese ad accarezzare le palle.

Silvia era estasiata, e con il glande sempre dentro le sue fauci cominciò a segarlo con la destra, prima lentamente e poi con una energia crescente, facendo scorrere il prepuzio fino a mettere in tensione il filetto... Poi lo rilasciava completamente, per ricominciare da capo...

Grazie a quella "giostra", Pietro non poté fare a meno di ridestarsi, ma cercò di restare immobile e far finta di niente, per godersi ancora un po' quella insospettabile ragazza che dimostrava così tanta perizia.
Stavolta fu lui a considerare tra se stesso:
- "Caspita, Gessica non mi aveva mai fatto godere così tanto... Se va avanti ancora un pò, rischio di sborrare pure l'anima...".
A un certo punto, però, non ce la fece più, e gli venne istintivo di ricambiare in qualche modo il "favore", muovendo a sua volta una mano per andare - sotto al leggero top bianco che la ragazza indossava - a stringerle una tettina.
Platealmente, gli uscì anche un apprezzamento a voce alta:
- "Dioooo... È così piccola, ma così eccitante!".
E nel mentre, la strizzò talmente forte che Silvia urlò dal dolore e dal piacere...

Gli scossoni, che non erano certo provocati solo dal movimento del treno, e le parole del suo amico, fecero risvegliare anche Gessica, la quale si accorse di quello che stava accadendo...
Ormai si trovava in mezzo tra Pietro e Silvia, e accecata dalla rabbia si avventò su Pietro:
- "Sei uno stronzo... Basta la prima puttanella che ti fa la smorfiosa, che tu cerchi di scopartela...".
Poi, guardando Silvia fissa negli occhi per marcare meglio il "territorio", le afferrò una mano e ci strinse una delle sue proverbiali grosse mammelle:
- "Ecco, vedi, queste sono tette... A lui non interessano quelle microscopiche come le tue!".

Alessia, era l'unica che in tutto quel trambusto ancora dormiva... Risvegliatasi di soprassalto anche lei e colta al volo la situazione, inizialmente restò scandalizzata e turbata dall'intraprendenza di Pietro, che in così poco tempo aveva già imposto il suo ruolo di maschio dominante:
- "Santo cielo!, ragazze ma che state facendo? Silvia, se lo sapesse il tuo ragazzo... Gessica, e tu non dici niente? Non so se questo è più uno scompartimento o un bordello...".
Lei, infatti, aveva da poco scoperto le gioie del sesso, grazie al suo fidanzato – sfigato e impacciato quanto lei – di cui era molto innamorata e con cui viveva una tenera relazione quasi platonica. Per questo motivo, la ragazza decise di tenersi in disparte:
- "Ok, fate come volete...Ma almeno non fatevi sentire da tutto il treno! Io mi metto da una parte e non vi disturbo... E ogni tanto butterò un occhio a guardare cosa combinate...".

3. I primi “spettatori”.

Intanto, tutta quella confusione che non accennava a placarsi attirò l'attenzione di una coppia olandese di viaggiatori che – non avendo trovato posto in nessuna delle carrozze – se ne stavano fuori sui predellini nel corridoio.
Credendo si trattasse di una rissa, aprirono all'improvviso la porta nel tentativo di mettere fine a quello schiamazzo e si trovarono di fronte una scena che non avrebbero mai immaginato: Pietro, nudo e sdraiato supino, ancora con il suo palo di carne di 25 cm in uno stato di perfetta alzabandiera; Gessica, ugualmente svestita al suo fianco, che stringeva in mano la tetta ormai violacea di Silvia; e Alessia, in disparte, vestita di tutto punto...
I due "intrusi", piuttosto attempati, rimasero ammutoliti per un paio di minuti; poi Gessica, con superiorità e villanamente, li richiamò:
- "Beh, nonni, è di vostro gusto? Vogliamo dare spettacolo a tutto il treno o pensate di poter entrare e chiudere la porta? Ci sono due posti, proprio per voi, se volete...".
Così, Holmer ed Esther – questi erano i loro nomi – entrarono, e senza averlo voluto, furono i primi due involontari "spettatori" di quel gruppo assai speciale…
I ragazzi, li scrutarono da testa a piedi, entrarono un poco in confidenza con loro, e vennero a sapere che erano nudisti convinti... Nulla di più interessante, si dissero, e li invitarono a "mettersi in libertà"...
Poterono apprezzare anzitutto Holmer, un uomo di 75 anni, ben piantato, di 1 metro e 80 cm di altezza per quasi 90 kg, molto stempiato e con capelli e baffi bianchi, occhi chiari; fisico nella media con delle maniglie dell'amore appena pronunciate, uno stomaco evidente, e soprattutto una "dotazione virile" interessante: totalmente depilato, grosse palle, assolutamente non circonciso, per una lunghezza di circa 17 cm.
Sia Pietro che le ragazze gli fecero un applauso di convinto apprezzamento, tranne Alessia che – pudica – abbassò lo sguardo...
Fu poi la volta di Esther, una femmina che mostrava tutta la sua età: 1 metro e 75 di altezza, capelli sul rosso raccolti in una grossa treccia, occhi castano chiaro e carnagione bianchissima. Inoltre, aveva dei fianchi molto visibili, cosce grandi e una pancia sporgente, probabilmente frutto di varie gravidanze; il pube, al contrario di quello del compagno, era ricoperto da una folta pelliccia nerissima che celava completamente la fessura, mentre sopra sfoggiava una terza misura leggermente scesa, con areole chiare e capezzoli sfuggenti...
Alla donna, non fu riservato un applauso, ma il grosso attrezzo di Pietro ebbe uno scatto tale da suscitare ilarità in tutti.

Espletate in questo modo le "presentazioni", il ragazzo si appressò ad Alessia e – con il beneplacito di Gessica – le mise una mano sotto la gonna, provocando una reazione istintiva della ragazza, la quale sbarrò gli occhi e spalancò la bocca in maniera esagerata.
Allora Pietro, ridendo, si girò a guardare le altre due e disse:
- "Ehi, ragazze, ma qui abbiamo una finta santarellina! Dice di fare sesso solo con il fidanzato, ma intanto guardate cosa ho trovato...".
E con un gesto deciso le sfilò il gonnellino leggero a fiori che portava lasciandola nuda dalla vita in giù.
Le “amiche”, che non credevano ai loro occhi, si misero a sghignazzare tra di loro, e Silvia – la porca conclamata – ebbe ad esclamare:
- Ma Alessiaaaa... Se lo venisse a sapere il tuo cornutello... Sei una zozzonaaa...".
E giù a ridere...
Poi, Pietro compì lo stesso gesto rapido, e anche il pezzo di sopra volò via, lasciandola con le tette – una splendida seconda – al vento...
Questa volta fu Gessica a prendersi gioco di lei, e disse al suo scopamico:
- "Pietro, sei il solito fortunato... Guarda che fisichetto che ha... Quasi quasi mi pento di aver acconsentito a cederti a lei...".

Il personal trainer si ritirò in un angolo dello scompartimento con la sua ultima conquista... Prese il suo cellulare, e cominciò a fotografarla in ogni dettaglio, ma non si avvide che lei era stata attentissima ad ogni suo movimento... Difatti Alessia, non appena lui posò l’apparecchio per dedicarsi al suo corpo, in un guizzo gli strappò di mano il telefono per cancellare quelle immagini così “compromettenti”, e si accorse che c'erano salvate altre figure.
Guardò bene... Sì, erano tutte foto che avevano a che fare con il Giappone... Urlò, di scatto:
- "Mio dio... Non dirmi che anche tu hai la passione per il Giappone!".
E da quel momento i due ebbero un “interesse” in comune che li unì più che mai...

Pietro era letteralmente perso dietro a questa giovane così “strana”, e cominciò a metterle le mani addosso ovunque; nonostante la sua magrezza trasmetteva sensazioni difficili da descrivere: le tette piccoline si gonfiavano al solo tatto della mano dell'uomo, il ventre palpitava, la patatina stretta e sottile si trasformava in una fontanella inarrestabile...
Era pronta, e lui le si piazzò faccia a faccia, le aprì le gambe, accostò con grande delicatezza la sua mazza possente alla fessura e provò a entrare.
Ma proprio in quel momento, udì la voce della ragazza – che spaventata dalle dimensioni troppo grandi per lei – lo implorò:
- "Ti prego, non farmi male... Il mio fidanzato non è come te, perciò dovrai fare molta attenzione... Ma ti voglio...".

Glielo disse con un tono di voce che non ammetteva dubbi, e così Pietro cercò di lubrificarla senza avere fretta, e solo quando fu certo di aver raggiunto il giusto risultato appoggiò la cappella alle labbra frementi.
Si fece strada con delicatezza, mentre sul viso di Alessia si dipingeva una smorfia di dolore che pian piano lasciò il posto al sommo piacere...
Quando raggiunse il massimo possibile della penetrazione, la sua asta era ancora fuori per più di metà; ma non c’era verso di scendere ancora più a fondo, e allora prese a stantuffare, ora lentamente ora dando fondo alla potenza dei suoi reni.
Quel tenero corpicino si era avvinghiato a quello muscoloso di Pietro, e stava godendo come mai aveva goduto in vita sua, ed anche l’uomo era sul punto di venire...
In quel momento, si udirono di nuovo le voci grossolane di Gessica e Silvia che dicevano:
- "Alessia, che fai, ti fai venire dentro senza preservativo?".
E ancora:
- "Guarda cornutello la tua cagnetta come si diverte... Mi sa che ti sforna un bel marmocchio!".
Infatti, la troia prediletta di Pietro aveva fatto una videochiamata al fidanzato di Alessia, invitandolo a seguire tutta la scena...
Pochi istanti dopo, la sborrata giunse con la precisione di un orologio svizzero, finendo per colmare all'istante la piccola vagina, e la giovane – atterrita – scoppiò a piangere.
Era tutto finito, o forse per Alessia stava per cominciare una nuova vita?

Nel frattempo, Holmer ed Esther erano entrambi travolti anch’essi dal desiderio, avevano preso a toccare con grande coinvolgimento quei corpi nudi uniti dalla passione, e quasi increduli dello spettacolo si stavano sconsideratamente masturbando anche loro...

Restavano le due "pazze" di Gessica e Silvia.
Non avendo in quel contesto un uomo a loro disposizione da cui essere soddisfatte, guardandosi tra loro con una intensità che diceva tutto finirono per dedicarsi a un gioco che le prese così tanto che neanche loro prima avrebbero potuto prevedere darle emozioni così forti...
Di punto in bianco, Gessica puntò il dito inquisitore contro Silvia e le ricordò:
- "Ehi, sgualdrinella, adesso che ti sei divertita a vedere anche la tua amichetta devastata dal mio pisellone, mi sa che dovresti sdebitarti in qualche modo... Si si, credo proprio che l'ultima rimasta a non essersi ancora divertita abbastanza qui sono proprio io... E i tuoi occhi da cerbiattina impaurita, non ti salveranno!".
Senza che l’altra fiutasse ancora nulla, le si avvicinò e le abbassò il top bianco a spalline fino in vita.
Silvia, per tutta risposta, non vergognandosi affatto della sua nudità, le rispose con faccia tosta:
- "Guarda che le mie tettine direi che hanno fatto colpo sul tuo porco... Non saranno grosse come le tue, ma ti assicuro che glielo hanno fatto drizzare ugualmente...".
Gessica era furiosa... Mai nessuno aveva osato competere con quelle "gemelle" che sfidavano vittoriose la forza di gravità. Beffarda, le disse ancora:
- "Allora vediamo se pure sotto sei attraente come sopra...".
Con un pò di fatica le tirò giù quei pantaloncini così attillati che le erano entrati fin dentro al culo e che davanti le delineavano un fantastico "zoccolo di cammello".
Non trovò altro, e voltandosi verso la coppia olandese gli strizzò l’occhio e sbottò:
- "Avete visto la troia!, nemmeno le mutandine... Beh, meglio, così facciamo prima...".

Le saltò sopra in un sublime "69" e prese a “ungere” la patata con la sua saliva... Quasi gliela mangiava, mentre a sua volta le intimò ridacchiando:
- "Vedi di leccare bene, che io sono molto esigente...".
La leggera peluria e le grandi labbra appena scostate della fica di Silvia invogliarono Gessica a tuffarsi dentro di lei... Con i due pollici scansò con veemenza anche le labbra interne disposte a mo’ di ali di farfalla, e si trovò dinanzi l'entrata della vagina...
Ci infilò due dita, a tastarle le pareti interne, mentre con la lingua andò a titillare il clitoride gonfio e svettante fuori dal cappuccio.
A sua volta, Silvia aveva quasi fatto raggiungere all'amica l'apice del godimento, provocandole tutta una serie di orgasmi a ripetizione, e il cui succo finì nella bocca “assetata” della ragazza...
Ma pure Gessica ebbe ciò che si "meritava": Silvia, di lì a poco, squirtò indecorosamente, emettendo uno strano grugnito.

L'esaltazione emotiva portata quasi allo spasimo, fece sì che le grosse mammelle di Gessica si fecero dure come il marmo, e "costrinsero" Esther ad unirsi alle due troie, per toccare quello spettacolo e leccare un pò dei limpidi umori di Silvia...
In uno stentato ma comprensibilissimo italiano, finì per dire:
- "Siete proprio belle, tutte e due... Proprio delle femmine da bordello!".

4. Secondo giorno: sesso tribale.

La mattina dopo i ragazzi furono svegliati dal tiepido sole che filtrava dai finestrini, ma soprattutto dal noioso e ininterrotto sferragliare delle ruote del treno sui binari...
La brezza accarezzava dolcemente i loro corpi, quando Gessica – la prima a destarsi – si guardò intorno e lanciò un strillo malinconico tale da svegliare tutto lo scompartimento:
- "Noooo, se ne sono andati... I nonni ci hanno lasciati! Uffa...".
Rimasero tutti in un silenzio “sospeso” e pensieroso; poi Alessia, la "finta pudica" che – tornando tristemente alla realtà della sua performance del giorno prima – si stava facendo opprimere da mille incertezze, sottovoce propose anche agli altri i suoi ragionamenti:
- "...E se vanno in giro a raccontare tutto? Sai che vergogna, che umiliazione pazzesca...".
Ma Pietro, il più grande del gruppo, cercò di farne un approccio razionale:
- "Suvvia, ragazze, non fasciamoci la testa prima che ce l’abbiano rotta... Quei due, non parlavano nemmeno bene l'italiano, figuratevi se vanno in giro a spettegolare... Oltretutto, avevano detto che erano nudisti anche loro, no? E poi, parliamoci chiaro: cosa vanno a raccontare? Che si sono spogliati nudi alla loro età e vi hanno toccate? Immaginate la reazione, qui in questo bel paese di merda!".
Convinte le ragazze, finalmente il sereno tornò a prevalere, e – per non essere di troppo clamore con eventuali visitatori del loro “privè” – le giovani si rimisero i loro perizomi, restando in topless, mentre il loro maschio decise di lasciare che i suoi attributi restassero esposti orgogliosamente in tutta la loro semplice bellezza.
Intanto, le motrici macinavano chilometri su chilometri, "cullando" con il loro rollio quell'umanità così atipica…
Trascorsero la mattinata a rifocillarsi di ogni ben di dio che si erano procurati in stazione, e ad ascoltare la musica del gruppo che presto avrebbero visto dal vivo...

Poi, però, cambiò tutto...
Nel pomeriggio, infatti, si aprì per l’ennesima volta la porta dello scompartimento ed entrarono – senza neanche chiedere il permesso – un uomo e una donna di colore...
Erano due venditori ambulanti, africani e originari del Maghreb, su quel treno per trattare il loro misero commercio di minutaglie con il quale si guadagnavano il loro pane quotidiano.
Indossavano entrambi una djellaba, la tunica tradizionale lunga fino ai piedi e che era simbolo di fedeltà.
Quella di lei era blu cobalto, ricamata in oro, e chiusa sul davanti da una lunghissima serie di bottoni per tutta la sua lunghezza, mentre quella del suo compagno era color amaranto e chiusa ugualmente da bottoni ma che gli arrivavano solo fino in vita.
Lì per lì, non fecero troppo caso al genere degli occupanti, e dopo aver introdotto i loro sacchi di plastica stracolmi, si richiusero la porta alle spalle e lui allestì una sorta di precario bancarella.

Pietro, Gessica, Silvia e Alessia rimasero letteralmente affascinanti dai loro tratti che non avevano nulla di sgradevole come a volte capita con gente di quella razza.
Lei, si chiamava Latifa ed era uno spettacolo: pelle lucida color ebano, occhi neri profondi, capelli corti e ricci, labbra rosso sangue e... in avanzato stato di gravidanza...
Anche lui – Kamal – era fantastico, bello come un bronzo di Riace, fisico asciutto, occhi scuri, pelato e alto 1,70 per 80 kg…

Ma improvvisamente lo sguardo di lui cambiò, e si fece decisamente duro: vedere Pietro con i suoi 25 cm di "materia prima" che non faceva nulla per nascondere, e Gessica "rivestita" solo di un minuscolo perizoma e con le sue impressionanti tette lì a ostentare orgogliosamente tutto il loro valore, non dovette essere esattamente ciò che si era immaginato di trovare...
Disturbato ma soprattutto offeso dal fatto che la sua donna dovette assistere a quello “scandalo”, l'uomo alzò la voce e – guardandolo fisso – disse a Pietro:
- "Tu fare uomo! No cosa buona donna stare nuda davanti uomo no suo, e no cosa buona mia donna vedere altro uomo nudo!".
E senza aspettare la reazione di lui, si voltò violento verso Latifa e le comandò:
- "Fuori, fuori!!! Mia donna e madre mio figlio no dovere conoscere schifo di questo mondo...".
La fece subito andar fuori strattonandola malamente per un braccio e richiuse, ancora una volta, la porta.
Allora, i ragazzi, per tacitarlo e impietositi dallo stato della donna, cercarono di scusarsi:
- "Kamal, non volevamo offendere le vostre tradizioni o metterti in imbarazzo di fronte a tua moglie... Noi siamo abituati così...", esordì Pietro.
Gessica, però, puntualizzò:
- “Sia chiaro, io non mi rivesto, il mio corpo non ha nulla di scandaloso, anzi… Credo che qui più di qualcuno lo apprezza…”.
E facendo l’occhiolino a Pietro, maliziosamente chiese al nero:
- "Comunque, non dirmi che non hai mai giaciuto con una donna che non era Latifa...".

Non ci fu risposta, ma si notò palesemente sotto la tunica dell'africano uno strano gonfiore,che diceva tutto il suo compiacimento per quella situazione e per Gessica in particolare...
Kamal, tentò di far finta di niente, e cominciò a tirar fuori quegli oggetti di poco valore percui era lì. Si appassionò:
- "Guardare, Signorine, tutta roba bella per belle signorine...".
Ormai la sua indignazione si stava sciogliendo, e quell'uomo cercò di fare in modo che quelle "clienti" così strane comprassero il più possibile.
E infatti, alla fine, Gessica – che era una appassionata di bigiotteria – si ritrovò tra le mani una gran quantità di monili senza però avere il denaro necessario all'acquisto.
- "Mamma quanta roba... Sono davvero mortificata, ma come faccio? Non ho i tutti i soldi che mi chiedi...", gli disse scoraggiata.
Ma la ragazza non voleva rinunciare a quegli oggetti che le piacevano così tanto, e – dopo averci riflettuto su qualche istante – offrì all'ambulante una via d’uscita che il nero non avrebbe potuto rifiutare. Si era accorta, infatti, che da quando era entrato nello scompartimento non aveva mai smesso di guardarle le tette, e così – facendogli gli occhi dolci e avvicinandosi a lui in modo tale che le sue grosse mammelle andassero a finire a pochi centimetri dal suo viso –, gli propose:
- "Senti Kamal, parliamoci chiaro… Come ti ho appena detto, io non ho tutti i soldi che tu vorresti, ma pensavo che forse una soluzione ci sarebbe... Mi sono accorta, sai, che mi stai fissando queste meraviglie... Sono belle, vero? Facciamo cosi: ti faccio una spagnola da far resuscitare i morti... E Pietro che le ha assaggiate molte volte sa che quei miei lavoretti non hanno prezzo... Allora, che ne dici?".
La ragazza si azzittò, fissandolo negli occhi in attesa trepidante di una risposta, quando Kamal distolse inaspettatamente lo sguardo da lei e con l'indice della mano destra puntò deciso Alessia che nel frattempo si era nascosta nell’ombra per tenersi fuori da quegli squallidi mercanteggiamenti.
Poi, ammaliato da quella creatura, reagì:
- "Kamal lasciare a te tutto, ma in cambio volere signorina, scopare per tutta notte...".
A sentire quella richiesta, la giovane e timida fanciulla fece un ulteriore passo indietro e incredula negò fermamente la sua disponibilità:
- "Cosaaa? Ma ho sentito bene? Assolutamente non se ne parla! Tu sei tutto matto... Come, tua moglie non deve vedere un uomo nudo diverso da te, e tu vorresti che io mi concedessi a te che neanche conosco?".
Ma Gessica, che già vedeva la possibilità di cogliere "due piccioni con una fava" – e cioè, pagare indirettamente "in natura" i suoi acquisti e gustarsi lo spettacolo di quel maschio che si sarebbe fottuto la sua schizzinosa amica –, si voltò e lasciando – tramortito dall’eccitazione Kamal – andò dritta da lei urlandole anch’essa sbigottita sebbene per un’altra ragione:
- "Di', tu sei tutta matta! Ma lo hai visto bene? Sai quante puttanelle farebbero salti di gioia per andare con uno come lui? Pensi che io stessa non sia incazzata perché ha scelto te e non me? Dai, fallo per me, che poi non è mica tutto questo sacrificio!".
E l'altra:
- "Gessica, sii ragionevole, non è proprio il mio tipo, e poi io sono fidanzata, lo sapete! Che figura ci farei?".
Ad un certo punto, a pungolare Alessia si aggregò pure Silvia – che aveva seguito con attenzione la discussione tra le due –, e attaccò:
- "Che c'entra che sei fidanzata, mica te lo devi sposare? Ti devi far scopare, bella mia! E poi, una volta nella vita, chi non ha mai tradito?".
Infine, intervenne Pietro, che stava aspettando l’ultima parola delle ragazze insieme a Kamal:
- "Alessia, le tue amiche hanno ragione... Si tratta solo di una scopata... Neanche io e te ci conoscevamo fino a due giorni fa, eppure ieri lo abbiamo fatto, e il tuo fidanzato ti ha vista sotto una luce completamente diversa... Cosa c'è che ora non puoi farlo con Kamal? Gessica te lo ha chiesto come favore...".
Messa sotto pressione, la giovane abbassò gli occhi e si chiuse in un enigmatico mutismo, con il cuore che le batteva forte in petto, ma alla fine cedette: si sarebbe “immolata” per una manciata di perline!
Però, ci tenne a specificare:
- "E va bene, mi avrai… Però", disse rivolta a Kamal, "non credere che lo faccia per devozione alla superiorità del maschio... Qui le cose funzionano diversamente...".

Gessica, intanto, era furibonda per essere stata “scartata” e offesa così grossolanamente davanti a tutti...
Prese in disparte il suo scopamico e decise di giocare al gioco del magrebino. Gli disse:
- "Hai visto come mi ha trattata quel troglodita? Se vuoi che sia ancora tua, mi devi vendicare! Gliela devi far pagare cara! Nessuno sano di mente ha mai snobbato le mie tette...".
Sicuramente, Pietro non voleva perdere una troia di quel genere, e d'altra parte non voleva nemmeno rinunciare a dare ad Alessia l’opportunità di avere ciò che sicuramente non avrebbe più avuto in tutta la sua vita, certamente non con quella mezza checca del suo fidanzato.
Così, si inventò quello che sarebbe stato ricordato negli anni come il suo autentico capolavoro... E rilanciò:
- "Senti Kamal, a pensarci bene la tua merce non vale affatto il sacrificio che stiamo chiedendo alla mia amica... Ci vorrebbe che tu mettessi sul piatto qualcosa di tuo e di altrettanto pregiato... Per esempio... Sì, diciamo che tua moglie avrebbe le qualità giuste per...".
Il venditore ambulante impallidì, e si sentì come se stesse per perdere i sensi... La sua religione gli impediva di accettare una cosa del genere, e lui amava troppo la sua donna, gravida di 6 mesi; ma d'altro canto quel bocciolo così tenero e profumato che era Alessia stava lì pronto per essere colto...
Perciò, con grande sofferenza, disse all'uomo del gruppo:
- "Mia moglie non è in vendita! Mi dispiace...".
E cominciò a rimettere tutte le sue cose nelle grandi buste, quando Pietro lo prese per un braccio e gli fece un'ultima offerta che sapeva non avrebbe potuto rifiutare:
- "E se per avere tua moglie oltre alla sua fica ci aggiungo anche il suo culo? Pensaci bene, dai, li dietro è quasi vergine...".
Infatti, così fu: Kamal stava per aprire la bocca e rifiutare nuovamente quando si lasciò cadere le braccia verso terra e – con un sorriso abbagliante – balbettò:
- "E va bene... Io andare da Latifa… Aspettatemi…".

Uscì dallo scompartimento e raggiunse la sua compagna, con cui – dopo una breve ma concitata discussione – rientrò visibilmente accalorato.
Ora, la coppia di colore si teneva nervosamente per mano, e guardò i loro interlocutori con inquietudine. Poi, Kamal prese la parola e felice come un bambino disse:
- "Si può fare... Latifa dice che se piace me allora piace anche lei...".
Si guardarono anche sorridendosi, forse perché si erano tolti un grosso peso; e infine lui prese una mano di Pietro, la unì con quella di Latifa, e annunciò solennemente:
- "Donna, tu sai come fare felice uomo... Vai... Hai la mia benedizione...".

I due si stesero da un lato dello scompartimento, mentre Kamal – dopo aver preso per mano Alessia e pronunciata la stessa “consacrazione” – prese posto dal lato opposto...
Restavano Silvia e Gessica, le quali ben presto si sentirono di troppo in quell'ambiente che cominciava ad essere permeato di un forte odore di sesso.
Gessica, allora, in un lampo, prese la decisione: si rivestì insieme all'amica e stizzita se la portò via con sé...

Ora, le due coppie erano sole e potevano cominciare a esplorarsi...
Il nostro atleta prese Latifa tra le sue braccia e cominciò a baciarla. Contro ogni sua aspettativa, lei rispose subito positivamente a quella sollecitazione, senza alcuna indecisione, e allora Pietro si spinse un pò oltre... Bocca a bocca, con le lingue che si cercavano, le strinse i fianchi da sopra la veste sentendo che erano davvero notevoli.
La donna sembrò manifestare un’eccitazione crescente, ebbe un lunghissimo fremito, tanto che lui pensò tra di sé:
- "Chissà da quanto non scopa...".
Poi, azzardò un complimento:
- "Latifa, sei terribilmente sexy... È dal momento che ti ho vista che ti ho desiderata... Ed eccoci qua...".
Lei era molto timida, ma continuava a intrecciare la sua lingua con quella del maschio che gli era stato affidato con grande smania, facendogli gustare per lunghissimi istanti la sua saliva calda e coinvolgente.
Dopo un pò, però, Pietro cominciò a spazientirsi, e così decise che era arrivato il momento di scoprire cosa ci fosse sotto la veste di lei che ne celava le forme. La fece alzare e iniziò a slacciare bottone dopo bottone, a partire dal collo – lungo e affusolato –, con le mani che gli tremavano, e quando giunse all'altezza del ventre percepì qualcosa di strano...
Continuò ancora per qualche altro bottone, e... Sorpresa! Latifa era incinta!
Ora capiva il perché di tanta resistenza da parte del suo uomo, ma anche di tanta luminosa bellezza!
Ad ogni modo, lei non volle che il suo stato interrompesse quel meraviglioso idillio. Con una dolcezza sconfinata, gli disse:
- "Non essere intimorito, è una cosa naturale... Da sempre qui dentro sta racchiuso l'insondabile mistero della vita...".
Così, lui riprese il “lavoro” con i bottoni, fino a giungere ai piedi di quella incantevole creatura.
La guardò dal basso verso l'alto, e quindi si rialzò... Lentamente, le fece scendere la veste ormai priva di qualsivoglia legame, scoprì dei fianchi spaziali, e infine esclamò:
- "Se tutte le femmine africane fossero come te, sarebbe un bel problema... Non saprei da dove cominciare!".
Le baciò le grosse tette – una quarta abbondante, che metteva in evidenza grossi capezzoli prorompenti – che si andavano riempiendo di latte, e succhiò i capezzoli smisurati e appuntiti che sapevano di sudore. Ma tutto era così buono!
Faceva molto caldo e, dalle ascelle colava anche qualche goccia della medesima secrezione.
Pietro, le strinse delicatamente quelle mammelle e lei gli sorrise:
- "Tranquillo, non mi fai male... Anzi, è bellissimo! Anche quelle della tua amica sono molto belle... Mi spiace che si sia offesa a causa del mio uomo...".
Lui scese ancora, ma anziché fermarsi sui fianchi come faceva sempre, stavolta la sua attenzione fu letteralmente calamitata dal "pancione". Era davvero grosso, duro che sembrava un tamburo, e – dato il periodo avanzato di gestazione – marcatamente sceso verso il basso.
- "Non ho mai scopato una donna incinta", le confessò beatamente mandando al diavolo la sua pretesa fama di macho...
Ancora una volta, fu la donna a risolvere tutto:
- "Guarda che sono come prima che accadesse, e io non vedo l'ora di riceverti... Anche per me è la prima volta: non l'ho mai fatto con l'uomo bianco...".
E scoppiò a ridere...
Non ci fu bisogno di lubrificarla più di tanto con lunghi preliminari; la sua patata, infatti, perfettamente rasata – e la cui "strada" era stata ampiamente allargata da Kamal – era già zuppa come il giovane non ne aveva mai viste.
Sperando di non provocarle delle anomale contrazioni, la fece sdraiare di nuovo e prese a disserrare le grandi labbra di una passera scura e poi le piccole labbra che erano di un piacevole rosa... Rimase a guardarla per imprimere per sempre nella sua mente quello spettacolo, si chinò, e fu impossibile per lui desistere dal dare una prima leccata...
Un brivido, e Latifa gli fece capire che doveva osare di più.
Ma mentre Pietro fece per posizionare il suo membro all'imbocco di quel Paradiso, la donna lo prese per l'asta turgida e lo sbattè di schiena sul sedile...
Era incredibile che quella donna potesse avere tanta forza da vincere un uomo; ma gli disse:
- "Così la pancia crea meno problemi, e poi io amo stare sopra!".
Quell'ammissione così intima fece di Latifa, ai suoi occhi, una troia come le altre tre sue amiche, così da dargli modo di parlare con lei più liberamente:
- "Lascia che ti dica che sei una vera femmina da letto... Se non fossi già gravida, ti feconderei io... Lo meriti davvero!".
Pietro aveva inalberato da un pezzo, e lei non perse tempo: infilò quel cazzo – che faceva concorrenza a quello del suo ragazzo senza peraltro sfigurare – dentro di sé, e cominciò a cavalcarlo senza dargli tregua, decidendo lei tempi e ritmo.
L’uomo bianco cercò in tutti i modi di calmare l’entusiasmo della femmina, anche perchè – nella foga – aveva paura di indurre involontariamente un parto prematuro...
Ma Latifa non se ne diede pena... Godeva a ripetizione e gridava come se stesse partecipando a una di quelle danze tipiche delle tribù delle loro parti:
- "Aaaah... hhmmmmm... Iiihhhh... Siiiiiiiii!".
Intanto, giocava con i testicoli, gonfi e impiastrati dei suoi succhi vaginali che sgorgavano a dirotto...
Pietro cercò di resistere il più possibile, e quando non ce la fece più la pregò, con voce sofferente di piacere:
- "Latifa, levati per dio! Sto per venire!".
Ma lei, strinse i muscoli pelvici fino quasi a stritolargli il cazzo e ridacchiò:
- "Bello mio, non pensare che il divertimento doveva essere solo tuo... Perciò, adesso voglio che mi lasci un tuo ricordo...".
Ci vollero pochi secondi, e un profluvio di sborra andò a colpire con il suo getto l'utero della gestante.

La nera era ancora su di giri come non le capitava da anni… E non dipendeva dalla gravidanza…
Era sempre sorridente… Si avvicinò alle sue labbra per baciarlo di nuovo, ma non lo fece. Piuttosto, gli poggiò la mano sul cazzo e gli sussurrò con un’espressione da vera troia:
- “Mmmhhh… È ancora bello duro... Bene… Adesso, voglio assaggiarti dove voi maschietti volete sempre entrare… e non è la fica!”.
Gli diede le spalle, sistemandosi alla pecorina, e per la prima volta Pietro si accorse che anche il suo maestoso culo – lì davanti ai suoi occhi – era davvero degno di nota e ben proporzionato.
Il cazzo gli era diventato talmente rigido che iniziava a fargli male, perciò decise di iniziare ad “onorare” quell’altro pertugio…
Si sollevò e si mise in ginocchio proprio davanti a quello spettacolo, poi posò le mani sulle sue chiappone e vi avvicinò il viso.
Annusò intensamente il profumo intenso tipico della donna di colore, baciò più e più volte il suo buchetto, e infine principiò a leccarle l’ano…
Con la lingua forzò lo sfintere, riuscendo anche a farlo schiudere quanto bastava per infilarsi un pò più a fondo.
Lubrificò bene con la saliva il tutto, mentre Latifa cominciava ad emettere dei gemiti sempre più continui e intensi.
Fatto ciò, Pietro con la sua esperienza si dedicò a solleticargli il buchetto con l'indice, infilandolo in profondità.
Lo fece scivolare su e giù più volte, poi usò due dita: le spinse dentro con attenzione e con lo stesso procedimento di prima, rovistandovi per un bel pò.
Ne aggiunse un’altro, e cosi le dita diventarono tre. Il suo sfintere si allargava sempre di più, e lei cominciò ad sentire un pò di dolore. Premuroso nei confronti di quella donna che gli stava offrendo tutto ciò che era, le chiese:
- “Come va? Ti fa molto male?”.
E lei, dissimulando in parte:
- “Va bene… Sento un leggero dolore… ma è molto eccitante …”. Inaspettatamente, poi lo spronò a fare ciò percui erano lì:
- “Dai, ora prova a mettere dentro quel mascalzone!”.
Allora il ragazzo si sistemò con i piedi vicino ai suoi e si chinò quel tanto che serviva per indirizzare la cappella verso il foro, mentre la donna posò la testa sul sedile e porto le mani sulle sue natiche, per allargarle per bene, mettere in mostra il buco e favorire la penetrazione.
Finalmente! Pietro puntò dritto poggiando la cappella sullo sfintere, e cominciò a spingere lentamente.
In quel frangente, avvertì un leggera resistenza, ma insistette lo stesso, e il buco cominciò ad allargarsi facendo posto a quella sorta di ariete.
Aspettò qualche istante e riprese a spingere… il buco si allargò ancora, e il glande scivolò dentro tutta quanto. Latifa aveva una soglia del dolore molto alta, ma a un certo punto le uscì un grido soffocato:
- “Aaaahhhh… Oooohhh… Fai piano… mamma mia quanto e grosso pure il tuo… Mi sento tutta piena…”.
La gravidanza della donna mise in apprensione Pietro, il quale le domandò:
- “Vuoi che mi fermi?”.
Ma lei:
- “No! Continua… Fai piano ma continua… E’ fantastico… anche se fa un pò male… Abbiamo iniziato, ora proviamo ad andare fino in fondo…”.
Allora Pietro decise di levarglielo da dentro e di ripartire da capo. Sistemo' di nuovo il cazzo sullo sfintere e riaffondò la capocchia, e questa volta la resistenza fu quasi trascurabile.
Era uno spettacolo vedere quel meraviglioso buco allargarsi e risucchiare dentro di sé la cappella e parte dell'asta…
L’uomo sentì il calore e la pressione delle pareti anali trasmettergli sensazioni mai provate prima. Chiese ancora alla donna di colore:
- “Come và?”.
E lei gli rispose:
- “Va benissimo! Il mio buco si è allargato più facilmente di quanto succede con Kamal… E’ una sensazione unica… un misto di piacere che non ti so spiegare… Dai, vai avanti, spingimelo tutto dentro… Voglio sentirlo tutto…”.
Pietro non era certo un uomo che si faceva pregare quando si trattava di scopare: affondò il cazzo fino a sbattere le palle sulle grandi labbra e sul clitoride, e Latifa andò in estasi...

Di sicuro era già venuta molte volte quando lui prese a stantuffarla con un ritmo lento, esasperante. Non voleva assolutamente farle troppo male e non voleva nemmeno correre il rischio di venire subito lui.
Ogni tanto si fermava per prolungare il più possibile quel momento divino. Lo estraeva piano piano, osservava il buco dilatato, e poi glielo poggiava ancora sul rosone; spingeva lentamente, e lo osservava mentre il suo cazzo veniva letteralmente "ingoiato" dentro l'intestino.
Ripetè diverse volte quell'operazione, tanto che poi cominciò a rendersi conto che non sarebbe resistito ancora per molto.
Un immenso piacere, infatti, si diffuse in tutto il suo corpo e la sua mente, e infine Pietro riversò dentro il culo di quella insaziabile puttanella un’infinita quantità di sborra.
Restarono per un pò così, con il cazzo dentro il culo e lo sfintere che si stringeva e si rilassava ritmicamente, finché il cazzo, mezzo moscio, venne spinto fuori.

Esausto, si lasciò cadere, proprio nel momento in cui Latifa si voltava a guardarlo:
- "Sai, hai un cazzo veramente fantastico", gli disse soddisfatta. E prima di rivestirsi gli diede un tenero bacio sulla punta della cappella...

Nel mentre che Latifa e Pietro se la spassavano, anche Kamal e Alessia non furono da meno...
Il venditore ambulante mise subito le cose in chiaro con la ragazzina:
- "Ascoltami bene, troietta… Tu sei qui per pagare un debito... Non me ne andrò a mani vuote, anche perché il vostro uomo ha voluto la mia donna... Pagherai per tutti e due...".
Alessia era sgomenta, e si sentì trattata come una vergine da sacrificare dinanzi al gran sacerdote quando – senza alcun preavviso – il nero si sollevò la tunica dai piedi verso la testa.
Con sorpresa della ragazza, sotto era completamente nudo...
Il suo quasi esagerato senso del pudore la frenava, ma – dopo un primo momento di esitazione – la giovane si lasciò un pò andare, e cominciò a vedere quello che sarebbe potuto essere il lato positivo della cosa.
Kamal, era veramente uno splendido esemplare di maschio, bello come un bronzo di Riace, fisico asciutto e nero come la notte, pelato e alto 1,70 per 80 kg, con una tartaruga sull'addome perfettamente modellata e occhi scuri...
Ma soprattutto – ed era quello che la donna notò più di ogni altra cosa – 23 centimetri di cazzo, molto largo, circonciso e nodoso.
Il suo fidanzato non resse il confronto, tanto che tra le gambe cominciò a sentire un particolare senso di bagnato... Alessia si stava eccitando!

La ragazza indossava un completino leggero, composto di una gonnellina a fiori che le arrivava poco sopra l'ombelico e un corpetto a girocollo che le lasciava scoperto un poco di pancia.
Kamal, che era un uomo dai modi spicci, si accinse subito a prendersi la "paga": con una mano sfiorò la cute candida del braccio di lei risalendo su fino ad "inciampare" da sopra il tessuto contro un capezzolo già turgido dall'eccitazione, mentre l'altra si insinuò rapidamente sotto la gonna...
La guardò negli occhi e le disse, con disprezzo:
- "Siete tutte puttane voi donne bianche...".
Aveva constatato, infatti, che la ragazza non portava biancheria intima, e la sua mano era entrata – come lama infuocata nel burro – dritta nella vulva fradicia di umori. Percui, alterato, le abbaiò in faccia:
- "Adesso vediamo fino a che punto sei troia!".
E con un raptus violento la denudò in un baleno…
Alessia – nonostante tutto – era in uno stupefacente stato di grazia. I capelli, di un nero intenso, contrastavano con la sua carnagione chiarissima che aggiungeva sensualità a un fisico da modella, sottile come un grissino ma non anoressica.
L’uomo, infatti, restò incantato dalla sua splendida seconda misura di seno, coronata da dei bellissimi capezzoli chiari. Per non parlare dell’ombelico a bottoncino chiuso, del sederino tondo tondo e sodo, e infine della dolcissma passerina decorata con appena un accenno di peluria…
Sempre più spaventata, la giovane rispose anch'essa con un grido isterico, e allora Kamal la schiaffeggiò e con uno spintone la fece sprofondare sul sedile dello scompartimento.

Non capiva, Alessia, il motivo di tanta cattiveria, e chiuse gli occhi come per una sorta di auto-protezione...
Insieme al cuoio freddo del rivestimento, la giovane sentì le dita dell'uomo entrare nella sua bocca, per "prepararla", e poi d’improvviso essere sostituite dal suo membro "arrabbiato" che cominciò a scuoterla come una foglia; la prese, la invase riempiendole la gola, e le diede la sensazione come se quel membro dovesse giungerle fino allo stomaco.
Non voleva vedere quel bruto, e continuò a tenere gli occhi chiusi. Poté, però, percepire la sua eccitazione da come si muoveva dentro di lei...
Ad un certo punto, colta da un senso di “pazzia” e di piacere esclusivo, Alessia cercò di urlarlo al mondo intero, benché avesse la bocca piena:
- "Idiota, voglio godere anch'iooooo!", disse come se fosse silenziata da quell’occupante che la riempiva.
Kamal, allora, si fermò, più crudele che mai, e quando riprese a pomparla le scaricò dentro la bocca il suo liquido bianco perla.
Sempre più terrorizzata, la ragazza, quando quel demonio nero si tirò indietro scoppiò in un pianto disperato, sperando con ciò di attirare l'attenzione di Pietro e di farlo accorrere in suo aiuto:
- "Ti prego, digli qualcosa... Questo mi ammazza!".
Ma anche lui era impegnato con la "sua" troia del momento, e potè solo dirle:
- "Stai zitta... Pensa a godere! Ora sei il suo ostaggio e devi soddisfarlo come ti chiede...".
Alessia era disgustata dallo sperma di quel bastardo, il quale ben presto si riavvicinò a lei. La accarezzò, le asciugò le lacrime con le sue ruvide manone, e le sue labbra si chiusero sui capezzoli della ragazza per assaporarli come delle gustose ciliegine.
Poi, la lingua riprese a giocare come un serpente su quel corpo di ragazzina, si insinuò tra le cosce procurando un piacere solitario e brutale esclusivamente a Kamal.
Le sue dita raggiunsero ingorde le graziose chiappette di lei, aprendole leggermente, e con un dito si incunearono nel minuscolo cerchietto dello sfintere.
Annientata dall'eccitazione, Alessia “detonò” in un orgasmo quasi animalesco, incontrollato, finendo a sbattere la testa a destra e a sinistra contro le pareti del locale.
Superato questo momento così critico, la giovane accennò ad aprire appena le palpebre, giusto in tempo per vedere l'uccello di Kamal sparire fra le sue cosce.
Il maschio ansimava, con il cazzo che scivolò agilmente dentro quella carne tenera: ad ogni colpo, la fica si faceva sempre più gonfia e infiammata, le labbra si allargavano, mentre lui la scopava, e gli occhi di lei erano fissi su quel viso che si era trasfigurato ed era divenuto irriconoscibile.
Questa tortura continuò per un tempo indefinibile; ogni volta che affondava nelle sue viscere, l’ambulante la sfiancava, la avvicinava all’orgasmo, per poi fermarsi crudelmente ed uscire fuori...
Poi, affondò nuovamente il suo membro, ma stavolta lei sentì l’uccello che si spinse a voler varcare l’anello stretto, deciso a farsi strada fino in fondo.
Invano l'ingenua fanciulla tentò di muoversi, di divincolarsi... Con un colpo deciso di reni Kamal la ficcò bruscamente rimanendo dentro il suo corpo che bruciava di dolore da toglierle il fiato.
Il cazzo iniziò a muoversi provocando una sensazione per lei insostenibile; dolore, bruciore e paura travolsero Alessia con lui al culmine dell’eccitazione…
Lo fissò, e capì che era deciso ad arrivare davvero fino in fondo a quel canale per lasciare anche lì la sua “impronta”.
Kamal si muoveva a un ritmo barbaro, quasi disumano, in un crescendo di desiderio e di potenza, quando improvvisamente il dolore si mutò in benessere e i movimenti dei due corpi si fusero in un’unica danza primordiale, per esplodere repentinamente, nelle viscere della donna.

Kamal si abbandonò esanime con la faccia sprofondata sulla pancia di Alessia, mentre lei chiuse gli occhi definitivamente a quel lunghissimo e terribile sacrificio…

5. Terzo giorno: le "controllore".

La strada per raggiungere la capitale del divertimento era ancora lunga, e i ragazzi cominciavano ad essere stanchi, come se avessero percorso a piedi tutti quei chilometri…
La spensieratezza di quel nuovo giorno – accompagnata dal fischio del treno che stava giungendo in una nuova stazione – fu questa volta accolta per primo da Pietro, la cui verga era dolorosamente e inesorabilmente in alzabandiera.
Immaginando di essere in una cuccetta tutta per lui, ancora ad occhi chiusi esclamò:
- “Ohiohiohi, ma sarò normale? Tu caro mio sei proprio insaziabile, per fortuna che le troie non mancano”, come in un dialogo con il suo “amico di mille battaglie”.
Quelle parole, ridestarono anche Alessia la “ragazzina” che ormai non era più così ingenua come quando era salita su quel convoglio ferroviario.
Guardò Pietro e – memore che anche lui era un appassionato di cose giapponesi – gli disse ammiccante:
- “Ma che bella Katana! Mi sa che non è poi così ornamentale come quella che ho a casa…”.
Avviata sulla “cattiva strada” dalle altre ragazze, aveva ormai assunto un linguaggio sboccato anche lei, seppure con un tocco di eleganza, e si fece catturare lo sguardo dall’oggetto del desiderio di Pietro.
Gessica e Silvia, intanto, erano ancora assopite, sdraiate in un tenero e sensuale sessantanove quando – a sorpresa – si spalancò la porta scorrevole dello scompartimento e sulla soglia si affacciarono i controllori; o meglio… le "controllore"!
E sì, perché quella figura che solitamente era ricoperta da uomini, su quel treno era stata inaspettatamente affidata a due donne…

Geneviève e Morgane, così si chiamavano, erano due femmine che più diverse tra loro non avrebbero potuto essere.
Infatti, se da una parte Geneviève – 60 anni, minuta e alta poco più di 1 metro e 55 centimetri per 68 kg, capelli biondo cenere a caschetto, occhi con taglio quasi orientale e fianchi e vita abbondanti – aveva un temperamento forte e quasi "aggressivo", dall'altro Morgane – 45 anni, dieci centimetri in più in altezza della “collega”, occhi azzurro cielo e una coda di cavallo di capelli castani, vita stretta e fianchi anch'essa molto pronunciati – era la sua succube e si lasciava condurre in avventure che da sola non avrebbe mai avuto il coraggio di affrontare...
Le due si erano conosciute per motivi di lavoro, e da allora avevano sempre fatto coppia fissa, anche nella vita privata.

Facendo servizio fin dalla partenza a bordo di quel convoglio, alle due era giunta voce di ciò che avveniva di “strano” in quello scompartimento, e soprattutto dell'avvenenza di Gessica.
Era stata Morgane, la sera precedente – in un momento di relax – a prendere da parte la compagna e a confidarle, tutta accaldata:
- "Mon amour, ho una notizia stupenda... Due stranieri poco fa parlavano tra di loro di una ragazza meravigliosa, fisicamente perfetta, con due tette enormi... Ma la cosa più fantastica e che ci deve interessare è che gli piace anche giocare con le femmine!".
Da quel momento, Geneviève e Morgane cominciarono ad elaborare il loro piano d'attacco, e la mattina seguente si presentarono di buon'ora per assolvere alle loro mansioni professionali...

Come era loro solito, pronunciarono – con quel tono cantilenante tipico del mestiere – una sola parola:
- "Bigliettiiiiii...".
E subito dopo mostrarono sui loro volti un finto stupore, che le portò ad esclamare, disgustate:
- "Signori, rivestitevi immediatamente o chiamiamo la Polizia Ferroviaria... Intanto mostrateci i titoli di viaggio...".
Prontamente, i giovani esibirono i loro biglietti come se nulla fosse, senza però dare il minimo cenno di voler reindossare i loro abiti, e le "controllore" dovettero verificare che era tutto regolare.
Geneviève e Morgane, però, non si diedero per vinte, e – volendo approfittare della situazione alquanto imbarazzante – chiusero la porta dietro di sé. Poi, si rivolsero di nuovo – senza pudore – al gruppo degenere.
Fu Geneviève a parlare:
- "Ascoltate bene... È la nostra parola contro la vostra... ma la nostra vale molto di più… E se diciamo che i vostri biglietti non sono regolari, alla prossima stazione verrete sbarcati tutti quanti... Però, ci sarebbe una soluzione…”.
E la sciò la questione in sospeso per qualche istante.
Quindi, riprese:
- “Certo che se la ragazza fosse così CARINA da concedersi a me e alla mia amica...".
Lo disse indicando Gessica con le pupille dilatate dal grande struggimento e con un tono che non ammetteva rifiuti...
A quel punto, tutti gli sguardi erano puntati sulla povera Gessica…. La ragazza era sì una troia senza vergogna, ma non aveva mai avuto rapporti saffici, e scattò in piedi come una molla:
- "Voi siete fuori di testa, ve lo dico io... Io mi sono scopata i più bei cazzo del mondo, cazzi che voi nemmeno immaginate, e uno ce lo avete qui davanti, ma cosa vi fa pensare che sia disposta a una schifezza del genere? Nemmeno morta!".
Ma Silvia, come sempre al fianco dell'amica, le sussurrò piagnucolosa:
- "Gessy, ti prego... Così salta tutto... Pensa al concerto!, ci manca così poco... In fondo, sarebbe un'esperienza diversa dal solito... Guardale, mica ti faranno del male... E poi ci siamo noi...".

Senza aspettare la conclusione di quello strano dibattimento, la più giovane delle due donne omosessuali si avvicinò a Gessica, le diede un morbido bacio sulle labbra, e la guardò con uno sguardo lascivo tanto che la donna del personal trainer si sentì imbarazzata – lei che era una sfacciata senza limiti – ma anche un pò divertita…
Con un sorrisino beffardo, avvertì chiaramente che quel frangente stava mandando fuori giri la “controllora”, che – liberatasi della gonna della divisa – palesò che il tanga che indossava iniziava a inzupparsi di umori...
Le loro lingue si incrociarono, e le mani di Morgane corsero lungo il corpo della sua “preda” tanto agognata.
Nel fare questo, però, di tanto in tanto lanciava sguardi tranquillizzanti verso la sua collega più matura, come a dire:
- "Lo so, non temere, ricordo bene quali sono gli accordi... Te la sto soltanto scaldando".
Ma all'improvviso Gessica passò da una situazione di pura passività a prendere lei l'iniziativa... Abbassò – quasi glieli strappò di dosso – gli slip fradici della sua compagna di giochi, annusandoli, le aprì interamente la camicia, e lasciò che schizzassero fuori i suoi seni pieni e duri.
Oramai, Morgane era oscenamente nuda dinanzi a tutti i ragazzi, e la troia prese a strizzarle i capezzoli con determinazione… Li strinse tra pollice e indice della mano destra e li mollò più volte, per poi correre giù a penetrarle la fica – perfettamente rasata – con ben due dita.
La giovane dipendente delle ferrovie sgocciolava dei suoi succhi, i quali facilitarono l’azione delle mani di Gessica che le straziavano le grandi e le piccole labbra.
Finalmente, la troia raggiunse anche il clitoride, lo fece uscir fuori dal cappuccio… e quella cosa fu l'estasi assoluta per Morgane.
La quale, aveva un bisogno incredibile di godere, e accompagnò le dita della partner a sfiorarlo con dei piccoli ma decisi movimenti rotatori, lo strinse, fintanto che l’orgasmo non si manifestò con una potenza inaudita...
La francesina era spossata e incredula, ma anche Gessica non avrebbe mai pensato di eccitarsi così tanto nel portare un'altra donna alle vette più alte del piacere.

Assistendo a quello spettacolo, Geneviève non credette ai suoi occhi, e fu anche lei – senza nemmeno toccarsi – sull’orlo del godimento. Le venne spontaneo esclamare nella loro madrelingua:
- “Mon amour, mon grand amour, je ne savais pas que tu étais si doué pour gicler!”.

La situazione era assai stimolante… Gessica stava ancora inginocchiata davanti alla ragazza, con il viso completamente irrorato di uno strato sottile e trasparente del liquido che l’aveva così bene onorata per il suo “lavoro”, quando Geneviève la prese alla sprovvista, e per un polso se la trascinò sui sedili di pelle.
La sbattè supina, mentre lei se ne rimase in piedi a braccia conserte, ammirandola dall’alto in basso, come se volesse nutrire i suoi occhi con la vista di quel fisico così emozionante.
Improvvisamente, però, la donna matura si chinò davanti a Gessica, le divaricò le gambe quasi con “cattiveria”, e le guardò fissa la sua patata.
Disse, senza distogliere lo sguardo da quella fessa:
- "Sei proprio bella... Devo ringraziare la mia amica per avermi portato quella notizia... Sai, farlo sul posto di lavoro ci fa rischiare il licenziamento, ma ormai siamo in gioco...".
A quelle parole, Gessica rimase basita, e con il cuore in gola replicò:
- "Di che notizia parli?".
Così la controllora scoprì le carte:
- "Pensi davvero che siamo capitate qui per caso? Sul treno non si parla altro che di voi, ricordi quella coppia che l'altra sera...".
E lasciò cadere così il discorso...

Ma il desiderio di farsela da parte di Geneviève aleggiava forte nell’aria… Con delicatezza, prese a tastarle il monte di venere, per valutarne la bellezza, e "amarla" come mai Gessica avrebbe immaginato potesse amarla un’altra femmina.
Poi, finalmente ruppe gli indugi e la baciò, e la donna di Pietro si rese conto che era dal momento in cui aveva messo piede nello scompartimento che lei desiderava facesse quel passo, e non fece nulla per tirarsi indietro... anzi.
Le mani di Geneviève non persero tempo ad agire, e la troia sentì quanto forte fosse il desiderio di quell’altra di dedicarsi completamente a lei prima che lei facesse lo stesso.
Gessica desiderava troppo toccare il seno di Geneviève, capirne la grandezza e sentire la sua pelle sotto le sue mani.
Ma le mani della “capo controllora” si avventarono sul suo corpo, e in particolare sui suoi capezzoli ritti e pronti per essere "mangiati", seviziati e succhiati con una delicatezza che mai nessun uomo le aveva dimostrato.
Era come un’altra "prima volta" che si stava prendendo la sua "verginità di genere", e l’eccitazione di Gessica era schizzata alle stelle...
Il pensiero che qualcuno potesse bussare, entrare – come avevano fatto il giorno prima i due neri o gli attempati stranieri il giorno ancora precedente – e accorgersi di quello che stava succedendo in quello scompartimento, la stava mandando su di giri e aumentò a dismisura la sua eccitazione.
Gessica, quella mattina, stava cambiando, ed era decisa a farsi coinvolgere fino in fondo.
Perciò, disse a Geneviève, quasi supplicandola davanti a Pietro e a tutte le sue amiche esterrefatte:
- “Ti prego, fammi godere come le tue mani mi stanno promettendo di saper fare!”.
La donna matura le sorrise e non se lo fece ripetere due volte. Si affrettò a tranquillizzarla:
- "Vedrai e proverai cose che quel cazzone non potrà darti mai, nemmeno mettendoci tutto il suo impegno... Una donna è speciale!".
Si inginocchiò nuovamente tra le sue cosce, portò le sue mani sul sedere della ragazza, e tirò avanti il bacino fino a metterlo alla portata della sua lingua.
La penetrò subito, e quando Gessica sentì invadere il suo ventre si lasciò andare a un gemito:
- “Dio quanto sei brava… Ho i crampi nella pancia, ma tu non ti preoccupare e vai avanti”.
La lingua di Geneviève era umida, rugosa, ma non era violenta... Non voleva arrivare subito “al dunque”, voleva far godere quella cagnetta con calma e con esasperante lentezza.
Correva impazzita lungo le grandi labbra, poco pelose; si fermò un poco più a lungo sulle piccole, con colpi decisi e ripetuti, stando ben attenta a non toccare minimamente il clitoride, sebbene Gessica lo desiderasse da impazzire, e le ripeteva:
- “Succhia, lecca, mordi... Sì, così, brava...”.
Ma la francese le rispose, con arguzia e impertinenza:
- “Hai fretta? Non immagini nemmeno dove ti porterò... Basta che tu mi lasci fare!”.
E più lei le stimolava i punti più delicati, più Gessica desiderava che la donna non smettesse mai…
Ma a un certo punto la lingua arrivò - precisa come un avvoltoio - sul bottoncino rosato che ormai era diventato grosso come un seme di ciliegia, e la troia gemette per l'ennesima volta:
- “Mio Dio, sto impazzendo… È bellissimo... Ci siamo quasi…”.
Intanto le mani di Geneviève erano ben salde sul culo di Gessica, e tutto d'un tratto lentamente raggiunsero lo sfintere, facendole inarcare la schiena e facendola sentire una “femmina da letto”.
Lo titillava con un dito, e una fitta le raggiunse il cervello... Si stava mostrando a tutti per quello che era, una vera puttana, ma non le importò di dare quello spettacolo così “immorale” davanti a tutti, era così eccitata che il suo godimento personale era la cosa più importante.
Imperterrita, Geneviève continuava a massacrarle il clitoride che era sul punto di collassare, e Gessica stillava umori luccicanti e saporiti, che la vecchia lesbica leccava subito via affinchè niente si perdesse.
Quando infine un dito penetrò in profondità dentro l'ano culo e la lingua prese possesso stabilmente del clitoride, la giovane perse irrimediabilmente il controllo di sé e venne violentemente, con un orgasmo che accompagnò con un gutturale strillo inumano…

Ci volle qualche minuto affinché Gessica tornasse alla realtà. Si guardò intorno come se non riconoscesse i presenti, ma non appena il suo sguardo andò a fissarsi in quello di Geneviève Gessica le volle far vedere di che pasta era fatta.

Così, senza che l'altra potesse reagire, in un guizzo la prese e le tirò via in un solo colpo la gonna e gli slip.
In realtà, era poco più di un filo interdentale... Si disse, tra se e se, la ragazza:
- "Hai capito che porca la nonna! Ora ti faccio vedere io, e speriamo solo che non mi schiatta d'infarto...".
Gessica volle fare molto di più di quanto aveva ricevuto; più che una penetrazione, si trattò di un vero e proprio fisting vaginale, e la giovane rimase sbalordita quando si avvide che anche Geneviève era letteralmente in un bagno di umori...
Era la prima volta che le sue mani entravano nel profondo del corpo di una donna, e ne ricavò una sensazione come di dominio assoluto.
Sentiva Geneviève muoversi le budella sotto le sue sollecitazioni, e lei che la spronava:
- "Continua... Mi piace come mi stai scopando... Mi fai sentire bene...".
Allora Gessica, incoraggiata da quelle parole, osò quello che Geneviève non si era azzardata di osare con lei: con la mano ben piantata dentro la sacca vaginale, strinse il pugno e cominciò a ruotare il polso.
Geneviève ne rimase sorpresa, ma le disse:
- "Che bella sorpresa, per una novellina... Hai già una manualità incredibile... Dai, se solo volessi...".
Ma Gessica preferiva il cazzo... Ad ogni modo, prese a entrare e uscire da dentro, spalancando ogni volta all'inverosimile le sue labbra e provocando alla donna una infinità di scariche di adrenalina...
Ogni particolare, ogni dettaglio era sotto i suoi occhi, e all’improvviso – con un'altra manovra –, tenendo divaricate allo spasimo sia le grandi che le piccole labbra, spostò indietro il cappuccio e si gettò a capofitto, con "fame", sul suo fiorellino.
- "Eccolo il tuo cazzetto, è davvero grosso!", esclamò soddisfatta.
Ora voleva farla venire come aveva fatto lei, ma l'inesperienza la portò ad accelerare i tempi,e Geneviève venne quasi subito, con un orgasmo che sembrò un terremoto di umori...

Tutte e tre le protagoniste erano sfinite fisicamente, ma avevano realizzato il loro sogno: Geneviève e Morgane di aver conquistato il loro momento di piacere con una perfetta macchina da sesso com'era la femmina di Pietro, e Gessica di avere la sua prima esperienza omosessuale.
Si aiutarono l'un l'altra a ripulirsi, e – dopo una lunga serie di baci e abbracci che coinvolsero anche gli altri – le "controllore" uscirono dallo scompartimento così come erano entrate, con il loro tipico richiamo:
- "Bigliettiiiiii...".

Richiusa la porta, Fessica si voltò verso Pietro, Silvia e Alessia... Si guardarono negli occhi, e poi la neo bisex puntualizzò:
- "Oh, ragazzi, a me piace tremendamente il pisello... Però... Se dovesse ricapitare...".
E scoppiarono tutti a ridere...

Ma a Gessica si mise ben presto in testa un tarlo che più ci pensava e più scavava dentro di lei:
- "E se Pietro pensasse davvero che mi piacciono le femmine?", si chiese.
Perdere il suo “tronchetto” di carne? Non voleva neanche pensarci, e così ragionò che era giunto il momento di sgombrare il campo da equivoci senza senso, di agire, e pure in fretta...
Prese il "suo" maschio di petto, e proclamò solennemente:
- "Ora tocca a te!".

Gessica era una creatura piccola di statura – circa 1 metro e 63 centimetri – ma era equipaggiata con un seno da pornostar, una quinta misura compatta anche se un pò scesa a causa della mole.
Ebbene, si piazzò in piedi di fronte al giovane tanto che lui poté sentirne il profumo e il fiato addosso, gli accarezzò i capelli con uno sguardo languido, e – con le mani appoggiate dietro alla nuca di lui – gli abbassò il capo fino sul suo seno, facendo sprofondare quel viso nel suo paradiso di carne morbida.
Le sue labbra gli ghermirono il lobo dell'orecchio, lo morsero e lo succhiarono, tanto che il cazzo ebbe un sussulto e gli divenne di marmo...
Poi la troia tornò a rivolgergli lo sguardo intensamente; era davvero turbata, e gli disse:
- "Promettimi che, per nessuna ragione, ne parlerai con qualcuno... e io ti farò un bel regalo che so non sarai capace di rifiutare...".
Passarono pochi secondi da quella promessa, quando gli ordinò, toccando il sedile su cui erano già sedute Alessia e Silvia:
- "Sdraiati e rilassati...".

Vedendo i 25 centimetri del cazzo di Pietro già in tiro per l'eccitazione dell'attesa, Gessica prese a massaggiarne e soppesarne i testicoli, per poi gli dargli un lungo bacio sulla sommità della cappella e tirar fuori la sua mercanzia: due tette immense, abbronzate, meravigliose, con un décolleté profondo, sulle quali spuntarono due capezzoli leggermente più scuri e assolutamente turgidi.
Gli sorrise e, provocatoriamente, continuò:
- "Ti piacciono le mie tette, eh?".
E la risposta di Pietro non si fece attendere... Le aveva già viste e toccate mille e mille altre volte, ma come ogni volta rimase senza parole... Trovò solo la forza di lodarle:
- "Non c'è cosa al mondo più sensazionale di queste gemelle!".
La ragazza, allora, capì che l’uomo stava andando fuori di testa, e sputò un pò della sua saliva e cominciò a spargerla nell'infossatura tra i seni…

Una volta che la zona fu sufficientemente morbida, Gessica si abbassò con le sue poderose mammelle e – aiutandosi ancora con le mani – prima le allargò e poi vi strinse delicatamente il cazzo in mezzo.
Fu proprio a quel lubrificante naturale che il pene scivolava in maniera incredibilmente piacevole per Pietro, e un attrito fantastico si generò tra il glande e la vastissima superficie.
La masturbazione seguì il movimento dall'alto verso il basso, prima lentamente e poi sempre più veloce, e nel mentre la lingua della ragazza spuntò dalla bocca per leccare e ciucciare la punta del glande ad ogni passaggio utile...

Nessuno poté dire quanto durò quella spagnola così spettacolosa, tanta era la concentrazione di tutti, ma nel momento in cui la femmina si accorse che Pietro stava per realmente per venire gli stuzzicò il frenulo contro un capezzolo che era anch’esso ormai al massimo della durezza, e lo sfidò:
- "Se saprai tenere la bocca chiusa, questo sarà solo un piccolo anticipo...".
E improvvisamente, dopo cinque minuti, l'uomo eiaculò sulle tette di Gessica. Quattro o cinque fiotti che si riversarono anche sul viso e nella bocca, e che lei raccolse e ne assaggiò di gusto un poco.
- "Questo succo è straordinario, avevo proprio bisogno di un ricostituente", concluse contenta la zoccola...

6. Qualcosa di diverso.

Il treno era ormai da tempo entrato in territorio francese, la patria del "Moulin Rouge" e della trasgressione, e ai quattro ragazzi non era mai successo di venire coinvolti in esperienze omosex come con le due "controllore" il giorno prima...
Pietro, Gessica, Silvia e Alessia si sentirono improvvisamente stremati da quelle performance erotiche, e – tutti d'accordo – decisero di prendersi una giornata di tutto riposo.
Ma, come si dice, l'uomo (e la donna) propone e il fato dispone...

Infatti, in tarda mattinata, nel mentre che si trovavano nel bel mezzo di una partita a carte, la porta scorrevole si aprì e una figurina pressoché "banale", con gli occhi a mandorla, si affacciò scostando le tendine con cui i quattro si erano costruiti la loro privacy.
All'istante, tutti gli occhi si appuntarono su di lei, una ragazza cinese si direbbe, piccolina, con una voce stridula e avvolta in un paio di jeans scoloriti e un maglioncino color verde pisello, che – stanca dopo aver attraversato senza risultato tutto il convoglio alla ricerca di un posto a sedere – vedendo due sedili liberi – con gli occhi che le brillarono – domandò, rivolgendosi all'unico uomo del gruppo:
- "Signole, potele sedele con voi? Io essele molto stanca di notte passata senza dolmile...".
Lo disse tutto d’un fiato, e solo quando tacque si avvide di quel groviglio di corpi nudi senza capirne bene il perché...
Fece quasi per andarsene, vergognosa, ma – dopo un rapido scambio di sguardi con gli amici – Gessica (seppur a malincuore) la accolse, amareggiata in cuor suo di dover dare l’addio al loro "passatempo" preferito.

Ma si sbagliava di grosso, e infatti la cinesina – che sembrava uscita allora dalle scuole – chiarì subito di che pasta era fatta:
- "Glazie, signoli... Io chiamale Kumiko, non volele dale fastidio, anzi volele linglaziale tutti con mio lavolo... Sì, io essele massaggiatlice, e fale lilassale voi con massaggio molto palticolale...".
- "Bene!", esclamò Pietro che l'aveva già squadrata da testa a piedi.
E sibilò, ironico, alla sua troia personale:
- "Sono proprio curioso di sperimentare quali massaggi sono la sua specialità... Vediamo se poi tu…".
Gessica non battè ciglio, ma mentre sorrideva alla nuova arrivata, replicò all'uomo:
- "Se prendi tu l'iniziativa, giuro che ti stacco la cappella con un sol morso... Qui, o ci divertiamo tutti o nessuno! E poi, non si era detto che oggi sarebbe stata una giornata dedicata al riposo?".
- "Infatti, bella mia... Riposo e relax... Cosa vuoi di più? Ahahah...", chiosò lui. Percui, fu il primo ad offrirsi, spontaneamente, a quel trattamento preannunciato, e si sdraiò prontamente pancia in su...
Ben presto, la ragazza – con fare volitivo – si avvicinò al suo "cliente" e posò le sue mani sul suo petto.
Poi, come per un improvviso ripensamento, si scostò un poco e disse rivolgendosi a tutti:
- "Io mettele comoda, così lavolale bene...".
E in un niente si sfilò ogni indumento di dosso...

Così, i giovani poterono ammirare in tutto il suo splendore quel corpicino da favola... I suoi lineamenti erano leggeri, e sicuramente dimostrava meno anni di quelli che in realtà aveva.
Il suo fisico, minuto, sembrava quello di una bimba: alta più o meno 1 metro e 55 cm, avrà pesato si e no 50 kg, e una pelle liscissima bianco latte senza nemmeno un pelo – eccezion fatta per la micina che era ricoperta di una pelliccetta ispida e nerissima – la rendeva una creatura proveniente da un altro mondo...
Il seno – una seconda con areole piccole e chiare e capezzoli fini –, elevato e in forma, sarebbe stata una tentazione per chiunque e un invito a fare sesso.
Inoltre, un bel ombelico "aperto" a tortellino, fianchi nella norma e un culetto piccolo e "nervosamente" tonico, completavano quella donna che sembrava una vera dea.

Pietro – a cui non erano mai mancate le donne – rimase veramente colpito da Kumiko, e le disse ammiccante:
- "Non vedo l'ora di iniziare...".
Lei, ricambiò il sorriso e si accostò all'uomo, mettendogli le sue mani sulle parti intime; in realtà, però, era solamente un modo di giocare, perché la ragazza non aveva nessuna intenzione di partire da lì.
Si mise a cavalcioni sul suo petto per cominciare a regalargli un massaggio erotico impareggiabile, e Pietro poté sentire la sua passerina lucidare la sua pelle mentre la sua eccitazione reclamava di essere sedata.
Quel diabolico esserino cinese lo stava mandando ai matti, lo "spolpava nella testa", e lui anelava di "abbeverarsi" alla fonte di tutto quel piacere.
Kumiko, sapeva bene come fare, seguendo riti e tradizioni ancestrali ma soprattutto con il suo innato e impareggiabile livello di troiaggine... Scese, con la sua micina pelosa, dal petto giù fino al pube, strisciando il grosso cazzo sul culetto, fino a posizionarsi pian piano davanti alla fessurina; si gonfiò, e – sentendo le mani di lei che risalivano lentamente sempre di più – fremette dalla voglia di essere “accudito”.
Non sapeva, Pietro, che cosa aspettarsi, ma voleva solo che fosse un lungo momento di estasi nelle mani di quel demonietto.

Kumiko levò le dita dai suoi addominali, per rimettercele subito ad esplorargli con calma e scrupolo tutto il corpo, mentre lui a sua volta la faceva ansimare stringendo tra i suoi polpastrelli i capezzoli sempre più turgidi.
L'asiatica, abbassò lo sguardo, e si vide tra le gambe svettare un monolite di carne, rigido, che già era bagnato per l’eccitazione.
Forse per fargli un complimento, ma anche perché un pò sbalordita da tanta roba, bisbigliò:
- "Uomini cinesi più piccolo, molto piccolo... Tuo cazzo fal godele bene femmine!".
Allora lui – non dando più ascolto all'ammonimento di Gessica – l’afferrò per le braccia e se l'avvicinò a sé e la “minacciò”:
- “Questo è il tuo giorno fortunato, potrai giudicare tu stessa cosa può fare…”.
I pensieri di Pietro si tacitarono quando sentì la lingua di lei che si attorcigliava alla sua, e le labbra soffici congiungersi perfettamente alle sue, ed esplorarsi con foga.
Le lingue danzarono, e le mani scandagliarono alla cieca i corpi: lui, nel frattempo, si era alzato a sedere, e la teneva in braccio, mentre Kumiko si sentì premere il pene diritto sulla pancia.
Piano piano, le gambe di lei si incrociarono dietro la schiena dell'uomo, cingendolo sui lombi, e spostando in avanti il bacino gli permise di sentire – con quel palo, usato come avrebbe fatto un rabdomante – la meravigliosa morbidezza della patatina che aveva di fronte.
Con una mano, Pietro prese a scorrerle la schiena, trovò un sederino davvero compatto, e ci affondò leggermente le dita.
Kumiko iniziò a sfregare la sua fica contro il membro ormai scappellato, avvolgendolo in maniera conturbante con le sue grandi labbra.
Poi, quando si senti bagnare, la ragazza si fermò, e con entrambe le mani afferrò quel cazzo turgido ed iniziò a scivolare su e giù per l’asta, percependo chiaramente le vene che pulsavano sotto le sue dita.
Improvvisamente, Pietro la prese con forza e la sollevò sul suo pene. Centrò il buchino, e la lasciò “cadere” lentamente sopra di sé.
La cappella si fece strada dilatando a fatica quelle tenere labbra, e i loro reciproci umori si mischiarono…
Ad un certo punto, Pietro esclamò:
- “Dio quanto sei stretta… Che voglia di aprirti tutta fino in fondo!”.
E lei, senza più freni, come se intorno non ci fossero altre tre femmine affamate di sesso:
- “Sì amole… Sento che è tutto dentlo… Lo sentoooooo... ”.
La cinese premette il suo seno contro il petto di lui, il quale si piegò a succhiarle le tette e a leccare e mordere dolcemente i suoi chiodini.
Kumiko, allora, inarcò la schiena. Sentì il cazzo di lui forzare nel suo ventre, e subito dopo iniziare a penetrarla in profondità. Dolcemente, lentamente, per farle sentire quel tronco di carne fino in fondo.

Ora il suo piccolo corpo era coperto di sudore, e si muoveva come una serpe impazzita, avvinghiata al "suo" maschio.
Pietro accelerò ancora il ritmo, e lei gli gridò:
- “Tu spaccale me! Spaccale tutta in due, io felice!”.
Il ragazzo non aveva certo bisogno di essere incitato, tanto che stava già spingendo come un toro, quasi con “cattiveria”, e con il cazzo le tormentava il piccolo ma sensibilissimo clitoride.
Kumiko sentì il sangue salirle alla testa, inarrestabile, fermò il respirò e trattenne il fiato. I muscoli della vagina quasi stritolavano il cazzo per l’orgasmo, e pure Pietro con un ultimo colpo lasciò erompere tutto il suo piacere dentro a quella creatura tremante.
Uno, due, tre, quattro fiotti di sperma la inondarono, e lei sentì dei brividi mai provati prima corrergli dentro.
Rimasero un tempo lunghissimo così. Poi lei “smontò da cavallo”, e guardandolo dritto negli occhi apri le labbra e ingoiò la cappella ancora gonfia e sporca di sperma, in un lungo succhiotto dal quale uscì una cappella completamente pulita...

Era finita, la massaggiatrice era esausta, mentre l'uomo cercava di cambiare posizione per farsi strada nel "lato b".
Fu allora che Kumiko lo osservò severa e gli disse:
- "Culo no, culo ancola velgine... Tuo pisello tloppo glosso...".

Si misero tutti a ridere, ma la troia di Gessica fremeva... Ormai era stata iniziata ai rapporti lesbo e voleva prendersi la rivincita con quella puttanella con gli occhi a mandorla. Pensò, tra sé e se:
- "Hai fatto un grosso errore a scoparti il mio uomo... Ora viene il bello... Vediamo quanto mi resisterai, cagnetta...".
Diede un cenno alle altre, e poi ordinò:
- "Bloccatela!".

Subito, le ragazze la immobilizzarono supina sulla fredda pelle dei sedili, e Gessica si sedette di fronte a lei sfoggiando un falso sorriso smagliante. Si sistemò le tette, aprì le cosce poggiando i talloni sul sedile opposto a quello dove si trovava Kumiko, ed esibì la sua fica leggermente pelosa aprendo oscenamente grandi e piccole labbra: la guerra era dichiarata!

La cinesina ricambiò il sorriso senza mostrare alcun imbarazzo, e mormorò con una vocina modulata a sembrare quella di una bambina:
- “E adesso cosa mi vuoi fale? Sai, ho capito subito che sei una ragazza passionale e calda, e questa notte potremmo giocare invece di annoiarci su questo stupido tleno".
Gessica, allora, si alzò di scatto, e senza parlare le chiuse la bocca con un bacio (in onore del paese dove si trovavano) “alla francese”, ficcandole dentro la bocca anche la lingua.
Kumiko, d'altra parte, rispose a quella "provocazione" come una troia navigata, con occhi di tigre, e le disse:
- "Fammi tutto ciò che ti piace. Sarò la tua cagnetta in calore...".
Era davvero infoiata, tanto che i suoi seni evidenziarono due capezzoli che si erano ingrossati ed erano molto sporgenti.
In disparte, Pietro – nonostante l'avesse “conosciuta” bene poiché l’aveva già scopata – rimase allibito dalla intraprendenza dell'asiatica. Non aveva mai visto un corpo cosi perfetto, e adesso toccava alla sua donna godere di tanta sensualità…
La quale prese a leccarla sul collo, scendendo poi piano piano fino alle ascelle che assaggiò con la sua lingua a pennello; si spostò su quei magnifici chiodi di carne, ormai turgidi, che strinse tra le labbra per succhiarli “golosamente”: era un pò come prendere il latte dalla mamma, e non esitò a gustarsi quei magnifici pezzetti di carne scura.
La "Regina delle troie" continuò a “poppare” per un tempo che agli altri ragazzi – "spettatori" di quel gesto – parve essere interminabile, finche Kumiko le prese la testa fra le mani e lentamente gliela spinse giù verso il suo basso ventre.
Era completamente depilata là sotto, e Gessica non ebbe difficoltà a scostare con la punta della lingua le grandi labbra della puttanella, andando poi a cercare – con gli occhi a pochi centimetri – il clitoride.
Una specie di piccolo cazzo, sporgente e di notevoli dimensioni per essere un grilletto di femmina, "corse" quasi incontro alla ragazza, gonfio e umido di piacere...
Gessica, trattò come avrebbe trattato il cazzo di Pietro, lo succhiò forte fino a portarla a un orgasmo che scosse tutto quel giovane corpo.
Era sudata, la piccola troia, ed aveva goduto grazie solo alla lingua esperta e sapiente dell'altra.

Ancora ansimante, la piccola si riscosse, prese l'iniziativa e disse a Gessica:
- "Adesso tocca a te, carina!".
E quella, considerò con lussuria tra sé:
- "Finalmenteeee...".
Kumiko la guardò a lungo, poi la spinse a sedere sulla poltrona che aveva di dietro, e le ordinò:
- "Apri le gambe e comincia a mastulbale!".
La Troia non aspettava altro, e lo fece con gioia, offrendo a tutti la vista del suo dito medio che entrava e usciva freneticamente dalla vagina e che eccitava mirabilmente il suo clitoride.
Purtroppo esagerò come intensità e in breve tempo inarcò la schiena raggiungendo con violenza il suo “benedetto” orgasmo.
Ma Kumiko non le diede tregua, e si tuffò tra le cosce dell’amichetta iniziando a ripulire come un'idrovora tutti i suoi succhi, per poi tornare invariabilmente sul clitoride e sulle labbra gonfie e rosse per il piacere.
La cinese era così eccitata pure lei che si aiutava con due mani per tenere spalancata quella vulva e "mangiarsela" meglio.
Un nuovo ordine arrivò perentorio alle orecchie di Gessica:
- "Alzati in piedi, ola tu pensarle solo a godele secondo tladizione cinese!".

Stando a terra, Kumiko aveva la visuale perfetta che le permetteva di leccare ancora tutta la fica e – novità di quella sera – di spingersi fino al culone della vacca italiana.
Si soffermò a lungo sul buco – ormai sfasciato dalle numerose e selvagge pompate di Pietro – lo umettò per bene e vi infilò (senza avvertirla) un dito.
Gessica ebbe un trasalimento di gusto, mentre la porcellina si rese conto subito che non bastava, e allora ve ne aggiunse un secondo e poi un terzo, fino a colmare quel cratere.
Intanto, con la lingua fu di nuovo a succhiare il clitoride di cui si era perdutamente innamorata, e a leccare anche tutto il monte di venere...

Ma mentre Gessica si stava godendo – di corpo e di testa – tutte quelle meravigliose attenzioni, all'improvviso la ragazza si fermò.
Gessica gemette, e maledì in cuor suo quell’azione. Era delusa... Si disse:
- “Eh no, cazzo, non puoi smettere proprio adesso!”.
Kumiko, intanto, si voltò a cercare freneticamente nei suoi bagagli qualcosa che l’altra non vide, e dopo un pò tornò ad occuparsi della “sua” fica con in mano una lattina di birra.
Allora Gessica capì al volo le intenzioni della troietta, quella che aveva in mente era una delle sue passioni quando non aveva un uomo a disposizione!
Ma ugualmente le domandò:
- "Che vuoi fare?".
Sapeva bene, infatti, che certe pratiche avevano bisogno di una particolare esperienza...
Ma Kimiko sapeva il fatto suo e la rassicurò:
- "Tu no avele paula, io blava fal godele con ogni cosa... Voglio scopale te!".
Prese della crema per le mani e iniziò a cospargerla con attenzione su quell'oggetto…
Gessica, ad ogni modo, ne ebbe quasi paura. Era abituata al cazzo enorme di Pietro, ma si preoccupò lo stesso della possibilità di ritrovarsi con la fica spaccata e sanguinante dai giochi di quella piccola “pazza”.
Al contempo, però, si bagnò moltissimo alla sola idea di quell'attrezzo di alluminio – che doveva avere un diametro di poco meno di una decina di centimetri – che l'avrebbe sfondata.
La puttanella tornò a bagnare con la saliva la fica fino a farla letteralmente sbrodolare, e subito dopo Gessica sentì quel grosso corpo estraneo che – con un colpo secco – forzava l'ingresso della passerona.
Per fortuna era stato sapientemente lubrificato, e in un attimo la penetrò fino in fondo.
Una fitta la fece gemere, al che Kumiko intuì che poteva insistere ulteriormente e diede un’altra spinta finchè le labbra non si richiusero.
La cinesina guardò sorridente Gessica e le disse:
- "Ola facciamo un giochino: devi spingele... Fallo uscile tu... Come si fa quando si paltolisce!".
Così Gessica cominciò a spingere con tutte le sue forze, ma niente, quel mostro non voleva uscire.
A risolvere tutto – come un papà premuroso che da sostegno morale alla partoriente – fu Pietro che le si avvicinò e la incitò:
- "Dai amore, che ce la fai... Nulla ti ha mai resistito...".
E mettendogli le sue mani a comprimere con forza l'addome, le disse:
- "Adesso spingi!".
Agirono in perfetta sincrona, e alla fine – con un rumore sordo come quando salta un tappo di bottiglia – la lattina lasciò il ventre di Gessica, la quale giunse all'orgasmo perdendo ogni ritegno e gridando forte alla faccia degli altri passeggeri che sentirono ogni cosa.
Anche Kumiko era al settimo cielo, sfatta per l'emozione e per aver "giocato" con la ragazza dei suoi sogni...

A un certo punto, fummo tutti ridestati bruscamente da quella ennesima giornata (e nottata) tanto impegnativa… Qualcuno bussò alla porta dello scompartimento…
Era semplicemente il controllore che avvisava che stavamo per giungere in stazione...
Kumiko doveva scendere proprio lì, e con suo rammarico si rivestì e ci salutò:
- "Non mi succederà più una cosa così... Glazie, glazie, glazie!!!".

7. Grande piacere per grandi misure.

Ormai si era quasi all'arrivo, e i ragazzi cominciavano a tirare le somme di quel viaggio che – iniziato con la sorpresa di quell’incontro inaspettato tra Gessica e Pietro – aveva messo a dura prova fisico e mente.
Una mattina, mentre si stavano interrogando su quali "ospiti" li aveva fatti più divertire, e soprattutto su chi di loro quattro se l'era cavata meglio, ecco che nel mezzo del dibattito, Alessia – a mo' di sfida – domandò lapidariamente:
- “Ma dite, vi sareste divertiti così tanto anche se avessimo incontrato uomini e donne davvero pesanti?".
Gessica e Pietro, quasi all'unisono, non ebbero dubbi e le risposero:
- “Certamente, il sesso è sesso, e i buchi sono buchi… Piuttosto, tu trova qui sul treno i soggetti giusti e vedrai...”.

Sfida e contro sfida non si fecero attendere, cosicché – il giorno dopo – la ragazza, aiutata da Silvia, battè in lungo e in largo ogni vagone e ogni scompartimento, e alla fine si presentò con la sua ambita “preda”.

I prescelti, erano una coppia davvero ben assortita, Glenda e Ascanio.
Il maschio era un colosso dal pelo scuro, di 40 anni circa, quasi 1 metro e 90 per 110 kg, una seconda di tette con areole e capezzoli decisamente più grandi di quelli della cinesina. Lo stomaco gli debordava flaccidamente giù verso il pube che in quella zona era completamente depilato, esponendo delle “maniglie dell’amore” davvero molli. Più sotto ancora, dove ci si sarebbe aspettati di trovare un membro adeguato alla sua mole, si faceva strada invece un cazzo di soli 16 cm, con un prepuzio davvero grandioso.
Per finire, dietro aveva il sedere alto, sodo e anch’esso peloso…
Glenda, da parte sua, non era da meno di lui… Alta 1 metro e 65 per 90 kg, capelli ricci che le scendevano fin oltre le spalle e occhi scuri color nocciola, aveva 38 anni, tutta ciccia, tanta e tonica!
Sesta di misura di tette con areole larghe circa 12 cm, capezzoli più lunghi che larghi, il tutto scendeva su una pancia meno adiposa di quella del compagno ma ugualmente ricca di “rotolini” ben formati. Le cosce, poi, erano qualcosa di fenomenale, grandi come Pietro ne aveva viste poche, pelle bronzata liscissima, polpacci ben torniti, caviglia sottile con una splendida cavigliera da troia, e un piedino taglia n.35. Dulcis in fundo, la micetta, bella grassottella anche lei, con grandi labbra “composte” e una fessurina ben marcata…
Il culo… Un bellissimo “lato b” con un pò di buccia d’arancia, ma davvero desiderabile per giochi inimmaginabili…

Pietro rimase senza parole, Gessica era nulla in confronto a Glenda, e pure la ragazza fu assolutamente soddisfatta di quel maschio che di lì a poco si sarebbe “pappata”.

Fu sempre Pietro ad aprire le danze, e prendendo una mano di Glenda le disse:
- “Sei una donna fantastica, veramente bellissima… Ho proprio trovato la compagna ideale per quest’oggi”.
E la baciò castamente su una guancia.
Lei, vestiva un bellissimo abito bianco che le arrivava poco sotto il ginocchio, con una cintura nera di pelle alta fino quasi a toccarle il seno, e il giovane non potè fare a meno di notare quanto il suo culone quasi straripasse fuori da quell’abito.
Era una persona solare, e Pietro iniziò a fare apprezzamenti sul suo fisico, così a un certo punto la donna gli disse:
- “Dai tuoi ragionamenti posso intuire che ti piacerebbe scoparmi?”.
E lui, prontamente, dopo averle portato un braccio intorno al fianco per valutarne la morbidezza e le sussurrò:
- “Certo!, e non immagini nemmeno quanto ti desideri!”.
Glenda, allora, non lo fece attendere oltre, e inaspettatamente – avvicinando il suo viso a quello di Pietro – appiccicò le sue labbra a quelle di lui.
Allora il giovane si divincolò da quella piacevole “presa”, e afferrandola da dietro la strinse forte, facendole sentire – complice la sua totale nudità – tutta la sua eccitazione…
Questa volta fu lui ad avvolgerla di teneri baci sul collo, mentre la donna strusciò il suo enorme culo apprezzando chiaramente le dimensioni non indifferenti del membro eretto.
Pietro la fece girare, e le loro lingue “gareggiarono” a rincorrersi, ora dentro la bocca di uno ora in quella dell’altra.
In quella posizione, l’uomo potè apprezzare il seno di Glenda schiacciato contro il suo petto, e quell’enorme ventre che quasi respingeva il suo pube.
Stava impazzendo, percui la guidò verso il sedile – per l’occasione ce ne vollero due solo per lei, lasciando in piedi Alessia e Silvia – e la fece accomodare, sistemandosi accanto a lei.
Glenda capì che era il momento, si alzò, e in breve tempo si spogliò restando anche lei completamente nuda, mentre Pietro non riusciva a credere ai suoi occhi, e cioè di poter avere tutta per sé una donna così, una donna che aveva sognato per tutta la vita, e questa volta con il consenso di Gessica che già assaporava la scopata con il suo “big man”.
I seni, veramente enormi, si sovrapponevano sul grosso ventre rigonfio, e quest’ultimo era così enorme che scendeva fino a nascondere in parte la fica, completamente depilata e tondeggiante anche lei, cicciona e con un “taglio” netto, preciso.
Da dietro, il culo era gigantesco, e lui le andò alle spalle e le disse:
- “Sei davvero un grande sogno…”.
E cominciò a stringere quelle tettone con le mani, prendendole da sotto per soppesarle: erano veramente di una pesantezza smodata, tanto che gli sfuggivano dalle mani sia per la grandezza che per la relativa compattezza.
Pietro scese poi a stringere e a giocare con la pancia, anch’essa di forme e dimensioni “ingiustificabili”, mentre le ribadì ancora una volta:
- “Non ho mai visto una BBW come te!”.
E lei, dotata oltre che di un grosso fisico anche di un grande humor, gli rispose:
- “Non trovi che sia più esatto dire SSBBW?.
Le mani del maschio ora correvano a impugnare i larghi fianchi, là dove la carne descriveva un ampio rotolo di lussuria, la strinse a sé, per gustare sempre di più le sue immense tette ed il suo adiposo pancione che aderiva al suo corpo.
Scese ancora con le mani lungo la schiena di Glenda a “catturare” quel culo infinito: il suo cazzo era diventato di marmo, e lei lo aveva cominciato ad imprigionarlo fra le sue cosce…
Non poteva più attendere Pietro… La prese per mano, la fece distendere sul sedile, e le allargò le cosce. Aveva una gran voglia di possederla subito, di affondare il poderoso cazzo in quella passerona e sborrare dentro senza attendere ancora, ma ragionò… Si piegò ai suoi piedi, ne afferrò uno, e prese a baciarlo, mentre con le mani andava ad accarezzarle una gamba…
Dalla robusta caviglia risalì su fino al polpaccio e poi – lungo l’interno della coscia – fino al pube, ma senza soffermarcisi.
Tornò al collo del piede e al tallone, e le baciò e le succhiò le dita, una per una.
Stava tergiversando troppo, e così Gessica gli intimò:
- “Non perdere tempo, la fica!”.
Il suo uomo obbedì, allargò le gambe di Glenda e si portò vicino alla passera. Aveva le labbra gonfie di voglia ma erano ancora strenuamente serrate, così dovette far forza con le punta delle dita e aprirle meccanicamente.
Notò che l’interno era umido, e tradiva il piacere che la grassona stava provando…
Accostò il volto, e con la punta della lingua andò a raccogliere quell’umore dal sapore piacevole, su fino alla fonte.
La sua lingua sprofondò nella cavità vaginale per risalire su lungo la fessura fino al clitoride, che percepiva essere già perfettamente turgido; lo colpì con piccoli colpetti, per poi ridiscendere a raccogliere altri umori che quel gesto avevano fatto scaturire.
I mugolii di piacere di Glenda erano sempre più forti, e lei lo esortava a non fermarsi ma a continuare incessantemente.
Fintanto che il suo orgasmo non colse all’improvviso il “povero” ragazzo: sentì la donna quasi aggrapparsi alla sua testa e spingerla contro il suo pube, le cosce muscolose stringergli il capo, e le scosse dell’intero “supercorpo” gli indicarono la potenza di quell’orgasmo che stava sperimentando, oltre naturalmente a quel potentissimo e infinito getto di umori che gli andarono a riempire la bocca…
Quando non ce la fece più, disperato Pietro aprì – forzando – quelle gambe che lo stringevano come una tenaglia, e si liberò finalmente il capo.

Glenda, era anch’essa stremata; lo tirò a se, e la sua lingua fu risucchiata dalla sua bocca, mentre i baci diventarono sempre più umidi e il cazzo del maschio finì inesorabilmente per scivolarle dentro il ventre.
Un brivido lo colse: quel calore umido e quelle contrazioni che stavano avvolgendogli l’uccello, gli diedero la spinta necessaria per cominciare a stantuffarla sempre più vigorosamente, sbattendo il suo ventre contro la pancia di lei.
Pietro godette non appena sentì che anche Glenda stava avendo il suo nuovo orgasmo, e si lasciò cadere su di lei...

Passarono pochi istanti e si udì la voce di lei che diceva al ragazzo:
- “Sei stato un vero stallone, un bull fenomenale…”.
E lui:
- “A chi lo dici… Non puoi nemmeno immaginare quanto abbia goduto io, ma… ora vorrei anche l’altro buchetto…”.
La donna non aspettava che sentirselo dire – senza dire una parola –; si voltò e gli diede le spalle, e Pietro si ritrovò a tu per tu con quel buco tanto agognato, mentre Glenda si era spalancati i glutei.
Leccò tutto intorno, il maschio, poi forzò con la punta della lingua quelle pieghe ed esse cedettero alla sua voglia di penetrazione.
Allora lei si mise “a quattro zampe” e gridò:
- “Dai, mettimelo dentro!”.
Il “toro” appoggiò la cappella fremente su quel pertugio umido di saliva e cominciò ad entrare: sentì lo stretto tubo rettale fasciargli il cazzo, ma allo stesso tempo vi scivolò dentro speditamente.
La pompò prima lentamente, e poi con sempre più “violenza”, estorcendole grida di piacere ad ogni affondo.
Infine, Pietro venne saturandole di sborra tutto l’intestino, che restringendosi ritmicamente gli rivelò anche l’orgasmo della vacca...
Le crollò sulla schiena, e si addormentarono entrambi in quella posizione…

Per sua fortuna e per fortuna del suo onore di maschio, nessuno se ne accorse, poiché anche Gessica era impegnata con il suo “ciccione”…
A differenza della compagna, Ascanio non aveva perso tempo a spogliarsi ed era nudo dalla testa ai piedi, così la troia si decise e posò le sue gambe sopra di lui, e con un ginocchio andò a toccargli il pene, rigido come il marmo, che la pancia – anch’essa molto pronunciata –spingeva in avanti in piena vista.
Gli stuzzicò la punta facendogli diventare la cappella grossa e compatta come non era mai stata…
Ascanio stava letteralmente impazzendo in silenzio dal desiderio, e adesso la sua mano aveva cominciato a spingere le gambe di Gessica ad aprirsi per permettergli di carezzare meglio – con i polpastrelli – il clitoride che stava diventando sempre più consistente.
La ragazza prese a gemere per il piacere provocatole dalle dita di quel ciccione, e lo accolse mentre si insinuava con la bocca su verso il più sacro dei suoi buchi.
L’uomo aveva la barba, e quindi la sensazione della peluria che le sfiorava l’interno coscia fece delirare la ragazza…
Arrivato a distanza di lingua, cominciò ad assaporare i suoi umori che intanto le stavano colando lungo le gambe. La leccò, e la sentì lei gemere…
Poi, quelle mani inaspettatamente sapienti lasciarono le sue gambe, e mentre la destra circondava la coscia di lei, la mano sinistra si infilava sotto nella scanalatura ancora inesplorata tra ano e vagina.
A quel punto, le gambe di Gessica si incrociarono dietro la schiena di Ascanio, stringendolo ancora di più a se e costringendolo con forza a tenere la faccia compressa sulla sua fica fradicia.
Era un segnale non codificato, e l’uomo cominciò a leccare quella meraviglia vagamente pelosa.
Con la lingua, prese a sondare su fino al clitoride, che iniziò a leccare con movimenti circolari sentendo lei agitarsi, mentre con la mano sinistra ancora la masturbava.
Inizialmente, entrò soltanto con il dito medio, “coccolando” le pareti della vagina con dolcezza, ma poi – a poco a poco – le infilò altre tre dita (grassottelle come lui) aumentando la velocità e la profondità di penetrazione.
Per reazione, Gessica gli strinse le sue belle coscione a comprimergli le orecchie, e la faccia rimase imprigionata sulla sua fica, al punto che per respirare fu costretto ad usare il naso, annusando così tutti gli aromi dei suoi umori.
Non riuscì più a controllarsi, Ascanio, e cominciò a succhiare delicatamente quel clitoride rosso e turgido che sembrava volesse esplodere da un momento all’altro…
Le mani di lei si portarono allora sopra la testa di lui, schiacciandogli anche la bocca contro la passerina, un chiaro incitamento a non smettere poichè era prossimo il momento di massimo godimento.
In quella posizione, al contempo meravigliosa e scomoda, il maschio allungò la mano destra ed andò a toccare il seno di Gessica, tormentando i grossi capezzoli e strizzandoli con tutta la forza che aveva.
Nonostante le cosce di lei strette a morsa gli tappavano le orecchie e la lingua iniziava a fare male per i movimenti che stava compiendo nelle sue viscere, Ascanio riuscì ugualmente a sentirla gemere quando venne inondandogli la mano e la barba dei suoi succhi prelibati.
Si rilassò, Gessica, aprì le gambe e lo lasciò andare, mentre la sua fica esposta grondava ancora umori sul sedile…

Nonostante lei fosse venuta, il gigantesco uomo aveva ancora il cazzo duro, ed ora che l’eccitazione per quello che aveva appena fatto era passata sentì le sue palle ancora piene fargli quasi male, bisognose di svuotarsi.
Data la sua mole, salì goffamente su di lei, e – posando le ginocchia contro le sue gambe costringendola a tenerle aperte – scese scivolando verso di lei puntando il cazzo verso la sua fica.
Poggiata la cappella, si sollevò la pancia enorme ed entrò finalmente dentro la sacca di Gessica.
Purtroppo, i suoi soli 16 centimetri di verga non facilitarono il piacere della ragazza, anche se – una volta dentro – Ascanio non andò troppo per il sottile: il ritmo fu subito sostenuto, e le mani di lei gli graffiavano il petto villoso.
A un certo punto, come se si fosse ricordato improvvisamente di qualcosa, lui le disse:
- “Adesso voltati…”.
Ma Gessica, che aveva capito le sue intenzioni:
- “No, vienimi dentro!”.
E lui:
- “Voglio il tuo culo… non puoi negarmelo…”.
Gessica allora acconsentì, ma aggiunse:
- “E va bene, porco. Però, vienimi dentro il culo!”.
La sua cappella – almeno quella! – era diventata grossa e pulsante, quasi violacea… Ascanio poggiò le mani sui suoi fianchi e vide la schiena di lei arcuarsi ed il suo sedere ondeggiare.
Afferrò quelle chiappe con entrambe le mani e poi le separò, spalancandole, con il buco del culo che si contraeva nervosamente.
Si leccò due dita e – per prepararla a riceverlo – gliele infilò senza nessun problema dentro l’ano, sentendo di nuovo chiari e forti i suoi gemiti.
Dopo qualche secondo che cercava di aprirla per bene, si chinò a leccare tutta la spina dorsale; Gessica, rabbrividì per il piacere, e allora Ascanio le sussurrò all’orecchio:
- “Adesso rilassati…”.
Non era la prima volta che dava il culo, ma anche con Pietro (lui sì che era grosso…) aveva sempre problemi di lubrificazione.
Risalì fino al collo, e quindi ridiscese con la lingua a ritroso seguendo nuovamente la traccia della spina dorsale, e mentre le teneva le natiche bene aperte la sua lingua si posò sul buco minore che però era già largo.
Leccò per bene l’orifizio anale facendo abbondante uso di saliva, con la troia che sussultava ad ogni movimento con cui la lingua lubrificava anche l’interno… La fece impazzire e rilassare fino al punto da accoglierlo, ma non si fermò ancora, e dopo qualche minuto lei lo implorò:
- “Scopami, scopami adesso, mettimelo nel culo, stronzo lardoso!”.
Quando finalmente Gessica fu “a quattro zampe”, Ascanio salì in ginocchio per mettersi in posizione, e senza indugio le posò la cappella sullo sfintere.
A dispetto della scarsa lunghezza, la circonferenza del suo cazzo era ragguardevole, e perciò ci andò cauto per paura di arrecarle delle lacerazioni, ma ad ogni modo lei era già ben “allenata” per accoglierlo.
Infilò il cazzo dentro il culo e cominciò a trapanarla lentamente, e poi – quando l’apertura cominciò ad allargarsi – aumentò la cadenza…
Ad ogni spinta, all’uomo parve di stare lì lì per venire, ma riuscì infine a trattenersi… Sentì il culo stringersi sul cazzo, e lei che lo apostrofò:
- “Vienimi dentro, bastardo, vienimi dentro!”.
Gessica passò poi a supplicarlo di farcirla del suo liquido seminale, e quando anche lei cominciò a pompare in senso inverso contro di lui Ascanio non riuscì più a frenare il corso della natura.
Il cazzo entrava completamente dentro di lei, e ormai l’asta era completamente lubrificata, tanto da muoversi con comodità.
Vennero insieme, e Gessica cominciò a ululare quando un fiume di sperma si riversò come un torrente impetuoso nel suo intestino, e Ascanio si svuotò le palle fino all’ultima goccia…
Infine, lei si accasciò e lui la seguì sopra di lei, con il cazzo ancora introdotto – per ciò che era possibile – dentro il suo culo.

Esausti i nostri (anche a causa di tutte le precedenti “prestazioni” offerte in quel viaggio), Glenda era però ancora fresca come una rosa, e chiese ai ragazzi:
- “Per favore… Vi scongiuro… Facciamo ancora qualcosa… Per esempio, una bella esperienza lesbo!”.
E questa volta toccò – con sua grande sorpresa – ad Alessia…

Come ricorderete, quest’ultima aveva un fisico da modella, magrissima e sottile. Alta 1.73, 22 anni e con una splendida seconda misura di tette – ben fatte e fornite di due splendidi capezzoli piccoli, tondi e rosa – possedeva inoltre un sedere tondo e sodo. Fica pelosa e stretta.
Glenda, sorniona, che la sapeva lunga, cominciò facendola sdraiare a pancia sotto, e subito le sue mani presero a muoversi delicatamente sulla schiena della ragazzina, fino ad arrivare al culo, in mezzo al solco di quelle splendide e piccole natiche.
La giovane percepì che l’altra aveva una mano leggera ma allo stesso tempo era decisa a tutto, tanto che la bbw la pregò:
- ”Alessia, se quello che farò ti disturba, fermami, qui siamo per giocare e divertirci entrambe!”.
Poi Alessia sentì di nuovo quelle mani, e stavolta andarono su e giù per le sue gambe, si spinsero sino in mezzo al solco del culo, quasi a sfiorare la sua micetta, e lei contrasse ogni muscolo del suo corpo.
Allora Glenda la fece girare e si accorse che aveva dei capezzoli marmorei. Fingendo apprensione, le disse:
- ”Tesoro, hai freddo? Sai, te lo domando perché ho visto che questi chiodini si sono risentiti…”
E con una mano aperta additò i capezzoli turgidi.
Alessia, allora, timida com’era si sentì avvampare per l’imbarazzo, e rispose prontamente, come per non darle occasione di aggiungere altro:
- ”No, tranquilla, è che ho quella parte molto sensibile, non ci posso fare nulla…”.
E Glenda di rimando:
- ”Non c’è nulla di cui vergognarsi, bimba mia, anche a me succede spesso”.
Indicò le sue mastodontiche mammellone su cui due autentiche borchie di carne stavano ben ritte dalla voglia irrefrenabile di scoparsela...
Alessia andò sopra pensiero per qualche istante, e mentre fissava quelle tette sentì un calore avvolgerle il petto: erano di nuovo le mani della cicciona a cui si stava docilmente assuefacendo, le quali passavano ancora una volta le dita – come un piacevole “tormento” – sui suoi capezzoli; le palpava le tette, tanto che poco dopo poco alla piccola uscì un forte gemito…
Glenda la guardò fissa negli occhi, e spudorata tornò a chiederle con finta innocenza:
- ”Ale (era passata al confidenziale) va tutto bene?”.
E continuò a palparle le tette con senza maggiore forza.
- ”Si, Glenda, ti prego non ti fermare!”, implorò Alessia cominciando a contorcersi dal grande godimento.
Così la “donnona” riprese la sua azione, e la giovanetta sentì ancora un calore, ma stavolta accompagnato da qualcosa che le raspava addosso…
Era la sua lingua che le leccava e poi succhiava con avidità i capezzoli turgidi.
Allora Alessia non si tenne, e urlò alla compagna:
- ”Glenda, avvicinati, voglio le tue tette… Le voglio assaggiare anch’io, le voglio mangiare!”.
La bbw le offrì orgogliosamente le sue tettone – grosse ma proporzionate –, con i capezzoli anch’essi rosa e durissimi come pali, che Alessia leccò come una cagnetta in calore.
Purtroppo per lei, quel “paradiso” non durò molto, poiché Glenda glieli sottrasse quasi con brutalità e con disappunto le disse:
- ”Facciamo presto, tra poco dovremo andare via…”.
Così, si posizionò a quattro zampe tra le sue gambe, le aprì oscenamente, e cominciò a leccarle e succhiarle con voracità il clitoride…
Alessia era in ostaggio di una libidine estrema, e non ci volle molto perché venisse come un fiume in piena, meglio un idrante a pressione…
Immediatamente, Glenda tornò sulla bocca di lei e la baciò con intensità, travasando nella sua gli umori della ragazza di cui era stracolma e che le uscivano dai lati…
Soddisfatta, la bbw se ne andò insieme al compagno Ascanio, lasciando Alessia con le gambe ancora tremanti dagli spasmi che aveva avuto.

Era stato, quello, uno spettacolo sublime per tutti gli altri giovani che nel frattempo si stavano riprendendo dalle loro "fatiche", e infatti Silvia aveva voluto immortalare il tutto in un video che riprese ogni dettaglio, ogni sospiro, ed ogni richiesta di Alessia.
Poi, quando la "supercoppia" si fu dileguata, la più troia delle amiche di Gessica – con un sorrisino che non prometteva nulla di buono – disse, agitando il suo cellulare:
- "Bene... Ora tutti sapranno che vacca ci siamo portati a Parigi. A cominciare dal cornutello che sta a casa e pensa di stare con una santa...".
Compose il suo numero ed inviò quel file "scottante", accompagnandolo con la frase:
- "A Parigi il divertimento è assicurato!".

8. La notte del bukkake.

Era l’ultimo giorno di viaggio, e per quella notte Pietro avrebbe voluto qualcosa di davvero “particolare”… Qualcosa che fosse stato un “premio” per Gessica, la sua prediletta.
Così, andò a cercare Geneviève e Morgane – le capotreno lesbiche di cui aveva avuto prova di discrezione e porcaggine – e le disse:
- “Ragazze, vi sarò infinitamente grato per quello che avete fatto, ma ora dovete aiutarmi per l’ultima volta… Voglio organizzare un bukkake per la mia amica Gessica. Mi serve un posto qui sul treno, bello ampio, non accessibile a tutti e comodo”.
Fu Geneviève – come al solito – a prendere in mano la situazione, e gli propose:
- “Ho capito… Beh, ci sarebbe il vano bagagli della carrozza di coda... Fuori da occhi e orecchie indiscrete… Ma dimmi, possiamo almeno assistere al riempimento del tuo sborratoio? Potremmo aiutarti, intanto con l'arredamento, ti allestiamo un vero e proprio privè!”.
Detto fatto: i tre, approntarono al centro della carrozza un letto doppio e nient'altro:
- “Tanto, sarà quello” – riflette il ragazzo – “il vero teatro di quest'ultimo gioco...”.
Inoltre, a tetto installarono una sorta di "occhio di bue", una luce che sarebbe servita per concentrare tutta l'attenzione sulla fanciulla, mentre intorno alle pareti misero una serie di sedie, forse un po’ spartane ma adatte ad accogliere gli “sborratori”...

Verso le 2 del mattino, mentre tutti gli altri ignari viaggiatori dormivano, una lunga “processione” di corpi completamente nudi cominciò a muoversi verso quella nuova destinazione... Erano solo uomini, questa volta, chi più chi meno dotati di notevoli attributi.
Ad attenderli con ansia c'era Gessica, istruita precedentemente dalle due lesbiche e “vestita” soltanto con un paio di calze nere e reggicalze dello stesso colore, e un paio di scarpe con “tacco 12”…
Aveva una mascherina senza fori sugli occhi che le impediva di vedere ciò che le stava attorno, e dopo qualche attimo sentì provenire dalle sue spalle come un leggero fruscio, con un chiaro profumo di maschio che si avvicinava: era Pietro, che dalla sua posizione presso la porta del bagagliaio si era portato – senza far rumore – vicino alla sua donna.
Le sue mani passarono ripetutamente davanti ai suoi occhi per accertarsi che non vedesse nulla, e che quello stato di “cecità artificiale” potesse accrescere le emozioni trasmesse dai suoi organi sensoriali.
Da vero gentiluomo, le prese gli arti superiori e glieli portò – unendoli – dietro alle spalle, e dopo qualche istante Gessica udì lo scatto di un meccanismo metallico: era un rumore che le era familiare, e infatti erano le manette che si serravano attorno ai suoi polsi…
Poi Pietro cominciò a sfiorarla – con le mani e con le labbra – in ogni luogo: sul collo, il viso, la bocca, le tette, e per finire anche sul clitoride…
Gessica non poteva vedere nulla, ma stava già impazzendo di godimento, e a un certo punto l’uomo le toccò i capezzoli, e lei sentì dapprima qualcosa di freddo e poi una leggera fitta... Sì, erano le mollette che stringevano i suoi “chiodi”, una delle sue passioni preferite!
Ad un certo punto lui le sussurrò all’orecchio:
- “Chiudi gli occhi… Adesso ti tolgo la maschera e sarai solo tu a poter decidere se vedere o meno quello che ti faremo!”.
Le tolse la benda, e la voglia di Gessica di aprire gli occhi fu tanta, ma poi pensò che non fosse giunto ancora il momento giusto; l’eccitazione estrema, però, la fece bagnare talmente tanto che dalle sue labbra vaginali presero a gocciolare degli umori, e nel frattempo Pietro fu lesto a raccoglierli con la lingua.
Nel silenzio assoluto, rotto solo dallo sferragliare delle ruote sui binari, le sembrò di sentire qualcosa come degli uomini che ansimavano perchè si stavano masturbando. Erano tutti coloro che prima l’avevano posseduta nello scompartimento, e che ora – entrati in quella carrozza ad uno ad uno – si erano disposti attorno, davanti, ai lati e anche dietro sul letto...
Sì, quei maschi si stavano proprio masturbando al fine di raggiungere l'erezione suprema...

Improvvisamente, nella stanza completamente buia si accese quel faretto che pendeva dal soffitto, e gli occhi di Gessica furono come trafitti da quei raggi che – dopo tanto buio – le parvero come una dolorosa coltellata.
Allora, lui si allontanò dalla ragazza, ma prima – con voce suadente – le disse:
- “Questi cazzi sono tutti per te, amore! Ma non avere paura, ci sarò io a proteggerti e ad aiutarti se ne avrai bisogno. Ci sono tutti i presupposti perché tu faccia il miglior bukkake a cui io abbia mai partecipato. Mi raccomando, non sciupare nemmeno una goccia di sperma. Se sei pronta, cominciamo a giocare…”.
Poi, le si avvicinarono tutti assieme, e quella troia si accinse a godersi una abbondante abbuffata di sborra: avrebbe voluto usare anche le mani per saggiare ognuno di quei piselli frementi, ma si ricordò di avere le manette ai polsi e le braccia legate dietro la schiena.
La eccitava allo spasimo assistere tutti quei maiali che si stiravano il cazzo guardando il suo corpo nudo. Tutti i membri erano dritti e puntati verso la sua faccia ancora pulita, ma Gessica sapeva bene che ciò non sarebbe durato a lungo…
Quindi, protese la testa in avanti ed aprì voracemente la bocca. Ingurgitò la prima cappella, poi la seconda e la terza, la quarta e la quinta, ed infine – come ciliegina sulla torta – quella del suo amato Pietro.
Uno dei tanti, per eccitarsi, le toccò la passera mentre lei era occupata a ciucciarne un altro.
Finalmente, arrivò il primo schizzo, che le colò dalla testa fin sulla fronte e poi sul naso. Il secondo le colpì a tradimento l’occhio destro, con della sborra caldissima. E poi ancora il terzo, quarto, quinto, e così via; la faccia di Gessica iniziò ad essere ricoperta di bianca crema, finchè non ci vide quasi più, e non sentì più il calore della sborra poiché questa aveva formato una patina densa, come una sorta di maschera applicata integralmente sul suo volto.
Ma quello che stava accadendo nel vano bagagli si diffuse ben presto per tutto il treno, e tanti maschi infoiati quanto sconosciuti accorsero a sostituire i “colleghi” prostrati dalla fatica, riversando sborra fresca su quella sottostante che nel frattempo si era solidificata.

Era l’alba quando, dopo più di quattro ore di sborrate continue, era quasi tutto finito.
Gli schizzi cessarono, e tutti si erano svuotati fino all’ultima goccia.
Gessica aveva ricevuto una quantità di sperma incredibile, ma le amiche Silvia e Alessia – che avevano assistito in incognito insieme alle capotreno come due Vestali – non ritennero ancora esaurita quella prova.
Uscirono allo scoperto e le dissero:
- “Ora, prima di concludere questo sacro rito, dovrai ricevere su di te la purificazione che solo questa sborra può donarti…”.
E preso un calice ricolmo sino all’orlo di quel seme proveniente dai testicoli di tutti quei maschi, lo alzarono sopra la sua testa e glielo versarono addosso.
Insomma, quella notte passò alla storia come un’epica eiaculazione generale, e Gessica era in un bagno totale di seme maschile che si "mangiò" – raccogliendolo dal suo corpo – come una gustosissima leccornia...

La mattina dopo, ripulitisi alla meglio ma con ancora addosso quel fetore, i quattro ragazzi giunsero in città e si recarono al concerto come da programma, mentre Pietro riprese la sua strada...

FINE
 

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