Racconto di fantasia A scuola di pissing (I parte)

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A scuola di pissing

(Il Decameron di Perla)



1. Introduzione.

Ormai la nostra “famiglia” stava crescendo, e dopo aver acquistato Barbara adesso era la volta di Perla…

Insieme a mia sorella Giorgia, le avevamo messo gli occhi addosso da un bel po’ di tempo, esattamente da quando lei ci aveva aiutati nello “svezzamento erotico” di nostra cugina.
Giorno dopo giorno, si era rivelata un’autentica rivelazione! Dotata di grande fantasia, un corpo da favola – che per certi versi faceva a gara con quello di Giorgia – per cui mi ero letteralmente “acceso”, sensuale come poche… In una parola, una vera FEMMINA.

Perla, ci seguiva in tutte le nostre oscenità e ci forniva appoggio logistico, faceva progressi continui, ed ora – essendo single – si era trasferita anche lei a casa nostra. Non potevano, ma soprattutto non volevamo correre il rischio di perdere una porca, una “macchina da sesso” come lei…

C’era, però, (almeno) una cosa in cui la ragazza non era mai stata edotta, e cioè la pratica del pissing.

Gliene parlammo, mentre eravamo comodamente seduti in veranda, una fresca e limpida sera d’estate tutti e tre insieme…
Perla, rimase un po’ silenziosa, pareva riflettesse sui pro e i contro di qualcosa che non conosceva bene… Tememmo un suo diniego, ma alla fine la giovanotta con un ampio sorriso disse:
- “Mi fido di voi… Facciamo anche questa esperienza maiala!”.

Da quel momento, i cervelli malati mio e di Giorgia (Perla, questa volta, non poteva essere coinvolta nell’organizzazione) si misero a lavorare febbrilmente.

Ci chiedemmo cosa poteva aggiungere quel pizzico di pepe alla situazione che si annunciava già di per se “pruriginosa”… E alla fine, essendo entrambi amanti della letteratura, decidemmo di “interpretare” insieme a lei – con le dovute varianti – il “Decameron” di Boccaccio.
Progettammo di svezzarla in 10 giornate, da trascorrere fuori città, in ognuna delle quali Perla sarebbe stata “addestrarla” in una “specialità”.

Le vacanze erano ormai alle porte… Non potevamo certo recarci in albergo, avevamo bisogno di una scenografia e di attrezzature adeguate, e così optammo per quello chalet che ci avevano lasciato in eredità i nonni sopra a La Thuile…

2. Organizzazione.

Dapprima Giorgia era intenzionata di lasciar fare tutto a me, ma poi ripensò alla gangbang nel Club Privè di perla dove aveva dovuto rimanersene in disparte per quasi tutta la serata… Guardare senza toccare!

Quel caschetto biondo di carnagione bianco-latte, piccolina ma grassottella, con due tette toste da far invidia alle sue, ingraziosite da dei bellissimi capezzoloni, fianchi valorizzati da splendidi rotolini di ciccia, che scendevano su un culetto imponente ma ben proporzionato, e sul davanti una fica sempre gonfia e pelosa... No! Questa volta non l’avrebbe lasciata completamente nelle mie mani… Mi amava alla follia, ma questo sarebbe stato troppo!
Non si sarebbe messa, lei, al centro della scena, ma avrebbe “collaborato” discretamente…

Perciò, partimmo per quest’altra avventura.
Giunti sul posto, mentre Giorgia si occupò con Perla di far arieggiare la casa, io inizia a raccogliere le attrezzature che ci sarebbero servite…

Scelsi la stanza più adatta, che denominai la “urostanza”, e da essa tolsi qualsiasi suppellettile: niente sedie, niente letti…
Viceversa, un piccolo lavabo, con scarico, era adattissimo per provvedere – alla fine di ogni sessione – a ripulire il tutto.

Il primo attrezzo che posizionai fu una sorta di vasca a bordi bassi, quasi un piatto-doccia. Appoggiai l’attrezzo si quattro robusti sostegni ai lati, di modo che sotto vi si potè inserire un catino di raccolta: lì si sarebbero riversati i nostri fluidi in eccesso.
Poi, mi procurai una capiente caraffa e un bicchiere, due bottiglie da un litro e mezzo ciascuna, il “necessaire” per la depilazione intima e dei teli di plastica.

Insieme a mia sorella, chiusi a chiave la porta della stanza… Le sorrisi… Mi sentivo quasi un novello Barbablu, che stava però per procedere ad eseguire azioni assolutamente incruente.

Il resto della giornata si svolse in una serena tranquillità, andando a visitare parenti ed amici che non vedevamo da tempo… Cenammo e ci andammo tutti e tre a coricare, per temprare le forze per il giorno dopo…
Naturalmente, io e Giorgia non ci facemmo mancare la consueta scopata, durante la quale la mia vacca mi implorò di farla partecipare attivamente.

3. Si comincia!

Era l’alba quando un sole splendente ci risvegliò tutti sudati nei nostri letti… Io e Giorgia eravamo già su di giri, alla sola idea di soddisfare ancora una volta la nostra infinita libido e aggiungere una “tacca” alla sessualità della nostra amica Perla.
Erano le 9.00, facemmo colazione, e poi ci andammo a preparare…

Mia sorella indossò solo un tanga, fatto di un ridotto triangolino trasparente sul davanti (che lasciava intravedere il rigonfiamento della sua bella patata pelosa), raccordato sul suo imponente “lato B” con delle cordicelle che le cingevano i fianchi e scendevano – spaccandole in due – in mezzo ai glutei.
Grazie anche alla sua mole, e a quelle spettacolari tette lasciate libere e trascinate verso il basso dalla gravitĂ , risultava essere ancora piĂą sexy del solito...

Io, invece, ero già pronto: completamente nudo, e con i miei “gioielli” penzolanti tra le gambe…

A Perla, invece, chiedemmo di indossare un abitino di pizzo bianco, con una profonda scollatura a “V” sia sul davanti che sul dietro, che le scivolava liberamente fino al ginocchio disegnando perfettamente le sue generose curve, ma che lasciava celate molte delle sue grazie.
Per questa giornata, le ordinammo di non indossare biancheria intima…

4. Primo giorno: la pioggia dorata.

Ci preparammo adeguatamente al nostro ruolo di “istruttori”: già da alcuni giorni prima avevamo evitato di ingerire alimenti che potessero sviluppare eccessivi cattivi odori nell’urina, e quella mattina consumammo due bottiglie ciascuno di acqua fino a colmare le vesciche…

Come in una processione di un rito sacrificale, ci disponemmo in corteo e ci muovemmo verso la “urostanza”: Perla davanti, poi io ed infine Giorgia.

Entrammo, procedendo fino alla vasca, e ci disponemmo ai suoi fianchi… Le indicai di entrarvi dentro, mentre Giorgia si sfilò agevolmente il suo tanga e si stuzzicò lievemente la fica, rovistandosi con tre dita fra le labbra già umide… Le chiedemmo, per l’ultima volta:
- “Sei sicura di voler andare avanti? Questo è il punto di non ritorno…”.
E lei:
- “In scienza e coscienza, lo voglio!”

Si distese a pancia in su come su un giaciglio… e fui il primo a dare inizio a quella caos di sensazioni che non aveva mai provato prima.

Presi il mio pene tra le mani, scappellai fino in fondo, e mi lasciai andare… Un caldo getto iniziò a impregnare la veste di Perla, che si rilassò e il suo volto apparve espressione di uno stato di grande, sereno appagamento.

Il flusso era continuo, sembrava non terminare mai… Sapendo che il mio ventre si sarebbe presto esaurito, iniziai a spostare il getto dai piedi della ragazza su fino al volto e ai capelli…
Stava ad occhi e bocca chiusi per “assaporare” meglio il calore dell’urina, e per obbedire al piano prestabilito, e cioè di evitare – in quella prima sessione – di ingerire il fluido.

Quando il canale fu vuoto, mi sgrullai la cappella e mi feci da parte… Fu allora che Giorgia si accostò a quella donna e al letto di pipì su cui giaceva…
Allargò le gambe, si accuccio all’altezza della pancia di Perla, e – con un grugnito di appagamento – iniziò anche lei a scaricare il dorato fardello.

Guardai mia sorella messa in quella sconcia posizione, e non ci volle molto perché il mio cazzo andò in alzabandiera…

Si stava svuotando anche lei… ma quando capì che non mancava poi molto alla fine, strinse i muscoli e chiuse momentaneamente quel “rubinetto”… Si sollevò di quel tanto che bastava, e andò a posizionare le labbra della sua fica sulla bocca di Perla, la quale – sentendosi sfiorare – aprì gli occhi e cacciò fuori la lingua…
A quel punto, Giorgia ricominciò a urinare, e quel leggero tocco le provocò una forte contrazione…
All’urina, si sostituì – abbondante – il fluido del suo intenso godimento.

Erano le 14.00, l’ora di pranzo, e avevamo goduto come maiali per circa 5 ore.
Prima, però, volle ringraziarmi, a modo suo…
Mentre Giorgia le era venuta in faccia, io – infatti – avevo ancora il pene dritto che puntava verso di se…
Me lo prese in mano, lo infilò nella sua calda bocca, e mi fece un tale risucchio che anch’io godetti.

Le porsi la mano imbrattata di urina, lei si sollevò: era irriconoscibile!
Ci andammo a ripulire tutti e tre, ripulii la vasca, poi pranzammo e quindi ci prendemmo un’oretta per fare la “siesta”…
Ne avevamo davvero bisogno, ma eravamo soddisfatti che la prima “difficoltà” era stato superata: la ragazza aveva accolto il pissing alla grande!

5. Pioggia dorata… sul corpo.

Verso le 17 ci ritrovammo in cucina… Le chiedemmo se era ancora dell’idea, e lei – quasi irritata – mi guardò e mi disse:
- “Ma quante volte te lo devo dire? E’ eccitante un casino…”.
Poi continuò:
- “State tranquilli, se non mi piaceva ve lo avrei detto subito, e poi la vostra pipì è squisita…”.

Tranquillizzato dalle sue parole, diedi un rapido sguardo a mia sorella e, rivolto ad entrambe:
- “Bene… Che ne dite, allora, di fare un altro piccolo passo?”.

Furono d’accordo tutte e due…
Perla nel frattempo si era cambiata d’abito, un vestitino identico a quello della mattina ma giallo canarino.

Ripetemmo – con le stesse modalità – l’ingresso alla stanza, e Giorgia standole alle spalle, la aiutò a spogliarsi: stavolta, infatti, avrebbe dovuto percepire il calore dell’urina direttamente sulla pelle…

Semplicemente facendo scorrere le spalline sulle braccia della giovane, quella sorta di tunica scese non incontrando ostacoli…
In quel luogo, avvolto nell’oscurità e nel silenzio, si percepì tutta la “solennità” del momento quando mia sorella slacciò i gancetti del reggiseno e poi sciolse i fiocchetti del tanga di Perla: la ragazza ci si mostrò completamente nuda, un nudo paradisiaco… Ci sentivamo bene, eravamo tutti liberi all’interno di quel nostro piccolo mondo.

Quella sera, la prendemmo per mano entrambi, uno a destra e l’altra a sinistra, e la facemmo sdraiare nella stessa vasca della mattina. Ma questa volta la prima ad iniziare l’addestramento fu Giorgia…
Le salì sopra, all’altezza dell’ombelico, accucciata, tenendosi in equilibrio stringendola per i fianchi, con la vescica che le stava letteralmente esplodendo, gonfia com’era per la quantità d’acqua che aveva ingerito.

Io stavolta mi posizionai alle spalle di Perla… non volevo perdermi le performance di quella troia di Giorgia, che calatasi giù mostrò la voragine che ormai aveva tra le cosce… Fremeva, la vacca… forse si era dimenticata che la “protagonista” non era lei?

A un certo punto, vidi che non riuscì più a trattenersi… le labbra tremavano… si aprirono al massimo, e fu allora che il flusso dorato – prima con pochi schizzi, poi con sempre maggiore consistenza – si proiettò fragorosamente sulla pancia della ragazza, la quale per reazione ebbe un terribile sussulto…
Quello scatenato zampillare andò aumentando di intensità, dilagando su tutto il corpo… risalì fino alle tette, e scese giù tra le labbra della passera di Perla, che sembrò improvvisamente irrigidirsi. Giorgia se ne accorse… smise di urinare, decidendo di gustarsi tutta la squirtata della giovane porcellina…
Mi guardò e mi disse:
- “è stata cattiva… non doveva farlo… castigala!”.

Lei si sollevò, ed io – che avevo un pallone nel ventre tanto mi sentivo pieno – andai a collocarmi tra le cosce madide di umori della ragazza… Delicatamente aprii quel pertugio bagnato della pipì di mia sorella ed entrai…

Non impiegai granchè ad aprire le cateratte del mio pisello… Il getto di urina si schiantò a forte pressione contro l’utero, facendole avere un nuovo potente orgasmo.

Perla, era inerte, quel corpo meraviglioso aveva davvero poco di eccitante, di nuovo ricoperta di qualcosa di repellente… ma stava godendo come non aveva mai goduto in vita sua!

6. Secondo giorno: la preparazione.

Oggi è una brutta giornata, c'è nebbia e sembra che si sia ripiombati in pieno inverno...
Ma dentro lo chalet per me splendeva il sole, grazie a quella creatura che aveva risvegliato le nostre fantasie piĂą perverse.
In quel frangente, per noi tre sole o pioggia era la stessa cosa… Se poi la pioggia era “dorata”, allora era sicuramente il massimo che si potesse chiedere alla natura...

E così, anche quel secondo giorno fu eccezionale. Ci sentivamo sempre più esaltati, e così Giorgia mi disse:
- "Oggi ci vorrebbe qualcosa di davvero stimolante, qualcosa che ci mandi su di giri al massimo...".
Rimasi qualche istante a riflettere in silenzio, poi replicai:
- "GiĂ , ma cosa? Perla sembra essere ben disposta a tutto, non avrebbe senso proporle qualcosa di ripetitivo".
"E' quello che avevo notato anch'io", rispose mia sorella, facendo balenare nelle pupille uno sguardo perverso e toccandosi le tettone in un modo che mi fece andare il sangue alla testa.

In un lampo, presi la mia decisione:
- "E se la mettessimo alla prova con le "Cateratte del Nilo?".
Come sempre quando si trattava di inventarci delle porcherie, anche stavolta il “sangue del mio sangue” fu d'accordo...

Volevamo aggiungere, però, qualcosa di assolutamente imprevedibile, qualcosa che non si sarebbe mai aspettata e che fosse una novità assoluta anche per noi... E alla fine trovammo ciò che ci serviva...
Anziché tornare nella "urostanza", la conducemmo in quella che negli anni passati dovette essere stata la camera della servitù, una normalissima camera normalmente arredata...
Lì, c'era un letto da una piazza e mezza, preparato come se si aspettassero ospiti... E il solo pensiero di orinare su quelle lenzuola e coperte che poi si sarebbero intrise dei nostri fluidi, che si sarebbero “fusi” in uno solo, fu un ulteriore valore aggiunto.

Perla vi fu condotta senza che prima le fosse stato anticipato nulla... Assieme a Giorgia, iniziarono ad amoreggiare senza che ci fosse un copione scritto, in un amplesso lesbo estremamente godurioso, in cui i pochi indumenti che ancora indossavano volarono via in qualche istante...

Ora veniva il "bello"... Per poter garantire la massima riuscita di questa pratica, occorreva che la zona erogena interessata fosse adeguatamente approntata.
Per fare ciò, chiedemmo alla giovane se acconsentiva ad essere rasata intimamente...
Ci rispose, sbigottita:
- "E' proprio necessario?".
Aveva un bel boschetto rigoglioso sul monte di venere, di cui mi ero innamorato a prima vista, ma le spiegai che così avrebbe avuto maggior godimento, e che anche noi ci saremmo depilati completamente.
A quel punto, a malincuore, diede il suo doloroso consenso...
Giorgia approntò diligentemente il tutto, e ricoprì quel vello meraviglioso con un leggero strato di schiuma da barba, ed io procedetti alla depilazione totale.

Mentre io prendevo un paio di forbicette per dare una prima sfoltita, Perla aprì le gambe, affidandomi la sua micina lucente per i suoi umori. Sorridendomi, furbetta, mi disse:
- “So che è in buone mani…”.

Accorciai il più possibile, cercando di mantenermi lontano dal grilletto, benché inavvertitamente, di tanto in tanto, mi capitò di “accarezzarlo” con il dorso delle mie mani, provocandole una mal celata “pelle d’oca”, sintomo della sua crescente eccitazione: la troietta, non perdeva occasione di sfruttare ogni cosa per soddisfare il suo piacere intimo…

Poi presi un rasoio da barbiere… Iniziai a raderla più a fondo, con mano ferma, tenendo l’altra mano aperta sul suo addome… Era assolutamente immobile…

Man mano che procedevo, il rasoio si andava riempiendo dei suoi peli… ed io mi sentivo come un chirurgo intento in una difficilissima operazione…

Nonostante la mia grande attenzione, un impercettibile rivolo di sangue sgorgò da un minuscolo taglietto sul monte di venere, che lentamente ma progressivamente si andava “spogliando” del suo fantastico vestitino nero…

Sulla sue labbra si dipinse una leggera smorfia di dolore, ma subito riprese ad ansimare per via del massaggio sul clitoride che le praticai.

Sotto i miei occhi si stava disvelando il bianco candido della sua pelle… Un bellissimo rigonfiamento sul monte di venere mi condusse più giù, dove una fessura molto pronunciata mi rimandò ad uno di quei crepacci che da ragazzino ammiravo durante le gite sul Monte Bianco…

Alla fine del mio lavoro, quella vulva sembrò mostrarsi come la fica di una bambina...
Ammirando quel capolavoro della natura e delle mie mani, non potei rinunciare ad intrattenermi in un gustoso fuoriprogramma: le spalancai le gambe, e mi lanciai a “mangiarle” quella patatina così lisca, tenera e inebriante, stringendomela tutta nella mia bocca ingorda, mentre con la lingua andavo a scavarla dentro, in quella mucosa, cercando con il solo tatto affannosamente il clitoride.

Ben presto, la mia lingua fu inzuppata dei suoi umori appiccicosi, che mi colavano copiosamente ai lati della bocca…

Non volli che venisse ancora… Doveva provare il piacere attraveso la pratica che le avevamo promesso, e quindi mollai la presa.

Anche io e Giorgia ci rasammo vicendevolmente, ed avemmo ogni dettaglio dei nostri genitali sotto mano: mia sorella mise in mostra una invidiabile, grassa fica, molto simile a quella della ragazza, ed io sfoggiai due testicoli che sembrarono ancora più gonfi del solito e un’asta da far invidia a tanti maschi.

7. Le Cateratte del Nilo.

Finalmente, eravamo pronti…
Ripresasi da quell’orgasmo, Perla fu stesa a pancia in su da Giorgia, la quale le piegò le gambe su se stesse e le allargò le cosce in modo tale da esporre nuovamente il grosso clitoride che non aveva avuto ancora il tempo di recuperare le consuete dimensioni.

Avevo una vescica da far paura tanto era gonfia… Quando non potei più trattenermi da orinare, scesi il prepuzio e "sparai" il getto caldo contro il suo bottoncino eccitato...
Fu come una martellata, come una energica stimolazione manuale che durò per tutto il lungo tempo necessario a svuotarmi... Quel "idro-massaggio" sul punto più sensibile della patata, ebbe come risultato quello di sconquassare il corpo di Perla, e produrre uno dei più grandi orgasmi che avesse mai avuto.

Ormai il letto era un lago... E come si dice: avevamo fatto 30, perché non farebbe anche 31?
Ripresi a svuotare le mie budella, ma adesso diressi il getto verso le cosce, mentre lei se le massaggiava languidamente...

La guardai negli occhi e le domandai:
- "Hai goduto?".
E lei, di rimando, placidamente, profferì una sola parola che diceva tutto:
- "Tanto".

Ma a Giorgia ancora non bastava: mi spostò con una gran manata, si piegò davanti all'amica, si allargò la vagina e riversò sulle tette della giovanotta il getto che proveniva potente da dentro di lei...

Infine, stremati, ci accasciammo tutti e tre su quel letto che era ridotto a un campo di battaglia e ci addormentammo...

8. Terzo giorno: la Fontana di Venere.

Questo, è il gran giorno, il giorno in cui Perla diventerà “attiva”, protagonista a pieno titolo del gioco…

Le stava piacendo tutto, e volle spingersi oltre i suoi limiti… già, ma quali? Sembrava proprio non averne…
Così i “fratelli maiali” si inventarono un altro perfido “giochino”, a cui lei non seppe proprio dire di no.

Come sempre, non le demmo tutte le spiegazioni del caso, fino in fondo, ma – come prima cosa – le chiedemmo di ingerire 8 litri d’acqua…
Mentre si scolava la prima bottiglia da 1 litro e mezzo, io o Giorgia eravamo già pronti con un’altra piena, e così via fino a raggiungere il colmo…
Più beveva e più la sensazione di pienezza aumentò, la vescica si colmò, finchè le parve che premesse pericolosamente sullo stomaco, con la spiacevole sensazione che tutti i suoi organi interni spingevano all’insù, fino ad saltarle fuori dalla bocca…

Quando fu chiaro che non ce l’avrebbe fatta più a resistere, a fatica dalla cucina la conducemmo sul tavolo di legno della sala: ormai non c’era rimasta una stanza che avevamo risparmiato della gialla secrezione…

La feci sdraiare li sopra, di schiena, e mia sorella le aprì le gambe in posizione ginecologica (in queste posizioni estreme, Giorgia era una vera maestra).
Le domandò:
- “Stai comoda?”.
E lei:
- “A parte che mi sento come se fossi incinta, si…”.
Ridemmo… Poi, presi il mio posto in mezzo tra le sue cosce, “faccia a faccia” con quella patata che mostrava rapidissime e continue contrazioni per non orinare.
Inoltre, la posizione assunta non era certo la migliore per cercare di trattenere ancora il contenuto.
Iniziai a praticarle un incessante cunnilingus, proibendole di pisciare:
- “Guai se sento una sola gocciolina di urina”, le dissi quasi minaccioso.
E lei, trattenendosi la pancia con le mani, strinse i muscoli che comandavano quella azione…

Eravamo entrambi concentratissimi: io a portarla all’eccitazione più completa molto lentamente, lei a contrastare le pulsioni della natura…

Quando proprio non ce la fece più, esplose in un orgasmo fantastico… Mi inondò il volto senza preavviso… Io, non chiedevo altro: piano piano, il suo miele mi scese dalla fronte, dagli occhi, dalle guance fin sulle labbra, ed io cercai di raccoglierlo tutto e di gustarmelo goccia a goccia…

Dopo aver goduto di quell’orgasmo, un fortissimo orgasmo, i muscoli le si rilassarono, e la sua fica iniziò lentamente a lasciar scorrere un leggero rigagnolo di pioggia dorata.

Io continuavo imperterrito a leccare… Leccavo le labbra, ma anche il clitoride che nel frattempo era cresciuto fino a diventare un piccolo cazzo…
E più leccavo, più quel ruscello si ingrossava… Dovetti contrastare il flusso accrescendo la forza della mia azione…
Una magnifica cascatella che finiva dentro di me e che travasava, così, quei liquidi ingeriti da Perla dalla sua vescica alla sua!

Terminato questo travaso, mi pulii la bocca e alzando lo sguardo andai ad incrociare il suo… Era più sollevata, sicuramente aveva passato dei momenti non belli, ma li aveva voluti con tutta se stessa, e il ricordo di quei momenti era così dolce…
Aprì la bocca, e con un filo di voce disse:
- “Ragazzi, siete grandi… Mai avrei provato emozioni così forti senza di voi!”.

Guardai orgoglioso mia sorella, la quale – pur essendo rimasta un po’ nell’ombra in questa fase – era lo stesso soddisfatta: lo dimostrava il suo tanga che sul davanti era tutto una macchia biancastra…

FINE DELLA PRIMA PARTE.
 

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