zippo1975
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Questo racconto è una pura fantasia ed ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale…
Ero stata sfortunata, o prescelta? Non lo avrei mai saputo. Quando il vecchio parroco, si era incamminato a passo malfermo verso il confessionale, mi ero sentita sollevata. Il nuovo parroco aveva uno sguardo inquisitore, freddo, mi spaventava. Le mie consorelle erano rimaste a pregare, ed io mi ero inginocchiata, quando padre Celeste aveva acceso la lucetta.
- Padre…
- Figlia, ascoltami, le forze mi abbandonano…
- Chiamo aiut…
- Ascoltami, prendi questa chiave, vai nell’abside ed inginocchiati davanti la statua, a destra, in basso, tra il muro e la colonna, infila la chiave, due scatti a destra uno a sinistra, si aprirà un piccolo vano, prendi l’astuccio e portalo dal Cardinale.
- Padre ma il Cardinale…
- Lo so! È a 100 km da qui. Fai qualunque cosa sia necessaria, anche se contraria a tutto ciò che ti sembra retto, ma porta l’astuccio al Cardinale. Ovviamente non ti ammetteranno ad udienza privata, quindi chiedi di recapitare al sua eminenza queste parole “Relata refero, Omnis homo mendax”. La chiave buttala dentro il piccolo vano e poi spingilo in modo che si richiuda, adesso và.
Lasciai padre Celeste ed ubbidii, lo sguardo indagatore e quasi feroce di Padre Kurt, mi trapassava da parte a parte. Recuperai come ordinato l’astuccio, e mi incamminai verso l’uscita della chiesa, dovevo tornare in convento, preparare qualcosa per assentarmi almeno un giorno. Anche l’aspetto economico del viaggio era un problema, ma non insormontabile, avevo studiato in questa città e sapevo che una mia cara amica era rimasta a viverci dopo aver conosciuto un ragazzo. Per Giulia ero Shara, per rendere più esotico Sara, la sua coetanea ormai 30enne con la quale aveva diviso una camera in un convitto di suore quando eravamo all’università. Giulia non sapeva che adesso ero suor Luigia, ma anche se era completamente atea mi avrebbe aiutata. Non avevo certo il suo numero di cellulare, ma sapevo che gestiva una piccola libreria esoterica in centro, il piccolo tatuaggio che ci eravamo fatte un estate ad Amsterdam l’aveva scelto lei era un Ankh, che mentendo avevo affermato che il tatuatore aveva sbagliato la croce di San Francesco, per fortuna era poco visibile dato il punto in cui era stata tatuato. A due isolati dal convento, vidi un suv, a bordo Padre Kurt ed altri tre preti, mi infilai in una traversa laterale, a senso unico e molto trafficata, mentre il suv faceva il giro, scesero due preti dal sedile posteriore, accelerai il passo guadagnando la metrò.
- Fratello non ho il biglietto, potresti …
- Tieni a me non serve più ci sono ancora tre corse…
- Grazie…
Scesi verso il rumore del metrò in arrivo, la direzione non era importante, avrei cambiato se fossi riuscita a fuggire, ero certa di doverlo fare, per padre Celeste… per il Cardinale. Quando salii a bordo ed il vagone ripartii mi resi conto che non ero riuscita a seminare i miei inseguitori, che pur non potendomi raggiungere sul vagone erano sullo stesso metrò ed uno di loro parlava ad un cellulare. La mia fuga durò per ore fino all’imbrunire, abbandonai il metrò scappando per stradine laterali, andai quasi a sbattere contro una porta di metallo e mi afferrai al bordo tenendola aperta, c’era puzza di fumo, forse era stata aperta da un fumatore, nessuna serratura esterna solo una maniglia antipanico all’interno, entrai richiudendomi la porta alle spalle, sentii partire una musica stridente, scostai pesanti tende, ero in un cinema. Un cinema … un cinema porno. I miei inseguitori, non mi avevano vista entrare, ero al sicuro, il buio, la mia veste nera, nessuno mi avrebbe vista. Tenevo la testa bassa, per non guardare lo schermo, ma le urla ed i gemiti erano inequivocabili, le poche parole non erano nemmeno in italiano. Mi guardai attorno, quattro uomini, lontani da me, lontani l’uno dall’altro, poi vidi l’insegna luminosa toilette, mi sarei rifugiata lì, fu un errore, alzandomi guardai lo schermo e rimasi inorridita. Una donna completamente nuda, attorniata da tre uomini che le facevano cose indicibili e lei li incitava. Non mi accorsi che uno degli uomini si era avvicinato, trasalii quando una mano mi si posò sul seno, ma quando vidi la tenda dell’ingresso spostarsi mi inginocchiai nascondendomi, era uno dei preti, era entrato per controllare, mi liberai di velo e cocolla ed imitai l’attrice, prendendo in bocca l’affare di quell’uomo, dal sapore sgradevole, puzzava di sudore ed urina, per fortuna non era grosso come quello dell’attore.
- Brava troia, ma non leccarlo, succhiamelo…
Eseguii, mentre un altro uomo attirato dalla scena si avvicinava. Il prete era sempre lì, si stagliava come una statua, mi spogliai in fretta dell’abito, rimanendo in reggiseno, mutandine di cotone bianco, gambaletto bianco e polacchine nere. Adesso potevo anche alzarmi in piedi, ma non andai lontano il secondo uomo mi afferrò i seni, mentre il primo mi abbassò lo slip, il prete si allontanò, nell’istante in cui il secondo uomo mi infilava una mano tra le mie cosce, quando lo fece, mi scappò un gemito, il piacere mi aveva trafitto come una spada dalla mia femminilità fino al cervello. Mi abbandonai in balia di quattro sconosciuti, partecipando attivamente, seguendo le mosse della pornostar. Tenevo ben stretto l’astuccio. Negai solo di essere sodomizzata.
- No dietro no. Sono ancora vergine. Se lo volete, lo darò a chiunque di voi ma mi serve un vestito per uscire da qui
Il più giovane, che puzzava di fumo, forse lavorava nel cinema mi chiese il numero delle scarpe, mancò 15 minuti, durante i quali mi lavai in un lavandino dei bagni, mentre gli altri tre, si ricomponevano ed andavano via.
Il giovane tornò poco dopo…
- Rimetti l’abito da monaca, voglio incularmi una suora.
- È quello che farai che io indossi l’abito o meno…
- Cazzo, sei davvero una suora? No, non rispondere, insalivami il cazzo per bene e poi mettiti a 90 gradi.
- E tutto ciò che dovrà essere fatto, lo si faccia secondo il libero volere di lui, e la sua decisione…
Mi inginocchia e comincia a leccare quel palpitante cilindro di carne, che cominciò ad erigersi ed indurirsi, fino a diventare tanto lungo che ne entrava in bocca solo metà. Il ragazzo mi posò una mano sulla testa, sentii stringere i miei capelli, e cominciò a costringermi a farlo entrare fino ad affogarmi, entrava ed usciva con foga, come avevano fatto a turno quando mi avevano penetrato, mi lasciava giusto il tempo di riprendere fiato e ricominciava, poi lo estrasse fuori completamente lucido di saliva, riaprii la bocca per ingoiarlo di nuovo, ma mi fermò…
Sei proprio affamata di cazzo, ma voglio incularti e dobbiamo sbrigarci il film sta per ricominciare e se entrano dei clienti dovrai accontentare pure loro. Mettiti a … si brava, ma allarga le cosce al massimo. Ora pregami di farlo…
- Ti prego prendimi contronatura…
- No. Devi dire inculami e spaccamelo.
- Ti prego fratello, inculami fino a spaccarmelo…
- Brava la mia suora puttana.
- Sentii qualcosa di duro appoggiarsi sul buchetto, che tenevo ben serrato sicura che non sarebbe riuscito a entrare ed avrebbe rinunciato, ma il mio aguzzino, diede una spinta poderosa, urlai come se mi avesse squarciata, il dolore era così accecante che iniziai a piangere e pregare il mio sodomida affinché smettesse:
- Basta ti prego, risparmiami questo abominio contronatura, non ce la faccio, mi stai lacerando, è enorme…
- Sei troppo stretta, sei veramente vergine dietro, ma vedrai che ti aprirò ben bene sorella e prima che ti sborri dentro mugolerai come una troia…
La spinta era costante, ma visto che continuavo a serrare l’ano, mi mollò un ceffone sulla natica, appena sussultai per il colpo, diede un potentissimo colpo di reni, che mi proiettò contro la spalliera delle poltroncine, entrandomi tutto dentro. Le gambe mi si piegarono, quando urlai nuovamente, per pochi istanti, la sala cominciò a roteare, le mani del giovane mi artigliarono per trattenermi mi tirò un po’ su e poi la sua mano sinistra raggiunse il mio capezzolo, lo prese tra le dita e lo strizzò forte, puntai i piedi incapace di rialzarmi, e quel diavolo cominciò ad entrare ed uscire il suo caldo e duro bastone da dentro il mio sedere, con ritmo crescente, mentre io lo invocavo di smettere, sentivo qualcosa che ritmicamente collideva contro la mia femminilità, forse era la sacca con due, adesso ricordavo la mia unica esperienza di sesso etero, erano le sue palle che sbattevano contro la mia … si la mia… fica. La sua mano sinistra scende verso la mia femminilità, non voglio, mi sto bagnando, capirà che … le sue dita si muovono dentro la mia fica, poi si spostano per stimolare il mio clitoride.
Urlo nuovamente di non smettere? Adesso sto gemendo di piacere. la bocca aperta, un gemito monocorde, continuo, gli occhi mi si rovesciano all’indietro, un piacere indicibile mi attraversa il corpo dal mio basso ventre fin dentro il cervello, ho la netta sensazione di schizzare un po’ di liquido, forse pipì. Il mio aguzzino, mi porta le sue dita in bocca. Vuole umiliarmi, vuole che lecco il mio schizzo di urina, schiudo le labbra e le sue dita, non entrano, allora le lecco, non è pipì, riconosco il sapore della mia unica esperienza lesbo, quando la mia compagna di università Giulia, mi aveva voluto leccare e poi mi aveva baciato in bocca, mi disse che ero venuta raggiungendo l’orgasmo. Ma non era stato così intenso come oggi e non era ancora finito fui squassata nuovamente dall’inteso piacere. il film era ricominciato ma le urla del mio piacere superano il sonoro del film.
Il mio angelo continua a cavalcarmi come una giumenta, poi esplode, sento fiotti caldi invadermi dentro. Il giovane si ferma, il suo randello rimane duro, per un po’ poi quando comincia a perdere turgore lo estrae, il piacere piano piano si affievolisce, lasciando posto nuovamente al dolore, con l’ano ancora aperto mi incamminai verso i bagni, mentre mi lavavo nuovamente, lui si ripulì il suo randello, era un po’ sporco, la colpa era mia…
- Sorella, la prossima volta che vuoi prenderlo in culo, prima fatti un clistere…
Non risposi, mordendomi il labbro inferiore, ero triste, perché era finito. Mi passò i vestiti, iniziai dalla biancheria, era incredibile, ridottissima, le mutandine erano un triangolino di stoffa nera sul davanti che non contenevano il mio pelo pubico, dietro poi si assottigliavano tanto da diventare un cordino, il reggiseno sorreggeva solo il seno da sotto lasciando scoperti persino i capezzoli, era più piccolo di una taglia, le calze che sembravano dei collant in realtà erano aperti sia davanti che dietro, il mio vestito era una giacca da uomo doppiopetto grigio scuro, molto elegante, riusciva a coprirmi fino a quattro dita sotto all’inguine, le scarpe erano rosse, un sandalo, con zeppa anteriore e tacco altissimo, forse erano una misura più grande ma riuscivo a camminarci.
- Come ti chiami fratello?
- Rocco e tu?
- Suor Luigia. Addio Rocco è stato un piacere.
- Conoscermi?
- Sai a cosa mi riferisco, anche se dovessero rinchiudermi in clausura ne sarà valsa la pena.
Rocco si avvicinò ad una porta di ferro e la aprii con una chiave.
- In tasca ci sono 50 euri, non sono molti ma possono bastarti per un treno, se ti trovi da queste parti e ti viene voglia…
Non persi tempo a cercare Giulia, era buio e la libreria ormai era sicuramente chiusa, avevo un po’ di soldi e per il treno e per mangiare sarebbero stati sufficienti, per dormire no. Ma vestita così non fu difficile, vicino alla stazione di arrivo trovai un alberghetto per avere la stanza dovetti portarmi in camera un autista di taxi, che si accontentò di godere con la mia bocca, due volte di seguito.
L’indomani matitina mi presentai davanti la curia, passarono tre ore prima che riuscissi ad ottenere udienza.
- Eminenza, da ieri alle 10 di mattina, da quando ho intrapreso questa missione, io …
- Taci! Sei assolta da tutti i peccati… la missione … era di priorità assoluta, non dovrai mai dire nulla del contenuto dell’astuccio e…
- Eminenza, non ho mai guardato dentro l’astuccio, io ero solo un corriere…
- Hai fatto molto più di questo, lo hai protetto a costo… si! A costo… comprendo benissimo, anche se come amano dire di noi l’abito non fa il monaco, visto l’abito con cui ti sei presentata.. Prendi questa pillola è a base di Ulipristal Acetato, per questo l’ultimo peccato hai già l’assoluzione
Intuii la natura della pillola, pur non conoscendola, dai miei occhi trasparii qualcosa…
- Figliola, potresti diventare una perfetta spia, se solo il tuo sguardo non avesse avuto un guizzo. Quasi impercettibile invero. La domanda? Perché un cardinale ha queste pillole?
- Eminenza, mi perdoni, sono stata …
- Acuta! Ma ti sconvolgerebbe, no, forse ti sorprenderebbe e solo un po’, sapere quanto difficile sia mantenere alcuni segreti. Non avere più il braccio secolare, ci ha reso più deboli, talvolta qualche sorella si lascia tentare dal peccato, o costretta… in alcuni casi come nel tuo, si tratta di necessità dovute alla missione…
- Comprendo…
- Non credo. Ti è piaciuto fare sesso?
Abbassai lo sguardo…
- Meglio! Comunque prendo atto della tua risposta affermativa. Tieni. Dentro c’è un indirizzo e tre sequenze di numeri. Il posto apparentemente è solo un magazzino con serratura a combinazione numerica, ma in realtà è un rifugio, entra e ricomponiti, appena pronta vai alla cassaforte usa il secondo numero, prendi una delle buste arancioni e chiudi la cassaforte, usa il telefono che troverai e chiama il terzo numero, poi brucia il biglietto, una macchina ti riporterà al convento, dove non ti saranno fatte domande. Il contenuto della busta è solo per i tuoi occhi.
- Eminenza…
- Di quando in quando potremmo avere bisogno di una sorella fidata. Sappi che in quelle circostanze avrai l’assoluzione senza l’obbligo della confessione…
Le missioni erano semplici ma troppo distanti una dall’altra, quindi cominciai a frequentare con maggiore assiduità Rocco.
Ero stata sfortunata, o prescelta? Non lo avrei mai saputo. Quando il vecchio parroco, si era incamminato a passo malfermo verso il confessionale, mi ero sentita sollevata. Il nuovo parroco aveva uno sguardo inquisitore, freddo, mi spaventava. Le mie consorelle erano rimaste a pregare, ed io mi ero inginocchiata, quando padre Celeste aveva acceso la lucetta.
- Padre…
- Figlia, ascoltami, le forze mi abbandonano…
- Chiamo aiut…
- Ascoltami, prendi questa chiave, vai nell’abside ed inginocchiati davanti la statua, a destra, in basso, tra il muro e la colonna, infila la chiave, due scatti a destra uno a sinistra, si aprirà un piccolo vano, prendi l’astuccio e portalo dal Cardinale.
- Padre ma il Cardinale…
- Lo so! È a 100 km da qui. Fai qualunque cosa sia necessaria, anche se contraria a tutto ciò che ti sembra retto, ma porta l’astuccio al Cardinale. Ovviamente non ti ammetteranno ad udienza privata, quindi chiedi di recapitare al sua eminenza queste parole “Relata refero, Omnis homo mendax”. La chiave buttala dentro il piccolo vano e poi spingilo in modo che si richiuda, adesso và.
Lasciai padre Celeste ed ubbidii, lo sguardo indagatore e quasi feroce di Padre Kurt, mi trapassava da parte a parte. Recuperai come ordinato l’astuccio, e mi incamminai verso l’uscita della chiesa, dovevo tornare in convento, preparare qualcosa per assentarmi almeno un giorno. Anche l’aspetto economico del viaggio era un problema, ma non insormontabile, avevo studiato in questa città e sapevo che una mia cara amica era rimasta a viverci dopo aver conosciuto un ragazzo. Per Giulia ero Shara, per rendere più esotico Sara, la sua coetanea ormai 30enne con la quale aveva diviso una camera in un convitto di suore quando eravamo all’università. Giulia non sapeva che adesso ero suor Luigia, ma anche se era completamente atea mi avrebbe aiutata. Non avevo certo il suo numero di cellulare, ma sapevo che gestiva una piccola libreria esoterica in centro, il piccolo tatuaggio che ci eravamo fatte un estate ad Amsterdam l’aveva scelto lei era un Ankh, che mentendo avevo affermato che il tatuatore aveva sbagliato la croce di San Francesco, per fortuna era poco visibile dato il punto in cui era stata tatuato. A due isolati dal convento, vidi un suv, a bordo Padre Kurt ed altri tre preti, mi infilai in una traversa laterale, a senso unico e molto trafficata, mentre il suv faceva il giro, scesero due preti dal sedile posteriore, accelerai il passo guadagnando la metrò.
- Fratello non ho il biglietto, potresti …
- Tieni a me non serve più ci sono ancora tre corse…
- Grazie…
Scesi verso il rumore del metrò in arrivo, la direzione non era importante, avrei cambiato se fossi riuscita a fuggire, ero certa di doverlo fare, per padre Celeste… per il Cardinale. Quando salii a bordo ed il vagone ripartii mi resi conto che non ero riuscita a seminare i miei inseguitori, che pur non potendomi raggiungere sul vagone erano sullo stesso metrò ed uno di loro parlava ad un cellulare. La mia fuga durò per ore fino all’imbrunire, abbandonai il metrò scappando per stradine laterali, andai quasi a sbattere contro una porta di metallo e mi afferrai al bordo tenendola aperta, c’era puzza di fumo, forse era stata aperta da un fumatore, nessuna serratura esterna solo una maniglia antipanico all’interno, entrai richiudendomi la porta alle spalle, sentii partire una musica stridente, scostai pesanti tende, ero in un cinema. Un cinema … un cinema porno. I miei inseguitori, non mi avevano vista entrare, ero al sicuro, il buio, la mia veste nera, nessuno mi avrebbe vista. Tenevo la testa bassa, per non guardare lo schermo, ma le urla ed i gemiti erano inequivocabili, le poche parole non erano nemmeno in italiano. Mi guardai attorno, quattro uomini, lontani da me, lontani l’uno dall’altro, poi vidi l’insegna luminosa toilette, mi sarei rifugiata lì, fu un errore, alzandomi guardai lo schermo e rimasi inorridita. Una donna completamente nuda, attorniata da tre uomini che le facevano cose indicibili e lei li incitava. Non mi accorsi che uno degli uomini si era avvicinato, trasalii quando una mano mi si posò sul seno, ma quando vidi la tenda dell’ingresso spostarsi mi inginocchiai nascondendomi, era uno dei preti, era entrato per controllare, mi liberai di velo e cocolla ed imitai l’attrice, prendendo in bocca l’affare di quell’uomo, dal sapore sgradevole, puzzava di sudore ed urina, per fortuna non era grosso come quello dell’attore.
- Brava troia, ma non leccarlo, succhiamelo…
Eseguii, mentre un altro uomo attirato dalla scena si avvicinava. Il prete era sempre lì, si stagliava come una statua, mi spogliai in fretta dell’abito, rimanendo in reggiseno, mutandine di cotone bianco, gambaletto bianco e polacchine nere. Adesso potevo anche alzarmi in piedi, ma non andai lontano il secondo uomo mi afferrò i seni, mentre il primo mi abbassò lo slip, il prete si allontanò, nell’istante in cui il secondo uomo mi infilava una mano tra le mie cosce, quando lo fece, mi scappò un gemito, il piacere mi aveva trafitto come una spada dalla mia femminilità fino al cervello. Mi abbandonai in balia di quattro sconosciuti, partecipando attivamente, seguendo le mosse della pornostar. Tenevo ben stretto l’astuccio. Negai solo di essere sodomizzata.
- No dietro no. Sono ancora vergine. Se lo volete, lo darò a chiunque di voi ma mi serve un vestito per uscire da qui
Il più giovane, che puzzava di fumo, forse lavorava nel cinema mi chiese il numero delle scarpe, mancò 15 minuti, durante i quali mi lavai in un lavandino dei bagni, mentre gli altri tre, si ricomponevano ed andavano via.
Il giovane tornò poco dopo…
- Rimetti l’abito da monaca, voglio incularmi una suora.
- È quello che farai che io indossi l’abito o meno…
- Cazzo, sei davvero una suora? No, non rispondere, insalivami il cazzo per bene e poi mettiti a 90 gradi.
- E tutto ciò che dovrà essere fatto, lo si faccia secondo il libero volere di lui, e la sua decisione…
Mi inginocchia e comincia a leccare quel palpitante cilindro di carne, che cominciò ad erigersi ed indurirsi, fino a diventare tanto lungo che ne entrava in bocca solo metà. Il ragazzo mi posò una mano sulla testa, sentii stringere i miei capelli, e cominciò a costringermi a farlo entrare fino ad affogarmi, entrava ed usciva con foga, come avevano fatto a turno quando mi avevano penetrato, mi lasciava giusto il tempo di riprendere fiato e ricominciava, poi lo estrasse fuori completamente lucido di saliva, riaprii la bocca per ingoiarlo di nuovo, ma mi fermò…
Sei proprio affamata di cazzo, ma voglio incularti e dobbiamo sbrigarci il film sta per ricominciare e se entrano dei clienti dovrai accontentare pure loro. Mettiti a … si brava, ma allarga le cosce al massimo. Ora pregami di farlo…
- Ti prego prendimi contronatura…
- No. Devi dire inculami e spaccamelo.
- Ti prego fratello, inculami fino a spaccarmelo…
- Brava la mia suora puttana.
- Sentii qualcosa di duro appoggiarsi sul buchetto, che tenevo ben serrato sicura che non sarebbe riuscito a entrare ed avrebbe rinunciato, ma il mio aguzzino, diede una spinta poderosa, urlai come se mi avesse squarciata, il dolore era così accecante che iniziai a piangere e pregare il mio sodomida affinché smettesse:
- Basta ti prego, risparmiami questo abominio contronatura, non ce la faccio, mi stai lacerando, è enorme…
- Sei troppo stretta, sei veramente vergine dietro, ma vedrai che ti aprirò ben bene sorella e prima che ti sborri dentro mugolerai come una troia…
La spinta era costante, ma visto che continuavo a serrare l’ano, mi mollò un ceffone sulla natica, appena sussultai per il colpo, diede un potentissimo colpo di reni, che mi proiettò contro la spalliera delle poltroncine, entrandomi tutto dentro. Le gambe mi si piegarono, quando urlai nuovamente, per pochi istanti, la sala cominciò a roteare, le mani del giovane mi artigliarono per trattenermi mi tirò un po’ su e poi la sua mano sinistra raggiunse il mio capezzolo, lo prese tra le dita e lo strizzò forte, puntai i piedi incapace di rialzarmi, e quel diavolo cominciò ad entrare ed uscire il suo caldo e duro bastone da dentro il mio sedere, con ritmo crescente, mentre io lo invocavo di smettere, sentivo qualcosa che ritmicamente collideva contro la mia femminilità, forse era la sacca con due, adesso ricordavo la mia unica esperienza di sesso etero, erano le sue palle che sbattevano contro la mia … si la mia… fica. La sua mano sinistra scende verso la mia femminilità, non voglio, mi sto bagnando, capirà che … le sue dita si muovono dentro la mia fica, poi si spostano per stimolare il mio clitoride.
Urlo nuovamente di non smettere? Adesso sto gemendo di piacere. la bocca aperta, un gemito monocorde, continuo, gli occhi mi si rovesciano all’indietro, un piacere indicibile mi attraversa il corpo dal mio basso ventre fin dentro il cervello, ho la netta sensazione di schizzare un po’ di liquido, forse pipì. Il mio aguzzino, mi porta le sue dita in bocca. Vuole umiliarmi, vuole che lecco il mio schizzo di urina, schiudo le labbra e le sue dita, non entrano, allora le lecco, non è pipì, riconosco il sapore della mia unica esperienza lesbo, quando la mia compagna di università Giulia, mi aveva voluto leccare e poi mi aveva baciato in bocca, mi disse che ero venuta raggiungendo l’orgasmo. Ma non era stato così intenso come oggi e non era ancora finito fui squassata nuovamente dall’inteso piacere. il film era ricominciato ma le urla del mio piacere superano il sonoro del film.
Il mio angelo continua a cavalcarmi come una giumenta, poi esplode, sento fiotti caldi invadermi dentro. Il giovane si ferma, il suo randello rimane duro, per un po’ poi quando comincia a perdere turgore lo estrae, il piacere piano piano si affievolisce, lasciando posto nuovamente al dolore, con l’ano ancora aperto mi incamminai verso i bagni, mentre mi lavavo nuovamente, lui si ripulì il suo randello, era un po’ sporco, la colpa era mia…
- Sorella, la prossima volta che vuoi prenderlo in culo, prima fatti un clistere…
Non risposi, mordendomi il labbro inferiore, ero triste, perché era finito. Mi passò i vestiti, iniziai dalla biancheria, era incredibile, ridottissima, le mutandine erano un triangolino di stoffa nera sul davanti che non contenevano il mio pelo pubico, dietro poi si assottigliavano tanto da diventare un cordino, il reggiseno sorreggeva solo il seno da sotto lasciando scoperti persino i capezzoli, era più piccolo di una taglia, le calze che sembravano dei collant in realtà erano aperti sia davanti che dietro, il mio vestito era una giacca da uomo doppiopetto grigio scuro, molto elegante, riusciva a coprirmi fino a quattro dita sotto all’inguine, le scarpe erano rosse, un sandalo, con zeppa anteriore e tacco altissimo, forse erano una misura più grande ma riuscivo a camminarci.
- Come ti chiami fratello?
- Rocco e tu?
- Suor Luigia. Addio Rocco è stato un piacere.
- Conoscermi?
- Sai a cosa mi riferisco, anche se dovessero rinchiudermi in clausura ne sarà valsa la pena.
Rocco si avvicinò ad una porta di ferro e la aprii con una chiave.
- In tasca ci sono 50 euri, non sono molti ma possono bastarti per un treno, se ti trovi da queste parti e ti viene voglia…
Non persi tempo a cercare Giulia, era buio e la libreria ormai era sicuramente chiusa, avevo un po’ di soldi e per il treno e per mangiare sarebbero stati sufficienti, per dormire no. Ma vestita così non fu difficile, vicino alla stazione di arrivo trovai un alberghetto per avere la stanza dovetti portarmi in camera un autista di taxi, che si accontentò di godere con la mia bocca, due volte di seguito.
L’indomani matitina mi presentai davanti la curia, passarono tre ore prima che riuscissi ad ottenere udienza.
- Eminenza, da ieri alle 10 di mattina, da quando ho intrapreso questa missione, io …
- Taci! Sei assolta da tutti i peccati… la missione … era di priorità assoluta, non dovrai mai dire nulla del contenuto dell’astuccio e…
- Eminenza, non ho mai guardato dentro l’astuccio, io ero solo un corriere…
- Hai fatto molto più di questo, lo hai protetto a costo… si! A costo… comprendo benissimo, anche se come amano dire di noi l’abito non fa il monaco, visto l’abito con cui ti sei presentata.. Prendi questa pillola è a base di Ulipristal Acetato, per questo l’ultimo peccato hai già l’assoluzione
Intuii la natura della pillola, pur non conoscendola, dai miei occhi trasparii qualcosa…
- Figliola, potresti diventare una perfetta spia, se solo il tuo sguardo non avesse avuto un guizzo. Quasi impercettibile invero. La domanda? Perché un cardinale ha queste pillole?
- Eminenza, mi perdoni, sono stata …
- Acuta! Ma ti sconvolgerebbe, no, forse ti sorprenderebbe e solo un po’, sapere quanto difficile sia mantenere alcuni segreti. Non avere più il braccio secolare, ci ha reso più deboli, talvolta qualche sorella si lascia tentare dal peccato, o costretta… in alcuni casi come nel tuo, si tratta di necessità dovute alla missione…
- Comprendo…
- Non credo. Ti è piaciuto fare sesso?
Abbassai lo sguardo…
- Meglio! Comunque prendo atto della tua risposta affermativa. Tieni. Dentro c’è un indirizzo e tre sequenze di numeri. Il posto apparentemente è solo un magazzino con serratura a combinazione numerica, ma in realtà è un rifugio, entra e ricomponiti, appena pronta vai alla cassaforte usa il secondo numero, prendi una delle buste arancioni e chiudi la cassaforte, usa il telefono che troverai e chiama il terzo numero, poi brucia il biglietto, una macchina ti riporterà al convento, dove non ti saranno fatte domande. Il contenuto della busta è solo per i tuoi occhi.
- Eminenza…
- Di quando in quando potremmo avere bisogno di una sorella fidata. Sappi che in quelle circostanze avrai l’assoluzione senza l’obbligo della confessione…
Le missioni erano semplici ma troppo distanti una dall’altra, quindi cominciai a frequentare con maggiore assiduità Rocco.