WARNING: il racconto è molto soft, soprattutto all'inizio. Spero di non annoiarvi.
Quarta liceo. Oddio, sono passati anni! Probabilmente meno di quelli che mi sembrano ora... ma davvero, pare un'altra vita.
Ma grazie a dio quel giorno non sono nella mia noiosa classe in un anonimo paesino della periferia di Milano. Sono proprio nella grande Milano, che mi appresto a raggiungere l'università.
Per gli alunni di quarta e quinta è infatti possibile effettuare una simulazione del test di ingresso, da bravo studente previdente qual'ero ho deciso di tentare fin dalla quarta.
Grande decisione.
Non solo perchè in quinta ero troppo preso dalla maturità e non avrei potuto farlo, no no... è stata davvero un ottima decisione.
Nonostante il mio terribile orientamento e la mia scarsa conoscenza di Milano, raggiungo l'edificio dell'esame con largo anticipo. Resta solo da trovare l'aula 707.
Aula 707... aula 707...
Giro e rigiro, ma non la trovo. A parte che che l'edificio sembra creato per darti il mal di testa, con strane svolte e scale ovunque, trovo solo le aule 600 e qualcosa. Boh.
Esco dall'edificio. Magari è quello sbagliato. No no, edificio giusto.
Che problema c'è, chiedo alla portinaia! L'idea mi arriva solo ora.
Vengo preceduto da due ragazze. La prima si precipita con passo deciso verso la portinaia e chiede dell'aula 707.
La seconda sta per fiondarsi sulla portinaia, ma, quando si accorge di cosa la prima ragazza ha chiesto, fa un sorriso e rimane in disparte.
Bene, neanche io devo chiedere nulla, è la mia aula! Così mi soffermo a guardare le ragazze.
La prima è davvero impettita, con il classico look la secchiona: maglia grigia, jeans lunghi anonimi, capelli ondulati ma non troppo ricercati e grossi occhiali. Il suo volto non traspare nulla mentre la portinaia fornisce le indicazioni.
La seconda... è bellissima. Oddio in realtà non devo averla vista così bene, io ero un po' lontano e lei era girata, però ricordo era bellissima. I vestiti mi pare fossero una semplice maglietta colorata e dei jeans stretti, i capelli lunghi e curati raccolti in una coda. Quello che ricordo bene era il suo sorriso e il suo luccichio negli occhi.
Perso come un demente a fissare una che mi dava 3/4 di spalle, non recepisco bene le indicazioni. Mi pare di aver sentito "prima dritto...gira a sinistra... prendi le scale".
Boh.
La prima ragazza si avvia, la seconda la segue e così faccio anche io. Per un primo pezzo andiamo dritti, poi la prima ragazza gira a sinistra. Le seconda prosegue dritto.
Mi fermo. Che fare, che fare. Sono piuttosto certo che la prima ragazza abbia ragione, è quella la via.
Così
seguo la seconda ragazza. Lo so, sono un genio. Mi affretto pure, perchè rischiavo di perderla. Grazie a dio riesco a raggiungerla e a riassumere un atteggiamento noncurante, come quello di chi ti ha seguito normale e camminando, e non quello di chi ti ha corso dietro perchè "anche se sbagli strada sei gnocca", appena prima che lei si giri.
"Ciao!" mi dice lei con un sorriso. Che sorriso. Ci avevo visto giusto. E che occhi! è davvero bella, i suoi lineamenti sono abbastanza normale ma hanno un pizzico di particolare che la rende davvero bella.
Vorrei squadrarla tutta e vedere il suo corpo, ma non so con quale sforzo di volontà mantengo il contatto visivo nel modo più disinvolto possibile.
"Ciao!" rispondo io.
"Ascolta, sai dov'è l'aula 707?" Mi chiede lei leggermente imbarazzata.
"Guarda, in realtà seguivo te" rispondo arrossendo.
"Perfetto!" dice lei, e scoppia a ridere. Una risata bella come il suo sorriso: genuina e solare.
"Forse è di qua" suggerisco io, ripercorrendo la strada della prima ragazza.
Dopo qualche girotondo troviamo questa benedetta aula 707. Siamo in largo anticipo, davanti all'aula ci sono molti tavoli vuoti, così ci fermiamo a chiacchierare.
E' sorprendete come questa sconosciuta voglia parlare con me. La guarda bene adesso,, ed è davvero bella. Il fisico asciutto e magro, ma non troppo. Probabilmente faceva qualche sport perchè nonostante fosse magra risultava anche molto tonica. Il culo abbastanza abbondante e tondo, bello stretto in quei jeans. Le tette grandi anche quelle, molto più di quello che ti aspetteresti da una così magra... e avrei imparato che quella maglietta non le rendeva per nulla giustizia.
Mentre io la squadro con disinvoltura parliamo del più e del meno. Lei sorride sempre.
Cosa fai, cosa non fai. Io faccio lo scientifico, lei il classico. Io sono qui per il test di biologia, lei per quello di fisica. A quanto pare ne ha la passione.
Si chiama Giovanna, nome che non la fa troppo impazzire.
"E meno male che non ti ho detto il mio secondo nome" scherza lei.
Io sono curioso, faccio lo scemo, tento di farmelo dire, nulla. Da infame quale sono, aspetto che manchi poco all'inizio del test.
"L'hai portato un documento di identità, vero? Altrimenti non te lo fanno fare" le chiedo.
"Certo, eccolo" mi risponde, tirando fuori la carta di identità. Che io prontamente le strappo di mano.
"NO! BASTARDO!" grida lei in mezzo al corridoio
"GIOVANNA FABRIZIA!?!?!?" rispondo io cercando di apparire più incredulo possibile.
Lei finge di mettere il broncio. Continuiamo a fare i coglioni come due ragazzi (cosa che in effetti eravamo) finchè non ci chiamano per il test.
Entro e svolgo il mio test. Una boiata allucinante. Finisco in neanche mezz'ora, 3/4 di test fatto. L'altro quarto riguardava il programma di quinta, che ovviamente non conoscevo.
Esco dall'aula, sono il primo. Che fare?
Decido di aspettarla. Mi metto al tavolo dove stavo prima e aspetto, continuando a lanciare occhiate alla porta dell'aula ogni volta che qualcuno usciva. Dovevo sembrare davvero patetico.
Dopo un'ora e mezza, esce anche lei. Sembra un po' sconvolta, ma quando mi vede sorride e mi raggiunge.
"Allora? Hai consegnato in bianco?" mi chiede.
"Ma va! Era facilissimo!" rispondo tronfio.
"Il mio invece era difficilissimo... non credo di averlo passata" risponde lei amareggiata.
"Ma dai Fabrizia! Sono sicuro che lo hai passato!"
"NON TI AZZARDARE A CHIAMARMI COSI'!"
Passiamo quasi un'altra ora buona a ridere e scherzare, parlando di tutto fuorchè di questo esame. Alla fine, lei deve andare. Ci scambiamo i numeri di telefono.
Quel magico sogno era finito, l'indomani sarei tornato alla solita vita di tutti i giorni.
Tornai in classe tronfio. I miei amici, che erano un vero dito al culo (cose di cui quando sei ragazzo non ti accorgi troppo), in quel periodo erano ancora più un dito al culo. Mostrarono completo disinteresse per questa mia conoscenza con Giovanna, gelosi del fatto che avessi conosciuto qualcuna. Per quanto possibile, loro erano ancora più morti di figa di me. Il resto della classe a malapena si ricordava della mia esistenza, perciò con chi parlarne? Rimaneva solo Maria.
Maria, la mia "dirimpettaia", si potrebbe dire che era l'altra emarginata della classe.
Abbastanza bruttina, ripetente, Maria era proprio sfigata. Però era così dolce, gentile e indifesa. Forse proprio per quello era così sfigata, soprattutto nella nostra classe dove quelle come lei venivano masticate e sputate dagli squali in cima alla catena alimentare. Aveva un ragazzo, uno dei più grandi buzzurri che io abbia mai conosciuto, trovato non so dove, ma sembrava venire da un ghetto per quanto era stupido e sciatto. E lui Maria la trattava sempre davvero di merda. Povera Maria.
Maria era una ragazza molto anonima, piuttosto in carne ma non troppo grassa, con dei semplici occhi marroni e dei capelli castani raccolti quasi sempre in una poco curata coda.
Lo sguardo e il sorriso innocente erano accentuati da moltissime lentiggine che aveva in viso e le davano un'aria davvero tenera.
Se fossimo stati in un telefilm, sarebbe stata la ragazza che al liceo ancora si vestiva e comportava come alle medie. Avete presente Sue Heck di the Middle? Penso di no, perchè the Middle credo di guardarlo solo io, ma ci avviciniamo.
Grazie a dio siamo nella realtà perciò, anche se non si acconciava e si truccava come le sue compagne, si degnava di vestirsi da donna e non da bambina. Anche se ogni tanto si metteva un indecente maglione con un gran cuore rosa.
Maria mi ascoltava sempre, era la mia confidente, e fu felicissima di sentire di Giovanna.
"Hai conosciuto una ragazza? Ma che bello! Mi raccomando, non fare lo sfigato come tuo solito!"
Così ascoltai i suoi consigli e iniziai a sentirmi con Giovanna.
Prima iniziammo con conversazioni stupide, simili a quelle fatte in università. Poi io cercai di essere un po' più concreto, invitandola ad uscire. Non per forza da soli, anche aggregandosi alla sua compagnia di amici, dato che la mia si stava sfaldando. Però sembrava ci fosse sempre un problema. E i suoi amici non potevano, e non si trovava il locale, e di qui e di là.
Un giorno dopo circa tre settimane, presi coraggio e le chiesi, diretto "A questo punto vediamoci noi due. Posso venire a casa tua un giorno che sei libera".
E qui arrivò la risposta che non mi aspettavo: "Non credo che al mio ragazzo andrebbe bene".
Ma mi pigli per il culo?!?!? Ci scriviamo da quasi un mese e solo ora salta fuori che hai un ragazzo?
Non mi ricordo se le risposi con una frase di cortesia o se semplicemente non le risposi più. Ero furioso.
Il giorno dopo, andai a scuola. Maria, come al solito, era in ansia per l'interrogazione. Succedeva sempre, per ogni materia, ma soprattutto per fisica. Quel giorno l'avrebbe proprio interrogata in fisica e si giocava il 6. Sembrava in fibrillazione. Già dalla prima ora, continuava ad aprire il libro, leggere qualcosa, chiuderlo, scriversi qualcosa sul banco, riaprire il libro. E intanto mi chiedeva. "Com'è questo?" "Spiegami questo" "E' giusta questa formula?".
Povera Maria, io ressi davvero poco prima di esplodere in un "Maria non rompere il cazzo".
Povera, povera Maria. Da buona samaritana qual'era, mi chiese subito cosa non andava e tentò di consolarmi.
Le raccontai delle conversazioni con Giovanna e del suo ragazza spuntato fuori dal nulla.
Lei mi abbracciò forte forte per consolarmi. Io adoravo i suoi abbracci, perchè lei profumava e si faceva stringere forte. Spesso ne approfittavo per allungare le mani, quando eravamo soli.
Purtroppo in quel momento eravamo nel cambio dell'ora, in mezzo a tutta la classe. Così l'abbraccio durò poco e io ripresi un barlume di normalità, aiutandola in fisica.
Per sua fortuna gli argomenti di quell'interrogazione erano i più semplici trattati in tutto l'anno. Di ostico c'erano solo un paio di formule, che le spiegai come potevo.
Finì il cambio dell'ora. Lezione di inglese. Poi intervallo.
Io e Maria rimanemmo soli. I fighi della classe ovviamente uscivano tutti gli intervalli e quel giorno persino i miei amici erano spariti chissà dove. Ne fui molto felice perchè era proprio ciò di cui avevo bisogno.
"Devi ripassare ancora?" chiesi a Maria
"No, ormai mi sta scoppiando la testa. Se apro ancora il libro vomito. La tua spiegazione di prima dovrebbe bastarmi. Tu piuttosto, come stai? Posso fare qualcosa?"
"Si, vorrei andare in bagno" dissi a Maria con tono deciso.
Diversamente dalle altre volte, non provò minimamente a discutere o obiettare. Probabilmente già sapeva che sarebbe andata così.
Avevamo la sfortuna di essere la classe più inculata della scuola. Nell'angolo più remoto dell'ultimo piano.
Avevo la fortuna che c'era un bagno lì vicino che praticamente usava solo la nostra classe. Ci avevo portato spesso Maria.
Maria mi guardò abbastanza esasperata di fronte alla mia richiesta.
"Guarda che non è che ti puoi approfittare di me così solo perchè sei giù!" mi disse poco convinta.
"Dai Maria non abbiamo tempo per il resto e lo sai anche tu! Però non voglio obbligarti, se vuoi torniamo in classe..." dissi con l'aria più affranta possibile.
Che bastardo che sono.
Maria guardò la mia faccia sconsolata, poi il mio cazzo, esposto e ben eretto. Sapevo che dopo avermi visto così non avrebbe detto di no.
lo prese in mano mentre diceva "va bene..." rassegnata. Si inginocchiò e iniziò a leccarlo.
Maria odiava fare i pompini. Ne aveva fatti due in vita sua: uno al suo ragazzo e uno a me.
Da quello che avevo capito, il primo pompino era stato molto traumatizzante per lei. Quell'animale del suo ragazzo, oltre ad avere una scarsa igiene personale, le aveva scopato la bocca con forza, ignorando le sue volontà e pensando solo a cacciaglielo in gola, finchè non le era venuto addosso senza avvisare. Tra lo schifo e il dolore, lei aveva deciso che non avrebbe più fatto pompini.
La seconda volta ero stato io il fortunato ricevente, ed era andata molto diversamente. Era una sera che ero a casa sua, non c'era nessuno. Lei aveva appena litigato il suo ragazzo, credo fosse il loro anniversario ma lui avesse preferito uscire con i suoi amici, o qualcosa del genere. Conoscendolo, probabilmente la stava tradendo.
Come spesso accadeva quando era a casa da sola e arrabbiata con il suo ragazzo, mi aveva chiamato. Io avevo accettato con gioia: solitamente guardavamo un film abbracciati, e io ne approfittavo per toccarla tutta: cosce, tette, culo... a volte le mettevo una mano in mezzo alle gambe. Nelle sere più fortunate me la scopavo anche.
Quella sera in particolare, oltre ad essere davvero arrabbiata col ragazzo, era eccitata da morire. Per la prima volta prese lei l'iniziativa, ne aveva una voglia tremenda.
Me ne venne anche a me, il cazzo divenne subito dritto appena lei ci mise la mano sopra. La spogliai del suo pigiama a cuoricini, levando pantaloni e mutande in una volta sola.
Non le piaceva quando andavo così di fretta, ma quella sera era talmente vogliosa che non obiettò. Le misi entrambe le mani sul culo, afferrando bene le sue chiappe.
Aveva un culo piuttosto grande, per via del peso, anche se nulla di eccessivo. Non era troppo sodo e mostrava qualche segno di cellulite, ma era bello morbido e malleabile da toccare e quando scopavamo rimbalzava in modo delizioso.
Infilai una mano tra le chiappe, muovendo pian piano un dito verso la sua figa. Appena la tocco sento che è bagnatissima. Non è mai successo che Maria fosse così eccitata senza bisogno di preliminari. La cosa mi fa eccitare tantissimo. Finisco velocemente di spogliarla levandole la camicetta e scoprendole i seni. Di solito mi soffermo molto su quei seni, tastandoli e leccandoli e dovere. Maria ha una terza poco abbondante, non molto soda e con dei capezzoli piuttosto grandi che, quando si eccita, diventano due sporgenti bottoncini.
Ma io in quel momento non sono interessato. Ho un solo interesse: metterglielo dentro la sua figa bagnata. Ci precipitiamo in camera da letto.
Lì Maria mi ferma. Non so dove abbia trovato la lucidità per farlo. Inizia a cercare un preservativo.
Maria lo fa solo con il preservativo. Non ci devi neanche provare a chiederle di farlo senza. Lo fa mettere a me come lo fa mettere al suo ragazzo. E dopo il sesso va pure in paranoia pensando che possa essersi bucato. A me la cosa non dispiace troppo, più che altro perchè vedendo il suo ragazzo, probabilmente mi conviene davvero metterlo.
Lei cerca, cerca e non trova nulla. Io intanto noto una cosa: sul comodino c'è l'involucro di un preservativo, aperto. Lì realizzo: ecco perchè è così arrabbiata ed eccitata! Quel furbone del suo ragazzo è venuto lì, se l'è scopata, sarà durato poco come suo solito e poi sarà scappato via dai suoi amici, lasciandola insoddisfatta. Dopotutto succedeva spesso che lui la vedesse soltanto per "svuotarsi".
Dopo aver realizzato questa cosa, mi sento un po' un rimpiazzo, una ruota di scorta... ma d'altronde sono io che mi sto scopando la ragazza di un altro, non posso mica lamentarti.
Mentre faccio questi pensieri Maria mi dice quello che avevo già intuito: "non ci sono preservativi"
"Quindi?" chiedo io
"Quindi niente! Non c'è neanche bisogno di chiedere!" risponde lei, a metà tra l'incazzatura e la delusione.
"Potremmo fare altro..." suggerisco io
Maria non ci deve neanche pensare: sapeva ciò a cui mi riferivo, non era la prima volta che glielo chiedevo, in effetti. "Scordatelo!"
"Dai, che altra scelta abbiamo? Guarda come sono eccitato!" dico, cercando contatto visivo e fisico.
Lei rimugina. Io le prendo la mano e poi la stringo dolcemente a me.
"Possiamo provare..." dice lei remissiva "ma le regole le decido io! Non ti azzardare a muoverti, toccarmi o spingermi! Faccio io ai miei tempi!" prosegue fiera.
Non potendo essere più d'accordo, mi sdraio suino sul letto, con le braccia dietro la testa e il cazzo in tiro.
Maria si mette ginocchioni sulle miei gambe e inizia a farmi il secondo pompino della sua vita. Che è stato anche il primo pompino che io abbia mai ricevuto.
La sensazione senza preservativo è bellissima. Maria è molto lenta e titubante. All'inizio usa molto la mano e le labbra. Ogni tanto esplora con la lingua.
"Prova a leccare..." cerco di suggerire io
"Zitto! Ho detto che faccio io!" Risponde stizzita lei, stringendomelo forte nella sua mano.
Però il mio suggerimento ha funzionato. Inizia a leccare l'asta, prima da un lato e poi dall'altro. Le sue leccate si fanno sempre più ampie e decise. Poi passa alla cappella, anche li leccandola prima in un modo insicuro e titubante, fino ad assaporarla sempre più.
Per buona parte si limita semplicemente a leccarlo e a prendere in bocca solo la cappella. E' un pompino un po' scarso. Forse ha paura. Però anche le leccate mi fanno godere, abituato come sono al preservativo. La sensazione della saliva è davvero piacevole. Lei inizia ad usare la mano insieme alla lingua e io inizio ad ansimare.
Il sentirmi fa scattare in lei un campanello di allarma "Scusa ma quando devi venire come facciamo?"
Per quando mi piacerebbe venirle in bocca, immagino che una proposta del genere verrebbe immediatamente respinta, perciò dico "potremmo usare un fazzolettino".
Triste, lo so, ma sinceramente volevo solo tornare a godermi il pompino.
Maria cerca velocemente un fazzoletto, lo trova e lo mette a portata di mano. "Avvisami quando stai per venire" dice, e riprende a leccare.
Le leccate però non sono il massimo, vorrei di più. Anche Maria sembra accorgersene. Forse non mi sente più ansimare e la cosa le dispiace.
Mi guarda. Rimugina un attimo. Mi guarda ancora "Certo che è davvero grande...". Ottimo, si viene a scoprire che quello stronzo del suo ragazzo ce l'ha pure piccolo, perchè io non sono certo Rocco Siffredi.
Prova a prenderlo in bocca. Prima la cappella, poi ancora più giù. Ma dalla posizione, con me sdraiato, è scomoda. Allora mi dice: "adesso cambiamo posizione, mettiti in piedi. Ma valgono le regole di prima! Anzi, valgono più di prima!"
Io non me lo faccio ripetere due volte. Mi metto in piedi, sull'attenti come il mio cazzo. Le si mette in ginocchio sul letto e lo prende in bocca. Come ad immergersi in acqua il più in fretta possibile dopo una boccata d'aria, lei cerca di prendere il mio cazzo in bocca con un colpo secco. Arriva circa a 1/3 e si ferma. Il mio cazzo nella sua bocca, è una bella sensazione. Si toglie lentamente e inizia a boccheggiare. Povera, mi dispiace quasi per lei.
"Tutto bene?"
"Tranquillo... tranquillo..." risponde ansimando.
"Non sei mica obbligata" le dico io in tono poco convinto.
Lei guarda il mio cazzo come se fosse una sfida. Lo prende in mano, massaggiandolo lentamente, ma con decisione. Inizia a leccare la cappella. Poi schiude le labbra e prende la cappella in bocca. Aiutandosi con le mani, muove il mio cazzo dentro e fuori la sua bocca, in modo lento ma costante. E' una bellissima sensazione, di umido e stretto. Inizio ad ansimare. Le vedo negli occhi un bagliore compiaciuto. Inizia ad andare più veloce e più a fondo. Io ansimo sempre più forte. Ad un certo punto, i miei versi la fanno allarmare: si stacca e prende il fazzoletto, usandolo come un buffo scudo, come se la catastrofe fosse imminente.
"Che fai?" le chiedo.
"Scusa... pensavo stessi per venire" risponde mortificata
"Non preoccuparti, e stai tranquilla: ti avviso quando sto per venire! fidati!"
Le mi guarda ancora dispiaciuta. "Dai, riprendiamo dov'eravamo prima che stavi andando davvero bene...." la incoraggio io.
Compiaciuta, Maria riprende il mio cazzo tra le mani e ricomincia ad assaporarlo. La sensazione è davvero eccitante. La sua bocca avanza sempre più. Ora è a metà: metà del mio cazzo fa avanti e indietro dalla sua bocca, caldo della sua saliva. La sua mano ne stringe ancora la base, ma non ha lo spazio per muoversi... è la sua bocca ora che lavora.
La sensazione è bellissima e io ansimo molto forte, lasciando andare qualche gemito. La vedo lanciarmi qualche sguardo. Forse ha deciso di fidarsi, o forse è troppo presa anche lei per rifare la sceneggiata di prima.
Mi manca davvero poco, lei non riesce ad andare più a fondo e allora decide di compensare in altro modo. Con l'altra mano inizia ad accarezzarmi le palle, dolcemente. Mentre succhia con foga, le sue dita mi accarezzano fino a trovare i testicoli.
Avrei voluto godermi di più la sensazione, ma non riesco... "Maria... sto per venire!" esclamo.
Maria succhia ancora un po' e poi si toglie, prendendo il fazzolettino con una mano e segandomi con l'altro. Dopo poco, vengo copiosamente nel fazzoletto.
Una gran bella serata.
Ora, nel bagno della scuola, mi stava per fare il terzo pompino della sua vita. Io ero seduto e lei in ginocchio a leccarmi l'asta.
"si Maria, come sai fare tu..." dico cercando di adularla.
Un po' per quello, un po' perchè sa che deve fare in fretta, Maria lo prende in bocca con foga.
Con il cazzo tra le labbra, muove rapidamente la testa su e giù, non andando troppo a fondo, ma muovendosi molto velocemente.
Nella bocca, la sua lingua si muove rapidamente, bagnandomi la cappella.
La sensazione è davvero fantastica... che Maria abbia fatto i compiti a casa al riguardo?
Mentre mi lascio andare a queste congetture lei inizia a massaggiarmi con decisione le palle.
Certo che Maria è proprio una santa... con questo pompino mi sta facendo dimenticare Giovanna...
Dannazione, Giovanna. Eccola rientrare prepotentemente nella mia testa. Quei suoi occhi espressivi, quel suo sorriso...
Chissà se fosse Giovanna a farmi un pompino...
Il pensiero è molto eccitante, troppo. "Ah... vengo!" faccio giusto in tempo a gridare.
Maria va nel panico, ma i pochi secondi che le ho dato non le lasciano scelta. Dopo aver sentito il primo fiotto schizzarle in bocca, Maria rimane con le labbra sul mio cazzo per non sporcarsi, inghiottendo tutto il mio sperma.
A bocca piena e incazzata nera, Maria si gira circospetta, poi apre il bagno e si precipita fuori, sputando tutto nel lavandino. Grazie a dio non c'era nessuno.
Povera ragazza, e pensare che non ero neanche venuto troppo perchè in quei giorni mi ero anche segato molto pensando a Giovanna.
Mi ripulisco anche io e torniamo in classe. Io le chiedo scusa. Lei mi guarda inviperita, ma non mi dice niente.
Ora di fisica. Maria prende un bel 7+, alzando la sua media. E' al settimo cielo, mi ringrazia, mi abbraccia. Sembra essersi dimenticata di ciò che è successo in bagno.
Io invece sono ancora scombussolato dal pensiero di Giovanna. Mentre Maria torna a sedersi, il mio sguardo si sofferma sul suo culo, incorniciato elegantemente dai pantaloni di una tuta aderente. Forse un pompino non mi sarebbe bastato...
Ultima ora: ginnastica. Già di per sè a ginnastica nessuno ha voglia di fare un cazzo, se è l'ultima ora poi.
I ragazzi sono fuori a giocare a calcio. Le ragazze dentro a spettegolare e giocare a pallavolo. Io svicolo dalla partita di calcio, tanto gli splendidi giocatori, futuri attaccanti della serie A che mi ritrovo in classe non mi considerano. Meglio così.
Entro, guardo Maria e le faccio un cenno. Lei è in panchina, non sta giocando, probabilmente ignorata dalle compagne come me.
Fa per chiedermi qualcosa ma io mi precipito nello spogliatoio dei maschi. Le mi segue.
"Cosa vuoi ancora?" mi chiede, sapendo benissimo cosa voglio.
"Sono ancora giù per la storia di Giovanna. All'intervallo è stato bellissimo, ma dopo aver visto questo bel culetto saltellare per tutto il riscaldamento di ginnastica ho voglia di altro..." le dico, pizzicandole una chiappa.
"Sei incorreggibile! Aspettami qui" mi risponde Maria rassegnata, ma con un tono che tradiva la sua eccitazione. Le piaceva ricevere complimenti sconci.
Torna poco dopo con un preservativo preso dalla sua borsa. Ci chiudiamo nel bagno dello spogliatoio. Mi spoglio e mi siedo.
Lei si toglie la parte sotto e si siede su di me. Inizio a toccarle i fianchi e le cosce, passando ogni tanto sul culo. Lei inizia ad ansimare.
"Non possiamo fare troppo casino!" le dico io, mentre le stringo le chiappe con decisione.
Lei risponde con un gemito.
Le tolgo la maglietta e il reggiseno sportivo. Le sue tette mi accolgono saltando fuori allegramente e io inizio a leccarle. Dopo una breve leccata generale mi concentro su un capezzolo, prendendolo in bocca. Noto che non è ancora duro che dovrebbe. Allora, mentre succhio più forte, faccio scivolare una mano tra le sue gambe.
Accarezzo prima le labbra, dolcemente, e poi il clitoride, con decisione.
Le geme , sento il suo capezzolo indurirsi. Inizio a baciarle il collo, mentre con le dita mi avvicino all'ingresso della sua figa.
"Piano..." sussurra lei tra un gemito e l'altro.
Io faccio scivolare dolcemente indice e medio dentro di lei.
"AH!" geme Maria, troppo forte per il luogo dove eravamo
"Shhh!" le dico io.
Maria continua a gemere, io la bacio per zittirla. Intanto con le dita vado sempre più a fondo e più forte, sditalinandola per bene.
La sento bagnarsi sempre più, così la faccio alzare. Lei sa csa fare: prende il preservativo a me lo infila, pronta poi a mettersi a cavalcioni su di me.
Io la fermo e le dico di mettersi a 90.
Lei obbedisce, piegandosi in un modo un po' maldestro. Io le afferro con forza il culo, stringendole un po' le chiappe, prima di allargarle e appoggiare la mia cappella sull'ingresso della sua figa.
"Piano..." dice lei.
Io come risposta le metto una mano sulla bocca ed entro in lei.
Le spinte dolci ma decise diventando rapidamente forti e vigorose, mentre lei geme sempre più. Tapparle la bocca non sta funzionando troppo... ma non è un pensiero a cui riesco a dare troppo conto, riesco solo a pensare a sbattermi la figa di Giovanna.
Maria. La figa di Maria. Così bagnata e stretta. Davvero accogliente e non abituata a ricevere cazzi come il mio. Povera Maria, a volta me la scopavo un po' troppo forte. Come in questo caso.
Non riuscivo a trattenermi. E non riuscivo a non pensare a quella stronza di Giovanna. Chissà com'era la sua figa. Probabilmente quella
troia si faceva sfondare giorno e notte dal suo ragazzo.
Se avessi avuto il suo bel culo tra le mani, le avrei fatto vedere io.
Perso in quei pensieri, estraniato completamente da Maria e pensando al culo di Giovanna, inizio a stringerglielo forte. Tolgo la mano dalla sua bocca e inizio e sculacciarla. Maria è colta di sorpresa, ma prima che possa dire qualcosa vengo, sovrastandola con in miei gemiti.
Mi tolgo da Maria e mi appoggio un attimo al muro per riposarmi. Le mi toglie il preservativo e lo controlla, paranoica come sempre. Poggia un orecchio sulla porta e poi la apre con circospezione. Nessun segno di vita. Meno male!
Maria si riveste velocemente e così faccio anche io.
Ci mescoliamo ai nostri compagni in palestra come se nulla fosse successo, al cambio dell'ora prepariamo borse e zaini e prendiamo il pullman per andare a casa.
"A domani!" mi saluta.
"A domani, Maria!"