TuribioD

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Ciao a tutti. Vorrei raccontarvi un'esperienza di tanti anni fa, con una immigrata irregolare.
È una storia vera, e un po' lunga (24 capitoli). I primi sono introduttivi, l'azione arriva dopo.
L'ho scritta in terza persona, ovvero parlo di un certo Fabio, che è il mio alter ego.
L'ho pubblicata anche su questo sito personale che sto realizzando: https://turistorie.wordpress.com

Dedico quanto ho scritto alla memoria di lei, Ramona, che non so più che fine abbia fatto.

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01. Il puro amore per Eva​

A metà degli anni '80, nella periferia di Milano, Fabio, timido studente ventunenne, si era innamorato di Eva, una coetanea impegnata come lui in parrocchia e in un gruppo di volontariato. Lui figlio di immigrati, lei di puro ceppo autoctono.

Eva, una ragazza semplice, aveva fatto le superiori e poi aveva cominciato a lavorare. Non si distingueva particolarmente per la bellezza ma a Fabio sembrava molto buona e adatta a lui.

Aveva per lei quelle semplici attenzioni che un cuore innamorato sa ispirare.
Un pomeriggio era a casa a studiare per un esame e arrivò un forte acquazzone.
Pensò che Eva non si era portata l’ombrello al lavoro, visto il sole radioso del mattino. Così, sotto quel diluvio, andò a cercarla alla stazione.
Quando lei giunse la salutò come se stesse passando di lì per caso, la prese sotto l’ombrello e la accompagnò a casa.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è ombrellobo.png


Un momento prezioso anche sotto l’acqua, perché non era facile trovare occasioni per stare solo con lei.
Lei, che alla sera doveva rientrare non più tardi delle 11, per tassativo ordine del padre.
Lui, che se un’amica pettegola della madre lo vedeva per strada con una ragazza, dopo doveva sorbirsi l’interrogatorio di mamma su chi era lei.

Lui che una sera, dalla finestra del bagno che aveva lasciato sbadatamente aperta, fu visto masturbarsi da una ragazza più grande che viveva nel palazzo di fronte.
Lei poi lo raccontò ai suoi amici, davanti a lui. La cosa fortunatamente non destò scandalo in loro.

Ancora lui che, guardando un giorno la vetrina di un’edicola per vedere se era uscita la sua rivista di motori preferita, fu visto da qualcuno che subito pensò male.
Subì poi una dura sfuriata da parte di sua madre, per il sospetto che comprasse riviste pornografiche. Infatti, sia le riviste di motori che quelle porno erano in posti vicini nella vetrina.

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Le mamme italiane sono meglio degli investigatori di scena del crimine. Sanno che l’hai fatto, come l’hai fatto, con chi l’hai fatto, e possono sentirti mentre cerchi di nascondere l’evidenza.”
Non è un luogo comune. È proprio vero!


Insomma, era un ambiente pettegolo e repressivo. Non tanto per la Chiesa e l’oratorio, dove anzi si facevano belle conoscenze e si forgiavano amicizie, quanto per le famiglie e specialmente certe madri, che da giovani avevano ricevuto un'educazione molto rigida e la riflettevano sui loro figli.

Comunque, torniamo a noi. Eva non arrivava a vedere il nesso tra le frequenti apparizioni di Fabio nella sua vita, ma sembrava rispondere bene.

Quando pensò che i tempi fossero maturi, lui col cuore in mano le rivelò i suoi sentimenti.
Ma Eva non volle impegnarsi e provare a conoscerlo meglio.

A Fabio dispiacque molto, perché la amava tantissimo. Era già la terza ragazza con cui aveva tentato di iniziare una relazione, ed era la sua terza delusione amorosa in quattro anni.

Perché riceveva sempre rifiuti? Non piaceva proprio a nessuna, o era colpa dell'essere state educate a diffidare dei ragazzi? Forse per fatti di cronaca nera che portavano ad averne timore, facendo di tutte le erbe un fascio? Del considerare l’amore una cosa sporca e pericolosa, o che come minimo distoglie da obiettivi più importanti? Della comodità di vivere con papà e mamma che pensano a tutto, dando poco peso all’impegno per costruire il proprio futuro?
La consolazione di Fabio era che almeno aveva tentato. Non sarebbe rimasto per il resto della vita col rimpianto di non averci provato.

Invidiava qualche suo amico, che intorno ai diciassette anni aveva trovato la fidanzata. Biologicamente era quella l’età giusta. Andava tutto bene e un giorno si sarebbero sposati. Quante energie e delusioni risparmiate!

Fabio invece doveva incassare ancora molti rifiuti, aveva davanti molti rischi e tentazioni da affrontare, e viveva nella straziante incertezza di poter mai incontrare una donna che lo amasse.

D’altra parte, a differenza di quegli amici che considerava fortunati, in questa sua lunga ricerca avrebbe avuto l’occasione di fare esperienze variegate e singolari.

Avrebbe esplorato e conosciuto strani e oscuri recessi del variopinto universo femminile, molto diverso da quello ideale e perfetto che gli avevano raccontato fin dalla tenera età.
 
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02. Il primo giornaletto​

Qualche giorno dopo, ripensando al rifiuto di Eva, Fabio si stava facendo prendere dallo sconforto.
Per distrarsi era andato a correre nel parco, come faceva spesso con alcuni suoi amici. Ma quella volta era solo.

Mentre correva, un fascicoletto abbandonato a terra attirò la sua attenzione. Assomigliava a un Albo Blitz, settimanale di donne nude vietato ai minori di 14 anni. Era di piccolo formato, affinché fosse economico e abbordabile per lettori adolescenti, e facile da nascondere. Fabio ripassò di lì, raccolse in fretta il fascicolo e continuò a correre.

Novella 2000 (1986)
Un numero d’epoca di Novella 2000 (1986).

In quel tempo senza internet la sua fonte per vedere qualche tetta erano riviste femminili tipo Amica, Cosmopolitan e soprattutto Novella 2000, che qualche vicina ammucchiava nello scantinato in attesa che passasse la raccolta della carta.

Aveva visto di sfuggita anche alcune riviste di donne nude nelle mani di qualche compagno di scuola o esposte in edicola. Seppur attratto si era però sempre astenuto dall’osservarla, per evitare un peccato veniale di curiosità ma soprattutto, visto l’ambiente bacchettone, per non dare argomenti di biasimo agli altri.

Quella volta però era solo. Il diavolo ne aveva approfittato per metterci la coda, o meglio l’esca per tentarlo.
Fabio aveva un desiderio impellente di verificare che cosa fosse quel fascicolo: un fumetto, un catalogo qualunque o magari, chissà, un giornaletto di donne nude.

Ma viste le esperienze del passato, doveva usare cautela. Guai se qualcuno l’avesse visto e poi spifferato!
Conosceva una radura nascosta tra alberi e cespugli a poche centinaia di metri. Vi si diresse, sempre correndo, con la rivista arrotolata in mano.

Una volta giuntovi, con nessuno in vista, aprì finalmente il giornaletto.
Era proprio un Albo Blitz. C’era qualche attrice, ma soprattutto ragazze normali, della porta accanto, sorridenti nel mostrare le loro grazie.

Albo Blitz con Moana Pozzi (1986)
Copertina di Albo Blitz e paginone centrale, lontano ricordo di un tempo senza internet (1986).
Qui vediamo la compianta Moana Pozzi, pornodiva e anche deputata nel parlamento italiano.
Malata di cancro, donò alla ricerca tutto ciò che aveva guadagnato col suo lavoro. In punto di morte sperò nel perdono di Dio e fu menzionata in omelia dall’arcivescovo di Napoli come possibile esempio di redenzione. Se va tutto bene, ce la ritroveremo in Paradiso!

Era la prima volta che Fabio osservava donne completamente nude. L’ambiente repressivo in cui era nato aveva ritardato di vari anni quel momento. Lui, giovanotto ventunenne, su quell’aspetto era al livello di un adolescente. Ebbe un’erezione come non aveva mai avuto.

Tornò dal parco con la rivista nascosta sotto la maglietta. Giunto a casa andò in bagno e, con la mano insaponata, si masturbò guardando i seni e le vulve pelose di quelle ragazze.

La masturbazione, peccato mortale secondo quanto gli avevano insegnato, era una cosa che non riusciva a evitare, per quanto si sforzasse. Quando gli ormoni premevano gli sembrava di impazzire, non riusciva nemmeno a concentrarsi nello studio. Così la utilizzava come valvola di sfogo della tensione accumulata.

Da quel giornaletto iniziò la ricerca di nuovo materiale.

Nelle edicole c’era un’ampia offerta di porno per maggiori di 18 anni. A lui però interessavano donne della porta accanto, e cominciò a comprare quei giornaletti per adolescenti, dai 14 anni in su.

Su uno di essi trovò le foto di una donna formosa dai riccioli neri, di nome Lana, che riteneva maggiore di lui, e che non si stancava di ammirare.

Senza una fidanzata, per anni Lana fu la compagna preferita delle sue masturbazioni.

Lana (Marie Morris) (1986)
La formosa Lana dai riccioli neri, che piaceva tanto a Fabio.
Lui credeva che fosse una donna mediterranea.
Invece era Marie Morris, modella scozzese nell’anno del suo debutto, il 1982, con 22 anni.
Fabio vide queste immagini anni dopo, all’incirca ventitreenne, ripubblicate
da una rivista italiana di poche pretese, inserita in un pacco di arretrati svenduti nell’edicola di una stazione.
 
Aggiungo a mo' di intermezzo qualche foto d'epoca (inizio anni '80) di Lana, alias Marie Morris, nominata nel post anteriore. Le foto ripetute sono di migliore qualità. Secondo me questa (ex)ragazza merita.
 

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03. Il duplex​

Una decina di anni dopo, laureato e con un buon lavoro, Fabio veniva spesso inviato dalla sua ditta a lavorare all’estero per vari mesi, talvolta anni.

In una di queste lunghe trasferte in Nord Europa aveva preso in affitto un duplex, cioè un monolocale con un soppalco. Sotto c’erano l’angolo cucina e il soggiorno. Sopra il soppalco, a cui si accedeva con una scala, c’erano la camera da letto e il bagno. C’era un parapetto verso il soggiorno, che aveva il soffitto alto oltre 4 metri.

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Un monolocale duplex.

L’intera parete del soggiorno, che dal quarto piano dava verso la strada, era costituita da una vetrata per ricevere più luce naturale possibile, un bene prezioso in quel Paese, specialmente d’inverno. Si poteva tirare un’altissima e pesante tenda opaca, che però aveva la tendenza a sganciarsi, e quindi Fabio la lasciava sempre aperta.

In quel palazzo abitavano persone di vario tipo. Immigrati multietnici, alcuni lavoratori in trasferta come lui e anche prostitute, a giudicare dai nomi femminili senza cognome sul citofono e dai rumori e gemiti che spesso si sentivano provenire dalle abitazioni vicine.

04. Il quartiere a luci rosse​

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In quella città c’era anche un quartiere dove molte prostitute lavoravano in specie di negozietti affittati ad ore, una prostituta dietro ogni vetrina, in attesa dei clienti.

Le prostitute stavano in biancheria intima fluorescente illuminata da tubi a ultravioletti, in modo che rilucesse. Battevano una moneta sulla vetrina per attirare l’attenzione quando passava qualcuno con cui sarebbero state disposte a fare sesso. Cercavano di accaparrarsi i clienti, ma comunque li rifiutavano se non gli andavano bene. Quando ne avevano uno tiravano la tenda dietro la vetrina e gli fornivano il loro servizio.

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Era il posto dove i colleghi portavano chi arrivava lì per la prima volta, e dove il capo di Fabio voleva che lui lo accompagnasse dopo cena ogni volta che veniva per qualche riunione.

Rispetto all’Italia, tutto ciò che ruotava intorno al sesso e alla prostituzione era molto più visibile, disponibile e accessibile. Quasi un invito a lasciarsi andare. Fabio però cercava di non farsi coinvolgere più di tanto in quell’ambiente squallido ed equivoco.

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Anni addietro, in un’altra trasferta in quello stesso posto, stava accompagnando per la visita d’obbligo un collega nuovo.
Gli altri colleghi sapevano che Fabio a trent’anni suonati non aveva ancora avuto una fidanzata ed era vergine.
Così si offrirono di pagargli una prostituta.

Ma lui disse:
“No. Dovrei conoscerla, avere un legame affettivo… Così, con una sconosciuta, non mi va.”
“Su, non fare il timido. Guarda questa per esempio, che carina è.”

La ragazza da dietro la vetrina capì al volo, sorrise e gli fece segno di entrare.
“Vedi? Le vai bene. Le chiedi come si chiama, che lavoro fa… beh, quello lo sai già. E così la conosci e non hai più questo problema.”

Un altro collega incalzò:
“Potrai continuare a dire: non ho mai pagato per una donna. Perché paghiamo noi! E così, anche la morale è salva.”
Lui ringraziò per l’offerta, ma declinò l’invito.

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Un altro giorno, al mattino, Fabio era in giro a piedi e non c’era nessuno per strada. Si sorprese al vedere una vetrina abusiva, fuori dal quartiere a luci rosse dove erano permesse. Da dentro, una nera cicciotta e formosa batté la moneta sul vetro.
Le fece segno di no. Lei gli fece segno di aspettare. Tirò fuori un grosso seno e glielo mostrò, facendolo ondeggiare con le mani. Una cosa vietata dalle leggi locali, ma c’era solo lui a vederla.

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…tirò fuori un grosso seno e glielo mostrò, facendolo ondeggiare con le mani.

Fabio, pur impressionato, restò fermo nei suoi propositi:
“Complimenti ma no, grazie”.

In città c’erano anche vari bordelli, sex-shop e locali di spogliarello ad ingresso gratuito.
In questi ultimi, ordinando una birra ogni volta che passava la cameriera, si poteva restare a vedere lo spettacolo. Le ragazze che ballavano e si spogliavano cambiavano continuamente. Molte erano studentesse, che lo facevano per arrotondare. Quando qualcuno degli spettatori infilava una banconota nel perizoma di una ragazza, lei si spruzzava un po’ di panna su un gluteo o un capezzolo e lo spettatore con la lingua lo ripuliva.

Fabio capitò anche lì, una sera che era in giro con quegli stessi colleghi che volevano pagargli una prostituta.
 
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05. L’altalenante relazione con Leyla​


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Leyla assomigliava a questa ragazza.

Due anni prima, durante una trasferta in un altro Paese, Fabio aveva conosciuto Leyla. Era una ragazza piccoletta, formosetta, forte e resistente nelle attività sportive, e molto simpatica.

Fabio era affascinato dalle ragazze coraggiose, e Leyla lo era.
Se ne era innamorato, e per la prima volta era ricambiato. Dopo una decina di rifiuti da parte di ragazze italiane, lei era la sua prima fidanzata.

A differenza di lui, cattolico praticante, lei era di una religione non cristiana piuttosto rigida, ma non era molto praticante. Su tante cose comunque la pensavano allo stesso modo.

Leyla sopportava peggio di Fabio la lontananza, dovuta alle sue lunghe permanenze in altri Paesi. Nonostante fosse un po’ immatura ed emozionalmente instabile (diciamola tutta: era bipolare, ma lui lo capì molto tempo dopo), aveva anche un’anima limpida, coraggiosa e generosa, e Fabio pensava di sposarla.

Si stava impegnando per tornare al più presto a lavorare nel Paese di lei, ma non era tanto facile.

Quando le telefonava, metà delle volte Leyla era affettuosa. L’altra metà era contrariata perché Fabio al chiamarla le ricordava che esisteva, mentre lei per non soffrire stava cercando di dimenticarlo.

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Dopo queste telefonate Fabio era molto confuso, e dubitava che Leyla lo amasse ancora.

06. Il ballo e il coro​


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Al corso di ballo.

Inizialmente Fabio usciva con dei colleghi, con cui però condivideva pochi interessi.
Inoltre bevevano birra in quantità copiose e per lui eccessive.
Pensò che girare con loro per tanti pub era diventato noioso, e per giunta si stava convertendo in un alcolizzato.

Cercò così qualcosa di più interessante e sano.
Si iscrisse a un corso di ballo. Gli toccò come compagna Heidi, una ragazza piccola, magrolina e molto timida.
Non era particolarmente carina ma aveva un bel culetto. Una volta rotto il ghiaccio si rivelò anche simpatica.
Heidi gli faceva tenerezza e gli suscitava un forte senso di protezione. Se non fosse stato già fidanzato, forse si sarebbe proposto a lei. Diventarono comunque buoni amici.

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Cantando nel coro.

Inoltre si era inserito e cantava tutte le domeniche nel coro di una chiesa.
Lì un sacerdote cattolico celebrava la Messa per gli immigrati di lingua spagnola.
Nel coro cantavano vari giovani latinoamericani, dei quali divenne amico.
 
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07. Il lascito di Lilith​


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Ingrid alias “Lilith”, la licenziosa inquilina che abitava il duplex prima di Fabio.

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Rilievo babilonese in terracotta della cosiddetta “Regina della notte”. Secondo alcuni rappresenta Lilith, demone di forme voluttuose, alato e dotato di artigli di rapace (ca. 1800 a.C., British Museum, Londra).

Ingrid, l’inquilina precedente del duplex dove Fabio alloggiava, utilizzava il mitologico pseudonimo Lilith sul citofono, ed esercitava la prostituzione.

Se n’era andata all’improvviso, rendendosi irreperibile. Ogni tanto qualche suo cliente ancora la cercava suonando al citofono. A Fabio arrivavano lettere con ingiunzioni di pagamento destinate a lei, e dovette fare qualche gestione per non accollarsi le sue bollette impagate.

Sulla porta d’ingresso la proprietaria aveva attaccato un avviso:
“Ai signori ufficiali giudiziari – La signorina Ingrid P. non abita più qui e non ha lasciato nessun bene di sua proprietà – Per informazioni chiamare il telefono 987xxxxxx”

Lasciandosi ispirare dal maligno, “Lilith” si era profondamente immedesimata nel ruolo di quella demoniaca creatura della tradizione mesopotamica e poi ebraica, colei che seduceva gli uomini per portarli alla perdizione e procreava demoni col seme da loro disperso.

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Lilith, con forma semiumana, tenta Eva affinché mangi il frutto proibito dell’albero della conoscenza del bene e del male. La piccola statura ne simboleggia la bassezza morale (Illustrazione di manoscritto del XV secolo).

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Nella tradizione tardo-medioevale e rinascimentale, il serpente tentatore si presenta con viso o torso di donna dalle forme prosperose. Alcuni vi riconoscono Lilith. (“Peccato originale”, legno policromo, ca. 1560, Museo Frederic Marès, Barcellona).

Di Lilith, Fabio trovava lunghi capelli per ogni dove quando puliva, intonati coi peli di figa rossicci rinvenuti nel bidet.
Un giorno, mentre spolverava, notò angoli di periodici che spuntavano da sopra l’armadio. Incuriosito diede un’occhiata. Erano riviste pornografiche.

Le aveva lasciate Lilith, per continuare la sua scellerata missione anche dopo aver lasciato quel luogo. Calata nel suo ruolo, voleva indurre quanti più uomini possibile a disperdere il loro seme.

Fabio, come tanti suoi simili, era curioso delle donne. Ogni proibizione potenzia il desiderio, e l’onda lunga della repressione passata lo rendeva ancora facile preda di quella tentazione. Infatti, appena trovate le riviste, smise di spolverare e le sfogliò.

Come l’Albo Blitz di tanti anni prima, gli risvegliarono un’eccitazione incontenibile. Poco dopo si masturbò, adempiendo inconsapevolmente alla volontà di Lilith.

Così traviato, Fabio proseguì in quel cammino dissoluto. Anche quella volta si mise a comprare riviste. Prediligeva quelle specializzate in donne dal seno rigoglioso.

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Alcune delle pubblicazioni che Fabio cominciò a comprare in edicole e sex-shop.

Su quelle nuove riviste trovò delle mulatte nude. Notò che spesso avevano areole grandi, più scure ed evidenti che nelle donne bianche. Lo eccitavano tantissimo e sviluppò un interesse morboso per quelle donne esotiche.

Presto scoprì Angelique Dos Santos, una pornodiva brasiliana che esibiva due tette enormi, con areole grandi come Fabio non aveva mai visto. Aveva anche i riccioli neri, come la Lana di tanti anni prima, e passò ad incarnare il suo ideale di donna attrattiva e seducente.

Prima di trovare le riviste, Fabio si masturbava due o tre volte a settimana, immaginando di amoreggiare con la sua fidanzata lontana.
Ora invece, traviato da Lilith, lo faceva ogni giorno. Ma la vera conseguenza di quella corruzione era che in quei momenti non pensava più a Leyla: invece, guardava arrapato le foto di Angelique o di qualche altra mulatta prosperosa dalle grandi areole scure.

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Angelique Dos Santos, procace pornodiva brasiliana, in riviste dell’epoca che Fabio comprava. Anni dopo scoprì che quelle tette che l’avevano tanto eccitato erano gonfiate col silicone. Così crollò il mito.

08. Un incontro casuale​

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… Fabio notò in fondo una donna sulla trentina, mulatta o meglio afro-latina, con lunghi riccioli neri…

Dopo tanti anni di volontariato in Italia in vari gruppi, soprattutto a favore di poveri ed emarginati, Fabio, inizialmente molto timido, si era abituato a mescolarsi con persone di tutte le estrazioni.

Grazie a questo, negli anni aveva sviluppato inconsciamente una capacità di superare le barriere sociali e dialogare con tutti.
Questa abilità acquisita controbilanciava la sua naturale timidezza, che si sforzava di vincere.

Una domenica dopo la Messa, mentre andava in centro in tram, Fabio notò in fondo una donna sulla trentina, mulatta o meglio afro-latinoamericana, con lunghi riccioli neri, dal viso non nuovo. Doveva averla vista cantare in chiesa.
Pensò di attaccar bottone.

Lo faceva ogni tanto per mettersi alla prova, per confermare a se stesso che non era più tanto timido come un tempo, e come allenamento. Sapeva anche che da incontri come questo potevano scaturire nuove amicizie, col potenziale di cambiargli la vita.

Le sorrise, si avvicinò e le disse:
Hola. Anche tu canti nel coro, vero?”
“Sì.”
“Come ti chiami?”
“Ramona. E tu?”

Ora che non era più nascosta dietro gli altri componenti del coro e la vedeva da vicino, si accorse che era carina. Aveva un viso bello e fiero, un fisico robusto ma non grasso, ed era molto formosa.

Parlarono un po’ e lui la accompagnò al “locutorio” dove andava per telefonare al suo Paese, in America Latina, poi la invitò fuori a pranzo.
Stettero insieme tutto il pomeriggio e lei gli raccontò la sua vita.

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Ramona a pranzo (non è lei, ma le assomiglia).
 
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09. La storia di Ramona​

Ramona al suo Paese aveva studiato per essere segretaria, ma non aveva trovato un lavoro che corrispondesse alla sua preparazione. Invece, si guadagnava da vivere spennando ed arrostendo polli sotto una pergola sul ciglio di una strada, insieme ad altre donne della sua stessa, umile condizione.

Uno dei suoi clienti si innamorò di lei e la sposò. Così Ramona divenne una casalinga e poi una madre.

Suo marito lavorava nel contrasto al narcotraffico. Nello svolgimento delle sue mansioni arrecò fastidi a una banda, che decise di liberarsi di lui.
Un giorno, per strada, due uomini su una moto lo affiancarono e gli spararono, uccidendolo.

Ramona si ritrovò così all’improvviso vedova, senza lavoro e coi figli a carico.

Nei giorni successivi si accorse di essere pedinata. Chi potevano essere quegli sconosciuti che la seguivano nei suoi spostamenti?
I capi della banda pensavano che anche lei potesse sapere troppo e avevano ordinato di toglierla di mezzo. Ma i loro scagnozzi la consideravano troppo bella per ucciderla subito, e cercavano il momento buono per rapirla e abusare di lei.

Spaventata dalla situazione, Ramona contattò emissari di un’organizzazione illegale di tratta di migranti, che fu la sua salvezza.
Ben pagati, organizzarono la sua fuga in Europa. Fecero perdere le sue tracce e le procurarono anche un lavoro.
I figli rimasero affidati a una famiglia amica.

La sua storia colpì Fabio al cuore. Gli sembrò una donna molto buona e coraggiosa, e per tutta la settimana rimase nei suoi pensieri.

Leyla in quel periodo era in fase negativa. Al chiamarla il sabato gli disse un’altra volta, in spregio ai suoi sforzi per tornare a lavorare nel suo Paese, che era stufa di aspettarlo e stava cercando di dimenticarlo.

Fabio avrebbe potuto cogliere la palla al balzo e lasciarla, ma le voleva troppo bene. Era la sua prima fidanzata e aveva anche paura che, lasciandola, non avrebbe più trovato una donna che, almeno nei momenti buoni, mostrava di amarlo.

10. In lotta per Fabio​

La domenica successiva, dopo la Messa, un’altra ragazza latinoamericana del coro, Julia, invitò Fabio a pranzare a casa sua. Ma lui era già d’accordo con Ramona per fare un giro in centro.

Julia aveva 28 anni, biondina, con un faccino da brava ragazza e due tettone notevolissime sul suo corpo snello. Viveva e faceva i mestieri nella casa di una vedova spagnola.

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Julia era così (ma usava vestiti un po’ meno scollati).

Fabio le piaceva. Si era accorta che tra lui e Ramona stava crescendo una nuova familiarità, e si era affrettata a fare la sua mossa prima che fosse troppo tardi.

Sul sagrato Julia gli aveva preso una mano e lo tirava verso casa sua, mentre Ramona lo tirava dall’altra mano verso la fermata del tram. Una situazione surreale, soprattutto per Fabio che da tante ragazze italiane aveva avuto solo rifiuti.

Molte immigrate latinoamericane invece sognano di accasarsi con un europeo. Mai come quella volta lui lo capì chiaramente.
Gli spiacque per Julia, ma si lasciò trascinare da Ramona.

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La scena di Julia e Ramona che tiravano Fabio fu più o meno così.

Sul tram c’era un’amica di lei che andava in centro a telefonare.

Ramona e Fabio continuavano a guardarsi e sorridersi. Lui era sempre più eccitato e i suoi propositi di fedeltà a Leyla traballavano sempre più.
Accompagnarono l’amica al locutorio, poi, appena girato l’angolo, si scambiarono un bacio sulla bocca.

Mangiarono di nuovo fuori, poi andarono al parco e cominciarono a baciarsi su una panchina.

Mentre le mordicchiava quelle labbrone e le metteva la lingua in bocca, preso dall’eccitazione Fabio cominciò ad accarezzarle il seno.
“È lontana casa tua?” chiese subito lei.
“No, è a cinque minuti.”
“Allora andiamo.”
 

11. Sapore d’Africa​

Avere un appartamento dove viveva da solo dava a Fabio una libertà che in Italia non aveva conosciuto. Poteva invitarvi chi voleva e quando voleva, senza dar conto a nessuno.

Appena entrati in casa ripresero a baciarsi.

Lei cominciò a spogliarsi, e quando si tolse il reggiseno Fabio ebbe un’erezione rapida e incontrollabile.
Gli sarebbe successo con qualunque altra donna che si fosse denudata davanti a lui per la prima volta. Ma quello che si trovò di fronte oltrepassava ogni previsione.

La sua mente cercava freneticamente di classificare ciò che vedeva confrontandolo con le esperienze passate. Con Leyla, la sua fidanzata tettoncella, non c’era paragone. Allora ricordò il grosso seno che quella prostituta nera gli aveva mostrato da dietro la vetrina: niente da fare. Poi considerò quello di Angelique, la pornodiva delle riviste. Ma Ramona superava anche quello, forse di tre misure.

Non potevano dirsi tette. Ci volevano due mani per tenerne una. Era necessario un altro nome. Oltre Angelique, oltre la coppa F, Fabio le chiamò poppe.

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Ci volevano due mani per tenerne una.

Ramona aveva le areole giganti e molto scure, proprio quelle per cui Fabio impazziva. Due grandi cerchi color cioccolato fondente su quelle poppe color caffelatte.

Le poppe erano tempestate da delle specie di lentiggini del colore scuro dei capezzoli, più concentrate intorno alle areole e più rarefatte man mano che ci si allontanava.

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Le poppe erano tempestate da delle specie di lentiggini del colore scuro dei capezzoli…


“Ma che capezzoli grandi che hai…” disse Fabio, stupito.
“È per succhiarli meglio!” avrebbe potuto rispondere lei, parafrasando il lupo di Cappuccetto Rosso.
Invece disse, un po’ stizzita:
“Io penso che sono normali!”

Non aveva capito che era un complimento. Saranno anche stati comuni tra le sue parenti afro-latinoamericane, ma per lui erano incredibili.

Quei capezzoloni, enormi e scuri come Fabio non aveva mai visto, polverizzarono i suoi propositi di fedeltà a Leyla.

Ramona già sapeva cosa sarebbe successo. Tutti gli uomini a cui aveva offerto le poppe lo avevano fatto, con più o meno delicatezza.

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Scultura paleolitica della Grande Dea Madre
, piena di simbolismo di passione, fecondità e vita (“Venere di Willendorf“, 30.000-25.000 a.C, Naturhistorisches Museum, Vienna).

Anche Fabio non fu da meno. Come al cospetto della Grande Dea Madre e seguendo un antico, istintivo rito, con riverenza appoggiò le labbra a un capezzolo come a baciarlo, e lo succhiò. Prima uno, poi l’altro, poi girando le poppe una verso l’altra se li mise in bocca tutti e due e li succhiò insieme. Lei gli disse che era come le piaceva di più.

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Le dimensioni delle poppe permettevano agevolmente di unire i capezzoli per succhiarli insieme.


Al succhiarli si allungavano tantissimo, trascinando con sé la pelle delle areole. Fabio aspirava tutto il capezzolo in bocca e poi allontanava la testa lasciando che uscisse fuori quasi del tutto, allungato al massimo: una decina di centimetri, sorprendente. Poi lo riaspirava tutto dentro.

Cominciò a sentire uno strano sapore, vagamente metallico. Sapore d’Africa, delle lontane radici di Ramona e di tutta l’umanità?
No. Era tanta la foga che la stava quasi succhiando a sangue.

Ramona si lasciò venerare così per un po’, poi lo riportò a terra con la fatidica domanda:
“Hai un preservativo?”.

Certo che ne aveva. Li teneva preparati per quando Leyla fosse venuta a trovarlo. Ma quel giorno diede loro un altro uso, e consumò il tradimento della sua fidanzata.

Sarebbe successo ugualmente, se non avesse trovato le riviste porno lasciate da Lilith, sviluppando di conseguenza una ossessione per le mulatte formose dalle grandi areole?

Sarebbe avvenuto lo stesso, se Leyla non avesse continuato a dirgli per telefono che voleva dimenticarlo, gettandolo nella tristezza e nell’incertezza del suo amore verso di lui?
Forse no… ma chi può dirlo? Comunque sia, era successo.

Ramona e Fabio cominciarono a vedersi spesso.

Lei era insaziabile, come una ninfomane, tanto che un giorno, dopo sei ore chiusi in casa a fare sesso, un po’ nauseato Fabio si sorprese a dirle:
“Ramona, adesso basta. Andiamo fuori a prendere un po’ d’aria.”

12. Fuoco d’attenzione​

Un giorno Fabio andò a pagare l’affitto, e Ramona restò in strada ad aspettarlo.

Dalla sua scrivania, la padrona di casa la vide alla telecamera.

Abituata ad affittare a gente molto diversa, dai colletti bianchi alle prostitute, quella donna cinica e col pelo sullo stomaco aveva anche un occhio clinico.

Mentre contava le banconote si soffermò più volte guardando prima Fabio, poi Ramona sullo schermo con una espressione di incredulità, poi con un eloquente sorrisetto ancora lui, pensando:
“Che razza di vaccona ti sei trovato. Da uno come te, non me lo sarei mai aspettata. Ma in realtà è stata lei ad aver trovato te. Se non ti fai furbo ti fregherà, caro mio.”.

Una mulatta carina non passava inosservata in quel Paese di visi pallidi.
Poi con quelle poppe e quel culo… Fabio notava con piacere come molti uomini si giravano per guardarla quando passeggiava con lei per strada, mano nella mano.

Non facevano che confermargli che Ramona era molto attraente, e lui un uomo fortunato.

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13. Donna di facili costumi​

“Compadre que no le llega a la comadre a las caderas, no es compadre de a deveras.”
(“Il compadrino che non arriva alle anche alla comadrina non è un compadrino come si deve”)
è un salace proverbio che circola in Latinoamerica, che Ramona insegnò a Fabio.

Dopo quel fatto raccapricciante che la lasciò vedova, lei decise di scappare in Europa per non fare la stessa fine di suo marito, se non peggio. Ma non aveva abbastanza soldi.

Sapeva però che fin dall’adolescenza madre natura l’aveva dotata di un corpo provocante e desiderato dagli uomini.

Così ricontattò un suo compadre, che a suo tempo le aveva fatto molti complimenti.
Gli spiegò che adesso era vedova, si trovava in una situazione difficile, e aveva bisogno di una mano.

Lui prese subito a cuore quella richiesta d’aiuto.

Fu generoso con lei e potè così arrivare alle sue agognate anche, come si conviene a un compadrino come si deve.
E Ramona potè così fuggire e mettersi al sicuro.

14. Spiati​

Ramona un sabato era da Fabio e gli disse:
“Sto molto bene con te. Sei tutto il contrario di certi uomini stronzi. Quelli, non hanno mai conosciuto il mio culo.”.
Era nuda e si piegò a novanta gradi aggrappata al tavolo, ma lo giudicò troppo piccolo e instabile.

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… si piegò a novanta gradi aggrappata al tavolo…


Allora si mise a quattro zampe sulla moquette del salone, davanti alla vetrata che dal quarto piano dava alla strada.

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… si mise a quattro zampe sulla moquette del salone, davanti alla vetrata…


Gli stava offrendo il culo, ma Fabio non lo capì. La trombò alla pecorina, palpandole ogni tanto le poppe penzolanti.
Sbattendogli contro, il culone faceva “plaf, plaf, plaf” e a ogni impatto due onde di ciccia partivano dalle chiappe e rimbalzavano sui fianchi. Uno spettacolo.

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… a ogni impatto due onde di ciccia partivano dalle chiappe…


“Ay, papito, que rico, papiiito!” diceva mentre lui la scopava.

Poi Fabio si sedette sulla poltrona dando le spalle alla vetrata. Ramona gli salì in grembo e cominciò a trombarlo muovendosi su e giù.

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… gli salì in grembo e cominciò a trombarlo muovendosi su e giù.


All’improvviso si fermò. Si era accorta che, dal palazzo di fronte, un uomo li stava spiando.

Quel guardone già sbirciava Lilith, l’inquilina precedente, che spesso si mostrava, da sola o in compagnia di qualche suo cliente.

Dal canto suo Fabio, dopo tanta repressione passata, non aveva sviluppato in proprio un gran senso del pudore. Non aveva vergogna della nudità, ma piuttosto una vocazione naturista. E perché mai non doveva dare un motivo di piacere a uno che in quel momento non aveva la sua stessa fortuna?

Disse così a Ramona:
“Che guardi pure. Non m’importa, continuiamo.”
“A me sì che importa, invece…” replicò lei.

Allora Fabio si alzò e tirò la tenda, quell’altissima e pesante tenda che non tirava mai per paura che si sganciasse. Poi finirono la trombata in privato.
 

15. Chi troppo vuole…​

Ramona lavorava come dama di compagnia e aiutante della cuoca e del personale di pulizia nella villa di un’anziana e facoltosa vedova.
Era un lavoro perfetto per lei, comprensivo di vitto e alloggio. Glielo aveva procurato la stessa organizzazione di tratta di migranti di cui aveva usufruito per scappare in Europa, come parte del pacchetto di servizi contrattato.

La signora voleva soprattutto che Ramona stesse a dormire nella stanza di fianco alla sua, per la sicurezza che le dava il non restare sola di notte in quella grande villa. Infatti, il resto del personale di servizio alla sera se ne andava. Ma la pagava solo per le ore diurne, e Ramona se ne lamentò con Fabio.

Lui le disse che non le conveniva fare storie per il momento, considerando la sua situazione irregolare e il rischio di espulsione. Inoltre mangiava e dormiva gratis, finiva presto, aveva il suo giorno di riposo come corrispondeva, e la signora di notte la lasciava dormire tranquilla.
Le fece presente che lui stesso e tanti colleghi lavoravano più ore di quelle che li pagavano, per compiere gli obiettivi e mettersi in buona luce.

Ma Ramona non aveva lo stesso attaccamento al lavoro, e nemmeno una visione realistica della cultura, consuetudini e leggi europee, diverse da quelle del suo Paese.
Inoltre aveva una tendenza a manipolare le persone, e lo faceva in modo maldestro e rozzo. Creava situazioni contorte e faceva precipitare gli eventi in modo totalmente irresponsabile, nel tentativo di obbligare gli altri a fare ciò che lei voleva.

Questi suoi comportamenti erano fonte di continui problemi per sé stessa, oltre a incasinare la vita di chi le era vicino. Fabio se ne sarebbe presto accorto.

Un sabato notte Ramona rimase a dormire da lui, assicurandogli che per la signora non c’erano problemi.

In realtà non le aveva detto nulla. Voleva dimostrarle con la sua assenza che non aveva bisogno di dormire nella villa. Se la signora voleva che dormisse da lei, avrebbe dovuto pagarla di più.

L’anziana signora, al vedere che Ramona quel sabato sera non tornava, stette sveglia tutta la notte e il giorno dopo ad attenderla, preoccupata.

Quando finalmente Ramona riapparve alla sera della domenica, la signora seppe che era stata fuori volontariamente. Invece di darle l’aumento che chiedeva, la licenziò in tronco.

Ramona si trovò così all’improvviso senza lavoro, senza vitto e senza un tetto sotto cui dormire.

Tornò così da Fabio. Dopo lo stupore per l’accaduto, di cui era stato parte più o meno inconsapevole, lui si sentiva responsabile per non aver capito il bislacco piano di Ramona e non averla dissuasa in tempo.

Le disse che a casa sua non le sarebbe mai mancato un pasto caldo, e in caso di necessità poteva andare da lui anche a dormire.
Però non voleva che diventasse la sua convivente, gli sembrava prematuro. Oltretutto, forse sarebbe venuta a visitarlo Leyla, la sua fidanzata, che non sapeva nulla di quella relazione parallela.

Così Ramona si stabilì a casa di Sonsoles, sua amica e compatriota.

La sera, quando Fabio tornava dal lavoro, andava a cenare da lui, e qualche fine settimana restava anche a dormire.

Ogni giorno facevano l’amore.

16. Ramona curiosona​

Un sabato mattina Ramona stava aiutando Fabio in casa. Salì sul soppalco per stirargli le camicie, mentre lui rimase giù a pulire la cucina.

Dopo un po’, Fabio andò di sopra a cercare una crema abrasiva che teneva nel bagno. Trasalì al trovarsi davanti uno spettacolo imbarazzante.

Sul letto erano sparse le sue riviste porno, che aveva quasi scordato di avere. Infatti, da quando Ramona soddisfaceva il suo bisogno d’amore, non le guardava più.

Varie pubblicazioni erano aperte sulle pagine che Fabio, organizzato com’era, aveva segnalato con dei post-it per ritrovare in fretta le donne che più lo eccitavano.

Ramona, seduta sul letto, era impegnata ad esaminare le riviste.

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Ecco un esempio di ciò che Ramona trovò sulle riviste di Fabio, nelle pagine da lui segnalate coi post-it. Notò un nesso evidente tra quelle immagini.


Quando si accorse che era arrivato Fabio, alzò lo sguardo e disse:
“Le ho trovate nell’armadio. Sono tue?”
“Sì, ehm, cioè no… non tutte… alcune erano già qui…” rispose lui imbarazzatissimo, cercando di giustificarsi, mentre rimproverava se stesso di non averle nascoste meglio.

Provò la nuova, sgradevole sensazione di essere stato messo a nudo. Il suo vizio privato era esposto in tutta la sua evidenza proprio a chi non doveva sapere.

Si aspettava una reazione scandalizzata e un terribile rimprovero, come avrebbe fatto sua madre. Ramona invece proseguì senza scomporsi e lo interrogò su che cosa cercasse in quelle riviste.

Fabio non sapeva mentire, e comunque era impossibile negare quell’evidenza. Pieno di vergogna, pensò di placare il prevedibile sdegno di Ramona manifestandole il suo pentimento e confessandole tutto.

“Mi sentivo così solo, lontano da Leyla. Ho trovato alcune riviste in casa, e da lì ho cominciato a comprarne altre. Cercavo donne dai seni grandi e le areole espanse. Specialmente le mulatte, che le hanno più scure e vistose.”

“Ah… specialmente le mulatte…” disse Ramona, intrigata. Poi proseguì la sua indagine:

“Fammi vedere quella che ti piace di più.”

Fabio le mostrò una foto di Angelique.

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Fabio le mostrò una foto di Angelique.


“Ah… questa… ma non ha le areole tanto scure, no?”
“Beh, rispetto alle tue, no.”
“Ah… e le mie? Ti piacciono?”
“Certo. Sono enormi, e scure come il cioccolato. Hai anche le poppe più grandi delle sue. Da quando sto con te, non guardo più queste riviste.”
“Ah, davvero? Avevo capito che le mie tette ti piacevano, ma non pensavo così tanto. E la tua fidanzata? Ha le areole grandi?”
“No, normali. Rosa e normali.”
“Ah… già.”

Così Ramona capì che per Fabio quelle mulatte erano più eccitanti della sua fidanzata, e che lei le batteva tutte, compresa la pornodiva Angelique.

Era anche contenta di sapere che, da quando lo teneva scarico facendo sesso, lui non sentiva più il bisogno di masturbarsi guardando le modelle di quelle riviste.


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… da quando lo teneva scarico facendo sesso, lui non sentiva più il bisogno di masturbarsi…

Sempre in tema di masturbazione gli confidò che lei era capace di raggiungere l’orgasmo col pensiero, senza bisogno di toccarsi. Le bastava concentrarsi e l’orgasmo arrivava.
Lui era stupito di questa sua capacità. Comunque aveva notato la facilità con cui lei arrivava a godere quando la stimolava.

Ramona gli rivelò che anche il marito di Sonsoles aveva in casa tante riviste e materiale pornografico, perché lavorava per una casa editrice specializzata in quello.

Lui catalogava il materiale, sceglieva le foto da pubblicare e guadagnava bene. Aveva anche commentato a Ramona che le modelle porno erano molto ricercate e ben pagate.

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In quel periodo c’era molta richiesta di modelle porno. Ecco un annuncio di ricerca apparso su una delle riviste che Fabio aveva comprato, con la famosa Angelique a fare da testimonial.
 

17. La prima strizza​

Ramona era di corporatura robusta, e dietro suo consiglio lei e Fabio trombavano sul materasso al suolo, per non sfondare il letto. Un materasso non tanto buono, in cui lui sprofondava quando lei gli stava sopra.
Era solita dargli una succhiata al pene prima di scopare.

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Era solita dargli una succhiata al pene prima di scopare.


Quella volta l’aveva fatto col preservativo già indossato, e forse coi denti l’aveva danneggiato.
Forse apposta.

Mentre lo scopava stando sopra, già nel pieno del rapporto a lui parve che il preservativo si fosse rotto. Sprofondato nel materasso le gridò di togliersi. Ma lei, fregandosene, disse “Un poquito más, papito” e continuò a dimenare il culone, bloccandolo sotto col suo peso.

Col glande a contatto diretto e lei che continuava il movimento, Fabio non potè resistere oltre. Contro la sua volontà ebbe un orgasmo intensissimo e le scoppiò dentro. Vide poi con sgomento il preservativo squarciato.

Il mattino successivo corse in farmacia a comprare un test di gravidanza.

“Ma quando è avvenuto il rapporto?” gli chiese la farmacista.
“Questa notte.”

Lei lo guardò con un misto di compassione per la sua ignoranza, e simpatia perché si preoccupava per una donna che aveva potuto mettere incinta.

Gli spiegò che per un test valido bisogna aspettare un ritardo nel ciclo mestruale. Quindi non poteva saperlo subito, e gli conveniva attendere prima di comprare il test. Fu onesta.

Ramona gli disse che non le importava se l’aveva messa incinta, perché voleva un figlio da lui. Fabio iniziò a rendersi conto dell’abisso culturale li separava. Lui non era pronto per un figlio, e nemmeno per legarsi a lei a doppio filo.

Sudò freddo quando Ramona ebbe un ritardo nel ciclo.

Poi per sua fortuna la mestruazione arrivò.

Ancora scioccato, non voleva più rischiare facendo l’amore con lei. Andavano in giro, cenavano fuori, ma per precauzione non la invitava più in casa.

Pensava anche di chiudere quella relazione e rimettersi in riga con la sua fidanzata.

18. La visita di Leyla​

La madre di Leyla, di una rigida religione non cristiana e più intransigente della figlia, era preoccupata che lei passasse tanto tempo sola col fidanzato, col rischio di lasciarsi trascinare dalla passione e perdere la verginità.

Non sapeva ancora che Fabio l’aveva già sverginata due anni prima, anzi, si erano sverginati a vicenda.

Da sempre controllata e repressa dalla madre e dall’ambiente che la circondava, Leyla aveva scoperto il sesso insieme a Fabio, a trent’anni passati. Voleva imparare, non aveva preclusioni ed era disposta a provare di tutto. Come Fabio, del resto.

Si era interessata con lui per entrare in una associazione naturista, per praticare attività sportive e ricreative.

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Leyla, la fidanzata di Fabio.


Dopo molto titubare e discutere con sua madre, Leyla annunciò a Fabio che sarebbe andata a trovarlo per una settimana.
Lui per l’occasione noleggiò un’auto e la sera del Venerdì Santo andò a prenderla all’aeroporto.

Fabio era stato assolto dai suoi peccati e voleva ricevere la Comunione.
Le propose perciò di non fare sesso in Quaresima e almeno fino a Pasqua. Leyla accettò.

Il sabato cominciarono a far turismo nei dintorni. Fabio la portò anche al quartiere a luci rosse, affinché vedesse coi suoi occhi quella sordida realtà di prostituzione.

La domenica di Pasqua lei lo accompagnò a Messa. Non essendo cristiana preferì stare in fondo alla chiesa mentre Fabio stava davanti, dov’era anche Ramona, cantando nel coro.
Quando uscirono, Ramona si limitò a osservarli senza dire nulla, e per tutta la settimana non si fece vedere.

Due anni prima Leyla e Fabio si erano fidanzati. Avevano fatto l’amore varie volte e provato tante cose, poi però lei cominciò ad anticiparlo nei preliminari.

Appena lui iniziava ad accarezzarla, Leyla si offriva di masturbarlo, arte in cui era diventata esperta.

Non gli diede mai una spiegazione chiara sul perché di questa sua preferenza, comunque lui accettava. Ormai era molto raro che facessero l’amore.

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Appena lui iniziava ad accarezzarla, Leyla si offriva di masturbarlo…


Una volta scaricato, Fabio le leccava la figa o gliela lavava sul bidet, masturbandola a sua volta.

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La posizione di Leyla sul bidet, presentando la vulva per farsela lavare.

Le disse che vicino al suo lavoro c’era una banca del seme.

“Non sarai mica andato a donare?” chiese lei.
“No, figurati. E poi preferiscono diciotto-ventenni.”
Lei disse scherzando:
“Potrei lavorare lì come addetta ai prelievi. Estrarrei tutto il seme di quei ragazzi… masturbandoli, ah ah.”
“Ma certo! E ti pagherebbero bene perché faresti aumentare le donazioni. Tanti giovanotti farebbero la coda per farsi masturbare da te!”

Per il suo umore instabile, a cui ormai Fabio era abituato, Leyla ebbe anche scatti d’ira e litigò con lui per futili motivi.
In quella settimana comunque risero molto e rinsaldarono il loro amore.

Lei, che prima diceva di volerlo dimenticare, gli fece perfino una scenata di gelosia per una sua collega, bionda e carina, che avevano incontrato casualmente. Ma era proprio fuori strada.
Aveva perfino dormito nello stesso letto di Ramona, ma di lei non aveva scoperto nulla.
Comunque Fabio aveva deciso che d’ora in avanti sarebbe rimasto fedele a Leyla e che quello di Ramona era un capitolo chiuso.
 

19. Al cuore non si comanda?​

Dopo la visita di Leyla, Ramona parve più tranquilla. Sembrò aver accettato che Fabio avesse una fidanzata e che lei fosse solo un’amica.

Così lui ricominciò a invitarla a mangiare a casa. Non voleva né poteva, in coscienza, lasciarla al suo destino. Le era affezionato e aveva piacere di vederla e cenare in sua compagnia. Inoltre scaricava da quell’incombenza Sonsoles, che già faceva tanto ospitandola in casa sua.

Leyla, gelosa com’era, non avrebbe capito quell’amicizia. Meglio quindi non dirle nulla.

Tutto sarebbe filato liscio, senonché una sera dopo cena Ramona gli propose di far l’amore.

Fabio rispose:
“No Ramona. Avevo preso una sbandata per te, ma adesso voglio restare fedele alla mia fidanzata. Anche a te voglio bene, ma come a una cara amica, anzi, come a una sorella da proteggere e aiutare. Capisci?”

Era la prima volta che un uomo le si negava. Ramona non era disposta a rassegnarsi. Stizzita gli assicurò:
“Quando uscirò da quella porta, avrò fatto l’amore con te!”

Scaltra e forgiata dalla vita, Ramona conosceva l’ABC della seduzione. Sapeva che, opportunamente provocati, gli uomini si eccitano, perdono la ragione e diventano facilmente manipolabili. Anche se un proverbio sostiene che “al cuore non si comanda”, non avrebbe fermato quella smaliziata.

Lei, al contrario di Fabio, era impulsiva e se ne fregava delle regole. Non accettava vie di mezzo: o tutto o niente. Agiva per istinto, andava dritta al suo obiettivo, colpiva ignobilmente l’avversario nei suoi punti deboli.

Dopo avergli trovato le riviste porno, sapeva che Fabio era ossessionato dalle mulatte come lei, formose e dalle grandi areole scure. Come lui stesso le aveva confessato, quelle donne lo eccitavano più della sua fidanzata. Aveva anche ammesso che lei, con le sue poppe, batteva la miglior pornodiva delle riviste.

Con quelle premesse non doveva essere difficile imporre la sua volontà. Per cominciare, lo avrebbe costretto a considerare quello che si perdeva.

Così si alzò e si piazzò di fronte a lui, ancora seduto, e cominciò a slacciarsi la camicetta.

Fabio tentò di dissuaderla:
“Ramona, cosa fai? Sai bene che sono fidanzato e voglio restare fedele…”
Intanto si era abbassata il reggiseno: un vero colpo basso per Fabio, che infatti ammutolì.

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Intanto si era abbassata il reggiseno. Un vero colpo basso per Fabio, che infatti ammutolì.


Lei lo mise di fronte a una scelta:
“Allora, decidi: vuoi farlo con me adesso, o aspetti che torni la tua fidanzata?”

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“Allora, decidi: vuoi farlo con me adesso, o aspetti che torni la tua fidanzata?”


A Fabio era partita un’erezione. Quando era Leyla a spogliarsi non gli succedeva più. Invece Ramona, al denudarsi, manteneva questo potere di eccitarlo in modo incontrollabile. Agli occhi di lui, lei nuda era la personificazione del suo ideale di donna fisicamente attraente ed eroticamente irresistibile. La vedeva come la Femmina alla massima potenza, l’incarnazione dell’atavica Grande Dea Madre.

Per mantenersi fedele, Fabio avrebbe dovuto dirle con fermezza di andarsene, e non invitarla più a casa per evitare il ripetersi di simili situazioni. Però… gli sarebbe dispiaciuto troncare quell’amicizia.

Inoltre una vocina disfattista e tentatrice gli ripeteva che, se avesse mandato via Ramona, sarebbe tornato per lunghi mesi a masturbarsi guardando le mulatte delle sue riviste porno. Sarebbe stato squallido sfogarsi davanti a una Angelique di carta, quando poteva far l’amore con una straordinaria Ramona in carne e ossa!

Lui tentennava. Con l’eccitazione che aumentava, l’istinto stava prendendo il sopravvento sulla ragione, sempre più incerta e offuscata. E Fabio non ricordava che il tempo decide per gli indecisi.

D’un tratto, come un bambino abbandonato al suo istinto, si attaccò ai capezzoloni di Ramona. Senza più pensare a nulla accarezzava e succhiava quelle poppe, fonti di calore, cibo e vita.

Lei lo lasciò fare per un po’, per rendere conclamato e irreversibile quel cedimento. Poi pretese il pegno della vittoria. Ma lasciò a lui la scelta, come a premiare quella rapida capitolazione:
Muy bien, papito. E adesso dimmi come vorresti farlo. Come ti piace di più?”
“E va bene, hai vinto. Stammi sopra, come l’ultima volta.” accettò lui.

Lei muoveva ritmicamente il culone, mentre le poppe pendevano libere in faccia a Fabio.
Dimentico di Leyla, lui si mise di nuovo a palparle a piene mani e a succhiarle insaziabilmente, abbeverandosi fino in fondo al calice del tradimento.

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Lei muoveva ritmicamente il culone, mentre le poppe pendevano libere in faccia a Fabio.

Lei invece, mantenendo il controllo della situazione, continuò a trombarlo fino a farlo scoppiare con un orgasmo fortissimo.

Si era fatto tardi. Ramona si rivestì in fretta per tornare a casa di Sonsoles. Uscì dalla porta come aveva promesso: avendo fatto l’amore con Fabio.

Lui invece rimase lì, frastornato, a chiedersi com’era potuto succedere, nonostante i suoi fermi propositi di fedeltà a Leyla.

Lo capì anni dopo, riconoscendo la stessa strategia in un’altra donna, che provocandolo riuscì a eccitarlo e a fargli di nuovo saltare l’autocontrollo. Quella volta riuscì ad allontanarsene appena in tempo, prima di essere irretito da lei.

Fabio apprese così sulla sua pelle come è possibile che molti uomini, di tutte le estrazioni e in tutte le epoche, commettano sciocchezze quando sono preda di un’eccitazione sapientemente orchestrata da donne astute. Possiamo ricordare tra queste la leggendaria maga Circe, Salomé e Mata Hari.

Pochi anni prima era capitato anche all’ormai cinquantenne presidente USA Bill Clinton con la poco più che ventenne Monica Lewinsky. Il caso destò scalpore. A lui quasi costò la presidenza, lei invece divenne famosa.

Con Fabio sedotto, Ramona e lui ripresero a far l’amore quotidianamente. Leyla non ne seppe mai nulla.

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Bill Clinton con Monica Lewinsky nello studio ovale della Casa Bianca, nel febbraio 1997.


20. La seconda strizza​

L’obiettivo di Ramona era legarsi indissolubilmente a Fabio. Sposarlo avrebbe significato risolvere i suoi problemi. Avrebbe potuto tornare a fare la vita dell’agiata casalinga, avrebbe avuto un permesso di soggiorno permanente e avrebbe potuto chiedere il ricongiungimento familiare, facendo venire con sé i suoi figli. Fabio col suo stipendio avrebbe potuto mantenere tutti.

Per riuscire in questo intento doveva però scalzare Leyla dal cuore e dalla mente di Fabio, e sostituirla.

Si impegnava per dimostrare a lui di essere un miglior partito. Stava con Fabio, lo aiutava nelle faccende domestiche, un giorno gli aveva preparato un piatto tipico del suo Paese. Cose pratiche di cui la trentacinquenne ed immatura Leyla non aveva idea. La sua mamma le faceva ancora tutto.

Ma dove Ramona più spingeva era sul sesso.

Un giorno, di sorpresa, fece a Fabio il beso negro (bacio nero), cioè gli leccò il buco del culo. Ci teneva a fargli conoscere ciò che sanno fare las latinas come lei.

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Il “beso negro”.

Lui ebbe un principio di erezione, ad ogni modo questo beso negro non gli sembrò gran che.
“E adesso, leccami tu!” disse poi lei, spalancando le cosce.

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E adesso, leccami tu!”

A Fabio sarebbe piaciuto leccarle la figa senza preavviso, e attendeva che lei si mettesse casualmente nella posizione giusta.

Non potè più farle la sorpresa, comunque il momento era arrivato. Si aspettava che gemesse come faceva Leyla, invece Ramona godette in silenzio.

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Tocca a lui…


Una brutta sorpresa invece aspettava lui.
Nei giorni successivi gli vennero delle vescichette bianche sulla lingua e tutta la bocca era irritata.

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Oh, no!!!

Che cosa aveva preso? Un virus? O forse più d’uno?
Ricordava bene vari giovani tossicodipendenti che aveva conosciuto e aiutato nelle sue attività di volontariato, quando ancora viveva in Italia. Si erano bucati di eroina passandosi la siringa, e insieme ad essa i virus: HIV, epatite B e compagnia.

Anche una ragazza che un tempo gli era piaciuta si era infettata. Lei probabilmente per trasmissione sessuale, perché si prostituiva per procurarsi la droga.

Nel giro di qualche anno quei giovani si erano ammalati di AIDS e poi, uno a uno, erano morti. Tante vite troncate. A quei tempi non c’era una cura che potesse salvarli.

L’aveva colpito la solitudine dei loro funerali. Quando muore un giovane, di solito tutto il paese lo conosce e lo accompagna per l’ultimo viaggio. Ma i tossicodipendenti finiscono per pensare solo a come procurarsi la droga. Lasciano tutte le altre attività e perdono i contatti con gli amici. Quando muoiono, solo i familiari e pochi altri li accompagnano. Un’ulteriore tristezza nella disgrazia.

E se un’infezione del genere fosse toccata proprio a lui? Fabio pensò che la sua vita sarebbe cambiata. Non avrebbe più potuto formare una famiglia e avere figli, rischiando di infettare la sua futura sposa e lasciandola presto vedova. Di più: avrebbe dovuto lasciare Leyla, affinché fosse libera di cercarsi un fidanzato sano con cui condividere una lunga vita.

Cercò informazioni sulle malattie di trasmissione sessuale, che non fecero altro che disorientarlo e spaventarlo di più.

In un successivo viaggio in Italia andò dal suo medico di fiducia, un amico di famiglia. Fabio aveva vergogna, ma molta più paura. Così gli raccontò tutto.

Andò poi in una clinica locale per fare gli esami consigliati.
“È una professionista?” fu la prima domanda della dottoressa, riferendosi a Ramona.
“No. Anche se in passato si concedeva facilmente.”
“Uhm. Cosa fa e da dove viene?”
“Non lavora. È un’immigrata irregolare… o meglio, una rifugiata. È latinoamericana, di umili origini…”
“Beh… non si fasci la testa prima di essersela rotta. Stia tranquillo e attenda i risultati.”

Alla fine era solo un fungo, che passò da solo.
Che strizza però.
 

21. L’altra faccia di Ramona​

Ramona disse che voleva ritrovare un lavoro. Un lavoro per guadagnare bene ma senza faticare troppo. Però non voleva “finire alle vetrine”.
“Ma no, Ramona, perché pensi a quello? Perché dovresti finire dietro una vetrina? Ci sono tanti altri lavori che potresti fare” la consigliò Fabio.

Al lasciare il suo Paese si era portata nella valigia i pochi ricordi a cui teneva di più.
Tra di essi c’erano alcuni compact disc di musica latinoamericana. Le balenò un’idea: Fabio avrebbe potuto duplicare i CD con i computer della ditta dove lavorava, poi vendere le copie ai colleghi e dare a lei il ricavato.

Fabio smontò subito quell’idea di duplicazione illegale che gli avrebbe causato problemi sul lavoro.
Invece, con l’aiuto di colleghi e amici, sparse la voce per trovare chi avesse bisogno di pulire in casa o stirare, lavori che Ramona sapeva fare.
Per aiutarla le comprò un buon ferro da stiro.

Lei cercava in particolare di lavorare presso chiquilines, ovvero giovani scapoli. Chissà perché?

Alla festa di compleanno di un collega di Fabio disse che si sentiva disorientata per i tanti modi di fare sesso e le perversioni che aveva scoperto in Europa: per esempio una donna con due uomini, con spettatori che si masturbano… E tutti a dirle che nessuno è obbligato a farlo, e Fabio sospettando che glielo avessero mostrato e proposto in qualche luogo della città.

Poi cominciò ad arrivare da lui con vestiti eleganti e stivaletti di pelle di coccodrillo.
Sulle prime, Fabio pensò che glieli prestasse Sonsoles, nella cui casa dormiva.

Ma una sera dopo cena, allo spogliarsi, rivelò biancheria intima di un azzurro fluorescente. Era il tipico abbigliamento delle prostitute delle vetrine.
Sorpreso le chiese:
“E questa roba… chi te l’ha data? E i vestiti nuovi dei giorni scorsi?”
“Amici” fu l’evasiva risposta.

Non le bastava quello che Fabio le dava per coprire le spese.
Nella sua ansia di far soldi aveva patteggiato coi suoi principi, e adesso andava a prostituirsi alle vetrine e forse in qualche bordello.
Guadagnava molto di più che a pulire e stirare, faceva meno fatica, ma che rischio e che umiliazione!

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Così finì Ramona in vetrina, offrendo il suo corpo per denaro.


Fabio si impose di non giudicarla dalle apparenze. Pensò che forse Ramona aveva bisogno di denaro extra da mandare ai suoi figli, non solo per rifarsi il guardaroba.

Poi lei sparì per qualche giorno. Lui la cercò per telefono a casa di Sonsoles.
“Ciao Sonsoles, non vedo Ramona da qualche giorno. È lì da te? Come sta?”
“Ah, quella sgualdrina! No, non c’è, non dorme più qui! Non so dov’è, magari l’ha presa la polizia e l’ha già espulsa!” gridò Sonsoles fuori di sé.
Anche lei aveva scoperto che Ramona si prostituiva.
Inoltre aveva trovato foto di lei, nuda, tra le carte del marito.

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aveva trovato foto di lei, nuda, tra le carte del marito.

A nulla erano valse le spiegazioni del consorte:
  • che Ramona voleva fare la modella porno, e lui l’aveva fotografata per presentarla alla casa editrice per cui lavorava;
  • che le stava facendo un favore, come a un’amica di famiglia;
  • che era solo una questione di lavoro, niente di personale;
  • che di foto di modelle gliene passavano tante per le mani, ogni giorno, e per una in più non succedeva niente…
Ma Sonsoles non poteva sopportare tutto ciò.
Gelosissima e furiosa, l’aveva cacciata di casa.

Per fortuna Ramona nel frattempo si era costruita una rete di conoscenze con veri amici, quelli che non spariscono nel momento del bisogno.
Così era andata a dormire a casa di un’altra amica.

22. L’ultimatum​

Fabio aveva la sensazione di non andare nella direzione che voleva dare alla sua vita affettiva.

Sapeva che Ramona non faceva per lui. Era troppo irresponsabile. Era riuscita a farsi cacciare dal suo vecchio lavoro e anche dalla casa della sua amica Sonsoles, portando scompiglio tra moglie e marito. Continuava a ficcarsi in situazioni problematiche.

Fabio sentiva che il suo futuro era con Leyla. Continuava a telefonarle e fare progetti di futuro con lei.
Ma c’era Ramona a complicare le cose. Anche adesso che si prostituiva, continuavano a fare l’amore.
Le aveva ingenuamente confessato il suo debole per le areole giganti color cioccolato e adesso lei lo aveva in pugno. I suoi propositi di fedeltà a Leyla crollavano davanti alle poppe dell’altra. Da solo non ne sarebbe uscito.

Inaspettatamente fu proprio Ramona a sbloccare la situazione, dandogli un aut-aut. Doveva scegliere: o lei o Leyla.
Voleva sapere se con Fabio poteva sperare in una relazione stabile a lungo termine, o se al contrario le conveniva puntare su un altro uomo che aveva conosciuto.
Fabio le disse che sceglieva Leyla.

Quella volta Ramona rispettò la sua decisione. Non tentò più di sedurlo, e smisero di fare l’amore.

Anche se non erano più insieme, spesso lei andava a trovare Fabio e mangiava da lui, che continuava a invitarla a feste di compleanno di colleghi e incontri vari affinché potesse conoscere gente e trovasse lavori di pulizia come alternativa alla prostituzione.

In una di queste feste Fabio conobbe Belén, una compatriota di Ramona poco più giovane, studentessa di economia, con lunghi riccioli neri, un viso dai lineamenti fini, la stessa pelle color caffelatte, poppe e culo uguali… Era come Ramona ma più snella, e soprattutto più responsabile. Un vero schianto di ragazza.

Anche Ramona mettendosi a dieta avrebbe potuto riottenere un fisico così, ma per Fabio era comunque troppo inaffidabile e non aveva la testa in ordine.
Al cospetto di Belén i propositi di fedeltà di Fabio traballarono di nuovo. Lui le diede il telefono, le propose di rivedersi, anche il padrone di casa ci mise una buona parola… ma gli andò buca.

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Una ragazza che assomiglia alla studiosa e responsabile Belén, ma a differenza di lei ha i capelli lisci.


Ramona chiese lo status di rifugiata, visto che nel suo Paese era in pericolo di vita. In attesa della decisione del tribunale, lo Stato la ospitava in un centro d’accoglienza e le pagava un piccolo assegno.

Uno degli ultimi giorni della sua lunga trasferta, Fabio la vide per strada che teneva a braccetto un tipo allampanato con occhialoni spessi.
Lui sembrava lo stereotipo del nerd: un giovanotto che ci sa fare coi computer, ha un buono stipendio, ma fa poca vita sociale ed è imbranato con le donne. Si vedeva chiaramente che era Ramona a condurre il gioco.

Fabio intuì cos’era successo. Il nerd, ignaro, aveva chiamato Ramona per stirare e pulire in casa, e lei ne aveva approfittato per sedurlo.

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Il nerd, ignaro, aveva chiamato Ramona per stirare e pulire in casa, e lei ne aveva approfittato per sedurlo
.

“Ciao, buona fortuna”, le disse Fabio.
“Ciao, anche a te”, rispose lei.
 

23. La sua canzone​

Su uno dei CD portati dal suo Paese, Ramona aveva una canzone di un cantautore argentino che ascoltava spesso a casa di Fabio: “Sólo le pido a Dios” (Solo chiedo a Dio).

Una strofa calzava a pennello la sua situazione di rifugiata in un Paese con una diversa cultura:

Sólo le pido a Dios
que el dolor no me sea indiferente
que la reseca muerte no me encuentre
vacía y sola sin haber hecho lo suficiente.
Solo chiedo a Dio
che il dolore non mi sia indifferente
che l’arida morte non mi trovi
vuota e sola senza aver fatto il sufficiente.
[…][…]
Sólo le pido a Dios
que el futuro no me sea indiferente
desahuciado es el que tiene que marchar
a vivir una cultura diferente
Solo chiedo a Dio
che il futuro non mi sia indifferente
esiliato è colui che deve andarsene
a vivere una cultura differente.
Sólo le pido a Dios
que la guerra no me sea indiferente
Es un monstruo grande y pisa fuerte
Toda la pobre inocencia de la gente.
Solo chiedo a Dio
che la guerra non mi sia indifferente
è un mostro grande e calpesta forte
tutta la povera innocenza della gente.
[…][…]
Ancor oggi, quando Fabio ascolta questa canzone, ricorda Ramona con affetto.



24. La lettera d’addio​

Un dubbio che a Fabio passava per la testa era se Ramona lo amava davvero, o cercava solo di accasarsi con un europeo stipendiato per sistemarsi, cioè per tornare ad essere un’agiata casalinga, non dover lavorare fuori casa e potersi comprare ciò che voleva.

Un padre di famiglia messicano che andava a Messa, una delle pochissime persone che sapevano di quella relazione, aveva messo in guardia Fabio:
“Stai attento con Ramona, è tremenda. Non farti illusioni: sta cercando qualcuno che la mantenga.”.

Non aveva tutti i torti, però non c’era solo quello. Fabio alla fine ebbe la conferma che lei, nonostante tutte le sue scaltrezze e sotterfugi, lo amava davvero.

Quando la sua trasferta finì e dovette lasciare quel Paese, Ramona andò a casa sua a salutarlo e gli nascose una lettera di addio in valigia.
Fabio la trovò al suo arrivo nel Paese di Leyla. La lesse e si commosse.
Nella lettera, in segno di rispetto, Ramona gli dava del lei. L’aveva scritta col cuore:

“[…]
Forse non la vedrò più, o forse sì. Spero di sì.
Io prego tutte le sere perché passiamo un momento in più insieme.

Voglio che sappia il molto che significa lei per me.
Lei è l’uomo che ho sempre sognato prima che venissi in Europa.
Io credevo che non esistesse però l’ho trovato e sono molto felice.

Però so qual è il mio posto nella sua vita.
E spero che sempre pensi a me e non mi dimentichi. Mai.
Perché io non la dimenticherò mai, sempre resterà nel mio cuore.
[…]
Grazie per quei momenti meravigliosi e indimenticabili.
Perché lei diede luce al mio cuore e allegria, grazie papi per tutte le cose belle.
[…]“

Anche lui l’aveva amata davvero, pensando di sposarla e condividere la vita con lei.
Poi l’amore travolgente e passionale era finito.

Forse deteriorato perché lei era troppo spregiudicata, irresponsabile e inaffidabile, tutto il contrario di ciò che lui cercava in una donna.
Lui aveva capito che non erano fatti l’uno per l’altra e in una vita insieme non ci sarebbe stata armonia. A parte il sesso, naturalmente.

Al posto dell’amore è rimasto un grande affetto. Anche lei resterà sempre nel suo cuore e non potrà mai dimenticarla.

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Anche lei resterà sempre nel suo cuore e non potrà mai dimenticarla.


Pochi mesi dopo Fabio lasciò anche Leyla, poi una fidanzata tirò l’altra. Tutto il contrario che in passato, forse perché aveva acquisito più fiducia in se stesso e capiva meglio le donne, ma anche perché le straniere che conosceva in trasferta non erano tanto diffidenti o restìe ad impegnarsi come le sue amiche italiane. Anzi, spesso erano loro a proporsi.

In uno di quei viaggi Fabio trovò la donna giusta. Si stabilì nel Paese di lei, lontano dall’ambiente del passato, e coronò la sua vocazione di formarsi una famiglia.

Non sa più cos’è stato di Ramona, né dove potrebbe trovarla, ma prega spesso per lei e i suoi figli. Forse in una nuova vita si rivedranno e lui le chiederà di perdonarlo per tutte le volte che non l’ha capita e amata abbastanza.
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Tutti i diritti riservati. Storia pubblicata originariamente su turistorie.wordpress.com
I nomi e vari dettagli sono cambiati. Varie immagini sono somiglianti, ma non originali.
Puoi contattare l’autore a: turibiodelgotto(chiocciola)gmail.com
Turibio Delgotto
 
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