Racconto di fantasia Un’inaspettata estate in barca (I parte)

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Un’inaspettata estate in barca

1. Premessa.

Come ricorderete dall'ultimo racconto, Alice – il “brutto anatroccolo” divenuto la donna del boss, Don Carmine – era stata rapita da Don Vincenzo, irriducibile rivale del suo uomo, durante una programmata visita ginecologica che doveva accertare il suo eventuale stato di gravidanza.

Affidata successivamente alle "cure" di una banda di criminali senza scrupoli, dopo una lunga serie di "violenze" che si erano poi trasformate in fonte di piacere pure per la giovane, Alice era stata infine riconsegnata al "legittimo proprietario", a patto che lui rinunciasse alle mire espansionistiche sui territori del rivale.
Pur di riavere il suo "bocconcino", il boss accettò – "obtorto collo" – la proposta, e da quel momento i due da ex nemici divennero soci in affari.

2. La richiesta di Alice.

Don Vincenzo, era molto soddisfatto dei frutti dell’accordo con Don Carmine, e un giorno decise di suggellare l'intesa invitando la coppia – Don Carmine, appunto e la sua donna Alice – sul suo mega yacht per una vacanza lungo le coste.
Don Carmine, accettò con grande piacere, e – sistemati tutti i suoi impegni – una sera chiamò la compagna nel suo ufficio.

La ragazza accorse immediatamente, e si sistemò ai suoi piedi pronta ad ascoltare ciò che il boss aveva da dirle.
- "Dunque, piccola puttanella", esordì affettuosamente lui, "ti piacerebbe andare a fare una crociera? Il mio amico don Vincenzo ce la offre... Certo, ahimè, tu dovrai essere CARINA con lui... Mi capisci? Ma non ti preoccupare, ci sarò io questa volta, e don Vincenzo non mi farebbe il torto di farti finire nelle mani sbagliate...".
Alla notizia, Alice si sentì un poco turbata, ma subito si scrollò di dosso quello stato d’animo e si mostrò entusiasta... Fece un pò la smorfiosa:
- "Grande, papi, non sono mai stata in crociera... Che bel regalo!".
E guardandolo con i suoi grandi occhioni dolci, prese a sbottonargli la cintura dei pantaloni.

Quella sera il boss era un pò stanco, e non aveva granché voglia di fare sesso... Quindi, cercò di frenare i suoi entusiasmi stringendole amorevolmente entrambi i polsi delle mani.
Le disse:
- "Perdonami, pupetta mia, ma è stata una giornata faticosa... Sei la mia ragione di vita, ma stasera credo sia meglio che mi riposi un pò...".
La ragazza parve rabbuiarsi, e si mosse a protestare:
- "Ma come, papino, questo è il solo modo che conosco per ringraziarti! Su, vuoi far piangere la tua troietta? Mi vuoi lasciare a bocca asciutta proprio dopo che mi hai dato questa bellissima notizia?".
E, senza attendere risposta, riprese il suo lavoretto.
Avida di cazzo come sempre, fece scendere la cerniera e abbassò gli slip dell'uomo quel tanto che bastò a tirar fuori l'uccello. Lo baciò sulla punta come fosse il suo balocco preferito, con i due indici abbassò il prepuzio fino a scoprire la cappella che già stava dando segnali inequivocabili di apprezzare quel trattamento, e infine mandò giù tutta l'asta fino a dove gli fu possibile.
Alice, conosceva ormai quel palo di carne in ogni suo particolare, ed ogni reazione non le era di certo sconosciuta... Lo sentì “vivere”, e poi tremare... Allora, si interruppe – senza farlo uscire dalla sua piccola boccuccia – e sollevò lo sguardo verso don Carmine.
Il quale, con un filo di voce, le sussurrò:
- "Non finirò mai di ringraziare lo zio della tua amica al pub, che mi ha fatto dono di una creatura come te".
E subito dopo Alice sentì la sua bocca invasa da una densa e calda crema, che in pochi istanti la riempì completamente costringendola a lasciar colare l'eccesso lungo i lati.
Ma la ragazza non si diede per vinta, e con un repentino movimento deglutì tutto...
Poi, aprì la bocca lasciando libero il pene, e cominciò a carezzarlo nonostante stesse perdendo tutto il suo vigore.
Come se stesse parlando a quel membro, disse:
- "Poverino, sei stanco pure tu...".
E si mise a ripulirlo diligentemente…

Quand’ebbe finito, guardò di nuovo il suo uomo – che, quasi svenuto sulla poltrona, si stava lentamente riprendendo – e come se si fosse all'improvviso ricordata qualcosa di delicato da dirgli – proseguì con un certo imbarazzo... Balbettò:
- "Ehm... Devo dirti una cosa ma non so come... Non vorrei darti troppe seccature...".
E lui:
- "Tranquilla principessa... Chiedi tutto quello che vuoi... Sei la luce dei miei occhi, ogni tuo desiderio è legge!".

Alice allora si fece coraggio e ricominciò a parlare sicura:
- "Vedi... Tu prima hai parlato della mia amica... Sì, Elisabetta... Come hai detto, è merito suo se oggi sono qui con te... Io ero una fallita, disoccupata, e ora non mi manca niente! Vorrei che tu la ricompensassi offrendo anche a lei la crociera... Si è appena laureata, vorrei farle un regalo, ecco...".
Don Carmine rimase pensieroso per qualche attimo... Non era stato lui ad organizzare quella vacanza, e avrebbe dovuto chiedere al proprietario della barca.
Ma era certo che il suo sodale non glielo avrebbe negato... Cosi, rincuorò la sua donna:
- "Sarà fatto come vuoi...".

Alice, però, si sentiva ancora agitata, non era soddisfatta, e perciò incalzò nuovamente il suo compagno:
- "Uffa, papi, vedi... Fabiana... Non possiamo lasciarla a casa... Mi sentirei persa...".
Fabiana, era la giovanissima cameriera personale che don Carmine aveva assegnato alla sua donna – affinché non dovesse sbattersi nelle faccende domestiche perdendo così l'energia per soddisfare sessualmente l'uomo – e che ne era diventata una sorta di confidente…

Ancora una volta, Don Carmine – che era un boss sanguinario, ma che quando la sua compagna gli domandava qualcosa diventava il più arrendevole dei maschi – capì perfettamente lo stato d'animo della piccola, e sospirò in segno di assenso.

Si recò, dunque, da Don Vincenzo, gli parlò della situazione e – per invogliarlo a dare un esito favorevole alla sua richiesta – gli mostrò una fotografia accattivante che ritraeva le tre fanciulle tutte insieme: al mare, in costume, e con Fabiana che mostrava le sue belle tette nude da adolescente.
Ebbene – a parte Alice, che aveva avuto occasione di ammirare anche nuda e "in azione" nel video durante il rapimento –, l’altro malavitoso fu impressionato favorevolmente anche dalla bellezza di Betty e di Fabiana:
- "Caro amico", esclamò, "come posso negarci il godimento di tanta bellezza… Puoi dire alla tua cagnetta che non sarà sola…”.

3. Pronti... Partenza!

Il giorno fissato per la partenza, Don Vincenzo – da buon comandante – fu il primo ad arrivare all’imbarco, dove venne accolto dal suo skipper di fiducia: Akil, ventinovenne capoverdiano che da anni era il suo uomo di fiducia per ciò che riguardava il suo yacht.
Si trattava di un bel ragazzo nero, spalle larghe, alto 2 metri e 10 cm. per 78 kg e magro, con un gran sorriso (ogni volta che sorrideva, il contrasto tra i suoi denti bianchi e luccicanti e la sua pelle nera come il carbone era lampante) e un'aria “nobile” che lo rendeva affascinante. In barca, indossava sempre un paio di pantaloncini e una maglietta, ma a volte stava semplicemente in costume da bagno dai colori vivaci. Caratterialmente, era molto professionale, ma quando gli veniva data “via libera” diventava un vero “animale da letto”.

Don Vincenzo mandò la sua auto a prendere i tre ospiti e li fece condurre alla banchina dove era ormeggiato il "Galiote".
Lui, era lì ad aspettarli, e dopo aver fatto i convenevoli di rito, con Akil che prese le valige del gruppetto,
li fece salire a bordo conducendoli a visitare il suo vascello.
Don Carmine conosceva bene lo sfarzo di cui amava circondarsi l’altro, ma le tre ragazze rimasero letteralmente sbalordite: 20 cabine e cinque ponti, una pista con relativo elicottero, una piscina olimpionica, vasca idromassaggio e una palestra dotata di attrezzi di cui solo più tardi avrebbero capito il significato.

Il "padrone di casa" invitò fin da subito le giovani a mettersi comode, in costume, tanto per poter verificare di persona la corrispondenza tra la realtà e quella foto che don Carmine gli aveva mostrato solo pochi giorni prima, mentre offrì un drink di benvenuto al suo ospite.

4. Vacanza e affari.

Nel frattempo che il panfilo prendeva il largo, don Vincenzo e don Carmine si sistemarono su delle comode poltroncine di pelle color bianco, in plancia, a parlare d'affari.

Di tanto in tanto, si affacciavano stancamente alla balaustra che dava sul ponte sottostante, e in una di queste occasioni si offrì ai loro occhi uno spettacolo entusiasmante: Fabiana, si era messa in topless, rimanendo con indosso un perizoma, uno striminzito triangolino di stoffa che le copriva il pube mentre dietro una impercettibile strisciolina di tessuto si era insinuata maliziosamente nel solco delle chiappe.
Don Vincenzo, benché uomo fatto, si stava letteralmente innamorando di quella creatura di 21 anni, alta 1 metro e 65 per 60 kg, occhi castano scuro, capelli castani mossi e lunghi poco oltre le spalle, fianchi e vita ampi, cosce grandi, ombelico del tipo “aperto”, e un pancino da ragazza chubby appena accennato...
Quelle tette, poi, una 3 misura con areole in rilievo e capezzoli scuri e ben formati, avevano calamitato il suo sguardo.

Si voltò verso don Carmine e gli disse:
- "Amico mio, devo dire che te la spassi proprio... Ti sei messo in casa due porcelle di gran qualità... Chissà a letto come se la cava, pure questa...".
E questi, che aveva capito quale sarebbe stato "il prezzo del biglietto" da pagare per quella vacanza rispose:
- "Per me te la potresti scopare liberamente, e anzi ti dico che l'avrei già insifonata pure io, ma purtroppo è il mio regalo ad Alice".
Siccome poi don Vincenzo sembrava non capire, gli dovette spiegare che era la sua cameriera personale.
Al che l'altro ribattè:
- "Beh, allora non ti resta che lavorarti la tua ragazzina... Cerca di convincerla e noi due faremo grandi cose insieme..."
E aggiunse, ridendo:
- "Poi, non ci resterà da valorizzare l'ultima, che a quanto vedo non è meno appetibile!".

Erano presi da questa conversazione, che pareva più un mercato delle vacche, che si udì distintamente la voce cristallina di Fabiana, che rivolta alle amiche diceva:
- "Beh, potreste mettervi anche voi in topless...".
Ed Elisabetta che prontamente le rispondeva:
- "Ma sei matta? Io mi vergogno, anche se non c'è nessuno che ci vede, ma ci sono tre uomini su questa barca!".
Alice, invece – che era solita ascoltare la sua confidente ed era abituata a stare nuda sotto gli occhi del suo uomo e di tutti quelli che frequentavano la loro casa – ci pensò su un momento, e poi accolse con entusiasmo la proposta:
- "Ma si, in fondo abbiamo delle tette appetibili... Chissà se ci vedessero quei tre i loro cazzi come reagirebbero...".
E così dicendo si sciolse il laccio del pezzo di sopra rimanendo anch'essa con le zinne belle esposte.
I due uomini, raggiunti anche dallo skipper – che ormai in mare aperto – aveva messo il pilota automatico, rimasero per un momento sconcertati, don Carmine non si aspettava tanta "libertà" da parte della sua donna, mentre don Vincenzo, pensieroso, considerò:
- "Con il tuo permesso, lasciami dire che è proprio una gran troia la tua compagna...".
Infine, nonostante tutto, anche Elisabetta (ormai medico, erano passati per lei i tempi del pub dello zio) si convinse, e si ritrovò con il suo bel seno baciato dal sole:
- "Uffa... Avete gli ormoni a mille... Siete due femmine in calore!".

Intanto, i tre maschi cominciarono a lasciarsi andare...
Cominciò Akil:
- "Che belle fichette, padrone, chissà se ci si può fare qualcosa... Avete visto i piedini di quella più piccola? Sembrano fatti apposta per dei bei pompini... Mi sembra di sentirmeli già addosso...".
- "Vacci piano, skipper...", gli rispose don Vincenzo, "non è roba per te, piuttosto guarda la dottoressa che culo che si ritrova... E pure i suoi piedi ti farebbero dei bei servizietti... Se vuoi, è tua, vero don Carmine?, sembra si sia divertita poco, con lo studio, in questi ultimi tempi...".
Don Carmine, che ai tempi del pub l'aveva" collaudata" per bene, sornione disse ai due compari:
- "Eh si... Vi assicuro che pur non essendo molto appariscente, vale almeno come le altre!".

Ma non solo i maschi erano già "scesi" a caccia... Infatti, anche Fabiana (che quel giorno pareva essere particolarmente "attiva") aveva drizzato le antenne, e – tornata sul lettino a crogiolarsi al sole, quasi sognante, a occhi chiusi – si affrettò a far notare alle altre:
- "Ragazze, quel nero mi attizza un casino... È davvero un gran maschio... Chissà che in questi giorni tutte e tre possiamo trovare l’occasione giusta per divertirci con lui…".
Anche Alice ed Elisabetta lo avevano notato fin da subito, facendo "cattivi pensieri", e alla fine toccò proprio a quest'ultima aprire le danze con il capoverdiano...

5. Notte nera e bollente

Tra mare, affari e sole, si giunse così al tramonto di quella prima giornata. Si sentiva solamente il rumore sordo dei motori dello yacht, che imperterrito seguiva la sua rotta prestabilita.
Uomini e donne, a bordo, cenarono tutti insieme, dopo di che le ragazze, stanche per tutte quelle emozioni, si ritirarono nelle loro cabine: Alice con Fabiana, ed Elisabetta in una singola.

Ma Elisabetta non riuscì a prendere sonno, e si girò e rigirò tra le lenzuola, forse anche pensando a quel ragazzo di colore che – pur non sapendo nulla di lui – lo aveva così incuriosito.
Per tutta la notte, si sentì stranamente agitata, e così – verso le tre, senza fare rumore – si alzò dalla sua branda, indossò il costume che aveva già il giorno precedente mettendoci sopra una felpa per ripararsi dall'umidità, e risalì sul ponte a guardare sola soletta il mare, piatto e nero come l’inchiostro.
Appoggiata con i gomiti a bordo nave, sporse il petto in avanti, mentre il suo culo "importante" si spostò all’indietro, in una sorta di incredibile quanto non voluta pecorina…

La giovane, credeva di essere sola con i suoi pensieri in quel silenzio che “urlava”, ma all’improvviso dall’oscurità prese forma, come un ologramma, un’altra figura, nera anch’essa, ad eccezione dei denti, bianchissimi.
Elisabetta, sulle prime, trasalì, in un moto di paura, quasi di terrore; inizialmente, quella figura le parve essere un fantasma... ma invece, era solamente Akil, lo skipper che stava perlustrando l’imbarcazione, controllando che tutto fosse in perfetta efficienza, come voleva il padrone...
L'uomo, che era giunto alle sue spalle e aveva potuto ammirare il suo perfetto e sensazionale “lato b”, resosi conto dello stato d'animo della ragazza, le si avvicinò per cercare di rassicurarla:
- "Signorina, le chiedo scusa se l'ho spaventata... ma questo è il mio lavoro... Tutta la notte, sono qui per accertarmi che non ci siano problemi...".
Poi, vedendo che faticava a riprendersi, le offrì dalla sua borraccia un sorso di whisky, le si affiancò, e i due cominciarono a chiacchierare del più e del meno.
Tanto per rompere il ghiaccio, l’uomo – incuriosito della sua presenza così inattesa – le chiese:
- "Ma lei, invece, cosa fa qui a quest'ora? Lei che se lo può permettere, vada a dormire... Non ha freddo?".
Betty non seppe cosa dire, o forse la cosa che avrebbe voluto confessargli era davvero inconfessabile...
Così, dopo un altro attimo di silenzio, "gettò l'amo" a quel ragazzo che era poco più grande di lei. Per la prima volta, lo chiamò per nome e gli domandò:
- "Akil, sai mantenere un segreto?”.
- “Certo… Per una bella signorina come lei…”, rispose lui.
E la giovane:
- “È da ieri che ti sto osservando... Ti sarai accorto che quelle puttanelle delle mie amiche non hanno perso occasione di mettersi in mostra… Ti stavano sbavando dietro, e sarebbero pronte a tutto pur di portarti a letto".
L'uomo, allora, da vero lupo di mare, decise di stare al gioco:
- "E tu? Non è che sei qui per…", replicò guardandola negli occhi.
Nonostante fosse una notte molto fredda, Elisabetta cominciò a sudare dal nervosismo... Non voleva fargli credere che quella confidenza fosse frutto della gelosia nei confronti delle altre, ma non volle nemmeno perdere quell'occasione unica, e quindi rilanciò, con una risatina maliziosa:
- "Per?? Beh, se sei un vero maschio alfa, trova da solo la risposta...".

Betty lasciò Akil a riflettere sul da farsi, e sospirando fece finta di compiere il percorso inverso per tornare nella sua cabina, ma con la coda dell'occhio vide il ragazzo che – discretamente – la seguiva...
A un tratto, si sentì agguantare con vigore attorno alla vita e trascinare nella direzione opposta… Erano nella più completa oscurità, e l'uomo era praticamente invisibile se non fosse stato per gli occhi... Le sorrise, "illuminando" la femmina con il bagliore che proveniva dalla sua sfavillante dentatura.
Poi, quasi ridacchiando, le sussurrò:
- "Credo di aver trovato la risposta alla tua domanda... Vieni con me e te lo dimostro".

Con calma, si incamminarono tranquillamente, fianco a fianco, verso la cabina dell'equipaggio, dove Akil, con galanteria, la fece entrare per prima: poi, entrò anche lui e si rinchiuse la porta alle spalle. A chiave!
Restò per una frazione di secondo a guardarla, e poi:
- "Sei bellissima, cara, troppo sexy, e ispiri un gran sesso... Mmmhhh...", le disse senza lasciarle il tempo di spiccicare parola.
Elisabetta era confusa e imbarazzata per quel complimento tanto esplicito quanto foriero di una richiesta “hard” che peraltro si aspettava, ma ebbe ugualmente la sfrontatezza (forse era ancora l'effetto dell'alcool che Akil le aveva offerto prima) di reagire:
- "E allora, cosa aspetti? Fammi divertire, questa è la mia vacanza!".

Akil le sorrise di nuovo, le si piazzò davanti bloccandola tra la parete della cabina e il suo corpo gigantesco, e provocando in lei un brivido incontrollato di terrore lungo la spina dorsale.
Dunque, prese l’iniziativa e le slacciò la felpa, facendola scivolare giù sulle sue spalle fino a che non cadde a terra.
Con indosso solamente il costume verde acqua marina, Betty era davvero provocante, e il nero cominciò a percepirlo nelle sue parti basse.
Infatti, benchè – come già detto in altri racconti – la ragazza non fosse una bellezza mozzafiato, comunque era un tipo di donna che incuriosiva, poiché emanava un chiaro " profumo di femmina".
Solitamente non indossava biancheria intima troppo sexy, ma per quella crociera aveva deciso di fare “fare una pazzia”, e mettere su un reggiseno minimalista e un micro-perizoma che esaltavano le sue forme vagamente chubby…
Akil, se ne “innamorò” perdutamente, ma quell’impulso primordiale di farla sua ebbe il sopravvento.
Le sue dita forti e calde percorsero adagio la pelle candida delle braccia di Betty, arrestandosi infine sopra un capezzolo che – già da sopra il triangolo di tessuto del reggiseno – era visibilmente turgido.
- “E’ davvero sublime… Sembra aver voglia di essere carezzato tra le mani”.
Lei abbassò lo sguardo, e non rispose nulla…
Intanto, l’altra mano del capoverdiano si fece strada senza tanti complimenti tra le cosce frementi di Elisabetta. Senza nemmeno guardarla in viso, chinò la testa, e – con la bocca che sfiorava l’orecchio della giovane – le bisbigliò:
- “E’ questo che vuoi, vero?”.
Abbandonò per un istante la presa sulla tetta e con un gesto alquanto volitivo si sfilò sia la canottiera di servizio che i boxer del costume, permettendo alla donna di ammirare per intero la statuaria bellezza di quel corpo di maschio africano.
Dopo di che, le afferrò il polso, guidandole la mano esitante sul suo pube. Ce la premette sopra, e le ripetè:
- “Lo vuoi?? Aspetta solo te”.

La ragazza, percepì la presenza di un cazzo tesissimo, e dovette utilizzare entrambe le mani per trattenerlo, tanto era enorme.
E mentre lei era impegnata in questo “esame”, lui svelto le slegò i cordini del reggiseno lasciandola nuda fino alla cintola, con la sua sodissima terza misura e i capezzoli eccitati – che erano divenuti come gingilli per i denti e le labbra insaziabili dell'uomo – che finalmente poteva “venerare” senza ostacoli.
E quando le labbra di Akil si serrarono su quell’oggetto del desiderio, Betty gemette forte come una troia:
- “Ohhhh… Mordili, strizzali… mi piace quando me li strapazzano…”.

La lingua, veloce come un fulmine, saettò quindi sul grembo di Betty, irrorandole la pelle con la saliva, mentre l’uomo si chinò sulle sue ginocchia mollando la presa anche tra le cosce.
Slacciò anche i nastrini del perizoma, che finì bruscamente ai suoi piedi, liberando in tutta la sua bellezza la passerina, perfettamente rasata e con delle labbra strette il giusto (nonostante non fossero più intonse da parecchio tempo).
La ragazza, già molto eccitata, provò una certa vergogna, ma subito si lasciò andare ed emise i suoi primi soffocati gemiti di piacere:
- "Mmhhh... Oohhh... Aspettavo che lo facessi…".

Anche le grosse mani di Akil presero confidenza con quel corpo tutto curve, si incunearono sotto i suoi tondi glutei, e la sollevarono letteralmente in aria. Quindi, fece soltanto pochi passi e la depose sul tavolo che era parte di quel misero arredamento.
Fu allora che anche la ragazza prese l’iniziativa, e con le sue mani tastò i pettorali dell’uomo, spinse i suoi polpastrelli sui capezzoli, gli strinse i fianchi, e scivolò sul torace e sul dorso massicci come di una statua d’ebano.
Betty sentì nuovamente le dita di Akil introdursi tra le pieghe delle sue cosce, mentre la lingua bollente spinse – oscena – sulle sue carni bagnate per poter entrare…
Il nero, alzò lo sguardo ad incontrare il suo, e preso dall’emozione esclamò:
- “Dio, che meraviglia... Sei saporitissima”.

Aveva la bocca piena delle intimità di Betty, ma con la lingua riuscì ugualmente ad indurre grandi e piccole labbra a schiudersi come le valve di una conchiglia, e il ventre della ragazza a protendersi verso la sua irrinunciabile fonte di godimento e di “strazio”.
Bagnata com’era, le grosse dita dell’uomo scivolarono agevolmente dentro il suo corpo, raggiungendo quei luoghi nascosti che con la sola lingua non si potevano “toccare”, strappando alla ragazza dei lamenti di desiderio e dei movimenti incontrollati di bacino:
- "Siiiiii... Aprimi... Ti aspetto… Sono pronta ad accoglierti dentro di me... Prendimi, possiedimi come un toro possiede la sua vacca!".

Mentre parlava così, la giovane allungò le mani e cominciò a strizzare le palle, obbligandolo a smettere l’esplorazione della sua vagina:
- "Uhmm... Come sono gonfie... belle piene… Devono farti un male cane... Che voglia di svuotartele...".

Facendo poi leva con i piedi appoggiati sul pube di Akil, lo spinse all’indietro scrollandoselo di dosso, lo osservò per bene, e finì davanti a lui in ginocchio.
- "Non ti preoccupare… Ora ci penso io a farti felice...", lo rassicurò.
Come se fosse sotto l’effetto di droghe, fagocitò tutto quel grosso uccello nella sua gola, sentendo la cappella turgida solleticarle l’ugola e approssimarsi all’ingresso del cavo orale più interno.
Le parve di soffocare, ma era solo una questione di adattamento… Con la lingua iniziò ad “assaggiarlo” cautamente; affamata, lo succhiò a lungo e poi lo estrasse per leccarlo meglio e tornare a “inabissarlo” di nuovo dentro la bocca.
Intanto, quel cazzo magnifico palpitava, ai confini con la trachea di Betty, quasi volesse avvertirla che sarebbe potuto “detonare” da un momento all’altro.
Allora, con indice e pollice messi ad anello, lo afferrò saldamente “raffreddandolo” con l’aria che entrava dall’oblò rimasto aperto.

Ma la voglia di godere della ragazza cresceva sempre di più, e fece sì che tutto il suo corpo si agitasse come quello di una indemoniata.
Al che, Akil la prese e la voltò, mettendola con il petto schiacciato sul gelido legno del tavolo come se volesse sculacciarla. Le dita di lui, risolute, si conficcarono a fondo dentro di lei, seguite dal membro che la sconquassò e le irruppe “rabbiosamente” nelle viscere.

L’eccitazione di entrambi lievitarono, fino a che – frastornata – la fanciulla fu sul punto di urlare il suo piacere:
- "Siii... Ci siamo quasi... Dai, ancora un po'...".
Ma Akil, crudele, si fermò sul più bello:
- "Eh no, pollastrella, devi meritartelo l mio cazzone...".
Come se si trattasse di una bambola di pezza, se la rigirò tra le mani, mettendosi con il suo cazzo orientato verso il suo viso. Bastarono pochi istanti, e la annaffiò del suo bianco piacere, lasciando che Elisabetta – per la stizza – si abbandonasse in un pianto dirotto…
Quando si fu calmata, Akil le si accostò di nuovo, e si insinuò tra le quelle cosce che aveva appena “profanato”, le aprì la fichetta con delicatezza, e si dedicò questa volta a succhiarle il piccolo bottoncino che nel frattempo si era gonfiato a dismisura.
- “Lo vedi che non sono un egoista? Volevo solo che la tua libidine salisse alle stelle…”.
Betty, allora, perse definitivamente il controllo di sé, e – socchiudendo gli occhi per gustarsi ogni istante di quel bellissimo tormento – esplose in un violento orgasmo implorando il nero di continuare.
Quando riaprì gli occhi, le si presentò dinanzi una visione celestiale: quel colossale membro era ancora in perfetta erezione, e traboccava del suo frutto, mentre Akil ansimava...
Lo immerse di nuovo dentro Betty, stantuffando quelle carni senza pietà, le quali ad ogni spinta si fecero sempre più gonfie e le labbra si dilatarono senza più riuscire a contrastare quel maglio impazzito.
Per l’ennesima volta, uscì tracciando un solco umido sopra la sua pancia, e poi rientrò ancora, inabissandosi in profondità…

Questa “crudeltà”, continuò per un tempo che a Elisabetta parve infinito: ogni volta l’avvicinava all’ulteriore orgasmo, per poi lasciarlo in sospeso, estraendo l’attrezzo e mostrandole quell’arma di conquista.
Stufa di quella “prepotenza”, con un movimento repentino, Betty gli artigliò i fianchi imprigionandoli tra le sue anche doloranti, se lo fece penetrare fino a sentirlo cozzare sull’utero, e lo pregò di muoversi.
Lui, allora, si mise a ridere, e le disse:
- "Sei proprio sicura che lo vuoi? Adesso facciamo a modo mio...".
E, dopo una decina di colpi ben assestati, sborrò dentro la fica di Elisabetta fiotti di sperma che parevano coltellate inarrestabili, fino a che non si accasciò soddisfatto con la faccia madida di sudore sull’addome di lei…

Elisabetta, però, lo voleva anche nel suo ampio culo, e smaniava di venire pure con quell’enorme “tronchetto della felicità” piantato nell'intestino.
Esitò qualche istante a chiederglielo, solo perchè con quel missile di carne il suo sfintere – che ne aveva fatti passare in gran quantità – rischiava di non reggere l'urto…
Comunque, lo voleva assolutamente, desiderava accoglierlo nel buco “stretto”, e glielo disse senza remore:
- "Adesso mettimelo nel culo, adoro prenderlo lì dentro... Mettimelo nel culo!".
Akil, non credette alle sue orecchie… Era sfinito, e la sua virilità stava svanendo…
Allora, dopo essersi velocemente masturbato quel pezzo d’artiglieria, la rimise a pecora sempre su quel tavolo, e – dopo aver posato la grossa cappella già gonfia all’inverosimile sull’ano – cominciò ad incularla con accanimento, deciso a farsi strada fino in fondo, e in modo tale da toglierle il fiato.
- “Lo vuoi? Ah si? Sei una pazza… Adesso ti faccio vedere io cosa vuol dire inculare una donna…”.
E lei:
- “Siiii… Mi piace da morire essere inculata… Voglio proprio vedere di cosa sei capace…”.
Il dolore che le produceva quel bastone conficcato nel di dietro si fece sempre più incredibile, e la giovane si rese conto che glielo aveva rotto, perchè notò gocce di sangue colare tra le sue gambe.
Istintivamente, tentò di liberarsi, ma un colpo di reni la trafisse più a fondo, suscitando nel suo animo e nel suo corpo una sensazione di bruciore e di paura, mentre il ragazzo era deciso ad andare fino in fondo a quel “sentiero” per lasciare anche lì la sua terribile “impronta”.

Ormai Betty era andata fuori giri, e nonostante tutto lo supplicò di non fermarsi, e di andare più a fondo che poteva...
Akil si dimostrò bravissimo: la stava distruggendo proprio come voleva lei, sopprimendo il dolore e spingendola verso un livello estremo di piacere.
- “Dio mio! Me lo hai proprio spaccato! Oohoo, chi mi entrerà dietro non farà più fatica… e tutto grazie alla tua trivella! Uhaoo! Sei un toro da monta!”.
Al culmine di quell’azione tanto potente, il “botto” fu inevitabile: nella stessa eterna frazione di tempo, vennero entrambi!
Giunti allo sfinimento, Elisabetta prese coscienza che sia la fica che il buco del culo erano stati pesantemente demoliti da quel “maschio alfa” che l’aveva fatta andare in paradiso...

Prima però di chiudere quella notte brava, la ragazza pensò che era il caso di “ricompensare” lo skipper che aveva fatto un “doppio lavoro”.
E così, si tolse anche le scarpe…
I suoi piedini abbrancarono per la prima volta quel cazzo con la “C” maiuscola e, con grande sensibilità cominciarono a sfiorarlo per scoprire la sua reazione a quel “trattamento speciale”.
- “Ti piace?”, gli disse guardandolo dal basso verso l’alto.
E lui:
- “Non ne ho mai visti di così belli…”.
Betty sorrise, e serrò a tenaglia quei prodigi sul membro di Akil, dando il via a una sega meravigliosa, spaziando da movimenti rapidi ad altri più lenti, allo scopo di ricambiare la “tortura” subita poco prima e far durare il più possibile quel mutuo godimento.
Iniziò a sfiorare l’asta con i piedini, uno a tener saldi i testicoli mentre l’altro massaggiava il glande già umido di precum. Poi, mise le gambe a rombo e le dita ferme sul tronco, e segò il cazzo con la pianta interna: Akil stava ricevendo il più bel pompino con i piedi della sua vita che lo stava portando allo sfinimento…
Guardò il nero, e lo vide ansimare, mentre lei prese ad aumentare il ritmo, roteando le piante dei piedi sul glande e alternandole a severe strusciate con le dita a salire e scendere.
Nel suo genere, Elisabetta era un’artista, e Akil si concentrò al massimo per godersela…
Fin tanto che lei non gli disse, quasi senza emettere voce:
- “Dai sborrami sui piedi”.
Quel poveretto – ma anche fortunato, poiché i footjob di Betty erano proverbiali e ricercatissimi – era davvero agli sgoccioli, e infatti dopo poco “onorò”, meno abbondantemente del previsto, i piedini della giovane, regalando anche a lei una sensazione indimenticabile, e provocandole un’altra successione di orgasmi che non credeva possibile poter ancora provare.

Rimasero così, nel silenzio estremo di quella notte, ancora a lungo, e poi lei – senza dir nulla – si rivestì e ridiscese nella sua cabina.

Era ormai l’alba, circa le sei del mattino, e si sentivano nell’altra cabina le ragazze prepararsi per una nuova giornata di mare…

FINE I PARTE
 

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