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Buongiorno a tutti, oggi per la prima volta mi cimento con un racconto di pura fantasia. Il contesto è reale, ma (purtroppo!) quello che è successo di più spinto non è mai accaduto. Sarà un racconto breve diviso in 3 parti. Ad ogni modo, anche se è un racconto totalmente di fantasia, spero che possa comunque essere apprezzato. Buona lettura!
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Estate 2006. I miei genitori erano fuori per le vacanze e mia sorella Martina, 23 anni, organizzava spesso serate con i suoi amici a casa nostra, per la maggior parte in concomitanza con le partite del Mondiale. Data l’impossibilità di spedirmi a dormire dai miei amici ogni volta che era prevista una festa, non di rado capitava che io rimanessi con lei ed i suoi amici, diventando di fatto la mascotte del gruppo.
Mia sorella era comunque ben attenta a tenermi a debita distanza dall’alcol, dati i miei 16 anni, al contrario di come facevano loro. Tra una serata e l’altra, comunque, ero entrato in confidenza con qualche suo amico, grazie alla passione comune per il calcio, oltre ad aver preso in simpatia la ragazza di un suo amico, di nome Ambra.
Dire che ero innamorato di Ambra forse è esagerato. Ma definirla un’infatuazione, alimentata dagli ormoni turbolenti della pubertà, era più che calzante. Rispetto alle mie coetanee, ai tempi del liceo spesso vestite con felponi larghi e jeans della Onyx paillettati, Ambra aveva il fascino della ragazza più grande, oltre ad essere un tipino che non lasciava indifferenti.
Anche lei mi aveva preso in simpatia. Probabilmente solo perché ero il fratellino di Martina, ma ogni tanto, quando avevo delle uscite che sottolineavano la mia ingenuità, lei esclamava: “Che carino che sei!” e mi afferrava il viso tra le mani dandomi un bacetto sulla guancia.
Inutile dire che dentro di me ribollivo. Ambra mi sembrava a tratti anche utopisticamente a portata di mano. Sarà stato per la sua bassa statura, ma a volte la assimilavo ad una della mia età e fantasticavo su cosa avremmo potuto fare insieme.
Portava i capelli a caschetto appena sopra le spalle, con una sfumatura caratteristica tra il castano chiaro ed il biondo, come tante sottili spighe di grano leggermente sporcate di nocciola.
Questo taglio le incorniciava il viso portando l’attenzione sui suoi occhi. Verdi, erano simili a due gemme di smeraldo, capaci di comunicare un’intera gamma di emozioni solo con lo sguardo. Sulle sue guance, rosse come due mele appena colte a causa del trucco, si disponevano tante piccole lentiggini, concentrandosi in particolar modo sulla punta del suo naso.
Quest'ultimo, se osservato frontalmente, appariva come qualsiasi altro, ma dal profilo rivelava una curvatura leggermente aquilina, un piccolo ricordo di una qualche discendenza o forse solo un capriccio della natura, che non pregiudicava comunque l’armonia del suo viso.
Il suo viso era tinteggiato da un trucco leggero, che esaltava i suoi tratti. Una sottile striscia di eyeliner verde-acqua, in palette con i suoi occhi, li rendeva ancora più magnetici, mentre un tocco di gloss metteva in risalto le sue labbra sottili ma morbide. Ai lobi portava sempre due orecchini semplici e tondi di perla.
Quella sera andava in onda Italia-Ucraina, quarto di finale del Mondiale. Vincemmo 3-0. Durante la partita ero seduto a fianco ad Ambra e ad ogni gol, ci abbracciavamo per festeggiare. Zambrotta, Toni, poi ancora Toni. Ogni volta che la palla finiva in rete, i nostri corpi si toccavano procurandomi dei sonori brividi sulla pelle. Speravo che la partita finisse 10 o 20 a zero. Potevo sentire i suoi piccoli seni premere contro il mio esile petto, coperti solamente da un sottile top giallo canarino che le lasciava scoperto l’ombelico.
Ambra era estremamente estroversa. Oltre a ridere e scherzare con tutti, incluso me, durante la serata, soprattutto dopo qualche bicchiere, cominciava a fare battute anche a sfondo sessuale che ad essere sinceri, vista la mia verginità, non capivo fino in fondo. Ad ogni modo, non so se per caso o volutamente, quando ci sedemmo al tavolo per bere, una volta finita la partita, finimmo novamente seduti accanto.
Il suo contatto fisico nei miei confronti accadeva di nuovo ed a più riprese, ma continuavo a pensare che fosse del tutto innocente e rivolto al solo “fratellino” della sua amica.
L’alcol la rendeva ancora più frizzante del solito, le sue guance si facevano ancora più rosse ed i suoi occhi diventavano lucidi e brillanti. Accanto a lei, dall’altro lato rispetto a me, era seduto il suo ragazzo, con il quale si scambiava ogni tanto dei baci che a me sembravano piuttosto spinti.
Le feste organizzate da mia sorella, vista anche la quantità di alcol che transitava, prevedevano spesso che qualche amico si fermasse a dormire a casa nostra: chi buttato sul divano, chi accomodato nella stanza degli ospiti.
Poco prima di andare a dormire scoprii che, oltre a tre ragazzi visibilmente ubriachi accampati sul divano come profughi, anche Ambra ed il suo ragazzo sarebbero rimasti a dormire da noi, nella stanza degli ospiti. Non mi pareva vero. Non perché mi aspettassi di fare chissà cosa, ma la sola idea di avercela in casa per tutta la notte mi eccitava da morire.
Mia sorella si accomodò nella stanza dei nostri genitori, io nella mia ed Ambra ed il suo ragazzo nell’ultima stanza disponibile. Ci salutammo e spegnemmo tutte le luci.
Non ho mai avuto il sonno pesante. E, anche in tenera età, ho sempre impiegato una ventina di minuti prima di addormentarmi. Così, dopo dieci minuti che mi rigiravo tra le lenzuola cercando di trovare la posizione più comoda, cominciai a sentire dei leggeri gemiti provenire dalla stanza di Ambra.
Improvvisamente mi si drizzarono le antenne. E non solo. Un’erezione durissima si impossessò del mio giovane membro. Mi alzai di scatto e mi diressi alla porta della mia stanza.
Nonostante la stanza dove stava Ambra fosse dall’altro lato del corridoio rispetto alla mia, riuscivo a percepire i suoi gemiti che crescevano di volume, forse anche a causa dell’euforia alcolica. Potevo distinguere chiaramente i suoi sospiri flebili ma intensi nel silenzio della notte rotto solo da qualche auto che passava in lontananza nelle vie parallele.
Non volevo uscire in corridoio per paura di incontrare qualcuno, così socchiusi leggermente la porta della mia camera per sentire meglio e mi appostai sul ciglio cominciando ad origliare. Piano piano, iniziai a masturbarmi immaginandomi il corpo di Ambra nudo a solo due porte di distanza da me che si faceva penetrare sotto i colpi del suo ragazzo.
Passai la mano sulla mia asta, con la foga tipica dei 16 anni, tenendo gli occhi chiusi per formare vividamente nella mia testa le immagini di Ambra mentre udivo vibrare nell’aria i suoi gemiti. Fantasticai sui suoi occhi verdi e vogliosi, sul suo seno nudo e sul suo sedere sodo e scolpito, frutto del pattinaggio su ghiaccio che praticava, che più volte mi aveva instillato pensieri lascivi.
In men che non si dica, dovetti cercare un fazzoletto dove liberarmi. Imbrattai abbondantemente la soffice carta a tre strati, tanto che dovetti scappare di soppiatto nel bagno accanto alla mia camera per ripulirmi e darmi una sciacquata. Tornai a dormire piombando nel più dolce dei sonni con ancora fresche in mente le mie fantasie.
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Estate 2006. I miei genitori erano fuori per le vacanze e mia sorella Martina, 23 anni, organizzava spesso serate con i suoi amici a casa nostra, per la maggior parte in concomitanza con le partite del Mondiale. Data l’impossibilità di spedirmi a dormire dai miei amici ogni volta che era prevista una festa, non di rado capitava che io rimanessi con lei ed i suoi amici, diventando di fatto la mascotte del gruppo.
Mia sorella era comunque ben attenta a tenermi a debita distanza dall’alcol, dati i miei 16 anni, al contrario di come facevano loro. Tra una serata e l’altra, comunque, ero entrato in confidenza con qualche suo amico, grazie alla passione comune per il calcio, oltre ad aver preso in simpatia la ragazza di un suo amico, di nome Ambra.
Dire che ero innamorato di Ambra forse è esagerato. Ma definirla un’infatuazione, alimentata dagli ormoni turbolenti della pubertà, era più che calzante. Rispetto alle mie coetanee, ai tempi del liceo spesso vestite con felponi larghi e jeans della Onyx paillettati, Ambra aveva il fascino della ragazza più grande, oltre ad essere un tipino che non lasciava indifferenti.
Anche lei mi aveva preso in simpatia. Probabilmente solo perché ero il fratellino di Martina, ma ogni tanto, quando avevo delle uscite che sottolineavano la mia ingenuità, lei esclamava: “Che carino che sei!” e mi afferrava il viso tra le mani dandomi un bacetto sulla guancia.
Inutile dire che dentro di me ribollivo. Ambra mi sembrava a tratti anche utopisticamente a portata di mano. Sarà stato per la sua bassa statura, ma a volte la assimilavo ad una della mia età e fantasticavo su cosa avremmo potuto fare insieme.
Portava i capelli a caschetto appena sopra le spalle, con una sfumatura caratteristica tra il castano chiaro ed il biondo, come tante sottili spighe di grano leggermente sporcate di nocciola.
Questo taglio le incorniciava il viso portando l’attenzione sui suoi occhi. Verdi, erano simili a due gemme di smeraldo, capaci di comunicare un’intera gamma di emozioni solo con lo sguardo. Sulle sue guance, rosse come due mele appena colte a causa del trucco, si disponevano tante piccole lentiggini, concentrandosi in particolar modo sulla punta del suo naso.
Quest'ultimo, se osservato frontalmente, appariva come qualsiasi altro, ma dal profilo rivelava una curvatura leggermente aquilina, un piccolo ricordo di una qualche discendenza o forse solo un capriccio della natura, che non pregiudicava comunque l’armonia del suo viso.
Il suo viso era tinteggiato da un trucco leggero, che esaltava i suoi tratti. Una sottile striscia di eyeliner verde-acqua, in palette con i suoi occhi, li rendeva ancora più magnetici, mentre un tocco di gloss metteva in risalto le sue labbra sottili ma morbide. Ai lobi portava sempre due orecchini semplici e tondi di perla.
Quella sera andava in onda Italia-Ucraina, quarto di finale del Mondiale. Vincemmo 3-0. Durante la partita ero seduto a fianco ad Ambra e ad ogni gol, ci abbracciavamo per festeggiare. Zambrotta, Toni, poi ancora Toni. Ogni volta che la palla finiva in rete, i nostri corpi si toccavano procurandomi dei sonori brividi sulla pelle. Speravo che la partita finisse 10 o 20 a zero. Potevo sentire i suoi piccoli seni premere contro il mio esile petto, coperti solamente da un sottile top giallo canarino che le lasciava scoperto l’ombelico.
Ambra era estremamente estroversa. Oltre a ridere e scherzare con tutti, incluso me, durante la serata, soprattutto dopo qualche bicchiere, cominciava a fare battute anche a sfondo sessuale che ad essere sinceri, vista la mia verginità, non capivo fino in fondo. Ad ogni modo, non so se per caso o volutamente, quando ci sedemmo al tavolo per bere, una volta finita la partita, finimmo novamente seduti accanto.
Il suo contatto fisico nei miei confronti accadeva di nuovo ed a più riprese, ma continuavo a pensare che fosse del tutto innocente e rivolto al solo “fratellino” della sua amica.
L’alcol la rendeva ancora più frizzante del solito, le sue guance si facevano ancora più rosse ed i suoi occhi diventavano lucidi e brillanti. Accanto a lei, dall’altro lato rispetto a me, era seduto il suo ragazzo, con il quale si scambiava ogni tanto dei baci che a me sembravano piuttosto spinti.
Le feste organizzate da mia sorella, vista anche la quantità di alcol che transitava, prevedevano spesso che qualche amico si fermasse a dormire a casa nostra: chi buttato sul divano, chi accomodato nella stanza degli ospiti.
Poco prima di andare a dormire scoprii che, oltre a tre ragazzi visibilmente ubriachi accampati sul divano come profughi, anche Ambra ed il suo ragazzo sarebbero rimasti a dormire da noi, nella stanza degli ospiti. Non mi pareva vero. Non perché mi aspettassi di fare chissà cosa, ma la sola idea di avercela in casa per tutta la notte mi eccitava da morire.
Mia sorella si accomodò nella stanza dei nostri genitori, io nella mia ed Ambra ed il suo ragazzo nell’ultima stanza disponibile. Ci salutammo e spegnemmo tutte le luci.
Non ho mai avuto il sonno pesante. E, anche in tenera età, ho sempre impiegato una ventina di minuti prima di addormentarmi. Così, dopo dieci minuti che mi rigiravo tra le lenzuola cercando di trovare la posizione più comoda, cominciai a sentire dei leggeri gemiti provenire dalla stanza di Ambra.
Improvvisamente mi si drizzarono le antenne. E non solo. Un’erezione durissima si impossessò del mio giovane membro. Mi alzai di scatto e mi diressi alla porta della mia stanza.
Nonostante la stanza dove stava Ambra fosse dall’altro lato del corridoio rispetto alla mia, riuscivo a percepire i suoi gemiti che crescevano di volume, forse anche a causa dell’euforia alcolica. Potevo distinguere chiaramente i suoi sospiri flebili ma intensi nel silenzio della notte rotto solo da qualche auto che passava in lontananza nelle vie parallele.
Non volevo uscire in corridoio per paura di incontrare qualcuno, così socchiusi leggermente la porta della mia camera per sentire meglio e mi appostai sul ciglio cominciando ad origliare. Piano piano, iniziai a masturbarmi immaginandomi il corpo di Ambra nudo a solo due porte di distanza da me che si faceva penetrare sotto i colpi del suo ragazzo.
Passai la mano sulla mia asta, con la foga tipica dei 16 anni, tenendo gli occhi chiusi per formare vividamente nella mia testa le immagini di Ambra mentre udivo vibrare nell’aria i suoi gemiti. Fantasticai sui suoi occhi verdi e vogliosi, sul suo seno nudo e sul suo sedere sodo e scolpito, frutto del pattinaggio su ghiaccio che praticava, che più volte mi aveva instillato pensieri lascivi.
In men che non si dica, dovetti cercare un fazzoletto dove liberarmi. Imbrattai abbondantemente la soffice carta a tre strati, tanto che dovetti scappare di soppiatto nel bagno accanto alla mia camera per ripulirmi e darmi una sciacquata. Tornai a dormire piombando nel più dolce dei sonni con ancora fresche in mente le mie fantasie.