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6. Un grosso affare
Christian e Matteo passarono a prendere in macchina Azzurra e Camilla. Azzurra si sedette davanti, accanto a Matteo, mentre Camilla si accomodò dietro vicino a Christian. Il feeling tra questi ultimi si riaccese immediatamente e cominciarono a parlare con naturalezza.
Diverso il discorso tra Azzurra e Matteo, che procedevano più compassati. Azzurra cominciava a capire che forse quel ragazzo non le interessava fino in fondo. Infatti, cominciava già a pensare a me, nonostante ci saremmo messi insieme soltanto qualche mese dopo.
Camilla, invece, smaniava all’idea di vedere dal vivo la stecca di Christian. L’atmosfera si fece presto imbarazzante. Matteo provò a baciare Azzurra, che si ritrasse. Rimasero in silenzio per tutta la durata del film, rigidi come stoccafissi.
Nei seggiolini accanto, Camilla si era lanciata tra le braccia di Christian e le loro lingue avevano giocato a rincorrersi ed assaggiarsi quasi ininterrottamente. Ogni tanto, la mano di Christian indugiava sulla coscia di Camilla, accarezzandola e risalendo i jeans stretti fino a sfiorarle il ventre, lasciato scoperto da una magliettina corta che terminava poco sopra l’ombelico, facendole risentire un piacevole formicolio su tutta la zona.
Il viaggio di ritorno fu anch’esso piuttosto imbarazzante: sui sedili davanti c’era un silenzio di tomba, intervallato di rado da qualche breve discorso di circostanza; su quelli posteriori, Camilla e Christian continuavano ad amoreggiare, staccando raramente le loro bocche.
I ragazzi lasciarono Azzurra e Camilla sotto casa di quest’ultima; loro guardarono la macchina sparire all’orizzonte, poi Camilla cominciò a saltellare allegra.
“Mi piace un sacco!” – esclamò euforica – “E poi, quella stecca…”
“Certo che il tuo è proprio un chiodo fisso!”
Poi Azzurra guardò il terreno, con un velo di tristezza.
“Tu invece, proprio niente?” – le chiese Camilla.
“No Cami, non sono convinta…e poi ho altro per la testa.”
“Ancora quel Fabrizio? Guarda che il mare è pieno di pesci. Non ti devi fissare.”
Meno male che non la ascoltò.
“Ma sento che lui è speciale, e che è destino che succeda qualcosa.” – concluse Azzurra.
Camilla alzò le spalle. Non capiva quei discorsi - forse troppo - romantici e sognanti.
Il cellulare le vibrò. Era di nuovo Christian.
“Ti va di venire domenica pomeriggio da me?”
Camilla sentì un brivido per tutto il corpo e, dopo aver condiviso il messaggio con l’amica, realizzò quello che avrebbe dovuto fare ormai da mesi.
“Forse stavolta è proprio il caso che io lasci Emanuele” – disse ad Azzurra. E tra sé e sé, aggiunse: “Ora che non corro il rischio di rimanere da sola.”
Non sapendo se quello che stava per fare fosse giusto o meno, ma agendo come suo solito d’impulso, chiese ad Emanuele di vedersi e si concesse a lui per l’ultima volta in una rapida sveltina, con quello che secondo lei era un modo per addolcire le sue parole.
Ma anche stavolta non fu del tutto sincera. Disse solo che aveva bisogno di una “pausa”, che si voleva allontanare un po’ per pensare e per ritrovarsi e tante altre frasi fatte…ma dentro di lei pausa voleva dire: ci lasciamo e mi faccio i cazzi miei, poi vediamo come va con Christian. Inutile dire che Emanuele ovviamente la prese male.
“C’è qualcun altro, vero?” – disse il ragazzo – “È quello stecca di cui parli con Azzurra…”
“Ma che dici, no, lui è solo un amico!” – negò Camilla.
Spesso si parla del sesto senso delle donne per quanto riguarda i tradimenti ma in quel caso Emanuele non era stato da meno. Camilla continuò a negare, insistendo con la promessa – falsa - che sarebbe stata soltanto una pausa.
Arrivò il giorno in cui Camilla sarebbe dovuta andare a casa di Christian e non stava più nella pelle. Cominciò a prepararsi da un paio di ore prima, concedendosi una lunga e calda doccia e poi passando in rassegna diversi completini intimi. Optò per una lingerie rosso acceso, con un perizoma che lasciava ben poco all’immaginazione al suo retro, mentre il davanti era in pizzo trasparente, con un fiorellino ricamato al centro. Si truccò solo velatamente, calcando però la mano sul rossetto, anch’esso di un rosso acceso.
Per la prima volta nella sua vita, Camilla era tesa per l’incontro con un ragazzo. L’immagine del suo pene enorme continuava a frullarle nella testa e rendeva ai suoi occhi Christian forse ancora più attraente di quanto non fosse in realtà.
Christian la accolse nella sua splendida villetta, situata in un comprensorio piuttosto lussuoso. Era vestito semplice ma sportivo: una magliettina blu elettrico piuttosto attillata che gli faceva risaltare i bicipiti non eccessivamente sviluppati, ma comunque ben definiti, un jeans e delle Air Jordan ai piedi. Camilla si accomodò guardandosi intorno con circospezione e curiosità.
“Vieni, ti faccio fare un tour.” - disse lui prendendola per mano.
Le fece girare in lungo ed in largo la grande villetta, poi la fece accomodare sul divano. Lei si sedette, sprofondando nella morbidezza dei cuscini grigi.
“Rilassati pure,” – le disse – “io mi metto comodo e arrivo.”
La tensione si era un po’ allentata, ma Camilla era ancora in parte emozionata dall’idea di quello che stava per succedere. Si mise a giochicchiare nervosamente con la cinghia della borsetta; poi sentì i passi di scalzi di Christian scendere le scale e si voltò. Vide il ragazzo con indosso la stessa maglietta di prima, ma senza jeans e solo con un paio di boxer, dai quali si vedevano con chiarezza i contorni di un pene di dimensioni veramente notevoli.
Camilla spalancò gli occhi, Christian lo notò e sorrise compiaciuto. Le si sedette accanto, ed allungò la mano dietro le sue spalle per abbracciarla ed avvicinarla a sé. Camilla si ritrasse leggermente e gettò di nuovo lo sguardo sulla mercanzia di Christian.
Lui avvicinò il suo viso alla bocca di Camilla guardandola fissa negli occhi. Le sue pupille si dilatarono; le portò i capelli dietro l’orecchio e le mise una mano dietro la nuca. La tirò a sé con una dolcezza decisa e poi la baciò.
Camilla si lasciò trasportare dai movimenti della lingua di Christian che si abbracciava alla sua. Poteva sentire anche le labbra soffici del ragazzo, che erano molto carnose e alle quali, tra un bacio e l’altro, diede dei piccoli morsi. Aveva le braccia rigide e le teneva lungo il corpo. Ogni tanto, con la coda dell’occhio, lanciava una sbirciatina all’inguine di Christian, notando un leggero movimento crescente. Lui le prese una mano e gliela poggiò sui boxer che si stavano gonfiando all’inverosimile.
Camilla aprì il palmo per accarezzare il pene di Christian che stava crescendo così tanto da deformare il tessuto elastico dei boxer. Fu costretto ad abbassarseli per liberare la sua erezione; se li sfilò e li lanciò dall’altro lato del divano. La ragazza rimase impietrita alla vista di quel basilisco.
Era veramente un cazzo enorme, il più grande che avesse mai visto e probabilmente anche il più grande che avrebbe mai visto in tutta la sua vita. Sarà stato di 25 o 26 centimetri, l’asta era perfettamente liscia, dritta e lucida con una singola venatura che la percorreva in diagonale. Il glande era di un rosa scuro e non sporgeva molto rispetto all’asta. Lo comparò rapidamente tra sé e sé al flacone di shampoo con il quale si era masturbata qualche giorno prima: il diametro le sembrò di gran lunga superiore.
Cominciò ad accarezzarlo timidamente, strusciando ora il palmo ora il dorso della mano per tutta la lunghezza, mentre si faceva ancora più grosso, raggiungendo il suo massimo splendore. Avvolse la sua mano affusolata attorno all’asta e, per quanto non avesse delle mani troppo minute, non riuscì comunque ad avvolgerlo tutto.
Christian si appoggiò all’indietro sul divano, piegando la testa in avanti al tocco delle mani di Camilla e l’accarezzava passando le dita tra i suoi capelli che rilasciavano un aroma gradevole di sandalo. Lei notò che sull’asta c’era abbastanza spazio per entrambe le mani e così aggiunse quella sinistra alla sua morsa.
Strinse quella colonna di carne da un lato e dall’altro, cominciando a muoversi su e giù per tutta la lunghezza. Christian aveva lo sguardo fisso sulle mani di Camilla, ornate da unghie color beige, ipnotizzato dal suo movimento ritmico.
Dal canto suo, Camilla cominciava a temere di metterlo in bocca. Si domandava se sarebbe stata in grado di infilarselo tutto dentro, se si sarebbe strozzata e ancora se avrebbe fatto male infilarselo in fica, anzi, se sarebbe riuscito solamente entrare dentro di lei.
Ancora una volta, però, si trovò di fronte ad un ragazzo dai modi non propriamente gentili. Dopo i primi minuti di sega, Christian voleva passare a stimolazioni più consistenti, così le staccò le mani e con una della sue cominciò a toccarselo da solo. L’altra la pose con forza dietro la nuca di Camilla, invitandola a proseguire con la bocca. Camilla si tolse la maglietta ed il reggiseno rimanendo a petto nudo. Il suo seno già minuto, accanto a un cazzo di tale portata, sembrava ancora più piatto. Si inginocchiò sul divano perpendicolarmente a Christian e si avvicinò con un velo di timore al suo attrezzo.
Tirò fuori timidamente la lingua, e leccò la punta mettendosi in bocca solamente una parte della cappella, come fosse un cono gelato. Stando lì, a pochi centimetri da quel fallo, si rese conto che avrebbe dovuto fare uno sforzo enorme per riuscire a metterlo in bocca. Fece un respiro profondo e ci si tuffò spalancando la bocca.
Forse per la troppa foga, forse per le dimensioni che a livello pratico si rivelarono ancora più ardue da gestire, si strozzò e cominciò a tossire sbavando. Mortificata, si asciugò la bocca dalla saliva con l’avambraccio poi guardò Christian chiedendogli scusa. Lui non disse niente, ma ridacchiò fiero del suo affare. Poi, la invitò nuovamente, con il tocco della mano, a ricominciare il suo lavoro.
Stavolta Camilla allargò bene le fauci prima di infilarselo. Riuscì a mettersi in bocca il glande ed una parte di asta, fermandosi a poco più di metà. Non riuscì ad andare oltre, e si aiutò così con una mano per la parte restante della lunghezza.
Acquisì ritmo e fiducia, seppure ogni tanto doveva fermarsi per riprendere fiato o per fare qualche piccolo colpo di tosse ed evitare di soffocarsi. Dentro di lei, il timore stava lasciando spazio all’eccitazione per stare dando piacere ad un cazzo così grosso.
Con la lingua stimolava il frenulo, cosa che aveva imparato negli anni e che sapeva procurare molto piacere agli uomini, e soprattutto poteva in situazioni come quelle dove era difficile mettere tutto il membro in bocca. Notò espressioni e respiri piacere provenire da Christian che cominciava ad avere il fiato sempre più corto. Vedeva il suo addome contrarsi.
Non aveva mai ingoiato in vita sua. Emanuele non gliel’aveva mai chiesto ed era una cosa che non credeva non le piacesse particolarmente - almeno fino a quel momento. Ma in quella situazione, per paura di deludere quel ragazzo che tanto la eccitava, non si tirò indietro.
Capì che Christian stava per esplodere e continuò a massaggiargli la parte bassa dell’asta, mentre la sua bocca a fatica lavorava sul glande. Poi successe. Sentì dentro la sua bocca potenti schizzi di liquido che le colpivano il palato, l’ugola, la lingua e i denti. Si staccò prima che lui avesse finito di venire, a causa dello sforzo della mascella e delle sensazioni inaspettate che le stava dando lo sperma in bocca. Gli ultimi due fiotti uscirono deboli e colarono per tutta la lunghezza del suo cazzo terminando la loro corsa sul pube di Christian.
Camilla rimase con le guance piene, non capendo se fosse meglio assaporarlo, con il rischio di essere stupita da un sapore cattivo e rischiare di dare di stomaco, oppure ingoiare di colpo senza pensarci due volte. Optò per quest’ultima soluzione, buttando giù tutto velocemente come uno shot di tequila.
Non poté comunque fare a meno di sentire il sapore di Christian, che le sembrò quasi gradevole, anche se la cosa più fastidiosa era la consistenza, molto viscosa e poco liquida.
Ingoiò, sorridendo con la bocca ancora umida. Christian non le diede molta soddisfazione: si limitò a prenderle una guancia tra due nocche, in maniera quasi amichevole. Poi si alzò, facendo scolare sulla moquette le restanti gocce che aveva addosso.
“Vado di sopra a sciacquarmi…” – le disse mentre saliva le scale – “continuiamo su.”
A Camilla non parve vero. Era smaniosa di provare finalmente quel cazzo così grosso, anche se una parte di lei era ancora spaventata dal come sarebbe stato avere dentro di lei quell’affare. Vide Christian salire su per le scale e si accasciò un attimo sulla moquette sentendo le fibre del tessuto sfiorarle le cosce. Si sfilò la gonnellina che aveva ancora addosso, rimanendo con il solo perizoma.
Si incamminò per il corridoio, fermandosi di fronte allo specchio a rimirarsi. Per una volta fu critica con sé stessa, soffermandosi sul suo seno che sembrava non aver mai superato del tutto la pubertà. Ma fu un attimo: si riaccese guardandosi con fierezza dritta negli occhi, quegli occhi che erano pieni di desiderio, quel desiderio che voleva trasmettere a Christian per fargli passare un pomeriggio memorabile.
Christian e Matteo passarono a prendere in macchina Azzurra e Camilla. Azzurra si sedette davanti, accanto a Matteo, mentre Camilla si accomodò dietro vicino a Christian. Il feeling tra questi ultimi si riaccese immediatamente e cominciarono a parlare con naturalezza.
Diverso il discorso tra Azzurra e Matteo, che procedevano più compassati. Azzurra cominciava a capire che forse quel ragazzo non le interessava fino in fondo. Infatti, cominciava già a pensare a me, nonostante ci saremmo messi insieme soltanto qualche mese dopo.
Camilla, invece, smaniava all’idea di vedere dal vivo la stecca di Christian. L’atmosfera si fece presto imbarazzante. Matteo provò a baciare Azzurra, che si ritrasse. Rimasero in silenzio per tutta la durata del film, rigidi come stoccafissi.
Nei seggiolini accanto, Camilla si era lanciata tra le braccia di Christian e le loro lingue avevano giocato a rincorrersi ed assaggiarsi quasi ininterrottamente. Ogni tanto, la mano di Christian indugiava sulla coscia di Camilla, accarezzandola e risalendo i jeans stretti fino a sfiorarle il ventre, lasciato scoperto da una magliettina corta che terminava poco sopra l’ombelico, facendole risentire un piacevole formicolio su tutta la zona.
Il viaggio di ritorno fu anch’esso piuttosto imbarazzante: sui sedili davanti c’era un silenzio di tomba, intervallato di rado da qualche breve discorso di circostanza; su quelli posteriori, Camilla e Christian continuavano ad amoreggiare, staccando raramente le loro bocche.
I ragazzi lasciarono Azzurra e Camilla sotto casa di quest’ultima; loro guardarono la macchina sparire all’orizzonte, poi Camilla cominciò a saltellare allegra.
“Mi piace un sacco!” – esclamò euforica – “E poi, quella stecca…”
“Certo che il tuo è proprio un chiodo fisso!”
Poi Azzurra guardò il terreno, con un velo di tristezza.
“Tu invece, proprio niente?” – le chiese Camilla.
“No Cami, non sono convinta…e poi ho altro per la testa.”
“Ancora quel Fabrizio? Guarda che il mare è pieno di pesci. Non ti devi fissare.”
Meno male che non la ascoltò.
“Ma sento che lui è speciale, e che è destino che succeda qualcosa.” – concluse Azzurra.
Camilla alzò le spalle. Non capiva quei discorsi - forse troppo - romantici e sognanti.
Il cellulare le vibrò. Era di nuovo Christian.
“Ti va di venire domenica pomeriggio da me?”
Camilla sentì un brivido per tutto il corpo e, dopo aver condiviso il messaggio con l’amica, realizzò quello che avrebbe dovuto fare ormai da mesi.
“Forse stavolta è proprio il caso che io lasci Emanuele” – disse ad Azzurra. E tra sé e sé, aggiunse: “Ora che non corro il rischio di rimanere da sola.”
Non sapendo se quello che stava per fare fosse giusto o meno, ma agendo come suo solito d’impulso, chiese ad Emanuele di vedersi e si concesse a lui per l’ultima volta in una rapida sveltina, con quello che secondo lei era un modo per addolcire le sue parole.
Ma anche stavolta non fu del tutto sincera. Disse solo che aveva bisogno di una “pausa”, che si voleva allontanare un po’ per pensare e per ritrovarsi e tante altre frasi fatte…ma dentro di lei pausa voleva dire: ci lasciamo e mi faccio i cazzi miei, poi vediamo come va con Christian. Inutile dire che Emanuele ovviamente la prese male.
“C’è qualcun altro, vero?” – disse il ragazzo – “È quello stecca di cui parli con Azzurra…”
“Ma che dici, no, lui è solo un amico!” – negò Camilla.
Spesso si parla del sesto senso delle donne per quanto riguarda i tradimenti ma in quel caso Emanuele non era stato da meno. Camilla continuò a negare, insistendo con la promessa – falsa - che sarebbe stata soltanto una pausa.
Arrivò il giorno in cui Camilla sarebbe dovuta andare a casa di Christian e non stava più nella pelle. Cominciò a prepararsi da un paio di ore prima, concedendosi una lunga e calda doccia e poi passando in rassegna diversi completini intimi. Optò per una lingerie rosso acceso, con un perizoma che lasciava ben poco all’immaginazione al suo retro, mentre il davanti era in pizzo trasparente, con un fiorellino ricamato al centro. Si truccò solo velatamente, calcando però la mano sul rossetto, anch’esso di un rosso acceso.
Per la prima volta nella sua vita, Camilla era tesa per l’incontro con un ragazzo. L’immagine del suo pene enorme continuava a frullarle nella testa e rendeva ai suoi occhi Christian forse ancora più attraente di quanto non fosse in realtà.
Christian la accolse nella sua splendida villetta, situata in un comprensorio piuttosto lussuoso. Era vestito semplice ma sportivo: una magliettina blu elettrico piuttosto attillata che gli faceva risaltare i bicipiti non eccessivamente sviluppati, ma comunque ben definiti, un jeans e delle Air Jordan ai piedi. Camilla si accomodò guardandosi intorno con circospezione e curiosità.
“Vieni, ti faccio fare un tour.” - disse lui prendendola per mano.
Le fece girare in lungo ed in largo la grande villetta, poi la fece accomodare sul divano. Lei si sedette, sprofondando nella morbidezza dei cuscini grigi.
“Rilassati pure,” – le disse – “io mi metto comodo e arrivo.”
La tensione si era un po’ allentata, ma Camilla era ancora in parte emozionata dall’idea di quello che stava per succedere. Si mise a giochicchiare nervosamente con la cinghia della borsetta; poi sentì i passi di scalzi di Christian scendere le scale e si voltò. Vide il ragazzo con indosso la stessa maglietta di prima, ma senza jeans e solo con un paio di boxer, dai quali si vedevano con chiarezza i contorni di un pene di dimensioni veramente notevoli.
Camilla spalancò gli occhi, Christian lo notò e sorrise compiaciuto. Le si sedette accanto, ed allungò la mano dietro le sue spalle per abbracciarla ed avvicinarla a sé. Camilla si ritrasse leggermente e gettò di nuovo lo sguardo sulla mercanzia di Christian.
Lui avvicinò il suo viso alla bocca di Camilla guardandola fissa negli occhi. Le sue pupille si dilatarono; le portò i capelli dietro l’orecchio e le mise una mano dietro la nuca. La tirò a sé con una dolcezza decisa e poi la baciò.
Camilla si lasciò trasportare dai movimenti della lingua di Christian che si abbracciava alla sua. Poteva sentire anche le labbra soffici del ragazzo, che erano molto carnose e alle quali, tra un bacio e l’altro, diede dei piccoli morsi. Aveva le braccia rigide e le teneva lungo il corpo. Ogni tanto, con la coda dell’occhio, lanciava una sbirciatina all’inguine di Christian, notando un leggero movimento crescente. Lui le prese una mano e gliela poggiò sui boxer che si stavano gonfiando all’inverosimile.
Camilla aprì il palmo per accarezzare il pene di Christian che stava crescendo così tanto da deformare il tessuto elastico dei boxer. Fu costretto ad abbassarseli per liberare la sua erezione; se li sfilò e li lanciò dall’altro lato del divano. La ragazza rimase impietrita alla vista di quel basilisco.
Era veramente un cazzo enorme, il più grande che avesse mai visto e probabilmente anche il più grande che avrebbe mai visto in tutta la sua vita. Sarà stato di 25 o 26 centimetri, l’asta era perfettamente liscia, dritta e lucida con una singola venatura che la percorreva in diagonale. Il glande era di un rosa scuro e non sporgeva molto rispetto all’asta. Lo comparò rapidamente tra sé e sé al flacone di shampoo con il quale si era masturbata qualche giorno prima: il diametro le sembrò di gran lunga superiore.
Cominciò ad accarezzarlo timidamente, strusciando ora il palmo ora il dorso della mano per tutta la lunghezza, mentre si faceva ancora più grosso, raggiungendo il suo massimo splendore. Avvolse la sua mano affusolata attorno all’asta e, per quanto non avesse delle mani troppo minute, non riuscì comunque ad avvolgerlo tutto.
Christian si appoggiò all’indietro sul divano, piegando la testa in avanti al tocco delle mani di Camilla e l’accarezzava passando le dita tra i suoi capelli che rilasciavano un aroma gradevole di sandalo. Lei notò che sull’asta c’era abbastanza spazio per entrambe le mani e così aggiunse quella sinistra alla sua morsa.
Strinse quella colonna di carne da un lato e dall’altro, cominciando a muoversi su e giù per tutta la lunghezza. Christian aveva lo sguardo fisso sulle mani di Camilla, ornate da unghie color beige, ipnotizzato dal suo movimento ritmico.
Dal canto suo, Camilla cominciava a temere di metterlo in bocca. Si domandava se sarebbe stata in grado di infilarselo tutto dentro, se si sarebbe strozzata e ancora se avrebbe fatto male infilarselo in fica, anzi, se sarebbe riuscito solamente entrare dentro di lei.
Ancora una volta, però, si trovò di fronte ad un ragazzo dai modi non propriamente gentili. Dopo i primi minuti di sega, Christian voleva passare a stimolazioni più consistenti, così le staccò le mani e con una della sue cominciò a toccarselo da solo. L’altra la pose con forza dietro la nuca di Camilla, invitandola a proseguire con la bocca. Camilla si tolse la maglietta ed il reggiseno rimanendo a petto nudo. Il suo seno già minuto, accanto a un cazzo di tale portata, sembrava ancora più piatto. Si inginocchiò sul divano perpendicolarmente a Christian e si avvicinò con un velo di timore al suo attrezzo.
Tirò fuori timidamente la lingua, e leccò la punta mettendosi in bocca solamente una parte della cappella, come fosse un cono gelato. Stando lì, a pochi centimetri da quel fallo, si rese conto che avrebbe dovuto fare uno sforzo enorme per riuscire a metterlo in bocca. Fece un respiro profondo e ci si tuffò spalancando la bocca.
Forse per la troppa foga, forse per le dimensioni che a livello pratico si rivelarono ancora più ardue da gestire, si strozzò e cominciò a tossire sbavando. Mortificata, si asciugò la bocca dalla saliva con l’avambraccio poi guardò Christian chiedendogli scusa. Lui non disse niente, ma ridacchiò fiero del suo affare. Poi, la invitò nuovamente, con il tocco della mano, a ricominciare il suo lavoro.
Stavolta Camilla allargò bene le fauci prima di infilarselo. Riuscì a mettersi in bocca il glande ed una parte di asta, fermandosi a poco più di metà. Non riuscì ad andare oltre, e si aiutò così con una mano per la parte restante della lunghezza.
Acquisì ritmo e fiducia, seppure ogni tanto doveva fermarsi per riprendere fiato o per fare qualche piccolo colpo di tosse ed evitare di soffocarsi. Dentro di lei, il timore stava lasciando spazio all’eccitazione per stare dando piacere ad un cazzo così grosso.
Con la lingua stimolava il frenulo, cosa che aveva imparato negli anni e che sapeva procurare molto piacere agli uomini, e soprattutto poteva in situazioni come quelle dove era difficile mettere tutto il membro in bocca. Notò espressioni e respiri piacere provenire da Christian che cominciava ad avere il fiato sempre più corto. Vedeva il suo addome contrarsi.
Non aveva mai ingoiato in vita sua. Emanuele non gliel’aveva mai chiesto ed era una cosa che non credeva non le piacesse particolarmente - almeno fino a quel momento. Ma in quella situazione, per paura di deludere quel ragazzo che tanto la eccitava, non si tirò indietro.
Capì che Christian stava per esplodere e continuò a massaggiargli la parte bassa dell’asta, mentre la sua bocca a fatica lavorava sul glande. Poi successe. Sentì dentro la sua bocca potenti schizzi di liquido che le colpivano il palato, l’ugola, la lingua e i denti. Si staccò prima che lui avesse finito di venire, a causa dello sforzo della mascella e delle sensazioni inaspettate che le stava dando lo sperma in bocca. Gli ultimi due fiotti uscirono deboli e colarono per tutta la lunghezza del suo cazzo terminando la loro corsa sul pube di Christian.
Camilla rimase con le guance piene, non capendo se fosse meglio assaporarlo, con il rischio di essere stupita da un sapore cattivo e rischiare di dare di stomaco, oppure ingoiare di colpo senza pensarci due volte. Optò per quest’ultima soluzione, buttando giù tutto velocemente come uno shot di tequila.
Non poté comunque fare a meno di sentire il sapore di Christian, che le sembrò quasi gradevole, anche se la cosa più fastidiosa era la consistenza, molto viscosa e poco liquida.
Ingoiò, sorridendo con la bocca ancora umida. Christian non le diede molta soddisfazione: si limitò a prenderle una guancia tra due nocche, in maniera quasi amichevole. Poi si alzò, facendo scolare sulla moquette le restanti gocce che aveva addosso.
“Vado di sopra a sciacquarmi…” – le disse mentre saliva le scale – “continuiamo su.”
A Camilla non parve vero. Era smaniosa di provare finalmente quel cazzo così grosso, anche se una parte di lei era ancora spaventata dal come sarebbe stato avere dentro di lei quell’affare. Vide Christian salire su per le scale e si accasciò un attimo sulla moquette sentendo le fibre del tessuto sfiorarle le cosce. Si sfilò la gonnellina che aveva ancora addosso, rimanendo con il solo perizoma.
Si incamminò per il corridoio, fermandosi di fronte allo specchio a rimirarsi. Per una volta fu critica con sé stessa, soffermandosi sul suo seno che sembrava non aver mai superato del tutto la pubertà. Ma fu un attimo: si riaccese guardandosi con fierezza dritta negli occhi, quegli occhi che erano pieni di desiderio, quel desiderio che voleva trasmettere a Christian per fargli passare un pomeriggio memorabile.
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