Racconto di fantasia Trattamento F

Alex666

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Alex suonò il citofono domandandosi per un attimo se non avrebbe fatto meglio a stare a casa a studiare.
La scuola era appena finita e tempo per studiare ne aveva, ma dopo quindici giorni sarebbe partito per il mare con i suoi genitori e in quel frangente avrebbe preferito mettersi sui libri il meno possibile; portarsi subito un po’ avanti con i compiti non gli avrebbe fatto male.
Il portone si aprì rendendo superflue queste sue considerazioni.
Salì fino al quinto piano e penetrò nell’appartamento attraverso la porta già aperta.
Era la casa di Daniele, suo compagno di classe, che quel pomeriggio - approfittando dell’assenza dei genitori - aveva organizzato una piccola festicciola.
Sedute sul divano c’erano Debora e Silvia intente a parlare fitto tra loro, mentre dal fondo del corridoio, dalla stanza di Daniele, arrivava un allegro vociare.
Alex salutò rapidamente le amiche e si avviò in quella direzione.
Silvia gli piaceva e si sarebbe volentieri intrattenuto con lei, ma la ragazza sembrava non averlo quasi notato e preferì non interromperla.
Non era solo questione di educazione, ma soprattutto di timidezza, quella che ancora gli aveva impedito di stare con una ragazza.
Si affacciò alla porta della stanza di Daniele, percependo una zaffata di sudore.
Attorno al computer del padrone di casa si affollavano - oltre a Daniele stesso - anche Gianluca, Marco e Maurizio.
Oltre a Fabrizio, purtroppo.
Quest’ultimo, intento a premere freneticamente il tasto rosso del joystick, si limitò a gettare un'occhiata verso Alex e a storcere la bocca in segno di disapprovazione, una piccola smorfia che però raggelò il nuovo venuto.
Sia Alex che Fabrizio facevano infatti parte della catena alimentare scolastica, quella che da un capo vede il bullo e dall’altra il bullizzato.
Fabrizio era il primo, Alex il secondo, sia per motivi di carattere - Fabrizio era aggressivo ed arrogante, Alex timido e remissivo - sia fisici: tra i due passavano circa dieci centimetri di altezza e una quindicina di chili di peso, chiaramente a favore del bullo.
Alex era troppo giovane per capire che l’aggressività di Fabrizio era conseguenza del senso di inadeguatezza che gli derivava proprio da quei chili di troppo, e che quindi loro due erano più simili di quanto sembrasse, ma forse saperlo non avrebbe cambiato nulla nel rapporto aguzzino/ vittima che c’era tra loro.
“C’è anche sto qui?”, ribadì Fabrizio senza staccare gli occhi dal monitor, ma chiaramente riferendosi ad Alex, che non rispose.
Sentì una mano appoggiarsi sulla spalla: era Silvia, la cui presenza era resa ancora più gradevole dal profumo di bagnoschiuma.
“Che fate?”, chiese la ragazza.
In quel momento il personaggio sul monitor controllato da Fabrizio esplose, e Alex - pur conscio del rischio a cui si stava esponendo - non rinunciò a cercare di far colpo sulla compagna.
“Loro giocano e Fabrizio perde”.
Fabrizio sbuffò, poi posò il joystick e si alzò di scatto.
Alex fece dietro front e si mise a correre verso la porta di uscita.
Fabrizio era sovrappeso e non si muoveva rapidamente, ma più rapido di lui fu Daniele, che in pochi passi afferrò Alex e lo trascinò a terra.
Il ragazzo non aveva ancora realizzato di essere caduto che anche Fabrizio piombò su di lui. Era disteso supino, con Daniele che gli immobilizzava le spalle e Fabrizio seduto sulle sue cosce.
Non poteva muoversi.
“Non ricordo di averti dato il permesso di parlare”, disse sarcastico Fabrizio.
Alex rimase in silenzio. mentre tutti gli occupanti della casa si disponevano in piedi attorno a loro.
“Allora?”, lo incalzò il bullo.
Alex rimase ancora in silenzio, e come reazione ricevette uno schiaffo.
“Scusa”, disse infine con tono mogio.
“Non mi bastano le tue scuse”, rispose Fabrizio.
Guardò verso Daniele.
“Che dici, facciamo il Trattamento F?”, propose con un ghigno malevolo.
Alex non potè trattenersi dall’urlare un sonoro “No!”, pur consapevole che non sarebbe servito a niente e che, forse, avrebbe addirittura aumentato l’eccitazione dei compagni.
Daniele afferrò i lembi della maglietta di Alex e la tirò su, in modo da scoprirgli il torso e allo stesso tempo incappucciarlo.
Il “Trattamento F” Doveva il suo nome a quanto era successo a Franco qualche mese prima. Franco e Fabrizio avevano avuto qualche diverbio, forse proprio sui videogiochi, così Fabrizio e i suoi sgherri avevano spogliato Franco nudo e l'avevano chiuso fuori di casa, sul pianerottolo. Nonostante le rimostranze dell'amico l'avevano lasciato fuori per parecchio tempo, fino a quando non era stato soccorso da una vicina.
La donna aveva ventotto anni ed erano girate illazioni su quanto capitato dopo, ma probabilmente nessuna di queste era vera.
Il torace di Alex si alzava e si abbassava rapidamente.
Aveva paura di quello che sarebbe potuto accadere.
Nessuno al di fuori della sua cerchia familiare l’aveva mai visto nudo, men che meno delle ragazze, e pur incappucciato sapeva che Debora e Silvia erano lì vicino.
Fabrizio slacciò la cintura dei pantaloni di Alex.
Non era incazzato con lui per la battuta che aveva fatto mentre era stato ucciso nel videogioco, quello che lo infastidiva tremendamente era che quella mattina Debora aveva dichiarato di ritenere Alex carino.
Non era geloso e Debora non gli interessava nonostante avesse una quarta di seno; lo infastidiva però che uno sfigato come Alex avesse una ragazza che in qualche maniera lo voleva.
Lui non aveva nessuna, né bella né brutta.
“Togligli le scarpe!”, ordinò a Marco.
L’amico eseguì, scoprendo i piedi nudi di Alex.
Fabrizio slacciò il bottone dei jeans e insinuò le dita all'interno dei pantaloni afferrandogli anche l’elastico dei boxer, poi tirò giù.
Jeans e biancheria intima scivolarono lungo le gambe magre e vennero sfilati dai piedi.
Ora Alex era nudo ad eccezione del volto coperto dalla maglietta, e per fortuna non poteva vedere, perché non avrebbe retto lo sguardo degli amici, soprattutto delle ragazze.
Nel frattempo Fabrizio meditava. Voleva punire Alex, ma come?
Avrebbe potuto fargli quanto aveva fatto a Sergio, che era stato chiuso nudo sul balcone.
Pioveva e faceva freddo, era rimasto esposto alle intemperie per una mezz’ora e come conseguenza non era venuto a scuola per i tre giorni successivi.
Oppure Giancarlo, privato del costume mentre era al largo in mare e che era stato costretto ad uscire coprendosi le parti intime mentre tutta la spiaggia rideva.
Fosse stato più intelligente si sarebbe domandato per quale motivo desiderava così tanto vedere i suoi amici nudi, ma se fosse stato intelligente non sarebbe stato bocciato a scuola, come era appena capitato
Il suo sguardo venne catturato da una piccola bacheca appesa alla parete.
“Cosa sono quelle?”.
“E’ la collezione di penne antiche di mio padre”, rispose Daniele.
Fabrizio si alò e andò a vederle da vicino.
Erano i classici pennini con piuma di corvo.
Gli venne un’idea.
Aprì la vetrina, ne prelevò una e la passò a Daniele.
“Tieni, fagli il solletico sotto alle ascelle”.
Daniele prese l'oggetto e, senza mollare la presa dalla maglietta di Alex glielo passò sotto le ascelle.
Alex si dimenò, ma era immobilizzato e non poteva sottrarsi al supplizio.
Alex prelevò altre due penne e le diede a Marco e Maurizio.
“Tenete, un piede a testa”.
I due ragazzi afferrarono ciascuno una caviglia e con la piuma gli stimolarono la pianta del piede.
Alex stava impazzendo: la vergogna di essere nudo era ancora secondaria rispetto alla sofferenza che stava provando con il solletico, cosa che aveva sofferto fin da piccolo.
Si dimenava come un forsennato, ma erano in tre a tenerlo e non riusciva a sottrarsi al supplizio.
Quanto sarebbe durato?

Dieci minuti dopo Fabrizio aprì nuovamente l’antina e prelevò l’ultima piuma, poi con un gesto della mano intimò agli altri di smettere.
Alex, sempre con il volto coperto dalla maglietta, ansimava rumorosamente.
“Allargategli le gambe”, disse loro.
Marco e Maurizio eseguirono, disegnando una V sul tappeto con le gambe di Alex, quindi Fabrizio si inginocchiò davanti alla sua vittima.
Prese la piuma e cominciò a passarla sulla pancia di Alex, che reagì con un risolino.
Gli disegnò alcuni cerchi attorno all’ombelico, poi si spostò sull’interno coscia.
Il ragazzo immobilizzato percepì un tocco diverso, certamente meno invasivo del solletico violento che aveva subito fino a quel momento.
Quasi gli piaceva?
Fabrizio si spostò con la piuma in quella zona delicata tra lo scroto e la coscia, e gli sembrò di udire un sospiro proveniente dalla sua vittima.
Alex si stava preoccupando.
Gli piaceva quello che Fabrizio gli stava facendo, anche se non avrebbe voluto.
In primo luogo perché Fabrizio era un ragazzo, poi perché non poteva dimenticare che tutti lo stavano guardando.
Sentì il sangue affluire verso la sua zona genitale.
Come poteva evitare di avere un’imbarazzante erezione?
Cominciò a pensare al suo cane, pensò a sua nonna….
La piuma di Fabrizio nel frattempo si era spostata proprio sul suo pene, che non ne voleva sapere di pensare alla nonna.
Cominciò ad irrigidirsi.
Attorno a lui nessuno parlava.
Fabrizio continuava a passargli la piuma sul pene, che nel frattempo diventava sempre più rigido.
Debora e Silvia, che non avevano mai visto un pene eretto in vita loro - e la prima neppure un pene non eretto, giacché non aveva fratelli e suo padre se ne era andato parecchi anni prima - non staccavano gli occhi da quello spettacolo insolito.
Fabrizio prese a stimolarlo lungo l’asta, mentre ad Alex scappò un nuovo sospiro.
“Smettila, per piacere!”, disse ansimando, ma il bullo finse di non averlo sentito.
Ora la pelle del pene era quasi lucida da quanto era tesa e Alex sapeva che non sarebbe durato a lungo.
Fece un tentativo di alzargli, ma era ancora immobilizzato ai polsi e alle caviglie e non riuscì a muoversi di un centimetro.
Ancora la piuma su e giù, poi Fabrizio allungò la mano e strinse le dita attorno all’organo del compagno.
Era caldo e pulsante.
Fece scorrere la pelle del prepuzio e scoprì il glande di Alex.

L’eiaculazione fu così violenta che Alex, se non avesse avuto la maglietta a coprirgli il volto, ne sarebbe stato colpito in faccia.
Fabrizio mollò la presa come se fosse stato un serpente, mentre schizzi di sperma continuavano a depositarsi sulla pancia di Alex.
L’orgasmo durò alcuni secondi, durante i quali i ragazzi mollarono la presa su Alex, forse temendo di essere colpiti a loro volta, quindi Alex tirò un sospiro.
Fabrizio si alzò, imitato dagli altri.
“Vai in bagno, pulisciti e sparisci - disse rivolto ad Alex, esanime al suolo - E se qualcuno di voi racconta quello che è successo fa una brutta fine, anche voi ragazze”.
Guardò uno per uno in volto gli altri ragazzi, che annuirono di rimando.
“La festa è finita, si va a casa”, sentenziò battendo le mani.

Quella sera Alex dopo cena andò subito a dormire, spiegando ai genitori di essere molto stanco.
Quando era rientrato a casa quel pomeriggio per fortuna non aveva trovato nessuno, così aveva buttato tutti i vestiti nella cesta della roba sporca e si era fatto una lunga doccia.
Si mise nel letto e dopo poco si sfilò le mutande.
Quel pomeriggio per la prima nella sua vita era venuto grazie a qualcun altro.
Aveva spesso immaginato quel momento, immaginando Silvia, la sua amica Sara e anche sua cugina Anna, ma mai un altro ragazzo.
Però gli era piaciuto, almeno con se stesso poteva ammetterlo.
Il suo pene reagì immediatamente al ricordo e si irrigidì.
Alex lo prese in mano e cominciò a segarsi.
Ma in quel momento non era l’unico della compagnia a darsi piacere da solo.
A tre isolati di distanza anche Fabrizio si stava toccando, anche lui ripensando a quanto appena successo e chiedendosi se non sarebbe capitato di nuovo.
Alex era la sua vittima da sempre, si sarebbe prestato un’altra volta?
Aveva delle idee in merito e gli sarebbe piaciuto realizzarle, ma non doveva esserci altra gente.
Oltre a loro due, una terza persona si stava masturbando nell'intimità della sua cameretta.
Era Silvia, che immaginava di trovarsi al posto di Alex.
Nella sua fantasia era nuda, immobilizzata e masturbata contro la sua volontà.
In quel caso, però, a masturbarla era il nuovo supplente di matematica, appena uscito dall’università e frequentatore del circolo dei canottieri.

I tre, senza saperlo, vennero assieme.
 
OP
Alex666

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Per chi mi chiede, la parte autentica e autobiografica di questo racconto sta nel fatto che effettivamente sono stato denudato a forza durante una piccola festa; il resto è un altro episodio ma fuori contesto
 

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