Alex666
"Level 5"
- Messaggi
- 1,741
- Punteggio reazione
- 2,264
- Punti
- 124
Lorella era una ragazza della quale non ci si poteva non innamorare.
Ma non solo perché era carina - e lo era, pur senza essere una figa clamorosa - ma soprattutto perché aveva un carattere molto solare, era simpatica, era intelligente (e difatti sul lavoro avrebbe fatto una discreta carriera).
E a questo aggiungiamo un culo strepitoso, quello sì, che ampiamente compensava la seconda scarsa di tette.
Lorella ed io lavoravamo assieme, ma nonostante quanto espresso sopra non avevo mai pensato a provarci con lei.
Mi piaceva, e anche tanto, però era fidanzatissima con Paolo da una vita con il quale conviveva da qualche anno ed erano obiettivamente una bella coppia.
Lui era un piccolo imprenditore con qualche anno più di lei, un uomo brillante e di compagnia, casa loro era sempre piena di amici a cena o a bere qualcosa.
Erano insomma talmente belli assieme che non ti veniva la tentazione di provarci perché sapevi che nulla avrebbe potuto scalfire quel quadro così perfetto.
Questo fino a quando, durante un evento aziendale in Sardegna, non si aprì un po’ con me.
Eravamo dopo cena, avevamo appena assistito alla solita parata di dirigenti che si erano autoincensati per il bel lavoro svolto (dai loro sottoposti) e, mentre gli altri si erano precipitati a ballare, noi avevamo preso un cocktail e ci eravamo seduti a bordo piscina.
Dopo qualche minuto di chiacchiere generiche, mi aveva raccontato come la coppia della quale faceva parte - così sfavillante dall’esterno - vista da dentro denunciava parecchi limiti.
Lui non la cercava sessualmente da anni, e anche se lei non pensava che avesse un’altra, non la rendeva tranquilla il fatto che lui lavorasse con altre tre donne, una delle quali molto carina.
In pratica le loro occasioni di divertimento erano limitate esclusivamente alle cene con amici che io tanto gli invidiavo, ma una volta chiusa la porta erano come fratello e sorella.
Tanto per quantificare, lei aveva trent’anni e lui trentacinque, non erano due cadaveri.
Io le avevo esternato il mio stupore e le avevo detto quello che pensavo, e cioè che secondo me era una bella ragazza e che avrebbe potuto avere qualunque uomo avesse voluto.
Aveva versato qualche lacrima, poi mi aveva baciato.
Non me l’aspettavo, ma una volta passato lo stupore l’avevo baciata a mia volta e le avevo infilato una mano sotto la maglietta.
“Andiamo in camera da me?”, le avevo proposto dopo qualche minuto.
Lei si era ripresa, aveva detto che era stato un momento di debolezza e che, anche se sarebbe stato quasi giusto, non voleva tradire Paolo.
Avevo abbozzato qualche obiezione ma era stata irremovibile, e così quella sera l’unico sesso che avevo consumato era stato con me stesso, ovviamente pensando a lei.
Nonostante le sue buone intenzioni, Paolo aveva però finito per tradirlo lo stesso.
Traendo vantaggio dal fatto che lui lavorasse sempre fino a tardi, una volta finito il lavoro lei veniva a casa mia, scopavamo per un’oretta e poi andava a casa.
Tutto bello, ma dopo un paio di mesi questa situazione cominciava a starmi stretta.
Come forse traspare dal racconto fino ad ora, io stavo con lei non perché scopava bene, ma perché mi piaceva, e settimana dopo settimana mi ero innamorato di lei.
Anche lei di me, per fortuna, così ad un certo punto decise di lasciare Paolo, il quale non fece per altro molte storie, segno che forse un’altra relazione ce l’aveva.
A quel punto eravamo ufficialmente una coppia: la conobbero i miei amici, i miei genitori e uscire la sera e passare il week end assieme divenne una cosa abituale.
Eravamo una coppia quasi per tutti ma non per i colleghi: questo perché l’azienda per cui lavoravamo non gradiva la formazione di coppie tra il personale, e - se ovviamente non poteva impedirlo - era prassi consolidata che, al formarsi di una coppia, uno dei due venisse trasferito di ufficio.
Siccome non volevamo capitasse perché ci piaceva lavorare assieme decidemmo di non dire nulla a nessuno, con il risultato che tutti sapevano che Lorella aveva lasciato Paolo, ma nessuno sapeva che stava con me in particolare e con qualcuno in generale.
In pratica, per i colleghi era single, e così ogni giorno, e proprio sotto ai miei occhi, ero obbligato ad assistere a scene di corteggiamento più o meno smaccato, senza poter intervenire in nessuna maniera.
Allo stesso tempo non potevo non notare come tutto ciò le facesse per certi versi piacere, e in qualche maniera si poteva spiegare: dopo aver passato anni a sentirsi rifiutata come donna dal suo compagno aveva finalmente segnali di essere apprezzata, anche se questi venivano da uomini che non le interessavano.
Per di più lei si occupava anche delle relazioni con i clienti, per cui non di rado le arrivavano cioccolatini, pensierini o mazzi di fiori.
La cosa non mi piaceva, ma seguii il consiglio del mio amico Giulio: non dovevo diventare un problema per lei, se no mi avrebbe scaricato subito.
Era sensibile alle lusinghe, ma a parti invertite io non avrei fatto lo stesso?
Non avrei apprezzato se ogni giorno qualche collega (donna) mi avesse fatto un complimento, mi avesse offerto il caffè o dedicato una frase spiritosa?
Dopotutto lei non si era mai comportata in maniera scorretta, non era mai uscita con nessuno e tantomeno ci aveva scopato (almeno che io sapessi).
Il problema, purtroppo, fu un altro.
Io ero più giovane di lei, avevo ventisette anni, e lei arrivava da una relazione con un uomo di trentacinque, il che significava che tra il suo vecchio fidanzato e quello nuovo passavano otto anni, che a quell’età sono molti.
Lei era passata dallo stare con un uomo che - almeno potenzialmente - le poteva dare una famiglia e una certa stabilità, a uscire con uno che faceva ancora il fantacalcio con gli amici, si faceva le canne (anche se poche) e la domenica andava allo stadio.
Provò, come molte donne, a cambiarmi.
Basta canne, e tutto sommato mi andava bene.
La domenica voleva andare al mare e non allo stadio, e tutto sommato poteva anche piacermi come alternativa, sopratuttutto viste le poche soddisfazioni che mi dava la mia squadra del cuore.
Però non bastava ancora.
E per uscire dovevo mettermi la giacca, perché Paolo usciva sempre in giacca.
E le piaceva che avessi la barba sempre fatta, anziché farmela solo il lunedì mattina come ero solito.
Per farla breve, all’ennesima richiesta cominciammo a discutere, anche perché - se è vero che lei mi piaceva ed ero innamorato di lei - non mi sembrava di essere così ignobile come compagno da rendere necessario un cambiamento su ogni fronte.
Al culmine di questo momento di tensione intervenne la sua amica Roberta, il cui marito aveva avuto qualche intoppo lavorativo proprio pochi giorni prima che loro partissero per una vacanza già pagata in Messico.
Aveva dapprima provato a spostare le vacanze senza successo, poi - vista la prospettiva di perdere tutti i soldi - Roberta aveva proposto a Lorella di andare con lei pagando la metà della cifra e attenuando il danno economico.
Che non ci sarebbe stato, perché Lorella correttamente pagò la cifra esatta di pertinenza del marito di Roberta.
Prima della partenza avevamo ancora discusso, e - nervoso sia per l’imminente partenza di Lorella, sia perché Roberta aveva una fama piuttosto libertina che ritenevo non avrebbe fatto bene alla mia ragazza - me ne ero uscito con una frase infelice, una cosa del tipo: “Sei stata anni con uno che non ti scopava neppure e ora io per piacerti devo diventare l’uomo perfetto?”.
Lei aveva ribattuto che se io avevo capito che scopare fosse l’unica cosa importante in una coppia ero più immaturo di quello che pensava e che forse avremmo dovuto valutare di prenderci una pausa.
Io ero quello immaturo, ma lei proponeva “una pausa” come si faceva a quindici anni.
Era partita senza salutarmi e per i quindici giorni della vacanza non si era più fatta sentire, anche se questo lo avevo messo quasi in preventivo.
Eravamo nei primi anni duemila e la tecnologia al massimo arrivava all’SMS; per altro non ero neppure certo che lei in Messico avesse una qualche connessione GSM o similari.
Conoscevo il giorno in cui sarebbe rientrata - era un venerdì - e quel giorno attesi una sua chiamata, ma invano.
Trascorse anche il sabato senza che lei si facesse viva, la domenica cedetti e la chiamai io, ma non rispose.
Fui tentato di andare a casa sua a vedere se ci fosse, ma poi scelsi di non rendermi ridicolo.
Il lunedì si presentò al lavoro.
Per la prima mezza giornata le fu impossibile relazionarsi con nessuno - me compreso - poiché aveva tonnellate di scartoffie, e per lo stesso motivo rinunciò alla pausa pranzo.
Nel pomeriggio riuscii finalmente a parlarle e le chiesi per quale motivo lei mi stesse evitando.
Rispose che non mi stava evitando, ma che aveva tanto da fare e non poteva fermarsi a chiacchierare.
“Ci vediamo stasera?”.
“Guarda, ho tonnellate di vestiti da lavare e stirare, non ce la faccio”.
“Non importa, vengo io da te e posso anche darti una mano”.
“Sono ancora distrutta dal fuso orario, stasera vado a letto presto”.
“Se è per quello che ti ho detto ti chiedo scusa, ma non tagliarmi fuori”.
“Sono stanca, non c’è altro”.
Decisi di lasciare stare, era evidente che non voleva vedermi.
I successivi due giorni ci ignorammo garbatamente sul lavoro, il giovedì - proprio mentre ero al telefono con il mio amico Maurizio - venne alla mia scrivania e mi fece cenno che voleva dirmi qualcosa.
“Sei al telefono con Maurizio?”, mi chiese. Lo aveva conosciuto nei mesi precedenti, quando i rapporti tra noi erano meno tesi.
“Sì. Stasera mi vedo con lui, Alberto e Marco”.
“Proprio stasera abbiamo organizzato una serata per vedere le foto della vacanza, volete venire da me?”.
Avrei preferito vederla da sola, ma le dissi di sì, confidando che, anche se con altra gente, avremmo avuto forse modo di parlare.
Ci presentammo dopo cena con una bottiglia di vino, io ero l'unico in giacca.
Lorella mi accolse con cordialità e freddezza allo stesso tempo; in casa c’erano già altri ospiti.
C’era la sua amica Roberta con il marito che non avevo mai incontrato prima; un uomo più vicino ai cinquanta che ai quaranta (Roberta ne aveva una trentina) e dai modi molto sguaiati; più altri cinque, sei uomini che non avevo mai visto prima.
Avevo bisogno di parlare con Lorella, ma - non so se con intenzione o meno - per quasi un’ora fu inavvicinabile, sempre presa a stappare vino, servire tartine e intrattenersi con gli ospiti; nel frattempo erano arrivati anche i colleghi Aldo e Massimo.
Ad un certo punto richiamò l’attenzione di tutti e annunciò l’imminente proiezione delle diapositive.
Per i più giovani, le diapositive - nome che ora associamo a Power Point e app simili - erano una variante delle vecchie foto su carta: si scattavano con la medesima macchina fotografica, ma venivano stampate su una particolare pellicola trasparente e inquadrate in piccoli supporti in plastica, come fossero dei piccoli quadri.
Avevano una maggiore definizione dei colori e duravano di più nel tempo, avevano però lo svantaggio di essere visionabili solo attraverso degli appositi visori o proiettate su uno schermo.
Nello specifico, Lorella aveva rimosso da una parete bianca un arazzo comprato durante un viaggio con il suo adorato Paolo e posizionato il proiettore di fronte.
Spegnemmo la luce e la proiezione ebbe inizio.
Non lo nego, la prima parte fu di una noia clamorosa, come spesso capita a questo tipo di proiezioni.
Palme, spiagge, barchette a iosa, commentate con risolini e battutine da Lorella e Roberta.
Sono sincero, mi irritava anche il fatto che, mentre io ero rimasto a casa come uno stronzo, lei era lì a divertirsi.
Ad un certo punto sulla parete compare una foto di Roberta in bikini.
Roberta non era bella di viso, ma aveva un corpo splendido, e se ne avevo avuto il sentore vedendola vestita, in quella foto dissipai ogni dubbio.
Magra, una terza piena di seno, ventre piatto e bel culo.
Era una foto semplice, sdraiata su un asciugamano a prendere il sole.
La foto successiva la ritraeva sdraiata sulla pancia, posizione che ci permetteva di ammirare il perizoma ridotto indossava.
“Moglie mia, li avrai fatti tutti impazzire in spiaggia!”, commentò ad alta voce il marito.
La foto successiva era apparentemente identica, tranne il fatto che Roberta non aveva più il reggiseno del bikini.
Nella stanza eravamo tutti molto attenti.
Con un click il proiettore passò alla foto successiva, dove Roberta era ancora sdraiata, ma in topless.
Il segno del costume era quasi invisibile, segno che si era già abbronzata senza, i capezzoli erano piccoli e rosei.
Il cazzo mi diventò duro immediatamente.
Il marito di Roberta sembrava compiaciuto che tutti stessero ammirando sua moglie seminuda, lei sorrideva e non sembrava infastidita, anzi.
Nella diapositiva successiva c’era Lorella.
Anche lei era in bikini, ma la sua seconda di seno lo riempiva di meno rispetto all’amica.
Meglio così, a differenza del marito di Roberta non avevo piacere che tutti le posassero gli occhi addosso.
Analogamente, la foto che seguì la vedeva ritratta di spalle.
Certamente sono di parte, ma il culo di Lorella era più bello di quello di Roberta, come bene evidenziato dal perizoma che indossava.
Ancora un click, e la foto cambiò ancora.
“Roby, mica le farai vedere tutte!”, disse Lorella.
Dal tono di voce si capiva come non stesse cercando di fermare l’amica, quanto piuttosto di darsi una sorta di credibilità, come dire “ho fatto queste foto, ma non pensavo che qualcuno le avrebbe viste”.
Come avevo intuito, la foto successiva la ritraeva in topless.
Era sdraiata sull’asciugamano con le braccia lungo la testa, gli occhi erano chiusi, la pancia era ancora più piatta del solito e i capezzoli erano eretti.
Tutti erano concentrati sulla foto, lei sorrideva.
Click.
La foto successiva era identica alla precedente, solo che lei era nuda.
Per effetto del proiettore la Lorella sulla parete era più grande della Lorella autentica, che stava in piedi appoggiata ad una parete e si copriva pudicamente gli occhi, come se non avesse lei stessa scelto le foto da inserire nel proiettore.
Perché - e anche questo lo dico a beneficio dei più giovani - le diapositive nel proiettore andavano messe a mano, non se le prendeva da solo.
Se non avesse voluto essere vista nuda aveva solo da non inserire quella diapositiva.
La donna sulla parete era allungata sull’asciugamano rosso con le braccia lungo i fianchi e le gambe leggermente divaricate, tra le quali spiccava la striscetta di pelo che le copriva la figa e che aveva adottato per far piacere a me, visto che quando avevamo cominciato a scopare aveva un cespuglio non curato.
Era come se la mia ragazza fosse nuda di fronte ad una dozzina di uomini, tra i quali i miei amici e i colleghi comuni.
Cosa dovevo fare, dovevo incazzarmi?
E in aggiunta, era ancora la mia ragazza?
“Era una spiaggia nudista?”, chiese uno dei suoi amici.
“No, ma c’era poca gente, vista la stagione, e così bastava mettersi un po’ isolate e nessuno ti diceva niente”.
“Anche tu amore hai preso il sole nuda?”, chiese il marito di Roberta.
Perché, non lo sapeva?
“Sì”, rispose la moglie.
“E non ti sei fatta fotografare?”, chiese provocatorio.
Lei fece cenno di no con il dito, provocando del tacito disappunto nei presenti.
Ottimo, solo la mia ragazza si era fatta fotografare nuda.
Roberta premette nuovamente il telecomando, e anche la foto successiva ritraeva Lorella nuda.
Questa volta era una foto più posata: era in piedi, con la schiena appoggiata sul tronco di una palma, e teneva le braccia sollevate.
Era sexy da morire e ce l’avevo duro, mi chiesi quanti altri fossero nel medesimo stato.
Passammo alla foto successiva.
Sempre lei, sempre nuda, a cavalcioni di una palma abbattuta.
Non credo di essere stato troppo malizioso nel vederci un’allusione sessuale.
Tenevo lo sguardo fisso su di lei in modo da trasmetterle la mia disapprovazione, ma non guardava mai dalla mia parte, immagino intenzionalmente.
La foto successiva fu un colpo al cuore.
Lorella era in piedi, alla sua destra e alla sua sinistra c’erano due ragazzi mulatti con la divisa del villaggio turistico.
Lei era nuda e con le braccia cingeva i loro fianchi, e così facendo il suo seno era perfettamente in mostra.
Anche non lo fosse stato, le foto precedenti avevano ben illustrato a tutti come fosse il suo corpo senza vestiti.
“Alla faccia dello stare un po’ isolate!”, pensai.
“E questi sono gli amici di Lorella”, commentò Roberta.
Il marito ridacchiò, e io non potei fare a meno di sentire nella definizione “amici” qualcosa di più.
Se li era scopati?
Fortunatamente quella fu l’ultima diapositiva a ritrarre la mia donna senza vestiti, e altrettanto fortunatamente dopo un’altra dozzina di foto la presentazione terminò.
Ero molto irritato per quanto avevo visto, soprattutto unito al fatto che Lorella si fosse praticamente rifiutata di parlarmi.
Con il senno di poi, forse sapeva che la proiezione mi avrebbe infastidito.
E allora perché la aveva messa in atto?
Mentre ero alle prese con questi dubbi la gente cominciò ad andare via, anche perché era piuttosto tardi ed eravamo a metà settimana.
Raccattai i miei tre amici e avvisai Lorella che ce ne saremmo andati.
Non feci commenti, e non mi sembrò desiderosa di affrontare l’argomento.
Scendemmo in strada e ci dividemmo, visto che eravamo arrivati ognuno con la propria auto.
Dopo qualche minuto di guida ricevetti una telefonata da parte di Maurizio.
“Senti, te lo dico per correttezza - mi disse - Mi ha mandato un messaggio Lorella chiedendomi di tornare su. Che faccio?”
La troia si era messa in vetrina, evidentemente.
Aveva fatto tirare il cazzo a tutti e poi aveva scelto quello che più le piaceva, certa che lo avrebbe trovato già ben disposto.
Ora che me ne ricordavo, a suo tempo non mi aveva nascosto come considerasse Maurizio un bel ragazzo.
Che dovevo dirgli?
Se anche lui avesse rinunciato in nome della nostra amicizia ne avrebbe avuta una mezza dozzina da chiamare.
Quella sera voleva scopare, ma evidentemente non con me.
“Vai pure Maurizio, lei è libera di fare quello che vuole”.
Ma non solo perché era carina - e lo era, pur senza essere una figa clamorosa - ma soprattutto perché aveva un carattere molto solare, era simpatica, era intelligente (e difatti sul lavoro avrebbe fatto una discreta carriera).
E a questo aggiungiamo un culo strepitoso, quello sì, che ampiamente compensava la seconda scarsa di tette.
Lorella ed io lavoravamo assieme, ma nonostante quanto espresso sopra non avevo mai pensato a provarci con lei.
Mi piaceva, e anche tanto, però era fidanzatissima con Paolo da una vita con il quale conviveva da qualche anno ed erano obiettivamente una bella coppia.
Lui era un piccolo imprenditore con qualche anno più di lei, un uomo brillante e di compagnia, casa loro era sempre piena di amici a cena o a bere qualcosa.
Erano insomma talmente belli assieme che non ti veniva la tentazione di provarci perché sapevi che nulla avrebbe potuto scalfire quel quadro così perfetto.
Questo fino a quando, durante un evento aziendale in Sardegna, non si aprì un po’ con me.
Eravamo dopo cena, avevamo appena assistito alla solita parata di dirigenti che si erano autoincensati per il bel lavoro svolto (dai loro sottoposti) e, mentre gli altri si erano precipitati a ballare, noi avevamo preso un cocktail e ci eravamo seduti a bordo piscina.
Dopo qualche minuto di chiacchiere generiche, mi aveva raccontato come la coppia della quale faceva parte - così sfavillante dall’esterno - vista da dentro denunciava parecchi limiti.
Lui non la cercava sessualmente da anni, e anche se lei non pensava che avesse un’altra, non la rendeva tranquilla il fatto che lui lavorasse con altre tre donne, una delle quali molto carina.
In pratica le loro occasioni di divertimento erano limitate esclusivamente alle cene con amici che io tanto gli invidiavo, ma una volta chiusa la porta erano come fratello e sorella.
Tanto per quantificare, lei aveva trent’anni e lui trentacinque, non erano due cadaveri.
Io le avevo esternato il mio stupore e le avevo detto quello che pensavo, e cioè che secondo me era una bella ragazza e che avrebbe potuto avere qualunque uomo avesse voluto.
Aveva versato qualche lacrima, poi mi aveva baciato.
Non me l’aspettavo, ma una volta passato lo stupore l’avevo baciata a mia volta e le avevo infilato una mano sotto la maglietta.
“Andiamo in camera da me?”, le avevo proposto dopo qualche minuto.
Lei si era ripresa, aveva detto che era stato un momento di debolezza e che, anche se sarebbe stato quasi giusto, non voleva tradire Paolo.
Avevo abbozzato qualche obiezione ma era stata irremovibile, e così quella sera l’unico sesso che avevo consumato era stato con me stesso, ovviamente pensando a lei.
Nonostante le sue buone intenzioni, Paolo aveva però finito per tradirlo lo stesso.
Traendo vantaggio dal fatto che lui lavorasse sempre fino a tardi, una volta finito il lavoro lei veniva a casa mia, scopavamo per un’oretta e poi andava a casa.
Tutto bello, ma dopo un paio di mesi questa situazione cominciava a starmi stretta.
Come forse traspare dal racconto fino ad ora, io stavo con lei non perché scopava bene, ma perché mi piaceva, e settimana dopo settimana mi ero innamorato di lei.
Anche lei di me, per fortuna, così ad un certo punto decise di lasciare Paolo, il quale non fece per altro molte storie, segno che forse un’altra relazione ce l’aveva.
A quel punto eravamo ufficialmente una coppia: la conobbero i miei amici, i miei genitori e uscire la sera e passare il week end assieme divenne una cosa abituale.
Eravamo una coppia quasi per tutti ma non per i colleghi: questo perché l’azienda per cui lavoravamo non gradiva la formazione di coppie tra il personale, e - se ovviamente non poteva impedirlo - era prassi consolidata che, al formarsi di una coppia, uno dei due venisse trasferito di ufficio.
Siccome non volevamo capitasse perché ci piaceva lavorare assieme decidemmo di non dire nulla a nessuno, con il risultato che tutti sapevano che Lorella aveva lasciato Paolo, ma nessuno sapeva che stava con me in particolare e con qualcuno in generale.
In pratica, per i colleghi era single, e così ogni giorno, e proprio sotto ai miei occhi, ero obbligato ad assistere a scene di corteggiamento più o meno smaccato, senza poter intervenire in nessuna maniera.
Allo stesso tempo non potevo non notare come tutto ciò le facesse per certi versi piacere, e in qualche maniera si poteva spiegare: dopo aver passato anni a sentirsi rifiutata come donna dal suo compagno aveva finalmente segnali di essere apprezzata, anche se questi venivano da uomini che non le interessavano.
Per di più lei si occupava anche delle relazioni con i clienti, per cui non di rado le arrivavano cioccolatini, pensierini o mazzi di fiori.
La cosa non mi piaceva, ma seguii il consiglio del mio amico Giulio: non dovevo diventare un problema per lei, se no mi avrebbe scaricato subito.
Era sensibile alle lusinghe, ma a parti invertite io non avrei fatto lo stesso?
Non avrei apprezzato se ogni giorno qualche collega (donna) mi avesse fatto un complimento, mi avesse offerto il caffè o dedicato una frase spiritosa?
Dopotutto lei non si era mai comportata in maniera scorretta, non era mai uscita con nessuno e tantomeno ci aveva scopato (almeno che io sapessi).
Il problema, purtroppo, fu un altro.
Io ero più giovane di lei, avevo ventisette anni, e lei arrivava da una relazione con un uomo di trentacinque, il che significava che tra il suo vecchio fidanzato e quello nuovo passavano otto anni, che a quell’età sono molti.
Lei era passata dallo stare con un uomo che - almeno potenzialmente - le poteva dare una famiglia e una certa stabilità, a uscire con uno che faceva ancora il fantacalcio con gli amici, si faceva le canne (anche se poche) e la domenica andava allo stadio.
Provò, come molte donne, a cambiarmi.
Basta canne, e tutto sommato mi andava bene.
La domenica voleva andare al mare e non allo stadio, e tutto sommato poteva anche piacermi come alternativa, sopratuttutto viste le poche soddisfazioni che mi dava la mia squadra del cuore.
Però non bastava ancora.
E per uscire dovevo mettermi la giacca, perché Paolo usciva sempre in giacca.
E le piaceva che avessi la barba sempre fatta, anziché farmela solo il lunedì mattina come ero solito.
Per farla breve, all’ennesima richiesta cominciammo a discutere, anche perché - se è vero che lei mi piaceva ed ero innamorato di lei - non mi sembrava di essere così ignobile come compagno da rendere necessario un cambiamento su ogni fronte.
Al culmine di questo momento di tensione intervenne la sua amica Roberta, il cui marito aveva avuto qualche intoppo lavorativo proprio pochi giorni prima che loro partissero per una vacanza già pagata in Messico.
Aveva dapprima provato a spostare le vacanze senza successo, poi - vista la prospettiva di perdere tutti i soldi - Roberta aveva proposto a Lorella di andare con lei pagando la metà della cifra e attenuando il danno economico.
Che non ci sarebbe stato, perché Lorella correttamente pagò la cifra esatta di pertinenza del marito di Roberta.
Prima della partenza avevamo ancora discusso, e - nervoso sia per l’imminente partenza di Lorella, sia perché Roberta aveva una fama piuttosto libertina che ritenevo non avrebbe fatto bene alla mia ragazza - me ne ero uscito con una frase infelice, una cosa del tipo: “Sei stata anni con uno che non ti scopava neppure e ora io per piacerti devo diventare l’uomo perfetto?”.
Lei aveva ribattuto che se io avevo capito che scopare fosse l’unica cosa importante in una coppia ero più immaturo di quello che pensava e che forse avremmo dovuto valutare di prenderci una pausa.
Io ero quello immaturo, ma lei proponeva “una pausa” come si faceva a quindici anni.
Era partita senza salutarmi e per i quindici giorni della vacanza non si era più fatta sentire, anche se questo lo avevo messo quasi in preventivo.
Eravamo nei primi anni duemila e la tecnologia al massimo arrivava all’SMS; per altro non ero neppure certo che lei in Messico avesse una qualche connessione GSM o similari.
Conoscevo il giorno in cui sarebbe rientrata - era un venerdì - e quel giorno attesi una sua chiamata, ma invano.
Trascorse anche il sabato senza che lei si facesse viva, la domenica cedetti e la chiamai io, ma non rispose.
Fui tentato di andare a casa sua a vedere se ci fosse, ma poi scelsi di non rendermi ridicolo.
Il lunedì si presentò al lavoro.
Per la prima mezza giornata le fu impossibile relazionarsi con nessuno - me compreso - poiché aveva tonnellate di scartoffie, e per lo stesso motivo rinunciò alla pausa pranzo.
Nel pomeriggio riuscii finalmente a parlarle e le chiesi per quale motivo lei mi stesse evitando.
Rispose che non mi stava evitando, ma che aveva tanto da fare e non poteva fermarsi a chiacchierare.
“Ci vediamo stasera?”.
“Guarda, ho tonnellate di vestiti da lavare e stirare, non ce la faccio”.
“Non importa, vengo io da te e posso anche darti una mano”.
“Sono ancora distrutta dal fuso orario, stasera vado a letto presto”.
“Se è per quello che ti ho detto ti chiedo scusa, ma non tagliarmi fuori”.
“Sono stanca, non c’è altro”.
Decisi di lasciare stare, era evidente che non voleva vedermi.
I successivi due giorni ci ignorammo garbatamente sul lavoro, il giovedì - proprio mentre ero al telefono con il mio amico Maurizio - venne alla mia scrivania e mi fece cenno che voleva dirmi qualcosa.
“Sei al telefono con Maurizio?”, mi chiese. Lo aveva conosciuto nei mesi precedenti, quando i rapporti tra noi erano meno tesi.
“Sì. Stasera mi vedo con lui, Alberto e Marco”.
“Proprio stasera abbiamo organizzato una serata per vedere le foto della vacanza, volete venire da me?”.
Avrei preferito vederla da sola, ma le dissi di sì, confidando che, anche se con altra gente, avremmo avuto forse modo di parlare.
Ci presentammo dopo cena con una bottiglia di vino, io ero l'unico in giacca.
Lorella mi accolse con cordialità e freddezza allo stesso tempo; in casa c’erano già altri ospiti.
C’era la sua amica Roberta con il marito che non avevo mai incontrato prima; un uomo più vicino ai cinquanta che ai quaranta (Roberta ne aveva una trentina) e dai modi molto sguaiati; più altri cinque, sei uomini che non avevo mai visto prima.
Avevo bisogno di parlare con Lorella, ma - non so se con intenzione o meno - per quasi un’ora fu inavvicinabile, sempre presa a stappare vino, servire tartine e intrattenersi con gli ospiti; nel frattempo erano arrivati anche i colleghi Aldo e Massimo.
Ad un certo punto richiamò l’attenzione di tutti e annunciò l’imminente proiezione delle diapositive.
Per i più giovani, le diapositive - nome che ora associamo a Power Point e app simili - erano una variante delle vecchie foto su carta: si scattavano con la medesima macchina fotografica, ma venivano stampate su una particolare pellicola trasparente e inquadrate in piccoli supporti in plastica, come fossero dei piccoli quadri.
Avevano una maggiore definizione dei colori e duravano di più nel tempo, avevano però lo svantaggio di essere visionabili solo attraverso degli appositi visori o proiettate su uno schermo.
Nello specifico, Lorella aveva rimosso da una parete bianca un arazzo comprato durante un viaggio con il suo adorato Paolo e posizionato il proiettore di fronte.
Spegnemmo la luce e la proiezione ebbe inizio.
Non lo nego, la prima parte fu di una noia clamorosa, come spesso capita a questo tipo di proiezioni.
Palme, spiagge, barchette a iosa, commentate con risolini e battutine da Lorella e Roberta.
Sono sincero, mi irritava anche il fatto che, mentre io ero rimasto a casa come uno stronzo, lei era lì a divertirsi.
Ad un certo punto sulla parete compare una foto di Roberta in bikini.
Roberta non era bella di viso, ma aveva un corpo splendido, e se ne avevo avuto il sentore vedendola vestita, in quella foto dissipai ogni dubbio.
Magra, una terza piena di seno, ventre piatto e bel culo.
Era una foto semplice, sdraiata su un asciugamano a prendere il sole.
La foto successiva la ritraeva sdraiata sulla pancia, posizione che ci permetteva di ammirare il perizoma ridotto indossava.
“Moglie mia, li avrai fatti tutti impazzire in spiaggia!”, commentò ad alta voce il marito.
La foto successiva era apparentemente identica, tranne il fatto che Roberta non aveva più il reggiseno del bikini.
Nella stanza eravamo tutti molto attenti.
Con un click il proiettore passò alla foto successiva, dove Roberta era ancora sdraiata, ma in topless.
Il segno del costume era quasi invisibile, segno che si era già abbronzata senza, i capezzoli erano piccoli e rosei.
Il cazzo mi diventò duro immediatamente.
Il marito di Roberta sembrava compiaciuto che tutti stessero ammirando sua moglie seminuda, lei sorrideva e non sembrava infastidita, anzi.
Nella diapositiva successiva c’era Lorella.
Anche lei era in bikini, ma la sua seconda di seno lo riempiva di meno rispetto all’amica.
Meglio così, a differenza del marito di Roberta non avevo piacere che tutti le posassero gli occhi addosso.
Analogamente, la foto che seguì la vedeva ritratta di spalle.
Certamente sono di parte, ma il culo di Lorella era più bello di quello di Roberta, come bene evidenziato dal perizoma che indossava.
Ancora un click, e la foto cambiò ancora.
“Roby, mica le farai vedere tutte!”, disse Lorella.
Dal tono di voce si capiva come non stesse cercando di fermare l’amica, quanto piuttosto di darsi una sorta di credibilità, come dire “ho fatto queste foto, ma non pensavo che qualcuno le avrebbe viste”.
Come avevo intuito, la foto successiva la ritraeva in topless.
Era sdraiata sull’asciugamano con le braccia lungo la testa, gli occhi erano chiusi, la pancia era ancora più piatta del solito e i capezzoli erano eretti.
Tutti erano concentrati sulla foto, lei sorrideva.
Click.
La foto successiva era identica alla precedente, solo che lei era nuda.
Per effetto del proiettore la Lorella sulla parete era più grande della Lorella autentica, che stava in piedi appoggiata ad una parete e si copriva pudicamente gli occhi, come se non avesse lei stessa scelto le foto da inserire nel proiettore.
Perché - e anche questo lo dico a beneficio dei più giovani - le diapositive nel proiettore andavano messe a mano, non se le prendeva da solo.
Se non avesse voluto essere vista nuda aveva solo da non inserire quella diapositiva.
La donna sulla parete era allungata sull’asciugamano rosso con le braccia lungo i fianchi e le gambe leggermente divaricate, tra le quali spiccava la striscetta di pelo che le copriva la figa e che aveva adottato per far piacere a me, visto che quando avevamo cominciato a scopare aveva un cespuglio non curato.
Era come se la mia ragazza fosse nuda di fronte ad una dozzina di uomini, tra i quali i miei amici e i colleghi comuni.
Cosa dovevo fare, dovevo incazzarmi?
E in aggiunta, era ancora la mia ragazza?
“Era una spiaggia nudista?”, chiese uno dei suoi amici.
“No, ma c’era poca gente, vista la stagione, e così bastava mettersi un po’ isolate e nessuno ti diceva niente”.
“Anche tu amore hai preso il sole nuda?”, chiese il marito di Roberta.
Perché, non lo sapeva?
“Sì”, rispose la moglie.
“E non ti sei fatta fotografare?”, chiese provocatorio.
Lei fece cenno di no con il dito, provocando del tacito disappunto nei presenti.
Ottimo, solo la mia ragazza si era fatta fotografare nuda.
Roberta premette nuovamente il telecomando, e anche la foto successiva ritraeva Lorella nuda.
Questa volta era una foto più posata: era in piedi, con la schiena appoggiata sul tronco di una palma, e teneva le braccia sollevate.
Era sexy da morire e ce l’avevo duro, mi chiesi quanti altri fossero nel medesimo stato.
Passammo alla foto successiva.
Sempre lei, sempre nuda, a cavalcioni di una palma abbattuta.
Non credo di essere stato troppo malizioso nel vederci un’allusione sessuale.
Tenevo lo sguardo fisso su di lei in modo da trasmetterle la mia disapprovazione, ma non guardava mai dalla mia parte, immagino intenzionalmente.
La foto successiva fu un colpo al cuore.
Lorella era in piedi, alla sua destra e alla sua sinistra c’erano due ragazzi mulatti con la divisa del villaggio turistico.
Lei era nuda e con le braccia cingeva i loro fianchi, e così facendo il suo seno era perfettamente in mostra.
Anche non lo fosse stato, le foto precedenti avevano ben illustrato a tutti come fosse il suo corpo senza vestiti.
“Alla faccia dello stare un po’ isolate!”, pensai.
“E questi sono gli amici di Lorella”, commentò Roberta.
Il marito ridacchiò, e io non potei fare a meno di sentire nella definizione “amici” qualcosa di più.
Se li era scopati?
Fortunatamente quella fu l’ultima diapositiva a ritrarre la mia donna senza vestiti, e altrettanto fortunatamente dopo un’altra dozzina di foto la presentazione terminò.
Ero molto irritato per quanto avevo visto, soprattutto unito al fatto che Lorella si fosse praticamente rifiutata di parlarmi.
Con il senno di poi, forse sapeva che la proiezione mi avrebbe infastidito.
E allora perché la aveva messa in atto?
Mentre ero alle prese con questi dubbi la gente cominciò ad andare via, anche perché era piuttosto tardi ed eravamo a metà settimana.
Raccattai i miei tre amici e avvisai Lorella che ce ne saremmo andati.
Non feci commenti, e non mi sembrò desiderosa di affrontare l’argomento.
Scendemmo in strada e ci dividemmo, visto che eravamo arrivati ognuno con la propria auto.
Dopo qualche minuto di guida ricevetti una telefonata da parte di Maurizio.
“Senti, te lo dico per correttezza - mi disse - Mi ha mandato un messaggio Lorella chiedendomi di tornare su. Che faccio?”
La troia si era messa in vetrina, evidentemente.
Aveva fatto tirare il cazzo a tutti e poi aveva scelto quello che più le piaceva, certa che lo avrebbe trovato già ben disposto.
Ora che me ne ricordavo, a suo tempo non mi aveva nascosto come considerasse Maurizio un bel ragazzo.
Che dovevo dirgli?
Se anche lui avesse rinunciato in nome della nostra amicizia ne avrebbe avuta una mezza dozzina da chiamare.
Quella sera voleva scopare, ma evidentemente non con me.
“Vai pure Maurizio, lei è libera di fare quello che vuole”.