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Un tranquillo weekend di esibizionismo
Provo per l'ennesima volta a stimolare i miei lettori sperando in un loro maggior coinvolgimento. Il racconto che segue è articolato in tre episodi. Stasera il primo, poi a seguire gli altri due. Gradirei conoscere le vostre opinioni.Come al solito, gli episodi descritti sono realmente successi ma la trama è stata volutamente romanzata per garantire un po' di anonimità e per mantenere il mio personale approccio alla scrittura di queste storie.
Come disse un oscuro scrittore che produceva piece teatrali di poco successo e che non vinse mai un premio, «così è (se vi pare)».
Premessa
Avevamo preso l'abitudine di festeggiare il mio onomastico (29 giugno) facendo una breve vacanza, due o tre giorni, in qualche località abbastanza vicina a Roma in modo da poter rientrare al volo in caso di necessità, visto che lasciavamo i bambini ai nonni.Nel 2001, avevo scelto come meta un posto vicino a Roma, l'Aeneas Landing. Allora era meno lussuoso di oggi, ma la struttura era sostanzialmente la stessa, a metà tra un camping molto attrezzato ed un villaggio vacanze. Avevo prenotato un bungalow vista mare (oggi le chiamano Junior Suite) con la porta che si apriva verso l'esterno in pratica unica fonte di luce e di aria.
Il posto si trova poco a nord di Gaeta, ad un capo della spiaggia detta dell’Arenauta o dei 300 gradini, che si estende per oltre un chilometro e mezzo, sovrastata da alte scogliere (per scendere alla spiaggia si percorre la micidiale scala! 300 gradini uno diverso dall’altro, a superare un dislivello di circa 70/80 metri in poco spazio. In discesa ancora ancora, ma in salita garantisco che è una ammazzata!). Verso Gaeta la spiaggia si interrompe per un affioramento roccioso inframezzato da piccole spiaggette di qualche metro, chiamato genericamente le Scissure, anche se il loro nome esatto è le Falesie.
Ci sono capitati alcuni episodi di voyeurismo, in situazioni diverse: uno mentre stavamo in camera, uno in spiaggia ed uno, più sottile, in discoteca.
Colazione in camera
Per fare una sorpresa a Francesca, sapendo della sua necessità di dormire fino a tardi senza vincoli di orario quando era in vacanza, mi ero premurato di ordinare la colazione in camera in modo da evitare di andare entro le dieci al ristorante, ed avevo richiesto di portarmela non prima delle dieci.Giacchè il condizionatore non funzionava ed era già caldo, dormimmo con la porta aperta. Sempre per il caldo, avevamo dormito nudi fuori delle lenzuola, in quando con il caldo umido anche la minima copertura era generatrice di sudate. Non ci astenemmo dal fare del buon sesso prima di addormentarci entrambi a 4 di bastoni. La luce del giorno ed un po’ d’aria mi svegliarono verso le nove del mattino. Vedere Francesca nuda, a gambe larghe, le piccole labbra umide e beanti tra le grandi labbra gonfie di eccitazione provocò un attacco di libidine irrefrenabile. Mi inginocchiai tra le sue gambe e la baciai sulla passera leccandola delicatamente. Francesca si riscosse, iniziò ad ansimare, prese la mia testa con le mani e me la spinse verso il clitoride a cui mi dedicai mentre grugniva di piacere.
“Buongiorno amore!” le dissi tra una leccata e l’altra.
“Buongiorno un cazzo! Ora mi scopi per bene e mi fai venire!” mi rispose a metà tra l’incazzato e l’infoiato.
Non me lo feci ripetere due volte, mi gettai su di lei, lo appizzai contro la sua vagina e, dopo essere stato guidato dalla sua mano, entrai facilmente tanto era bagnata.
Iniziai a pomparla con intensità, quasi con violenza. Volevo sentirla godere ed urlare, tanto eravamo da soli.
Almeno così credevo.
Durammo poco entrambi. Francesca venne squirtando e bagnò tutte le lenzuola, io appresso a lei con tre o quattro intensi getti. Mi sfilai e mi misi seduto ad osservare il rivoletto di sperma che le usciva dall’orifizio mescolandosi alle gocce di liquido trasparente appena emesso, con il mio membro ancora eretto in bella vista.
Ehm! Qualcuno si raschiò la gola alla porta.
Era completamente aperta verso l’esterno, eravamo separati dal fuori solo da una zanzariera assolutamente trasparente.
Un ragazzo di una ventina d’anni con il vassoio della colazione in mano si appalesò davanti alla porta-finestra. Noi eravamo in contro luce, lui a favore. Impossibile che non ci avesse visto. Fece finta di nulla, poi si girò e poggiò il vassoio sul muretto fuori della stanza. “Lascio qui, poi passo a riprendere il vassoio. Scusate” ci disse.
Francesca ed io ci guardammo e sbottammo a ridere.
“Ci avrà visto?” mi chiese.
“E anche se fosse? Buon per lui!” risposi.
“Ma pensi che ci abbia visto mentre scopavamo?” ribadì.
“Anche fosse, ha visto il mio culo. E si, ha visto te che ti facevi scopare da me. Direi che non è un problema, no?” aggiunsi minimizzando.
“Tanto, oramai la cosa è successa. Inutile piangerci su, anche perché, alla fin fine, mica stavamo facendo nulla di male, no?” dissi abbracciandola e baciandola.
“Piuttosto, buongiorno amore!” le dissi.
Poi mi alzai dal letto, uscii nel terrazzino nudo così com’ero e presi il vassoio della colazione che poggiai poi sul letto.
“Dai, facciamo colazione” le dissi e mi misi accanto a lei. Passammo una mezz’oretta a smangiucchiare mentre chiamavamo mia mamma a cui avevamo lasciato i figli, a tranquillizzarli “Ma quando tornate te e mamma? Presto amore mio!”.
Terminammo di sbriciolare sul letto, ma comunque riuscimmo a rovesciare una mezza tazza di cappuccino, fortunatamente a coprire la macchia della deiezione di Francesca di poco prima. Mi alzai allora per poggiare di nuovo il vassoio fuori del bungalow.
Poi rientrai dentro e mi buttai a pancia in su sul letto mentre Francesca era andata in bagno.
Attesi che uscisse, e nel frattempo mi trovai a pensare al fatto che il ragazzo di certo aveva visto Francesca a gambe larghe, così come mi trovavo io in quel momento. Una lieve eccitazione mi attraversò il corpo come una scarica elettrica e mi toccai il pisello che subito rispose con un’erezione.
Francesca rientrò in camera in quel momento e vide il mio stato.
“È già pronto, vedo!” mi disse facendo l’occhiolino ed indicando il mio pisello.
“Sempre pronto per te, lo sai” risposi sorridendole e sperando in un trattamento speciale, cosa che fece subito. Si mise in ginocchio sul letto in mezzo alle mie gambe e si chinò su di me, iniziando a leccarmi.
Mugolai di piacere mentre con gli occhi chiusi mi gustavo quel lavoretto.
Poi sentii un rumore fuori, aprii gli occhi e vidi un’ombra fugace scomparire dietro la porta esterna.
Senza far capire nulla a Francesca, che ignara continuava a leccarmi e a succhiarmi come se niente fosse, mi concentrai sui rumori e sull’ombra che vedevo proiettata a terra. Poi, lentamente, dal bordo della porta-finestra fece capolino una testa, poi la fronte ed infine gli occhi. Per un attimo i nostri sguardi si incrociarono.
Non so perché, ma in quel momento mi scappò un occhiolino di accondiscendenza.
Presi con la mano la testa di Francesca e la spinsi ad ingoiare per bene il mio cazzo, ed iniziai a scoparla in bocca sempre più in giù. Lei soffocava conati di vomito ma non si ritraeva. Dopo una decina di pompate in gola, si tirò su e si mise a cavalcioni su di me, prese il mio membro e se lo appoggiò al buchetto del culo, iniziativa che peraltro prendeva raramente e solo quando era particolarmente eccitata e vogliosa.
Iniziai allora a spingere per entrare mentre lei si allargava le natiche con entrambe le mani. Poi, con un movimento secco del suo bacino lo prese tutto dentro fino alla radice. Lentamente cominciammo a muoverci, io a spingere da sotto, lei a prenderlo da sopra, accelerando man mano ritmo ed intensità.
Un altro rumore, stavolta più forte, richiamò l’attenzione di entrambi.
Francesca si voltò di scatto e vide, come me, il ragazzo che con una mano reggeva il vassoio della colazione e con l’altra si toccava il pisello da fuori i pantaloncini.
“Io…scusate…ero qui per… ho preso…si… il vassoio…scusate… scusate… buon giorno” e fuggì via.
Francesca si sfilò subito e mi chiese: “Te ne eri accorto, vero?”
Annuii e lei mi tirò uno schiaffetto sul viso.
“Sei un porco. Ora che cosa penseranno di noi quando andremo a pranzo?” mi disse.
“Di te che sei porca ed hai un gran bel culo, di me che sono un uomo fortunato ad avere una moglie così bella e porca” risposi abbracciandola e baciandola.
Ci preparammo per andare in spiaggia ed uscimmo, giusto in tempo per incontrare le signore delle pulizie.
“Voi siete quelli del bungalow 132, giusto?” ci chiese.
“Si, scusi, abbiamo fatto tardi” rispose mia moglie. “Tutta colpa di mio marito che è molto stanco e voleva riposare stamattina” aggiunse con una faccia tosta come poche volte le avevo visto.
“Pensi che è talmente stanco che ha versato la tazza del caffellatte sul letto. Io ho cercato di pulire lenzuola e materasso con l’acqua, ma le lenzuola sono da cambiare ed il materasso è ancora un po’ bagnato…” continuò indicandomi come se volesse dire “Eh lo so, mio marito è un disastro!”.
Tacqui e mi trattenei dal buttarla di sotto sulle rocce sottostanti, ma le detti un pizzico sul culo subito dopo.
“Ahi!”
“Così impari a dire cazzate”
“E cosa avrei dovuto dire? Mio marito mi ha fatto schizzare e ho sporcato tutto. Colpa sua!”?
Giurai che gliela avrei fatta pagare, mentre mi concentravo ad osservarle ed ammirarle il culo appena coperto da un bikini ridottissimo che traspariva sotto il camicione di organza indossato come copricostume.