A: Ascolta, ti capisco perfettamente, perché ci sono passato anche io, ed è stato un inferno e dopo il paradiso.
So benissimo come è tua mamma, iperprotettiva, non ti lascia fare niente, ti controlla tutto quello che fai, ti controlla anche il diario…
M: Ma che dici? Chi ha detto queste cose?
A: lo l’ho saputo dalla zia (mia mamma) ne parlavano tempo fa. Ha paura che tu tenga un diario segreto, che tu faccia qualcosa e lo scriva per poi farle vedere alle tue amiche. ( Non era vero niente, era anche uno stratagemma mio per capire se lei potesse scrivere queste cose che ha visto con me, e poi magari farsi scoprire)
M: Ma non si fa cosi, l’ho sempre pensato cmq, io non scrivo mai niente, anche perché la mia vita a parte l’atletica, è monotona, non mi fa fare niente.
E cosi si ritrasse con tutte e due le gambe sopra la sedia e ci appoggiò la testa. Si intristì subito.
Aveva una gonna molto larga e notai subito che scoprì i suoi slip, perché in quella posizione era scesa fino in cima.
Con fare svelto spostai la sua sedia indietro e la tirai verso di me girandola di 90 gradi, io feci altrettanto e fummo una di fronte all’altro. Ebbi una visione completa dello slip, bianco. Era visibilmente bagnato dagli umori del video di prima. Ma fui altrettanto svelto a consolarla con un racconto inventato li su due piedi.
A: Non permettere a nessuno di limitare le tue libertà in questo modo, io ci sono passato con mia mamma.
Pensava di fare la cosa giusta, di proibire quello che loro regolarmente fanno tutti i giorni. Lo ha fatto per anni, non sapevo niente del sesso, e i miei compagni puntualmente mi prendevano in giro, Ci stavo malissimo, fintanto che un giorno conobbi la sorella di un mio compagno di scuola al liceo. Loro avevano un padre che regolarmente sequestrava riviste porno non autorizzate dalle edicole (era un carabiniere) con i ragazzi della classe vidi per la prima volta un giornale porno e rimasi eccitato e sconvolto, ma sul più bello la sorella del mio amico che aveva 5 anni più di me mi beccò a toccarmi e non sapevo più dove nascondermi.
Ma lei fu molto gentile, e con un tatto incredibile mi portò in camera sua e mi parlò per circa un oretta. Mi disse che non c’era niente di male, che è tutto naturale, e che dovevo esplorare la mia sessualità nel modo più semplice possibile. Fu una liberazione per me, da quel momento non avevo più pressioni ne vergogna. Cosi ci vedemmo regolarmente per mesi. Fu bellissimo. (la storia delle riviste era vera, ma non ci fu mai la sorella, quella era inventata solo per lei)
M: per cui tu avevi all’incirca la mia età ? ma lei era una persona fuori dalla famiglia, tu sei mio cugino…
A: a volte non ci è permesso scegliere, ma di me ti puoi fidare.
Continuai a parlare per tutta la durata della ripetizione, lei era assorta e attenta a tutto quello che dicevo, gli parlai delle mie esperienze ma anche di altro.
Poi conclusi cosi
A: Per me è stata dura raccontarti tutto, non ho avuto la possibilità di confrontarmi con nessuno, ho provato anche io un po’ di vergogna ma ora mi sento meglio e credo, che se tu ti aprissi con me, ti toglieresti un bel peso. Sfruttami a dovere, quello che diciamo rimarrà sempre in questa stanza.
Avevo fatto breccia, si sentiva importante, si vedeva nel volto, gli avevo confessato i miei segreti. Fu la prima volta che qualcuno si fidava di lei. Non si sentiva come una ragazza, ma una donna.
Fu cosi che mi alzai in piedi e la invitai a fare altrettanto, abbracciandola per un po’ e sussurrandoli nell’orecchio che non la volevo vedere piangere.
Avevo le sue tette schiacciate sul mio petto, potevo sentire i capezzoli duri molto bene, e il mio cazzo ritto era proprio sopra il suo pube.
Rimanemmo cosi per un po’, poi gli scostai il viso, gli tolsi le lacrime e in quell’istante avrei avuto voglia di baciarla duramente, ma il buon Fabio mi ritornò in mente. E cosi fu lei che prese parola:
M: Hai ragione Anto, non ho mai avuto esperienze in vita mia, anche se so che sono una bella ragazza, ricevo molte attenzioni dai ragazzi in fila alla scuola, ma zia e zio sono sempre presenti, non ho un attimo di tregua. Ho approfittato subito delle lezioni proprio per stare lontano da loro. Ti ringrazio per avermi migliorato in matematica, ma qui mi sento anche più libera, posso fare cose e parlare di cose anche normali che a casa sono tabù. Prima mi hai chiesto se avevo mai visto un cazzo cosi grosso, in verità non l’avevo mai vista in vita mia. L’ho visto solo a mio padre, quando ero piccolina e mi lavavano in doccia. Poi appena sono cresciuta, papà faceva la doccia da solo. Ti ho mentito l’altro giorno, sono scappata a casa, non avevo appuntamento con mamma , anche ieri c’era un film sul quel
canale. Avevo paura che tu scoprissi che ero turbata e rossa dalla vergogna. Non sapevo gestire le cose, e non le so gestire nemmeno ora.
A: avevo intuito qualcosa che non andava, ma non immaginavo mai che fosse stato per un porno. Stai serena Michela. Facciamo cosi, d’ora in avanti faremo lezione e poi alla fine parliamo di qualsiasi cosa ti vada, anche cose che non potresti mai fare con altre persone. Almeno renderemo le lezioni meno noiose.
M: Grazie Anto, lo apprezzo molto, mi sento molto meglio ora.
Indietreggiò appena e si staccò dal mio corpo e buttò uno sguardo diritto al mio pacco che aveva sentito per tutto il tempo.
M: forse hai ragione, potrebbe assomigliare a quello del film.
E fece una risata. Io ero al limite umano, avrei voluto tirarlo fuori per fare un paragone. Ma resistetti.
A: hai visto? Ti sei già sciolta e stai molto meglio, sei anche spiritosa.
M: si è fatto tardi ,ora devo rientrare. Grazie di tutto. Ricordati del compleanno di Zia dopodomani, Ci vediamo al ristorante.
Per un momento dopo che uscì dalla porta, mi senti una merda, ma di quelle grosse.
Mi ero inventato tantissime cose di sana pianta per poi un giorno, chiavarmela. Lei si era aperta e si fidava di me. Io stavo buttando tutto nel cesso.
Ma mentre stavo mettendo apposto la sedia, mi chinai istintivamente verso la seduta dell’imbottitura e sentii un odore di umori di fica incredibile.
Il lato più perverso di me si era riappropriato della mente, e in quell’istante capì, che ero molto vicino all’obbiettivo primario. Ma come predisse Fabio, avevo la conduzione del gioco e volevo giocare molto lentamente.
A domani