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Capitolo 1: Bar Mario
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<blockquote data-quote="theAeronaut" data-source="post: 20673960"><p style="text-align: center"><strong><span style="font-size: 22px">3.</span></strong></p><p></p><p>- "Ceni con noi? Nicole vo''ebbe conosce'ti!"</p><p></p><p>Fu così che, un paio di sere prima della mia partenza, mi ritrovai intrappolato in un appuntamento a quattro con TikTok - ansiosa di incontrare chi, da qualche settimana, continuava a calamitare tutte le attenzioni dell'amica - e Sansone, insistente corteggiatore della sopraindicata schiava dello smartphone, che faticava però a nascondere la sua lampante cotta per la persona con cui condividevo gli orgasmi.</p><p></p><p>Una ventina di minuti prima della cena, Ambra si presentò sotto casa, cavalcando una vespa azzurra alquanto malandata che palesemente stava continuando a infrangere numerose leggi fisiche, pur di seguitare a muoversi.</p><p>La osservai parcheggiare dalla finestra, senza farmi notare. Si tolse il casco, si guardò un po' allo specchietto e si sistemò i capelli, acconciati per l'occasione in sensuali boccoli che le cascavano docilmente sulle spalle. Poi, con tutta la grazia di cui era dotata, strombazzò a tutto spiano per attirare la mia attenzione.</p><p>Risi, scesi le scale e l'accolsi con un appassionato bacio in bocca.</p><p>- "C'è tempo per un po' di divertimento?"</p><p>Fece cenno di no con la testa, facendo ondeggiare i capelli e porgendomi il casco, approfittandone per prendermi in giro, com'era solita fare quasi sempre.</p><p>- "Mettilo tu, che non hai p'oblemi con i capelli!"</p><p>- "Non dovresti prendermi in giro perché sono pelato, in realtà ho solo la testa montata al contrario", ribattei accarezzandomi la folta barba.</p><p></p><p>Percorremmo il lungomare in scooter. Lei guidava, io le cingevo i fianchi e odoravo il profumo che emanava dalla sua pelle, quasi in trance.</p><p>Giungemmo alla trattoria in anticipo; TikTok e Sansone arrivarono leggermente in ritardo. Entrammo, ci sedemmo, facemmo finta di osservare il menu con aria critica e, infine, ordinammo.</p><p>A metà del pasto, mi ero già annoiato delle chiacchiere senza senso e delle occhiatacce, cariche di gelosia e invidia, che il marcantonio continuava a rivolgermi. Inviai un messaggio ad Ambra, sentii la vibrazione del suo cellulare e la vidi leggere con avidità ciò che le avevo scritto: <em>raggiungimi in bagno</em>.</p><p>Mi guardò, facendomi un cenno d'intesa. Mi alzai e mi diressi alla toilette; un paio di minuti dopo, sentii bussare.</p><p>- "Occupato!".</p><p>- "Anche pe' me?"</p><p>Aprii la porta e la feci entrare nel cubicolo.</p><p></p><p>Si lanciò su di me e iniziò a baciarmi, frenetica, ansiosa, affamata delle mie labbra. Accarezzai tutto il suo corpo: attraverso l'abito le stuzzicai i piccoli seni (lasciati liberi da qualsiasi costrizione, quella sera, i capezzoli s'incunearono subito tra le mie dita, svegli, eccitati e desiderosi d'attenzioni), la schiena, i fianchi e le natiche. Le afferrai una coscia, rendendola una magnifica imitazione di un fenicottero rosa in un'instancabile e paziente posa su una gamba sola.</p><p></p><p>La feci appoggiare contro il muro, le sollevai la gonna, abbassai le brache e, spostatole le mutandine, terminammo l'antipasto per dedicarci alla portata principale. Non c'era bisogno di perdere tempo in inutili giochi di lingua o di dita; era lì, pronta, mi stava invocando a gran voce, sembrava quasi gridare il mio nome.</p><p>La punta del mio cazzo entrò in lei; mi accolse con un mugugno soddisfatto e condiscendente. Continuai a spingere dolcemente, fino a sentirlo totalmente protetto dalla sua fica calda e umida, avida e insaziabile; iniziai a muovermi, a stuzzicarla titillandole i nevralgici centri del piacere e cercando di assecondarne le voglie. Ogni colpo ne invocava un successivo, un treno interminabile in cui ogni vagone continuava a scaricare libidine e piacere nella mente di entrambi.</p><p></p><p>Ho sempre pensato che, visto dall'esterno, il sesso non fosse altro che un mero atto meccanico volto al soddisfacimento e al controllo dei piaceri carnali, un tentativo di impedire che siano loro a controllare noi (questo, tuttavia, non ci rende lo stesso loro schiavi?), l'estenuante ricerca di soddisfazione fisica e sensoriale che solo il rapporto con un'altra persona può darci. Il sesso è immanenza, concretezza, uno sporco tripudio della prevedibilità, la perenne ripetizione delle stesse dinamiche, di svolgimenti simili gli uni agli altri e, soprattutto, di identici finali.</p><p>Con Ambra non era così.</p><p>Mi sembrava di vivere una metamorfosi esistenziale. Il sesso con lei non era dozzinale, come in molte altre mie avventure. Movimenti, sviluppi e conclusioni continuavano a ripetersi, affini tra loro certo, ma ogni esperienza sessuale era paragonabile all'apertura di una porta che neanche sapevo esistesse, dentro me.</p><p>L'immanenza si annichiliva e lasciava spazio alla trascendenza. Quando ero con lei, quando ero dentro di lei, era come se nessuno dei due si trovasse realmente lì. Diventavamo parte del tutto e tutto diventava parte di noi.</p><p>Perlomeno, fino all'orgasmo, quando la gravità tornava preponderante nella nostra essenza. Terminavamo il sesso e già aspettavamo la volta in cui l'avremmo potuto rifare, per riprovare ancora quelle sensazioni a cui ci andavamo sempre più assuefacendo.</p><p></p><p>Spinsi dentro di lei, in continuazione, ancora e ancora, ignorando il desiderio di venire pur di prolungare, quanto più possibile, quel piacere. Qualche affondo dopo, sentimmo bussare alla porta. Rispose lei e allontanò (o spaventò con una velata minaccia, punti di vista!) l'incauto avventore.</p><p>- "Lo sai che questa è la toilette maschile, vero?"</p><p>- "Vuol di're che s'immagine'à belle cose!", bisbigliò a corto di fiato, la voce spezzata dall'orgasmo ormai prossimo.</p><p>- "In realtà potrebbe avere gli incubi, stanotte, ripensando a quello che gli hai appena augurato."</p><p></p><p>Venimmo quasi contemporaneamente, qualche secondo dopo. Percepii la sua fica contrarsi l'istante prima in cui liberai il mio seme dentro di lei. Tremò leggermente e mi morse la spalla per evitare di urlare per il piacere.</p><p>Ci sistemammo e tornammo dai commensali. Quasi mi parve di sentire i criceti correre sulla ruota, dentro la scatola cranica di Sansone, affaticandosi tanto per fargli avere l'intuizione di quello che era appena successo tra me e Ambra.</p><p>La sua espressione mutò improvvisamente: la lampadina si era accesa. <em>Eureka! </em>TikTok prese però parola, impedendogli di formulare chissà quale commento acido o sarcastico.</p><p></p><p>"Insomma, ci avete raccontato di come vi siete conosciuti e, vabbè, dati un casto bacio a stampo. Io però voglio dettagli più corposi: il primo, vero, bacio? Com'è stato?"</p><p></p><p>Già, il primo bacio. Iniziai a raccontare.</p><p></p><p>- "Accadde il giorno dopo il bagno di mezzanotte..."</p><p></p><p><em>Continua...</em></p><p><em>tA.</em></p></blockquote><p></p>
[QUOTE="theAeronaut, post: 20673960"] [CENTER][B][SIZE=6]3.[/SIZE][/B][/CENTER] - "Ceni con noi? Nicole vo''ebbe conosce'ti!" Fu così che, un paio di sere prima della mia partenza, mi ritrovai intrappolato in un appuntamento a quattro con TikTok - ansiosa di incontrare chi, da qualche settimana, continuava a calamitare tutte le attenzioni dell'amica - e Sansone, insistente corteggiatore della sopraindicata schiava dello smartphone, che faticava però a nascondere la sua lampante cotta per la persona con cui condividevo gli orgasmi. Una ventina di minuti prima della cena, Ambra si presentò sotto casa, cavalcando una vespa azzurra alquanto malandata che palesemente stava continuando a infrangere numerose leggi fisiche, pur di seguitare a muoversi. La osservai parcheggiare dalla finestra, senza farmi notare. Si tolse il casco, si guardò un po' allo specchietto e si sistemò i capelli, acconciati per l'occasione in sensuali boccoli che le cascavano docilmente sulle spalle. Poi, con tutta la grazia di cui era dotata, strombazzò a tutto spiano per attirare la mia attenzione. Risi, scesi le scale e l'accolsi con un appassionato bacio in bocca. - "C'è tempo per un po' di divertimento?" Fece cenno di no con la testa, facendo ondeggiare i capelli e porgendomi il casco, approfittandone per prendermi in giro, com'era solita fare quasi sempre. - "Mettilo tu, che non hai p'oblemi con i capelli!" - "Non dovresti prendermi in giro perché sono pelato, in realtà ho solo la testa montata al contrario", ribattei accarezzandomi la folta barba. Percorremmo il lungomare in scooter. Lei guidava, io le cingevo i fianchi e odoravo il profumo che emanava dalla sua pelle, quasi in trance. Giungemmo alla trattoria in anticipo; TikTok e Sansone arrivarono leggermente in ritardo. Entrammo, ci sedemmo, facemmo finta di osservare il menu con aria critica e, infine, ordinammo. A metà del pasto, mi ero già annoiato delle chiacchiere senza senso e delle occhiatacce, cariche di gelosia e invidia, che il marcantonio continuava a rivolgermi. Inviai un messaggio ad Ambra, sentii la vibrazione del suo cellulare e la vidi leggere con avidità ciò che le avevo scritto: [I]raggiungimi in bagno[/I]. Mi guardò, facendomi un cenno d'intesa. Mi alzai e mi diressi alla toilette; un paio di minuti dopo, sentii bussare. - "Occupato!". - "Anche pe' me?" Aprii la porta e la feci entrare nel cubicolo. Si lanciò su di me e iniziò a baciarmi, frenetica, ansiosa, affamata delle mie labbra. Accarezzai tutto il suo corpo: attraverso l'abito le stuzzicai i piccoli seni (lasciati liberi da qualsiasi costrizione, quella sera, i capezzoli s'incunearono subito tra le mie dita, svegli, eccitati e desiderosi d'attenzioni), la schiena, i fianchi e le natiche. Le afferrai una coscia, rendendola una magnifica imitazione di un fenicottero rosa in un'instancabile e paziente posa su una gamba sola. La feci appoggiare contro il muro, le sollevai la gonna, abbassai le brache e, spostatole le mutandine, terminammo l'antipasto per dedicarci alla portata principale. Non c'era bisogno di perdere tempo in inutili giochi di lingua o di dita; era lì, pronta, mi stava invocando a gran voce, sembrava quasi gridare il mio nome. La punta del mio cazzo entrò in lei; mi accolse con un mugugno soddisfatto e condiscendente. Continuai a spingere dolcemente, fino a sentirlo totalmente protetto dalla sua fica calda e umida, avida e insaziabile; iniziai a muovermi, a stuzzicarla titillandole i nevralgici centri del piacere e cercando di assecondarne le voglie. Ogni colpo ne invocava un successivo, un treno interminabile in cui ogni vagone continuava a scaricare libidine e piacere nella mente di entrambi. Ho sempre pensato che, visto dall'esterno, il sesso non fosse altro che un mero atto meccanico volto al soddisfacimento e al controllo dei piaceri carnali, un tentativo di impedire che siano loro a controllare noi (questo, tuttavia, non ci rende lo stesso loro schiavi?), l'estenuante ricerca di soddisfazione fisica e sensoriale che solo il rapporto con un'altra persona può darci. Il sesso è immanenza, concretezza, uno sporco tripudio della prevedibilità, la perenne ripetizione delle stesse dinamiche, di svolgimenti simili gli uni agli altri e, soprattutto, di identici finali. Con Ambra non era così. Mi sembrava di vivere una metamorfosi esistenziale. Il sesso con lei non era dozzinale, come in molte altre mie avventure. Movimenti, sviluppi e conclusioni continuavano a ripetersi, affini tra loro certo, ma ogni esperienza sessuale era paragonabile all'apertura di una porta che neanche sapevo esistesse, dentro me. L'immanenza si annichiliva e lasciava spazio alla trascendenza. Quando ero con lei, quando ero dentro di lei, era come se nessuno dei due si trovasse realmente lì. Diventavamo parte del tutto e tutto diventava parte di noi. Perlomeno, fino all'orgasmo, quando la gravità tornava preponderante nella nostra essenza. Terminavamo il sesso e già aspettavamo la volta in cui l'avremmo potuto rifare, per riprovare ancora quelle sensazioni a cui ci andavamo sempre più assuefacendo. Spinsi dentro di lei, in continuazione, ancora e ancora, ignorando il desiderio di venire pur di prolungare, quanto più possibile, quel piacere. Qualche affondo dopo, sentimmo bussare alla porta. Rispose lei e allontanò (o spaventò con una velata minaccia, punti di vista!) l'incauto avventore. - "Lo sai che questa è la toilette maschile, vero?" - "Vuol di're che s'immagine'à belle cose!", bisbigliò a corto di fiato, la voce spezzata dall'orgasmo ormai prossimo. - "In realtà potrebbe avere gli incubi, stanotte, ripensando a quello che gli hai appena augurato." Venimmo quasi contemporaneamente, qualche secondo dopo. Percepii la sua fica contrarsi l'istante prima in cui liberai il mio seme dentro di lei. Tremò leggermente e mi morse la spalla per evitare di urlare per il piacere. Ci sistemammo e tornammo dai commensali. Quasi mi parve di sentire i criceti correre sulla ruota, dentro la scatola cranica di Sansone, affaticandosi tanto per fargli avere l'intuizione di quello che era appena successo tra me e Ambra. La sua espressione mutò improvvisamente: la lampadina si era accesa. [I]Eureka! [/I]TikTok prese però parola, impedendogli di formulare chissà quale commento acido o sarcastico. "Insomma, ci avete raccontato di come vi siete conosciuti e, vabbè, dati un casto bacio a stampo. Io però voglio dettagli più corposi: il primo, vero, bacio? Com'è stato?" Già, il primo bacio. Iniziai a raccontare. - "Accadde il giorno dopo il bagno di mezzanotte..." [I]Continua... tA.[/I] [/QUOTE]
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