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<blockquote data-quote="uomocaldo" data-source="post: 18193935" data-attributes="member: 280717"><p>Sullo schermo apparve il nome con il quale avevo registrato il suo nome. Rimasi colpito, interdetto, per un attimo esitai prima di rispondere, poi misi da parte gli indugi.</p><p></p><p>- Ti disturbo?</p><p>- No, per niente, sono in casa.</p><p>- Lo immaginavo, vista l’ora. Ma magari saresti potuto uscire, no=</p><p>- Sta anche piovendo.</p><p></p><p>La conversazione proseguì piuttosto ordinariamente, le raccontai la mia giornata e lei appariva interessata, finché arrivò la sorpresa.</p><p></p><p>- Sono nella tua città.</p><p>- Come? Nella… Ho capito bene?</p><p>- Sì, hai capito bene.</p><p>- Non ci credo.</p><p>- Fammi qualche domanda, allora. Vuoi che invii una prova?</p><p>- No, no… Ti credo, ma è incredibile.</p><p>- Pensavo fossi più contento.</p><p>- Lo sono, ma sono anche sorpreso.</p><p>- La vita è una sorpresa continua. Hai più anni di me, dovresti saperlo?</p><p>- Un conto è saperlo, un altro è pensarci di continuo.</p><p>- E se ti chiedessi di vederci?</p><p>- Ora?</p><p>- Ora, certo.</p><p></p><p>Trascorsero 10 secondi, lunghi, infiniti, intensi.</p><p></p><p>- Va bene. Dove ti trovi?</p><p>- Dimmi dov’è casa tua.</p><p>- Casa mia?</p><p>- Sì, casa tua.</p><p>- Ma tu dove sei, dove dormirai?</p><p>- Non preoccuparti di questo.</p><p></p><p>Altri secondi di silenzio imbarazzato ed eccitato, quindi, senza pensarci più, senza considerare niente, senza più controllo razionale, le comunicai l’indirizzo.</p><p></p><p>- Hai bisogno che ti venga a prendere?</p><p>- Stai tranquillo, provvedo da sola.</p><p>- Allora ti aspetto.</p><p>- A dopo.</p><p></p><p>Erano passate le 23, non avevo provato né a scriverle né a richiamarla, non volevo metterle pressione né manifestarmi ansioso, benché lo fossi. Ogni secondo si dilatava e al simultaneamente accelerava, il tempo passava, sentivo l’agitazione salire dal cuore alla testa, scendere giù fino ai piedi, ritornare su. Cosa sarebbe accaduto? Ormai era tardi, di certo sarebbe rimasta a dormire a casa. Dormire e basta o dormire nel senso più completo del termine? E se la seconda ipotesi si fosse concretizzata, come sarebbe andata? L’eccitazione? E se non l’avessi avuta, paralizzato dalla sorpresa? E se, invece, al contrario, l’inattesa situazione mi avrebbe sovraeccitato? E gli impegni del giorno dopo? E se non mi avesse trovato sgradevole? E se avessi trovato io sgradevole lei? E se l'impressione negativa fosse stata reciproca? E la casa? Era in ordine? Qualcosa da bere e, eventualmente, da mangiare? E se poi non fosse venuta? Se fosse stato uno scherzo? Se…</p><p></p><p>SUONO DEL CITOFONO (<em>continua</em>…)</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="uomocaldo, post: 18193935, member: 280717"] Sullo schermo apparve il nome con il quale avevo registrato il suo nome. Rimasi colpito, interdetto, per un attimo esitai prima di rispondere, poi misi da parte gli indugi. - Ti disturbo? - No, per niente, sono in casa. - Lo immaginavo, vista l’ora. Ma magari saresti potuto uscire, no= - Sta anche piovendo. La conversazione proseguì piuttosto ordinariamente, le raccontai la mia giornata e lei appariva interessata, finché arrivò la sorpresa. - Sono nella tua città. - Come? Nella… Ho capito bene? - Sì, hai capito bene. - Non ci credo. - Fammi qualche domanda, allora. Vuoi che invii una prova? - No, no… Ti credo, ma è incredibile. - Pensavo fossi più contento. - Lo sono, ma sono anche sorpreso. - La vita è una sorpresa continua. Hai più anni di me, dovresti saperlo? - Un conto è saperlo, un altro è pensarci di continuo. - E se ti chiedessi di vederci? - Ora? - Ora, certo. Trascorsero 10 secondi, lunghi, infiniti, intensi. - Va bene. Dove ti trovi? - Dimmi dov’è casa tua. - Casa mia? - Sì, casa tua. - Ma tu dove sei, dove dormirai? - Non preoccuparti di questo. Altri secondi di silenzio imbarazzato ed eccitato, quindi, senza pensarci più, senza considerare niente, senza più controllo razionale, le comunicai l’indirizzo. - Hai bisogno che ti venga a prendere? - Stai tranquillo, provvedo da sola. - Allora ti aspetto. - A dopo. Erano passate le 23, non avevo provato né a scriverle né a richiamarla, non volevo metterle pressione né manifestarmi ansioso, benché lo fossi. Ogni secondo si dilatava e al simultaneamente accelerava, il tempo passava, sentivo l’agitazione salire dal cuore alla testa, scendere giù fino ai piedi, ritornare su. Cosa sarebbe accaduto? Ormai era tardi, di certo sarebbe rimasta a dormire a casa. Dormire e basta o dormire nel senso più completo del termine? E se la seconda ipotesi si fosse concretizzata, come sarebbe andata? L’eccitazione? E se non l’avessi avuta, paralizzato dalla sorpresa? E se, invece, al contrario, l’inattesa situazione mi avrebbe sovraeccitato? E gli impegni del giorno dopo? E se non mi avesse trovato sgradevole? E se avessi trovato io sgradevole lei? E se l'impressione negativa fosse stata reciproca? E la casa? Era in ordine? Qualcosa da bere e, eventualmente, da mangiare? E se poi non fosse venuta? Se fosse stato uno scherzo? Se… SUONO DEL CITOFONO ([I]continua[/I]…) [/QUOTE]
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