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Buongiorno a tutti, oggi per la prima volta mi cimento con un racconto di pura fantasia. Il contesto è reale, ma (purtroppo!) quello che è successo di più spinto non è mai accaduto. Sarà un racconto breve diviso in 3 parti. Ad ogni modo, anche se è un racconto totalmente di fantasia, spero che possa comunque essere apprezzato. Buona lettura!


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Estate 2006. I miei genitori erano fuori per le vacanze e mia sorella Martina, 23 anni, organizzava spesso serate con i suoi amici a casa nostra, per la maggior parte in concomitanza con le partite del Mondiale. Data l’impossibilità di spedirmi a dormire dai miei amici ogni volta che era prevista una festa, non di rado capitava che io rimanessi con lei ed i suoi amici, diventando di fatto la mascotte del gruppo.

Mia sorella era comunque ben attenta a tenermi a debita distanza dall’alcol, dati i miei 16 anni, al contrario di come facevano loro. Tra una serata e l’altra, comunque, ero entrato in confidenza con qualche suo amico, grazie alla passione comune per il calcio, oltre ad aver preso in simpatia la ragazza di un suo amico, di nome Ambra.

Dire che ero innamorato di Ambra forse è esagerato. Ma definirla un’infatuazione, alimentata dagli ormoni turbolenti della pubertà, era più che calzante. Rispetto alle mie coetanee, ai tempi del liceo spesso vestite con felponi larghi e jeans della Onyx paillettati, Ambra aveva il fascino della ragazza più grande, oltre ad essere un tipino che non lasciava indifferenti.

Anche lei mi aveva preso in simpatia. Probabilmente solo perché ero il fratellino di Martina, ma ogni tanto, quando avevo delle uscite che sottolineavano la mia ingenuità, lei esclamava: “Che carino che sei!” e mi afferrava il viso tra le mani dandomi un bacetto sulla guancia.

Inutile dire che dentro di me ribollivo. Ambra mi sembrava a tratti anche utopisticamente a portata di mano. Sarà stato per la sua bassa statura, ma a volte la assimilavo ad una della mia età e fantasticavo su cosa avremmo potuto fare insieme.

Portava i capelli a caschetto appena sopra le spalle, con una sfumatura caratteristica tra il castano chiaro ed il biondo, come tante sottili spighe di grano leggermente sporcate di nocciola.

Questo taglio le incorniciava il viso portando l’attenzione sui suoi occhi. Verdi, erano simili a due gemme di smeraldo, capaci di comunicare un’intera gamma di emozioni solo con lo sguardo. Sulle sue guance, rosse come due mele appena colte a causa del trucco, si disponevano tante piccole lentiggini, concentrandosi in particolar modo sulla punta del suo naso.

Quest'ultimo, se osservato frontalmente, appariva come qualsiasi altro, ma dal profilo rivelava una curvatura leggermente aquilina, un piccolo ricordo di una qualche discendenza o forse solo un capriccio della natura, che non pregiudicava comunque l’armonia del suo viso.

Il suo viso era tinteggiato da un trucco leggero, che esaltava i suoi tratti. Una sottile striscia di eyeliner verde-acqua, in palette con i suoi occhi, li rendeva ancora più magnetici, mentre un tocco di gloss metteva in risalto le sue labbra sottili ma morbide. Ai lobi portava sempre due orecchini semplici e tondi di perla.

Quella sera andava in onda Italia-Ucraina, quarto di finale del Mondiale. Vincemmo 3-0. Durante la partita ero seduto a fianco ad Ambra e ad ogni gol, ci abbracciavamo per festeggiare. Zambrotta, Toni, poi ancora Toni. Ogni volta che la palla finiva in rete, i nostri corpi si toccavano procurandomi dei sonori brividi sulla pelle. Speravo che la partita finisse 10 o 20 a zero. Potevo sentire i suoi piccoli seni premere contro il mio esile petto, coperti solamente da un sottile top giallo canarino che le lasciava scoperto l’ombelico.

Ambra era estremamente estroversa. Oltre a ridere e scherzare con tutti, incluso me, durante la serata, soprattutto dopo qualche bicchiere, cominciava a fare battute anche a sfondo sessuale che ad essere sinceri, vista la mia verginità, non capivo fino in fondo. Ad ogni modo, non so se per caso o volutamente, quando ci sedemmo al tavolo per bere, una volta finita la partita, finimmo novamente seduti accanto.
Il suo contatto fisico nei miei confronti accadeva di nuovo ed a più riprese, ma continuavo a pensare che fosse del tutto innocente e rivolto al solo “fratellino” della sua amica.

L’alcol la rendeva ancora più frizzante del solito, le sue guance si facevano ancora più rosse ed i suoi occhi diventavano lucidi e brillanti. Accanto a lei, dall’altro lato rispetto a me, era seduto il suo ragazzo, con il quale si scambiava ogni tanto dei baci che a me sembravano piuttosto spinti.

Le feste organizzate da mia sorella, vista anche la quantità di alcol che transitava, prevedevano spesso che qualche amico si fermasse a dormire a casa nostra: chi buttato sul divano, chi accomodato nella stanza degli ospiti.

Poco prima di andare a dormire scoprii che, oltre a tre ragazzi visibilmente ubriachi accampati sul divano come profughi, anche Ambra ed il suo ragazzo sarebbero rimasti a dormire da noi, nella stanza degli ospiti. Non mi pareva vero. Non perché mi aspettassi di fare chissà cosa, ma la sola idea di avercela in casa per tutta la notte mi eccitava da morire.

Mia sorella si accomodò nella stanza dei nostri genitori, io nella mia ed Ambra ed il suo ragazzo nell’ultima stanza disponibile. Ci salutammo e spegnemmo tutte le luci.

Non ho mai avuto il sonno pesante. E, anche in tenera età, ho sempre impiegato una ventina di minuti prima di addormentarmi. Così, dopo dieci minuti che mi rigiravo tra le lenzuola cercando di trovare la posizione più comoda, cominciai a sentire dei leggeri gemiti provenire dalla stanza di Ambra.

Improvvisamente mi si drizzarono le antenne. E non solo. Un’erezione durissima si impossessò del mio giovane membro. Mi alzai di scatto e mi diressi alla porta della mia stanza.

Nonostante la stanza dove stava Ambra fosse dall’altro lato del corridoio rispetto alla mia, riuscivo a percepire i suoi gemiti che crescevano di volume, forse anche a causa dell’euforia alcolica. Potevo distinguere chiaramente i suoi sospiri flebili ma intensi nel silenzio della notte rotto solo da qualche auto che passava in lontananza nelle vie parallele.

Non volevo uscire in corridoio per paura di incontrare qualcuno, così socchiusi leggermente la porta della mia camera per sentire meglio e mi appostai sul ciglio cominciando ad origliare. Piano piano, iniziai a masturbarmi immaginandomi il corpo di Ambra nudo a solo due porte di distanza da me che si faceva penetrare sotto i colpi del suo ragazzo.

Passai la mano sulla mia asta, con la foga tipica dei 16 anni, tenendo gli occhi chiusi per formare vividamente nella mia testa le immagini di Ambra mentre udivo vibrare nell’aria i suoi gemiti. Fantasticai sui suoi occhi verdi e vogliosi, sul suo seno nudo e sul suo sedere sodo e scolpito, frutto del pattinaggio su ghiaccio che praticava, che più volte mi aveva instillato pensieri lascivi.

In men che non si dica, dovetti cercare un fazzoletto dove liberarmi. Imbrattai abbondantemente la soffice carta a tre strati, tanto che dovetti scappare di soppiatto nel bagno accanto alla mia camera per ripulirmi e darmi una sciacquata. Tornai a dormire piombando nel più dolce dei sonni con ancora fresche in mente le mie fantasie.
 
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Qualche ora più tardi, però, mi svegliai. Sentivo ancora il bisogno di andare in bagno, forse per eliminare ancora qualche residuo di sperma presente nei miei condotti. Uscii dalla mia camera ma sentii immediatamente rumori poco incoraggianti di conati giungere dal bagno, provenienti da qualcuno che stava vomitando per colpa del troppo alcol.

Mi recai verso l’altro bagno, ciondolante dal sonno e con ancora gli occhi stropicciati. Provai ad aprire ma trovai la porta chiusa e una voce tonante maschile nella quale riconobbi il ragazzo di Ambra, esclamò: “Occupato!”

Mi stavo letteralmente pisciando sotto quindi dovetti optare per una soluzione alternativa che all’epoca adottavo spesso: orinare in un grande vaso di Buganvillee che mia madre teneva in un remoto angolo del balcone. Lo feci e mi liberai; poi, rientrando, volli passare comunque dal bagno per lavarmi le mani. Sentii in lontananza il rumore metallico della serratura aprirsi, così fui sicuro di avere il bagno libero.

Ancora intorpidito dal sonno, proseguii a passi lenti e sconnessi fino ad arrivare davanti alla porta del bagno. Inizialmente non notai la luce accesa provenire da sotto la porta. Trascinai la porta scorrevole non incontrando nessuna resistenza, segno che non era chiusa a chiave, ma non appena fui dentro ed alzai lo sguardo vidi Ambra, semi piegata e con i pantaloni abbassati. Anche lei con gli occhi pieni di sonno, mi scrutò per un istante, mentre io rimasi bloccato a metà tra l’enorme eccitazione ed il panico per non saper che fare.

Rimasi a fissarla come un ebete mentre lei era in posizione di squat, con le ginocchia leggermente piegate mentre si stava alzando dal water.

Restammo per pochi secondi a fissarci negli occhi, poi i suoi da semichiusi ed insonnoliti cominciarono a brillare di una malizia che mi lasciò a dir poco a bocca aperta. Mi squadrò dalla testa ai piedi, notando ancor prima di me l’erezione che aveva preso possesso del mio pigiama; io non seppi come reagire e cercai di coprirmi con le mani aumentando il mio imbarazzo.

Ambra con nonchalance ed estrema naturalezza mi chiese, celando un po’ di malizia: “Ne hai mai vista una?”
Io non riuscii a crederci. Pensavo che sarei stato cacciato dal bagno a male parole, a botte, a schiaffi in testa; invece, Ambra ebbe questa uscita lasciandomi totalmente imbambolato.

Io, ancora impietrito, feci di no con la testa, poi lei incalzò dicendomi quasi con severità: “Però entri o esci.”
Il suo tono era calmo e penetrante, ma tutto ciò lo diceva a bassa voce, per evitare di essere sentita dal ragazzo che era comunque in una stanza poco distante da noi.

Io mi mossi in modo scoordinato cercando di centrare con le mani la chiave mentre non distoglievo lo sguardo dal suo inguine e dalla corta peluria castano chiaro che lo ricopriva. Vista la mia indecisione, Ambra mi disse ridendo: “Dai, entra!”

Con la mia erezione che ormai si faceva sempre più grande, tremando presi la chiave e la girai serrando l’entrata. Rimasi praticamente appiccicato con la schiena alla porta senza sapere che fare; Ambra, nel frattempo, come se niente fosse si era finita di pulire e aveva gettato la carta igienica nel water tirando lo sciacquone, rimanendo però sempre con il suo praticello in bella vista, con i pantaloni del pigiama abbassati.

Forse anche a causa dell’alcol, aveva perso un po’ di freni inibitori e cominciò a farmi delle domande strane.

“Ti piaccio, vero?” – mi disse con voce suadente.
“S…Sì…” – risposi io con voce timida mentre ancor più timidamente mi avvicinavo a lei.
“Lo so…” - disse lei ammiccando - “ne hai mai toccata una?”

Io non volevo crederci e non capivo se stesse scherzando ed a breve mi avrebbe sbattuto fuori dal bagno oppure si stava realmente divertendo a stuzzicarmi. Mi domandavo dove sarebbe andata a finire questa conversazione; la situazione mi eccitava ma mi preoccupava anche, visto che ero vergine, c’era mia sorella in casa ed ancora peggio c’era il ragazzo di Ambra nella stanza accanto.

“No…” – risposi con timore.
Lei continuò a dimostrandosi amichevole e ben disposta.
“Vieni qua, mica ti mangio!” – mi disse sfottendomi amorevolmente.

Mi avvicinai a passo lento come un cacciatore di soppiatto nella savana, guardandomi nervosamente intorno e calpestando con passo felpato il pavimento. Ben presto, fummo a pochi centimetri l’uno dall’altra. Lei era di fronte a me; potevo guardarla intensamente fissando i suoi occhi verdi che tanti pensieri malsani mi avevano suscitato nelle settimane addietro, ma ovviamente il mio sguardo virava anche verso le sue cosce e quello che celavano.

Avevo le mani dietro la schiena per la timidezza, mani che iniziarono anche a sudare per l’ansia. Ambra allungò il suo braccio mi prese la mano.

Sentii un brivido attraversare i miei sensi ed intorpidirli. Il brivido si propagò rapidamente verso il mio pene che batteva al ritmo del mio cuore come un centometrista in gara.

Oltre ai soliti bacetti sulle guance, questo era il gesto più intimo che avessi avuto con Ambra fino a quel momento e qualcosa mi diceva che sarebbe stato scalzato da un altro ancora più intimo di lì a poco. La mia mano tremante fu presa dalla sua e guidata vicino al suo pube che mi fece accarezzare, facendomi sentire sotto le dita l’ispidezza dei suoi peli corti. Poi, il mio viaggio da sogno continuò proseguendo verso le grandi labbra.

Non avevo mai sentito niente del genere. Era una sezione stranissima. Cercavo il suo sguardo per approvazione e per un’ulteriore conferma del suo voler fare quello che stavamo facendo. La situazione continuava a sembrarmi irreale; quello che fino a qualche mese fa avevo immaginato solo nei miei sogni più reconditi, stava prendendo vita sotto i miei occhi e sotto le mie dita. Ambra continuava a sorridere come se per lei fosse tutto un gioco.

Non capivo se si stesse prendendo gioco di me, se volesse svezzarmi oppure se questa situazione intrigasse anche lei.

La mia mano scese verso lidi ancora più dolci e sentii per la prima volta il bagnato femminile che fino a lì avevo visto solamente nei film porno. Sentirlo direttamente sulle mie dita fu una sensazione indescrivibile.

Ogni tanto aprivo e chiudevo gli occhi per essere sicuro che non stessi sognando. Tutto sembrava così reale ed al contempo così strano che a tratti credevo che fosse tutto nella mia testa.

Le mie dita massaggiavano delicatamente la sua apertura rosa che si faceva sempre più umida e cominciava a lubrificare le mie dita. Mi guidò ancora facendomi inserire piano piano un dito dentro di lei. Non capivo bene come fare, quanta forza dovessi mettere e quando in fondo potessi spingermi senza farle male. Provai ad inserire più di una falange ed appena lo feci lei piegò la testa all’insù mordendosi leggermente le labbra e lasciandosi sfuggire un “Mmm…” di piacere.

Dentro il mio pigiama, nel frattempo, la festa era andata molto oltre e sentivo che avrei potuto avere un’eiaculazione spontanea da un momento all’altro. Spontanea, però, non fu. Mentre il mio dito indice timidamente perlustrava il suo interno, sempre indirizzato dalla sua mano, Ambra con decisione allungò l’altra sua mano verso i miei pantaloni facendo uscire il mio cazzo dritto che, come un leone in gabbia, non vedeva l’ora di essere liberato.

Nonostante non avessi sviluppato da molto tempo, il mio membro era comunque ormai adulto e di una dimensione regolare, almeno a quanto potevo vedere dal confronto con i miei compagni nelle docce degli spogliatoi. Ambra confermò questa mia sensazione facendo un’espressione di compiacimento, mentre strinse attorno alla mia asta la sua piccola e morbida mano, abbellita da unghie smaltate di giallo.

Guardai il mio glande comparire e scomparire nella cavità formata dalla sua mano, che cominciò a muoversi lentamente per tutta la lunghezza. Sentivo di non avere minimamente il controllo di me stesso, pervaso da quella esperienza così eccitante da superare ogni mia fantasia.

Mi sentivo esattamente come Jim in American Pie: stavo con la ragazza dei miei sogni e cercavo in tutti i modi di trattenermi, ma la prima esperienza sessuale che stavo vivendo lasciava ben poco spazio all’autocontrollo.

Bastò realmente qualche secondo per farmi venire abbondantemente, mentre strozzai in gola un gemito con cui avrei voluto riempire tutta casa. Un fiotto potente la colpì esattamente al centro dell’ombelico, poi scaricai il resto sul suo ventre; il tutto colò viscosamente verso il suo pelo.

Fortunatamente non centrai né il top del suo pigiama né i pantaloncini ancora abbassati, rendendole la pulizia più facile. Ambra continuò a farmi provare piacere fino a che non espulsi tutto il mio seme, lasciandosi poi andare in un sorriso che non capivo se fosse di sbeffeggiamento o di compiacimento.

Finito il mio godimento, ripresi fiato e poi la guardai quasi mortificato per l’infima durata e lo scarso autocontrollo che avevo avuto, e per aver inoltre aver rischiato di imbrattarla dalla testa ai piedi.
 
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Piccola osservazione, che non vuole essere assolutamente una critica al libero apprezzamento di chiunque, ma solo una constatazione dei fatti.

Noto una discrepanza incredibile di apprezzamenti e commenti tra storie con tag reale e storie con tag di fantasia.

Voglio dire, fa davvero tutta questa differenza sapere se una storia è realmente accaduta oppure se è totalmente frutto di fantasia?

Eppure (parlo almeno nel mio caso), l’autore è sempre lo stesso, lo stile pure, quindi in teoria anche le emozioni e le reazioni suscitate dovrebbero essere in proporzione le stesse.

Invece basta cambiare solamente il tag per trovare storie vuote invece di storie con un discreto seguito.

Ripeto, non vuole assolutamente essere una critica ma anzi uno spunto di discussione per chi ha un pensiero a riguardo.

Io, dal canto mio, apprezzamenti o meno continuerò a scrivere perché mi piace, siano storie reali o di fantasia.
 

Napoletano1994

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Piccola osservazione, che non vuole essere assolutamente una critica al libero apprezzamento di chiunque, ma solo una constatazione dei fatti.

Noto una discrepanza incredibile di apprezzamenti e commenti tra storie con tag reale e storie con tag di fantasia.

Voglio dire, fa davvero tutta questa differenza sapere se una storia è realmente accaduta oppure se è totalmente frutto di fantasia?

Eppure (parlo almeno nel mio caso), l’autore è sempre lo stesso, lo stile pure, quindi in teoria anche le emozioni e le reazioni suscitate dovrebbero essere in proporzione le stesse.

Invece basta cambiare solamente il tag per trovare storie vuote invece di storie con un discreto seguito.

Ripeto, non vuole assolutamente essere una critica ma anzi uno spunto di discussione per chi ha un pensiero a riguardo.

Io, dal canto mio, apprezzamenti o meno continuerò a scrivere perché mi piace, siano storie reali o di fantasia.
Ciao per me conta come è scritta la storia ci sono molti tag reali che di reale hanno solo il tag e tag di fantasia per storie scritte bene.
 
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“Oddio, scusa!” – esclamai abbassando lo sguardo.
Lei sorrise e rimase in silenzio. Sembrò pensare a qualcosa. Mi guardò nuovamente, poi prese qualche strappo di carta igienica per ripulirsi. Infine, riposò lo sguardo su di me.
“Quindi, sei vergine…” – mi disse rivolgendomi una domanda retorica.
Io annuii. La guardai e vidi ancora una volta i suoi occhi brillare di una luce maliziosa. Capii che aveva qualcos’altro in mente.

“Mi sciacquo un attimo…” – sussurrai io timorosamente. Poi, una volta asciugatomi, mi tirai su i pantaloni e le dissi balbettando: “Beh, io vado…”
“Dove vai?” – mi interruppe subito lei scherzando.
“Non lo so…in camera?!” – chiesi con tono piatto.
“E perché?”
La domanda mi lasciò interdetto. La guardai con aria interrogativa.
“Beh, perché…”
Lei non mi lasciò neanche il tempo di finire.
“Non vuoi rimanere qui?” – mi disse lanciandomi uno sguardo da cerbiatta, tenero ed allo stesso tempo provocante.
“Beh, sì!” – esclamai radiante, lasciandomi sfuggire un sorriso splendente – “Ma…mia sorella…il tuo ragazzo…”
“Ma dormono, che ci importa!” – disse lei con grande sicurezza.
“Dai, vieni qui…” – sussurrò invitandomi ad avvicinarmi a lei con un gesto della mano.

La mia erezione, che si era spenta solo qualche minuto prima, lievitò repentinamente in tutta la sua consistenza. Mi trovai nuovamente di fronte ad Ambra che mi accarezzò le braccia sfiorandomele con le dita, prima di avvicinarsi con la sua bocca a pochi millimetri dalla mia.

“Non sarai anche vergine di baci?” – mi domandò.
Sentii il calore del suo fiato sulla mia bocca.
“No, no…” – replicai mentendo.

In men che non si dica le nostre labbra cominciarono a fondersi, assaporandosi a vicenda. Percepii un sapore strano, probabilmente dato dall’alcol con il quale non era andata tanto leggera durante la serata. In un baleno, pensai anche al fatto che poteva aver preso in bocca il membro del suo fidanzato non molto prima, e sentii un momento di ribrezzo.

Poi, mi lasciai andare pensando che stavo inspiegabilmente baciando Ambra. Le mie sinapsi trasformarono le mie perplessità in molecole di eccitazione, e ben presto sentii solo un unico sapore che era quello dell’unione delle nostre lingue.

Ambra indietreggiò lentamente, poi si staccò e si sfilò il top del pigiama. Fece scivolare i suoi pantaloncini a terra. Adesso era completamente nuda, il suo corpo candido e liscio si esibiva in uno spettacolo privato che aveva me come unico spettatore.

Alla vista, allungai timidamente la mano verso il suo seno minuto. Lei mi incoraggiò.
“Tocca!” – esclamò, mentre prese le mie mani tra le sue e le poggiò sul suo petto, coprendo interamente le sue collinette.

Le sue areole erano poco più scure della sua pelle nivea, tanto che nella luce fioca del bagno si distinguevano a malapena. Viceversa, i capezzoli risultavano molto prominenti e già turgidi. Sentii la loro rigidità sotto i palmi delle mie mani.

Si mise a sedere sul ripiano piastrellato, nello spazio che separava i due lavandini. Il suo sedere tonico e prorompente c’entrava a malapena, ma si sistemò comodamente, mostrandomi il suo sesso in tutto il suo splendore, dopo aver divaricato le gambe.

Quella era solo l’ultima di troppe stranezze accadute in quel bagno nel giro di pochi minuti. Capii ma volli essere sicuro di aver capito.
“Vuoi che…?” – domandai incredulo.
Fece di sì con la testa, inumidendosi le labbra con la lingua.
“Tanto prendo la pillola…” – disse mentre mi prese la mano tirandomi a sé.
Annuii facendo finta di aver capito, anche se all’epoca non avevo la minima idea di cosa fosse questa fantomatica pillola né a cosa servisse.

Avvicinai il mio pene, ormai grondo di voglia e rigonfio di vene, alla sua apertura.
“Aspetta!” – mi bloccò lei. Poi, si toccò leggermente per lubrificarsi.
In un attimo di incoscienza e di pulsione, mi chinai avvicinando le mie labbra alle sue, ma quelle inferiori. Poi, timidamente cominciai a leccarla. Questa mossa la sorprese.
“Questo scommetto che l’hai visto in qualche film porno!” - disse sorridendo, mentre notavo però che cominciava a provare piacere, chiudendomi la testa nella morsa delle sue gambe.

Dopo qualche minuto, sentendola ansimare, pensai che fosse il momento giusto per iniziare. Stavo per perdere la mia verginità. Timorosamente, avvicinai il mio membro alle sue piccole labbra, sfiorandole e sentendole bagnate.

Tentennando, diedi una lieve spinta di bacino ed in un attimo fui dentro. Ambra mi sorrise soddisfatta. Cominciai il mio movimento avanti ed indietro. Una sensazione di calore si impossessò di me. Quello che stavo provando era difficilmente descrivibile, e fino a qualche ora fa mai avrei pensato di provarlo così presto.

Ancora una volta, l’eccitazione era tale da garantirmi una durata pressoché nulla. Cercavo di godermi il momento, mentre sentivo il calore di Ambra ad ammiravo le espressioni di piacere sul suo volto, ma al contempo tentavo di pensare a tutt’altro per distrarmi e prolungare la prestazione.

Smorfie di vario tipo, che non dovevano essere belle da vedere, si alternavano sul mio viso, mentre le mie mani stringevano i fianchi di Ambra sentendo la sua carne tra le dita.

Il mio fiato si fece sempre più corto e cominciai a mugugnare.
“No dai, per favore, non venire!” – mi pregò Ambra, ormai visibilmente vicina all’orgasmo.
“Aspetta!” – replicai ansimando e rallentando fino a quasi fermarmi, riprendendo fiato.

Ripresi il nostro amplesso cercando di assestare qualche colpo profondo ma più lento, per farla godere ancora di più. Nel silenzio della notte, con una leggera eco data dal bagno, sentii i gemiti di Aurora farsi strada nell’aria. Le sue sopracciglia si aggrottarono e con una mano si palpò un seno. Ammirai con soddisfazione e molta eccitazione la prima donna che aveva provato piacere grazie a me.

“Sto per venire!” – dissi non appena ritornai alla realtà.
Ambra si sfilò e si inginocchiò davanti a me sul tappetino del bagno.

Le bastò poggiare le sue labbra sul mio membro, e la stimolazione del frenulo mi portò immediatamente ad esplodere.
I suoi occhi verdi mi fissavano mentre sentivo il mio seme pulsare fuori da me e farsi strada nella sua gola. Ingoiò tutto il mio succo.

Ci rivestimmo piuttosto in fretta, per non destare sospetti. Prima che si rinfilasse i pantaloncini del pigiama, la fermai per farle una domanda che avevo molto a cuore.
Senza mezze parole, le domandai: “Posso toccarti il sedere?”
Lei scoppiò a ridere.

Ero particolarmente eccitato per aver fatto tutto quello che avevo fatto con lei, ma non potevo finire la serata senza aver toccato il suo sedere, da sempre un mio chiodo fisso. Lei assecondò la mia richiesta e si fermò dal tirarsi su il pantaloncino, piegandosi un po’ a novanta gradi.

Mi ritrovai faccia a faccia con la sua rotondità. Spalmai le mie mani sulle sue natiche tastandone la consistenza. Stetti qualche secondo ad accarezzarle e tastarle, sotto il suo sguardo divertito. Nel frattempo, mi venne un’altra erezione.

“Hai finito?” – mi chiese poi lei.
Feci un cenno con la testa.
Non so cosa mi passò in mente ma il momento, sommato a quello che covavo da mesi in aggiunta al fatto che avevo appena fatto l’amore con lei, mi fece proferire due paroline quantomeno fuori luogo.
“Ti amo…” – sussurrai a denti stretti.

Probabilmente non lo pensavo sul serio, ma nell’enfasi della situazione quelle parole mi uscirono di bocca in maniera quasi automatica.
Ambra sorrise, come al solito. Si tirò su i pantaloni e si ricompose, poi si rivolse a me con quella frase che tante volte mi aveva detto e alla quale in quel frangente attribuii un altro significato.
“Che carino che sei!”
Poi mi baciò, stavolta sulle labbra.

Svicolò fuori dal bagno e tornò in camera sua. Io, per non destare sospetti, attesi qualche minuto, poi uscii anche io. Prima di lasciare il bagno che mi aveva appena visto perdere la verginità, buttai un occhio all’orologio che campeggiava sopra la porta. Erano passati appena 12 minuti, inclusi un paio di attesa da quando era uscita Ambra. Un vero record. A me, comunque, parve un’eternità.

Non seppi mai perché successe tutto quello. Vidi Ambra qualche altra volta in qualche altra festa organizzata da mia sorella. Lei si comportò come al solito, gioiosa, solare, facendo finta che non fosse successo niente. Dal canto mio, ogni volta che la rivedevo avevo bene stampate in testa le immagini di lei a gambe aperte sul lavandino del bagno, e di me dentro di lei.

Sperai con tutto il cuore che accadesse di nuovo una situazione simile, ma non successe mai più. Ambra lasciò l’amico di mia sorella dopo qualche mese, e ruppe i contatti anche con lei. Non la vidi più. Nella mia memoria invece, i ricordi di quei pochi minuti di passione restarono vividi. La mia cotta durò ancora qualche mese, nei quali mi masturbavo spesso pensando al nostro incontro. L’anno seguente cambiai classe e conobbi una ragazza di cui innamorai, dimenticandomi pian piano Ambra. Di lei, rimase solo il dolce ricordo della mia prima volta con la ragazza su cui avevo fantasticato per mesi.
 

Shamoan

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Wow!!! Racconto stupendo, veramente ben scritto e carico di emozioni che ho provato anch'io come se fossi li al tuo posto.
Sinceramente mi importa poco che sia reale o di fantasia, se ben scritto e non cade nell'assurdo, è sempre un piacere leggere un racconto del genere.
 

Luca-VI

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Bel racconto, ben scritto e eccitante.
Bravo.

P. S. Per rispondere alla tua domanda più sopra, nel mio caso si, fa differenza tra reale e inventato.
Ma questo non pregiudica che anche il racconto di fantasia sia apprezzabile e gradevole, come in questo caso 😉
 

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