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Capitolo 1: Bar Mario
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La prima vacanza trasgressiva - Introduzione
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<blockquote data-quote="selpot" data-source="post: 17232400" data-attributes="member: 283814"><p>Che l'aria fosse ancora fresca era veramente innegabile, soprattutto seduti su un gommone a velocità sostenuta, in mare aperto. Il turgore degli esplosivi capezzoloni di Diana rappresentava una prova inconfutabile di una temperatura tutt'altro che rovente. Non ricordavo di averli mai visti così ingrossati e sporgenti: riuscirono a contrassegnare per l'intero tragitto non solo il reggiseno del bikini, ma anche la maglietta bianca rimasta fedelmente attillata al suo corpo. A dirla tutta, si poteva notare chiaramente che la tetta sinistra, come al solito, era sfuggita alla copertura del triangolino, anche a causa delle volontarie manomissioni di Diana prima che Stefano prendesse il comando. Oltre all'evidente prominenza del capezzolo, anche un ipovedente avrebbe distinto con nitidezza la perfetta rotondità dell'areola, complici le inevitabili trasparenze della candida e leggera t-shirt che fasciava superlativamente il suo petto.</p><p></p><p>Gli indispensabili o strategici occhiali da sole di Stefano non permettevano di capire la precisa direzione dei suoi sguardi, ma di sicuro le prime ed esaustive informazioni di natura geologica del giovane sulle imponenti pareti di roccia alle quali ci stavamo avvicinando sembravano riservate all'attenta ed interessata ascoltatrice seduta a pochi centimetri da lui, spesso a gambe aperte e con le tettone puntate in avanti quasi a ringraziarlo. La sublime magnificenza di un tale spettacolo della natura riuscì comunque a distogliere la mia attenzione dai primi accenni provocatori di Diana. Era davvero impossibile ignorare l'intensità del blu dell'acqua e delle sue straordinarie trasparenze, nonostante l'abissale profondità. Anche lei si lasciò conquistare dall'assoluta meraviglia dalla quale eravamo circondati. Stefano notò il nostro stupore e scelse di decelerare gradualmente, per consentirci di ammirare con calma ed accuratezza i minimi dettagli. Quando la velocità di crociera venne ancora rallentata quasi a passo d'uomo, Diana si sollevò sulle ginocchia, dandoci le spalle per affacciarsi lateralmente a contemplare da vicino lo splendore di quell'acqua incredibile. La parte inferiore delle sue natiche iniziò a fare capolino, sempre più sfacciatamente, man mano che gli allungamenti delle sue braccia a toccare il mare aumentavano e con essi le curvature della schiena.</p><p></p><p>"Forse è ancora presto, ma se volete... potete fare un primo bagno". Diana, a malincuore, declinò l'invito di Stefano, affermando di sentire l'acqua ancora troppo fredda al solo sfiorarla con le mani. Alcuni gelidi schizzi scoraggiarono la sua sensuale protensione verso il mare , privandoci dell'arrapante primo piano del suo sedere sempre più scoperto, man mano che l'orlo della maglietta saliva a causa dei suoi piegamenti ogni volta più netti ed estremi.</p><p></p><p>In precario equilibrio si alzò e raggiunse barcollando il mio divanetto, senza pensare a ricomporsi, con il suo perizoma in bella mostra. Diede le spalle a Stefano e rimanendo in piedi si posizionò frontalmente a me, ostruendomi orizzonti e panorami ed incastrò le sue gambe stringendole con veemenza alle mie. Allupato e senza freni, sollevai la sua maglietta quanto bastava a mostrare completamente il suo lato B, lo afferrai tastandolo con impeto ed insistenza. Mi sorrise, compiaciuta e vogliosa. Mollai la presa dal suo sedere, lasciandolo ben visibile e iniziai a stringere le tettone, soffermandomi su un'audace e prolungata sollecitazione dei capezzoli, per renderli sempre più dirompenti. Infilai la mano sotto la sua maglietta, palpando con vigore la sua tetta già sconfinata. La liberai del tutto dal triagolino del reggiseno, mentre il marchio dell'irruento capezzolo ricominciava visibilmente ad imprimersi sul cotone bianco della t-shirt.</p><p></p><p>Stefano sembrava non essersi accorto dei nostri bollori e proseguiva con discrezione ed in silenzio la sua lentissima traversata. La sagoma delle labbra della fica di Diana risaltava sul sottile perizoma blu: non riuscii a resistere alla tentazione di affondare la mia mano su quello splendido particolare: spostai internamente il bordo sinistro dello slip, denudando la sua patatina, posizionata quasi sulla traiettoria del mio viso; con la lingua la sfiorai più volte, cercando di penetrarla. Dapprima Diana provò istintivamente a dimenarsi, poi si arrese ai miei baci ed alle mie leccatine per alcuni secondi, voltandosi a verificare il livello di attenzione di Stefano che nel frattempo aveva aumentato lievemente i giri del motore, continuando ad apparire del tutto inconsapevole delle nostre effusioni.</p><p></p><p>Il ragazzo d'improvviso ruppe il silenzio, provocando un sobbalzo in Diana che, sedendosi con difficoltà, riposizionò goffamente il perizoma e la maglietta in maniera più consona, ma non del tutto pudica. "Ci stiamo avvicinando alla nostra prima tappa: Cala Luna, eccola laggiù, intanto vi racconto qualche aneddoto su questa spiaggia..." Terminate le sue spiegazioni, Stefano ci informò che di solito la durata della sosta era di due ore, ma che avremmo potuto anche abbreviarla viste le numerose tappe previste nel nostro programma personalizzato.</p><p></p><p>"Quando vi sarete stancati, basta che vi avviciniate al molo oppure mi fate un segno dalla spiaggia e vi raggiungo"</p><p></p><p>"E tu resti qui da solo per tutto questo tempo!?!? Vieni con noi, allora: il tempo passa più in fretta in compagnia!"</p><p></p><p>"Vi ringrazio, siete gentilissimi, ma noi per abitudine rimaniamo a bordo durante le soste, anche per vigilare sulla barca o sui bagagli dei clienti"</p><p></p><p>"Capisco, ma oggi siamo solo noi due, non avresti bagagli da custodire... e poi non viaggiamo in barca, ma in gommone: cosa vuoi che accada se lo lasci incustodito per un po'? Dalla spiaggia potresti comunque controllare ogni eventuale movimento sospetto..."</p><p></p><p>"Beh, effettivamente... se non vi disturbo, quasi quasi mi faccio un paio d'ore di relax, non capita mai sul lavoro..."</p><p></p><p>Il giovane si avvicinò al molo e ci fece scendere, lasciandoci in custodia il suo zainetto, poi riprese il largo fino ad ancorare con padronanza il gommone e ci raggiunse a nuoto, dopo aver lasciato la sua t-shirt a bordo.</p><p></p><p>Nel frattempo Diana ne approfittò per lanciarmi un malandrino sguardo d'intesa: poi mirò in lontananza con estrema attenzione, puntando in pochi secondi la zona in cui avrebbe desiderato collocarsi.</p><p></p><p>Lo scenario che gradualmente si apriva ai nostri occhi mozzava il fiato: i candidi sassi adagiati sulla battigia non trovavano stabilità a causa del leggero moto ondoso, formando un'evidente inclinazione del bagnasciuga, fino a digradare non certo dolcemente verso un mare paradisiaco. Lasciato alle spalle il piccolo attracco, la prima parte della spiaggia si presentava piuttosto comoda e capiente, con alle spalle un pittoresco stagno ad arricchire una policromia già disarmante. Gli asciugamani e gli ombrelloni dei meno avvezzi all'avventura occupavano pressoché per intero l'accogliente distesa, interrotta in alcuni punti da rocce probabilmente franate in passato e che formavano delle piccole calette più intime e raccolte. Dopo qualche decina di metri una parete rocciosa in perfetta posizione verticale restringeva la spiaggia, singolarmente abbellita da alcune grotte naturali scavate nell'imponente montagna. La residua lingua fruibile di sabbia e ciottoli davanti alle cavità, molto meno affollata,, era stata individuata con decisione da Diana per trascorrere in serenità la nostra prima sosta. Stefano sembrò pensarla allo stesso modo, dopo aver toccato terra: " Andiamo laggiù, ragazzi: tutti si mettono qui e si perdono il tratto più bello, pur di non percorrere 50 metri a piedi, mah...". La passeggiata non fu delle più scorrevoli: lo sprofondamento della battigia rese malagevole e faticoso il raggiungimento della zona più tranquilla. Diana sembrò adombrarsi nell'accorgersi di alcuni asciugamani occupati da una nutrita comitiva di mezza età e da alcune coppie sulla settantina, la cui vicinanza solitamente rendeva meno disinvolte le sue azioni. Cercò di allontanarsi il più possibile dalle presenze che non aveva potuto distinguere da lontano, ma la sua espressione appariva piuttosto insofferente e spiazzata. Mentre Stefano ci erudiva sulla conformazione e sull'origine delle grotte, giungemmo quasi alla fine della spiaggia senza tuttavia riuscire a trovare una collocazione congeniale, che fosse lontana da sguardi indiscreti. Era necessario pazientare, eravamo appena alla prima tappa, Diana sembrò ascoltarmi, appoggiò i nostri pochi bagagli, recuperando solarità e sorrisi e domandò al nostro Cicerone di guidarci all'interno degli antri. La visita fu breve ma assolutamente suggestiva: la frescura naturale che dominava le grotte aveva del miracoloso e l'orizzonte del mare azzurro e della spiaggia accecante, ammirato oltre la traiettoria degli archi delle buie caverne, lasciava a bocca spalancata.</p><p></p><p>Tornati al sole, la differenza di temperatura apparve notevole, il caldo iniziò a farsi sentire: Diana posizionò i nostri asciugamani, collocando il suo vicino a Stefano, che si sedette sui sassi, alla sua sinistra. "Ragazzi, cercate di coprirmi se potete perché sinceramente non mi piace affatto l'idea che i vecchietti mi notino". Prima ancora di terminare la frase, si sedette e sfilò la maglietta, sfoggiando il suo bikini blu con un'ostentazione assai soffocata. Stefano la incoraggiò: "Non esagerare, dai... In fondo, da decenni in spiaggia le donne stanno in bikini, non penso che i nonnini ormai si sconvolgano più di tanto..."</p><p></p><p>"Se vedessi il retro del mio costume, cambieresti opinione..." esclamò Diana sorridendo quasi imbarazzata. Stefano si adoperò in una rapida inquadratura con la coda dell'occhio verso il lato B di Diana appoggiato sul telo, accorgendosi della presenza di un generoso perizoma al posto del solito mutandone castigato. "Cosa vuoi che sia!? Non farti troppi problemi, sei in vacanza anche tu, che male c'è?", affermò minimizzando.</p><p></p><p>La situazione iniziava a stuzzicarmi: mi alzai per un primo bagno, fingendomi accaldato. Contrariamente alle spiagge visitate nei giorni precedenti, l'acqua era abbastanza profonda quasi fin da subito. Mi girai verso di loro, che osservavano i miei movimenti, seduti e immobili. “E' bellissima e non è poi così fredda, pensavo molto peggio". Presi coraggio con qualche energica bracciata che mi permise di inoltrarmi di qualche metro. Vidi Diana guardarsi nuovamente intorno, al fine di accertarsi della disattenzione dei presenti: si alzò rapidamente e mi raggiunse, esponendo in primo piano il suo culo davanti agli occhi attenti ma misurati della nostra guida. "Non è fredda!?!?!? Infatti è gelida, maledetto... l'hai detto apposta per farmi entrare" In un baleno si bagnò fino al collo, rinunciando a nuotare e uscì di corsa, sedendosi nuovamente, senza asciugarsi sulla battigia, come di consueto. Odiava sentire il costume zuppo addosso, lo sapevo bene, aspettavo pazientemente un cambio di posizione... che arrivò con puntualità dopo qualche secondo: Diana si girò sdraiandosi a pancia sotto, poi slacciò il reggiseno, si sollevò sui gomiti estraendolo e lo strizzò allungando le braccia fuori dall'asciugamano, prima di stenderlo sul bordo del telo. Gli occhi di Stefano iniziarono a manifestare segnali di insicurezza ed i suoi sguardi, prima fissi all'orizzonte, presero a dedicarsi sempre più frequentemente al perizoma blu, con rapide e fuggevoli occhiate. Il fondo ciottoloso non consentiva una comoda distensione: Diana si sollevò nuovamente sui gomiti, nel tentativo di appianare con le mani la superficie di sassi sotto il suo asciugamano: la posizione troppo ravvicinata di Stefano non permetteva al ragazzo la visuale che probabilmente sognava: con bizzarre contorsioni della testa il giovane cercava invano di adocchiare qualche interessante prospettiva laterale delle tettone lasciate distrattamente penzolanti nel corso delle operazioni di livellamento. Era una bellissima sensazione rimanere a debita distanza per godermi la scena: Diana sembrava aver captato l'interesse del marinaio, calamitato sul suo corpo: i suoi sollevamenti divennero sempre più netti ed anche in acqua potevo scorgere con precisione i suoi capezzoli duri e sporgenti che sfioravano l'asciugamano, mentre il suo sedere si abbronzava, esposto pienamente al sole.</p><p></p><p>Stefano arretrò e si scostò esternamente di qualche centimetro: ora finalmente poteva godere di una visuale più completa senza essere costretto a torcersi. Diana mirò ancora lo sguardo attento verso le postazioni dei vecchietti che, del tutto disinteressati, proseguivano nelle loro conversazioni o in brevi riposini. Poi si rivolse a Stefano, domandando maggiori particolari sulle successive tappe in programma. Il ragazzo, guardandola a fatica negli occhi, iniziò un'accurata descrizione delle Piscine Naturali e di Cala Biriola, che aveva intenzione di mostrarci prima del pranzo: "Dopo le due va in ombra velocemente e perde molto del suo fascino, bisogna assolutamente vederla prima, ma ditemi voi cosa preferite fare". Conquistata dalla intensa ed ammaliante presentazione, Diana si adagiò su un fianco, coprendo con prontezza le tette con un braccio prima che potessero esporsi integralmente. "Ma è una spiaggia sabbiosa o è scomoda come questa? Mi sto spaccando la schiena, accidenti" La notai massaggiare i suoi seni con leggere palpazioni della mano durante la conversazione con il giovanotto, poi li liberò mostrandoli per una frazione di secondo prima di distendersi nuovamente. "E' decisamente più comoda, c'è più sabbia ed i sassolini sono molto più piccoli e confortevoli" esclamò Stefano con sicurezza</p><p></p><p>"E allora direi di andarci subito, cosa ne pensi? Sono ancora le undici, non perdiamo tempo" Il ragazzo annuì compiaciuto. Diana afferrò il suo reggiseno e si sollevò per posizionarlo tra le tette e l'asciugamano, poi lo allacciò e potè girarsi agevolmente.</p><p></p><p>"Peccato... Cala Luna è stupenda, ma c'è troppa gente ed è un tantino inospitale per chi ama la tranquillità..."</p><p></p><p>"Sicuramente è la più conosciuta e quindi è la più affollata: vedrai che le prossime saranno molto meno gremite..."</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="selpot, post: 17232400, member: 283814"] Che l'aria fosse ancora fresca era veramente innegabile, soprattutto seduti su un gommone a velocità sostenuta, in mare aperto. Il turgore degli esplosivi capezzoloni di Diana rappresentava una prova inconfutabile di una temperatura tutt'altro che rovente. Non ricordavo di averli mai visti così ingrossati e sporgenti: riuscirono a contrassegnare per l'intero tragitto non solo il reggiseno del bikini, ma anche la maglietta bianca rimasta fedelmente attillata al suo corpo. A dirla tutta, si poteva notare chiaramente che la tetta sinistra, come al solito, era sfuggita alla copertura del triangolino, anche a causa delle volontarie manomissioni di Diana prima che Stefano prendesse il comando. Oltre all'evidente prominenza del capezzolo, anche un ipovedente avrebbe distinto con nitidezza la perfetta rotondità dell'areola, complici le inevitabili trasparenze della candida e leggera t-shirt che fasciava superlativamente il suo petto. Gli indispensabili o strategici occhiali da sole di Stefano non permettevano di capire la precisa direzione dei suoi sguardi, ma di sicuro le prime ed esaustive informazioni di natura geologica del giovane sulle imponenti pareti di roccia alle quali ci stavamo avvicinando sembravano riservate all'attenta ed interessata ascoltatrice seduta a pochi centimetri da lui, spesso a gambe aperte e con le tettone puntate in avanti quasi a ringraziarlo. La sublime magnificenza di un tale spettacolo della natura riuscì comunque a distogliere la mia attenzione dai primi accenni provocatori di Diana. Era davvero impossibile ignorare l'intensità del blu dell'acqua e delle sue straordinarie trasparenze, nonostante l'abissale profondità. Anche lei si lasciò conquistare dall'assoluta meraviglia dalla quale eravamo circondati. Stefano notò il nostro stupore e scelse di decelerare gradualmente, per consentirci di ammirare con calma ed accuratezza i minimi dettagli. Quando la velocità di crociera venne ancora rallentata quasi a passo d'uomo, Diana si sollevò sulle ginocchia, dandoci le spalle per affacciarsi lateralmente a contemplare da vicino lo splendore di quell'acqua incredibile. La parte inferiore delle sue natiche iniziò a fare capolino, sempre più sfacciatamente, man mano che gli allungamenti delle sue braccia a toccare il mare aumentavano e con essi le curvature della schiena. "Forse è ancora presto, ma se volete... potete fare un primo bagno". Diana, a malincuore, declinò l'invito di Stefano, affermando di sentire l'acqua ancora troppo fredda al solo sfiorarla con le mani. Alcuni gelidi schizzi scoraggiarono la sua sensuale protensione verso il mare , privandoci dell'arrapante primo piano del suo sedere sempre più scoperto, man mano che l'orlo della maglietta saliva a causa dei suoi piegamenti ogni volta più netti ed estremi. In precario equilibrio si alzò e raggiunse barcollando il mio divanetto, senza pensare a ricomporsi, con il suo perizoma in bella mostra. Diede le spalle a Stefano e rimanendo in piedi si posizionò frontalmente a me, ostruendomi orizzonti e panorami ed incastrò le sue gambe stringendole con veemenza alle mie. Allupato e senza freni, sollevai la sua maglietta quanto bastava a mostrare completamente il suo lato B, lo afferrai tastandolo con impeto ed insistenza. Mi sorrise, compiaciuta e vogliosa. Mollai la presa dal suo sedere, lasciandolo ben visibile e iniziai a stringere le tettone, soffermandomi su un'audace e prolungata sollecitazione dei capezzoli, per renderli sempre più dirompenti. Infilai la mano sotto la sua maglietta, palpando con vigore la sua tetta già sconfinata. La liberai del tutto dal triagolino del reggiseno, mentre il marchio dell'irruento capezzolo ricominciava visibilmente ad imprimersi sul cotone bianco della t-shirt. Stefano sembrava non essersi accorto dei nostri bollori e proseguiva con discrezione ed in silenzio la sua lentissima traversata. La sagoma delle labbra della fica di Diana risaltava sul sottile perizoma blu: non riuscii a resistere alla tentazione di affondare la mia mano su quello splendido particolare: spostai internamente il bordo sinistro dello slip, denudando la sua patatina, posizionata quasi sulla traiettoria del mio viso; con la lingua la sfiorai più volte, cercando di penetrarla. Dapprima Diana provò istintivamente a dimenarsi, poi si arrese ai miei baci ed alle mie leccatine per alcuni secondi, voltandosi a verificare il livello di attenzione di Stefano che nel frattempo aveva aumentato lievemente i giri del motore, continuando ad apparire del tutto inconsapevole delle nostre effusioni. Il ragazzo d'improvviso ruppe il silenzio, provocando un sobbalzo in Diana che, sedendosi con difficoltà, riposizionò goffamente il perizoma e la maglietta in maniera più consona, ma non del tutto pudica. "Ci stiamo avvicinando alla nostra prima tappa: Cala Luna, eccola laggiù, intanto vi racconto qualche aneddoto su questa spiaggia..." Terminate le sue spiegazioni, Stefano ci informò che di solito la durata della sosta era di due ore, ma che avremmo potuto anche abbreviarla viste le numerose tappe previste nel nostro programma personalizzato. "Quando vi sarete stancati, basta che vi avviciniate al molo oppure mi fate un segno dalla spiaggia e vi raggiungo" "E tu resti qui da solo per tutto questo tempo!?!? Vieni con noi, allora: il tempo passa più in fretta in compagnia!" "Vi ringrazio, siete gentilissimi, ma noi per abitudine rimaniamo a bordo durante le soste, anche per vigilare sulla barca o sui bagagli dei clienti" "Capisco, ma oggi siamo solo noi due, non avresti bagagli da custodire... e poi non viaggiamo in barca, ma in gommone: cosa vuoi che accada se lo lasci incustodito per un po'? Dalla spiaggia potresti comunque controllare ogni eventuale movimento sospetto..." "Beh, effettivamente... se non vi disturbo, quasi quasi mi faccio un paio d'ore di relax, non capita mai sul lavoro..." Il giovane si avvicinò al molo e ci fece scendere, lasciandoci in custodia il suo zainetto, poi riprese il largo fino ad ancorare con padronanza il gommone e ci raggiunse a nuoto, dopo aver lasciato la sua t-shirt a bordo. Nel frattempo Diana ne approfittò per lanciarmi un malandrino sguardo d'intesa: poi mirò in lontananza con estrema attenzione, puntando in pochi secondi la zona in cui avrebbe desiderato collocarsi. Lo scenario che gradualmente si apriva ai nostri occhi mozzava il fiato: i candidi sassi adagiati sulla battigia non trovavano stabilità a causa del leggero moto ondoso, formando un'evidente inclinazione del bagnasciuga, fino a digradare non certo dolcemente verso un mare paradisiaco. Lasciato alle spalle il piccolo attracco, la prima parte della spiaggia si presentava piuttosto comoda e capiente, con alle spalle un pittoresco stagno ad arricchire una policromia già disarmante. Gli asciugamani e gli ombrelloni dei meno avvezzi all'avventura occupavano pressoché per intero l'accogliente distesa, interrotta in alcuni punti da rocce probabilmente franate in passato e che formavano delle piccole calette più intime e raccolte. Dopo qualche decina di metri una parete rocciosa in perfetta posizione verticale restringeva la spiaggia, singolarmente abbellita da alcune grotte naturali scavate nell'imponente montagna. La residua lingua fruibile di sabbia e ciottoli davanti alle cavità, molto meno affollata,, era stata individuata con decisione da Diana per trascorrere in serenità la nostra prima sosta. Stefano sembrò pensarla allo stesso modo, dopo aver toccato terra: " Andiamo laggiù, ragazzi: tutti si mettono qui e si perdono il tratto più bello, pur di non percorrere 50 metri a piedi, mah...". La passeggiata non fu delle più scorrevoli: lo sprofondamento della battigia rese malagevole e faticoso il raggiungimento della zona più tranquilla. Diana sembrò adombrarsi nell'accorgersi di alcuni asciugamani occupati da una nutrita comitiva di mezza età e da alcune coppie sulla settantina, la cui vicinanza solitamente rendeva meno disinvolte le sue azioni. Cercò di allontanarsi il più possibile dalle presenze che non aveva potuto distinguere da lontano, ma la sua espressione appariva piuttosto insofferente e spiazzata. Mentre Stefano ci erudiva sulla conformazione e sull'origine delle grotte, giungemmo quasi alla fine della spiaggia senza tuttavia riuscire a trovare una collocazione congeniale, che fosse lontana da sguardi indiscreti. Era necessario pazientare, eravamo appena alla prima tappa, Diana sembrò ascoltarmi, appoggiò i nostri pochi bagagli, recuperando solarità e sorrisi e domandò al nostro Cicerone di guidarci all'interno degli antri. La visita fu breve ma assolutamente suggestiva: la frescura naturale che dominava le grotte aveva del miracoloso e l'orizzonte del mare azzurro e della spiaggia accecante, ammirato oltre la traiettoria degli archi delle buie caverne, lasciava a bocca spalancata. Tornati al sole, la differenza di temperatura apparve notevole, il caldo iniziò a farsi sentire: Diana posizionò i nostri asciugamani, collocando il suo vicino a Stefano, che si sedette sui sassi, alla sua sinistra. "Ragazzi, cercate di coprirmi se potete perché sinceramente non mi piace affatto l'idea che i vecchietti mi notino". Prima ancora di terminare la frase, si sedette e sfilò la maglietta, sfoggiando il suo bikini blu con un'ostentazione assai soffocata. Stefano la incoraggiò: "Non esagerare, dai... In fondo, da decenni in spiaggia le donne stanno in bikini, non penso che i nonnini ormai si sconvolgano più di tanto..." "Se vedessi il retro del mio costume, cambieresti opinione..." esclamò Diana sorridendo quasi imbarazzata. Stefano si adoperò in una rapida inquadratura con la coda dell'occhio verso il lato B di Diana appoggiato sul telo, accorgendosi della presenza di un generoso perizoma al posto del solito mutandone castigato. "Cosa vuoi che sia!? Non farti troppi problemi, sei in vacanza anche tu, che male c'è?", affermò minimizzando. La situazione iniziava a stuzzicarmi: mi alzai per un primo bagno, fingendomi accaldato. Contrariamente alle spiagge visitate nei giorni precedenti, l'acqua era abbastanza profonda quasi fin da subito. Mi girai verso di loro, che osservavano i miei movimenti, seduti e immobili. “E' bellissima e non è poi così fredda, pensavo molto peggio". Presi coraggio con qualche energica bracciata che mi permise di inoltrarmi di qualche metro. Vidi Diana guardarsi nuovamente intorno, al fine di accertarsi della disattenzione dei presenti: si alzò rapidamente e mi raggiunse, esponendo in primo piano il suo culo davanti agli occhi attenti ma misurati della nostra guida. "Non è fredda!?!?!? Infatti è gelida, maledetto... l'hai detto apposta per farmi entrare" In un baleno si bagnò fino al collo, rinunciando a nuotare e uscì di corsa, sedendosi nuovamente, senza asciugarsi sulla battigia, come di consueto. Odiava sentire il costume zuppo addosso, lo sapevo bene, aspettavo pazientemente un cambio di posizione... che arrivò con puntualità dopo qualche secondo: Diana si girò sdraiandosi a pancia sotto, poi slacciò il reggiseno, si sollevò sui gomiti estraendolo e lo strizzò allungando le braccia fuori dall'asciugamano, prima di stenderlo sul bordo del telo. Gli occhi di Stefano iniziarono a manifestare segnali di insicurezza ed i suoi sguardi, prima fissi all'orizzonte, presero a dedicarsi sempre più frequentemente al perizoma blu, con rapide e fuggevoli occhiate. Il fondo ciottoloso non consentiva una comoda distensione: Diana si sollevò nuovamente sui gomiti, nel tentativo di appianare con le mani la superficie di sassi sotto il suo asciugamano: la posizione troppo ravvicinata di Stefano non permetteva al ragazzo la visuale che probabilmente sognava: con bizzarre contorsioni della testa il giovane cercava invano di adocchiare qualche interessante prospettiva laterale delle tettone lasciate distrattamente penzolanti nel corso delle operazioni di livellamento. Era una bellissima sensazione rimanere a debita distanza per godermi la scena: Diana sembrava aver captato l'interesse del marinaio, calamitato sul suo corpo: i suoi sollevamenti divennero sempre più netti ed anche in acqua potevo scorgere con precisione i suoi capezzoli duri e sporgenti che sfioravano l'asciugamano, mentre il suo sedere si abbronzava, esposto pienamente al sole. Stefano arretrò e si scostò esternamente di qualche centimetro: ora finalmente poteva godere di una visuale più completa senza essere costretto a torcersi. Diana mirò ancora lo sguardo attento verso le postazioni dei vecchietti che, del tutto disinteressati, proseguivano nelle loro conversazioni o in brevi riposini. Poi si rivolse a Stefano, domandando maggiori particolari sulle successive tappe in programma. Il ragazzo, guardandola a fatica negli occhi, iniziò un'accurata descrizione delle Piscine Naturali e di Cala Biriola, che aveva intenzione di mostrarci prima del pranzo: "Dopo le due va in ombra velocemente e perde molto del suo fascino, bisogna assolutamente vederla prima, ma ditemi voi cosa preferite fare". Conquistata dalla intensa ed ammaliante presentazione, Diana si adagiò su un fianco, coprendo con prontezza le tette con un braccio prima che potessero esporsi integralmente. "Ma è una spiaggia sabbiosa o è scomoda come questa? Mi sto spaccando la schiena, accidenti" La notai massaggiare i suoi seni con leggere palpazioni della mano durante la conversazione con il giovanotto, poi li liberò mostrandoli per una frazione di secondo prima di distendersi nuovamente. "E' decisamente più comoda, c'è più sabbia ed i sassolini sono molto più piccoli e confortevoli" esclamò Stefano con sicurezza "E allora direi di andarci subito, cosa ne pensi? Sono ancora le undici, non perdiamo tempo" Il ragazzo annuì compiaciuto. Diana afferrò il suo reggiseno e si sollevò per posizionarlo tra le tette e l'asciugamano, poi lo allacciò e potè girarsi agevolmente. "Peccato... Cala Luna è stupenda, ma c'è troppa gente ed è un tantino inospitale per chi ama la tranquillità..." "Sicuramente è la più conosciuta e quindi è la più affollata: vedrai che le prossime saranno molto meno gremite..." [/QUOTE]
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