Come è iniziata la nostra storia (cap. VI di VI)

suntopless

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Sesta ed ultima parte del racconto.

Da quel giorno in poi le mie uscite con Manuela si diradarono sempre più. Aveva finalmente capito che, nonostante tutti i suoi sforzi, io non ero attratto da lei. Avrei potuto scoparla, solo per il gusto di una scopata, ma non mi piaceva, non poteva sperare nulla! Si diradarono talmente tanto che già agli inizi di autunno non ci vedemmo più. Addirittura non la rividi più per anni. La incontrai dopo tanto tempo guarda caso nella stessa spiaggia di quel giorno. Ed il giorno che l’incontrai accaddero cose impreviste, non programmate, quelle che poi sono le cose che riescono meglio. Ma questa è un’altra storia ed un altro racconto.
Invece, qualche settimana dopo il fortuito incontro in spiaggia, una sera incontrai nuovamente Yoko.
Ero in un pub con un gruppo di amici. Anche lei era nello stesso pub con il suo gruppo di amici.
Ci incontrammo al bar mentre stavamo entrambi ordinando qualcosa da bere. Ci riconoscemmo e ci salutammo. Più tardi ci sedemmo in disparte e mentre sorseggiavamo qualcosa cominciammo a chiacchierare un po’.
“E Manuela? Non la vedo? Dove l’hai lasciata stasera?”
“Manuela? Perché? Perché dovrebbe essere con me? Non la vedo da un po’!”
“Ah, scusa! Anche voi vi siete lasciati?”
“Lasciati? Chi ti ha detto che stavamo insieme?”
“Oh, allora avevo inteso male!”
“Credevi che…”
“Sì, quel giorno in spiaggia, quando ci siamo incontrati, eravate soli, lei addirittura in topless. Vi ho visti abbracciati mentre eravate in acqua ed ho creduto che fra di voi ci fosse qualcosa!”
“No! Assolutamente no! Non ci siamo mai messi insieme! Lei avrebbe voluto, ma io no. La ritenevo un’amica e niente di più!”
“Capisco! Ma dai vostri atteggiamenti sembrava che qualcosa ci fosse!”
“No, ti assicuro! Che motivo avrei di dirti una bugia! Non è mai successo niente tra me e Manuela!”
“Sarà!” sorrise maliziosamente.
“Ed allora tu?”
“Ed allora io cosa?”
“Anch’io ti ho osservata quel giorno con quel tipo, con quel ragazzo. Sembrava essere di più di un amico!”
“Sì e no!”
“Che vuol dire?”
“Vuol dire che lui mi veniva dietro, che avrebbe voluto iniziare una storia con me. Ed anche a me forse sarebbe piaciuto. Ma non ero pronta! Mi ero lasciata con Antonio da troppo poco tempo per ributtarmi in un’altra storia. Ancora stavo male. Sai, Antonio lo amavo veramente. Per me è stato un ragazzo importante. Anzi, il mio primo ragazzo vero, intendi cosa dico no? Ma questo ragazzo aveva fretta, non voleva aspettare i miei tempi, e non se ne è fatto nulla! Ma forse è meglio così!”
“Perché?”
“Perché qualche giorno dopo che gli ho detto le stesse cose che sto dicendoti, qualche giorno dopo che gli ho chiesto di pazientare, lui con una velocità supersonica si è dileguato ed è andato a consolarsi immediatamente mettendosi con un’altra ragazza!”
“Ah! Era proprio innamorato di te! Si vede!”
“Già! Mi sa che l’ho scampata bella questa volta!”
La guardavo, intensamente. Quanto era bella! Il pub era abbastanza buio, ma lei emanava luce. Una luce abbagliante. Si accorse che la stavo guardando come un allocco.
“Ma che hai? Perché mi guardi così?”
“Stavo pensando!”
“A cosa?”
“Stavo pensando se mi conveniva dirtelo!”
“Cosa?”
“Volevo dirti che negli ultimi mesi ti ho pensata. Mi sono sorpreso spesso ad immaginarti. Te, il tuo sorriso, la tua voce!”
“Ma dai! Non mi prendere in giro! Ma se neanche ci conosciamo quasi. Ci siamo incontrati così poche volte!”
“Quel poco che ti ho conosciuta, che ho sentito e che ho visto mi basta per sognarti!”
Mi fraintese. Pensò che avessi fatto qualche allusione a quello che avevo visto quel giorno in campagna, qualche mese prima. Ma non mi riferivo certamente a quello che pensava lei!
Divenne un po’ rossa in volto e cambiò espressione.
“Non me lo ricordare, che vergogna!”
“Cosa?”
“Non fare lo stupido! Non lo fare dire a me! Mi vergogno immensamente di quel che ho fatto quel giorno!”
“Che hai fatto quel giorno?” avevo finalmente capito cosa intendeva dire, ma non so perché volevo sentire lei parlare di quel giorno.
“Il 1° maggio! Non te lo ricordi? Non ti ricordi cosa è successo? Non ti riferivi a questo?”
“E chi se lo può dimenticare quel giorno! Ma non mi riferivo a quello che intendi tu!”
“No? Non ti riferivi allo spettacolo a cui hai assistito quando ho dovuto sostenere quella prova con Gigi?”
“No, non mi riferivo a quello!”
“Uh, adesso ricordo! Prima avevo dovuto baciare te! Non mi dire che per un bacio, per un semplice bacio ti saresti innamorato di me!”
“No, non mi riferivo neanche a questo!”
“Ed a che cosa allora? Non capisco!”
“Mi riferivo a dopo! A quel che è successo dopo!”
Da un po’ rossa in volto divenne paonazza. Pensammo immediatamente entrambi alla stessa cosa con la differenza che in realtà io ancora una volta non mi riferivo a quello. Tentai di riprendere la situazione.
“Scusa, scusa! Non mi riferivo neanche a quell’altro che è successo dopo, ma ad ancora più tardi!”
“Oh, che vergogna! Ma non dormivi? Hai sentito tutto?”
“Sì, ma non parliamone. Capisco che non sono cose che mi interessano e che giustamente ti mettono in imbarazzo! Mi riferivo a dopo, quando siamo rimasti un po’ di tempo da soli a seguire il concerto alla televisione!”
“Ah! E potevi dirlo prima!”
“Sì, scusa. Quel giorno forse tu non ci avrai fatto caso, ma io ho notato tutta una serie di cose che avevamo in comune che mi hanno colpito favorevolmente. Partendo dagli stessi gusti musicali per arrivare alle idee politiche che mi sono sembrate simili oppure ancora alcuni sogni, alcune speranze, desideri per il futuro. Molte cose sembravano accomunarci!”
“Sì, mi ricordo che anch’io quel giorno trascorsi del tempo piacevolmente a conversare con te. Mi ricordo che mi sentivo bene ed a mio agio a parlare con te nonostante fosse praticamente la prima volta che parlavamo insieme, almeno da soli e per così tanto tempo!”
“Già!”
“Ma non mi vorrai prendere in giro? Non mi vorrai fare intendere che ti sei innamorato di me quel giorno e che da allora mi pensi sempre?”
“Innanzitutto non ho detto che ti penso sempre! Ho detto che spesso mi sono sorpreso a pensarti, è leggermente diverso!”
“Poco!”
“Sì, poco, ma è diverso! E poi, scusa, non ho detto che mi sono innamorato di te! Forse, credo, è una possibilità! Se riuscirò a vederti di più, a conoscerti ancora meglio, forse sì, probabilmente mi innamorerò di te. Per ora ci sono tutti i presupposti!”
“I presupposti?”
“Sì, per ora posso dire che mi piaci, è ovvio, sei una ragazza bellissima!”
“Grazie!”
“Non c’è bisogno di ringraziarmi! Sto solo dicendo una cosa scontata, che possono notare facilmente tutti! E poi, oltre alla tua bellezza, mi sembra di vedere in te altre cose che mi piacciono. Se ne avrò conferma, probabilmente mi innamorerò di te!”
“Ed allora a questo punto siamo costretti a vederci!” mi disse aprendosi in un grande sorriso.
“Come costretti!”
“Sì, costretti. Perché sono curiosa, adesso. Voglio vedere, conoscendomi meglio, cosa ti succederà!”
“E tu? Conoscendomi meglio, cosa proverai per me?”
“E chi lo sa! Andiamo con calma e vediamo gli sviluppi!”
Mi stava quindi chiedendo indirettamente di invitarla ad uscire insieme. Mi gettai.
“Allora, visto che dobbiamo fare questo esperimento, chiamiamolo così, ti chiedo subito di rivederci spesso d’ora in poi!”
“Va bene, giusto! Per esempio domani stesso, sempre qui!”
L’avevo invitata io o mi aveva invitato lei? Non lo so, comunque da quella sera in poi ci vedemmo sempre più spesso. Ovviamente non solo nei locali, non solo di sera nei pub. Cominciammo a vederci altrove per passeggiare insieme, per fare qualche compera insieme. Luoghi e situazioni differenti, insomma.
Ancora qualche mese di frequentazione ed il 19 novembre, come potrei dimenticare quella data!, il 19 novembre successivo ci mettemmo insieme.
Fu un giorno strano, particolare! Nonostante l’autunno inoltrato non c’era assolutamente freddo quel giorno, sembrava anzi quasi primavera per la temperatura piuttosto mite. Eravamo in riva al mare. Eravamo in spiaggia, la spiaggia della nostra città che soltanto in quel periodo è praticamente deserta.
Fino a quel giorno avevamo sempre più aumentato la quantità e la qualità delle nostre uscite insieme, ma nulla era mai successo. Qualche abbraccio affettuoso, delle lunghe passeggiate mano nella mano. Nient’altro!
Quel giorno, casualmente, ci trovammo con i visi a pochi centimetri. Fu naturale quel che successe dopo: un perdersi uno dentro gli occhi dell’altra che ci portò ad avvicinare le nostre labbra e subito dopo ad intrecciare le nostre lingue.
Un bacio dietro l’altro. Sempre stretti, sempre abbracciati.
Senza parlare, senza programmare, dopo un po’ ci trovammo in auto diretti verso casa mia. Fu un tragitto breve, coperto quasi in silenzio. Salimmo, entrammo e non appena chiusa la porta dietro di noi ci attaccammo di nuovo per la bocca. Questa volta però lanciai le mie mani in esplorazione del fantastico corpo di Yoko. Poggiai una mano sul suo petto, da sopra la camicetta. Senza staccare le nostre labbra, mi tolse la mano, con foga si sbottonò due, tre bottoni della camicetta e, presa la mia mano nella sua la guidò verso il suo petto. Sentivo molto meglio adesso il suo seno nella mia mano. C’era ancora il reggiseno, ma era molto sottile, quasi inesistente.
Ci staccammo. Ci guardammo. Pochi attimi e presi la sua mano. La guidai verso la mia stanza, verso il mio letto. Non oppose alcuna resistenza.
In fretta ci spogliammo gettando tutti i nostri vestiti per terra ed in breve fummo sul letto. Ci stringemmo, ci baciammo. Le nostre mani sondavano i nostri corpi. La sua pelle era liscia e morbida. Le cosce ed i glutei erano di marmo. Ma le sue tette, le sue tette erano qualcosa di spettacolare!
Sì, le avevo già viste tempo addietro, ma adesso erano tutte per me. Tra le mie mani! Giovani, belle, sode!
Io toccavo ogni parte del suo corpo, ma anche lei esplorava ogni parte del mio.
E dopo avere amoreggiato per diverso tempo, dopo avere alternato l’intreccio delle nostre lingue con i baci lungo tutto il suo corpo, sulle tette, sul suo ventre, sulle sue gambe, fu lei stessa a tirarmi su.
Cercò la mia bocca, mi abbracciò forte, si staccò e mi sussurrò di procedere.
Staccai una mano da una sua tetta, presi la punta del mio cazzo e la diressi verso quel che desideravo da tempo. Entrai un po’, giocherellai poco sulla soglia. Era già tutto pronto per un ingresso agevole ed entrai in un unico affondo. Lento e costante. Ero più dentro che potevo. Avevo sentito lei gemere per ogni centimetro che le ero entrato dentro. Ci guardammo ancora negli occhi. Si vedeva che eravamo entrambi felici. Tornammo a baciarci e cominciai finalmente a stantuffarla.
Che scopata! Probabilmente, anzi sicuramente, non sarà stata la più bella tra le nostre scopate. Ma fu la prima, quella indimenticabile!
Da allora non ci lasciammo più e siamo ancora qui, insieme, a raccontare questa storia.
 

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