Racconto di fantasia La camera degli errori

KingWolf

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Erano da poco passate le 13 quando tornammo su in camera. La porta si chiuse alle nostre spalle, lasciando fuori il rumore del mare e dei corridoi dell’hotel. Dentro, solo noi quattro, il letto sfatto e un silenzio carico di tensione. I nostri corpi ancora salati, i costumi incollati alla pelle, gli sguardi che non erano più solo da amici in vacanza. C’era qualcosa di più. Qualcosa che stava per esplodere.



Valentina mi spinse piano sul letto, i suoi capelli biondi ancora leggermente umidi che le cadevano sulle spalle e sulla schiena. Il suo corpo era perfetto: snello, con curve sensuali e naturali. Si mise sopra di me, e nel farlo notai come il suo costume bianco le si fosse incollato addosso, mettendo in evidenza ogni dettaglio. I suoi capezzoli, turgidi e marcati, spingevano contro il tessuto con evidenza quasi imbarazzante. Due piccole punte rosa perfette, che reclamavano attenzioni. Il seno, una terza piena e tonica, si muoveva dolcemente mentre iniziava a muovere il bacino su di me, strusciandosi con una lentezza maliziosa.



«Si sta ingrassando,» disse con un sorriso mentre mi accarezzava sopra il costume, sentendomi duro sotto le sue dita. Mi fissava con uno sguardo provocante, il labbro inferiore stretto tra i denti.



Dall’altro lato del letto, Gaia non perse tempo. I suoi capelli neri, lisci e lunghi, incorniciavano un viso dolce ma ora totalmente trasformato dal desiderio. Era già in ginocchio tra le gambe di Alberto, il costume di lui a metà coscia e il suo membro eretto tra le sue mani. Gaia lo osservava con ammirazione mista a fame, poi lo portò alla bocca e iniziò a succhiarlo con sicurezza, la lingua che danzava con precisione, le labbra ben chiuse attorno a quel membro enorme e pulsante. Il suono della sua bocca riempiva la stanza: umido, eccitante, travolgente.



Il suo corpo era più minuto rispetto a quello di Valentina, ma perfettamente proporzionato. Il seno era piccolo, una prima tonda e sodi, ma quei due capezzoli duri come chiodi sembravano voler bucare l’aria. La sua pelle era liscia, perfettamente depilata, lucida di eccitazione. Ogni movimento della lingua, ogni sguardo rivolto verso di noi, la rendeva irresistibile.



Valentina, eccitata dalla scena, si abbassò su di me e mi sfilò il costume con un gesto deciso. Mi prese in mano, stringendomi e accarezzandomi piano, poi si voltò verso Gaia e Alberto, che stavano perdendo completamente il controllo.



«Ti piace quello che vedi?» mi sussurrò Valentina, senza smettere di muoversi sopra di me.



Poi fu Gaia a staccarsi da Alberto, guardando Valentina con un sorrisetto sporco.

«Perché non lo provi tu?» disse, riferendosi al cazzo di Alberto, ancora duro e lucente.



Valentina mi guardò. Non servivano parole. Annuii.



Si avvicinò ad Alberto e lo prese in mano, valutandone le dimensioni con un sussurro:

«Porca miseria… sei grosso davvero.»

Poi, con movimenti lenti e decisi, lo accolse in bocca. Le sue labbra scorrevano su di lui con una grazia naturale, i capelli biondi che le cadevano sul viso, il seno che dondolava leggero a ogni movimento. Alberto gemette appena, le mani nei suoi capelli.



Nel frattempo, Gaia venne da me. Mi guardò dritto negli occhi, poi si abbassò e iniziò a succhiarmi lentamente, con una dedizione totale. Il suo piccolo seno sfiorava le mie cosce, i suoi capezzoli durissimi quasi graffiavano la mia pelle. Ogni suo gesto era perfetto, ogni leccata mi faceva perdere il respiro.



Dopo poco, lo scambio fu inevitabile. Valentina si mise sopra Alberto, lo guidò dentro di sé e cominciò a muoversi con crescente foga. Il suo corpo ondeggiava, la pelle liscia che brillava, i suoi gemiti che si facevano sempre più sporchi.

«Dio si… mi piace. Mi piace tutto dentro… sei enorme…»

E Alberto sotto di lei, che la stringeva forte, ansimando:

«Stai scopando come una troia…»



Io mi voltai e trovai Gaia che mi fissava con gli occhi lucidi. Si mise a quattro zampe sul letto e mi guardò sopra la spalla.

«Scopami a pecora.»



Non me lo feci ripetere. Mi posizionai dietro di lei e la presi con foga. Le sue labbra erano già bagnate, il suo corpo si aprì perfettamente per me. Ogni colpo faceva tremare le sue cosce, le mani aggrappate alle lenzuola.



La stanza era ormai un concerto di corpi. Valentina urlava il nome di Alberto, e io sentivo Gaia esplodere sotto di me.



Valentina durò ancora pochi minuti. Guardavo come il membro di Alberto la penetrava: era enorme. Ogni affondo la faceva gemere sempre più forte, fino a che gridò:

«Sto venendo… Dio… STO VENENDO!»



E squirtò.



Con uno spasmo violento, il suo corpo si piegò in avanti e una fiammata calda inondò il letto. Era bagnata, fradicia, scossa da un orgasmo devastante. Alberto la teneva mentre lei tremava, il viso stravolto dal piacere.



Poco dopo, Gaia cominciò a urlare anche lei. La stavo prendendo con una foga crescente, e il suo corpo iniziò a cedere, le gambe che tremavano, il fiato spezzato.

«Sì! Così… Dio sì! Mi sfondi cazzo!»



Anche lei venne, tutta, il corpo scosso dai brividi.



Io e Alberto ci mettemmo in piedi. Le ragazze si inginocchiarono davanti a noi, nude, spettinate, le loro pelli perfettamente depilate che brillavano di sudore e piacere. I seni di Valentina erano gonfi, i capezzoli rosa tesi verso di noi. Quelli di Gaia, piccoli e durissimi, sembravano vibrare per quanto erano eccitati.



Le loro mani ci accarezzavano insieme, le lingue si alternavano, gli sguardi erano di fuoco.



E poi esplodemmo.



I nostri fiotti schizzarono sui loro volti, sui seni, lungo il collo. Gaia era tutta sporca sul suo petto piccolo, mentre Valentina ricevette una fiammata proprio sulla guancia, che le colò giù fino al capezzolo.



Gaia rise, ancora ansimante.

«Che maiali che siamo…»

Valentina la guardò, leccandosi le labbra.

«E non è ancora finita.»



No. Era solo l’inizio.
 
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