Il Signore degli Anellini
Una riflessione, tuttavia, bisognerà pur farla.
Anche perché - e chissà poi perché - chi tra voi è andato a leggere il messaggio di presentazione sul profilo, tende a simpatizzare col “mio” mentecatto. Si parla tanto di “solidarietà femminile”…mah…a me sembrate molto più coesi voi. Sarà per via del cromosoma Y. Negli MP in particolare, mi ritrovo a parlare più di lui che di me. “Povero”…”Avrà pure delle qualità”…”Però sei tu che vieni su Phica di nascosto”, e via dicendo. Nemmeno io fossi un’erinni zannuta (e zinnuta). Ebbene…l’anellino me lo ha regalato lui. Oh, a me dei “brillocchi” non è mai importato niente…né dal punto di vista venale (ricordate la canzone di Marylin, no?), né da quello simbolico (può avere la passera..la mano se la scorda). Tuttavia, regalare a una donna, per giunta in un cofanetto, l’anellino da cazzo è abbastanza deprimente. Anche perché é come alzare le mani e ammettere che senza supporto elettrico non si sarebbe in grado di portare a casa il risultato. Ma vi assicuro che arrivati a tanto, ogni donna considererà che l’oggetto di troppo non è il “rivestimento” ma il “rivestito”. Non fraintendetemi. Il calore umano, l’emozione della seduzione, vince facile su tutto…pure è vittoria di Pirro. Perché quando lo stesso pisello ti bomba fin da quando andavi al liceo, il friccicore è abbastanza sbiadito. Allora si bada al sodo e - al sodo - le mie dita e il mio rabbit, sono molto più efficaci delle versioni in carne e ossa (ossa? Vi piacerebbe, eh

). Alt. Non provate a dirmi “ah, ma che uomini frequenti?”. È vero che il vecchio sporcaccione veniva fuori da scuola…però - grazie a dio - non è stato l’unico e quello che vale per lui, vale anche per Siffredi: se parliamo di orgasmi, i migliori mille me li sono procurati da sola. Più lunghi, intensi, appaganti. Per tacere della quantità. Se nella vasca posso arrivare senza fatica a sei/sette a sessione, col personaggio già il bis è miracolo. Ad un certo punto mi regalò anche un dildo, in effetti. Una roba che più da maschio non si poteva. Innanzitutto era enorme…già, perché noi godiamo solo se squartate. Poi era glitterato e illuminato come le discoteche anni ‘70. Non basta: dopo tot minuti, riproduceva versi lascivì ed emetteva una sorta di gelatina calda. Nell’insieme faceva pensare a quei giocattoli che a volte gli extracomunitari vendono all’esterno delle stazioni ferroviarie. Tipo la macchinina che si impenna o il cagnolino che suona la Lambada. Finì malissimo. Gli dissi di metterselo al culo lui. Promisi però che se non fosse poi riuscito ad estrarlo, lo avrei accompagnato volentieri al pronto soccorso per vedere gli infermieri che applaudivano. Mi tenne il muso per una settimana…perfino durante il pompino quotidiano. Quindi, ok, ben venga l’anello vibrillo…c’è e sarà usato…ma non può presentarlo come regalo di S. Valentino, suvvia. Post Scriptum: il libro di domani dimostrerà che non sono poi io una strega e che non è certo lui un “poverino”. Dopodiché…non nominatemelo più!