Premetto che non sono uno scrittore ne mi diletto nello scrivere da anni. Mi è tornata di recente voglia di sottoporre questa storia. Non posso assicurarvi che sia tutto vero ma nemmeno che sia tutto inventato. Diciamo che trae ispirazione da situazioni, emozioni, viste, vissute e sperate, il tutto romanzandole. Sentitevi liberi di commentare positivamente, negativamente, richiedere approfondimenti di parte, esprimere vostro parere e considerazioni sul tema. Mi piacerebbe, se lo vorrete e se le regole del forum lo consentono, che postiate anche foto, immagini create con ai, video a supporto riferite a qualcosa che avrete letto in questi post. Allegherò pure io immagini create con AI a supporto per quanto le mie capacità non sono elevatissime.
DI AURORA E SABRINA…
1 - UN MESSAGGIO
E’ cominciato tutto con messaggio in un momento in cui pensavo a tutt’altro. Sono le 6 del mattino, di un maggio in cui il bel tempo fatica a fare breccia. Piove e come sempre sono uscito senza ombrello perché per recarmi alla fermata della metropolitana che poi mi poterà in stazione sono poche centinaia di metri.
Quell’appuntamento di lavoro in un’altra città che ha fatto si che mi svegliassi cosi presto non ha reso rilassante il sonno e mi muovo lentamente schivando le pozzanghere.
E’ in quel momento che vibra il telefono. Nel silenzio generale della periferia lo tiro fuori dalla tasca della giacca e vedo la notifica. E’ Aurora. Già faccio fatica a credere, conoscendola, che Aurora sia in piedi a quell’ora, figuriamoci se posso immaginare cosa abbia da scrivermi di così buon ora, senza sapere tra l’altro che avrei avuto quest appuntamento e che mi avrebbe trovato sveglio.
Mi chiamo Alex, ho quasi trentun anni, conosco Aurora da tre anni. E’ un’amica, nel vero senso della parola. Non siamo d’accordo su tutto ma ci confrontiamo e ci parliamo, ci chiediamo le cose che vogliamo sapere l’uno dell’altra, sapendo quale è il limite tra essere curiosi e essere interessati, ci stuzzichiamo ma senza trascendere nella tensione sessuale. Nel suo carattere esuberante mi ha sempre raccontato le sue frequentazioni, senza scendere nei dettagli perché tra uomo e donna si deve sempre mantenere un po’ di riservatezza, ha chiesto con estrema delicatezza a me e ha accettato che io non le raccontassi nulla, nascondendo dietro il mio essere misterioso ahimè anni di inattività con le ragazze.
E’ l’unica con cui riesco ad essere totalmente franco e a domanda diretta non so mentire.
Se mi aveste chiesto se può esistere un’amicizia totalmente disinteressata tra uomo e donna probabilmente fino a qualche tempo prima vi avrei risposto di si, perché non avevo mai pensato a lei in quel senso. Quel preciso istante in cui è cambiata la mia percezione nei suoi confronti è stato il famoso “discorso della panchina” come lo chiamavamo io e lei. Eppure lei è una bella ragazza, tre anni più giovane di me, magari non slanciatissima perché sarà piu o meno un metro e sessanta ma vi assicuro che nella folla risalta e lei sa risaltarsi. Del suo viso non si può non rimanere affascinati, maniaca dei suoi capelli lunghi castano chiari, del suo sorriso smagliante e di quegli occhi chiari magnetici. Ha pure un bel fisico, non uno stecchino (le mie preferite a dire il vero) ma comunque magro, una bella terza di seno e delle gambe asciutte ma non troppo affusolate con quel fianco di appena pochi centimetri oltre la perfezione che dona rotondità alla zona e al fondoschiena.
Ma c’è un motivo per cui non avevo mai provato un interesse per lei che andasse oltre l’amicizia, e il motivo aveva un nome: Sabrina.
Leggo il messaggio mentre le gocce di pioggia cadono sul display rendendo quasi inagibile il touch:
“Buongiorno! Sorridi, sei un uomo molto fortunato!” e un emoticon di un bacio..
Il cuore inizia a palpitare, in quel momento vado avanti per inerzia conoscendo a memoria la strada per i binari della metropolitana e gli incroci che mi porteranno poi in stazione, ma la mia attenzione è solo li. Ho capito perfettamente a cosa si riferisce quel messaggio eppure mi ostino a rileggerlo per controllare se un punto o una virgola mi avessero fatto fraintendere quelle poche parole, come se potessi leggere oltre lo schermo.
Sono già a poche fermate di metro dalla stazione quando decido di rispondere facendo il finto tonto, così, per vivere in maniera quasi distaccata la cosa:
“Ahah a cosa ti riferisci? Al fatto che ti conosco?” (faccina sorridente)
“Lo sai benissimo a cosa mi riferisco… al discorso della panchina.”
Ero certo fosse riferito a quello ma è incredibile come, quando un pensiero diventa realtà e ci viene detto dritto in faccia, il cuore quasi ceda di botto.
Manca una fermata alla Stazione Centrale quando arriva un altro messaggio.
“Stasera ti chiamo e ti dico tutto, mi sa che mi dovrai comprare l’IPhone”.
DI AURORA E SABRINA…
1 - UN MESSAGGIO
E’ cominciato tutto con messaggio in un momento in cui pensavo a tutt’altro. Sono le 6 del mattino, di un maggio in cui il bel tempo fatica a fare breccia. Piove e come sempre sono uscito senza ombrello perché per recarmi alla fermata della metropolitana che poi mi poterà in stazione sono poche centinaia di metri.
Quell’appuntamento di lavoro in un’altra città che ha fatto si che mi svegliassi cosi presto non ha reso rilassante il sonno e mi muovo lentamente schivando le pozzanghere.
E’ in quel momento che vibra il telefono. Nel silenzio generale della periferia lo tiro fuori dalla tasca della giacca e vedo la notifica. E’ Aurora. Già faccio fatica a credere, conoscendola, che Aurora sia in piedi a quell’ora, figuriamoci se posso immaginare cosa abbia da scrivermi di così buon ora, senza sapere tra l’altro che avrei avuto quest appuntamento e che mi avrebbe trovato sveglio.
Mi chiamo Alex, ho quasi trentun anni, conosco Aurora da tre anni. E’ un’amica, nel vero senso della parola. Non siamo d’accordo su tutto ma ci confrontiamo e ci parliamo, ci chiediamo le cose che vogliamo sapere l’uno dell’altra, sapendo quale è il limite tra essere curiosi e essere interessati, ci stuzzichiamo ma senza trascendere nella tensione sessuale. Nel suo carattere esuberante mi ha sempre raccontato le sue frequentazioni, senza scendere nei dettagli perché tra uomo e donna si deve sempre mantenere un po’ di riservatezza, ha chiesto con estrema delicatezza a me e ha accettato che io non le raccontassi nulla, nascondendo dietro il mio essere misterioso ahimè anni di inattività con le ragazze.
E’ l’unica con cui riesco ad essere totalmente franco e a domanda diretta non so mentire.
Se mi aveste chiesto se può esistere un’amicizia totalmente disinteressata tra uomo e donna probabilmente fino a qualche tempo prima vi avrei risposto di si, perché non avevo mai pensato a lei in quel senso. Quel preciso istante in cui è cambiata la mia percezione nei suoi confronti è stato il famoso “discorso della panchina” come lo chiamavamo io e lei. Eppure lei è una bella ragazza, tre anni più giovane di me, magari non slanciatissima perché sarà piu o meno un metro e sessanta ma vi assicuro che nella folla risalta e lei sa risaltarsi. Del suo viso non si può non rimanere affascinati, maniaca dei suoi capelli lunghi castano chiari, del suo sorriso smagliante e di quegli occhi chiari magnetici. Ha pure un bel fisico, non uno stecchino (le mie preferite a dire il vero) ma comunque magro, una bella terza di seno e delle gambe asciutte ma non troppo affusolate con quel fianco di appena pochi centimetri oltre la perfezione che dona rotondità alla zona e al fondoschiena.
Ma c’è un motivo per cui non avevo mai provato un interesse per lei che andasse oltre l’amicizia, e il motivo aveva un nome: Sabrina.
Leggo il messaggio mentre le gocce di pioggia cadono sul display rendendo quasi inagibile il touch:
“Buongiorno! Sorridi, sei un uomo molto fortunato!” e un emoticon di un bacio..
Il cuore inizia a palpitare, in quel momento vado avanti per inerzia conoscendo a memoria la strada per i binari della metropolitana e gli incroci che mi porteranno poi in stazione, ma la mia attenzione è solo li. Ho capito perfettamente a cosa si riferisce quel messaggio eppure mi ostino a rileggerlo per controllare se un punto o una virgola mi avessero fatto fraintendere quelle poche parole, come se potessi leggere oltre lo schermo.
Sono già a poche fermate di metro dalla stazione quando decido di rispondere facendo il finto tonto, così, per vivere in maniera quasi distaccata la cosa:
“Ahah a cosa ti riferisci? Al fatto che ti conosco?” (faccina sorridente)
“Lo sai benissimo a cosa mi riferisco… al discorso della panchina.”
Ero certo fosse riferito a quello ma è incredibile come, quando un pensiero diventa realtà e ci viene detto dritto in faccia, il cuore quasi ceda di botto.
Manca una fermata alla Stazione Centrale quando arriva un altro messaggio.
“Stasera ti chiamo e ti dico tutto, mi sa che mi dovrai comprare l’IPhone”.