Parte 4 - La mattina dopo. Ore 10.34. Salotto dello studentato.
La mattina era iniziata con un silenzio strano.
Uno di quelli che non sai se è post-sbornia o post-sesso.
Poi, una dopo l’altra, le ragazze erano comparse in soggiorno, coi capelli arruffati, le tazze in mano e addosso quel misto tra pigrizia e complicità.
Clara era la più sveglia. Si muoveva scalza, parlava a raffica, rideva da sola.
Marta, invece, sembrava ancora in una nuvola. Sbadigliava, si toccava il collo, lanciava occhiate storte quando qualcuno le chiedeva “com’è andata?”.
Si erano sedute sul divano, accoccolate come gatte sul punto di raccontarsi i segreti.
E infatti, pochi minuti dopo, era partito il rito.
Una alla volta avevano iniziato a raccontare.
I racconti erano stati tutto sommato… deludenti.
Clara aveva dormito con uno spagnolo simpatico ma confuso. Il sesso veloce, poca chimica, ma tante risate.
Marta invece aveva scelto un tipo silenzioso, pieno di promesse non mantenute. Carino, gentile… ma molle. In tutti i sensi.
Ridevano. Si prendevano in giro.
Tiravano fuori dettagli scabrosi, giudizi secchi, commenti sulle dimensioni, sul ritmo, sui gemiti.
Il tutto con quel tono da camerata femminile, tra ironia e spudoratezza, che faceva sembrare ogni scopata una puntata di una serie vietata ai minori.
Ma fu Elena a lanciare la bomba.
Elena (calma, come se parlasse del tempo): “Giulia ha scopato. In bagno. Con Lucas.”
Per un secondo ci fu solo silenzio.
Clara (alzandosi in piedi): “Cooosa?!”
Marta (a bocca aperta): “No, no, no… tu adesso ce lo racconti. Tutto. Dall’inizio alla fine. E niente tagli, capito?”
Giulia sorrideva. Ma era quel sorriso da gatta che ha appena leccato la ciotola della panna. Complice. Colpevole. Potente.
Si alzò in piedi. Si sistemò i capelli. Poi si sedette sul bracciolo del divano, accavallò le gambe lentamente.
Giulia: “Ok. Ma sappiate una cosa: alcune cose Marco non le sa. E non le saprà mai. Perché non credo le reggerebbe.”
Clara: “Perfetto. Allora vogliamo solo quelle.”
Giulia (sottovoce, quasi ipnotica):
“Dopo che Marco mi ha dato il permesso, ho sentito un calore salire tra le cosce.
Non vedevo un cazzo da quasi due mesi, e io avevo voglia.
Ma non solo di scopare…
di essere presa.”
“Lucas era bello.
Più di quanto mi ricordassi.
Muscoloso, ma non troppo.
Mi ha guardata come si guarda un frutto maturo da mordere.
E quando l’ho preso per mano per portarlo via, mi tremavano leggermente le cosce.
Ah, ragazze, Marco non lo sa che Lucas mi corteggia da un secolo!”
Clara: “Non ti preoccupare! Acqua in bocca!”
Marta (quasi bisbigliando):
“Dove siete andati?”
Giulia:
“Bagno di servizio.
Avevo già controllato che fosse pulito…
e abbastanza silenzioso.”
Clara (sorridendo sporca):
“Maiala.”
Giulia (ghignando):
“Mi ha baciata. Forte. Profondo.
Le mani subito su di me.
Mi ha toccato il seno, il culo, mi ha sollevato il vestito.
Avevo un perizoma minuscolo e le autoreggenti.
Sì, raga, mi ero preparata.”
Clara:
“Lo sapevo! Lo sapevo!”
Giulia:
“Gliel’ho detto io: ‘ora me la lecchi’.
Mi sono seduta sul fasciatoio.
E lui è sceso con la lingua.
Buono, ma… niente di che.
Dopo due minuti, mi sono stancata.”
Marta:
“E hai fatto cosa?”
“Mi sono inginocchiata davanti a lui.
Gli ho abbassato il pantalone, il cazzo già duro, bello gonfio.”
“Gliel’ho preso in mano, l’ho guardato negli occhi, e me lo sono infilato in bocca.
Subito profondo. Senza esitazioni.”
“Ho iniziato io il ritmo, ma dopo pochi secondi… è stato lui a prendermi per i capelli.
Me li ha stretti e ha iniziato a guidarmi.
E io… l’ho lasciato fare.”
“Lo sentivo arrivare in fondo, mi spingeva dentro la gola.
Gli occhi mi si sono riempiti di lacrime.
Mi è venuto un piccolo conato, ma non mi sono fermata.
Anzi… l’ho guardato dal basso, come per dirgli:
‘continua’.”
“Mi colava saliva dalla bocca, il cazzo gli brillava.
Sembrava stesse per venire solo da quello.”
Marta (con gli occhi sgranati): “Mammamia!”
Giulia: “Ragazze, Marco non sa nemmeno questo.”
Clara (stranita): “Che l’hai preso in bocca?”
Giulia: “Non è questo il problema. Marco non sopporterebbe che me l’ha buttato lui in gola. Lo so.”
Marta: “
Ci sta. E dopo?”
Clara (interrompendo, impaziente):
“Ma aspetta… prima dicci una cosa importantissima.”
“Ma Lucas… ce l’ha grosso?”
Giulia sorrise. Lentamente. Poi annuì.
Giulia (quasi sussurrando, con tono ipnotico):
“Ce l’ha davvero bello.
Non enorme, eh… ma bello grosso.
Di quelli che appena li prendi in mano… ti senti piccola.”
“Quando l’ho afferrato… non riuscivo neanche a chiudere la mano.
Giuro. Le dita non si toccavano.
E il cazzo spuntava di un bel po' oltre il pugno.”
Fece una pausa, poi scoppiò a ridere:
“È vero che ho le mani piccole, ok…
ma era grosso davvero!”
Clara (con occhi da cerbiatta che ha appena visto l’aldilà):
“Santa Madonna…”
Giulia:
“Lungo il giusto. Dritto.
Ma con una base spessa…
La cappella larga, liscia, sembrava gonfia di sangue.”
“E le palle… grandi. Belle. Depilatissime!
Profumava. Si vede che si prende cura.
Aveva quel misto tra sapone e odore di corpo… che ti fa impazzire.”
Marta (voce roca):
“E tu gliel’hai preso in bocca così, tutto?”
Giulia:
“Sì. E mentre me lo infilava dentro…
sentivo ogni centimetro che scivolava tra le labbra.
Mi arrivava quasi in gola.”
Clara (che vuole andare avanti) “Ok, abbiamo capito. L’hai preso in bocca. E dopo?”
Giulia:
“A un certo punto…
l’ho fermato.
Avevo la figa in fiamme, ma prima di farmelo mettere…
sono andata alla borsetta.
L’avevo portato con me apposta.”
“Ho preso un preservativo, gliel’ho mostrato, e gli ho detto:
‘Questo te lo metto io.’”
“Lui non ha detto nulla.
Stava per esplodere.
Mi si è messo davanti, il cazzo teso come una corda di violino.”
“Ho aperto la bustina con i denti.
Poi l’ho preso tra le dita.
E gliel’ho srotolato piano.
Dalla cappella fino alla base.
Sentivo il lattice aderire alla pelle calda.
Lui tremava. Io… pure.”
Fece una pausa, quasi sorridendo.
“Poi mi ha preso in braccio, mi ha fatto sedere sul fasciatoio…
ed è entrato.”
(A quel punto, tutte e tre scoppiarono in un piccolo urletto, quasi da stadio, ma femminile, complice, sguaiato il giusto.)
“YEEEEEESSS!”
“Grande!”
Risero. Forte. Senza vergogna.
E Giulia… si godette l’applauso silenzioso.
“La figa era talmente bagnata che è scivolato dentro come niente.
E lì ho iniziato a godere.
Ma non tanto.
Mi guardava negli occhi.
A me, in quel momento, non andava.
Volevo altro.”
Elena (immobile, ma con gli occhi vivi):
“E che hai fatto?”
“Dopo un paio di minuti mi sono girata.
Gamba sul water.
Gliel’ho preso con la mano e me lo sono infilato da dietro nella figa.
Lui mi teneva i fianchi.
E io gli davo il ritmo.
Le sue palle sbattevano contro la mia figa che era un lago.”
“E ogni colpo… più profondo del precedente.
Spingeva dentro come se volesse scoprire quanto poteva arrivare in fondo.
E ci arrivava.
Sentivo il cazzo toccarmi la pancia.
Giuro. La pancia.
Mi veniva da gemere con la bocca aperta, come se ogni affondo mi svuotasse.”
“Sentivo il piacere salire, salire…
ogni spinta lo faceva salire sempre più forte.
Ma non esplodeva.
Mi mancava qualcosa.”
“Con la mano sinistra gli stringevo il polso.
Con la destra… mi toccavo.
Poi mi è venuta un’idea.”
“Ho preso la sua mano, l’ho portata vicino alle labbra.
E ho iniziato a leccargli il dito.
Lentamente. Guardandolo da sopra la spalla.
Poi gli ho detto, piano:
‘Adesso… mettimelo nel culo.’”
Le ragazze trattennero il fiato. Marta fece un sorrisetto istintivo. Elena si irrigidì.
Giulia (voce bassa, calda):
“Lui non ha detto nulla.
L’ha fatto.
Mi ha tirato la testa indietro con l’altra mano tirandomi un po' i capelli…
e con quel dito bagnato me l’ha infilato piano.
Dentro. Profondo.”
“Ragazze…
lì ho urlato.
Lì sono venuta.
Un orgasmo incredibile.
Di pancia. Di gola. Di figa.
Mi si sono piegate le gambe.”
Marta (con la mano sulla bocca):
“Oh mio Dio…”
Clara (sgranando gli occhi):
“Ti amo.”
Elena (non dice nulla. Ma incrocia le gambe. E per la prima volta… deglutisce.)
Giulia:
“E quando io ero ancora con la testa piegata all’indietro…
lui ha goduto.
Tanto.
Il preservativo era caldo, pieno.
L’ho sentito.
Era tanto.
Ragazze, Marco non sa di questo dito nel culo. Soprattutto di questo.”
Clara:
“Tía…
si yo tuviera tu cuerpo…
la daría como si no fuera mía.
Follaría todo el puto día.”
Marta (guardandola estasiata):
“Ma Giulia è un'altro tipo di persona!” (ridendo)
Giulia (con tono basso, caldo):
“No.
Sono solo una ragazza…
che per una notte ha fatto la puttana.
E le è piaciuto.” (ridendo)