La storia che sto per scrivere trae spunto da un fatto realmente accadutomi, ma che ho preferito romanzare parecchio per garantire la privacy delle persone coinvolte.
Mi chiamo Mario e sono un ragazzo di 28 anni di un piccolo paesino del nord Italia. Nel mio piccolo paese ho potuto frequentare l’asilo, le elementari e pure le medie senza dover spostarmi più di tanto da casa. Discorso diverso per le superiori e l’università, motivo per cui mi sono dovuto recare in una grande città della mia regione, vivendo quegli anni da pendolare.
Proprio durante il primo anno di università, un giorno mentre passeggiavo in centro incontro Laura, mia compagna delle elementari che a dire il vero ai tempi mi stava pure antipatica.
Ricordo che finite le elementari, si era trasferita in un’altra città per motivi familiari, motivo per cui non ci siamo più visti.
Da bambina aveva sempre quell’aria da saputella e a dirla tutta, per quanto a quell’età non fossi ancora attratto sentimentalmente dalle ragazze, non era proprio tra le più belle compagne di classe.
Come dicevo, con lei non ci siamo mai più visti, almeno fino a quel giorno.
Incrociati gli sguardi, mi fermo e la chiamo:
“Laura?”
E lei: “Mario”?
“Ma allora sei tu”! Esclamo sorpreso di averla riconosciuta dopo tutti quegli anni.
In effetti, lei non era cambiata più di tanto: pur essendo cresciuta, aveva mantenuto quei connotati del volto che la rendevano subito riconoscibile: capelli molto lunghi, occhi color nocciola e una particolare forma del naso.
Avete capito, non era migliorata di molto, eppure, non so per quale ragione, sentivo che qualcosa in lei mi attraeva carnalmente.
Anche lei mi riconosce, ma questo non mi stupisce: neppure io sono cambiato di molto, a parte i miei capelli che non sono più lunghi come quelli di un tempo.
Dopo esserci salutati, lei mi spiega che stava andando in università (una facoltà diversa dalla mia) e che non poteva fermarsi molto. Ne approfitto allora per chiederle il suo numero così da rimanere in contatto e non perdersi di vista per altri 8 anni.
Mentre lei mi detta il suo numero, noto che la ragazza che era insieme a lei, cambia espressione del volto e da cordiale diventa improvvisamente cupa e stizzita.
Mentre sono intento a capire il perché, mi preparo per salutare Laura cercando di darle due normalissimi baci sulle guance, come si fa tra amici, e qui avviene qualcosa che non mi avrebbe fatto dormire la sera stessa: ci giriamo tutti e due dalla stessa parte, finendo col darci un brevissimo bacio a stampo.
Non ci posso credere, avevo appena baciato in bocca, se così si può dire, la mia compagna delle elementari che mi stava antipatica e che non vedevo da una vita. Meno male che la sua amica, impegnata a rispondere al telefono, non ci ha visto in quel momento di involontaria effusione.
Mentre mi allontano da lei, mi giro per scrutarla ancora una volta e qui scopro il motivo della gelosia della sua amica: quella ragazza con cui Laura stava andando in università non è soltanto un’amica, ma qualcosa di più, visto che le stringe la mano come si fa tra fidanzati.
Un po’ sconsolato, mi dirigo in stazione cercando di capire come comportarmi con Laura: scriverle la sera stessa per scusarmi di quanto accaduto o aspettare di incontrarla nuovamente in città?
Laura in effetti non aveva il mio numero, ma aspettava un mio messaggio così da poter salvare il mio numero in rubrica.
Mentre ripenso a tutto ciò, il treno arriva a destinazione e decido di mandarle un messaggio con scritto: “Ciao Laura, qui è Mario. Mi ha fatto piacere rivederti oggi. Se vuoi prendere un caffè ogni tanto, sai dove trovarmi. A presto”.
Il messaggio non ottiene risposta fino alle 22, quando sento finalmente il telefono suonare: è Laura che mi scrive: “Ciao Mario, domani alle 18 in piazza *****. Notte”.
Questa sua risposta mi spiazza, evidentemente quel bacio deve aver fatto presa anche su di lei. Non riesco a resistere e mentre sono sotto la doccia scarico la tensione masturbandomi prepotentemente pensando a lei.
Mi corico e decido di non rispondere ancora, voglio farmi desiderare un po’: mi piace pensare che lei sta aspettando una mia risposta tenendo costantemente sotto controllo il telefonino. Alla fine verso mezzanotte le rispondo con un semplice “Volentieri”.
Poi crollo in un mix di emozioni in attesa di rivederla l’indomani…
Mi chiamo Mario e sono un ragazzo di 28 anni di un piccolo paesino del nord Italia. Nel mio piccolo paese ho potuto frequentare l’asilo, le elementari e pure le medie senza dover spostarmi più di tanto da casa. Discorso diverso per le superiori e l’università, motivo per cui mi sono dovuto recare in una grande città della mia regione, vivendo quegli anni da pendolare.
Proprio durante il primo anno di università, un giorno mentre passeggiavo in centro incontro Laura, mia compagna delle elementari che a dire il vero ai tempi mi stava pure antipatica.
Ricordo che finite le elementari, si era trasferita in un’altra città per motivi familiari, motivo per cui non ci siamo più visti.
Da bambina aveva sempre quell’aria da saputella e a dirla tutta, per quanto a quell’età non fossi ancora attratto sentimentalmente dalle ragazze, non era proprio tra le più belle compagne di classe.
Come dicevo, con lei non ci siamo mai più visti, almeno fino a quel giorno.
Incrociati gli sguardi, mi fermo e la chiamo:
“Laura?”
E lei: “Mario”?
“Ma allora sei tu”! Esclamo sorpreso di averla riconosciuta dopo tutti quegli anni.
In effetti, lei non era cambiata più di tanto: pur essendo cresciuta, aveva mantenuto quei connotati del volto che la rendevano subito riconoscibile: capelli molto lunghi, occhi color nocciola e una particolare forma del naso.
Avete capito, non era migliorata di molto, eppure, non so per quale ragione, sentivo che qualcosa in lei mi attraeva carnalmente.
Anche lei mi riconosce, ma questo non mi stupisce: neppure io sono cambiato di molto, a parte i miei capelli che non sono più lunghi come quelli di un tempo.
Dopo esserci salutati, lei mi spiega che stava andando in università (una facoltà diversa dalla mia) e che non poteva fermarsi molto. Ne approfitto allora per chiederle il suo numero così da rimanere in contatto e non perdersi di vista per altri 8 anni.
Mentre lei mi detta il suo numero, noto che la ragazza che era insieme a lei, cambia espressione del volto e da cordiale diventa improvvisamente cupa e stizzita.
Mentre sono intento a capire il perché, mi preparo per salutare Laura cercando di darle due normalissimi baci sulle guance, come si fa tra amici, e qui avviene qualcosa che non mi avrebbe fatto dormire la sera stessa: ci giriamo tutti e due dalla stessa parte, finendo col darci un brevissimo bacio a stampo.
Non ci posso credere, avevo appena baciato in bocca, se così si può dire, la mia compagna delle elementari che mi stava antipatica e che non vedevo da una vita. Meno male che la sua amica, impegnata a rispondere al telefono, non ci ha visto in quel momento di involontaria effusione.
Mentre mi allontano da lei, mi giro per scrutarla ancora una volta e qui scopro il motivo della gelosia della sua amica: quella ragazza con cui Laura stava andando in università non è soltanto un’amica, ma qualcosa di più, visto che le stringe la mano come si fa tra fidanzati.
Un po’ sconsolato, mi dirigo in stazione cercando di capire come comportarmi con Laura: scriverle la sera stessa per scusarmi di quanto accaduto o aspettare di incontrarla nuovamente in città?
Laura in effetti non aveva il mio numero, ma aspettava un mio messaggio così da poter salvare il mio numero in rubrica.
Mentre ripenso a tutto ciò, il treno arriva a destinazione e decido di mandarle un messaggio con scritto: “Ciao Laura, qui è Mario. Mi ha fatto piacere rivederti oggi. Se vuoi prendere un caffè ogni tanto, sai dove trovarmi. A presto”.
Il messaggio non ottiene risposta fino alle 22, quando sento finalmente il telefono suonare: è Laura che mi scrive: “Ciao Mario, domani alle 18 in piazza *****. Notte”.
Questa sua risposta mi spiazza, evidentemente quel bacio deve aver fatto presa anche su di lei. Non riesco a resistere e mentre sono sotto la doccia scarico la tensione masturbandomi prepotentemente pensando a lei.
Mi corico e decido di non rispondere ancora, voglio farmi desiderare un po’: mi piace pensare che lei sta aspettando una mia risposta tenendo costantemente sotto controllo il telefonino. Alla fine verso mezzanotte le rispondo con un semplice “Volentieri”.
Poi crollo in un mix di emozioni in attesa di rivederla l’indomani…