Esperienza reale Nuovi orizzonti di coppia (Versione Restaurata)

Meraviglia!! @alfredoa mi daresti una foto da mettere come copertina al tuo racconto?
non condivido foto purtroppo, mi dispiace
:)

se proprio ti serve posso darti una copertina generica

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CAPITOLO 20

L’attesa era davvero estenuante, ma la mia ragazza non mostrava nessuna impazienza. Continuava a prendere il sole beata, esponendo tutta la sua nuda bellezza a Lorenzo senza curarsene troppo.

Per quanto si fosse aperta con noi sui reali motivi per cui frequentava quella spiaggetta, non potevo fare a meno di notare che la maggior parte dei suoi sguardi non finiva in mezzo alle mie gambe, come ci si sarebbe aspettato, ma in mezzo a quelle della mia ragazza.

Questo ovviamente non contribuiva a stemperare la mia tensione. Cercando di autoanalizzarmi, mi pareva ormai chiaro che la mia mente apprezzasse questo tipo di situazioni e il mostrare la mia dolce metà iniziava ad essere una droga.

Più il tempo passava e più la spiaggetta sul fiume continuava a riempirsi, nella maggior parte dei casi di frequentatori maschili che periodicamente iniziavano a sparire e ricomparire in quella macchia dietro il lato sinistro della spiaggia. Ad un certo punto, persino una coppia abbastanza su d’età, la cui lei aveva un seno piuttosto prosperoso ma ormai cadente, si diresse in quella direzione passando proprio davanti a noi.

Pur non essendo molto attirato da quella visione, approfittai per chiedere al nostro amico se ormai non fosse il caso di dare un’occhiata. — Sei impaziente, eh! — disse Lorenzo —. OK, andiamo pure. Volevo vedere se si alzava qualcuno di più interessante, ma oggi non è proprio giornata. La tua bella è pronta? —.

— Certo che sì — rispose scattando in piedi —. Ma dici di entrare così? O è meglio rivestirsi un po’? —.

— Mah, fa freschino in effetti all’ombra lì sotto... forse ti conviene mettere su qualcosina, specie se pensiamo di stare fermi a guardare per un po’ — rispose il mio amico.

A questa informazione, la mia ragazza ci pensò su un attimo e alla fine decise che la mia maglietta poteva bastare (data la nostra differenza di altezza, questa le copriva tutta la zona pube senza problemi).

Il trenino si incamminò, in testa il nostro anfitrione, in mezzo lei e a chiudere il gruppo io, che mi godevo la vista del sedere della mia ragazza che ogni tanto sbucava dalla mia maglietta.

Un piccolo sentierino si intrufolava nel boschetto dietro la spiaggia e noi iniziammo a seguirlo. Mi ero immaginato un’ampia radura appena dietro quegli alberi, ma in realtà ciò che ci aspettava era una piccola rete di sentieri più piccoli con degli spiazzi molto ridotti sotto ad alcuni alberi.

Durante la nostra passeggiata alcuni uomini stavano tornando indietro, probabilmente già abbastanza soddisfatti della loro esperienza. Ovviamente, tutti erano abbastanza incuriositi dalla componente femminile del nostro gruppo che a quanto pare era una merce rara in quella zona (specie se così giovane). Addirittura, alla vista della mia ragazza mi sembrò che uno di questi uomini cambiasse idea sull’uscire e tornasse indietro, ma il bello doveva ancora arrivare.

Mentre cercavo di capire con lo sguardo se davvero quell’uomo stava tornando indietro aspettandosi chissà cosa, non mi accorsi che la mia ragazza si era fermata improvvisamente e la urtai leggermente. Il motivo del suo stop mi fu abbastanza chiaro: davanti a noi infatti c’era un uomo piuttosto su d’età, inginocchiato, che stava intrattenendo un altro uomo leggermente più giovane con la sua bocca.

A poca distanza da loro, un’altra figura maschile si stava godendo lo spettacolo toccandosi.

La mia metà sembrava davvero interessata a quella scena, soprattutto quella di sesso orale, mentre Lorenzo sembrava più soffermare il suo sguardo sull’attrezzo dello spettatore, che era effettivamente di dimensioni notevoli, anche per me che non ero un intenditore.

Era la prima volta che vedevamo una scena del genere dal vivo e la cosa interessava molto ad entrambi. Il nostro compagno di avventura iniziava già a mostrare una certa tensione nelle parti basse mentre io, per quanto incuriosito, non ero così coinvolto. Spostai lo sguardo ancora sulla mia ragazza e notai come la sua espressione fosse davvero concentrata.

Cercando di rispettare il silenzio quasi religioso del luogo, mi avvicinai al suo orecchio per chiederle se le piaceva così tanto quello che stava vedendo. Lei, in tutta risposta mi guardò storto, quasi infastidita per averle rovinato il momento. Ma poi ripensandoci prese la mia mano più vicina a lei e senza farsi notare troppo la portò fra le sue cosce.

Era seriamente bagnata; il mio dito indice, sentendo quel ben di Dio, fu inevitabilmente portato ad entrare senza che lei opponesse troppe resistenze.

Incoraggiato da quello che stavamo facendo, anche Lorenzo iniziò lentamente a toccarsi, senza curarsi troppo che fra noi e lui c’era meno di un metro. Ovviamente, la mia ragazza iniziò a gettare degli sguardi anche a lui e alla sua attività. Quando provai a inserirle il secondo dito, che scivolò dentro senza alcuna difficoltà, un piccolo gemito di piacere attirò l’attenzione del nostro amico che si trovò a incrociare lo sguardo con la mia ragazza.

Entrambi si sorridero a vicenda in un modo molto complice, probabilmente dovuto al piacere misto a imbarazzo che stavano provando insieme. Alla visione di quelle occhiate, la mia erezione finalmente arrivò, ma continuai a concentrarmi sul mio lavoro.

Lo spettatore della coppia di uomini iniziò ad un certo punto a guardare insistentemente Lorenzo, ma lui scosse la testa in maniera molto decisa. Evidentemente, nonostante le dimensioni, quello non era davvero il suo tipo. Questo gesto lo prese molto sportivamente, distolse lo sguardo e iniziò subito ad aumentare il ritmo della sua masturbazione. In pochi minuti, potevamo tutti vedere il suo sperma cadere a grandi fiotti a terra. Soddisfatto, lasciò la scena passandoci di poco accanto.

L’uomo più attempato nel frattempo aveva iniziato a muovere la mano sul sedere dell’altro, probabilmente cercando di entrare. Quel gesto parve mandare fuori di testa ancora di più la mia ragazza, che mugolò ancora senza però trattenersi troppo stavolta.

Lorenzo iniziava a rivolgere sempre di più lo sguardo al lavoro della mia mano e il suo respiro si faceva sempre più pesante. Fu in quel momento che l’uomo più giovane davanti a noi cedette e riempì la bocca del suo compagno di giochi, il quale ingoiò tutto con piacere in maniera molto plateale.

Immaginando che anche questa scena dovesse avere avuto un effetto notevole sulla mia ragazza, cominciai ad assumere un ritmo sempre più veloce con le mie dita e, a giudicare dal suo respiro, non doveva mancare molto anche a lei.

A quel punto iniziavo ad essere anche io seriamente eccitato, nonostante non stessi ricevendo nessuno stimolo a differenza delle persone che mi circondavano. Ma ormai stavo iniziando a comprendere quella parte di me nascosta fino a poco tempo fa e come sfamarla. Fino a quel momento, la masturbazione con la mia ragazza era stata molto discreta, semicoperta dalla maglietta e con i nostri corpi a nascondere le nostre intimità.

Ero sicuro però a questo punto che Lorenzo non disdegnasse anche la visione dei corpi femminili e gli sarebbe piaciuto vedere di più. Facendo quindi appoggiare di più la schiena della mia compagna al mio petto, iniziai lentamente a girarla verso di lui, scoprendole piano piano il corpo con la mano libera dalla mia maglietta.

La scena stava diventando insostenibile per tutti, me compreso. Stavo masturbando la mia ragazza, ormai vicina all’orgasmo, di fronte a un mio vecchio compagno di scuola che si stava dando piacere a sua volta. Continuavo a far scorrere la maglietta sempre più su, liberando di nuovo i seni della mia ragazza. A quella vista, anche Lorenzo iniziò ad ansimare sempre più forte.

Ad un certo punto, la mia ragazza si girò con la testa, guardandomi brevemente negli occhi prima di iniziare a baciarmi appassionatamente, lasciando i contorni della mia bocca pieni della sua saliva.

Mi sussurrò: — Dimmi qualcosa, ti prego! Qualunque cosa! —.

Il mio pene premeva sempre di più sulla sua schiena e non sapevo fino a dove avrei potuto spingermi in quel momento. L’unica cosa a cui avevo pensato mi sembrava davvero troppo, ma lei, intercettando i miei pensieri, parlò ancora: — Non preoccuparti, non pensarci troppo. Parla —.

— Ok — dissi —. Prendi la mano di Lorenzo, fagli toccare le tue tette mentre ti faccio venire! —.

Lei mi guardò stupita. Forse non si aspettava così tanto, ma dopo un secondo di smarrimento, mi sorrise e si rivolse al nostro amico: — Hai sentito? Ti va di toccarmi un po’? So che è tutto il giorno che le guardi tanto... —.

Senza aspettare la risposta, prese la mano libera e la portò al primo seno che le capitò. Lui non si scompose più di tanto e iniziò subito a impastare quella seconda abbondante. Ogni tanto si soffermava sui capezzoli, stringendoli fra il pollice e l’indice quasi a farle male, senza sapere che quella era una delle cose che più piacevano alla mia ragazza.

Dopo pochi secondi, infatti, la mia ragazza esplose in un lungo orgasmo, ansimando fin troppo rumorosamente visto il luogo.

Quegli ansimi furono apprezzati anche da Lorenzo, che, senza riuscire più a trattenersi, scaricò tutto il suo seme sulle cosce della mia ragazza, mancando di poco la mia mano che aveva appena finito di darle piacere. In tutto questo, la coppia di uomini era rimasta estasiata a guardarci.

CONTINUA...
 
CAPITOLO 21

In tutto questo, la coppia di uomini era rimasta estasiata a guardarci.

La mia ragazza si girò fissandomi, con l'evidente intenzione di portarmi al culmine anche lei. Tuttavia, non mi sentivo completamente a mio agio in quella situazione; diventare, ad un certo punto, il centro dell'attenzione di quel boschetto non faceva parte delle mie fantasie.

Con gentilezza, scostai la mano che si stava avvicinando alla mia erezione, dicendo: — Direi che per oggi basta. Abbiamo già dato troppo spettacolo, non trovi? Meglio tornare agli asciugamani... —

La mia compagna capì subito il mio imbarazzo, mentre Lorenzo apparve un po' deluso per un secondo. Forse aveva già immaginato come proseguire quel gioco, ma purtroppo non ero della stessa idea. Tornati sulla spiaggia, andammo tutti a farci un bagno rinfrescante; stavolta la temperatura dell'acqua era molto più gradevole rispetto a prima.

La mia ragazza si stava comportando con estrema naturalezza nonostante l'accaduto e l'acqua gelida aveva fatto passare quasi ogni mio bollente spirito. Tuttavia, per il nostro amico la situazione non era più così normale. L'imbarazzo continuò per alcuni minuti anche dopo la fine del nostro bagno, fino a quando decise che era arrivata l'ora di andarsene con qualche scusa banale.

Mostrando finta comprensione, salutammo Lorenzo e ci godemmo il resto del pomeriggio fra di noi, osservando il viavai nel bosco che aumentava di ora in ora mano a mano che il sole scendeva. Consci delle lezioni apprese in passato sul tema, questa volta non perdemmo tempo e parlammo subito di tutto quello che era successo.

La mia ragazza era davvero rilassata stavolta, forse perché rispetto all'ultima volta la sua iniziativa era stata minima. Di fatto, ero io ad aver alzato la maglietta scoprendole il seno e invitando Lorenzo a toccare. Il fatto che il suo seme fosse quasi finito sul suo sesso non mi disturbava e l'averla vista lavarsi accuratamente con l'acqua del fiume in quella zona del corpo mi aveva quasi provocato una seconda erezione.

Convenimmo, però, che questa cosa con Lorenzo non era stata niente di speciale alla fine e che sicuramente ripeterla non rientrava nei nostri piani futuri.

Raccolte le nostre cose, iniziammo a tornare verso la nostra città, con una breve sosta a un fast food sulla via di casa per rinfrancarci dopo la giornata faticosa. La mia ragazza insistette affinché andassi per primo sotto la doccia e, una volta uscito, capì subito il perché.

Avevo quasi finito di asciugarmi i capelli e la mia faccia era ancora coperta dalla salvietta quando il mio pene venne improvvisamente risucchiato da una bocca. Dopo un paio di minuti, si staccò e, continuando il suo lavoro con la mano, mi disse: — Scusami se ti ho trascurato finora, avrei dovuto farti venire oggi molto prima della fine di tutto. Sono stata egoista — e continuò con la bocca.

— Ma per farmi perdonare ho pensato a qualcosa di speciale. Ora che sei tutto pulito, se non ti piace quello che ho in mente basta che mi interrompi, ok? — concluse con una voce molto dolce.

Con una premessa del genere non potevo che dare l'autorizzazione a qualunque cosa, ma non mi aspettavo proprio quello che stava per succedere.

Mentre il suo lavoro di bocca continuava, le sue due mani iniziarono a stringermi il sedere, spingendo il mio bacino sempre più verso di lei. Fino a qui, saremmo stati ancora nella normalità; sapeva bene che quella era una mossa che mi avrebbe fatto impazzire.

Poco dopo, tuttavia, le due mani si staccarono. Una riprese in mano la mia asta mentre l'altra si avvicinava sempre più pericolosamente all'interno delle mie natiche. Un flash percorse la mia mente: la scena che avevamo visto quel pomeriggio dei due uomini sotto l'albero e la mano del signore più anziano.

Fui indeciso se fermarla o meno fino all'ultimo, ma alla fine la lasciai fare. L'inizio non fu particolarmente piacevole, ma dopo un po' di difficoltà iniziali, prese il dito con cui stava cercando di penetrarmi e lo portò alla bocca, insalivandolo abbondantemente. Dopo questa operazione, devo ammettere che la cosa si fece molto più piacevole. La mia ragazza stava evidentemente cercando un punto particolare all'interno di me e, quando lo trovò, venni praticamente all'istante, bagnandole tutto il viso.

Era stato uno degli orgasmi più intensi della mia vita, non c'era molto da dire e la quantità di liquido che avevo emesso ne era la prova. La mia ragazza sembrava piuttosto soddisfatta del suo lavoro e mi guardò negli occhi mentre si toglieva il grosso dalle guance: — Mmm, allora aveva ragione quell'articolo: voi maschietti apprezzate tanto questa cosa... — e, con fare da superiore, finì di spogliarsi per entrare nella doccia, lasciandomi lì ancora mezzo estasiato.

Se quello era l'inizio delle avventure della nostra estate, non vedevo l'ora del resto...

CONTINUA...
 
CAPITOLO 21

In tutto questo, la coppia di uomini era rimasta estasiata a guardarci.

La mia ragazza si girò fissandomi, con l'evidente intenzione di portarmi al culmine anche lei. Tuttavia, non mi sentivo completamente a mio agio in quella situazione; diventare, ad un certo punto, il centro dell'attenzione di quel boschetto non faceva parte delle mie fantasie.

Con gentilezza, scostai la mano che si stava avvicinando alla mia erezione, dicendo: — Direi che per oggi basta. Abbiamo già dato troppo spettacolo, non trovi? Meglio tornare agli asciugamani... —

La mia compagna capì subito il mio imbarazzo, mentre Lorenzo apparve un po' deluso per un secondo. Forse aveva già immaginato come proseguire quel gioco, ma purtroppo non ero della stessa idea. Tornati sulla spiaggia, andammo tutti a farci un bagno rinfrescante; stavolta la temperatura dell'acqua era molto più gradevole rispetto a prima.

La mia ragazza si stava comportando con estrema naturalezza nonostante l'accaduto e l'acqua gelida aveva fatto passare quasi ogni mio bollente spirito. Tuttavia, per il nostro amico la situazione non era più così normale. L'imbarazzo continuò per alcuni minuti anche dopo la fine del nostro bagno, fino a quando decise che era arrivata l'ora di andarsene con qualche scusa banale.

Mostrando finta comprensione, salutammo Lorenzo e ci godemmo il resto del pomeriggio fra di noi, osservando il viavai nel bosco che aumentava di ora in ora mano a mano che il sole scendeva. Consci delle lezioni apprese in passato sul tema, questa volta non perdemmo tempo e parlammo subito di tutto quello che era successo.

La mia ragazza era davvero rilassata stavolta, forse perché rispetto all'ultima volta la sua iniziativa era stata minima. Di fatto, ero io ad aver alzato la maglietta scoprendole il seno e invitando Lorenzo a toccare. Il fatto che il suo seme fosse quasi finito sul suo sesso non mi disturbava e l'averla vista lavarsi accuratamente con l'acqua del fiume in quella zona del corpo mi aveva quasi provocato una seconda erezione.

Convenimmo, però, che questa cosa con Lorenzo non era stata niente di speciale alla fine e che sicuramente ripeterla non rientrava nei nostri piani futuri.

Raccolte le nostre cose, iniziammo a tornare verso la nostra città, con una breve sosta a un fast food sulla via di casa per rinfrancarci dopo la giornata faticosa. La mia ragazza insistette affinché andassi per primo sotto la doccia e, una volta uscito, capì subito il perché.

Avevo quasi finito di asciugarmi i capelli e la mia faccia era ancora coperta dalla salvietta quando il mio pene venne improvvisamente risucchiato da una bocca. Dopo un paio di minuti, si staccò e, continuando il suo lavoro con la mano, mi disse: — Scusami se ti ho trascurato finora, avrei dovuto farti venire oggi molto prima della fine di tutto. Sono stata egoista — e continuò con la bocca.

— Ma per farmi perdonare ho pensato a qualcosa di speciale. Ora che sei tutto pulito, se non ti piace quello che ho in mente basta che mi interrompi, ok? — concluse con una voce molto dolce.

Con una premessa del genere non potevo che dare l'autorizzazione a qualunque cosa, ma non mi aspettavo proprio quello che stava per succedere.

Mentre il suo lavoro di bocca continuava, le sue due mani iniziarono a stringermi il sedere, spingendo il mio bacino sempre più verso di lei. Fino a qui, saremmo stati ancora nella normalità; sapeva bene che quella era una mossa che mi avrebbe fatto impazzire.

Poco dopo, tuttavia, le due mani si staccarono. Una riprese in mano la mia asta mentre l'altra si avvicinava sempre più pericolosamente all'interno delle mie natiche. Un flash percorse la mia mente: la scena che avevamo visto quel pomeriggio dei due uomini sotto l'albero e la mano del signore più anziano.

Fui indeciso se fermarla o meno fino all'ultimo, ma alla fine la lasciai fare. L'inizio non fu particolarmente piacevole, ma dopo un po' di difficoltà iniziali, prese il dito con cui stava cercando di penetrarmi e lo portò alla bocca, insalivandolo abbondantemente. Dopo questa operazione, devo ammettere che la cosa si fece molto più piacevole. La mia ragazza stava evidentemente cercando un punto particolare all'interno di me e, quando lo trovò, venni praticamente all'istante, bagnandole tutto il viso.

Era stato uno degli orgasmi più intensi della mia vita, non c'era molto da dire e la quantità di liquido che avevo emesso ne era la prova. La mia ragazza sembrava piuttosto soddisfatta del suo lavoro e mi guardò negli occhi mentre si toglieva il grosso dalle guance: — Mmm, allora aveva ragione quell'articolo: voi maschietti apprezzate tanto questa cosa... — e, con fare da superiore, finì di spogliarsi per entrare nella doccia, lasciandomi lì ancora mezzo estasiato.

Se quello era l'inizio delle avventure della nostra estate, non vedevo l'ora del resto...

CONTINUA...
sicuramente uno dei migliori racconti mai scritti, davvero molto eccitante, spero che tu continui presto a deliziarci con le tue parole 👏👏👏👏
 
CAPITOLO 18

Le giornate passavano tranquille dopo la nostra parentesi in montagna e il successivo chiarimento. Per parecchie settimane tutto tornò alla norma, senza nuovi exploit in campo sessuale. Anzi, nonostante le qualità della mia ragazza in certi momenti, la mia mente divagava un po’ troppo, immaginandoci (sempre insieme, ovviamente) in strane situazioni.

Iniziava a fare sempre più caldo e fu in un giorno particolarmente afoso che fra noi iniziò una delle discussioni più classiche fra le coppie: "Dove andiamo in vacanza quest’anno?"

Di getto la mia risposta fu: — Basta montagna, direi. Questa volta si va al mare! —

La mia ragazza concordò subito, evidentemente consapevole che quell’inverno avevamo davvero abusato della montagna, viste tutte le volte in cui ci eravamo andati. Iniziammo così a informarci per varie mete, ma nessuna ci stuzzicava particolarmente.

L’Italia era ormai improponibile per i prezzi e le isole spagnole erano già piene. Ad un certo punto smisi di guardare i posti più turistici, iniziando a cercare itinerari più alternativi, fino a quando, in un forum, trovai il racconto di viaggio di una coppia che aveva attraversato i Balcani in auto, fino alle coste greche.

Interessante, pensai. Una coppia di nostri amici aveva fatto un viaggio simile un paio di anni fa e magari potevano darci qualche dritta utile. A onor del vero, non impazzivo troppo per questi nostri amici, soprattutto per la ragazza della coppia. L’avevo sempre trovata molto chiusa mentalmente e a volte compatica con il suo compagno, ma tant’è, ci servivano consigli di prima mano e così organizzammo una pizzata un venerdì sera, mossi solo e unicamente da secondi fini.

La serata passò senza grandi avvenimenti e, una volta giunti al dolce, iniziai a introdurre l’argomento delle vacanze. Il nostro amico iniziò a darci consigli, dalle tappe migliori a quanto avevano speso in media.

Mentre mi appuntavo tutto, ad un certo punto il nostro amico disse: — Ovviamente tutto questo, se vi piace andare in vacanza in tenda, ça va sans dire...

— Scusami, hai detto tenda? — chiesi con gli occhi spalancati di sorpresa.

— Certo, a meno che tu non voglia spendere un capitale! Non siete mai andati in tenda prima d’ora?! — replicò lui, stupito.

Onestamente, le vacanze in tenda non le avevo mai prese in considerazione; mi era sempre sembrato assurdo andare a complicarsi la vita mentre ci si doveva rilassare. Guardai la mia ragazza con fare sospettoso, che a quanto pare non condivideva le mie idee quella sera.

— No, al signorino non piacciono i campeggi, sono troppo scomodi per i suoi gusti. Per un’estate però potremmo anche provare, in fondo! Come sono i campeggi da quelle parti? E soprattutto, dove sono le spiagge più belle lungo il percorso che ci avete detto? — chiese la mia ragazza, molto interessata.

A quel punto intervenne la nostra amica, che era rimasta in silenzio finora: — Guarda, sui campeggi in quelle zone nulla da dire, basta che leggi un po’ di recensioni e ne trovi quanti ne vuoi e buoni. Sulle spiagge, invece, lasciamo perdere; ogni volta era un’impresa trovarne una giusta! —

— In che senso? Acqua sporca? Troppi sassi? — feci io, preoccupato. Il mare era una parte fondamentale di quella vacanza per me.

— No, il mare è sempre bellissimo lì. Il problema sono i pervertiti! — rispose indignata, lasciando sia me che la mia ragazza sbigottiti.

— Scusami, Clara, cosa hai detto? Pervertiti? Su tutte le spiagge? — chiese la mia ragazza, con aria divertita.

— Sì, ti giuro! — continuò la nostra amica con un tono sempre più schifato —. Non ovunque, ovviamente. Una volta che superi la Croazia va meglio, ma finché non arrivi un po’ più in giù, metà delle spiagge sono una roba indecente. La maggior parte della gente è mezzanuda o totalmente nuda! E non è che si nascondono, eh. Ti ricordi, amore, quel tizio che si è avvicinato con tutto in mostra e ti ha chiesto l’accendino? Uno schifo, guarda e le donne, mamma mia... ti giuro io stavo male. —

Il ragazzo di Clara cercava di darsi un’aria altrettanto schifata, tuttavia non risultava troppo convincente, almeno a me.

— Ma Clara, stai solo dicendo che siete capitati in qualche spiaggia nudista. Non c’è nulla di male. Fare il bagno senza avere il costume bagnato dopo non deve essere poi così male, soprattutto per noi donne... — cercò di calmarla la mia ragazza.

— No no no no, ma cosa stai dicendo?! Mica ci siamo spogliati noi, sei matta! A volte venivamo circondati senza neanche rendercene conto, arrivavamo sulla spiaggia deserta la mattina presto e dopo qualche ora era pieno di quella gente. Tu cosa avresti fatto in situazioni del genere, scusa?! — chiese Clara con fare sicuro.

Mentre la coppia di nostri amici era senza parole, iniziai a pensare meglio a cosa significasse una vacanza su quei lidi. Non avevo considerato il fattore nudismo, devo ammetterlo, ma ora la cosa aveva risvegliato in me certi istinti che avevo cercato di sopire negli ultimi mesi. Per quanto mi riguardava, la scelta era presa.

Dopo esserci salutati fuori dal ristorante (il saluto fra le due donne fu particolarmente freddo), una volta saliti in macchina, comunicai la mia preferenza per la meta delle nostre vacanze. Ovviamente anche la mia ragazza era della stessa idea dopo le conversazioni di quella serata, ma il suo problema adesso era un altro.

— Siamo un po’ fuori allenamento con queste cose, non credi? Forse dovremmo rinfrescarci la memoria. Hai ancora quella famosa lista a casa, vero? — mi chiese, con fare molto poco innocente.

CONTINUA...
Ricordo la prima stesura di questo episodio 😊🍺
 
CAPITOLO 21

In tutto questo, la coppia di uomini era rimasta estasiata a guardarci.

La mia ragazza si girò fissandomi, con l'evidente intenzione di portarmi al culmine anche lei. Tuttavia, non mi sentivo completamente a mio agio in quella situazione; diventare, ad un certo punto, il centro dell'attenzione di quel boschetto non faceva parte delle mie fantasie.

Con gentilezza, scostai la mano che si stava avvicinando alla mia erezione, dicendo: — Direi che per oggi basta. Abbiamo già dato troppo spettacolo, non trovi? Meglio tornare agli asciugamani... —

La mia compagna capì subito il mio imbarazzo, mentre Lorenzo apparve un po' deluso per un secondo. Forse aveva già immaginato come proseguire quel gioco, ma purtroppo non ero della stessa idea. Tornati sulla spiaggia, andammo tutti a farci un bagno rinfrescante; stavolta la temperatura dell'acqua era molto più gradevole rispetto a prima.

La mia ragazza si stava comportando con estrema naturalezza nonostante l'accaduto e l'acqua gelida aveva fatto passare quasi ogni mio bollente spirito. Tuttavia, per il nostro amico la situazione non era più così normale. L'imbarazzo continuò per alcuni minuti anche dopo la fine del nostro bagno, fino a quando decise che era arrivata l'ora di andarsene con qualche scusa banale.

Mostrando finta comprensione, salutammo Lorenzo e ci godemmo il resto del pomeriggio fra di noi, osservando il viavai nel bosco che aumentava di ora in ora mano a mano che il sole scendeva. Consci delle lezioni apprese in passato sul tema, questa volta non perdemmo tempo e parlammo subito di tutto quello che era successo.

La mia ragazza era davvero rilassata stavolta, forse perché rispetto all'ultima volta la sua iniziativa era stata minima. Di fatto, ero io ad aver alzato la maglietta scoprendole il seno e invitando Lorenzo a toccare. Il fatto che il suo seme fosse quasi finito sul suo sesso non mi disturbava e l'averla vista lavarsi accuratamente con l'acqua del fiume in quella zona del corpo mi aveva quasi provocato una seconda erezione.

Convenimmo, però, che questa cosa con Lorenzo non era stata niente di speciale alla fine e che sicuramente ripeterla non rientrava nei nostri piani futuri.

Raccolte le nostre cose, iniziammo a tornare verso la nostra città, con una breve sosta a un fast food sulla via di casa per rinfrancarci dopo la giornata faticosa. La mia ragazza insistette affinché andassi per primo sotto la doccia e, una volta uscito, capì subito il perché.

Avevo quasi finito di asciugarmi i capelli e la mia faccia era ancora coperta dalla salvietta quando il mio pene venne improvvisamente risucchiato da una bocca. Dopo un paio di minuti, si staccò e, continuando il suo lavoro con la mano, mi disse: — Scusami se ti ho trascurato finora, avrei dovuto farti venire oggi molto prima della fine di tutto. Sono stata egoista — e continuò con la bocca.

— Ma per farmi perdonare ho pensato a qualcosa di speciale. Ora che sei tutto pulito, se non ti piace quello che ho in mente basta che mi interrompi, ok? — concluse con una voce molto dolce.

Con una premessa del genere non potevo che dare l'autorizzazione a qualunque cosa, ma non mi aspettavo proprio quello che stava per succedere.

Mentre il suo lavoro di bocca continuava, le sue due mani iniziarono a stringermi il sedere, spingendo il mio bacino sempre più verso di lei. Fino a qui, saremmo stati ancora nella normalità; sapeva bene che quella era una mossa che mi avrebbe fatto impazzire.

Poco dopo, tuttavia, le due mani si staccarono. Una riprese in mano la mia asta mentre l'altra si avvicinava sempre più pericolosamente all'interno delle mie natiche. Un flash percorse la mia mente: la scena che avevamo visto quel pomeriggio dei due uomini sotto l'albero e la mano del signore più anziano.

Fui indeciso se fermarla o meno fino all'ultimo, ma alla fine la lasciai fare. L'inizio non fu particolarmente piacevole, ma dopo un po' di difficoltà iniziali, prese il dito con cui stava cercando di penetrarmi e lo portò alla bocca, insalivandolo abbondantemente. Dopo questa operazione, devo ammettere che la cosa si fece molto più piacevole. La mia ragazza stava evidentemente cercando un punto particolare all'interno di me e, quando lo trovò, venni praticamente all'istante, bagnandole tutto il viso.

Era stato uno degli orgasmi più intensi della mia vita, non c'era molto da dire e la quantità di liquido che avevo emesso ne era la prova. La mia ragazza sembrava piuttosto soddisfatta del suo lavoro e mi guardò negli occhi mentre si toglieva il grosso dalle guance: — Mmm, allora aveva ragione quell'articolo: voi maschietti apprezzate tanto questa cosa... — e, con fare da superiore, finì di spogliarsi per entrare nella doccia, lasciandomi lì ancora mezzo estasiato.

Se quello era l'inizio delle avventure della nostra estate, non vedevo l'ora del resto...

CONTINUA...
Bel racconto.
 
CAPITOLO 20

L’attesa era davvero estenuante, ma la mia ragazza non mostrava nessuna impazienza. Continuava a prendere il sole beata, esponendo tutta la sua nuda bellezza a Lorenzo senza curarsene troppo.

Per quanto si fosse aperta con noi sui reali motivi per cui frequentava quella spiaggetta, non potevo fare a meno di notare che la maggior parte dei suoi sguardi non finiva in mezzo alle mie gambe, come ci si sarebbe aspettato, ma in mezzo a quelle della mia ragazza.

Questo ovviamente non contribuiva a stemperare la mia tensione. Cercando di autoanalizzarmi, mi pareva ormai chiaro che la mia mente apprezzasse questo tipo di situazioni e il mostrare la mia dolce metà iniziava ad essere una droga.

Più il tempo passava e più la spiaggetta sul fiume continuava a riempirsi, nella maggior parte dei casi di frequentatori maschili che periodicamente iniziavano a sparire e ricomparire in quella macchia dietro il lato sinistro della spiaggia. Ad un certo punto, persino una coppia abbastanza su d’età, la cui lei aveva un seno piuttosto prosperoso ma ormai cadente, si diresse in quella direzione passando proprio davanti a noi.

Pur non essendo molto attirato da quella visione, approfittai per chiedere al nostro amico se ormai non fosse il caso di dare un’occhiata. — Sei impaziente, eh! — disse Lorenzo —. OK, andiamo pure. Volevo vedere se si alzava qualcuno di più interessante, ma oggi non è proprio giornata. La tua bella è pronta? —.

— Certo che sì — rispose scattando in piedi —. Ma dici di entrare così? O è meglio rivestirsi un po’? —.

— Mah, fa freschino in effetti all’ombra lì sotto... forse ti conviene mettere su qualcosina, specie se pensiamo di stare fermi a guardare per un po’ — rispose il mio amico.

A questa informazione, la mia ragazza ci pensò su un attimo e alla fine decise che la mia maglietta poteva bastare (data la nostra differenza di altezza, questa le copriva tutta la zona pube senza problemi).

Il trenino si incamminò, in testa il nostro anfitrione, in mezzo lei e a chiudere il gruppo io, che mi godevo la vista del sedere della mia ragazza che ogni tanto sbucava dalla mia maglietta.

Un piccolo sentierino si intrufolava nel boschetto dietro la spiaggia e noi iniziammo a seguirlo. Mi ero immaginato un’ampia radura appena dietro quegli alberi, ma in realtà ciò che ci aspettava era una piccola rete di sentieri più piccoli con degli spiazzi molto ridotti sotto ad alcuni alberi.

Durante la nostra passeggiata alcuni uomini stavano tornando indietro, probabilmente già abbastanza soddisfatti della loro esperienza. Ovviamente, tutti erano abbastanza incuriositi dalla componente femminile del nostro gruppo che a quanto pare era una merce rara in quella zona (specie se così giovane). Addirittura, alla vista della mia ragazza mi sembrò che uno di questi uomini cambiasse idea sull’uscire e tornasse indietro, ma il bello doveva ancora arrivare.

Mentre cercavo di capire con lo sguardo se davvero quell’uomo stava tornando indietro aspettandosi chissà cosa, non mi accorsi che la mia ragazza si era fermata improvvisamente e la urtai leggermente. Il motivo del suo stop mi fu abbastanza chiaro: davanti a noi infatti c’era un uomo piuttosto su d’età, inginocchiato, che stava intrattenendo un altro uomo leggermente più giovane con la sua bocca.

A poca distanza da loro, un’altra figura maschile si stava godendo lo spettacolo toccandosi.

La mia metà sembrava davvero interessata a quella scena, soprattutto quella di sesso orale, mentre Lorenzo sembrava più soffermare il suo sguardo sull’attrezzo dello spettatore, che era effettivamente di dimensioni notevoli, anche per me che non ero un intenditore.

Era la prima volta che vedevamo una scena del genere dal vivo e la cosa interessava molto ad entrambi. Il nostro compagno di avventura iniziava già a mostrare una certa tensione nelle parti basse mentre io, per quanto incuriosito, non ero così coinvolto. Spostai lo sguardo ancora sulla mia ragazza e notai come la sua espressione fosse davvero concentrata.

Cercando di rispettare il silenzio quasi religioso del luogo, mi avvicinai al suo orecchio per chiederle se le piaceva così tanto quello che stava vedendo. Lei, in tutta risposta mi guardò storto, quasi infastidita per averle rovinato il momento. Ma poi ripensandoci prese la mia mano più vicina a lei e senza farsi notare troppo la portò fra le sue cosce.

Era seriamente bagnata; il mio dito indice, sentendo quel ben di Dio, fu inevitabilmente portato ad entrare senza che lei opponesse troppe resistenze.

Incoraggiato da quello che stavamo facendo, anche Lorenzo iniziò lentamente a toccarsi, senza curarsi troppo che fra noi e lui c’era meno di un metro. Ovviamente, la mia ragazza iniziò a gettare degli sguardi anche a lui e alla sua attività. Quando provai a inserirle il secondo dito, che scivolò dentro senza alcuna difficoltà, un piccolo gemito di piacere attirò l’attenzione del nostro amico che si trovò a incrociare lo sguardo con la mia ragazza.

Entrambi si sorridero a vicenda in un modo molto complice, probabilmente dovuto al piacere misto a imbarazzo che stavano provando insieme. Alla visione di quelle occhiate, la mia erezione finalmente arrivò, ma continuai a concentrarmi sul mio lavoro.

Lo spettatore della coppia di uomini iniziò ad un certo punto a guardare insistentemente Lorenzo, ma lui scosse la testa in maniera molto decisa. Evidentemente, nonostante le dimensioni, quello non era davvero il suo tipo. Questo gesto lo prese molto sportivamente, distolse lo sguardo e iniziò subito ad aumentare il ritmo della sua masturbazione. In pochi minuti, potevamo tutti vedere il suo sperma cadere a grandi fiotti a terra. Soddisfatto, lasciò la scena passandoci di poco accanto.

L’uomo più attempato nel frattempo aveva iniziato a muovere la mano sul sedere dell’altro, probabilmente cercando di entrare. Quel gesto parve mandare fuori di testa ancora di più la mia ragazza, che mugolò ancora senza però trattenersi troppo stavolta.

Lorenzo iniziava a rivolgere sempre di più lo sguardo al lavoro della mia mano e il suo respiro si faceva sempre più pesante. Fu in quel momento che l’uomo più giovane davanti a noi cedette e riempì la bocca del suo compagno di giochi, il quale ingoiò tutto con piacere in maniera molto plateale.

Immaginando che anche questa scena dovesse avere avuto un effetto notevole sulla mia ragazza, cominciai ad assumere un ritmo sempre più veloce con le mie dita e, a giudicare dal suo respiro, non doveva mancare molto anche a lei.

A quel punto iniziavo ad essere anche io seriamente eccitato, nonostante non stessi ricevendo nessuno stimolo a differenza delle persone che mi circondavano. Ma ormai stavo iniziando a comprendere quella parte di me nascosta fino a poco tempo fa e come sfamarla. Fino a quel momento, la masturbazione con la mia ragazza era stata molto discreta, semicoperta dalla maglietta e con i nostri corpi a nascondere le nostre intimità.

Ero sicuro però a questo punto che Lorenzo non disdegnasse anche la visione dei corpi femminili e gli sarebbe piaciuto vedere di più. Facendo quindi appoggiare di più la schiena della mia compagna al mio petto, iniziai lentamente a girarla verso di lui, scoprendole piano piano il corpo con la mano libera dalla mia maglietta.

La scena stava diventando insostenibile per tutti, me compreso. Stavo masturbando la mia ragazza, ormai vicina all’orgasmo, di fronte a un mio vecchio compagno di scuola che si stava dando piacere a sua volta. Continuavo a far scorrere la maglietta sempre più su, liberando di nuovo i seni della mia ragazza. A quella vista, anche Lorenzo iniziò ad ansimare sempre più forte.

Ad un certo punto, la mia ragazza si girò con la testa, guardandomi brevemente negli occhi prima di iniziare a baciarmi appassionatamente, lasciando i contorni della mia bocca pieni della sua saliva.

Mi sussurrò: — Dimmi qualcosa, ti prego! Qualunque cosa! —.

Il mio pene premeva sempre di più sulla sua schiena e non sapevo fino a dove avrei potuto spingermi in quel momento. L’unica cosa a cui avevo pensato mi sembrava davvero troppo, ma lei, intercettando i miei pensieri, parlò ancora: — Non preoccuparti, non pensarci troppo. Parla —.

— Ok — dissi —. Prendi la mano di Lorenzo, fagli toccare le tue tette mentre ti faccio venire! —.

Lei mi guardò stupita. Forse non si aspettava così tanto, ma dopo un secondo di smarrimento, mi sorrise e si rivolse al nostro amico: — Hai sentito? Ti va di toccarmi un po’? So che è tutto il giorno che le guardi tanto... —.

Senza aspettare la risposta, prese la mano libera e la portò al primo seno che le capitò. Lui non si scompose più di tanto e iniziò subito a impastare quella seconda abbondante. Ogni tanto si soffermava sui capezzoli, stringendoli fra il pollice e l’indice quasi a farle male, senza sapere che quella era una delle cose che più piacevano alla mia ragazza.

Dopo pochi secondi, infatti, la mia ragazza esplose in un lungo orgasmo, ansimando fin troppo rumorosamente visto il luogo.

Quegli ansimi furono apprezzati anche da Lorenzo, che, senza riuscire più a trattenersi, scaricò tutto il suo seme sulle cosce della mia ragazza, mancando di poco la mia mano che aveva appena finito di darle piacere. In tutto questo, la coppia di uomini era rimasta estasiata a guardarci.

CONTINUA...
Ricordavo questo splendido, meraviglioso episodio, grazie per averlo riscritto!
 
CAPITOLO 22

Dopo quel pomeriggio al fiume, i nostri bollori estivi soddisfatti ci avevano fatto dimenticare per un bel po’ la preparazione per il viaggio che ci aspettava.

Fu quasi con sorpresa che realizzammo che ormai mancavano poco più di due settimane alla nostra partenza e che era troppo tardi per correre ai ripari. Sicuramente, nel nostro primo giorno al campeggio che avevamo prenotato in Croazia, avremmo avuto delle zone del corpo più bianche di altre.

Tuttavia, la mia ragazza non si era ancora del tutto rassegnata. Una sera la vidi sul divano immersa in ricerche con il suo portatile e io ne approfittai per organizzare una partitina online veloce con Marco (non avevamo perso i contatti dopo quella famosa notte, anzi, ci eravamo pure trovati un paio di volte da soli per una birretta. Ma questa è un’altra storia...).

La cosa si tirò un po’ per le lunghe e quindi non mi sorpresi di trovare tutto già spento e la mia compagna a letto. Mezza assopita in una posizione poco consona, dal momento che nel periodo estivo ormai dormiva quasi sempre con solo le mutandine addosso, era una visione che avrebbe risvegliato gli istinti di chiunque. Dopo essermi posizionato a cucchiaio dietro di lei con la massima delicatezza, iniziai a massaggiarle il seno, ma dopo qualche mugolio soddisfatto mi interruppe: — No stasera no, ti prego. Sono morta... domani mattina... —.

Deluso, tolsi le mani. Prima di riaddormentarci però, disse ancora qualcosa: — Comunque, per dopodomani non prendiamo nessun impegno. Ho trovato un posticino che sembra interessante, non troppo lontano —.

Incuriosito, cercai in tutti i modi di scucirle più informazioni su cosa avesse in programma per sabato, ma data l’ora fu impossibile. Mi disse solo di non farmi troppe strane aspettative e che sarebbe stata per lo più una cosa rilassante.

L’indomani cercai di nuovo di capire cosa avesse in mente, anche se senza troppo convinzione. Da una parte, le sue parole sul fatto che non dovevo farmi idee strane avevano bloccato le mie fantasie sul nascere, dall’altra, l’idea di mantenere un po’ di effetto sorpresa mi piaceva per una volta. Fu così che aspettai pazientemente il giorno successivo e solo quando eravamo in macchina da più di mezz’ora con la mia ragazza alla guida, finalmente mi venne rivelata la destinazione. — So che hai sbirciato nel borsone che ho preparato, sai — iniziò lei —, quindi evita di fare il finto tonto. — Beh, quello che ho visto non è che mi ha dato tanti indizi — feci io —. Un paio di costumi e due teli non è che siano molto indicativi in estate. Potremmo essere diretti ovunque... —. — Ah! Non hai visto anche gli accappatoi e le ciabatte allora! Vabbè, ormai non ha più senso nascondertelo. Stiamo andando in un centro benessere con un bel giardino — rivelò finalmente.

Mi sforzai di assumere un’espressione mista fra stupore e felicità per non deluderla, ma dentro di me ero molto dubbioso sulla questione. Eravamo troppo in basso, a pochi passi dalle grandi città di pianura, e sicuramente la filosofia nordica era una cosa che poteva generare più problemi che vantaggi per una struttura di quel tipo.

A parte Marco e Alessia, infatti, se pensavo ai nostri amici abituali nessuno si sarebbe sentito a suo agio in un ambiente del genere, figurarsi poi con le proprie compagne. La cena che ci aveva fornito l’idea per la nostra vacanza ne era la prova: cose che per noi ormai erano abituali potevano mettere in seria crisi altre coppie. C’era un posto che si avvicinava a quella descrizione, trovato nelle mie vecchie ricerche, ma non poteva essere quello. Mi era stato detto di togliermi dalla testa strane idee per una volta e quel posto era tutto tranne che rilassante, da quel poco che sapevo.

Fu quindi con poca fiducia che scesi dalla macchina e seguì la mia ragazza, dopo aver parcheggiato in un posteggio da cui si poteva scorgere il lago più in basso. L’ingresso non era niente male, dovetti ammettere, ma cartelli di divieto del costume non neanche l’ombra. Non dissi nulla e ci cambiammo negli spogliatoi, che a dire il vero non erano poi così diversi da quelli di una piscina qualunque, con tanto di mamme e bambini urlanti al seguito e rigorosamente separati per genere.

La parte principale della struttura era una sorta di grande parco acquatico, con piscina enorme e qualche scivolo qua e là. Tutto fino a quel momento era lontanissimo da quello che pensavo la mia ragazza avesse immaginato, ma per rispetto non dissi nulla e la seguì mentre camminava per il bordo della piscina.

Arrivammo a un punto in cui un cartello indicava l’ingresso della spa, subito dopo un classico tornello per l’accesso. Strisciammo i nostri braccialetti magnetici e, una volta entrati, non potei fare a meno di sorridere: aveva avuto ragione lei. Sulla seconda porta a vetri c’era un chiaro segno di divieto di costumazione e, a dimostrazione di ciò, un uomo si stava togliendo il costume proprio di fronte a noi. Sorrisi con fare complice, quasi a scusarmi di aver dubitato delle sue ricerche, mentre anche noi ci sfilivamo gli inutili costumi ed entrammo.

Era un ambiente a cui eravamo ormai soliti, quindi ci gettammo senza troppi indugi in una delle prime saune che trovammo. La frequentazione era mista, ma il rapporto donne-uomini non era ben bilanciato come quello di altri posti che avevamo visitato (ad eccezione della spiaggetta al fiume, ovviamente). Non so se fosse solo una sensazione, ma certi frequentatori (pochi) sembravano anche meno educati, con occhiate che indugiavano più del normale consentito sulle donne presenti. Addirittura, nell’idromassaggio, un signore di mezz’età attaccò bottone con noi, ma il suo sguardo non riusciva proprio a stare fermo, tanto che ad un certo punto la mia ragazza dovette coprirsi un po’ con le braccia tanto era a disagio.

Un po’ innervositi dal comportamento di questi frequentatori, andammo in cerca del giardino. Qui tutto era molto più tranquillo, o almeno così lo ricordo. Le posizioni delle sdraio che avevamo scelto erano al riparo dalla maggior parte degli sguardi indiscreti e prendere il sole senza nulla addosso, pur essendo così vicino a casa, era davvero una goduria. Passammo la maggior parte del pomeriggio all’esterno; alla fine, tornando all’interno della struttura, lo facemmo solo una volta.

In fondo, era stata una bella giornata: avevamo uniformato la nostra abbronzatura in tutte le zone del corpo e, nonostante non ci fossero stati eventi degni di nota, tornammo a casa vagamente eccitati come ogni volta che trascorrevamo così tanto tempo nudi.

Tutto era ormai pronto per la nostra partenza e non vedevo l’ora, dopo quel weekend. Avevo appuntato un paio di posti sulla mia mappa mentale della Croazia che volevo assolutamente visitare, fra cui una sorta di spiaggia su una punta che, dai commenti trovati in giro per la rete, sembrava davvero calda...

CONTINUA...
 
CAPITOLO 22

Dopo quel pomeriggio al fiume, i nostri bollori estivi soddisfatti ci avevano fatto dimenticare per un bel po’ la preparazione per il viaggio che ci aspettava.

Fu quasi con sorpresa che realizzammo che ormai mancavano poco più di due settimane alla nostra partenza e che era troppo tardi per correre ai ripari. Sicuramente, nel nostro primo giorno al campeggio che avevamo prenotato in Croazia, avremmo avuto delle zone del corpo più bianche di altre.

Tuttavia, la mia ragazza non si era ancora del tutto rassegnata. Una sera la vidi sul divano immersa in ricerche con il suo portatile e io ne approfittai per organizzare una partitina online veloce con Marco (non avevamo perso i contatti dopo quella famosa notte, anzi, ci eravamo pure trovati un paio di volte da soli per una birretta. Ma questa è un’altra storia...).

La cosa si tirò un po’ per le lunghe e quindi non mi sorpresi di trovare tutto già spento e la mia compagna a letto. Mezza assopita in una posizione poco consona, dal momento che nel periodo estivo ormai dormiva quasi sempre con solo le mutandine addosso, era una visione che avrebbe risvegliato gli istinti di chiunque. Dopo essermi posizionato a cucchiaio dietro di lei con la massima delicatezza, iniziai a massaggiarle il seno, ma dopo qualche mugolio soddisfatto mi interruppe: — No stasera no, ti prego. Sono morta... domani mattina... —.

Deluso, tolsi le mani. Prima di riaddormentarci però, disse ancora qualcosa: — Comunque, per dopodomani non prendiamo nessun impegno. Ho trovato un posticino che sembra interessante, non troppo lontano —.

Incuriosito, cercai in tutti i modi di scucirle più informazioni su cosa avesse in programma per sabato, ma data l’ora fu impossibile. Mi disse solo di non farmi troppe strane aspettative e che sarebbe stata per lo più una cosa rilassante.

L’indomani cercai di nuovo di capire cosa avesse in mente, anche se senza troppo convinzione. Da una parte, le sue parole sul fatto che non dovevo farmi idee strane avevano bloccato le mie fantasie sul nascere, dall’altra, l’idea di mantenere un po’ di effetto sorpresa mi piaceva per una volta. Fu così che aspettai pazientemente il giorno successivo e solo quando eravamo in macchina da più di mezz’ora con la mia ragazza alla guida, finalmente mi venne rivelata la destinazione. — So che hai sbirciato nel borsone che ho preparato, sai — iniziò lei —, quindi evita di fare il finto tonto. — Beh, quello che ho visto non è che mi ha dato tanti indizi — feci io —. Un paio di costumi e due teli non è che siano molto indicativi in estate. Potremmo essere diretti ovunque... —. — Ah! Non hai visto anche gli accappatoi e le ciabatte allora! Vabbè, ormai non ha più senso nascondertelo. Stiamo andando in un centro benessere con un bel giardino — rivelò finalmente.

Mi sforzai di assumere un’espressione mista fra stupore e felicità per non deluderla, ma dentro di me ero molto dubbioso sulla questione. Eravamo troppo in basso, a pochi passi dalle grandi città di pianura, e sicuramente la filosofia nordica era una cosa che poteva generare più problemi che vantaggi per una struttura di quel tipo.

A parte Marco e Alessia, infatti, se pensavo ai nostri amici abituali nessuno si sarebbe sentito a suo agio in un ambiente del genere, figurarsi poi con le proprie compagne. La cena che ci aveva fornito l’idea per la nostra vacanza ne era la prova: cose che per noi ormai erano abituali potevano mettere in seria crisi altre coppie. C’era un posto che si avvicinava a quella descrizione, trovato nelle mie vecchie ricerche, ma non poteva essere quello. Mi era stato detto di togliermi dalla testa strane idee per una volta e quel posto era tutto tranne che rilassante, da quel poco che sapevo.

Fu quindi con poca fiducia che scesi dalla macchina e seguì la mia ragazza, dopo aver parcheggiato in un posteggio da cui si poteva scorgere il lago più in basso. L’ingresso non era niente male, dovetti ammettere, ma cartelli di divieto del costume non neanche l’ombra. Non dissi nulla e ci cambiammo negli spogliatoi, che a dire il vero non erano poi così diversi da quelli di una piscina qualunque, con tanto di mamme e bambini urlanti al seguito e rigorosamente separati per genere.

La parte principale della struttura era una sorta di grande parco acquatico, con piscina enorme e qualche scivolo qua e là. Tutto fino a quel momento era lontanissimo da quello che pensavo la mia ragazza avesse immaginato, ma per rispetto non dissi nulla e la seguì mentre camminava per il bordo della piscina.

Arrivammo a un punto in cui un cartello indicava l’ingresso della spa, subito dopo un classico tornello per l’accesso. Strisciammo i nostri braccialetti magnetici e, una volta entrati, non potei fare a meno di sorridere: aveva avuto ragione lei. Sulla seconda porta a vetri c’era un chiaro segno di divieto di costumazione e, a dimostrazione di ciò, un uomo si stava togliendo il costume proprio di fronte a noi. Sorrisi con fare complice, quasi a scusarmi di aver dubitato delle sue ricerche, mentre anche noi ci sfilivamo gli inutili costumi ed entrammo.

Era un ambiente a cui eravamo ormai soliti, quindi ci gettammo senza troppi indugi in una delle prime saune che trovammo. La frequentazione era mista, ma il rapporto donne-uomini non era ben bilanciato come quello di altri posti che avevamo visitato (ad eccezione della spiaggetta al fiume, ovviamente). Non so se fosse solo una sensazione, ma certi frequentatori (pochi) sembravano anche meno educati, con occhiate che indugiavano più del normale consentito sulle donne presenti. Addirittura, nell’idromassaggio, un signore di mezz’età attaccò bottone con noi, ma il suo sguardo non riusciva proprio a stare fermo, tanto che ad un certo punto la mia ragazza dovette coprirsi un po’ con le braccia tanto era a disagio.

Un po’ innervositi dal comportamento di questi frequentatori, andammo in cerca del giardino. Qui tutto era molto più tranquillo, o almeno così lo ricordo. Le posizioni delle sdraio che avevamo scelto erano al riparo dalla maggior parte degli sguardi indiscreti e prendere il sole senza nulla addosso, pur essendo così vicino a casa, era davvero una goduria. Passammo la maggior parte del pomeriggio all’esterno; alla fine, tornando all’interno della struttura, lo facemmo solo una volta.

In fondo, era stata una bella giornata: avevamo uniformato la nostra abbronzatura in tutte le zone del corpo e, nonostante non ci fossero stati eventi degni di nota, tornammo a casa vagamente eccitati come ogni volta che trascorrevamo così tanto tempo nudi.

Tutto era ormai pronto per la nostra partenza e non vedevo l’ora, dopo quel weekend. Avevo appuntato un paio di posti sulla mia mappa mentale della Croazia che volevo assolutamente visitare, fra cui una sorta di spiaggia su una punta che, dai commenti trovati in giro per la rete, sembrava davvero calda...

CONTINUA...
Vai cosi'!!! 💦
 
CAPITOLO 23

Arrivò finalmente il giorno della partenza. La macchina era pronta, avevamo già qualche kuna nel portafoglio e i bagagli erano incredibilmente leggeri rispetto alle nostre vacanze precedenti.

Addirittura, la mia ragazza aveva portato solo tre costumi con sé, cosa impensabile per una donna nella norma al mare. Tuttavia, eravamo entrambi molto confidenti che essere costumati in spiaggia sarebbe stato molto raro in quelle settimane.

Partimmo nel pieno della notte, evitando così il traffico alla frontiera slovena, e iniziammo ad esplorare il paese. I primi giorni furono dedicati più che altro al turismo classico, fra città e parchi, fino ad arrivare al punto più a sud del nostro programma. Da lì, iniziammo a risalire piano piano per la costa croata, con tappe strategiche nelle località più balneari per goderci il mare.

La scena naturista in quelle zone si rivelò essere al di sopra delle nostre aspettative. Ci eravamo segnati una lista di spiagge che sicuramente avremmo apprezzato in quanto a vestiario, ma la verità era che ovunque andassimo c’era sempre un angolino sulla destra o sulla sinistra riservato ai naturisti.

Ci eravamo ormai così abituati a quel tipo di posti che dubitavo saremmo mai più riusciti a fare un bagno con qualcosa addosso. La sensazione di poter stare per tre quarti della giornata nudi era impagabile, ed essenzialmente l’unico momento in cui eravamo vestiti era a cena. Ma anche questo momento non durava troppo; infatti, il mix fra lo stare in vacanza e essere costantemente senza veli aveva risvegliato ancora di più la nostra vita sessuale.

E qui tocca anche fare un’ammissione, almeno per me. Nonostante il clima di queste spiagge fosse idilliaco e scarsamente sessualizzato, il fatto di trovarmi con la mia ragazza sempre nuda e circondato da altre donne e uomini in totale libertà mi portava ad arrivare alla sera sempre molto carico. In tante spiagge poi si trovavano anche intere famiglie, quindi bisognava anche essere attenti a non urtare la sensibilità altrui.

Da quel poco che avevo capito di quel mondo, leggere la situazione era essenziale. In alcune spiagge, solitamente le più larghe e accessibili per le famiglie, qualsiasi tipo di comportamento sopra le righe era impensabile, mentre nelle spiagge più piccole capitava a volte di assistere a scene più piccanti, anche se sempre molto discrete.

Una volta assistemmo allo spettacolo di una coppia in acqua in cui la lei stava chiaramente masturbando il suo compagno in spiaggia (o molto probabilmente il marito, vista l’età avanzata), mentre durante una lunga passeggiata sugli scogli capitammo probabilmente in una spiaggia gay dove le persone si facevano pochi problemi ad esternare le proprie pulsioni.

Tutto questo non lasciava indifferente neanche la mia ragazza, ad ogni modo. Non si lasciava sfuggire nessuna situazione con gli occhi e commentava con me senza problemi tutto quello che osservavamo insieme, mentre la sera era quasi sempre pronta quanto me per sfogarsi.

Il tempo volava, ma il meglio doveva ancora arrivare. Per gli ultimi sei giorni, infatti, avevamo pensato di lasciare la tenda nel bagagliaio, visto che nel campeggio FKK che avevo individuato avevamo trovato un'offerta imperdibile per un bungalow. Ovviamente, eravamo entrambi molto incuriositi di stare in un posto dove in qualsiasi momento la nudità era consentita.

Arrivammo così alla nostra ultima destinazione in un misto di curiosità ed eccitazione.

La struttura era enorme e le parti FKK non erano chiaramente separate, seppur la parte nudista fosse decisamente preponderante. Il bungalow era sovradimensionato rispetto alle nostre necessità; poteva tranquillamente ospitare una piccola famiglia, dal momento che disponeva anche di un comodo divano-letto nel soggiorno in comune con la cucina. Non potevamo chiedere di meglio.

E la parte migliore era che tutti gli occupanti erano senza veli in ogni momento della giornata, a prescindere dall’attività che si stava svolgendo. Le piazzole delle tende avevano tutti i servizi in comune, dalla cucina alle docce, e qualche volta, per curiosità, passavamo anche di lì. Era incredibile vedere donne e uomini intenti a cucinare e lavare stoviglie tutti insieme nudi, come se fosse la cosa più naturale al mondo, e un po’ li invidiavamo data l’eccessiva riservatezza della nostra sistemazione.

I bungalow erano tutti abbastanza isolati l’uno dall’altro e le interazioni con i vicini abbastanza scarse, nonostante fossero per la maggior parte coppie come noi. Privi quindi di occasioni sociali, fu così che al nostro terzo giorno di permanenza ci dirigemmo nel nostro ormai solito punto preferito della spiaggia e stendemmo i nostri teli. La spiaggia non era molto ampia e si stava riempiendo velocemente quando una ragazza riccia, non troppo alta e all’incirca della stessa età, si avvicinò a uno dei pochi posti liberi rimasti poco distanti da noi. Con molta innocenza, si chinò rivolgendoci il suo sedere per stendere anche lei due teli, non lasciando nulla all’immaginazione. Il mio sguardo venne rapito da quella visione, tanto che la mia ragazza si innervosì e tenne il muso per qualche minuto, salvo poi ammettere che in effetti quella visione aveva attirato anche i suoi occhi.

Poco dopo, venne raggiunta da un ragazzo, anche lui piuttosto piacente e con una dotazione di gran lunga superiore alla media. Fui tentato di mettere il muso a mia volta, ma rinunciai subito; sapevo di essere in una battaglia persa. La cosa più sorprendente, comunque, fu che quando i due ragazzi iniziarono a parlare fra loro, scoprimmo che erano italiani.

— Niente, come ti avevo detto — attaccò lui in un tono deluso e con un forte accento veneto —. A momenti alla reception mi prendono in giro. Qua tutti hanno prenotato mesi fa, è già bello che ci hanno trovato la piazzola per due giorni.

— Io te l’avevo detto questa primavera! Prenotiamo qualcosa, ma tu no no, in campeggio c’è sempre posto, non fanno storie per una tenda in più o in meno, bla bla... — lo canzonò lei.

— Amore, non so cosa dirti, ho sbagliato, va bene? Anche a me piaceva stare qui, ma non vedo soluzioni. Dopo inizio a smontare tutto e per le 12 ce ne andiamo. Troveremo altri posti —.

Il battibecco andò avanti per un po’ e la mia ragazza si mostrava stranamente molto interessata alla conversazione, con fare pensoso. Solo quando gli animi si calmarono, si distese per prendere un po’ di sole a pancia in giù e fu mentre lei era in quella posizione che sorpresi il ragazzo della coppia ipnotizzato dal dietro della mia ragazza.

Con fare sornione lo osservavo mentre si godeva la vista e, quando i nostri sguardi si incrociarono, lui si imbarazzò non poco. Cercai di tranquillizzarlo con un gesto della mano, facendogli capire che la cosa non mi disturbava affatto. Sarebbe stato anche abbastanza ipocrita da parte mia, in fondo, visto lo spettacolo della sua ragazza di poco prima.

CONTINUA...
 
CAPITOLO 24

L’imbarazzo del ragazzo, tuttavia, non sembrava diminuire nonostante il mio tentativo di tranquillizzarlo. A tal punto che, con fare molto goffo mentre cercava di accendersi una sigaretta, fece cadere il suo accendino nella sabbia. — Vedi — lo schernì la sua ragazza — così impari ad accenderti una sigaretta così presto! Mi avevi promesso che ne avresti fumate al massimo due al giorno in vacanza! —. Sempre più impacciato, una volta recuperato l’accendino insabbiato, finì per metterlo fuori uso del tutto, facendolo girare con ancora dei granelli di sabbia al suo interno.

Sconsolato, si guardò intorno in cerca di un fumatore vicino, ma io ero ormai già pronto. Tirai fuori velocemente dal mio zaino il pacchetto di fiammiferi che ci era rimasto dall’esperienza di campeggio più autentica e, con fare magnanimo, glielo porsi. — Ah, thank you, thank you! — fece lui sorpreso in un inglese stentato. — Tranquillo, ti ho visto in difficoltà e ho pensato ti avrebbero fatto comodo! E tieniti pure la scatola, non credo a noi serviranno più — dissi con un sorriso.

Da quel momento, facemmo ovviamente conoscenza della coppia che ci stava a fianco. Si chiamavano Lucio e Rachele e, come immaginavo, erano veneti. Furono molto sorpresi di avere vicini naturisti italiani così giovani quel giorno sulla spiaggia; a quanto pare, fino a quel momento, nel loro peregrinare su quelle spiagge avevano trovato solo stranieri o italiani più su di età.

— Beh, diciamo che non ci riteniamo esperti di questi luoghi. Questa è la seconda vacanza che ci facciamo qui da queste parti in fondo — fece Lucio —, ma coppie italiane giovani come noi è difficile incontrarle. Anche se, da un certo punto di vista, è pure meglio così. Rachele si imbarazza un po’ se ci sono coetanei intorno. Figurati poi se parliamo pure la stessa lingua... —

— Ma sei un deficiente, cosa vai a raccontare a persone che conosci da due minuti — fece lei arrabbiata, alzandosi di colpo con fare minaccioso verso di lui —. Solo perché tu non ti fai problemi a sbandierare il tuo coso in giro, non è che dobbiamo essere per forza tutti così! —.

Questa simpatica scenetta mi diede l’occasione di osservarla per bene, cosa che fino a quel momento non avevo ancora fatto a dovere (a parte il didietro). Il suo viso era davvero particolare, molto tondo, con lineamenti da bambina quasi, e un seno di tutto rispetto, seppure non lontanissimo in quanto a dimensioni da quello che ero abituato a maneggiare. Il suo corpo in generale era leggermente in carne, ma non tanto da renderlo sgradevole, anzi. Quel poco di grasso dava più rotondità soprattutto su fianchi e sedere, rendendo la figura ancora più femminile. Non male, insomma, pensai.

Nel frattempo, la mia ragazza era andata in soccorso di Rachele, affermando come quasi tutti i maschi avessero una vena esibizionista di fondo e che almeno le donne avevamo due dita di testa in più di solito in queste spiagge. La cosa fece piacere alla sua nuova amica e iniziarono un chiacchiericcio tipicamente femminile, confrontandosi sul mare del posto, la gente che popolava il villaggio, la pulizia dei bagni comuni e cose di questo genere. Nel frattempo, anche io facevo due chiacchiere con Lucio, confrontandoci sull’itinerario finora percorso e cercando consigli sulle spiagge nei dintorni che rimanevano da visitare. A quanto pare conoscevano molto meglio di noi quelle zone e fui tentato di chiedergli se conoscessero anche loro quella famosa spiaggietta di cui avevo letto, vicino a una punta, in cui le persone erano ancora meno disinibite del solito, a detta di tanti forum. Tuttavia, l’argomento mi sembrava piuttosto indelicato da affrontare con una persona che avevo conosciuto meno di mezz’ora prima, quindi mi morsi la lingua.

Il sole iniziava a salire sempre di più e il caldo aumentava, così dopo aver sgranocchiato qualcosa e aver fatto un paio di bagni, iniziai seriamente a pensare alla nostra verandina e alla caffettiera portata dall’Italia. Senza rifletterci troppo, lo proposi alla mia ragazza, ma il suo sguardo severo mi fece capire che sarebbe stato scortese non estendere la proposta ai nostri due nuovi amici, specie perché stavano proprio per raccogliere le loro cose e partire definitivamente per altri lidi. Senza indugiare troppo, quindi dissi: — Ragazzi, cosa ne direste di un caffettino da noi prima di partire? —. La proposta venne ovviamente accettata e, poco dopo, eravamo tutti intenti a sorseggiare i nostri caffè all’ombra di fronte al nostro bungalow. Fra una chiacchiera e l’altra, venne fuori ancora una volta la frustrazione della ragazza per essere obbligati a lasciare quel campeggio paradisiaco, così intervenni chiedendo se fossero proprio sicuri che non c’era neanche una piazzola libera. — No, Lucio ci ha provato in tutti i modi, a quanto pare — rispose lei, accovacciando le gambe sulla sedia e dandomi una visione di quello che c’era in mezzo alle sue gambe mozzafiato, con il pube che quasi sfiorava i suoi talloni —. Pazienza, immagino ci siano altri campeggi di questo genere, ma questo dicevano tutti che era il più bello in Istria —.

Fu forse la visione del sesso di lei che mi sbloccò la memoria e mi fece ricordare del nostro divanoletto extra. Poteva funzionare in fondo, il bungalow che avevamo preso era destinato ad una famiglia di almeno quattro persone e gli spazi abbondavano. La condivisione non sarebbe stata neanche troppo pesante in fondo, ma avevo bisogno dell’approvazione in privato della mia lei prima di tutto.
Con innocenza quindi chiesi: -Ma scusate, il vostro programma originale quale era? Se c’era posto vi sareste fermati qui fino alla fine della vacanza? Quando pensavate di rincasare?-.
MI rispose Lucio: -Nessun programma preciso, quest’estate volevamo andare all’avventura. L’unica cosa certa è che io devo essere a xxx fra quattro giorni perchè ricomincio a lavorare purtroppo. Ma non ci sarebbe dispiaciuto terminare la vacanza qui, ci siamo trovati benissimo negli ultimi 5 giorni-.
Concluso il momento caffè, offrimmo gentilmente il nostro bagno ai due per rinfrescarsi prima del viaggio e questo mi diede l’occasione di confrontarmi in privato con la mia lei, finalmente.
Iniziai così un discorso molto bisbigliato e concitato, la decisione doveva essere presa in pochi minuti: -Amore, pensavo.. in fondo a noi non costerebbe nulla ospitarli qualche giorno sul divanoletto no? E mi sembrano anche piuttosto simpatici..-.
-Ci sei arrivato solo ora? Pensavo che li avessi invitati qui apposta! Ovvio che gli chiederemo se vogliono fermarsi qui, ma dobbiamo informare il campeggio prima e chiedere se c’è un sovrapprezzo e così via. Anche a me stanno molto simpatici e l’idea di una convivenza improvvisata con persone sconosciute mi ispira, non so come mai- rispose lei, concludendo con mugugno indecifrabile.

Tornammo così a parlare del più e del meno con un tono di voce normale e, quando i nostri amici uscirono, gli chiedemmo subito cosa ne pensassero della nostra idea. Furono a dir poco entusiasti, come si sarebbe voluto dimostrare, e si occuparono loro di tutto con la reception. Ne approfittarono anche per andare a fare compere per la cena al supermercato del campeggio, riportando a casa oltre a del pesce fresco un paio di bottiglie di vino di dubbia provenienza e un amaro alle noci locale. Sicuramente sapevano come mostrare la loro gratitudine.

Il pomeriggio passò veloce; tornammo in spiaggia a goderci l’ultimo sole e fare gli ultimi tuffi, e solo quando era quasi l'ora del tramonto tornammo finalmente al bungalow. Venne fuori che, nelle due coppie, quelli con più talento culinario eravamo io e Rachele, quindi prendemmo possesso senza proteste dei fornelli. La mia ragazza, dovendo assolutamente lavarsi i capelli, entrò per prima nel bagno striminzito che avevamo e, senza troppe cerimonie, chiamò Lucio dentro una volta finito: — Tanto devo solo asciugarmi i capelli ora, risparmiamo tempo e i cuochi intanto finiscono di cucinare — disse con fare pratico.

Il pensiero della mia ragazza in quel piccolo bagno con un altro uomo mi stava eccitando non poco, seppure dalla conversazione che avevano avuto traspariva la massima innocenza. Non potevo permettermi distrazioni comunque; per prima cosa, un’erezione in quel momento avrebbe sconfinato pericolosamente vicino al fornello. E in secondo luogo, ero spalla a spalla con Rachele.

Ci eravamo infatti coperti entrambi il torso con una maglietta per ripararci da eventuali schizzi, rimandando però nudi nella parte inferiore del corpo. Tutto andò bene fino a quando sentii l’acqua della doccia scorrere e il phon in funzione, ma quando dal bagno ogni rumore cessò e iniziò a sentirsi un chiacchiericcio, non riuscii a contenere completamente la mia eccitazione, seppur solo di un minimo.

Un minimo che però venne prontamente notato dalla mia compagna di cucina, che, dopo aver indugiato con lo sguardo senza preoccuparsi di non farsi vedere, riprese ad affettare le zucchine con un sorrisetto soddisfatto. A quanto pare, non ero l’unico ad apprezzare quello che stava succedendo sotto il nostro tetto. Appena finito con il bagno, i nostri partner ci obbligarono a dare loro il controllo della cucina per fare la doccia a nostra volta. Ormai la cena era quasi pronta, quindi accettammo senza pensare che potessero rovinare le pietanze.

— Vuoi andare prima tu? — chiesi a Rachele. — Oh no, inizia ad entrare tu se non ti fa niente. Io devo sistemare un po’ il nostro zaino. Guarda che casino che ha fatto Lucio... — disse lei.

Per un attimo fui deluso; la mia mente aveva già iniziato a correre e immaginare la visione della nostra nuova amica che si insaponava a pochi centimetri da me. Entrai così nel bagno e realizzai solo in quel momento un dettaglio che mi ero completamente scordato, immobilizzandomi.

La minuscola doccia non aveva nessuna tendina a separarla dal resto del bagno. Oltre al fatto che il pavimento era ora allagato, questo significava che, mentre la mia ragazza si asciugava, Lucio si era fatto la doccia per quasi tutto il tempo di fianco a lei. E non riuscivo a immaginare come avesse fatto a uscire dalla doccia se la mia ragazza era di fronte allo specchio, dato che con la presenza del water lo spazio che rimaneva era davvero ridotto a zero (ovviamente nessun bidet era presente). Iniziai così a sciacquarmi, pensando a quello che la mia dolce metà poteva aver vissuto lì dentro poco prima. Niente di spinto, ovviamente, ma non facevo fatica a immaginarla mentre guardava con interesse Lucio che si insaponava le zone più intime o il momento in cui, mentre lui usciva, poteva avergli involontariamente strusciato la dotazione sul suo dietro per passare.

Mentre questi pensieri ricominciavano a far lievitare il mio amico in mezzo alle gambe, ecco che la porta si aprì. Era Rachele.

— Scusami, disturbo? — fece lei entrando, con un fare da falsa timida e completamente nuda (fortuna che il suo ragazzo aveva detto che era più pudica con i connazionali, pensai) —. Devo lavare anche io i capelli e se non inizio ora a fare il prelavaggio, non finisco più. La tua ragazza ha detto che non c’erano problemi... —. Ovviamente, non aspettò neanche la mia risposta prima di richiudere la porta e iniziò ad armeggiare con il suo beauty. Consapevole che forse aveva esagerato con la confidenza questa volta, educatamente ignorò il mio secondo principio di erezione di quella sera.

L’acqua continuava a scendere intanto e io ero passato allo shampoo. Quando riaprì gli occhi dopo aver sciaquato i capelli, intercettai ancora una volta il suo sguardo rivolto in mezzo alle mie gambe, ma non mi scandalizzai troppo. Anzi, quella ragazza iniziava a piacermi sul serio, probabilmente aveva una libido alla pari della mia compagna. Forse lo fece apposta, o forse era un semplice bisogno fisiologico; fatto sta che poco dopo aver riaperto gli occhi, mi chiese se fosse un problema usare il water mentre eravamo nel bagno insieme.

Anche questa volta, non si premurò di aspettare la mia risposta e si accovacciò sul water senza troppe cerimonie. Poco dopo, un altro scroscio iniziò ad aggiungersi a quello della doccia, e mentre si liberava stavolta, fu il mio turno di essere imbambolato. Senza rendermi conto, avevo iniziato a fissarla estasiato, ma lei sembrava non esserne disturbata affatto. Anzi, alla fine, mentre si puliva con un pezzo di carta igienica, mi guardò dritto negli occhi facendo un sincero sorriso.

CONTINUA...
 
CAPITOLO 24

L’imbarazzo del ragazzo, tuttavia, non sembrava diminuire nonostante il mio tentativo di tranquillizzarlo. A tal punto che, con fare molto goffo mentre cercava di accendersi una sigaretta, fece cadere il suo accendino nella sabbia. — Vedi — lo schernì la sua ragazza — così impari ad accenderti una sigaretta così presto! Mi avevi promesso che ne avresti fumate al massimo due al giorno in vacanza! —. Sempre più impacciato, una volta recuperato l’accendino insabbiato, finì per metterlo fuori uso del tutto, facendolo girare con ancora dei granelli di sabbia al suo interno.

Sconsolato, si guardò intorno in cerca di un fumatore vicino, ma io ero ormai già pronto. Tirai fuori velocemente dal mio zaino il pacchetto di fiammiferi che ci era rimasto dall’esperienza di campeggio più autentica e, con fare magnanimo, glielo porsi. — Ah, thank you, thank you! — fece lui sorpreso in un inglese stentato. — Tranquillo, ti ho visto in difficoltà e ho pensato ti avrebbero fatto comodo! E tieniti pure la scatola, non credo a noi serviranno più — dissi con un sorriso.

Da quel momento, facemmo ovviamente conoscenza della coppia che ci stava a fianco. Si chiamavano Lucio e Rachele e, come immaginavo, erano veneti. Furono molto sorpresi di avere vicini naturisti italiani così giovani quel giorno sulla spiaggia; a quanto pare, fino a quel momento, nel loro peregrinare su quelle spiagge avevano trovato solo stranieri o italiani più su di età.

— Beh, diciamo che non ci riteniamo esperti di questi luoghi. Questa è la seconda vacanza che ci facciamo qui da queste parti in fondo — fece Lucio —, ma coppie italiane giovani come noi è difficile incontrarle. Anche se, da un certo punto di vista, è pure meglio così. Rachele si imbarazza un po’ se ci sono coetanei intorno. Figurati poi se parliamo pure la stessa lingua... —

— Ma sei un deficiente, cosa vai a raccontare a persone che conosci da due minuti — fece lei arrabbiata, alzandosi di colpo con fare minaccioso verso di lui —. Solo perché tu non ti fai problemi a sbandierare il tuo coso in giro, non è che dobbiamo essere per forza tutti così! —.

Questa simpatica scenetta mi diede l’occasione di osservarla per bene, cosa che fino a quel momento non avevo ancora fatto a dovere (a parte il didietro). Il suo viso era davvero particolare, molto tondo, con lineamenti da bambina quasi, e un seno di tutto rispetto, seppure non lontanissimo in quanto a dimensioni da quello che ero abituato a maneggiare. Il suo corpo in generale era leggermente in carne, ma non tanto da renderlo sgradevole, anzi. Quel poco di grasso dava più rotondità soprattutto su fianchi e sedere, rendendo la figura ancora più femminile. Non male, insomma, pensai.

Nel frattempo, la mia ragazza era andata in soccorso di Rachele, affermando come quasi tutti i maschi avessero una vena esibizionista di fondo e che almeno le donne avevamo due dita di testa in più di solito in queste spiagge. La cosa fece piacere alla sua nuova amica e iniziarono un chiacchiericcio tipicamente femminile, confrontandosi sul mare del posto, la gente che popolava il villaggio, la pulizia dei bagni comuni e cose di questo genere. Nel frattempo, anche io facevo due chiacchiere con Lucio, confrontandoci sull’itinerario finora percorso e cercando consigli sulle spiagge nei dintorni che rimanevano da visitare. A quanto pare conoscevano molto meglio di noi quelle zone e fui tentato di chiedergli se conoscessero anche loro quella famosa spiaggietta di cui avevo letto, vicino a una punta, in cui le persone erano ancora meno disinibite del solito, a detta di tanti forum. Tuttavia, l’argomento mi sembrava piuttosto indelicato da affrontare con una persona che avevo conosciuto meno di mezz’ora prima, quindi mi morsi la lingua.

Il sole iniziava a salire sempre di più e il caldo aumentava, così dopo aver sgranocchiato qualcosa e aver fatto un paio di bagni, iniziai seriamente a pensare alla nostra verandina e alla caffettiera portata dall’Italia. Senza rifletterci troppo, lo proposi alla mia ragazza, ma il suo sguardo severo mi fece capire che sarebbe stato scortese non estendere la proposta ai nostri due nuovi amici, specie perché stavano proprio per raccogliere le loro cose e partire definitivamente per altri lidi. Senza indugiare troppo, quindi dissi: — Ragazzi, cosa ne direste di un caffettino da noi prima di partire? —. La proposta venne ovviamente accettata e, poco dopo, eravamo tutti intenti a sorseggiare i nostri caffè all’ombra di fronte al nostro bungalow. Fra una chiacchiera e l’altra, venne fuori ancora una volta la frustrazione della ragazza per essere obbligati a lasciare quel campeggio paradisiaco, così intervenni chiedendo se fossero proprio sicuri che non c’era neanche una piazzola libera. — No, Lucio ci ha provato in tutti i modi, a quanto pare — rispose lei, accovacciando le gambe sulla sedia e dandomi una visione di quello che c’era in mezzo alle sue gambe mozzafiato, con il pube che quasi sfiorava i suoi talloni —. Pazienza, immagino ci siano altri campeggi di questo genere, ma questo dicevano tutti che era il più bello in Istria —.

Fu forse la visione del sesso di lei che mi sbloccò la memoria e mi fece ricordare del nostro divanoletto extra. Poteva funzionare in fondo, il bungalow che avevamo preso era destinato ad una famiglia di almeno quattro persone e gli spazi abbondavano. La condivisione non sarebbe stata neanche troppo pesante in fondo, ma avevo bisogno dell’approvazione in privato della mia lei prima di tutto.
Con innocenza quindi chiesi: -Ma scusate, il vostro programma originale quale era? Se c’era posto vi sareste fermati qui fino alla fine della vacanza? Quando pensavate di rincasare?-.
MI rispose Lucio: -Nessun programma preciso, quest’estate volevamo andare all’avventura. L’unica cosa certa è che io devo essere a xxx fra quattro giorni perchè ricomincio a lavorare purtroppo. Ma non ci sarebbe dispiaciuto terminare la vacanza qui, ci siamo trovati benissimo negli ultimi 5 giorni-.
Concluso il momento caffè, offrimmo gentilmente il nostro bagno ai due per rinfrescarsi prima del viaggio e questo mi diede l’occasione di confrontarmi in privato con la mia lei, finalmente.
Iniziai così un discorso molto bisbigliato e concitato, la decisione doveva essere presa in pochi minuti: -Amore, pensavo.. in fondo a noi non costerebbe nulla ospitarli qualche giorno sul divanoletto no? E mi sembrano anche piuttosto simpatici..-.
-Ci sei arrivato solo ora? Pensavo che li avessi invitati qui apposta! Ovvio che gli chiederemo se vogliono fermarsi qui, ma dobbiamo informare il campeggio prima e chiedere se c’è un sovrapprezzo e così via. Anche a me stanno molto simpatici e l’idea di una convivenza improvvisata con persone sconosciute mi ispira, non so come mai- rispose lei, concludendo con mugugno indecifrabile.

Tornammo così a parlare del più e del meno con un tono di voce normale e, quando i nostri amici uscirono, gli chiedemmo subito cosa ne pensassero della nostra idea. Furono a dir poco entusiasti, come si sarebbe voluto dimostrare, e si occuparono loro di tutto con la reception. Ne approfittarono anche per andare a fare compere per la cena al supermercato del campeggio, riportando a casa oltre a del pesce fresco un paio di bottiglie di vino di dubbia provenienza e un amaro alle noci locale. Sicuramente sapevano come mostrare la loro gratitudine.

Il pomeriggio passò veloce; tornammo in spiaggia a goderci l’ultimo sole e fare gli ultimi tuffi, e solo quando era quasi l'ora del tramonto tornammo finalmente al bungalow. Venne fuori che, nelle due coppie, quelli con più talento culinario eravamo io e Rachele, quindi prendemmo possesso senza proteste dei fornelli. La mia ragazza, dovendo assolutamente lavarsi i capelli, entrò per prima nel bagno striminzito che avevamo e, senza troppe cerimonie, chiamò Lucio dentro una volta finito: — Tanto devo solo asciugarmi i capelli ora, risparmiamo tempo e i cuochi intanto finiscono di cucinare — disse con fare pratico.

Il pensiero della mia ragazza in quel piccolo bagno con un altro uomo mi stava eccitando non poco, seppure dalla conversazione che avevano avuto traspariva la massima innocenza. Non potevo permettermi distrazioni comunque; per prima cosa, un’erezione in quel momento avrebbe sconfinato pericolosamente vicino al fornello. E in secondo luogo, ero spalla a spalla con Rachele.

Ci eravamo infatti coperti entrambi il torso con una maglietta per ripararci da eventuali schizzi, rimandando però nudi nella parte inferiore del corpo. Tutto andò bene fino a quando sentii l’acqua della doccia scorrere e il phon in funzione, ma quando dal bagno ogni rumore cessò e iniziò a sentirsi un chiacchiericcio, non riuscii a contenere completamente la mia eccitazione, seppur solo di un minimo.

Un minimo che però venne prontamente notato dalla mia compagna di cucina, che, dopo aver indugiato con lo sguardo senza preoccuparsi di non farsi vedere, riprese ad affettare le zucchine con un sorrisetto soddisfatto. A quanto pare, non ero l’unico ad apprezzare quello che stava succedendo sotto il nostro tetto. Appena finito con il bagno, i nostri partner ci obbligarono a dare loro il controllo della cucina per fare la doccia a nostra volta. Ormai la cena era quasi pronta, quindi accettammo senza pensare che potessero rovinare le pietanze.

— Vuoi andare prima tu? — chiesi a Rachele. — Oh no, inizia ad entrare tu se non ti fa niente. Io devo sistemare un po’ il nostro zaino. Guarda che casino che ha fatto Lucio... — disse lei.

Per un attimo fui deluso; la mia mente aveva già iniziato a correre e immaginare la visione della nostra nuova amica che si insaponava a pochi centimetri da me. Entrai così nel bagno e realizzai solo in quel momento un dettaglio che mi ero completamente scordato, immobilizzandomi.

La minuscola doccia non aveva nessuna tendina a separarla dal resto del bagno. Oltre al fatto che il pavimento era ora allagato, questo significava che, mentre la mia ragazza si asciugava, Lucio si era fatto la doccia per quasi tutto il tempo di fianco a lei. E non riuscivo a immaginare come avesse fatto a uscire dalla doccia se la mia ragazza era di fronte allo specchio, dato che con la presenza del water lo spazio che rimaneva era davvero ridotto a zero (ovviamente nessun bidet era presente). Iniziai così a sciacquarmi, pensando a quello che la mia dolce metà poteva aver vissuto lì dentro poco prima. Niente di spinto, ovviamente, ma non facevo fatica a immaginarla mentre guardava con interesse Lucio che si insaponava le zone più intime o il momento in cui, mentre lui usciva, poteva avergli involontariamente strusciato la dotazione sul suo dietro per passare.

Mentre questi pensieri ricominciavano a far lievitare il mio amico in mezzo alle gambe, ecco che la porta si aprì. Era Rachele.

— Scusami, disturbo? — fece lei entrando, con un fare da falsa timida e completamente nuda (fortuna che il suo ragazzo aveva detto che era più pudica con i connazionali, pensai) —. Devo lavare anche io i capelli e se non inizio ora a fare il prelavaggio, non finisco più. La tua ragazza ha detto che non c’erano problemi... —. Ovviamente, non aspettò neanche la mia risposta prima di richiudere la porta e iniziò ad armeggiare con il suo beauty. Consapevole che forse aveva esagerato con la confidenza questa volta, educatamente ignorò il mio secondo principio di erezione di quella sera.

L’acqua continuava a scendere intanto e io ero passato allo shampoo. Quando riaprì gli occhi dopo aver sciaquato i capelli, intercettai ancora una volta il suo sguardo rivolto in mezzo alle mie gambe, ma non mi scandalizzai troppo. Anzi, quella ragazza iniziava a piacermi sul serio, probabilmente aveva una libido alla pari della mia compagna. Forse lo fece apposta, o forse era un semplice bisogno fisiologico; fatto sta che poco dopo aver riaperto gli occhi, mi chiese se fosse un problema usare il water mentre eravamo nel bagno insieme.

Anche questa volta, non si premurò di aspettare la mia risposta e si accovacciò sul water senza troppe cerimonie. Poco dopo, un altro scroscio iniziò ad aggiungersi a quello della doccia, e mentre si liberava stavolta, fu il mio turno di essere imbambolato. Senza rendermi conto, avevo iniziato a fissarla estasiato, ma lei sembrava non esserne disturbata affatto. Anzi, alla fine, mentre si puliva con un pezzo di carta igienica, mi guardò dritto negli occhi facendo un sincero sorriso.

CONTINUA...
Cosi' è bello!!! Un capitolo dopo l'altro! l'e-book cresce! 103 Pagine! 💦
 
CAPITOLO 25

L’acqua continuava a scendere intanto e io ero passato allo shampoo. Quando riaprì gli occhi dopo aver sciacquato i capelli, intercettai ancora una volta il suo sguardo rivolto in mezzo alle mie gambe, ma non mi scandalizzai troppo. Anzi, quella ragazza iniziava a piacermi sul serio, probabilmente aveva una libido alla pari della mia compagna. Forse lo fece apposta, o forse era un semplice bisogno fisiologico, fatto sta che poco dopo aver riaperto gli occhi mi chiese se fosse un problema usare il water mentre eravamo nel bagno insieme.

Anche questa volta non si premurò di aspettare la mia risposta e si accovacciò sul water senza troppe cerimonie. Poco dopo, un altro scroscio iniziò ad aggiungersi a quello della doccia, e mentre si liberava stavolta fu il mio turno di essere imbambolato. Senza rendermi conto, avevo iniziato a fissarla estasiato, ma lei sembrava non esserne disturbata affatto. Anzi, alla fine, mentre si puliva con un pezzo di carta igienica, mi guardò dritto negli occhi facendo un sincero sorriso.

Terminata l’operazione fu il momento di scambiarci di posto; la mia doccia ormai era finita. C’era però il problema dello strettissimo passaggio, problema che probabilmente la mia ragazza aveva appena affrontato con Lucio. Pur potendo solo immaginare come fossero usciti dall’impasse quei due, pensai che sicuramente non avremmo avuto i problemi che avevamo avuto noi due ora.

Fra le mie tante passioni nel campo sessuale, infatti, una delle cose che sicuramente rientravano nella mia top ten era la pipì, e quello che avevo visto e sentito pochi secondi prima aveva avuto un effetto davvero visibile sul mio corpo.

Darle le spalle mentre ci scambiavamo di posto sarebbe stata un’inutile ulteriore ammissione di colpa; avrebbe avuto un effetto ancora più ridicolo a quel punto, e quindi fu così che, rassegnato, cercai di schiacciarmi il più possibile contro la parete per farla passare.

Stavamo per iniziare lo scambio quando Rachele abbassò lo sguardo senza più preoccuparsi di sembrare indiscreta e si scusò: — Cavolo, non volevo provocarti così tanto, scusami. Prima di cena poi… —.

La maschera di falsa innocenza era finalmente caduta, evidentemente. Di fronte a fatti così evidenti non si poteva più fare finta di niente o limitarsi a qualche occhiata.

La interruppi subito: — Non preoccuparti, sono io che sono troppo perverso. Fino a qualche secondo fa ero sicuro di riuscire a trattenermi, ma quando ti ho vista sul water ho perso il controllo. Spero non sia un problema e che tu o Lucio non vi offendiate troppo, più che altro.

Rachele mi rispose senza esitazione: — Ma ti pare, anche io stavo giocando un po’ in fondo. E non preoccuparti per Lucio, sono sicura che con la tua fidanzatina poco prima non sia stato un santo, lo conosco! —.

Nel finire questa frase successe una cosa che mise davvero a dura prova il mio autocontrollo.

Passandomi di fronte, completamente nuda, si fermò e scostò la mano destra dal suo fianco, facendola arrivare all’altezza della mia erezione e mi accarezzò l’asta con fare molto dolce. Mezzo imbarazzato, non potei fare altro che sorriderle, quasi ringraziandola per la sua tenerezza. Nel fare questo, si protese leggermente in avanti e i suoi capezzoli (che solo allora notai essere completamente duri) strusciarono sul mio petto.

Fu un mix di sensazioni indescrivibili e mi rendevo conto che la situazione era potenzialmente esplosiva.

Ma i miei desideri e la voglia di coinvolgere la mia ragazza erano più forti degli ormoni. Con uno sforzo sovrumano le presi la mano e dissi: — Credo che sia meglio finire di farsi la doccia prima, ma magari possiamo riprendere questa conversazione più tardi tutti insieme, che dici? —.

Non rispose, ma non sembrava troppo delusa dal mio rifiuto. Con il suo solito fare ammiccante, a cui mi stavo abituando, si allontanò e accese la doccia.

Una volta ricomposto un minimo e asciugato, mi affrettai a uscire dal bagno. Dal mio punto di vista, mi sentivo perfettamente a posto con la coscienza, nonostante per la prima volta dopo qualche anno una persona di sesso femminile che non fosse la mia ragazza mi avesse appena accarezzato il pene. La mia fretta era dovuta piuttosto al voler verificare cosa stesse succedendo fuori da lì e, ancora di più, al voler scoprire come si fosse comportata la mia ragazza in quello stesso bagno poco prima.

Arrivai dunque nella zona cucina con un passo visibilmente affrettato, ma non trovai nessuno. Subito il mio sguardo andò alla finestrella che dava su tavolo apparecchiato fuori e trovai la mia ragazza in piedi con una magliettina che a stento copriva il suo inguine e Lucio che fumava tranquillamente seduto al tavolo.

Il mio cervello era indeciso se essere deluso o tirare un sospiro di sollievo, ma mentre riflettevo su questo fatto, Lucio mi vide. Ero ancora sull’uscio quando ci incrociammo mentre rientrava: — Rachele è ancora dentro, vero? Dai che vado a dirle di darsi una mossa, se no qui non si mangia più! —.

Ovviamente, il nostro incrocio sull’uscio fu molto meno erotico di quello appena avuto con la sua ragazza all’uscita dalla doccia. Mi affrettai ad arrivare al tavolo per utilizzare quei pochi minuti di privacy per confrontarmi con la mia ragazza. Per una volta, finalmente, mi sentivo il protagonista in questo tipo di avventure e fu quindi un’emozione ragguagliarmi la mia metà su quanto successo.

La sua reazione fu molto composta e ascoltò tutto con estrema attenzione, mentre ogni tanto controllavamo la porta per essere sicuri di non venire ascoltati.

Con una naturalezza disarmante, come se fossimo in un ristorante e mi stesse chiedendo se il mio piatto fosse buono, mi chiese: — Ti è piaciuto? Avresti voluto andare oltre? —.

Per dare la mia risposta riflettei davvero pochissimo.

— Eccitante è stato eccitante, non lo nego. Ma non mi andava di andare oltre senza il tuo consenso esplicito, o senza che tu fossi lì con me. Non so se mi capisci… —.

— Certo che ti capisco, scemo. Cosa credi? Ormai è chiaro che questa è la parte che preferiamo, sia io che te, in queste situazioni! Però io sono stata un po’ meno brava di te, come al solito… —.

-In che senso?!- chiesi seriamente preoccupato e deluso dal fatto di essere rimasto indietro ancora una volta.

-Amore niente di che, non preoccuparti. È solo scattato qualcosina durante la doccia. Ma non saprei neanche se quello che hai fatto tu con Rachele sia più importante o meno, ora che ci penso…- fece lei un po’ imbarazzata.

-Dai, sono pronto a tutto, ma non tenermi sulle spine per piacere.- la interruppi nervoso.

-Ok ok, scusa, hai ragione. Tanto mi hai pure già visto farlo di fronte a te con un'altra persona, quindi non è nemmeno una grande novità. Solo che l’ultima volta era una femmina- riprese lei, in tono di scusa.

-Mi stai dicendo che gli hai fatto un pompino in bagno?- feci io, quasi divertito.

-No, no e poi no – disse la mia ragazza, sempre più imbarazzata- una cosa del genere la farei solo con te di fronte, non ti priverei mai dello spettacolo! Ci siamo solo dati un bacio, tutto qui, fermandoci quasi subito!-.

Non seppi cosa rispondere, non era una cosa che mi aspettavo. Nella mia mente un bacio era quasi un gesto più intimo del pompino, ma in effetti l’avevo già vista baciare Alessia. Perché allora la cosa mi lasciava con un leggero senso di fastidio?

Il mio sguardo doveva essere davvero eloquente, la mia lei capì subito che c’era qualcosa che non mi convinceva al cento per cento e cerco di correre subito ai ripari.

-Ok amore, forse non è stato esattamente sul vostro stesso livello, ti chiedo scusa. Avrei dovuto chiedertelo prima- mi disse con un tono di voce molto dolce, prima di virare ad un tono più sexy -se vuoi però in questi giorni rimediamo una volta per tutte, mi sono stancata di essere sempre io la protagonista in queste situazioni-.

Lo shock del bacio era passato.

-Cosa intendi esattamente?- feci curioso.

-Intendo -fu la risposta, con una leggera pausa in mezzo- che voglio vederti mentre te la scopi. È da un po’ che ci penso e credo che la cosa mi ecciterebbe un sacco-.

CONTINUA...
 
CAPITOLO 27

— Cosa intendi esattamente? — chiesi, curioso.

— Intendo — rispose con una leggera pausa — che voglio vederti mentre fai l'amore con un'altra persona. È da un po’ che ci penso e credo che la cosa mi ecciterebbe molto.

La guardai scioccato.

— Scusa, ho capito bene? — chiesi, incredulo.

— Sì, amore, non fare quella faccia. Sai che mi è sempre piaciuto vedere altri in situazioni piccanti, e cosa ci sarebbe di meglio di vedere te? — spiegò lei, come se fosse il discorso più naturale del mondo — E poi, tu mi hai già visto fare un bel po’ di cose con altri. Credo ti sia piaciuto guardarmi, no? Ecco, vorrei provare lo stesso.

— Ok, capisco il tuo discorso... Ma passare dal farsi palpare le tette da un mio conoscente a fare sesso con un'altra persona mentre tu mi guardi, non credi sia un salto piuttosto grande? Cioè, non sto dicendo che avrei qualcosa in contrario, ma… — cercai di obiettare.

— Rispetto a quello che è successo quella volta nel boschetto, certo, non è la stessa cosa. Ma devo ricordarti Alessia? Non so cosa altro avrei potuto fare con lei, eppure non hai avuto nulla da ridire. O forse con lei non valeva perché era donna e non metteva a rischio il tuo essere uomo? — controbatté lei, quasi indispettita.

— Non sono così ipocrita da non ammettere che è esattamente così, mi dispiace. Con una donna è stato leggermente diverso — ammisi.

— Beh, non è che io starò esattamente a guardare e basta, ovviamente! E poi mi aspetto che, in futuro, se avessi io un'occasione del genere e lo volessi davvero, tu non sia troppo geloso, sai com'è… — fu la risposta, ma c'era ancora qualcosa di poco chiaro.

— Scusami, ma c'è qualcosa che non capisco allora. Mi hai appena detto di aver dato un bacio a Lucio in bagno e ora mi dici che se io facessi l'amore con la sua ragazza di fronte a te, voi due stareste a guardare o poco più? — chiesi, confuso.

— Esattamente — disse lei. O meglio, non proprio fermi a guardare, qualcosa potrei anche farci. Dopo tutto, avrebbe te di fronte che stai penetrando la sua ragazza, quindi immagino che dovrò tenerlo buono in qualche modo… ma no, le mie gambe rimarranno chiuse. E questo per due motivi più che validi — si interruppe un secondo per fare un sorso di vino bianco che doveva avere aperto in compagnia di Lucio.

Una volta deglutito, riprese con il suo elenco: — Il primo motivo è che fino ad ora sono sempre stata io in vantaggio, se mi concedi il termine. Sono stata io al centro dell'attenzione con Alessia, sono stata io a interagire con il tuo amico, a mostrarmi sempre di più in giro e così via. Ecco, questa cosa non mi sta bene, vorrei che questo tipo di esperienze le facessimo insieme. Quindi, per una volta, vorrei che tu andassi al prossimo livello mentre io sto a guardare. Ovviamente poi ci rimetteremo in pari e non voglio sentire storie in quel momento, come ti ho detto —.

Riflettei per un secondo, la cosa aveva un suo senso logico, se non fosse che stavo parlando del perché fosse giusto che facessi l'amore con una semisconosciuta di fronte alla mia ragazza.

— Ma il secondo — riprese lei — e forse più importante motivo, è che in bagno non ho sentito la scintilla con lui. Anche se ci siamo baciati, non mi sembrava nulla di che, non so come mai. Preferirei che una cosa del genere avvenga con una persona che mi attrae di più, mi capisci? —.

No, non lo capisco, avrei voluto rispondere. Forse era il mio punto di vista maschile a essere molto limitato sull'argomento, ma sicuramente non mi sarei fatto scappare questa occasione per questo motivo.

Avrei voluto rispondere che la capivo e rassicurarla sul fatto che in ogni momento potevamo interrompere tutto, per qualsiasi motivo, ma in quel momento i nostri amici stavano tornando al tavolo e non mi sembrava il caso di coinvolgerli in discorsi così privati. Lucio, completamente nudo, sembrava piuttosto rosso e non potei fare a meno di notare come il suo membro fosse ancora mezzo scappellato, come se fosse stato utilizzato di recente.

Questo dubbio fu comunque immediatamente fugato da Rachele, che ci informò come il suo ragazzo avesse apprezzato particolarmente il momento della doccia e avesse la necessità di essere calmato (mimando un gesto con mano e bocca che non lasciò più neanche il minimo mistero alla cosa).

La cena fu molto piacevole; il pesce cucinato con i nostri limitati mezzi era più che mangiabile e il vino andava giù bene. Inoltre, quando Rachele non era impegnata in pensieri o attività sconce, si rivelava essere una ragazza davvero interessante e con la testa sulle spalle.

Fece un discorso molto su quello che voleva dire per lei stare nuda in questo genere di posti, e le sue motivazioni erano molto diverse dalle nostre, che vertevano più sulla sensazione di libertà e la comodità di non avere un costume bagnato. Per lei, cresciuta in una famiglia estremamente religiosa e pudica, il fatto di poter mostrare a tutti il suo corpo era un'affermazione di quanto si sentisse diversa rispetto a loro e un approccio alla vita radicalmente opposto.

— Anche perché — concluse molto caustica — se almeno fossero stati coerenti con tutto questo bigottismo e paura verso il corpo nudo, avrei anche potuto comprenderli. Ma sapete perché alla fine i miei si sono separati?

Nessuno di noi due osò provare ad indovinare.

— Su su, non preoccupatevi, ormai ne è passata di acqua sotto i ponti. Mica mi offendo! Vabbè, ve lo dico io, alla fine mia madre ha scoperto cosa faceva mio papà quando si chiudeva nel suo studio con il computer per tutto quel tempo — rivelò con un sorrisino —. A quanto pare, se sua figlia girava in casa in mutandine era un'offesa al pudore, ma se invece la donna mezza nuda si trovava su internet non c'era nessun problema. Non che non lo capissi poi, poverini. In tutta la mia gioventù non ho mai sentito una volta rumori sospetti dalla loro camera da letto, era ovvio che dovesse sfogarsi almeno in qualche modo —.

E riprese, stavolta con un'espressione meno divertita: — Ma quello che non mi andava giù era la loro incoerenza. Perché cercare di nascondere il nostro corpo o i nostri bisogni, se poi di nascosto questi emergevano comunque? E soprattutto, questo atteggiamento ha rovinato il loro matrimonio alla fine. Da quella volta, le loro discussioni non si sono più fermate, e spesso mia madre utilizzava quell'evento come arma per chiudere il discorso. Fino a che un bel giorno mio padre si è stancato definitivamente ed è scappato a gambe levate. Un classico esempio di famigliola credente felice, no? — concluse, con un sorriso amaro, lasciandoci tutti in un momento di silenzio imbarazzato, senza sapere cosa dire.

Ci pensò il suo ragazzo fortunatamente a risolvere la situazione: — Ma poi hai trovato me, tesoro, no? E tutto è cambiato in meglio! — continuò lui allegro — ed è anche per questo che ci siamo trovati in fondo. Sappiamo entrambi che nascondere i nostri desideri è inutile e, alla lunga, rovina la relazione, quindi cerchiamo di non nasconderci a vicenda i nostri desideri, per quanto pericoloso questo possa essere. Non sapete che litigate all'inizio… —.

Erano davvero una coppia affiatata. Senza che ce ne accorgessimo, praticamente ci avevano appena confermato che quelli successi in bagno con noi non erano episodi isolati, ma parte del loro modo di essere.

Come al solito, quella che un giorno in futuro sarebbe stata mia moglie, ci aveva visto lunghissimo e improvvisamente l'idea di me e Rachele impegnati sul letto mi sembrava quasi una cosa inevitabile.

Mentre parlavamo, l'aria iniziò a raffreddarsi e lo stare mezzi nudi iniziò ad essere problematico. Io, la mia ragazza e Rachele indossavamo già da un po' le nostre magliette (tutti e tre senza null'altro sotto, ovviamente), mentre Lucio cercava ancora di stare stoicamente tutto nudo. Fu proprio lui, infatti, a proporre di spostarci tutti dentro per una partita a carte, proposta che tutti accettammo di buon grado.

CONTINUA...
 
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