Racconto di fantasia Zia Cristina

Per me deludente. Secondo la mia opinione è inutile la parte delle vecchie storie amorose della zia. Io voglio sapere della zia oggi, non ieri
Invece è importante perché ti fa capire l'evoluzione del personaggio: la zia di oggi è frutto di ciò che è stata ieri e questo rende il racconto anche più completo.

Con tutto il rispetto, ma trovo i tuoi commenti a questo post decisamente fuori luogo, manco se fossi tu l'editore che decide come deve svolgersi la storia.
Poi non stupiamoci se la gente si stufa di scrivere e abbandona i racconti
 
12 - VENERDI

Mattia

Arrivai in stazione puntuale, quando invece forse mi avrebbe fatto gioco che per una volta Trenitalia fosse in ritardo. Zia Cristina mi aveva avvertito che sarebbe arrivata in ritardo, verso le 18.30 ma qui si trattava di dover attendere ancora due ore in pratica. Vidi la mappa che portava in hotel e diceva 37 minuti a piedi, preferì passare il tempo così piuttosto che investire in un taxi o cercare un mezzo pubblico. Mi spostai rapidamente lungo una delle vie principali, il sole batteva forte quel pomeriggio nonostante non fosse più cocente come l’estate. I turisti erano pochi, tendenzialmente anziani. Nell’aria serpeggiava un insolito silenzio. Il mio zaino era riuscito a contenere tutto il necessaire per quei giorni ma era visibilmente strapieno e pesava non poco.

Mi fermai in un bar a bere una Coca-cola. Pensavo a Cristina, controllavo maniacalmente l’orologio e sentivo crescere un po’ di ansia man mano che vedevo la lancetta avanzare. Controllai anche il piccolo pacchetto che avevo dentro lo zaino. Quel poco che sapevo sulle donne era che apprezzavano i regali e siccome aveva tutto organizzato zia e soprattutto tutto pagato lei non mi volevo presentare a mani vuote. Capire quello che poteva essere un regalo adeguato e che fosse in grado di sorprenderla mi aveva tenuto occupato diversi giorni. Mi venne in mente poi che tempo addietro avevo conosciuto una ragazza che faceva dei bellissimi ritratti e le commissionai un disegno di zia, rubando una sua foto dai social network, e la misi dentro una cornice. Lo ritenevo un regalo semplice ed efficace, non compromettente . Sarebbe stato il mio carico da 90, il mio asso pigliatutto, la chiave per arrivare al suo cuore… e … no, per arrivare all’altra cosa che desideravo avevo preso un altro “regalo” se così si può dire. Una confezione di preservativi. A ripensarci era più un regalo per me che per lei ecco, però se fosse capitato davvero quello che speravo ardentemente non mi sarei fatto trovare impreparato.

Riguardai la mappa. Mancava ancora un po’ per raggiungere l’hotel. Avevo passato il viaggio in treno rendendomi conto che non sapevo nulla di quella trasferta, che avevo lasciato fare tutto a lei e io non avevo fatto domande. Mi ero chiesto anche se aveva prenotato una o due stanza. Se ne aveva prenotata una, beh, avrei avuto la strada spianata, ma se fossero state due divise? Mi aveva fatto salire un po’ l’ansia questa cosa, e ogni volta che mi tornava in mente questa domanda sentivo nuovamente il cuore andare in fibrillazione. Mi ripromisi di non rimanerci male nel caso.

Alle 17.30 ero davanti all’hotel. Non si poteva definire un extra lusso ma spiccava in quel tessuto urbano fatto di pensioncine per dimensione e mole. Era un parallelepipedo grigio scuro, imponente nella via, con il nome a caratteri cubitali davanti e le quattro stelle messe in mostra. Doveva essere una costruzione degli anni 90.

Entrai finalmente nella penombra della reception levandomi da quel sole. Trovai insolito il silenzio e le zero persone in giro, riflettei solo in un secondo momento che quell’ora del pomeriggio era abbastanza insolita per fare check in. Un po’ smarrito in quell’ambiente di legno scuro gettai lo sguardo alla ragazza dietro al bancone e mi avvinai. Già solo per quello mi batteva il cuore.

“Buonasera posso aiutarla?” disse. Avrà avuto qualche anno più di me, obbligata a restare ore alla postazione di accoglienza nella sua divisa più maschile che femminile.

“Dovrebbe esserci una prenotazione a nome Cristina XXXXX”

Controllò sui suoi terminali alcuni secondi.

“Si, ecco. Sono due singole corretto?”

La parola “singole” fu una pugnalata.

“Si” risposi con il groppo in gola.

Sbrigate le procedure mi diede la chiave e mi indicò la strada per la stanza. Mancava un’ora all’incontro, ne approfittai per fare una doccia, cambiarmi, rilassarmi per quanto sentivo già fremito nelle gambe. Pensai anche di masturbarmi, non lo feci. Quando fui pronto scesi di nuovo nella hall. Erano le 18.10, avrei dovuto aspettare ancora zia per un po’, non sapevo ancora per quanto.

Mi sedetti su una poltrona, rivolto verso il banco della concierge e soprattutto verso l’ingresso, se qualcuno fosse entrato non me lo sarei perso. Ad ogni rumore che la porta a vetri automatica si dischiudeva alzavo lo sguardo, ma niente. Ogni volta che udivo una macchina girare nello stradello ghiaiato che conduceva al piccolo parcheggio dell’hotel drizzavo le antenne… ma niente, non era mai lei.

Erano le 18.30 e la paura saliva, paura che lei non si sarebbe mai presentata, che avesse avuto un incidente o un qualsiasi altro inconveniente, banalmente che avesse cambiato idea.

Una decina di minuti dopo ero distratto sul cellulare quando udì “Mattiiiiii”

Alzai lo sguardo, era lei. Dentro alla hall. Davanti alla porta a vetri. Al suo richiamo anche la ragazza dietro al banco e i due signori che stava accogliendo si girarono. Lei se ne accorse e fece spallucce. Una buffa smorfia le comparve sul viso. Non ci potevo credere, era li, davanti a me, era venuta, ed era bellissima come sempre.

Gli shorts di jeans le mettevano in risalto le gambe che con il riflesso del sole sembravano dorate. La maglietta nera lunga un po’ trasandata era leggermente sudata probabilmente dall’anomalo caldo di stagione. I capelli biondi raccolti, gli occhi nascosti dietro gli occhiali da sole. Trascinando il suo trolley viola sembrava una diva. Mi era bastato un secondo per rendermi conto che ero ancora innamorato di lei.

“Che bello vederti” mi disse venendomi incontro.

Mi alzai e mi abbracciò. Sentivo il suo seno premere contro il mio petto, Dio quanto volevo che tutto tornasse come il mese precedente in quel trenino disperso e che lei allungasse fin da ora le sue mani verso di me.

Incrociammo gli sguardi piĂą volte, attimi di silenzio intervallati a piccole domande di circostanza. Lei sembrava molto piĂą a suo agio di me

“Hai già preso la tua stanza?”

“Si si, sono già salito”

“Allora dai, prendiamo la mia così poi scendiamo subito e andiamo a fare l’aperitivo sul mare”

Quando disse “prendiamo” e “scendiamo”, riferendosi a noi, sognai per un secondo che intendesse “saliamo insieme nella mia stanza” ma mi resi subito conto che era solo una mia illusione spinta.

“Buonasera” disse alla ragazza impinguinata “sono Cristina XXXXX” mentre io ero al suo fianco

Completata la procedura di check in la ragazza incominciò a elencare alcuni servizi dell’hotel.

“Qualora lo voleste, nella nostra Spa c’è un piccolo centro massaggi, possono essere prenotati qua con almeno 4 ore di anticipo, se volete facciamo anche massaggi di coppia per lei e per il suo…”

La ragazza si interruppe, si rese conto di aver fatto una gaffe. Stava per dire compagno, ma si rese conto probabilmente che non aveva senso dal momento che avevamo stanze separate.

Mia zia corse in suo aiuto sorridendo.

“Mio nipote” disse “Lui è mio nipote” disse abbracciandomi “Facciamo un weekend da giovani zia e nipote”

Sorrisi ipocrita anche io. La ragazza del bancone pure.

Peccato pensai, mi sarebbe piaciuto che ci avessero considerato una coppia. ChissĂ  come apparivamo o saremmo apparsi agli occhi della gente.

“Salgo in camera a poggiare le cose, mi sistemo un attimo e ci vediamo fra un quarto d’ora qua? Ok?

Un’altra piccola attesa, ma la vissi con più serenità. Zia era arrivata e stavolta non c’erano dubbi.

Scese puntuale. Ogni volta che la vedevo mi sembrava sempre più bella. Mentre la luce del solo cominciava a scemare lasciando spazio al tramonto iniziammo ad incamminarci. L’aria cominciava ad essere frizzante e si mise subito la giacchetta di jeans sulle spalle. Ero quasi ipnotizzato dal muoversi sinuoso della sua lunga gonna a vita alta azzurra. La vedevo in faccia, era visibilmente stanca ma la sua tranquillità nel relazionarsi con me mi aiutò nello stemperare la tensione che avevo vissuto durante l’attesa. Camminavamo a fianco, ogni tanto lo sguardo dall’alto della mia altezza cadeva nella minuscola intercapedine che si apriva all’altezza della scollatura, lasciandomi intravedere un lembo di reggiseno. Immaginavo di toccarglielo, di baciarlo, di vedere finalmente il suo petto nudo.

Lei per contro mi parlava della vita in ospedale, nel paese, voleva sapere di me, delle mie prospettive universitarie, di come scandivo gli orari della mia vita. Ogni tanto si avvicinava, poggiava la mano sul mio fianco e camminavamo per alcuni metri abbracciati.

Trovammo un locale con vista sulla spiaggia, ormai a quell’ora deserta e prendemmo due Spritz.

“Che bello che finalmente puoi bere qualcosa che non sia un analcolico alla frutta” Ridemmo insieme.

“Senti” continuò “tu dopo c’hai voglia di pizza? Perché io non ho organizzato nulla stasera e a me andrebbe. Offro io ovviamente”

“Si, va bene però ad una condizione”

“Quale?”

“Domani sera mi fai offrire a me”

“Ma Matti, non c’è bisogno, è un posto che costa un po’ domani, non ci devi pensare”

“No dai, hai pagato tutto tu in pratica, almeno domani sera…”

“Dai va bene” e mi allungò la mano per ottenere una stretta, come a dire “Affare fatto”.

Ero estasiato da quella serata, ad ogni minuto mi sentivo sempre di più il ragazzo e non il nipote. Quando incrociavamo altre coppie studiavo l’atteggiamento dell’uomo per carpire qualche accorgimento da riproporre poi con Cristina. Speravo che loro facessero lo stesso con me, del resto la nostra differenza di età non a esagerata ed esteticamente non apparivamo certo come una coppia squilibrata.

La serata trascorreva piacevole. Io continuavo ad essere ammaliato da lei, con lo sguardo fisso sui suoi occhi, sulla sua bocca, sul suo seno. Impossibile che non se ne fosse accorta.

Non avevo ancora capito come sarebbe andata a finire quella serata e tutto quel weekend, se con un lieto fine o con una cocente delusione, quando arrivò l’elemento destabilizzante: un messaggio di Nadia.

Avevo il telefono appoggiato sul tavolo quando comparve la notifica di quel messaggio. La vibrazione richiamò l’attenzione di entrambi. Rimasi immobile e basito qualche attimo prima di allungare il dito per oscurare il telefono. Speravo che zia dalla sua posizione non avesse visto chi aveva mandato il messaggio, sarebbe stato difficile da giustificare. Con Nadia mi scrivevo ogni tanto. Niente di particolare, lei si faceva viva, qualche battuta e poi via. Ma era sempre lei a cercarmi e a me piaceva questa cosa di pensare che in qualche modo ci stesse provicchiando con me. Guardai Cristina in faccia, all’apparenza il volto era disteso. Seguirono attimi di silenzio in cui nessuno diceva nulla.

Dovevo trovare un argomento e anche alla svelta per uscire da quella situazione

“Ma se..” incominciai una frase ma contemporaneamente anche lei parlò

“Così ti senti con Nadia?”

Divenni bordeaux in volto.

“No, non è che mi sento, ha incominciato a scrivermi qualche volta.” Rialzai lo sguardo e la vidi in faccia, non sembrava turbata o incazzata.

“Ma cosa ti scrive?”

“Niente” sembrava quasi volessi giustificarmi “mi chiede come va, cosa faccio… io rispondo per educazione”

“Guarda che a me non mi interessa non è che devi scusarti… stai solo attento perché Nadia a volte è un po’ pericolosa”

“In che senso?”

“Mica ti spara eh, ma tende ad avere dei momenti in cui si mette in testa che vuole una cosa e fa di tutto per ottenerla ma poi si stanca”

“Ah ok”

“Lei ti piace?”

“A me piaci tu”.

Boom! Missile terra-aria sganciato. Mi venne quasi istintivo rispondere così, una frase ad effetto degna del miglior film romantico.

Zia accusò il colpo, abbassò lo sguardo e notai un lieve rossore sulle sue guance.

“Grazie” disse e protese il collo verso di me

Pensavo fosse giunto il momento, il primo bacio vero con zia. Lei non la pensava allo stesso modo però, le sue labbra incocciarono la mia guancia e fu più una cosa fraterna che passionale.

Seguì un imbarazzante minuto di silenzio.

“Posso farti una domanda?” le dissi

“Spara” disse, sorridendo. Probabilmente non si aspettava quella domanda

“Tu ci hai più ripensato a quello che abbiamo fatto quest’estate?

“Matti.. non è il caso di parlarne”

“Solo questa volta, rispondimi a questa domanda poi non te lo chiederò mai più”. Era una promessa che sapevo non avrei mai mantenuto però in quel frangente mi sembrò una bugia propedeutica al mio scopo.

“E’ successo da talmente poco tempo che non è che l’ho cancellato però ecco, come ti avevo detto non è il caso di tirare fuori l’argomento”

“E allora perché hai voluto che ci vedessimo qua?” insistetti.

“Perché io a te ci tengo tantissimo e secondo me dovremmo ritornare ad essere quello che eravamo prima, amici, confidenti, come prima o più di prima e ho pensato che o facevamo finta di niente e chissà che dubbi e incomprensioni potevano nascere o affrontavamo subito il fatto di poter passare del tempo insieme normalmente.

Ero sconvolto. Non riuscivo a dire nulla. Io la desideravo e lei mi considerava un nipote-amico. Dovette usare tutta la sua dolcezza per farmi ritornare la parola. Il suo sguardo era di compassione, capiva che mi aveva dato una delle più grandi delusioni e illusioni della mia vita e voleva comunque essermi d’aiuto. Continuava a dirmi in tono docile che genere di amici saremmo potuti diventare, mi ipotizzava grandi conquiste con le ragazze coetanee, mi garantiva che, nel caso mi fosse piaciuto quel weekend con lei, ne avremmo potuti fare quanti ne avessi voluti.

Ripresi a parlare, nulla era più come prima ma seppur disilluso dovevo far buon viso a cattivo gioco. In fondo io ero innamorato di lei, magari un giorno avrebbe cambiato idee. Facevo fatica ad essere spontaneo come pochi minuti prima ma per lo meno non ero più sull’orlo di una crisi di pianto, sarebbe stato imbarazzante.

Passeggiammo lentamente per rientrare in hotel circa a mezzanotte. Le nostre camere erano sullo stesso corridoio del secondo piano. 211 la mia, 222 la sua. Era il momento di salutarsi e darsi la buonanotte. Stava giĂ  dirigendosi verso la sua stanza quando mi venne in mente che non le avevo dato il regalo che avevo preparato. Le chiesi di attenere un secondo nel corridoio. Mi precipitai in camera a prendere quel sottile pacchetto rivestito da carta da regalo rossa.

“Matti, ma perché? Non dovevi”

“Te lo sei meritato zia, volevo ringraziarti per tutto questo ma non sapevo come. Spero ti piaccia”

Prima di cominciare a scartarlo mi baciò sulla guancia.

Il ritratto la lasciò a bocca aperta.

“Oh mio Dio, è stupendo Matti. Ma come hai fatto?”

“Beh non l’ho fatto io ecco”

“E’ bellissimo”. Mi strinse a se.

Il mio pene accusò il colpo e si indurì. Non poteva non sentirlo, era a contatto con il suo ventre. Sentivo nuovamente il suo piccolo seno contro il mio petto. Se non ci fosse stata la premessa dell’essere amici quello ero convinto sarebbe stato il mio momento. Il momento in cui lei mi avrebbe baciato in bocca e mi avrebbe detto “Andiamo in camera tua”. Invece mollato l’abbraccio, con una piroetta stringendo il suo ritratto a se e saltellando come una bambina si stava allontanando da me.

“Ora anche io ho un ritratto” ripetette un paio di volte, girando la testa per incrociare il mio sguardo.

Scomparve dietro la porta della sua camera e io, ancora in erezione, mestamente andai nella mia.

Poggiai il telefono sul comodino rendendomi conto che ancora non avevo visto il messaggio di Nadia. Era il solito che fai, la solita banalitĂ . Probabilmente era stata quella notifica a rovinare tutto.

Ero seduto sul letto quando arrivò un messaggio di zia. “Grazie” e tantissimi emoticons che mandavano baci. Mi fece piacere che a pochi metri da me lei mi aveva scritto. Quasi speranzoso mi alzai e uscì in corridoio… che scena sarebbe stata se anche lei avesse fatto la stessa cosa e ci fossimo guardati con una voglia insaziabile. Non credevo veramente potesse accadere ma non volevo lasciare nulla al caso. Appurato che nel corridoio illuminato non c’era nessuno rientrai in stanza, presi il telefono e andai sul profilo di Cristina. Mi sedetti sul water e guardando una delle sue tante foto mi masturbai. Immaginavo fosse la sua mano, volevo fosse la sua mano.

Cristina

Cristina aveva vissuto quelle prime ore con Mattia felice come non le capitava da tempo. Aveva proprio voglia di passare del tempo con il nipote, ridere e scherzare con lui. Aveva quasi dimenticato la tensione sessuale che c’era stata tra i due, tutte le seghe mentali che si era fatta durante il tragitto. L’aperitivo, la pizza. Finalmente una serata diversa dalle altre non inficiata da masturbazioni cerebrali di qualsiasi tempo. Poi ci aveva pensato lei ad intervenire e rovinare il suo idillio di serenità: Nadia. Aver visto la notifica dell’amica deflagrò nel suo cuore come una bomba. Nadia era in Inghilterra, con il compagno, e scriveva a Mattia! A che gioco stava giocando? Sapeva che lo seguiva, immaginava gli avesse scritto ma non pensava che in un weekend romantico con il fidanzato potesse arrivare a pensare a lui. Questo dubbio risvegliò in lei l’ansia. Voleva saperne di più ma allo stesso tempo non far vedere al nipote che aveva accusato il colpo.

Poi quella frase, una seconda esplosione dentro di lei: “A me piaci tu!”, del tutto inaspettata. Era colpito ed emozionata. Sentiva che stava per cedere.

Poi la domanda successiva, su quei due loro colpi di testa estivi, così lontani e così vicini nel tempo. Certo che lei si ricordava cosa fosse successo, non c’era stato giorno in cui non ci aveva pensato.

E ora come si sarebbe dovuta comportare? Avrebbe dovuto cedere alle lusinghe di Mattia, fare finta di nulla oppure assumere un altro atteggiamento. La realtà è che la confusione regnava sovrana nella sua testa, non aveva ancora deciso chi voleva essere. Prima di fare passi avventati decise di mettersi sulla difensiva. Era colpita dal vedere Mattia così giù di corda alle sue parole, ma era la cosa giusta da fare in quel momento e forse la cosa giusta in generale.

Mentre parlava si rendeva conto che quel discorso poteva segnare un importante stop. Sapeva come andavano quelle cose del “restare amici”. Si sarebbero a poco a poco allontanati, si sarebbero visti alle riunioni di famiglia e poi nel tempo ognuno pur ricordando quei brevi incontri ci avrebbe dato sempre meno peso e non sarebbero stati più un fattore di squilibrio nella propria vita. Ma il prezzo da pagare sarebbe stato lo stare lontani l’uno dall’altra e l’indifferenza.

Le piangeva il cuore dover fare quella recita, nascondersi dietro finti sorrisi e vedere la delusione negli occhi gonfi di Mattia, ma non c’era altra soluzione. Mentre rientravano in hotel stava pensando a come dire a lui, già quella sera, che forse era il caso di prendersi del tempo per se stessi entrambi e salutarsi già la mattina seguente, anticipando il rientro di un giorno. Non ce la fece, in fondo a lei piaceva avere Mattia vicino. Poi quel regalo, inaspettato, stupendo. Non era abituata a tali gesti di galanteria. Era colpita anche dalla foto che aveva scelto, non quella del suo corpo, ma il dettaglio del suo volt, della sua espressione. Il cuore le batteva e istintivamente aveva lo aveva abbracciato. Sentiva il suo pene in erezione premere sulla sua pancia, sapeva che non era giusto ma non voleva staccarsi. Era di nuovo felice, come in quelle ore che avevano anticipato quella piccola discussione. Le venne istintivo ringraziarlo nuovamente mentre fissava compulsivamente quel ritratto nella sua stanza, scrivendogli un messaggio. Continuava a stringere la cornice tra le mani, assorta quando fu risvegliata dal rumore di una porta che si chiudeva nel corridoio. Forse era Mattia che correva da lei, più probabile un altro che era rientrato.

Si struccò velocemente e lavò i denti. Infilati pantaloncini e maglietta per la notte si distese a letto spegnendo le luci. Già dopo pochi secondi si rese conto che non sarebbe stato facile prendere sonno, era ancora agitata. Pensava a Mattia. Allungò una mano a sfiorarsi il pube. Si rigirò diverse volte, ma alla fine prese atto che aveva voglia di toccarsi. Lo pensava li con lei, in quel letto, a fianco. Lo immaginava guardarle il corpo nudo, lui con quel suo petto da giovane sportivo. Vedeva il suo pene, carnoso, importante. Con il prepuzio che copriva il glande. Riviveva i movimenti della sua mano, a scoprirne la cappella. Ricordava il suo volto contratto e teso in quella smorfia di godimento. In quel momento le sue dita erano il cazzo di Mattia, era sopra di lei e lo stava infilando. Massaggiandosi il clitoride l’eccitazione saliva.

Si chiese se fosse lei quella. Si stava davvero facendo un ditalino pensando a quel ragazzetto, suo nipote? Si. All’improvviso tutti i suoi dubbi erano spariti. Era riuscita ad ammettere quello che voleva davvero e non poteva più nascondersi. Non sapeva quando sarebbe successo, come sarebbe potuta tornare sui suoi passi, come avrebbe intavolato il discorso. Non sapeva nulla se non una cosa: voleva fare l’amore con Mattia, voleva scopare suo nipote. Con l’ultimo briciolo di lucidità si alzò dal letto e andò in bagno. Distese un asciugamani per terra e si sedette appoggiando la schiena al muro. Si era sfilata tutto, era nuda. Sentiva il freddo dell’intonaco sulla colonna vertebrale. Riprese a toccarsi furiosamente. Fu uno degli orgasmi più belli della sua vita. Lui non lo sapeva, ma era stato grazie a Mattia.



Allegati

  • Cristina e Mattia a passeggio per Cesenatico
  • Il regalo
  • Il ritratto di Cristina
  • Cristina si masturba in bagno
 

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13 – SABATO

Era stata una notte agitata per Cristina. Aveva sognato di continuo Mattia, risvegliandosi più di una volta e riaddormentandosi subito pronta per un nuovo sogno. Alcuni erano stati estremamente piacevoli e realistici, facevano l’amore li, in quell’hotel. Altri più che altro erano incubi. Ricordava che in uno i due avevano una relazione conclamata e dovevano dirlo alla famiglia e che Mattia rideva, non dando importanza la cosa e diceva “tanto la puttana sei tu”.

Quando furono le 6.30 Cristina era in piedi.

Si dice che la notte porta consiglio, nel suo caso non fu così, o meglio, si era risvegliata con gli stessi pensieri con cui si era addormentata: Mattia e la ormai innegabile attrazione sessuale per lui.

Non sapendo che fare decise di scendere in anticipo e fare una corsa. Era previdente in tutto, si era portata il cambio adatto nel caso avesse voluto fare un po’ di jogging.

Aveva appuntamento con lui alle otto e mezza, nel locale colazione. Temeva un po’ il primo incontro con Mattia, sapeva che l’avrebbe trovato probabilmente un po’ abbattuto, ignaro che quella notte lei aveva cambiato del tutto idea sul mood del weekend.

Era già ora di colazione quando rientrò dalla corsa, così si diresse direttamente nella sala, anche perché un paio di minuti prima Mattia le aveva scritto che stava scendendo.

Sorrise quando lo vide e corse verso di lui, ancora madida di sudore. Lo baciò sulla guancia e si sedette.

Mattia aveva il volto teso. Probabilmente anche lui quella notte aveva dormito poco. Del resto se lei era scioccata dalle consapevolezze che si era ammessa la notte prima probabilmente lui era ancora abbattuto da parole di chiusura che ora non valevano più. Non era il caso di affrontare la cosa di petto, mica poteva dirgli “ehi Matti, sai che ho cambiato idea, voglio che mi scopi”. Si propose di mantenere la parte durante la giornata, tastando il terreno per capire quando sarebbe stato il momento di dirgli la verità. Imboccargli le sue voglie a poco poco.

Il ragazzo parlava poco quella mattina, come dargli torto. Cristina provava ad accennare a discorsi ma lui rispondeva a monosillabi. Quasi esasperata mentre passeggiavano in direzione spiaggia disse

“Dai però Matti, non fare così. Dobbiamo goderceli questi due giorni”

“Si scusa hai ragione”

“Quando mai ti ricapita di passare del tempo con una persona stronza come me. A volte mi vorrei picchiare da sola”

Cristina fece il gesto di darsi degli scappellotti in testa.

Il ragazzo sorrise. Cristina prese la palla al balzo per prenderlo a braccetto e farsi trascinare un po’, intonando una canzone alla quale Mattia aggiunse la sua voce.

Ce l’aveva fatta forse, il ragazzo si stava sciogliendo.

Forse quello di Mattia, il fatto di tenergli il muso, era un comportamento un po’ infantile, ma lei lo aveva già perdonato, anzi lo capiva. Forse ancora più da bambino era stato il fatto che nel breve tragitto che avevano fatto per arrivare alla spiaggia, erano bastate poche parole per fargli cambiare totalmente l’umore dato che arrivati rideva e scherzava come la sera prima.

“Certo che se ti metti così mica mi aiuti”

Cristina si era appena tolta il prendisole e il capello quando udì quelle parole uscire dalla bocca di Mattia. Si rese conto in un secondo che il ragazzo, seduto già sulla sua sdraio la stava guardando e che nei movimenti lei si era trovata frontale rispetto a lui mostrando la sua intera snella figura, con i capelli sciolti e l’elastico in bocca che gli impediva di rispondere subito, meglio così, avrebbe avuto qualche secondo in più per pensare a cosa dire.

In effetti quel costume non passava inosservato. Un bikini viola acceso, quasi fucsia, con i due lembi che coprivano i seni tenuti insieme da un anello dorato dal quale partivano ulteriori fili che a loro volta si intrecciavano sulla pancia e chiudevano su un altro anello dorato che teneva insieme le parti dello slip. Adorava quel costume, era sexy e fine allo stesso tempo. Glielo aveva regalato Stefano per una serata che avevano passato in una Spa notturna.

A Cristina piacevano i complimenti come quello che gli aveva appena fatto Mattia, diretti, nascosti dietro ad una battuta umoristica.

Gli sorrise mentre prendeva dalla bocca l’elastico per sistemarsi i capelli.

“Se ti da fastidio guarda che posso mettermi il costume di tua nonna eh! Ho portato anche quello” scherzò.

“No no, tieni questo per favore”

“Poi al di la di tutti i discorsi se mi guardi in maniera discreta e non volgare per me è come un complimento”

Mattia si chiese se aveva capito bene quelle parole. Sua zia, dopo tutto il pippone della sera prima, le aveva detto che poteva guardarla e che le avrebbe fatto piacere?

Del resto come poteva non guardarla, li sdraiata sul lettino, così perfetta come era. Dietro gli occhiali da sole rimirava le forme del suo corpo, riviveva i momenti in cui la sua mano era entrata in contatto con il suo seno.

“E’ meglio che ti vai a fare un bagno Matti”

“Non c’ho una gran voglia”

“Credimi è il caso che tu vada”. La voce era scherzosa però davvero intendeva quello. Vide i suoi occhi dietro gli occhiali che con un piccolo cenno della testa indicavano le sue zone basse.

Mattia abbassò gli occhi e vide il suo costume gonfio, aveva il cazzo in tiro e non se ne era nemmeno accorto.

“Oh cazzo, scusa”

“Figurati”

Mattia si alzò di corsa e andò verso l’acqua. Cristina lo vide tuffarsi e restare a mollo scrutando l’infinito.

Era compiaciuta di quello che aveva visto e di quello che aveva provocato. Voleva fargli capire che quello che aveva detto la sera prima ora non valeva più, ma non voleva essere esplicita, lui l’aveva sempre idolatrata, l’aveva presa come punto di riferimento, non voleva passare per la zoccola di turno. Lo avrebbe sedotto in modo discreto e lui prima o poi avrebbe capito che le carte in tavola erano cambiate.

Dieci minuti dopo Mattia era di nuovo li. Quando lo vide arrivare verso di lei Cristina prese il telo mare e glielo porse.

“Scusami ancora zia”

“Non ti scusare, sarei più preoccupata del contrario” disse ridendo

“Eh ma dopo il discorso di ieri, sull’essere amici… non è corretto quello che ho fatto”

“Oh su smettila Matti, sai quante volte ho sentito gli occhi dei miei amici e di altre persone su di me, le loro parole da maschi alfa e cose cosi. Sono grande e vaccinata. Essere amici non vuole dire essere asessuati!”

Cristina abbandonò la postazione e andò lei verso il mare. Mattia a quel punto non si sentì in colpa nel guardarla. Che belle gambe che aveva, che bel sedere. Quando poi ritornò non riuscì a non notare le forme del capezzolo indurito dietro al costume e il taglio della vagina. Cristina non disse niente, ma aveva intuito che il ragazzo la stesse nuovamente squadrando. Era la prima volta che si sentiva nuda davanti a lui. Tutto questo la eccitava.

Non c’era ne troppo caldo ne troppo freddo, la temperatura ideale. C’era poca confusione in spiaggia. Passavano il tempo sonnecchiando, leggendo e ogni tanto tirando fuori qualche argomento che diventava per una mezz’ora il lite motive delle loro chiacchiere.

Era pomeriggio quando Cristina tirò fuori l’argomento ragazze. Non era la prima volta che ficcava il naso negli affari privati di Mattia ma era il momento di scuotere un po’ le acque, mettere il ragazzo su un terreno che sapeva a lui non congeniale.

“Dai, fammi l’elenco di tutte le ragazze a cui ronzi intorno, e spero che ci sia qualcuna di nuova!”

In effetti qualche conoscenza interessante l’aveva fatta nei precorsi universitari. Alle solite Tania e Desirèe aggiunse altre due coetanee che aveva conosciuto e altre due che vedeva sempre ai precorsi ma delle quali non sapeva il nome.

“E Nadia?” incalzò Cristina

“Nadia cosa?”

“Non ce la metti dentro?”

“Ma che centra Nadia. Mica ci penso a lei, è una tua amica, ha la tua età”

“Vuoi dire che sono vecchia?”

“No, è che non la penso in quel senso”

“..però ti scrive”

“Si vabbè”

“Cosa ti scrive di preciso”

Mattia non era stizzito ma sicuramente non era a suo agio. Prese il telefono, lo sbloccò e passò a Cristina tutta la cronologia delle sue conversazioni con Nadia. Cristina, seduta sul lettino, di fronte a Mattia, lesse attentamente.

“Lo sai che ci sta provando, vero?” disse scorrendo i vari messaggi.

“Ma non ha scritto niente di che”

“Fidati, la conosco da una vita e ci sta provando. Lei è cosi. Io la adoro però ogni tanto esagera. Ma dobbiamo tenercela cosi che ci vuoi fare”

Cristina si imbatté in una foto che Nadia aveva mandato a Mattia. Un selfie dall’alto verso il basso.

“Hai capito la zoccoletta… pure le foto ti manda”

“Una”

“si si.. si comincia sempre cosi”. Cristina scherzava ma in realtà era gelosa. “chissà cosa ci hai fatto con quella foto”

“Dai zia!”

“Matti, siamo grandi e abbiamo detto che siamo amici, possiamo parlare di certi argomenti eh, non devi mica evitarli”

Mattia era imbarazzato. Si sdraiò sul lettino perché quell’escalation di argomenti eccitanti stavano iniziando ad avere effetti sul suo pene.

“Quindi? Guardami in faccia e dimmi che non ti sei mai toccato pensando a Nadia”

Mattia guardò sua zia ma non rispose

“Piccolo maiale, lo sapevo” e scoppiò a ridere. “Dai su ti perdono, a volte è talmente figa e provocante che me la farei anche io”. Anche Mattia scoppiò a ridere

“Quindi ora che siamo amici ufficiali possiamo dirci tutto tutto tutto?”

“Certo” rispose Cristina, leggermente eccitata da quei discorsi.

“L’ho fatto anche con te, cioè sulle tue foto”

“Ah no Matti, questo invece non devi dirlo” rise Cristina “non è sempre carino dire ad una donna che ti fai le pippette pensando a lei”.

“Ti ricordi quel periodi anni fa quando hai vissuto da noi per qualche mese?”

“Beh li lo sapevo che te le facevi, non ero sicura che le dedicassi a me ma mi ricordo quando scappavi e ti chiudevi in bagno.”

Ridemmo sonoramente.

Cristina assunse una posa da modella sul lettino, distesa, con le braccia dietro la nuca. Da diva.

“Se vuoi fammi una foto ora così hai materiale per il futuro”. Rendendosi conto di aver esagerato “No scherzo eh” e continuò a ridere.

Arrivarono le 17.30.

“Che dici? Saliamo e incominciamo a preparaci per stasera che dobbiamo farci belli?”

Rispetto alla passeggiata di andata, tesa, nervosa quella di ritorno verso l’hotel fu diametralmente opposta. Leggera, scanzonata. Gli unici silenzi erano dettati da piccoli momenti di riflessione di entrambi. Se si fosse potuto entrare nelle loro teste quello che si sarebbe trovato sarebbe stata la stessa cosa: un’inenarrabile voglia di spogliarsi e fare l’amore con l’altro.

Cristina si preparò meticolosamente. Si fece prima una doccia rinfrescante, quindi mentre faceva asciugare i capelli si mise lo smalto mani e piedi avvolta solo in asciugamani. Terminato ripose gli asciugamani in bagno e stette nuda davanti allo specchio. Sapeva che aveva un bel fisico e sapeva a chi voleva mostrarlo.

Si infilò il perizoma e prese il vestito nuovo che aveva previsto per quella sera. Sapeva che era sexy ma lo aveva acquistato da poco, non lo aveva mai provato e le temperature da li a poco non avrebbero più permesso di indossarlo. Non lo aveva portato apposta, tant’è che aveva anche un’altra opzione più morigerata, ma poteva diventare un’ottima arma di seduzione. Ora mancava solo il trucco.

Anche Mattia si stava preparando nella sua stanza ma la preparazione dell’uomo necessitava sicuramente di meno organizzazione, del resto Mattia non aveva tutto questo guardaroba e non era particolarmente fashion addicted.

Sua zia gli aveva detto che il posto era un po’ chic, non da cerimonia però comunque magari non da presentarsi in pantaloni corti. Un jeans e una camicia scura era il massimo che poteva proporre.

Dovevano incontrarsi nella hall 20.30. Mattia era già li, seduto sulla stessa poltrona dove l’aveva attesa il giorno prima. Sentì le porte dell’ascensore schiudersi e un sordo rumore di tacchi sulla moquette che gli veniva incontro.

Si voltò e… wow.. non aveva mai visto nulla del genere. E si che era uscito diverse volte con sua zia e conosceva il suo stile, ma quella sera gli pareva una dea.

Non sapeva bene come descriverla, sapeva solo che sentiva i crampi allo stomaco dalla tensione e dall’attrazione per quella donna. Cristina indossava un completo composto da un top grigio a trama scozzese con delle piccole spalline, l’ombelico a vista e con le coppe che ben delineavano e mostravano il seno, dei pantaloni della stessa trama del top, delle specie di bermuda abbastanza aderenti che lasciavano scoperte le ginocchia ed esaltavano le sue splendide gambe. Aveva un tacco vertiginoso, a spillo, un sandalo argentato che in diverse piccole fasce le stringeva il piede per poi allacciarsi sopra la caviglia.

Era così che una donna si presentava ad un appuntamento si chiese. Mattia di fatto non ne aveva mai avuto uno. Cristina sapeva sorprenderlo. Poteva essere la ragazza della porta accanto o femme fatale, la verità è che a lui piaceva in entrambi i casi.

“Wow” . Fu l’unica cosa che Mattia riuscì a dire.

“Dai, che mi metti in imbarazzo” rispose lei.

Anche la ragazza dietro al banco accoglienza notò la scena. Cristina la vide fissarla, e rivolgendole uno sguardo rapido prima di dedicarsi a Mattia, le sorrise augurandole buonasera. Probabilmente stava pensando che non era un look appropriato per uscire con il proprio nipote ma non gli importava di quello che pensava la gente. Quello era il suo appuntamento con Mattia, non più il nipote, non più il ragazzo o l’amico, ma l’uomo, l’uomo che voleva sedurre.

Mattia contemplava il suo corpo. Aveva subito notato lo smalto azzurro tenue che la donna si era messa a mani e piedi. Un colore di rottura sul resto dell’outfit ma che le stava benissimo. Allo stesso modo aveva visto come il pantaloncino che indossava Cristina era aderente sul suo didietro non mostrando alcun segno di intimo, probabilmente la donna indossava un filo o un micro perizoma.

Mentre cenavano, in quel posto così fuori dal mondo cui era abituato Mattia, elegante, discreto, con le luci soffuse, anche il ragazzo ebbe la sensazione che quell’uscita era diversa da tutte le altre volte che erano stati assieme. Non c’erano le domande di circostanza, le solite battute, le risate sguaiate oppure le allusioni ad altre ragazze. C’erano discorsi più seri, intimi, profondi. C’erano sguardi e silenzi. C’erano anche momenti di imbarazzo, dove o uno o l’altra distoglievano lo sguardo perché colti in flagrante nel fissare il partner. In più il vino alimentava i pensieri impuri. Lo stesso valeva per Cristina.

Mattia non capiva bene cosa stesse succedendo, del resto Cristina gli stava mandando messaggi contrastanti. Prima il voler organizzare il weekend, poi il fatto di rimanere amici, poi le allusioni in spiaggia sul suo corpo e sul piacere che provava a farsi notare, poi i discorsi sulla masturbazione e ora quella serata da coppietta innamorata. Iniziava a pensare che forse c’era ancora una speranza.

Al momento di pagare Mattia prese la carta di credito e la lasciò all’interno del libretto in cui era posto il conto. Era esaltato da quella cosa, si sentiva un uomo maturo. Il cameriere ritornò ringraziando e dicendo “Spero che lei e la sua Signora vi siate trovati bene qui nel nostro ristorante”

SUA! Aveva detto Sua Signora. E Cristina aveva detto “magnificamente”. Non aveva negato il concetto di coppia, anzi. Mattia volava tre metri sopra il cielo. All’uscita inoltre Cristina lo prese a braccetto “Aiutami che dopo quel vino con questi tacchi fra un po’ mi ritrovi per terra” .

Sentiva il suo corpo. L’aria era decisamente fresca ora ed essendo entrambi senza giacca quello di stare vicini era un modo anche per cercare un po’ di calore.

Camminava tronfio Mattia ogni volta che incrociavano altre persone, vedeva gli sguardi di anziani che probabilmente invidiavano l’età di quella che consideravano una coppia di innamorati, dei mariti che rivedevano in loro i primi incontri con quelle che poi sarebbero diventate le loro moglie, dei gruppetti di ragazzi che ammiravano sua zia. Sentì anche un paio di fischi e qualche parola di troppo rivolta alla ragazza che quando li udì, per quanto solitamente stigmatizzasse certi atteggiamenti machisti, non esitò a sorridere “Devo aver fatto colpo”.

Passeggiarono a lungo.

“Ti va di fare un dispetto scemo a Nadia?”

“Si, ma che genere di scherzo”

“Fammi una foto, quando mi vede conciata così si mangerà il fegato per sapere dove sono e io non glielo dirò”

“Ma qui”

“No, non qui, potrebbe riconoscere il lungomare. Muoviamoci più dentro all’interno.”

Bastarono qualche minuti di camminata per trovare un posto un po’ isolato, neutro, senza riferimenti alcuni a Cesenatico. Scattata la foto la inviò a Nadia.

Continuarono la loro passeggiata in quelle viuzze residenziali, tutto silenzio attorno a loro, il battere dei tacchi di Cristina sull’asfalto rimbombava e questo eccitava Mattia.

Cristina si fermò di colpo, mentre lui, non essendosene accorto, era avanzato di qualche passo. Quando si rese conto che sua zia non era più a fianco a lui si voltò e la vede distante già qualche metro. Sorrideva, aveva il cellulare in mano.

“Che succede?”

“Nadia ha risposto”

“Che dice?”

Non ebbe risposta. Cristina stava muovendo le dita velocemente sul telefono e sorrideva. Mattia le si fece incontro, ma per non violare la privacy stesse ad un paio di passi di distanza.

Dopo alcuni secondi Cristina ripose il cellulare nella pochette esclamando “Eccomi, ci sono”

“Quindi che ha detto?”

“Ma niente…”

“Eh però io te l’ho fatto leggere cosa mi ha scritto”

“Va bene, te lo faccio leggere” ed estrasse lo smartphone porgendolo a Mattia.

Il thread della discussione era questo:

[Foto di Cristina]

Nadia: “Abbiamo voglia di darla via stasera! Dove sei? E soprattutto a chi?”

Cristina: “Ma che dici! A volte i vestiti si mettono solo per sentirsi belle!”

Nadia: “Pleasure, per favore, lo hai detto anche quando lo hai comprato, me lo ricordo, che quel vestito te lo saresti messo solo quando saresti stata sicura di darla ad un uomo. Ora mi dici chi è il fortunato”

Nadia: “E comunque si, messa così in tiro tanto valeva che ti portassi dietro un cartello con scritto “Stasera voglio scopare””

Cristina: “Smile Smile Smile”

Nadia: “Quando torno mi racconti tutto stronzetta… Dio quanto mi manca farmi delle sane scopate con tutti gli uomini che vorrei”

Mattia lesse con il cuore in gola quello scambio di battute. Nadia aveva ragione e sua zia lo stava seducendo oppure era pura casualità. Cercò lo sguardo di Cristina che lo osservava dal basso verso l’alto, con due occhi che sembravano chiedere scusa.

Cristina era in imbarazzo ma sapeva che facendo leggere quella conversazione a Mattia si sarebbe esposta e avrebbe rivelato le sue intenzioni. E’ vero, quando aveva preso quel costoso completo c’era anche Nadia ed effettivamente aveva detto che lo avrebbe usato nelle “occasioni intime speciali”. Era anche vero che quando lo aveva messo in valigia non si era ricordata di quella sua frase da sbruffona, ma di fatto sapeva quanto attirava l’attenzione e quale messaggio trasmetteva agli uomini.

Mancava poco all’hotel, non si erano detti di rientrare ma naturalmente la direzione era quella anche perché anche quella sera era quasi mezzanotte. Nessuno dei due voleva riprendere il discorso dopo la verità che di fatto aveva rivelato Nadia in quei messaggi e che ora cominciava ad essere palese anche a Mattia. Camminavano in silenzio, senza rendersene conto Cristina gli aveva preso la mano e procedevano tenendosi per le dita.

Mattia sentiva il cuore a mille davanti all’ingresso della hall dell’hotel. Quel silenzio durava da troppo tempo ma non sapeva cosa dire. Era il momento della verità e lui era bloccato. Avrebbe dovuto fare lui la prima mossa? Ma come? Stringerla a se e baciarla?

Cristina ancora non si rendeva conto di cosa stesse succedendo. Le luci dell’insegna dell’hotel le fecero salire un po’ di ansia. Ogni qualvolta incrociava lo sguardo di Mattia sentiva il cuore cedere e allo stesso tempo si sentiva in imbarazzo per quello che voleva fare. Avrebbe voluto che Mattia prendesse l’iniziativa e la baciasse. Lei non si sarebbe opposta. Sapeva però che se voleva arrivare la dove aveva capito di voler arrivare probabilmente avrebbe dovuto fare lei la prima mossa, ma ogni volta che se la immaginava c’era qualcosa che la bloccava. L’ultimo ostacolo da superare.

Ascensore. Dalla sua altezza Mattia guardava verso il basso il bel seno di Cristina ancora stretto in quel top. Cristina alzava gli occhi, tenendo il labbro inferiore all’interno della bocca stretto da quello di sopra cercando di dire con gli occhi al ragazzo “Ti prego fammi tua”.

Corridoio dell’hotel. Cosa sarebbe successo ora? Uno dei due avrebbe trovato il coraggio di andare oltre?

Erano quasi davanti la camera della donna quando Cristina prese entrambe le mani di Mattia, lo guardò e gli disse

“E’ stata una serata speciale, fantastica”

“Anche per me”

Cristina si protese in avanti e baciò Mattia, sulla guancia sfiorando con le labbra l’angolo della bocca.

Mattia rimase immobile.

Cristina si girò e fece quei tre passi che la separavano dalla porta della sua stanza. Stava davvero finendo tutto così? Non aveva avuto il coraggio di dirglielo? Sarebbe mai capitata un’altra occasione. Era la cosa giusta o la cosa sbagliata quella che stava facendo?

Pensò: Cristina, ti stai facendo troppe paranoie, lasciati andare.

Vaffanculo si, doveva farlo.

“Matti” disse girando la testa mentre apriva la porta.

Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei, ormai sicuro di vederla sparire dietro la porta a secondi.

“Ti va di entrare da me?” istintivamente protese il braccio in direzione del ragazzo porgendogli la mano.

Mattia andò verso Cristina fino a prenderle la mano e si fece guidare in stanza seguendo Cristina lungo il brevissimo corridoio d’entrata.

La vide gettare la pochette sulla scrivania e girarsi di scatto, gettargli le braccia al collo e baciarlo.

Il cazzo gli si drizzò all’istante. Sentiva la sua lingua premere per entrare nella sua bocca. La accolse. Cristina si staccò un momento, erano testa contro testa, lei sorrideva, lui pure, prima di tornare a baciarlo.

Erano di nuovo un tutt’uno, con Cristina che spostò le sue braccia dietro Mattia, infilando le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni. Mattia la emulò, spostando le sue leve sul fondoschiena di Cristina.

“Ehi” disse lei ridendo. Non era un rimprovero o un avvertimento come tutte le altre volte che aveva toccato il corpo della donna. Era eccitata nel sentire la presa del nipote sul suo culo. Sentiva anche il suo cazzo premergli contro, per l’ennesima volta, ma stavolta era diverso. Gli sfiorò i pantaloni all’altezza del pube. Erano in piedi, nonostante i tacchi alti lei era comunque più bassa di qualche centimetro. Mattia cominciò a baciarle la guancia, le spalle, il collo.

“Fai piano, non mi lasciare succhiotti” disse flebile.

Il ragazzo continuava non curante delle spalline del vestito che Cristina fece scivolare sotto le ascelle, divincolando le braccia. Aveva ora le mani di mattia sulla sua schiena ora sulle coppe del top. Sentiva le sue mani cercare la minuscola cerniera sul retro. Se era quello che voleva era il momento di mostrarglielo, lui che lo aveva bramato così tanto. Scostò le mani di Mattia un secondo, slacciò la cerniera e con entrambe le mani slacciò anche i gancetti che la stringevano. Sentire finalmente il seno libero e meno costretto le provocò una sensazione di piacere. Sfilò via tutto il top, mostrando finalmente il seno nudo al ragazzo che lo osservava in estasi.

Mattia aveva le tette di sua zia li davanti, erano perfette. Le vedeva muoversi al ritmo del suo respiro. Salire e scendere. Mandò la mano destra in avanscoperta, seguita poco dopo anche dall’altra. Ricominciò a baciarla.

“Piano Matti”. Doveva aver esagerato con la forza. Sentiva le frattempo le mani di Cristina cingergli la cinta e slacciargliela. Sentì un brivido percorrergli la schiena nel momento in cui lei con un dito percorse il suo membro indurito. Sentì una leggera pressione sul petto, Cristina lo stava spingendo sul letto, facendolo sedere sul bordo. Lei si mise a fianco. Lo baciava, mentre lo faceva lui no riusciva a distogliere sguardo e mani dal suo seno, libero.

“Abbassali” disse Cristina indicando i pantaloni del ragazzo.

Mattia obbedì rimanendo con i soli boxer.

Cristina vedeva il ragazzo teso, che non sapeva bene come muoversi. Era eccitata dal fatto che in quel momento era la sua insegnante. Voleva dargli un piacere che lui mai aveva provato prima pur sapendo che tirando per le lunghe quel gioco di preliminari l’inesperienza poteva tirare brutti scherzi. Gli sfilò i boxer e il suo pene uscì in tutta la sua prepotenza. Mattia aveva un bel cazzo. Il prepuzio pronunciato, non una fimosi però copriva bene tutto il glande. Un corpo robusto e una lunghezza altrettanto discreta. Con due dita fece scivolare la pelle che lo ricopriva scoprendo la cappella. Lo carezzava dolcemente e sentiva che ad ogni sfioramento il ragazzo trasaliva. Lo impugnò anche e mosse la mano masturbandolo con lenti colpi. Cercava con gli occhi quelli del giovane, con la bocca leggermente spalancata, passandosi la lingua tra i denti. Prima che fosse troppo tardi si stacco e si rialzò. Per un attimo si ricordò della notte prima, quando si era toccata pensando che le sue dita fossero il pene rigido di Mattia. Voleva riprovare le stesse sensazioni.

“Stai fermo li” ponendogli una mano sulla spalla, come a dirgli non ti muovere, mentre lei indietreggiava finchè la sua schiena non incontrò la parete della stanza, a fianco del grosso armadio e di una poltrona.

Tenendo lo sguardo fisso su Mattia cominciò a slacciarsi l’unico bottone dei pantaloni che celava la cerniera, e una volta abbassata li sfilò. In quel momento si rese conto che ancora stava indossando le scarpe. Chissà dal punto di vista del nipote se la cosa lo eccitava ancora di più o no.

Si mostrò per un attimo con il solo perizoma bianco addosso, poi, con entrambe le mani cinse il filo a livello dei fianchi e lo lasciò cadere, calpestandolo con i tacchi nel tentativo poi riuscito di rimuoverlo dalle gambe. Era nuda, completamente, davanti a lui. Con lo sguardo verso il basso sorrideva all’idea che il ragazzo la stesse contemplando. Un po’ si vergognava di quello che stava facendo, un po’ la gasava a mille.

Sfidò lo sguardo di Mattia sempre seduto di fronte a lei a bocca aperta. Il sorriso di Cristina da imbarazzato divenne malizioso. Si ricordò di una cosa che le aveva detto Stefano “Tu hai una delle più belle fighe che abbia mai visto, devi mostrarla di più”. Mantenendo gli occhi sul giovane si portò la mano al pube depilato e con due dita schiuse le labbra per mostrare a Mattia la sua figa aperta. Si avvicinò al ragazzo.

Mattia vide sua zia arrivare nuda a contatto con lui. Dalla sua posizione seduta le baciò la pancia con piccoli e rapidi movimenti delle labbra. Non pensava che la visione di una donna nuda potesse dargli tali palpitazioni. Notò subito che la leggera peluria che aveva sentito furtivamente quell’estate non c’era più. Sentì stringersi il polso destro e trascinare l’avanbraccio al Santo Graal. Cristina aveva preso la mano di Mattia e se la era portata li sotto. Toccava a lui anche se non sapeva bene cosa fare. Era la prima figa che toccava. Era morbida e umida.

Mentre toccava lasciava scivolare le dita tra le labbra cercando una fessura dove affondare di più. La donna lo lasciava andare senza dire nulla, salvo in un paio di occasioni togliergli le dita dall’esplorazione interna e riportarle sul suo clitoride dicendo ansimando di toccare li.

Mattia alzò lo sguardo per vedere in faccia Cristina, aveva gli occhi chiusi e il volto contratto rivolto verso l’alto.

Fu in quel momento che dalla bocca della donna risuonò quella frase che fu come una benedizione.

“Scopiamo ti prego, scopiamo!”

“Si Cri”. Non la chiamò Cri per caso. Zia pareva brutto e malato in quel momento.

Cazzo, pensò Cristina, i profilattici. Li aveva comprati per ogni evenienza ma ora che ci pensava non li aveva mai messi in valigia. Cazzo Cazzo Cazzo. Sperava che quella che il giorno prima era un’illusione e basta per il ragazzo non avesse dato nulla di scontato.

“Ce li hai i profilattici?”

“Si, di la”. Di la era riferito alla sua stanza.

“Li vai a prendere?”

“Si” disse Mattia rialzandosi e facendo per andare alla porta

“Matti”

“Si”

“Infilati un paio di pantaloni almeno” disse Cristina ridendo e gettandosi sul letto.

Mattia corse nella sua stanza a prendere la confezione ancora ricoperta dall’involucro di plastica. Ci mise un attimo. Troppa era la paura che Cristina cambiasse idea e trovarla non più disposta a proseguire quel momento magico.

Rientrò nella stanza della donna trovandola nuda sul letto, stringendo al petto un cuscino. Si era tolta le scarpe. Sorrise quando lo vide rientrare e togliersi al volo i pantaloni mostrando nuovamente il suo cazzo in erezione.

La donna si inginocchiò prima sul letto e poi si sedette sul bordo, esattamente come alcuni minuti prima.

“Aspetta, te lo metto io” dicendo al ragazzo di sedersi a fianco.

Aprì con attenzione la bustina e lo sfilò. Poche volte Cristina si era trovata in quella situazione. Si, a Teo qualche volta lo aveva infilato lei per gioco anni prima, ma di certo non lo aveva fatto con Stefano.

Lo fece aderire con cura. Mentre la gomma scendeva sentiva le piccole scariche elettriche che erano trasmesse dallo scroto alla punta del pene di Mattia.

Si incominciarono a baciare che lei ancora stringeva il pene del ragazzo ricoperto ora dal condom e si lasciarono cadere sul letto. Mattia tastò nuovamente la sala giochi di Cristina che sembrava apprezzare e non poco.

Mattia si trovò disteso con la schiena poggiata sul materasso. Cristina gli balzò sopra tenendo il suo pube nudo schiacciato sulla pancia del nipote e chinandosi cominciò a baciare il suo petto.

“Ti piace?”

“Si”

“E cosa vuoi fare ora?”

“Quello che vuoi”

“No dimmelo tu, dimmi cosa vuoi che faccia”

“Voglio scopare”

“Vuoi che ti scopo?”

“Si”

“e come?”

“Mettitelo dentro”

“Ti piace la mia figa?”

“Si”

Cristina aveva perso il controllo, era uscita la sua versione dark, quella piĂą volgare.

Arretrò leggermente il bacino e controllò che il preservativo fosse sempre al suo posto ben aderente. Si alzò leggermente facendo leva sulle ginocchia al materasso e con la mano, da dietro, strinse il cazzo di Mattia, puntandolo alla sua vagina.

Dopo qualche movimento di assestamento il ragazzo era dentro. Si era presa la verginitĂ  di Mattia. Era felice di questo.

Incominciò a muoversi avanti e indietro, facendo scivolare il bacino su quello di Mattia. Piano poi accelerava, di nuovo piano poi di nuovo forte.

Mattia era in stato di trance. Cercava di resistere quanto piĂą possibile ma sapeva che non sarebbe durato tanto. Vedeva i capelli sciolti di sua zia muoversi a destra e a sinistra davanti a lui, con lei che cercava di levarseli dalla faccia. Sentiva le sue mani spingere sul suo petto, vedeva il suo pube nudo scivolare lungo il suo corpo.

Stava scopando sua zia, la donna dei suoi sogni.

Quando venne Mattia si lasciò andare in un piccolo spasmo rumoroso. Cristina inarcò la schiena e si chiuse su di lui, continuando a muovere però il bacino continuando la penetrazione. Non era venuta Cristina ma aveva pensato potesse andare peggio e in fondo aveva goduto da matti anche così. Sentiva le sue parti basse fradice. Si sentiva libera, per nulla sporca. Era contenta fosse successo.

Rimasero alcuni minuti distesi a letto, fianco a fianco, guardandosi e ridendo. Ogni tanto c’era qualche bacio, nessuna parola.

Cristina si alzò e andò in bagno a risistemarsi. Mattia a seguire fece lo stesso. Erano ancora nudi. Si baciarono nuovamente e ancora il pene di Mattia sfregò il ventre di Cristina. Con la mano il ragazzo toccava il clitoride della donna che inizialmente non oppose resistenza.

“Dai prendi la tua roba e vai in camera tua” gli disse.

“Posso restare qua?”

“Ma che scherzi? Non ci penso proprio”. Era meglio così pensò Cristina, era tutto stato bellissimo, il giorno dopo lo avrebbero rifatto sicuramente, ma come prima volta meglio non esagerare.

Una volta che uscì dalla stanza Mattia, Cristina sistemò le cose che aveva lasciato sparse per la camera, rivivendo ogni singolo istante di quell’incontro amoroso. Aveva fatto sesso con suo nipote. Aveva fatto sesso con Mattia. Stanca, quasi stremata, entrò in doccia e fece partire un getto di acqua fredda. Un quarto d’ora dopo era pronta per coricarsi. Diede un’ultima occhiata al telefono. C’era un messaggio di Nadia

“Quindi, gliel’hai data all’uomo misterioso?”

“Si”

“Al primo appuntamento?”

“Si”

“Lo sapevo… bitch! Ma botta e via o questo ce lo teniamo?”

“No… mai più” .

Cristina sapeva mentire, in quel momento in realtĂ  non sarebbe mai riuscita a fare a meno di Mattia e del sesso con lui.



Allegati:

  • La foto di Nadia a Mattia
  • Cristina al ristorante
  • La foto di Cristina per Nadia
  • Cristina spogliata davanti a Mattia
 

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13 – SABATO

Era stata una notte agitata per Cristina. Aveva sognato di continuo Mattia, risvegliandosi più di una volta e riaddormentandosi subito pronta per un nuovo sogno. Alcuni erano stati estremamente piacevoli e realistici, facevano l’amore li, in quell’hotel. Altri più che altro erano incubi. Ricordava che in uno i due avevano una relazione conclamata e dovevano dirlo alla famiglia e che Mattia rideva, non dando importanza la cosa e diceva “tanto la puttana sei tu”.

Quando furono le 6.30 Cristina era in piedi.

Si dice che la notte porta consiglio, nel suo caso non fu così, o meglio, si era risvegliata con gli stessi pensieri con cui si era addormentata: Mattia e la ormai innegabile attrazione sessuale per lui.

Non sapendo che fare decise di scendere in anticipo e fare una corsa. Era previdente in tutto, si era portata il cambio adatto nel caso avesse voluto fare un po’ di jogging.

Aveva appuntamento con lui alle otto e mezza, nel locale colazione. Temeva un po’ il primo incontro con Mattia, sapeva che l’avrebbe trovato probabilmente un po’ abbattuto, ignaro che quella notte lei aveva cambiato del tutto idea sul mood del weekend.

Era già ora di colazione quando rientrò dalla corsa, così si diresse direttamente nella sala, anche perché un paio di minuti prima Mattia le aveva scritto che stava scendendo.

Sorrise quando lo vide e corse verso di lui, ancora madida di sudore. Lo baciò sulla guancia e si sedette.

Mattia aveva il volto teso. Probabilmente anche lui quella notte aveva dormito poco. Del resto se lei era scioccata dalle consapevolezze che si era ammessa la notte prima probabilmente lui era ancora abbattuto da parole di chiusura che ora non valevano più. Non era il caso di affrontare la cosa di petto, mica poteva dirgli “ehi Matti, sai che ho cambiato idea, voglio che mi scopi”. Si propose di mantenere la parte durante la giornata, tastando il terreno per capire quando sarebbe stato il momento di dirgli la verità. Imboccargli le sue voglie a poco poco.

Il ragazzo parlava poco quella mattina, come dargli torto. Cristina provava ad accennare a discorsi ma lui rispondeva a monosillabi. Quasi esasperata mentre passeggiavano in direzione spiaggia disse

“Dai però Matti, non fare così. Dobbiamo goderceli questi due giorni”

“Si scusa hai ragione”

“Quando mai ti ricapita di passare del tempo con una persona stronza come me. A volte mi vorrei picchiare da sola”

Cristina fece il gesto di darsi degli scappellotti in testa.

Il ragazzo sorrise. Cristina prese la palla al balzo per prenderlo a braccetto e farsi trascinare un po’, intonando una canzone alla quale Mattia aggiunse la sua voce.

Ce l’aveva fatta forse, il ragazzo si stava sciogliendo.

Forse quello di Mattia, il fatto di tenergli il muso, era un comportamento un po’ infantile, ma lei lo aveva già perdonato, anzi lo capiva. Forse ancora più da bambino era stato il fatto che nel breve tragitto che avevano fatto per arrivare alla spiaggia, erano bastate poche parole per fargli cambiare totalmente l’umore dato che arrivati rideva e scherzava come la sera prima.

“Certo che se ti metti così mica mi aiuti”

Cristina si era appena tolta il prendisole e il capello quando udì quelle parole uscire dalla bocca di Mattia. Si rese conto in un secondo che il ragazzo, seduto già sulla sua sdraio la stava guardando e che nei movimenti lei si era trovata frontale rispetto a lui mostrando la sua intera snella figura, con i capelli sciolti e l’elastico in bocca che gli impediva di rispondere subito, meglio così, avrebbe avuto qualche secondo in più per pensare a cosa dire.

In effetti quel costume non passava inosservato. Un bikini viola acceso, quasi fucsia, con i due lembi che coprivano i seni tenuti insieme da un anello dorato dal quale partivano ulteriori fili che a loro volta si intrecciavano sulla pancia e chiudevano su un altro anello dorato che teneva insieme le parti dello slip. Adorava quel costume, era sexy e fine allo stesso tempo. Glielo aveva regalato Stefano per una serata che avevano passato in una Spa notturna.

A Cristina piacevano i complimenti come quello che gli aveva appena fatto Mattia, diretti, nascosti dietro ad una battuta umoristica.

Gli sorrise mentre prendeva dalla bocca l’elastico per sistemarsi i capelli.

“Se ti da fastidio guarda che posso mettermi il costume di tua nonna eh! Ho portato anche quello” scherzò.

“No no, tieni questo per favore”

“Poi al di la di tutti i discorsi se mi guardi in maniera discreta e non volgare per me è come un complimento”

Mattia si chiese se aveva capito bene quelle parole. Sua zia, dopo tutto il pippone della sera prima, le aveva detto che poteva guardarla e che le avrebbe fatto piacere?

Del resto come poteva non guardarla, li sdraiata sul lettino, così perfetta come era. Dietro gli occhiali da sole rimirava le forme del suo corpo, riviveva i momenti in cui la sua mano era entrata in contatto con il suo seno.

“E’ meglio che ti vai a fare un bagno Matti”

“Non c’ho una gran voglia”

“Credimi è il caso che tu vada”. La voce era scherzosa però davvero intendeva quello. Vide i suoi occhi dietro gli occhiali che con un piccolo cenno della testa indicavano le sue zone basse.

Mattia abbassò gli occhi e vide il suo costume gonfio, aveva il cazzo in tiro e non se ne era nemmeno accorto.

“Oh cazzo, scusa”

“Figurati”

Mattia si alzò di corsa e andò verso l’acqua. Cristina lo vide tuffarsi e restare a mollo scrutando l’infinito.

Era compiaciuta di quello che aveva visto e di quello che aveva provocato. Voleva fargli capire che quello che aveva detto la sera prima ora non valeva più, ma non voleva essere esplicita, lui l’aveva sempre idolatrata, l’aveva presa come punto di riferimento, non voleva passare per la zoccola di turno. Lo avrebbe sedotto in modo discreto e lui prima o poi avrebbe capito che le carte in tavola erano cambiate.

Dieci minuti dopo Mattia era di nuovo li. Quando lo vide arrivare verso di lei Cristina prese il telo mare e glielo porse.

“Scusami ancora zia”

“Non ti scusare, sarei più preoccupata del contrario” disse ridendo

“Eh ma dopo il discorso di ieri, sull’essere amici… non è corretto quello che ho fatto”

“Oh su smettila Matti, sai quante volte ho sentito gli occhi dei miei amici e di altre persone su di me, le loro parole da maschi alfa e cose cosi. Sono grande e vaccinata. Essere amici non vuole dire essere asessuati!”

Cristina abbandonò la postazione e andò lei verso il mare. Mattia a quel punto non si sentì in colpa nel guardarla. Che belle gambe che aveva, che bel sedere. Quando poi ritornò non riuscì a non notare le forme del capezzolo indurito dietro al costume e il taglio della vagina. Cristina non disse niente, ma aveva intuito che il ragazzo la stesse nuovamente squadrando. Era la prima volta che si sentiva nuda davanti a lui. Tutto questo la eccitava.

Non c’era ne troppo caldo ne troppo freddo, la temperatura ideale. C’era poca confusione in spiaggia. Passavano il tempo sonnecchiando, leggendo e ogni tanto tirando fuori qualche argomento che diventava per una mezz’ora il lite motive delle loro chiacchiere.

Era pomeriggio quando Cristina tirò fuori l’argomento ragazze. Non era la prima volta che ficcava il naso negli affari privati di Mattia ma era il momento di scuotere un po’ le acque, mettere il ragazzo su un terreno che sapeva a lui non congeniale.

“Dai, fammi l’elenco di tutte le ragazze a cui ronzi intorno, e spero che ci sia qualcuna di nuova!”

In effetti qualche conoscenza interessante l’aveva fatta nei precorsi universitari. Alle solite Tania e Desirèe aggiunse altre due coetanee che aveva conosciuto e altre due che vedeva sempre ai precorsi ma delle quali non sapeva il nome.

“E Nadia?” incalzò Cristina

“Nadia cosa?”

“Non ce la metti dentro?”

“Ma che centra Nadia. Mica ci penso a lei, è una tua amica, ha la tua età”

“Vuoi dire che sono vecchia?”

“No, è che non la penso in quel senso”

“..però ti scrive”

“Si vabbè”

“Cosa ti scrive di preciso”

Mattia non era stizzito ma sicuramente non era a suo agio. Prese il telefono, lo sbloccò e passò a Cristina tutta la cronologia delle sue conversazioni con Nadia. Cristina, seduta sul lettino, di fronte a Mattia, lesse attentamente.

“Lo sai che ci sta provando, vero?” disse scorrendo i vari messaggi.

“Ma non ha scritto niente di che”

“Fidati, la conosco da una vita e ci sta provando. Lei è cosi. Io la adoro però ogni tanto esagera. Ma dobbiamo tenercela cosi che ci vuoi fare”

Cristina si imbatté in una foto che Nadia aveva mandato a Mattia. Un selfie dall’alto verso il basso.

“Hai capito la zoccoletta… pure le foto ti manda”

“Una”

“si si.. si comincia sempre cosi”. Cristina scherzava ma in realtà era gelosa. “chissà cosa ci hai fatto con quella foto”

“Dai zia!”

“Matti, siamo grandi e abbiamo detto che siamo amici, possiamo parlare di certi argomenti eh, non devi mica evitarli”

Mattia era imbarazzato. Si sdraiò sul lettino perché quell’escalation di argomenti eccitanti stavano iniziando ad avere effetti sul suo pene.

“Quindi? Guardami in faccia e dimmi che non ti sei mai toccato pensando a Nadia”

Mattia guardò sua zia ma non rispose

“Piccolo maiale, lo sapevo” e scoppiò a ridere. “Dai su ti perdono, a volte è talmente figa e provocante che me la farei anche io”. Anche Mattia scoppiò a ridere

“Quindi ora che siamo amici ufficiali possiamo dirci tutto tutto tutto?”

“Certo” rispose Cristina, leggermente eccitata da quei discorsi.

“L’ho fatto anche con te, cioè sulle tue foto”

“Ah no Matti, questo invece non devi dirlo” rise Cristina “non è sempre carino dire ad una donna che ti fai le pippette pensando a lei”.

“Ti ricordi quel periodi anni fa quando hai vissuto da noi per qualche mese?”

“Beh li lo sapevo che te le facevi, non ero sicura che le dedicassi a me ma mi ricordo quando scappavi e ti chiudevi in bagno.”

Ridemmo sonoramente.

Cristina assunse una posa da modella sul lettino, distesa, con le braccia dietro la nuca. Da diva.

“Se vuoi fammi una foto ora così hai materiale per il futuro”. Rendendosi conto di aver esagerato “No scherzo eh” e continuò a ridere.

Arrivarono le 17.30.

“Che dici? Saliamo e incominciamo a preparaci per stasera che dobbiamo farci belli?”

Rispetto alla passeggiata di andata, tesa, nervosa quella di ritorno verso l’hotel fu diametralmente opposta. Leggera, scanzonata. Gli unici silenzi erano dettati da piccoli momenti di riflessione di entrambi. Se si fosse potuto entrare nelle loro teste quello che si sarebbe trovato sarebbe stata la stessa cosa: un’inenarrabile voglia di spogliarsi e fare l’amore con l’altro.

Cristina si preparò meticolosamente. Si fece prima una doccia rinfrescante, quindi mentre faceva asciugare i capelli si mise lo smalto mani e piedi avvolta solo in asciugamani. Terminato ripose gli asciugamani in bagno e stette nuda davanti allo specchio. Sapeva che aveva un bel fisico e sapeva a chi voleva mostrarlo.

Si infilò il perizoma e prese il vestito nuovo che aveva previsto per quella sera. Sapeva che era sexy ma lo aveva acquistato da poco, non lo aveva mai provato e le temperature da li a poco non avrebbero più permesso di indossarlo. Non lo aveva portato apposta, tant’è che aveva anche un’altra opzione più morigerata, ma poteva diventare un’ottima arma di seduzione. Ora mancava solo il trucco.

Anche Mattia si stava preparando nella sua stanza ma la preparazione dell’uomo necessitava sicuramente di meno organizzazione, del resto Mattia non aveva tutto questo guardaroba e non era particolarmente fashion addicted.

Sua zia gli aveva detto che il posto era un po’ chic, non da cerimonia però comunque magari non da presentarsi in pantaloni corti. Un jeans e una camicia scura era il massimo che poteva proporre.

Dovevano incontrarsi nella hall 20.30. Mattia era già li, seduto sulla stessa poltrona dove l’aveva attesa il giorno prima. Sentì le porte dell’ascensore schiudersi e un sordo rumore di tacchi sulla moquette che gli veniva incontro.

Si voltò e… wow.. non aveva mai visto nulla del genere. E si che era uscito diverse volte con sua zia e conosceva il suo stile, ma quella sera gli pareva una dea.

Non sapeva bene come descriverla, sapeva solo che sentiva i crampi allo stomaco dalla tensione e dall’attrazione per quella donna. Cristina indossava un completo composto da un top grigio a trama scozzese con delle piccole spalline, l’ombelico a vista e con le coppe che ben delineavano e mostravano il seno, dei pantaloni della stessa trama del top, delle specie di bermuda abbastanza aderenti che lasciavano scoperte le ginocchia ed esaltavano le sue splendide gambe. Aveva un tacco vertiginoso, a spillo, un sandalo argentato che in diverse piccole fasce le stringeva il piede per poi allacciarsi sopra la caviglia.

Era così che una donna si presentava ad un appuntamento si chiese. Mattia di fatto non ne aveva mai avuto uno. Cristina sapeva sorprenderlo. Poteva essere la ragazza della porta accanto o femme fatale, la verità è che a lui piaceva in entrambi i casi.

“Wow” . Fu l’unica cosa che Mattia riuscì a dire.

“Dai, che mi metti in imbarazzo” rispose lei.

Anche la ragazza dietro al banco accoglienza notò la scena. Cristina la vide fissarla, e rivolgendole uno sguardo rapido prima di dedicarsi a Mattia, le sorrise augurandole buonasera. Probabilmente stava pensando che non era un look appropriato per uscire con il proprio nipote ma non gli importava di quello che pensava la gente. Quello era il suo appuntamento con Mattia, non più il nipote, non più il ragazzo o l’amico, ma l’uomo, l’uomo che voleva sedurre.

Mattia contemplava il suo corpo. Aveva subito notato lo smalto azzurro tenue che la donna si era messa a mani e piedi. Un colore di rottura sul resto dell’outfit ma che le stava benissimo. Allo stesso modo aveva visto come il pantaloncino che indossava Cristina era aderente sul suo didietro non mostrando alcun segno di intimo, probabilmente la donna indossava un filo o un micro perizoma.

Mentre cenavano, in quel posto così fuori dal mondo cui era abituato Mattia, elegante, discreto, con le luci soffuse, anche il ragazzo ebbe la sensazione che quell’uscita era diversa da tutte le altre volte che erano stati assieme. Non c’erano le domande di circostanza, le solite battute, le risate sguaiate oppure le allusioni ad altre ragazze. C’erano discorsi più seri, intimi, profondi. C’erano sguardi e silenzi. C’erano anche momenti di imbarazzo, dove o uno o l’altra distoglievano lo sguardo perché colti in flagrante nel fissare il partner. In più il vino alimentava i pensieri impuri. Lo stesso valeva per Cristina.

Mattia non capiva bene cosa stesse succedendo, del resto Cristina gli stava mandando messaggi contrastanti. Prima il voler organizzare il weekend, poi il fatto di rimanere amici, poi le allusioni in spiaggia sul suo corpo e sul piacere che provava a farsi notare, poi i discorsi sulla masturbazione e ora quella serata da coppietta innamorata. Iniziava a pensare che forse c’era ancora una speranza.

Al momento di pagare Mattia prese la carta di credito e la lasciò all’interno del libretto in cui era posto il conto. Era esaltato da quella cosa, si sentiva un uomo maturo. Il cameriere ritornò ringraziando e dicendo “Spero che lei e la sua Signora vi siate trovati bene qui nel nostro ristorante”

SUA! Aveva detto Sua Signora. E Cristina aveva detto “magnificamente”. Non aveva negato il concetto di coppia, anzi. Mattia volava tre metri sopra il cielo. All’uscita inoltre Cristina lo prese a braccetto “Aiutami che dopo quel vino con questi tacchi fra un po’ mi ritrovi per terra” .

Sentiva il suo corpo. L’aria era decisamente fresca ora ed essendo entrambi senza giacca quello di stare vicini era un modo anche per cercare un po’ di calore.

Camminava tronfio Mattia ogni volta che incrociavano altre persone, vedeva gli sguardi di anziani che probabilmente invidiavano l’età di quella che consideravano una coppia di innamorati, dei mariti che rivedevano in loro i primi incontri con quelle che poi sarebbero diventate le loro moglie, dei gruppetti di ragazzi che ammiravano sua zia. Sentì anche un paio di fischi e qualche parola di troppo rivolta alla ragazza che quando li udì, per quanto solitamente stigmatizzasse certi atteggiamenti machisti, non esitò a sorridere “Devo aver fatto colpo”.

Passeggiarono a lungo.

“Ti va di fare un dispetto scemo a Nadia?”

“Si, ma che genere di scherzo”

“Fammi una foto, quando mi vede conciata così si mangerà il fegato per sapere dove sono e io non glielo dirò”

“Ma qui”

“No, non qui, potrebbe riconoscere il lungomare. Muoviamoci più dentro all’interno.”

Bastarono qualche minuti di camminata per trovare un posto un po’ isolato, neutro, senza riferimenti alcuni a Cesenatico. Scattata la foto la inviò a Nadia.

Continuarono la loro passeggiata in quelle viuzze residenziali, tutto silenzio attorno a loro, il battere dei tacchi di Cristina sull’asfalto rimbombava e questo eccitava Mattia.

Cristina si fermò di colpo, mentre lui, non essendosene accorto, era avanzato di qualche passo. Quando si rese conto che sua zia non era più a fianco a lui si voltò e la vede distante già qualche metro. Sorrideva, aveva il cellulare in mano.

“Che succede?”

“Nadia ha risposto”

“Che dice?”

Non ebbe risposta. Cristina stava muovendo le dita velocemente sul telefono e sorrideva. Mattia le si fece incontro, ma per non violare la privacy stesse ad un paio di passi di distanza.

Dopo alcuni secondi Cristina ripose il cellulare nella pochette esclamando “Eccomi, ci sono”

“Quindi che ha detto?”

“Ma niente…”

“Eh però io te l’ho fatto leggere cosa mi ha scritto”

“Va bene, te lo faccio leggere” ed estrasse lo smartphone porgendolo a Mattia.

Il thread della discussione era questo:

[Foto di Cristina]

Nadia: “Abbiamo voglia di darla via stasera! Dove sei? E soprattutto a chi?”

Cristina: “Ma che dici! A volte i vestiti si mettono solo per sentirsi belle!”

Nadia: “Pleasure, per favore, lo hai detto anche quando lo hai comprato, me lo ricordo, che quel vestito te lo saresti messo solo quando saresti stata sicura di darla ad un uomo. Ora mi dici chi è il fortunato”

Nadia: “E comunque si, messa così in tiro tanto valeva che ti portassi dietro un cartello con scritto “Stasera voglio scopare””

Cristina: “Smile Smile Smile”

Nadia: “Quando torno mi racconti tutto stronzetta… Dio quanto mi manca farmi delle sane scopate con tutti gli uomini che vorrei”

Mattia lesse con il cuore in gola quello scambio di battute. Nadia aveva ragione e sua zia lo stava seducendo oppure era pura casualità. Cercò lo sguardo di Cristina che lo osservava dal basso verso l’alto, con due occhi che sembravano chiedere scusa.

Cristina era in imbarazzo ma sapeva che facendo leggere quella conversazione a Mattia si sarebbe esposta e avrebbe rivelato le sue intenzioni. E’ vero, quando aveva preso quel costoso completo c’era anche Nadia ed effettivamente aveva detto che lo avrebbe usato nelle “occasioni intime speciali”. Era anche vero che quando lo aveva messo in valigia non si era ricordata di quella sua frase da sbruffona, ma di fatto sapeva quanto attirava l’attenzione e quale messaggio trasmetteva agli uomini.

Mancava poco all’hotel, non si erano detti di rientrare ma naturalmente la direzione era quella anche perché anche quella sera era quasi mezzanotte. Nessuno dei due voleva riprendere il discorso dopo la verità che di fatto aveva rivelato Nadia in quei messaggi e che ora cominciava ad essere palese anche a Mattia. Camminavano in silenzio, senza rendersene conto Cristina gli aveva preso la mano e procedevano tenendosi per le dita.

Mattia sentiva il cuore a mille davanti all’ingresso della hall dell’hotel. Quel silenzio durava da troppo tempo ma non sapeva cosa dire. Era il momento della verità e lui era bloccato. Avrebbe dovuto fare lui la prima mossa? Ma come? Stringerla a se e baciarla?

Cristina ancora non si rendeva conto di cosa stesse succedendo. Le luci dell’insegna dell’hotel le fecero salire un po’ di ansia. Ogni qualvolta incrociava lo sguardo di Mattia sentiva il cuore cedere e allo stesso tempo si sentiva in imbarazzo per quello che voleva fare. Avrebbe voluto che Mattia prendesse l’iniziativa e la baciasse. Lei non si sarebbe opposta. Sapeva però che se voleva arrivare la dove aveva capito di voler arrivare probabilmente avrebbe dovuto fare lei la prima mossa, ma ogni volta che se la immaginava c’era qualcosa che la bloccava. L’ultimo ostacolo da superare.

Ascensore. Dalla sua altezza Mattia guardava verso il basso il bel seno di Cristina ancora stretto in quel top. Cristina alzava gli occhi, tenendo il labbro inferiore all’interno della bocca stretto da quello di sopra cercando di dire con gli occhi al ragazzo “Ti prego fammi tua”.

Corridoio dell’hotel. Cosa sarebbe successo ora? Uno dei due avrebbe trovato il coraggio di andare oltre?

Erano quasi davanti la camera della donna quando Cristina prese entrambe le mani di Mattia, lo guardò e gli disse

“E’ stata una serata speciale, fantastica”

“Anche per me”

Cristina si protese in avanti e baciò Mattia, sulla guancia sfiorando con le labbra l’angolo della bocca.

Mattia rimase immobile.

Cristina si girò e fece quei tre passi che la separavano dalla porta della sua stanza. Stava davvero finendo tutto così? Non aveva avuto il coraggio di dirglielo? Sarebbe mai capitata un’altra occasione. Era la cosa giusta o la cosa sbagliata quella che stava facendo?

Pensò: Cristina, ti stai facendo troppe paranoie, lasciati andare.

Vaffanculo si, doveva farlo.

“Matti” disse girando la testa mentre apriva la porta.

Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei, ormai sicuro di vederla sparire dietro la porta a secondi.

“Ti va di entrare da me?” istintivamente protese il braccio in direzione del ragazzo porgendogli la mano.

Mattia andò verso Cristina fino a prenderle la mano e si fece guidare in stanza seguendo Cristina lungo il brevissimo corridoio d’entrata.

La vide gettare la pochette sulla scrivania e girarsi di scatto, gettargli le braccia al collo e baciarlo.

Il cazzo gli si drizzò all’istante. Sentiva la sua lingua premere per entrare nella sua bocca. La accolse. Cristina si staccò un momento, erano testa contro testa, lei sorrideva, lui pure, prima di tornare a baciarlo.

Erano di nuovo un tutt’uno, con Cristina che spostò le sue braccia dietro Mattia, infilando le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni. Mattia la emulò, spostando le sue leve sul fondoschiena di Cristina.

“Ehi” disse lei ridendo. Non era un rimprovero o un avvertimento come tutte le altre volte che aveva toccato il corpo della donna. Era eccitata nel sentire la presa del nipote sul suo culo. Sentiva anche il suo cazzo premergli contro, per l’ennesima volta, ma stavolta era diverso. Gli sfiorò i pantaloni all’altezza del pube. Erano in piedi, nonostante i tacchi alti lei era comunque più bassa di qualche centimetro. Mattia cominciò a baciarle la guancia, le spalle, il collo.

“Fai piano, non mi lasciare succhiotti” disse flebile.

Il ragazzo continuava non curante delle spalline del vestito che Cristina fece scivolare sotto le ascelle, divincolando le braccia. Aveva ora le mani di mattia sulla sua schiena ora sulle coppe del top. Sentiva le sue mani cercare la minuscola cerniera sul retro. Se era quello che voleva era il momento di mostrarglielo, lui che lo aveva bramato così tanto. Scostò le mani di Mattia un secondo, slacciò la cerniera e con entrambe le mani slacciò anche i gancetti che la stringevano. Sentire finalmente il seno libero e meno costretto le provocò una sensazione di piacere. Sfilò via tutto il top, mostrando finalmente il seno nudo al ragazzo che lo osservava in estasi.

Mattia aveva le tette di sua zia li davanti, erano perfette. Le vedeva muoversi al ritmo del suo respiro. Salire e scendere. Mandò la mano destra in avanscoperta, seguita poco dopo anche dall’altra. Ricominciò a baciarla.

“Piano Matti”. Doveva aver esagerato con la forza. Sentiva le frattempo le mani di Cristina cingergli la cinta e slacciargliela. Sentì un brivido percorrergli la schiena nel momento in cui lei con un dito percorse il suo membro indurito. Sentì una leggera pressione sul petto, Cristina lo stava spingendo sul letto, facendolo sedere sul bordo. Lei si mise a fianco. Lo baciava, mentre lo faceva lui no riusciva a distogliere sguardo e mani dal suo seno, libero.

“Abbassali” disse Cristina indicando i pantaloni del ragazzo.

Mattia obbedì rimanendo con i soli boxer.

Cristina vedeva il ragazzo teso, che non sapeva bene come muoversi. Era eccitata dal fatto che in quel momento era la sua insegnante. Voleva dargli un piacere che lui mai aveva provato prima pur sapendo che tirando per le lunghe quel gioco di preliminari l’inesperienza poteva tirare brutti scherzi. Gli sfilò i boxer e il suo pene uscì in tutta la sua prepotenza. Mattia aveva un bel cazzo. Il prepuzio pronunciato, non una fimosi però copriva bene tutto il glande. Un corpo robusto e una lunghezza altrettanto discreta. Con due dita fece scivolare la pelle che lo ricopriva scoprendo la cappella. Lo carezzava dolcemente e sentiva che ad ogni sfioramento il ragazzo trasaliva. Lo impugnò anche e mosse la mano masturbandolo con lenti colpi. Cercava con gli occhi quelli del giovane, con la bocca leggermente spalancata, passandosi la lingua tra i denti. Prima che fosse troppo tardi si stacco e si rialzò. Per un attimo si ricordò della notte prima, quando si era toccata pensando che le sue dita fossero il pene rigido di Mattia. Voleva riprovare le stesse sensazioni.

“Stai fermo li” ponendogli una mano sulla spalla, come a dirgli non ti muovere, mentre lei indietreggiava finchè la sua schiena non incontrò la parete della stanza, a fianco del grosso armadio e di una poltrona.

Tenendo lo sguardo fisso su Mattia cominciò a slacciarsi l’unico bottone dei pantaloni che celava la cerniera, e una volta abbassata li sfilò. In quel momento si rese conto che ancora stava indossando le scarpe. Chissà dal punto di vista del nipote se la cosa lo eccitava ancora di più o no.

Si mostrò per un attimo con il solo perizoma bianco addosso, poi, con entrambe le mani cinse il filo a livello dei fianchi e lo lasciò cadere, calpestandolo con i tacchi nel tentativo poi riuscito di rimuoverlo dalle gambe. Era nuda, completamente, davanti a lui. Con lo sguardo verso il basso sorrideva all’idea che il ragazzo la stesse contemplando. Un po’ si vergognava di quello che stava facendo, un po’ la gasava a mille.

Sfidò lo sguardo di Mattia sempre seduto di fronte a lei a bocca aperta. Il sorriso di Cristina da imbarazzato divenne malizioso. Si ricordò di una cosa che le aveva detto Stefano “Tu hai una delle più belle fighe che abbia mai visto, devi mostrarla di più”. Mantenendo gli occhi sul giovane si portò la mano al pube depilato e con due dita schiuse le labbra per mostrare a Mattia la sua figa aperta. Si avvicinò al ragazzo.

Mattia vide sua zia arrivare nuda a contatto con lui. Dalla sua posizione seduta le baciò la pancia con piccoli e rapidi movimenti delle labbra. Non pensava che la visione di una donna nuda potesse dargli tali palpitazioni. Notò subito che la leggera peluria che aveva sentito furtivamente quell’estate non c’era più. Sentì stringersi il polso destro e trascinare l’avanbraccio al Santo Graal. Cristina aveva preso la mano di Mattia e se la era portata li sotto. Toccava a lui anche se non sapeva bene cosa fare. Era la prima figa che toccava. Era morbida e umida.

Mentre toccava lasciava scivolare le dita tra le labbra cercando una fessura dove affondare di più. La donna lo lasciava andare senza dire nulla, salvo in un paio di occasioni togliergli le dita dall’esplorazione interna e riportarle sul suo clitoride dicendo ansimando di toccare li.

Mattia alzò lo sguardo per vedere in faccia Cristina, aveva gli occhi chiusi e il volto contratto rivolto verso l’alto.

Fu in quel momento che dalla bocca della donna risuonò quella frase che fu come una benedizione.

“Scopiamo ti prego, scopiamo!”

“Si Cri”. Non la chiamò Cri per caso. Zia pareva brutto e malato in quel momento.

Cazzo, pensò Cristina, i profilattici. Li aveva comprati per ogni evenienza ma ora che ci pensava non li aveva mai messi in valigia. Cazzo Cazzo Cazzo. Sperava che quella che il giorno prima era un’illusione e basta per il ragazzo non avesse dato nulla di scontato.

“Ce li hai i profilattici?”

“Si, di la”. Di la era riferito alla sua stanza.

“Li vai a prendere?”

“Si” disse Mattia rialzandosi e facendo per andare alla porta

“Matti”

“Si”

“Infilati un paio di pantaloni almeno” disse Cristina ridendo e gettandosi sul letto.

Mattia corse nella sua stanza a prendere la confezione ancora ricoperta dall’involucro di plastica. Ci mise un attimo. Troppa era la paura che Cristina cambiasse idea e trovarla non più disposta a proseguire quel momento magico.

Rientrò nella stanza della donna trovandola nuda sul letto, stringendo al petto un cuscino. Si era tolta le scarpe. Sorrise quando lo vide rientrare e togliersi al volo i pantaloni mostrando nuovamente il suo cazzo in erezione.

La donna si inginocchiò prima sul letto e poi si sedette sul bordo, esattamente come alcuni minuti prima.

“Aspetta, te lo metto io” dicendo al ragazzo di sedersi a fianco.

Aprì con attenzione la bustina e lo sfilò. Poche volte Cristina si era trovata in quella situazione. Si, a Teo qualche volta lo aveva infilato lei per gioco anni prima, ma di certo non lo aveva fatto con Stefano.

Lo fece aderire con cura. Mentre la gomma scendeva sentiva le piccole scariche elettriche che erano trasmesse dallo scroto alla punta del pene di Mattia.

Si incominciarono a baciare che lei ancora stringeva il pene del ragazzo ricoperto ora dal condom e si lasciarono cadere sul letto. Mattia tastò nuovamente la sala giochi di Cristina che sembrava apprezzare e non poco.

Mattia si trovò disteso con la schiena poggiata sul materasso. Cristina gli balzò sopra tenendo il suo pube nudo schiacciato sulla pancia del nipote e chinandosi cominciò a baciare il suo petto.

“Ti piace?”

“Si”

“E cosa vuoi fare ora?”

“Quello che vuoi”

“No dimmelo tu, dimmi cosa vuoi che faccia”

“Voglio scopare”

“Vuoi che ti scopo?”

“Si”

“e come?”

“Mettitelo dentro”

“Ti piace la mia figa?”

“Si”

Cristina aveva perso il controllo, era uscita la sua versione dark, quella piĂą volgare.

Arretrò leggermente il bacino e controllò che il preservativo fosse sempre al suo posto ben aderente. Si alzò leggermente facendo leva sulle ginocchia al materasso e con la mano, da dietro, strinse il cazzo di Mattia, puntandolo alla sua vagina.

Dopo qualche movimento di assestamento il ragazzo era dentro. Si era presa la verginitĂ  di Mattia. Era felice di questo.

Incominciò a muoversi avanti e indietro, facendo scivolare il bacino su quello di Mattia. Piano poi accelerava, di nuovo piano poi di nuovo forte.

Mattia era in stato di trance. Cercava di resistere quanto piĂą possibile ma sapeva che non sarebbe durato tanto. Vedeva i capelli sciolti di sua zia muoversi a destra e a sinistra davanti a lui, con lei che cercava di levarseli dalla faccia. Sentiva le sue mani spingere sul suo petto, vedeva il suo pube nudo scivolare lungo il suo corpo.

Stava scopando sua zia, la donna dei suoi sogni.

Quando venne Mattia si lasciò andare in un piccolo spasmo rumoroso. Cristina inarcò la schiena e si chiuse su di lui, continuando a muovere però il bacino continuando la penetrazione. Non era venuta Cristina ma aveva pensato potesse andare peggio e in fondo aveva goduto da matti anche così. Sentiva le sue parti basse fradice. Si sentiva libera, per nulla sporca. Era contenta fosse successo.

Rimasero alcuni minuti distesi a letto, fianco a fianco, guardandosi e ridendo. Ogni tanto c’era qualche bacio, nessuna parola.

Cristina si alzò e andò in bagno a risistemarsi. Mattia a seguire fece lo stesso. Erano ancora nudi. Si baciarono nuovamente e ancora il pene di Mattia sfregò il ventre di Cristina. Con la mano il ragazzo toccava il clitoride della donna che inizialmente non oppose resistenza.

“Dai prendi la tua roba e vai in camera tua” gli disse.

“Posso restare qua?”

“Ma che scherzi? Non ci penso proprio”. Era meglio così pensò Cristina, era tutto stato bellissimo, il giorno dopo lo avrebbero rifatto sicuramente, ma come prima volta meglio non esagerare.

Una volta che uscì dalla stanza Mattia, Cristina sistemò le cose che aveva lasciato sparse per la camera, rivivendo ogni singolo istante di quell’incontro amoroso. Aveva fatto sesso con suo nipote. Aveva fatto sesso con Mattia. Stanca, quasi stremata, entrò in doccia e fece partire un getto di acqua fredda. Un quarto d’ora dopo era pronta per coricarsi. Diede un’ultima occhiata al telefono. C’era un messaggio di Nadia

“Quindi, gliel’hai data all’uomo misterioso?”

“Si”

“Al primo appuntamento?”

“Si”

“Lo sapevo… bitch! Ma botta e via o questo ce lo teniamo?”

“No… mai più” .

Cristina sapeva mentire, in quel momento in realtĂ  non sarebbe mai riuscita a fare a meno di Mattia e del sesso con lui.



Allegati:

  • La foto di Nadia a Mattia
  • Cristina al ristorante
  • La foto di Cristina per Nadia
  • Cristina spogliata davanti a Mattia
Veramente bello! Complimenti
 
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