Esperienza reale Racconto di fantasia DI AURORA E SABRINA…

Ganavarz

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Premetto che non sono uno scrittore ne mi diletto nello scrivere da anni. Mi è tornata di recente voglia di sottoporre questa storia. Non posso assicurarvi che sia tutto vero ma nemmeno che sia tutto inventato. Diciamo che trae ispirazione da situazioni, emozioni, viste, vissute e sperate, il tutto romanzandole. Sentitevi liberi di commentare positivamente, negativamente, richiedere approfondimenti di parte, esprimere vostro parere e considerazioni sul tema. Mi piacerebbe, se lo vorrete e se le regole del forum lo consentono, che postiate anche foto, immagini create con ai, video a supporto riferite a qualcosa che avrete letto in questi post. Allegherò pure io immagini create con AI a supporto per quanto le mie capacità non sono elevatissime.

DI AURORA E SABRINA…

1 - UN MESSAGGIO

E’ cominciato tutto con messaggio in un momento in cui pensavo a tutt’altro. Sono le 6 del mattino, di un maggio in cui il bel tempo fatica a fare breccia. Piove e come sempre sono uscito senza ombrello perché per recarmi alla fermata della metropolitana che poi mi poterà in stazione sono poche centinaia di metri.

Quell’appuntamento di lavoro in un’altra città che ha fatto si che mi svegliassi cosi presto non ha reso rilassante il sonno e mi muovo lentamente schivando le pozzanghere.

E’ in quel momento che vibra il telefono. Nel silenzio generale della periferia lo tiro fuori dalla tasca della giacca e vedo la notifica. E’ Aurora. Già faccio fatica a credere, conoscendola, che Aurora sia in piedi a quell’ora, figuriamoci se posso immaginare cosa abbia da scrivermi di così buon ora, senza sapere tra l’altro che avrei avuto quest appuntamento e che mi avrebbe trovato sveglio.

Mi chiamo Alex, ho quasi trentun anni, conosco Aurora da tre anni. E’ un’amica, nel vero senso della parola. Non siamo d’accordo su tutto ma ci confrontiamo e ci parliamo, ci chiediamo le cose che vogliamo sapere l’uno dell’altra, sapendo quale è il limite tra essere curiosi e essere interessati, ci stuzzichiamo ma senza trascendere nella tensione sessuale. Nel suo carattere esuberante mi ha sempre raccontato le sue frequentazioni, senza scendere nei dettagli perché tra uomo e donna si deve sempre mantenere un po’ di riservatezza, ha chiesto con estrema delicatezza a me e ha accettato che io non le raccontassi nulla, nascondendo dietro il mio essere misterioso ahimè anni di inattività con le ragazze.

E’ l’unica con cui riesco ad essere totalmente franco e a domanda diretta non so mentire.

Se mi aveste chiesto se può esistere un’amicizia totalmente disinteressata tra uomo e donna probabilmente fino a qualche tempo prima vi avrei risposto di si, perché non avevo mai pensato a lei in quel senso. Quel preciso istante in cui è cambiata la mia percezione nei suoi confronti è stato il famoso “discorso della panchina” come lo chiamavamo io e lei. Eppure lei è una bella ragazza, tre anni più giovane di me, magari non slanciatissima perché sarà piu o meno un metro e sessanta ma vi assicuro che nella folla risalta e lei sa risaltarsi. Del suo viso non si può non rimanere affascinati, maniaca dei suoi capelli lunghi castano chiari, del suo sorriso smagliante e di quegli occhi chiari magnetici. Ha pure un bel fisico, non uno stecchino (le mie preferite a dire il vero) ma comunque magro, una bella terza di seno e delle gambe asciutte ma non troppo affusolate con quel fianco di appena pochi centimetri oltre la perfezione che dona rotondità alla zona e al fondoschiena.

Ma c’è un motivo per cui non avevo mai provato un interesse per lei che andasse oltre l’amicizia, e il motivo aveva un nome: Sabrina.

Leggo il messaggio mentre le gocce di pioggia cadono sul display rendendo quasi inagibile il touch:

“Buongiorno! Sorridi, sei un uomo molto fortunato!” e un emoticon di un bacio..

Il cuore inizia a palpitare, in quel momento vado avanti per inerzia conoscendo a memoria la strada per i binari della metropolitana e gli incroci che mi porteranno poi in stazione, ma la mia attenzione è solo li. Ho capito perfettamente a cosa si riferisce quel messaggio eppure mi ostino a rileggerlo per controllare se un punto o una virgola mi avessero fatto fraintendere quelle poche parole, come se potessi leggere oltre lo schermo.

Sono già a poche fermate di metro dalla stazione quando decido di rispondere facendo il finto tonto, così, per vivere in maniera quasi distaccata la cosa:

“Ahah a cosa ti riferisci? Al fatto che ti conosco?” (faccina sorridente)

“Lo sai benissimo a cosa mi riferisco… al discorso della panchina.”

Ero certo fosse riferito a quello ma è incredibile come, quando un pensiero diventa realtà e ci viene detto dritto in faccia, il cuore quasi ceda di botto.

Manca una fermata alla Stazione Centrale quando arriva un altro messaggio.

“Stasera ti chiamo e ti dico tutto, mi sa che mi dovrai comprare l’IPhone”.
 
2 - SABRINA

Sabrina soffre di innamoramento facile, peccato non sia mai stata innamorata di me. Eppure io ci avevo perso la testa per lei e ce l’ho sbattuta per un bel po’. Sono diventato il suo punto di riferimento maschile in fatto di confidenze e amicizia, il ragazzo che è sempre a disposizione quando è sola o quando è giù di corda. Non ho ben capito quando da essere uomo sono passato ad essere amico, non ho fatto nulla per farlo accadere eppure è successo, praticamente non appena ci siamo conosciuti.

Io ne rimasi ammaliato già al primo sorriso, un sorriso più discreto rispetto a quello di Aurora, ma altrettanto intrigante. E’ una ragazza estremamente colta e, pare assurdo per quello che sto per raccontare, di principii, legata alla famiglia e con il costante desiderio di un amore vero e corrisposto. Ho fatto fatica a capirla all’inizio, introversa nella vita di tutti i giorni, quasi chiusa con gli estranei, estremamente socievole nelle relazioni, dove, mi perdonerà se leggerà queste cose, cerca di comprare affetto e amore con il sesso.

Mi sono chiesto parecchie volte perché non ha mai cercato di comprare me in questo modo. Forse perché nella mia imbranataggine e timidezza non ho capito i segnali? Forse per la mia indole di ascoltatore che mi ha fatto precipitare nella friend-zone in tempo zero?

L’ho vista innamorarsi delle più svariate persone, mai di me. Quando ho provato a suo tempo a farle capire che si ero suo amico ma che per me era qualcosa di più di amicizia sono sempre stato messo al mio posto, mai in maniera esplicita ma attraverso giri di parole, attraverso discorsi collaterali che però sottendevano tutti alla stessa conclusione: siamo amici niente di più.

Non dico fossi il primo a cui raccontava le sue cose più personali, perché la prima sicuramente sarà stata Aurora, ma ero sicuramente sul podio. Perché voleva il punto di vista maschile diceva. Così mi raccontava di Tizio e Caio, come era andata la serata, i messaggi che si erano scritti. Non mi diceva se ci aveva scopato o meno ma lo lasciava intendere, cioè se una ti dice che ha dormito a casa di uno, o siamo stati la notte insieme, non credo che voglia sottendere ad altro.

Ci sono stato piuttosto male lo ammetto, ero arrivato ad essere quasi maniacale a vedere i suoi post sui social, vedere chi commentava, capire a chi fossero riferiti certi suoi tweet. Ero perfino arrivato a controllare a che ora erano stati scritti per cercare di capire dove era e con chi era. E rodevo dentro. Poi magari arrivava il suo messaggio, mi chiedeva se ci vedevamo, se mi andava di andare al cinema, di fare shopping e mi rialzavo, mi rinfrancavo e mi illudevo nuovamente sulla base di fatto di niente. Ero talmente preso che per quanto fossi attratto da lei e le piaceva mostrare quanto fosse figa sui social io non mi ci masturbavo nemmeno sopra perché mi pareva di rovinare l’idillio di amore nella mia testa.

Ma lei era Sabrina. Coetanea di Aurora, un paio di centimetri più bassa, sottile come piaceva a me, una seconda scarsa ma che sapeva valorizzare e un sedere da copertina. I capelli neri corvino poco piu lunghi delle spalle e occhi di ghiaccio, con una leggera borsa costante sotto che li rendeva ancora piu belli. E poi, devo ammetterlo, sapeva come farlo tirare, conosceva i trucchi della seduzione ed era una gatta morta per natura. Mi raccontavo che io ero fortunato che, a differenza degli altri uomini, io potevo frequentarla di più, conoscerla interiormente per quello che era; giusto il mio ragionamento, l’apprezzavo non solo per la sua bellezza ma perché mi piaceva come ragionava, mi divertiva, non era solo la femme fatale del sabato sera ma era una ragazza comune con le sue insicurezze e con la voglia di essere ancora un po’ bambina. La realtà è che per me tirava fuori tuta e ciabatte, per gli altri si metteva giù da gara.

La conobbi grazie ad un’amicizia comune, entrò a far parte di un ristretto gruppo di persone, tutti lavoratori fuori-sede e la nostra conoscenza si rafforzò subito dato che abitavamo a circa un chilometro di distanza. Frequentai la casa che divideva con la coinquilina assiduamente, fu lei a presentarmi qualche tempo dopo Aurora, anch’essa domiciliata li a due passi.

Noi tre diventammo cosi un sottogruppo della compagnia di amici. Ognuno aveva i suoi giri, a volte si usciva tutti insieme, altri il gruppo si spaccava e si distribuiva in vari network di conoscenze. Noi tre però ci si muoveva spesso assieme; grazie a loro ho conosciuto un sacco di persone con le quali non mi sarei mai relazionato, poi se non c’era voglia di uscire, oppure non c’era nessuno in giro o niente da fare, o ancora era un inutile giorno infrasettimanale capitava che stessimo semplicemente noi tre, o anche solo due di noi cosi per passare la giornata o la serata, e forse quelli erano i momenti che preferivo perché erano quelli dove potevo godere di più della loro attenzione.

Sabrina era il sogno d’amore, Aurora l’amica con cui poter essere se stessi.

Poi le cose cambiarono, non so dirvi in che modo. Lentamente Sabrina incominciò a uscirmi dalla testa e per quanto sempre latente fosse il desiderio di lei, smisi di essere cosi ossessivo e inizia a considerarla un’amica. Continuava a raccontarmi delle sue avventure ma mi dava molto meno fastidio, anzi rimanevo quasi indifferente, avevo finalmente ricominciato a guardarmi in giro e ad interessarmi ad altre ragazze. Avevamo anche prenotato da mesi, noi tre, un viaggio self-made in Thailandia, ed ero contento di andarci solo con loro, le mie amiche.

Poi il messaggio di Aurora. Poche parole che avevano in un nanosecondo fatto riaffiorare una serie di sentimenti sopiti, di emozioni. Ho passato tutto il viaggio in treno, la riunione di lavoro, il rientro con i battiti accelerati, una soglia dell’attenzione sotto lo zero e la voglia solo di tornare a casa e ricevere quella telefonata da Auri. Mi sono illuso che non appena avrei varcato la soglia di casa il telefono avrebbe squillato e invece sono rientrato da quasi un’ora e ancora nulla.

Possibile che stia succedendo? Cosa cambierà? E se fosse solo uno scherzo? Cosa si sono dette? Quali sono gli accordi? Dove? Come? Quando?

Il telefono squilla. E’ Aurora. Bri&Auri1.JPG Bri&Auri2.JPG Bri_in_disco.JPG
 
Diciamo che trae ispirazione da situazioni, emozioni, viste, vissute e sperate, il tutto romanzandole. Sentitevi liberi di commentare positivamente, negativamente, richiedere approfondimenti di parte, esprimere vostro parere e considerazioni sul tema
Rispondo a questa parte... e rispondo a questo autore, lanciando un messaggio a chiunque si avventi su questa china.

Tutta l'epopea di Star Wars è considerata un'opera originale. A ben vedere, di originale c'è poco, però è una storia "collaudata" in un ambiente creato da zero sui toni della fantascienza fantastica. Poi, togliendo questo, quello, quell'altro, alla fine è una storia copiata. Ma è abbastanza non copiata per definirla originale.
Il film The Social Network è basato su fatti reali. Più precisamente, l'adattamento cinematografico di un libro, il quale è un adattamento della realtà. Non è però quanto effettivamente successo: è un film, non un documentario (e anche i documentari non sono reali... ma "costruiti" su quanto realmente accaduto).

Mi domando quindi: se si ha romanzato, adattato, modificato, cambiato una "esperienza reale"... a parte per far abboccare audience che motivo c'è di mettere il tag "esperienza reale"?.

Per chiunque scriva o stia scrivendo: o è successo realmente così (e si e è stati parte o osservatori della cosa) e lo si riporta (nel limite della tutela della privacy delle persone descritte raccontate)... oppure lasciate perdere il rendervi ridicoli con quel tag "Esperienza reale" quando di reale se va molto, molto bene manco c'è il 50%.

Questo non rende il racconto meno godibile, ma non impedisce nemmeno che venga fastidio a leggerlo e sentirselo spacciato per reale quando a volte difficilmente al livello "tratto da una storia vera"....
Quanto invece trovo fastidiosamente stucchevole e ancor più menzognero è l'uso di immagini costruite per "sostenere" questa supposta esperienza reale, mentre in realtà è più o meno una sceneggiatura. E allora diventa 150% inventato... ma non c'è niente di male. Basta non spacciarlo per esperienza reale (anche se ci si ha preso spunto!)

E' bello avere anche opere di fantasia :)
 
Rispondo a questa parte... e rispondo a questo autore, lanciando un messaggio a chiunque si avventi su questa china.

Tutta l'epopea di Star Wars è considerata un'opera originale. A ben vedere, di originale c'è poco, però è una storia "collaudata" in un ambiente creato da zero sui toni della fantascienza fantastica. Poi, togliendo questo, quello, quell'altro, alla fine è una storia copiata. Ma è abbastanza non copiata per definirla originale.
Il film The Social Network è basato su fatti reali. Più precisamente, l'adattamento cinematografico di un libro, il quale è un adattamento della realtà. Non è però quanto effettivamente successo: è un film, non un documentario (e anche i documentari non sono reali... ma "costruiti" su quanto realmente accaduto).

Mi domando quindi: se si ha romanzato, adattato, modificato, cambiato una "esperienza reale"... a parte per far abboccare audience che motivo c'è di mettere il tag "esperienza reale"?.

Per chiunque scriva o stia scrivendo: o è successo realmente così (e si e è stati parte o osservatori della cosa) e lo si riporta (nel limite della tutela della privacy delle persone descritte raccontate)... oppure lasciate perdere il rendervi ridicoli con quel tag "Esperienza reale" quando di reale se va molto, molto bene manco c'è il 50%.

Questo non rende il racconto meno godibile, ma non impedisce nemmeno che venga fastidio a leggerlo e sentirselo spacciato per reale quando a volte difficilmente al livello "tratto da una storia vera"....
Quanto invece trovo fastidiosamente stucchevole e ancor più menzognero è l'uso di immagini costruite per "sostenere" questa supposta esperienza reale, mentre in realtà è più o meno una sceneggiatura. E allora diventa 150% inventato... ma non c'è niente di male. Basta non spacciarlo per esperienza reale (anche se ci si ha preso spunto!)

E' bello avere anche opere di fantasia :)
Trovo il tuo commento assolutamente pertinente e corretto, e lo apprezzo. A mia parziale giustificazione, credimi, essendo neofita nella gestione di un thread, ho inavvertitamente schiacciato entrambi i tag e non ho più trovato il modo (se esiste) di modificare. Non mento dicendo però che metterli entrambi, per quanto esperienza reale e racconto di fantasia cozzano totalmente come concetti, era un'opzione, errata riflettendoci ora, ma lo era.
Per quanto concerne le immagini è un mio vezzo per provare a far capire al lettore come immagino la scena e descrivere meglio i protagonisti, non vuole essere un imporre il proprio pensiero o il voler gridare "guardate, è successo proprio cosi!"
Spero tu abbia apprezzato il "racconto di fantasia".
 
3 - IL DISCORSO DELLA PANCHINA

Febbraio. Domenica pomeriggio. E’ il giorno della settimana che solitamente dedico al relax, senza prendere impegni. Aurora mi aveva chiesto se mi andava di fare due passi, nulla di impegnativo, nel giardino pubblico a metà strada tra casa mia e casa sua. A lei non è mai piaciuto passare tempo da sola.

Tra il pallido sole autunnale e zone di ombra più fredde avevamo chiacchierato di tante cose come tante altre volte, eravamo arrivati a parlare della situazione lavorativa un po’ preoccupante di Sabrina, da quando aveva cambiato responsabile la mansione che tanto aveva amato era diventata insopportabile, i suoi colleghi che reputava amici se ne erano andati e ripercuoteva le sue insicurezze e fragilità personali proprio sul suo lavoro. Aveva crisi di pianto, interiorizzava tutto e temevamo si stesse lentamente avvicinando ad un esaurimento nervoso.

Ci sedemmo su una panchina e nascosti dietro gli occhiali da sole mi chiese inaspettatamente quale fosse la mia situazione nei confronti di Bri (Sabrina). Non me l’aspettavo una domanda così diretta. In tutti quegli anni non me l’aveva mai fatta. Lo sapeva benissimo che io ne ero stato cotto ma non aveva mai toccato l’argomento. Cosa voleva sentirsi dire? La tranquillizzai dicendo che era tutto sotto controllo e che mi spiaceva per la sua situazione.

Non mi credette e rincarò la dose

A: “Ti piace ancora?”

“Ma sai, un po’ di acqua sotto i ponti ne è passata”

A: “Quindi non ti fai più le seghe pensando a lei?”

Sono rimasto interdetto alcuni secondi. Nessuno di noi è un puritano, ma sentire certi termini in bocca a ragazze con cui i discorsi, seppur a tema sessuale, erano rimasti sempre nell’ambito di certi limiti nei termini, mi aveva un po’ sconvolto. Ripresi fiato.

“Ma guarda che non me le sono mai fatte su di l..”

A: “Non dire cazzate… guardami in faccia e dimmi che non ti sei mai segato pensado a lei”

Momento di imbarazzo, e io non so nascondere l’imbarazzo perché divento ancora rosso.

“Vabbe’ si, all’inizio inizio si!”.

Ho detto prima che per una sorta di platonico rispetto non mi ci segavo, ma prima che affiorassero i sentimenti, non appena l’avevo conosciuta, mi ci ero spippettato eccome!. La sotto qualcosa incominciava a spingere sui pantaloni.

A: “E su di me?”

Mi guardava dritto negli occhi e io guardavo lei. Come una sfida. Risposi di si, sempre per quel discorso che non riesco a mentirle.

A: “e ci mancherebbe che non lo avessi fatto perché sono figa anche io! E cosa facevi? Immaginavi o guardavi le mie foto”

“Ma è successo solo qualche volta, all’inizio quando non potevamo considerarci ancora amici, e comunque si, guardavo le tue foto su Facebook”

A: “e quali erano le tue foto preferite?”. Incalzava con le domande, non facevo in tempo a rispondere che lei ne aveva già pronta un’altra.

Inizialmente dissi di non ricordarmele, anche se le avevo ancora bene a mente. Su sua insistenza cedetti e ci ritrovammo sulla panchina a scorrere i suoi vecchi album sui Social per rintracciare quelle due foto su cui ero sicuro avevo fantasticato in passato.

Quando ritrovai una delle suddette foto, seduta su un muretto con vista sulla spiaggia, in un bikini argento, all’epoca ventiduenne in una delle sue solite pose che usava per le foto che rendeva pubbliche, un mix tra ingenuità e seduzione, lei esclamò:

A: “ah ti piacevo giovane eh!!!

Facendo un po’ il disinteressato le dissi che era una bellissima ragazza anche ora.

A: “E cosa ti piace di me?”

“beh i tuoi occhi, lo sguardo..”

A: “Ohh non fare il romantico… del mio corpo intendo”

“a parte che gli occhi fanno parte del corpo, il tuo sguardo provocante e si, le tue tette”

Lei abbozzò un sorriso, si apri la giacca a vento quasi a mostrarmi che erano ancora li, al loro posto, e scoppio a ridere. Dopo qualche secondo di silenzio mi baciò sulla guancia

A: “Comunque si vede che ora sei tranquillo, cioè una volta il tuo umore dipendeva totalmente da Bri e a volte eri veramente pesante, non ti si poteva vedere, da un pò invece mi diverto un da matti quando ci sei e anche quando siamo soli noi tre, e mi piace quando sei cosi”

Ancora lei:

A: “Sai io sapevo che tu ci stavi male e che lei un po’ si approfittava di te anche solo per avere compagnia e un po’ ti dava illusioni ma non sapevo come dirtelo. Ma ora se mi dici che ti è passata..”

“Si si tranquilla”.

Silenzio. Tanto silenzio.

A: “Posso dirti un discorso che abbiamo fatto due weekend fa, quando Bri ha ospitato Patrizia?”

“Certo”.

Patrizia era un’amica di infanzia di Sabrina, della sua città natale. Fisicamente l’esatto opposto: alta, piuttosto in carne, per nulla fine. Assolutamente non il mio tipo. Sboccata come poche.

A: “In pratica stavamo parlando di cose da donne, e Patrizia ha raccontato che si era trovata coinvolta (Patrizia era dipendente per un’azienda che organizzava eventi nel mondo del cinema e della musica) in un festino dove circolava tranquillamente cocaina e finito con diversi accoppiamenti diciamo promiscui; e che si era trovata in una stanza con questo attore e un’altra ragazza e..”

“Ma tu le credi?”

A: “boh, non lo so, guarda che lei è malata, le ho sentito dire delle cose anche altre volte che hanno lasciato allibita anche me! Ma non è questo il punto! Il punto è che dopo ha iniziato a divagare, a fantasticare di gente piu o meno conosciuta che vorrebbe vedere in quei contesti… ha fatto anche il tuo nome..”

“In che senso?”

A: “Nel senso che lei ti si farebbe ahahah”

“Ahahahha… no lei no, proprio non ce la farei, però che ha detto dai sono curioso”.

A: “Niente, che secondo lei tu sei figo, poi una serie di cose volgarissime, poi è tornata sul discorso delle cose di gruppo… ha chiesto anche a noi”

“Cosa?”

A: “Se ci avessimo mai pensato, con chi lo faremmo, dove, come, quando… era un fiume in piena”

“E voi?” Iniziavo ad essere molto curioso, anche perché sentivo nella voce di Aurora un po’ di imbarazzo. Mai ci eravamo spinti a parlare di fantasie e ancora non capivo come ci eravamo arrivati e perché, ma mi piaceva.

A: “Abbiamo detto ognuna la nostra, cioè tra persone famose e gente che conoscevamo… abbiamo nuovamente parlato di te”

“Cioè avete fantasticato su fare una cosa a tre con me?”. Iniziavo a pensare mi stesse prendendo in giro”

A: “No però tra le persone che conoscevamo ho ri-tirato fuori il tuo nome”. L’imbarazzo cresce e non mi stava più guardando in faccia. “Cioè se dovessi fare una cosa del genere con uno che conosco io lo farei, cioè preferisco uno come te con cui ho un certo grado di confidenza e so che mi rispetta piuttosto che uno tipo Roby (altro nostro conoscente) che si è passato mezza Milano. Mi prometti che non ti fai illusioni?”

“Vai avanti”

A: “Bri non lo ha escluso.” “Sai però come è lei che su queste cose ci sguazza, lei propendeva più per uno sconosciuto però quando parlavamo delle persone conosciute di te ha detto che sarebbe stato ok”

Ero tra lo stupito, l’incredulo, il divertito, il sospettoso e un’altra serie di emozioni dure da descrivere. Non dissi nulla perché davvero non sapevo cosa dire, perciò quel mio tacere non fece altro che amplificare il vociare in lontananza di famiglie che passeggiavano e il cinguettio timido di qualche uccellino.

Il vero shock fu quando Aurora riaprì bocca, guardandomi specchiata negli occhiali da sole:

A: “Tu la faresti una cosa del genere con me e Bri”?

Sorrisi quasi isterico, per prendere tempo. Avevo la salivazione azzerata e il battito accelerato. Mentire solo per fare il distaccato verso la cosa, per non rimanerne a quel punto disilluso oppure crederci e dire che sarei morto anche seduta stante una cosa del genere. Cercai di rimanere il più calmo possibile.

“Si, lo farei”

A: “Anche io, davvero”.

Non so perché ma me la aspettavo una affermazione del genere. Aurora, più esuberante e meno riflessiva rispetto a Sabrina, mi aveva sempre abituato a coupe de teatre. Trasalì qualche attimo, mi resi conto che le mie parti basse non erano rimaste indifferenti all’affermazione

A: “E’ da qualche giorno che ci penso e che non riesco a togliermi l’idea dalla testa, più che altro per provare, chissà come sarebbe, cioè ci vogliamo bene, sarebbe strano ma a me le cose pazze piacciono, me lo sono immaginato tu tra noi due, niente cose lesbiche eh! Perché so già che tu uomo pensi a quello”

Riprese ancora lei quasi a voler smorzare la tensione che si era creata

A: “…comunque non ti illudere, quel discorso quando c’era Patrizia era un pourparler, dovrei riprovare a tirare fuori l’argomento e non so dirti se mai riuscirò a farlo, come reagirebbe lei davanti ad un discorso serio sulla cosa .. ma se per te è ok io ci provo“

Interruppi il mio silenzio con un “Dai, provaci”

A: “Ahahahh… stasera ti farai una sega pensando a quella cosa?”

“Si ovvio”. Non mi vergognavo di ammettere una cosa cosi scontata.

A: “Bravo. Se lo fai poi mandami la foto che utilizzerai che sono curiosa”

Eravamo in piedi, pronti per salutarci e ritornare ognuno alla propria casa.

A: “Ahh se un giorno dovesse mai succedere però mi merito un premio”

“Se succede ti regalo quello che vuoi”

A: “Voglio l’IPhone nuovo” disse allontanandosi e ridendo.

Più o meno alle 20 inviai ad Aurora una foto sua e di Bri vestite a puntino una sera durante una gita alle Cinque terre. Eravamo stati li un weekend un paio di anni prima. La foto l’avevo scattata io.
 

Allegati

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4 - LA TELEFONATA

Mentre attendo la telefonata di Aurora cerco di rivivere tutto il discorso della panchina, un po’ per iniziare a fantasticare su ciò che fino a stamattina era imponderabile, un po’ per capire cosa attendermi; anche perché dopo quel giorno l’argomento è stato trattato marginalmente solo in un altro paio di occasioni: La prima volta ero stato io a chiedere ad Aurora, circa una settimana dopo, se avesse approcciato al discorso con Sabrina, ma il suo secco no mi aveva fatto capire che non gradiva pressioni; la seconda volta fu lei a dirmi di punto in bianco, circa un mese e mezzo fa, che aveva cominciato a lavorare per me, sottolineando il tutto con un sorriso furbetto che non poteva non fare riferimento a nient’altro. Lei aveva sganciato la bomba, ora la palla era nelle mani dell’altra.

Rispondo al telefono cercando un “Ciao” il più naturale possibile, non mi riesce tanto a dire il vero.

A: “Ciao Treasure” dall’altra parte “come stai? Che fai?”. La sua voce sicuramente trasmette più serenità della mia.

Cinque, forse dieci minuti di convenevoli e chiacchiere da bar, per sapere delle nostre giornate reciproche e di cose successe nei giorni precedenti il nostro ultimo incontro, poi una volta esaurito il discorso mi chiede, senza giri di parole:

A: “Quindi, cosa hai pensato quando ti ho mandato il messaggino stamattina?”

“Eh… che non so ancora se mi stai prendendo in giro o meno, e non aspettavo altro che mi chiamassi”

A: “Ohhh ancora che non mi credi… è vero è vero!”

“Quindi sono fortunato?”

A:”Allora.. ne abbiamo parlato… piu di una volta a dire il vero.. non so da dove cominciare”. Quelle sue pause tra una parola e l’altra, la parlata che diventa incerta, il tono della voce non più cosi sicuro e deciso e che anzi trasmette quasi vergogna…

“Dall’inizio, da dove vuoi” La mia voce riflette la mia impazienza

A:”Non credevo fosse così difficile, dopo che ci eravamo parlati io e te mi ero ripromessa che alla prima occasione avrei tirato fuori il discorso con lei ma poi al momento clou non ce la facevo”. Non potevo biasimarla, io non ne sarei stato assolutamente capace.

A:”Vabbeh, un sabato dopo pranzo, prima di uscire ho ripreso il discorso di Patrizia e abbiamo ripreso a sviscerare i nomi. Più che altro mi ha fatto specie perché ne ho parlato con naturalezza e anche lei, cioè quel discorso e l’idea di provare non è rimasto indifferente ne a me ne a lei. Non c’era imbarazzo, assurdo, e parlavamo di io e lei insieme a fare robe con lo stesso uomo quando ti ricordi quante storie aveva fatto per quella cosa con Marco (Marco era un uomo di una decina di anni più grande che aveva approfittato di Sabrina una sola singola sera e lei si era fatta castelli in aria sulla base del nulla, mentre con Aurora aveva avuto una frequentazione qualche mese dopo, frequentazione che non aveva funzionato ma almeno per un paio di mesi erano stati intimi). Ho dovuto prenderla un po’ alla larga poi le ho chiesto se era stata sincera quando con Patrizia era saltato fuori il tuo nome”

Eccoci, il momento della verità.

A: “Non ho ben capito il suo discorso a dire il vero ahah, ma è stato abbastanza confuso, mi diceva che era sincera che però non aveva mai pensato seriamente alla cosa, che con gli amici certi discorsi non si possono fare, che certe cose non si possono fare e li sono intervenuta io e mi devi fare un monumento! Le ho detto che proprio perché eravamo amici se si voleva provare a creare una situazione del genere se i patti fossero stati chiari e nessuno avesse sputtanato nessuno era meglio che passare per due zoccole qualunque con uno sconosciuto.”

“Ma le hai detto che io e te ci eravamo già parlati”

A: “Ahaha no tranqui, non gliel’ho detto subito”

“Ahaah, che bastardella”

A: “Boh poi ha tirato fuori un discorso sul pudore, ma li è venuta fuori l’avvocato mancato che c’è in me e ho incominciato con un pippone sul fatto che io e lei già ci siamo viste nude in svariate occasioni..”

“Come vi siete già viste nude?” La interrompo senza riflettere

A:”Ma si, durante le vacanze che abbiamo fatto, quando ci cambiamo insieme, negli spogliatoi del padel… fatto sta che sappiamo tutto di cosa ha fatto una e cosa ha fatto l’altra con tanto di dettagli, che tu staresti zitto e che un uomo non direbbe mai detto di no a due belle fighe come noi! Io le ho detto che ci pensavo da un po’ alla cosa, che mi piacerebbe provare giusto per capire cosa si prova e che saprei sostenerla. Lei era dubbiosa eh, non è che siamo arrivate ad una conclusione però ho cominciato a insinuarle l’idea, però poi nel pomeriggio la vedevo in faccia e sicuramente ci stava rimuginando. Tu non lo sai perché non te l’ho detto ma la sera ci siamo visti anche con te, quando siamo andati all’aperitivo in Buenos Aires, era quel giorno, ed è stata lei a volerti chiamarti per l’aperitivo, io non ci pensavo perché credevo che dopo quel discorso lei non ti volesse vedere o facesse scena muta per imbarazzo interiore, e invece lei è stata serenissima quella sera con te, anche se credo stesse dissimulando e ci continuasse a pensare. Poi ne abbiamo parlato ancora la settimana dopo, lei era un continuo si e no. Cambiava idea ogni 2 minuti. Ci scherzava sopra, immaginava scene da film porno li in casa sua o quando saremo in Thailandia e dopo un minuto si incupiva e diceva che non era il caso, che era troppo rischioso per l’amicizia, che non se la sentiva, che si sentiva sporca, poi ritornava a disegnare scene divertenti tipo che tu ci rifiutavi e che eravamo noi che ci stavamo facendo illusioni. Non ci capivo nulla quel giorno, so solo che ad un certo punto voleva convincermi lei che era meglio un altro rispetto a te per fare quella porcata. Dopo una decina di giorni mi ha chiesto lei senza che fossi io a parlarne se avevo parlato a te della cosa, per tastare il terreno. Sono rimasta colpita perché non eravamo rimaste d’accordo dovessi farlo perciò le ho detto che l’avrei fatto e lei mi ha pregato però solo di capire cosa pensassi e di non dire ancora che “l’altra” sarebbe stata lei, cioè in pratica per lei quella che doveva passare per puttana ero io qualora tu avessi detto di no.”

Tutto quello sproloquio mi strappò un sorriso dall’altro capo del telefono.

A: “Li però mi sono incazzata un po’ e gliel’ho detto che se voleva farlo non è che poteva nascondersi all’infinito e che tu avevi fatto di tutto per lei e che figuriamoci se non volevi scopartela, anzi che fossi stata in te l’avrei mandata a cagare da un bel po’ e che te lo meritavi cazzo!!!”

Risi di gusto, era una sorta di rivincita per me.

A: “Ho fatto passare un po’ di tempo prima di dirle che te avevo parlato, cioè che eri rimasto un po’ scioccato e li per li dovevi pensarci, che anche tu temevi per l’amicizia e cose così, non ti ho fatto passare per una bestia dai! Sono stata brava no?”

“Bravissima”

A: “A questo punto ne parlavamo l’altro giorno e siccome avevamo passato il punto di non ritorno, abbiamo convenuto che è meglio prima parlarne tutti e tre assieme per mettere in chiaro alcune cose”

“Ma tipo? Cioè dobbiamo decidere le cose a tavolino?”

A: “Ma no scemetto, però mettiti nei suoi panni, è già abbastanza in crisi di suo, questa idea da un parte l’attira dall’altra la scombussola, sei il suo migliore amico che ha e sa che è una cosa che cambierà gli equilibri tra di noi, ed è spaventata. Poi lo sai, lei è una da peso anche sbagliando al sesso, lo vive meno serenamente che me.

“Non so cosa dire, sei una grande!”

A: “Lo so”

A: “Poi però parliamo sempre di Bri ma mai di me, tu ti rendi conto che fooooorse mi scoperai?”

“Beh ma quello possiamo farlo indipendentemente da lei” dico in tono un po’ da sbruffone.

La verità è che aver rotto quel taboo con Aurora, dove di sesso se ne parlava ma sempre riferito ad altri e mai così apertamente di noi a me eccita da morire. Il minimo rammarico è che se avessi saputo prima che Aurora era così libertina sul sesso e che se ne fregava delle conseguenze, se aveva anche una sola minima attrazione verso di me, ci saremmo potuti divertire e rilassare ben prima.

A: “Io sono un po’ emozionata… e tu?”

Ci dilunghiamo in discorsi filosofici sull’amicizia, sull’equilibrio dei rapporti. Velocemente il tema sesso esce dalle nostre chiacchiere.

Quando ci salutiamo sono quasi le 22.00, non appena premo il pulsante di chiusura chiamata mi rendo conto che non ho chiesto la domanda più importante, quale sarebbe stato il next step?

Il mio dubbio dura pochi secondi, la risposta ce l’ho già. Sabrina il giorno prima aveva mandato un semplice messaggio con scritto “Giovedi cena da me, cucino io!”. Oggi è martedi. Mancano due giorni. Non sarà facile prendere sonno stanotte.
 
5 – STASERA A CASA DI BRI

Pìù ci si arrovella nei pensieri e si vuole decidere a priori il proprio comportamento più si finisce al non giungere ad una conclusione. Così se nel giorno successivo la telefonata di Aurora mi sono scervellato per rispondermi alla domanda “Io arrivo al nostro rendez-vous e cosa devo fare o dire?” vivendo quasi in stato catatonico e risultando inutile al resto del mondo, oggi ho cercato di pensarci il meno possibile, dicendomi di improvvisare e succeda quel che succeda. L’agitazione è iniziata a salire solo nel momento in cui è arrivato il momento di prepararmi. Ho tergiversato un po’ con i colleghi in ufficio per non avere troppo tempo da solo a casa per pensare, sono rientrato, ho fatto una doccia bollente e cominciato a prepararmi. Cosa mi devo mettere? E’ una normale serata tra amici? si aspettano che vada la tutto a puntino, poco credibile per il mio stile infrasettimanale? Potrei sempre dire che rientravo direttamente da lavoro… o andiamo sul più casual? Ecco il primo, forse il più inutile, dei dubbi. Opto per l’opzione casual chic, sportivo il giusto ma niente cose desuete e troppo di bassa qualità. Una camicia, un jeans e delle sneakers vanno più che bene.

Chissà cosa si metteranno loro. Chissà come avranno vissuto questa attesa? Mi sto facendo io troppe paranoie?

Mancano pochi minuti alla mia uscita di casa e mi inizio a chiedere se loro saranno già la. Bri per forza dato che è casa sua, ma Aury? Cosa sarebbe meglio per me? Mi immagino siano già la entrambe e abbiano già iniziato a parlare della cosa.

Tra casa mia e casa di Bri sono esattamente 4 minuti in auto. A volte è più il tempo che ci metto a trovare parcheggio che quello in movimento, decido comunque di andare in auto. E’ quando salgo in auto che sento di avere la salivazione azzerata. Cerco di fare un po’ di training autogeno e parto. Trovo parcheggio abbastanza facilmente a circa duecento metri dall’ingresso del palazzo. Perfetto, è a fianco di un giardinetto pubblico con tanto di fontanella, posso bere per togliere l’arsura in bocca. Il tempo dell’ultima sigaretta dato che Sabrina odia quando fumo (e mi concede ogni tanto l’accesso al balcone per farlo quando vede che la mia dipendenza ha il sopravvento) e sono pronto.

Suono il campanello.

Non c’è bisogno nemmeno di chiedere chi è, mi apre il cancello che da accesso alla corte e poi quella di accesso alla sua scala.

Il tragitto in ascensore è un lunghissimo unico respiro, respiro che quasi inizia a mancarmi.

La porta è aperta, entro. Abbozzo un “Ciao”.

Sabrina è li, indaffarata a sistemare la tavola. C’è solo lei, mannaggia!. Mi risponde con un “Ciao, come va?” senza nemmeno guardarmi in faccia, come fa sempre tutte le volte che entro da lei. E’ talmente naturale il nostro rapporto che non c’è bisogno di attese all’uscio, permessi o formalismi vari. Non faccio in tempo a rispondere che le suona il telefono, è suo padre. Mi fa cenno di spegnerle la cassa da cui usciva la musica e continua a trafficare in cucina parlando con lui. Lei ha optato per un look decisamente più casalingo, un leggins nero, una maglietta bianca con qualche disegno, raccordata in vita per lasciare scoperta la pancia, i capelli neri raccolti e gli occhiali da vista. Rigorosamente scalza come fa sempre a casa anche in pieno inverno. L’ho vista centinaia di volte con quel look, mi piace, non posso negarlo, mi piace quando si mette in tiro per uscire, osando magari qualcosina in più del dovuto, mi piace quando è in pigiama, mi piace quando è cosi semplice in casa, ma sempre con quel non so che di affascinante. Capisco che la cotta per lei, per lo meno per il suo fisico, non mi è mai passata.

Chiusa la telefonata, viene da me, mi bacia sulla guancia, mi abbraccia in modo affettuoso e mi chiede scusa. Rimango un po’ interdetto. Lei è una grande donatrice di abbracci ma in quel contesto che significava? E’ la prima volta che siamo nella stessa stanza e che incrociamo gli sguardi da quando sapevamo che entrambi avevamo accettato, almeno a parole, quel gioco. Io so che tu sai e tu sai che io so. Non è necessario dircelo. Possiamo dire quello che vogliamo ma in quel momento c’è tensione e vergogna.

Non so chi dei due sia più a disagio ma quei minuti da soli nell’attesa di Auri, che l’aveva avvertita del ritardo, sono infiniti. Parliamo, ma entrambi sappiamo che gli argomenti di cui stiamo parlando, essenzialmente questioni lavorative, sono di poco interesse. Confido nel ciclone Aurora per rompere quell’empasse in cui ci siamo infilati.

Finalmente arriva, con il suo sorriso e la sua poca voglia di stare zitta e di fatto una chiacchierata monotona diventa il palcoscenico di Aurora, autentica mattatrice di discorsi. La osservo: di sicuro la più elegante tra i tre, forse perché l’unica che non ha avuto modo di cambiarsi rientrando da lavoro. La camicetta bianca lascia intravedere il reggiseno e le sue discrete forme, la gonna classica da completo color bordeux lascia scoperto dal ginocchio in giu. La décolleté firmata con tacco, color della gonna è molto apprezzata dal sottoscritto.

Sabrina è una brava cuoca quando ha voglia, ma per le cose più informali tende a fare il minimo indispensabile. I discorsi a tavola sono ben lontani da quello cui tutti e tre stavamo pensando. Io vorrei si parlasse di quello, non ho il coraggio di farlo. L’unica che può farlo, che avrebbe il coraggio di farlo è Aurora , ma al momento è troppo impegnata a tener viva la conversazione su altri temi, conversazione che probabilmente se fosse per Bri e me andrebbe avanti a monosillabi. Per fortuna c’è il vino, vizio capitale mio e di Aurora, molto meno di Bri, quasi astemia. Sicuramente può aiutare ad allentare qualche freno inibitore. Di “quel” discorso nemmeno l’ombra, inizio a credere che non si affronterà il tema stasera. Fuori è calato il buio, siamo seduti a tavola io e Aurora mentre Sabrina inizia a rassettare e mette in tavola amari e whisky. Me ne servo subito uno, quasi a ruota un secondo. Aurora anche. Continuiamo a parlare, non c’è più la tensione che c’era all’inizio. L’effetto whisky mi ha rilassato parecchio. Vado a fumare sul balcone, Aurora mi segue, lei non è una dipendente come me ma a volte me ne chiede una.

Siamo sul balcone a fumare. Io sono piegato con le braccia appoggiate alla ringhiera. Lei è a fianco con la schiena appoggiata alla ringhiera e lo sguardo verso l’interno. Forse perché è da lei che è partito tutto, perché è lei il punto di riferimento di quella situazione, non ho paura di affrontare con lei l’argomento.

Le dico solo “Quindi?”

Lei mi guarda, sorride, e scostando di lato la mano che teneva la sigaretta, mi bacia. Il primo bacio con Aurora. Intenso, non uno stampo, entrambi sorridiamo e continuiamo a baciarci. Un bacio che sa parecchio di fumo. Nessun commento, mi dice solo di aspettare un secondo che doveva andare in bagno e di fumarmi un’altra sigaretta nel frattempo. Mentre fumo la seconda sul balcone fa capolino Sabrina, è agitatissima, credo abbia visto che ci siamo baciati, e credo che sappia che è giunto il momento di affrontare la cosa.

Sorriso di circostanza e discorsi brevi nel vuoto, quanto ci mette Aurora a rientrare? Ho finito la sigaretta. Rientriamo in casa. E’ in quel momento che mi ritrovo a fianco del tavolo al centro del soggiorno e quasi mi scontro con Aurora che è uscita troppo rapidamente dal corridoio che immette in soggiorno. E’ su di giri, un bel po’ di effetto il whisky lo ha fatto anche su di lei. Siamo in piedi, uno fronte l’altra, mi stringe. Mi stringe forte e inevitabilmente non può non sentire la mia erezione contro la sua pancia. Ci baciamo ancora, più forte, con parecchia lingua manco fossimo due quindicenni. Non mi interessa che Sabrina ci stia guardando, non mi interessa cosa stia succedendo li attorno, che si era detto che doveva solo essere un incontro per parlarne, voglio che Aurora non smetta mai. Io con le mani sul suo fondoschiena, il cazzo contro il suo corpo.

A: “Adesso baciatevi voi due”

La sua frase cade come un fulmine a ciel sereno. Nessuno dei tre dice più nulla. Possibile che il mio primo bacio con la ragazza che più avevo bramato in vita mia fosse deciso, quasi imposto, da una terza persona? E’ stato cosi. Vedo Sabrina spostarsi dalla tavola vicino alla cucina e, lasciando gli occhiali sulla tavola, fare un passo verso di me. Faccio anche io il movimento di andarle incontro. Quando sono vicino mi chino con la testa per raggiungere quel corpo mingherlino. Ci baciamo, non intensamente come con Aurora, ma è un bacio. Poi lei si stacca e si sposta. Non mi è mai capitato di baciare due donne in un’unica serata, figuriamoci due amiche.

Auri riprende a baciarmi, ci stuzzichiamo, si leva le scarpe e finiamo sul divano, Bri è li a fianco, seriosa, guarda ma non batte ciglio. Nemmeno quando Aurora le chiede se vuole fare lei ha sussulti, risponde con la sua voce un po’ contratta di continuare pure lei.

Ho le mani di Aurora sotto la camicia, le mie provano ad andare su di lei ma si muove troppo e quando faccio per abbozzare un avvicinamento al seno me le ritrae dicendomi uno scherzoso “pussa via”.

Lei però tocca eccome e io glielo lascio fare, guardo un po’ lei, un po’ nel vuoto, non ho il coraggio di incrociare lo sguardo di Sabrina, anche se ormai i taboo sono caduti.

E’ arrivata in basso con la mano, mi ha slacciato il bottone dei pantaloni per muoversi piu libermente. Non va dritta sul mio coso. Tocca con un dito il mio inguine, a destra e a sinistra e ogni volta che lo fa io ho i brividi e trasalisco. Ogni tanto mi bacia, sempre con la mano li sotto, inizia a stringerlo e sento la sua mano muoversi sopra il cotone delle mutande.

“Mi piace” dice mordendosi il labbro inferiore e sorridendo, a “te piace?” Rispondo con un si gutturale. Rincara la dose “Ti piace se entro?” e senza il mio permesso, non che volessi negarglielo, sento la sua mano entrare e carezzare il mio pene. Sono durissimo. Ci gioca, lo tocca, lo stringe. Sono già quasi al limite.

Mi sussurra all’orecchio “Vuoi che ti faccia una sega?” e poi all’altra, sempre li a fianco, seduta sul bracciolo del divano, “lo sai che lui si fa le seghe sulle nostre foto?”

Serafica Bri risponde con un serafico “Immagino”.

A: “Adesso ci puoi guardare dal vivo, non è meglio?”

Auri continua nel suo gioco con le mie parti basse, tocca in punta, lo stritola, inizia a fare movimenti su e giu, piano.

Sabrina ha capito dove vuole arrivare l’altra, le dice solo però “non qui però che sporchi tutto, vai in bagno”.

Non ho forza ne potere decisionale. Non so se fosse previsto, come finirà la serata e tutto questo casino, forse è stato meglio cosi, rompere il ghiaccio con i fatti e non a parole. So che voglio godermi il momento e se qualcuna di loro mi chiedesse qualsiasi cosa in questo momento lo farei.

Dopo le parole di Sabrina, Auri fa la faccia da bambina rimproverata che a me fa impazzire e dice solo “uffi”, si rialza un po’ goffamente dal divano, mi prende per mano. Ho ancora i jeans sbottonati e un po’ già cadenti che rendono la mia camminata tragicomica.

Il bagno è stretto e lungo, di quello delle case di una volta. Entra Auri ma si ferma sulla porta, sta cercando di capire dove mettersi. “Aspetta” sento dire dal soggiorno dove Sabrina è ancora ferma e subito dopo sento i suoi passi avvicinarsi “fai nella doccia che cosi va via subito”

A: “Vuoi farlo tu?”

S: “No no, fai tu” e quasi fosse un gatto sale e si siede a gambe incrociate sopra la lavatrice posta a fianco della doccia con le pareti completamente in vetro. In pratica ha un biglietto di prima fila e un para schizzi davanti.

Auri è dietro di me, siamo in piedi, mi cinge, io sono leggermente proiettato con il corpo in avanti, ho un piede dentro il box doccia e la mano appoggiata al muro. Mi ha abbassato completamente in pantaloni e si è messa leggermente più a fianco. Mi sta facendo una sega. Non si muove fortissimo, la posizione non aiuta, ma so già che non durerò molto nonostante questo. Non ce la faccio piu, non appena accelera un secondo il movimento sono io a dirle di non fermarsi. Non lo fa.

Nel silenzio generale, si sente solo il mio respiro. Pesante, affannoso, liberatorio. Sento la sua mano che non ha intenzione di fermarsi, il seno di Aurora premere contro il mio fianco, sento lo sguardo di Bri curioso e severo. Mi appoggio con entrambe le mani contro il muro, le gambe cedono un poco. Chiudo gli occhi. Con il senno di poi è stato meglio spostarsi li, ho sporcato parecchio. La parete della doccia, il piatto, la mano di Aurora, anche sul suo piede nudo è finito qualcosa. Non sono un feticista, ma ammetto che vedere il mio sperma sul suo collo del piede e sulle unghie rosse mi da una scarica di eccitazione ulteriore.

Non c’è stato bisogno di dirsi nulla negli immediati secondi successivi. Aurora si è affrettata a pulirsi mano e piede, Sabrina, finito lo spettacolo, è tornata in soggiorno subito. Sono rimasto fermo nella doccia un po’, mi sono messo a ripulirla con il getto d’acqua e ad asciugarla per non lasciare aloni sulla parete. Prima ho pulito il mio coso con la carta igienica.

Esco che una è già sul divano e l’altra ha già in spalla lo zaino porta pc, chiaro segnale che non c’era altro da fare o da dire, che a nostro modo eravamo rimasti tutti e tre segnati da quella serata perché era come se fosse ricomparsa quella tensione iniziale. Erano oltre le undici. “Andiamo Treasure” mi dice Aurora e mi da un bacio in bocca, dolce, delicato, ma sempre in bocca. “Ciao” dico a Sabrina che si è alzata e avvicinata alla porta, e faccio per baciarla. Voglio baciarla in bocca. Lei mi scosta la bocca e mi fa baciare solo la guancia.

Ci rimango male, ma stasera non posso lamentarmi di nulla.

Scendo le scale con Aurora e andiamo verso le nostre auto, ci fumiamo una sigaretta. Poche parole, tanti sorrisi. Mi chiede più di una volta se mi è piaciuto, mi rassicura dicendo che a lei è piaciuto.

Mi saluta con un altro bacio e con un “dove la trovi un’altra amica come me?”.

Che succederà da domani non lo so. Era solo l’inizio questa serata o già la fine?
 

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6 – AURORA - 1 parte

Mi era spiaciuto la mattina dopo farmi la doccia perché era stato come lavare via le sensazioni della sera prima, il tatto di Aurora, il calore delle sue mani ma non potevo ovviamente esimermi. Tralascio il fatto che, lavorativamente, fui altamente improduttivo, troppe distrazioni, ma passai l’intera giornata a chiedermi se e cosa potevo fare o dire. Avrei dovuto cercare di stimolare il dialogo intervenendo nella nostra chat magari con una delle solite battute oppure fare l’affettuoso chiedendo come stessero o ancora fare riferimenti a quello che era successo? E intanto le ore passavano, io non scrivevo e la chat rimaneva muta. Ad ogni Whats’up ricevuto un sussulto e poi la disillusione perché non proveniva da loro. Mi sono macerato tutto il giorno chiedendomi chi doveva fare la prima mossa, mi davo piccole scadenze che se entro tal orario nessuno avesse scritto avrei scritto io per poi rimangiarmi ovviamente la parola con me stesso. E poi c’erano i momenti in cui cercavo di fare il punto della situazione e cercavo di immaginare cosa stessero facendo loro, dove fossero. E cosi la giornata passò per interno senza che nessuno si fece vivo.

Il giorno successivo, il sabato, mi sveglia più rilassato. Sapevo che quel giorno Bri sarebbe partita per tornare qualche giorno nella sua città natale e sarebbe rientrata solo il martedi,. Questo non la escludeva da ipotetici messaggi ma paradossalmente il fatto che fisicamente non fosse possibile incontrarla mi dava come un’autogiustificazione eventualmente nell’evitare di scriverle. Con Aurora per quanto la situazione fosse assolutamente non definita avevo un rapporto già piu definito e avevo meno remore a scrivere. Mi anticipò lei quella mattina. Mi chiese se mi andava una pizza la sera dopo, domenica! Si, ovvio che mi andava ma perché chiedermelo un giorno e mezzo prima? Io quando ho visto il suo nome sull’anteprima del messaggio pensavo già di dovermi vestire per fiondarmi da lei! In realtà mi avrebbe scritto nei messaggi successivi che aveva deciso all’ultimo di passare il weekend in Liguria con una sua amica e sarebbe rientrata l’indomani, Domenica, prima di cena, cosi mi chiedeva se mi andava una pizza insieme. Sensazione contrastati: da una parte delusione perché con il weekend a disposizione contavo di vederci dato che non avevo altri programmi dall’altra la pace di demandare un incontro che in qualche modo avrebbe significato molto in termini di sviluppi futuri.

Aurora arriverà a minuti, sono quasi le 22.30. Mi ha avvertito quasi quattro ore fa che un po’ perché si era mossa tardi nel rientrare, un po’ per il traffico imprevisto per la pizza non avrebbe fatto in tempo. Ho provato a rilanciare che se voleva preparavo io qualcosa e si sarebbe potuta fermare a cena da me, ma ha rifiutato. Mi ha chiesto però, una volta riaccompagnata a casa l’amica, se scendevo e mi andava di fumarci una sigaretta assieme. Finalmente mi scrive “Scendi”. E’ riuscita a trovare parcheggio praticamente sotto casa mia. Sono già pronto, scendo. La vedo scendere dalla sua auto non appena varco il cancello di ingresso al complesso di palazzine dove abito. Non c’è che dire, è più bella del solito, ma io sono di parte perché ora la vedo con occhi diversi. Indossa un vestito a fiori abbastanza leggero, un chiodo di pelle nera e dei Dr.Martens. Mi viene incontro e mi abbraccia, con il suo solito sorriso e con l’appellativo Treasure, Tesoro. Ha le guance appena scottate dal sole. Mi chiede di fare due passi. Camminiamo lungo le vie periferiche di una Milano particolarmente silenziosa. Mi racconta della due giorni di mare e di certi piccoli problemi di incompatibilità nel convivere con questa sua amica con cui era andata. E’ lei che mi chiede se mi ero ripreso dal giovedi sera.

“Beh si, cioè ci ho pensato un sacco, mi è piaciuto da matti però è stato strano”

A: “Dai è stato figo no? Cioè una cosa diversa ma il ghiaccio dovevamo romperlo! C’è stato un momento che mi sono detta che forse stavamo esagerando poi Bri ha tirato fuori gli amari e sai che io ci perdo la testa per quelli… è stato meglio cosi no?”

“Si, per fortuna che c’eri tu perché io non sapevo come fare a far sbloccare la situazione”

Fa spallucce, io l’abbraccio affettuosamente e lei si stringe ancora di più a me.

A: “Vedrai che ora sarà più facile, mica ti aspettavi tutto e subito”

“No no, anzi non mi aspettavo nemmeno quello a dire il vero, però, insomma, ho visto Bri un po’ rigida sulla cosa..”

A: “Ma no, vedrai che poi le passa”

“Sarà, ma è come se fosse stata bloccata, che non lo volesse fare, che fosse forzata, non vorrei che si sentisse male al ripensarci, sappiamo come è fatta, che poi nel periodo in cui è, con tutti i problemi che ha…”

A: “Ma mi stai dicendo che o con anche lei o niente?”

“No dai non mettermi in bocca parole che non ho detto, con te mi sembra tranquilla la situazione e solo Dio sa quanta voglia ho di saltarti addosso dopo giovedi; per lei sono preoccupato, non vorrei che questa cosa che devi ammetterlo è un po’ particolare la mandasse completamente in burn out!”

Aury sorride, sentirsi dire che le vorrei saltare addosso le ha fatto piacere.

A: “Tienilo per te, cioè non dirlo a lei, ma io e Bri abbiamo parlato, venerdi… lei è tranquilla, però mi ha detto che è rimasta bloccata l’altra sera, che non sapeva bene come comportarsi. Ha bisogno del suo tempo però non ha rinnegato nulla, anzi continuava a dire che sentiva i brividi lungo la schiena. Le ho chiesto se voleva che smettessimo o che magari di coinvolgerla più avanti cosi aveva tempo per pensarci, mi ha detto di no, anzi ha detto che vorrebbe che fosse una cosa di tutti e tre questa, non mia e tua o non tua e sua e basta, solo di non metterle fretta anche le prossime volte eventualmente, che deciderà lei quando sarà pronta. E sa che ci sei rimasto male per la storia del bacio, ma non sa come dirtelo.

Mi sento molto sollevato

A: “Ha anche fatto apprezzamenti per il tuo pisellino, le piace”

Il mio ego ha un momento di gloria.

Mi fermo un secondo. La prendo, la bacio. Lei ricambia. Camminiamo per strada come due ragazzini innamorati, tenendoci per mano. Ogni tanto, se non c’è nessuno nelle vicinanze, ci scostiamo in qualche posto un po’ più coperto e ci baciamo con passione, lei controlla che li sotto a me funzioni sempre tutto, io metto le mani sul suo petto, ma devo dire che tra la spessa pelle del chiodo e il reggiseno la sensazione è nulla. Sono brevi momenti di alcuni secondi, per quanto semi-nascosti i palazzi più alti riescono tranquillamente a vedere cosa succede. Non siamo delle star perciò non è che dobbiamo nasconderci, ma un po’ di decoro vogliamo tenerlo. Arriviamo sotto casa mia, alla sua auto.

A: “Magari puoi accompagnarmi e poi torni a piedi”. Anche casa sua è vicinissima e in dieci minuti a piedi sarei di nuovo a casa, non ho motivo per rifiutare

Salgo in auto, lei è già al posto di guida e si sta togliendo i Dr.Martens

A: “Scusa non ce la facevo più a tenerli, guido scalza”

Scendiamo dall’auto sotto casa sua per fumarci l’ultima sigaretta, ormai una prassi. Senza stivali ma solo con le calze di spugna il suo outfit ha cambiato effetto totalmente, è buffa. Provo a baciarla, non vuole, ma si affretta a dire che li davvero ci sono i suoi vicini di casa e non vuole che la vedano, mi chiede di attendere la fine della sigaretta e tornare in auto che tanto deve infilarsi nuovamente le scarpe.

Siamo di nuovo in auto, ci baciamo, limoniamo. Lei ride, io rido. Mi chiede attendere un attimo, riavvia il motore. Fa circa 500 metri e ferma l’auto in un posto più discreto, nel parcheggio di un supermercato, ovviamente deserto, in mezzo a due camioncini. Non c’è nessuno all’orizzonte. Ricomincia a baciarmi. Mi ripete che non vuole farsi vedere sotto casa fare certe cose e che quel posto era meglio. Mi chiede di chiudere gli occhi. Non so cosa abbia in mente. Pochi secondi e sento una pressione sul mio inguine, un solletico, e di nuovo la pressione sui miei pantaloni. Riapro gli occhi. Ha cambiato posizione, si è messa di traverso con la schiena appoggiata alla portiera, è perpendicolare a me. Si è tolta la calza dal piede, e proprio con il piede mi sta stuzzicando li in basso. Lo ripeto ancora, non ho il feticcio del piede, ma è bello, fine, perfetto con lo smalto rosso. Mi fa sorridere quando mi dice che non aveva resistito e che però stavolta non dovevo sporcarlo. E’ già duro.

Continua...

Foto: A passeggio con Auri.
 

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6 – AURORA - 2 parte

Le tocco la gamba e il fianco, alzando un po’ il vestito. Lei con la mano va dritta sul mio pene. Voglio salire più su, sul ventre, sul seno ma il chiodo non me lo permette, lei lo capisce, se lo toglie.

Lo aveva sempre indossato finora, non avevo notato che il vestito ha le spalle scoperte. Soffro particolarmente le spalle scoperte.

Infilo la mano che si scontra con il reggiseno, non vuole toglierlo, mi chiede di non farlo, non lo faccio, ma i ferretti si sentono eccome e perciò limito la palpazione.

Anche lei lavora su di me. Mi slaccia i pantaloni, fa la formichina sulla mia pancia, massaggia con la mano nei miei boxer. Guardinga ogni tanto si gira per capire come è la situazione, se davvero non c’è qualcuno che sta osservando lo spettacolo, e se si sente al sicuro ricomincia. Me lo tira fuori, lo stringe delicatamente e lo scappella. Io sono già in difficoltà. Abbassa la testa, incrociando i miei occhi sbarrati gli da un bacio, uno solo. Lo tocca con la punta della lingua.

A: “Ti piace cosi”

Si Dio mio non ti fermare, penso. Non rispondo.

Risale con la testa, mi bacia, si è avvicinata, metto le mani sotto il suo vestito, le tocco le cosce. Finalmente la mia mano è a contatto con le sue mutandine. Sembra gradire. Non sono nella posizione più comoda del mondo, lo spazio è poco, ma cerco di entrare nelle sue mutande. Sento una leggera peluria ad accogliermi. Non vedo nulla, vado a sensazioni, sento solo lei che mi dice di fare piano.

Cerca di agevolare il movimento della mia mano ma non ho molto gioco e a stento riesco a fare movimenti controllati.

Nel gioco dell’alternanza sbilancia il suo corpo verso di me. Non mi bacia stavolta, mi guarda dritto negli occhi. Sottovoce mi chiede

A: “Ti va di scopare?” e senza farmi rispondere “Hai i preservativi”?

Si, ce l’ho. Non è fine e nemmeno corretto, ma un paio di preservativi nel portafoglio li avevo messi. Di questi tempi ogni serata è un giro di roulette russa a quanto pare.

Non faccio in tempo a tirarlo fuori dal portafogli che la bustina è già in mano sua. Io devo solo reclinare di più il sedile come mi ha chiesto lei.

La guardo mentre apre la bustina e tira fuori il profilattico, lo vuole mettere lei. E’ sempre più tesa, sa che quello è il punto di non ritorno quindi vuole essere sicura non ci sia anima viva nelle vicinanze. Mi fa abbassare i pantaloni, non troppo, dobbiamo essere pronti in tempo zero capitasse un disastro.

Una volta appurato che il profilattico aderisca bene al mio cazzo, con una mossa, roteandosi su sedile del guidatore, la vedo sfilarsi le mutande. Sono semplici, nere. Le appoggia sul sedile posteriore. C’è un istante, un solo istante, in cui lei è in ginocchio sul suo sedile, che sta per traslare sul mio, sopra di me. Sono bravo ad intercettare quel secondo e mentre si sta spostando e infilare nuovamente la mia mano sotto la sua gonna. Sto toccando la figa di Aurora. E’ una sensazione stupenda anche se dura il tempo che lei si sposta sopra di me. Mi bacia, ci baciamo sempre. Si posiziona meglio, sento il suo bacino premere contro le mie anche. Abbiamo entrambi una casa, viviamo soli, e ci ritroviamo a scopare in auto. E’ una specie di revival dell’adolescenza.

Con la mano, da dietro, stringe il mio cazzo, lo punta e lo infila dentro di lei. Fa un paio di piccoli movimenti con le anche per farlo entrare meglio, ora è tutto a posto.

Sono anni che non provavo quella sensazione, che non infilavo il mio cazzo dentro una donna.

Protrae il suo corpo verso di me e inizia a muoversi. E’ lei che muove avanti indietro il bacino, io piu che rafforzare qualche colpo non faccio. Mi eccita vederla in faccia, vedere il suo volto concentrato, distogliersi i capelli dalla faccia, sentire i nostri sessi sbattersi contro sotto il suo vestito.

Si muove lenta, poi veloce, poi ancora lenta e poi ancora veloce. Sento il suo respiro vicino al mio orecchio, sento i brevi mugoli di piacere che si fanno sempre più frequenti. Udire quei gemiti mi eccita ancora di più. Quando vengo la stringo a me e ci protraiamo in avanti, il mio uccello esce da lei mentre ancora sta gettando, lei sussulta e geme. Se qualcuno fosse a fianco dell’auto sicuramente sentirebbe.

Stiamo in quella posizione qualche secondo, senza dire nulla, finchè lei non tira fuori un semplice “aspetta”, si sposta sul sedile del guidatore, apre repentinamente il cruscotto davanti a me e ne estrae dei fazzoletti di carta. Ne getta un paio a me. Apre la portiera dal suo lato.

Scende, in piedi, rimanendo coperta dalla portiera, la vedo prendere in mano un fazzolettino e, dopo un rapido sguardo in giro, infilarselo sulle parti intime, per ripulirsi. Nel mentre chiede a me di pulirmi. Lo faccio. Sempre in piedi allunga una mano dentro l’auto e la tende, indicandomi di passarle il preservativo usato e il resto utilizzato per la mia pulizia. Li getta nel cestino li vicino.

Solo allora noto che ha ancora un piede scalzo e uno con solo la calza. E’ adorabile.

Si infila i Dr. Martens e mi invita a scendere: “La lascio parcheggiata qua stasera” e ci avviciniamo verso l’ingresso d casa sua, di strada per me per rientrare.

“Ora te lo devo proprio l’iPhone”

Lei ride, poi cambia sguardo

A: “Ma guarda che scherzavo, non sono una puttana”

Mannaggia a me che uscita del cazzo che ho fatto, potevo stare zitto e invece…”

A: “Aahah” ride “Guardati in faccia.. stavo scherzando! Certo che me lo devi… ma quando scopi tutte e due e non solo me”

“Aahhaha, ok affare fatto”

A: “Ah, non diciamoglielo a Bri che lo abbiamo fatto, le ho promesso che avremmo sempre fatto le cose assieme e invece l’ho già “tradita””

“Non ti preoccupare

A: “Però… ho come l’impressione che mi piacerà scopare con te” e mi bacia allontanandosi.
 
7- LA FISH

“Pensa se ci giravamo e vedevamo uno che ci stava guardando”

“Pensa se fosse stato Nicola”. Nicola è un amico comune, un po’ sfigato, che da sempre ha un’infatuazione per Aury.

“Si, si sarebbe fatto una sega probabilmente”.

Dopo anni che conosci una ragazza con la quale hai affrontato a livello di macrosistema il discorso sesso sentirla parlare esplicitamente di termini un po’ più volgare mi eccita. Parla del mio cazzo, della sua figa (che a volte in tono comico chiama la sua Fish..o Fiche.. non so come la intenda scritta), di seghe, di scopate, di sborra.

Il tono dei messaggi con Aurora il giorno dopo il nostro primo rapporto completo è cosi, greve e spensierato. Per quanto sia stata una scomoda scopata in auto è stata liberatoria. E non ha lasciato conseguenze, cioè non lo abbiamo fatto perché eravamo innamorati l’uno dell’altra o viceversa, era stato puro istinto, ci era piaciuto e il giorno dopo di nuovo amici come prima.

Le ho chiesto di vederci la sera stessa, io e lei, a casa sua o mia. Ha rifiutato. Non era un rifiuto dovuto alla mancanza di voglia, era più legato al fatto che voleva prima capire bene come era la situazione con Bri. Me lo ha spiegato e io ho capito, seppur con un pizzico di delusione.

Nella chat di gruppo che abbiamo noi tre invece tutto tace. L’ultimo messaggio è quello per prendere accordi sull’orario dell’incontro del giovedi precedente. Come uno stallo alla messicana. Chi farà la prima mossa? E’ Bri che l’ha fatta. Il Martedì sera.

“Ciao, sono tornata! E già devo ripartire. See u on Thursday”.

All’inizio non ho ben capito cosa intendesse. Dove doveva andare ancora? Perché ce lo annunciava? Era un modo per tirarsi fuori da impegni? O era una proposta per vederci giovedì sera?

Interrogandola entrambi scopriamo che per un veloce viaggio di lavoro sarebbe partita l’indomani mattina e rientrata nel pomeriggio del giorno successivo. Era una proposta per vederci giovedì sera stesso. Non ha scritto a far cosa, nessuno ha abbozzato a cosa fosse sotteso quell’incontro. Sempre da lei.

E così di nuovo su questo ascensore di casa sua mi accingo a salire in casa sua, a incontrarla nuovamente per la prima volta, ad una settimana di distanza da quel bacio sulla guancia che mi aveva un po’ ferito. Aury come al solito arriverà in ritardo perciò sarà un uno contro uno.

Mi accoglie con il solito abbraccio. A me pare più caloroso del solito ma potrebbe essere una mia impressione. E’ un po’ rigida, non me la sento di fare lo spavaldo e provarci spudoratamente fin da subito. Sono un fifone di base, preferisco attendere e capire bene e muovermi solo nel momento in cui ho la certezza che lei è predisposta a certi argomenti. Parliamo del nulla, di banalità. Lei mi sembra serena oggi, sempre nascosta dietro i suoi occhiali e con pochi sorrisi. La osservo. Trovo incredibile come mi appaia come una ragazza normalissima quando è in tenuta casalinga mentre mi scombussola dentro ogni volta che si mette in tiro. Ha un normalissimo leggins nero e un maglioncino viola leggero. Lei è freddolosa per natura.

L’arrivo di Aurora e la cena sembra un dejà vu della settimana prima. Per lo meno a tavola stavolta parliamo un po’ tutti. Chiaro sia Aurora la mattatrice dei discorsi ma anche io e Bri oggi siamo attivi nel discorso. Sono seduto di fronte ad Aury. Nel momento in cui Bri si alza per servire la seconda portata cerco con la mia gamba la sua. Ha una gonna al ginocchio, parte del completo da ufficio che indossa. Non ha calze. Sembra che ricambi lo strusciamento.

A: “Il cowboy ha fatto la sua mossa ahhaha” dice a voce alta

Cazzo, mi ha sputtanato?

S: “Cosa?” dice dalla cucina Bri, chiedendo cosa sta succedendo

A: “Il tuo amico mi sta facendo una specie di piedino”

Sabrina non risponde, io sprofondo. Che poi pensandoci Aurora mi aveva masturbato davanti all’altra, un piedino cosa era in confronto? Perché me ne sto vergognando? Smetto.

A: “Fai il bravo e sarai ricompensato” aggiunge Aury ridendo.

Il discorso continua come se niente fosse. Il giro degli amari è una manna dal cielo, sperando che contribuisca a sciogliere le reverenze iniziali stavolta ne bevo uno di più, lo beve a piccoli sorsi anche Bri, lei che fatica a finire un bicchiere di vino. Che sia nel mood corretto stasera?

Esco sul balcone a fumare una sigaretta, solo. Vedo dalla porta finestra Aury che parla con Bri. Non ho idea di cosa si stanno dicendo, se stanno parlando di cose avulse dai nostri giochi o se discutono proprio di quello. Vorrei rientrare e capire, ma sembra un discorso tra di loro dove io non c’entro. Mi accendo una seconda sigaretta.

Mi distraggo un attimo e sento la porta finestra aprirsi.

A: “ehy ci sei?”

“Si si arrivo” e mostro che ho ancora in mano la sigaretta.

Aurora si avvicina a me

A: “Ti va di giocare un po’?”

Incrocio lo sguardo di Aury, ci fissiamo qualche secondo, il tempo che lei nel frattempo mi prende la mano e si porta la sigaretta, con la mia mano annessa, alla bocca, per un veloce tiro.

Espulso il fumo, mi mette una mano dietro la nuca per invitarmi ad abbassami un po’ e baciarla.

A: “Dai spegnila” indicandomi con la testa la sigaretta tra le mie dita, e si muove verso l’interno della casa.

Spengo la sigaretta e rientro in casa. Aurora è in piedi sulla soglia ad attendermi, Sabrina sta trafficando con i piatti. Ricominciamo a baciarci. Muovo le mani sul suo culo. Voglio toccare la sua pelle nuda ma la differenza di altezza è troppa e alla gamba non ci arrivo facilmente.

Lei intuisce e mi porta con due passi sul divano dove si siede. Io le sono a fianco e da li posso toccare bene le gambe, caviglie, polpaccio e alzando leggermente la gonna le cosce. Le piace, la sua faccia inizia a trasudare piacere. Nella concitazione si toglie la giacca elegante che aveva ancora addosso, inizia a farsi calda la situazione rimanendo in camicetta. Mi dirigo verso quelle zone. Lei ha la testa un po’ reclinata sulla testiera del divano, mi guarda. Le infilo la mano dentro la camicetta, da sotto, sulla pancia e risalgo sul seno. Con lo sguardo mi giro per capire dove sia Bri. E’ ancora li in cucina. Sa benissimo cosa stiamo facendo sul suo divano ma non accenna a schiodarsi da li. Vorrei dirle di venire anche lei, ma come la prenderebbe Aurora? E come la prenderebbe lei soprattutto? Apro il primo bottone della camicetta.

“Dai” dice lei, non so cosa voglia dire, non è un tono che invita a fare più in fretta ma di certo non vuole che mi fermi.

In breve tempo la camicetta si apre del tutto e chino la mia testa sul suo seno incominciando a baciarlo. Mi chiede di fermarmi un secondo. Mi stacco da lei. Lei si protrae in avanti, abbassa le spalline del reggiseno e se lo slaccia. Se lo toglie e si riappoggia allo schienale. Che belle tette che ha Aurora. Questa terza piena, leggermente aperta nel mezzo e i due seni leggermente rivolti verso l’esterno. L’areola chiara è abbastanza estesa e il capezzolo un piccolo pulsantino di un tono più scuro. E’ la prima volta che le vedo le tette nude. Ci metto subito la mia mano sopra, quasi a voler marcare il territorio, e la bacio. Mentre le nostre lingue fanno conoscenza la mia mano incomincia a scendere lungo il suo corpo. Entra sotto la gonna, entra dentro le mutande e incontra il monte di venere. Sento una leggera peluria. Continuo finchè non arrivo al clitoride. Non appena inizio a toccare quel punto vedo il suo sguardo cambiare, quasi distaccandosi dalla realtà, perso nel vuoto, sento il suo respiro farsi più profondo. La bacio. Scendo appena più giù e infilo un dito all’interno della sua vagina. Lo muovo delicatamente sulle pareti. La masturbo. Giro lo sguardo per capire cosa stia facendo Bri, il tutto mentre continuo a giocare con la figa di Aurora.

E’ ancora in cucina, ma sul tavolo non ci sono più piatti e bottiglie. Lo sa cosa stiamo facendo, tant’è che anche lei in quel momento gira il volto e per un attimo i nostri sguardi si incrociano. Mi chiedo come possa stare così calma mentre due suoi amici stanno facendo quello che stavamo facendo io e Aurora sul suo divano. Mi sarei aspettato che si fosse aggiunta a quell’intimità o che ci avesse cacciato. Invece lo permetteva ma non sembrava interessata a partecipare.

Il respiro affannoso di Aurora mi fa capire che sto facendo un buon lavoro, ma lei di colpo mi toglie la mano e mi spinge prepotentemente nella posizione che occupava lei fino a qualche istante prima. Mi sale a cavalcioni sopra, sento i suoi lunghi capelli sulla mia faccia. Ho il suo seno davanti, lo tocco, lo bacio. Scende dalle mie gambe e si mette a fianco. Mi slaccia i jeans e con la mano gioca con il mio pene. Alzo il bacino istintivamente e faccio scivolare i jeans lasciandole il campo libero. Infila la mano dentro i miei boxer, stringe il mio pene e lo tira fuori. Mi guarda e sorride. Vedo la sua lingua spuntare dalle labbra. Continua a cercare il mio sguardo anche quando inizia a scendere con il viso. La sensazione della punta della sua lingua sulla mia cappella mi provoca una scossa lungo la colonna vertebrale. La muove piano, lo bacia lungo tutta la pianta. Mi chiede retoricamente se mi piace cosi. Apre la bocca e lo tiene un attimo li. Poi la toglie, poi lo risucchia. Non so se può essere considerato un vero e proprio pompino ma mi sta facendo impazzire. Mentre lo fa sono io stavolta ad avere gli occhi sbarrati. Con la mano appoggiata sulla schiena nuda a giocare con quel che riesco a toccare delle natiche. Ho anche il tempo di vedere con la coda dell’occhio Bri, in piedi in cucina, che ci sta guardando mentre sta andando verso la sua camera.

Aury continua con il suo gioco al massacro. Mi bacia il petto, il collo, l’orecchio. Mi sussurra “Scopiamo”. Non è una domanda. Non so che dire, li? Sul divano di un’altra persona? Davanti a lei? Lei è d’accordo?

Dalla bocca mi esce solo un “Qui?”

A: “Si dai”.

Chissenefrega, come faccio a dire di no. Lei si è già spostata al mio fianco e si sta sfilando la gonna. La guardo farlo e la imito. Mi tolgo tutto, camicia, pantaloni, boxer. Sono completamente nudo.

A: “Prendi i profilattici”

Mi alzo e vado verso l’appendiabiti, li ho nella tasca della giacca. Trovo paradossale che mi ritrovi in piedi, in mezzo al soggiorno della donna con cui avevo sempre sognato di fare l’amore, immaginandomi quella scena parecchie volte, nudo dalla testa ai piedi, intento a mettermi un goldone, per scopare con la sua migliore amica.

Ho appena finito di stimolare il mio coso con qualche colpetto e sto infilando il profilattico quando Sabrina, rientrando dalla camera, si para davanti a me.

Siamo in piedi. Uno davanti l’altra, con la leggera differenza che io sono nudo con il cazzo in erezione e una mano sopra di esso. Ci guardiamo. E’ un attimo che dura un’eternità.

Quasi con sguardo colpevole mi sento di chiederle il permesso.

“Possiamo?” dico solo

S: “Si si tranquilli”. E si posiziona in cucina in piedi con il telefono in mano, ma con visuale sul divano dove da li a poco io e Aury avremmo scopato.

Aurora ha visto tutta la scena, non appena Bri si è mossa per andare in cucina, io mi sono rivolto verso di lei seduta appollaiata con le gambe sul divano. Ride e sollevando le gambe in aria si sfila le mutandine. Mi apre le gambe davanti. Anche questa è una prima volta. La prima volta che vedo la fish di Aury nuda. Vedo una leggerissima peluria castana, le grandi labbra abbastanza pronunciate. Definirei la sua figa rotonda. Non grossa o grassa, ma leggermente carnosa. La stimolo nuovamente toccandola.

Mi invita lei a sedermi nuovamente mentre lei, anch’essa completamente nuda si è alzata ed è davanti a me. Mi chiede di tenere il mio cazzo dritto con la mano. Sale sul divano e si mette in ginocchio, poi così sale sopra di me.

Bri ci sta guardando, lo sento. Voglio la conferma così mi giro verso di lei. E’ cosi. E’ seria, il viso non trasmette eccitazione ma ci sta guardando intanto che Aury muove il bacino sopra di me, lasciandosi andare a qualche gemito di piacere. Mi impongo di concentrami su di lei e non pensare a Bri che sta osservando. Non ce la faccio. Cerco Bri con lo sguardo e vedo sempre che lei ci sta guardando. Quando ci incrociamo sia io che lei distogliamo gli occhi dall’altro. Questa cosa però mi eccita. Aury aumenta il ritmo, io sto per venire e sento anche lei vicina all’orgasmo. Vengo lasciandomi andare in un gemito liberatorio. Lei pochi secondi dopo, con versetti acuti, come piccoli squittii, che mai le avevo sentito fare.

Con il mio cazzo ancora dentro lei si protrae in avanti verso di me, io le metto prima faccia tra il seno, poi ci baciamo stingendoci. Lei si rialza. E’ in piedi, nuda, davanti a me ancora seduto. Ci fissiamo. La guardo, sorride, come se fosse provata. E’ leggermente sudata e le gote ancora rosse. Noto il suo interno coscia, bagnato, con una goccia che sta ancora scendendo. Unisce le labbra a culo di gallina e mi manda un bacio a distanza. Scappa in bagno.

Sono seduto ancora sul divano, sento lo sguardo di Bri addosso ma ora non ho il coraggio di cercarla nuovamente con lo sguardo, ne di dire qualcosa. Dovrei raccogliere le mie cose, ma poi per andare dove? Mi decido, cerco il più velocemente possibile di tirare su i miei abiti e mi fiondo come un ladro in bagno anche se c’è Aury. Del resto abbiamo appena finito di scopare, possiamo stare entrambi nello stesso bagno per rivestirci. Mentre sono già nel corridoio che mi conduce la sento la voce di Bri

S: “Non gettarlo nel water, dopo buttalo nella spazzatura qua”. Mi sento quasi colto in castagna e mi imbarazza. Il chiaro riferimento è al profilattico usato pieno del mio sperma.

Aurora è quasi sorpresa nel vedermi in bagno. E’ ancora nuda. Si è già lavata e con un’asciugamani preso da un cassetto se lo sta passando proprio li in basso.

Ride quando mi vede con tutta la mia roba e il preservativo in mano. Si sposta per farmi spazio e appena ho appoggiato le cose mi bacia.

A: “Mi piace, ti muovi bene” mi dice.

A me sembra un po’ assurdo perché più che altro si è mossa lei, ma accetto i complimenti.

Si riveste ed esce dal bagno. Io mi sistemo con calma, tant’è che Aurora viene a bussami alla porta per chiedermi se fossi vivo.

Rientrando in soggiorno, con il preservativo avvolto nella carta igienica trovo una strana atmosfera di tranquillità. Zero tensione, le due stavano parlando tranquillamente, quasi scherzosamente, non so di cosa. Com’era possibile facessero finta di nulla, come se quello che era successo solo pochi minuti prima non fosse mai successo? Mi adeguo al tono della discussione e pochi minuti dopo sono fuori di li. Non mi aspettavo nessun bacio o attenzione particolare da parte di Bri stavolta e infatti non c’è altro che un bacio sulla guancia, ma ancora mi sconvolge che da parte sua non sembra esserci particolare nervosismo. I miei contatti con lei, penso, sono rimasti a quell’unico bacio della settimana prima. A braccetto con Aurora andiamo verso le nostre macchine.

Le dico che è bella. Lei ride, dice ironica che lo sa ma sentirselo dire le ha fatto indubbiamente piacere. Mi bacia e sparisce nella serata. Io penso che ho già voglia di giocare nuovamente con la sua Fish.
 
8 – LA CRISI DI BRI

Durante l’inverno avevo lasciato perdere lo sport, ma il crescere delle tensioni delle ultime settimane ha avuto come effetto, tra le altre cose, che riprendessi a correre per scaricare. E’ il pomeriggio di sabato, ognuno di noi è nel suo brodo, per lo meno so che Aurora è fuori città per l’intero weekend mentre Sabrina sinceramente non so. Ho appena cominciato la seconda ripetuta quando lo smartwatch vibra una notifica di whatsup. E’ Sabrina. Il battito torna ad accelerare come se stessi continuando la corsa. Leggo. “Ciao amico mio, che stai facendo?”. Rimango fermo a tal punto che inizio a pensare che le altre persone attorno a questo parco dove sto correndo staranno pensando sia in crisi respiratoria. Mi rimetto a correre e penso. Cosa significa quel messaggio? Bri è una che non scrive tantissimo, poi a me direttamente. Difficilmente incomincia anche con un come stai e va dritta al punto. E in più quel “ciao amico”. Non ha mai scritto cosi, cioè non mi scrive “amico” da un sacco di tempo e non mi pare promettere nulla di buono. Cominciava così nel periodo in cui io ero infatuato di lei e per non crearmi illusioni e tenere le distanza cominciava i messaggi in quel modo, a sottolineare che eravamo amici e niente di più. Corro ma le gambe devono andare per inerzia da sole perché la mia testa è incentrata solo sul come rispondere. Non è una domanda difficile, non posso lasciare passare troppo tempo. Finita la ripetuta le mando una foto del parco con scritto che ho ricominciato a correre.

“Wow, invidio la tua forza di volontà” risponde.

Sto ancora pensando a come intervenire che arriva subito un’altra notifica

“Stasera che fai? Se non hai programmi ti va di venire per una cena light anche presto?”

Sabrina mi ha invitato a cena solo io e lei tantissime volte anche se ora era un pò che non accadeva. All’inizio della nostra amicizia era perché non aveva nessuno con cui uscire e io ero un po’ un tappabuchi poi era diventato più per il piacere di fare due chiacchiere insieme.

“Accetto, però non prima delle 19.30 perché sennò non faccio in tempo a tornare a casa e farmi una doccia”. Voglio essere un po’ divertente e aggiungo “o mi prendi anche se puzzo?”

“No no, va bene alle 19.30, lavati lavati!”

Mi sembra un salto indietro nel tempo quando Aurora non era ancora così mia amica e io avevo in testa solo Bri, e non nel concetto di amica.

L’ultima ripetuta di corsa l’ho interrotta prima, troppi i pensieri per la testa. Perché quell’invito? Voleva affrontare il problema a quattrocchi e parlare della situazione in cui ci eravamo ficcati? Voleva sedurmi e farlo con me di nascosto da Aurora? Voleva fare finta di niente e solo un po’ di affetto e compagnia?

I quesiti aperti erano troppi e andavano affrontati.

Mi sono preparato in fretta e furia per tardare il meno possibile, ho tirato fuori una bottiglia di vino dal frigorifero, non il migliore che avevo in casa ma l’unico bianco in frigorifero e ho avvertito Bri che stavo partendo.

“Ciao” mi saluta quando entro in casa e mi viene incontro per l’abbraccio usuale.

Sabrina è un controsenso continuo. Ha un pataloncino aderente decisamente corto e una felpa larga blu sbiadito, piuttosto trasandata, chiusa fino al collo. Noto anche un filo di trucco e le lenti a contatto al posto degli occhiali.

S: “Ho fatto un disastro” mi dice con la voce da bambina e mimando con la faccia come se fosse in punizione

“Che hai fatto?”

S: “Ho fatto bruciare il cous cous” . Ancora con la voce da bambina che sa che mi fa impazzire.

“eh vabbè che vuoi che sia, troviamo qualcosa da mangiare”

S: “Si si, ho già chiamato Glovo per farci portare a casa sushi” cambiando di colpo espressione e guardandomi sorridente con i suoi occhi color ghiaccio.

Quella sua mimica facciale, i cambi di voce, davvero era un salto indietro nel tempo per me. Era tantissimo tempo che non ci ritagliavamo un momento così io e lei, e pur non sapendo cosa ci fosse sotto, io ne ero contento. Mi indica di aprire il vino e di metterlo su un tavolino su cui ha messo un vassoio davanti al divano. Si, quel divano dove due sere prima mi ero lasciato andare con Aurora davanti ai suoi occhi. Ha tagliato un salamino e due taralli. Lei è sul divano con le gambe rannicchiate. La guardo e in un momento rivivo tutte le emozioni di una volta e capisco che mi manca a suo modo quel periodo, vuoi per l’età, vuoi per come era lei.

Mi siedo con lei e cominciamo a parlare. Parliamo più che altro del fatto che mi sia rimesso a correre. Sono un po’ nervoso perché intuisco che lei non è molto interessata all’argomento che diventa di circostanza. Non riesco a capire cosa voglia fare. A poco a poco le chiacchiere lasciano spazio a silenzi.

S: “Posso farti una domanda?”

“Certo”

S: “Io ti piaccio?”

Wow, che domanda, così su due piedi. Mi coglie veramente di sorpresa.

“Si”. E’ scontato dica si, è vero e credo in quello che dico, ma cerco di essere il più convincente possibile nel trasmettere quanto mi piaccia.

Ci guardiamo negli occhi. Quasi non mi accorgo che lentamente ha iniziato ad abbassare la cerniera della sua felpa, e man mano che scende non vedo altro che la sua pelle. Possibile lo stia facendo? Sta cercando di sedurmi mostrandomi il suo corpo. Mentre lo fa mi fissa. Io sono attonito, già duro. Scende ancora. Si inizia ad intravedere il reggiseno. Indossa solo quello. E’ un reggiseno con abbondanti pizzi, non una cosa messa a caso. Si era preparata quella mossa. Arriva al termine della cerniera e apre la felpa, mostrandomi bene le due coppe e senza bisogno di dire nulla si fila la felpa. L’ho vista tantissime volte in costume da bagno ma averla davanti a me in reggiseno è tutta un’altra cosa. Anche il suo sguardo è diverso. Non c’è bisogno che ci diciamo nulla. Le tocco la pancia, sto per mettere la mano sul seno che lei si sposta piu vicino e mi bacia e io ricambio. Stavolta è un bacio più passionale. Quando si stacca dalla mia bocca mi guarda e mi abbraccia. Mi stringe forte. Il suo corpo seminudo è minuto e sparisce nel mio abbraccio. Continua a stringermi. Non sembra volersi staccare. C’è qualcosa che non va. Capisco la complicità, il contatto dei corpi, ma in un momento erotico come quello un abbraccio così lungo è fuori luogo. Non sento più nulla di lei. Quasi non percepisco respiro. Inizio a preoccuparmi un po’.

“Tutto a posto?” le chiedo sussurrando.

“Si si” ma intanto continua a tenermi stretto. Non sono convinto. Incomincio a sentire singhiozzare. Sta piangendo. Non so perché ma sta piangendo a dirotto e non penso proprio per del dolore fisico. Finalmente si stacca e riesco a vederla in faccia. E’ rossa, un fiume di lacrime scende sulle guancia, si rannicchia nel lato opposto del divano ancora in reggiseno.

Cerco di essere il più fraterno possibile

“Ehi dai, tutto a posto, che succede?”

S: “Niente”. Uno di quei niente che significa tutto. Continua a piangere e singhiozzare per un po’. Poi finalmente sembra calmarsi.

Inizia a chiedermi scusa. La sua voce è rotta. Mi dice che non sa cosa gli è successo. La lascio tranquilla per un po’, le porto dell’acqua. Le offro la sua felpa per rivestirsi.

Continua a chiedermi scusa e io a dirle che non c’è motivo per scusarsi.

“Non so perché mi sento cosi”. E’ il momento della verità, sembra sia pronta per parlare io non la fermerò. Una chiacchiera liberatoria forse è quello che ci vuole.

Mi dice che non pensava che questa cosa che aveva proposto Aurora, caduta come un fulmine a ciel sereno, le provocasse tutte queste emozioni contrastanti. Mi dice che ha accettato perché per il momento in cui è, con i problemi al lavoro, poteva essere una valvola da sfogo non da poco. Che le andava e le va ancora però le volte precedenti non era riuscita a viverla serenamente come se lo immaginava. E che il problema ero io. Devo aver fatto una faccia strano perché subito si è preoccupata di dirmi che non avevo fatto nulla di male e di lasciarla spiegare.

Piccola crisi di pianto. Credo per la tensione del momento.

Mi dice che io più di altri le ero stato vicino in quegli anni, che me la meritavo più di tutti gli uomini con cui era stata. Che dopo quello che era successo due giorni fa oggi voleva dimostrare a me e a se stessa che non era un problema per lei ma che quando si è tolta la felpa le è salito il magone e si è sentita una troia e non voleva che io lo pensassi. Quando era saltato fuori il mio nome nelle discussioni con Aurora all’inizio era un po’ spaventata per la paura di rovinare l’amicizia, ma dall’altro lato c’era la curiosità. Poi era subentrato il panico mano a mano che la cosa si faceva più concreta. Sarebbe cambiato tutto. Il rischio di perdersi era ed è ancora altissimo. E io e lei non ne avevamo parlato. Non avevamo affrontato il problema.

Ha parlato per quasi dieci minuti solo lei, girando intorno a quei concetti. Si è interrotta solo quando ha suonato la consegna a domicilio per il sushi. Scendo io a ritirarla, dandole modo di tranquillizzarsi un po’. Mentre sto risalendo penso a cosa devo dirle io. Decido di essere sincero.

Entro in casa e lei è ancora li sul divano. Le dico come era nato il discorso con Aurora, delle chiacchiere sulla panchina. Come sospettavo Aurora glielo aveva già raccontato. Racconto perché fui convinto subito della cosa. Si per la porcata in se, perché erano due belle ragazze, perché sei fortunato se ti ritrovi in una situazione del genere con le due persone di cui più ti fidi al mondo, ma soprattutto per lei. Spiego che c’era stato un lungo periodo in cui ero pazzo per lei, lo sapeva ma non glielo avevo mai detto; che c’era una paura tremenda dentro di me di perdere momenti di reale amicizia insieme ma che la voglia di fare quella cosa con lei, la mia BriBri era troppa e avevo deciso di rischiare.

Piange di nuovo, ma stavolta non erano lacrime di tensione, forse nemmeno di gioia ma finalmente si è liberata di quel peso. Ci abbracciamo, ancora per un lunghissimo tempo. Non ne vado fiero ma vedere una ragazza che piange mi eccita un po’ e mi cresce l’erezione, spero non lo senta.

Quando ci stacchiamo prepariamo la tavola. Lei è andata in camera e si è infilata una maglietta. La felpa non c’è più. Ceniamo commentando le notizie di attualità che scorrono alla tv. Mi chiede se ho voglia di vedere un film. Ci mettiamo sul divano e un paio di ore passano cosi. Ogni tanto parliamo, commentiamo le scene. Le tengo un braccio attorno al collo e lei si stringe sul mio petto. Sento che stasera ha voglia dell’amico, di sentirsi protetta, ma Dio solo sa che voglia mi ha fatto venire.

Sto tornando alla macchina dopo averla salutata. Sono sceso da un minuto. Vibra il telefono. E’ di nuovo lei.

“Ti voglio bene Alex” scrive

“Ti voglio bene anche io piccola Bri”

Sono contento di aver parlato con lei. Stasera ero uscito da casa mia senza idee di cosa potesse accadere, sono stato ad un passo dal realizzare un sogno di una vita, anche se nel modo in cui non immaginavo e nemmeno quello più corretto, torno a casa con le palle piene e in bianco. Ma è meglio cosi.

Vibra di nuovo il telefono. Apro il messaggio e mi appare una foto sua. Un selfie allo specchio di schiena, con il colto coperto dal telefono. Con indosso il solo reggiseno e l’abbinato perizoma che le mette in risalto il fondoschiena perfetto.

“Pensami J “ aggiunge.

Bri è cosi, passato il temporale lei diventa senza filtro. Sa che a casa mi farò una sega e sa che la penserò. Sa che con quella foto mi sta mandando un segnale che significa che tutto è ancora da scrivere con lei. Non so quando, ma è solo l’inizio.
 
9 – SELF MADE MAN

Penso sia stata dopo tanto tempo la prima settimana senza particolari tensioni e senza aspettative. La chat che abbiamo ha vibrato tantissimo, senza allusioni ai giochi sessuali che facevamo ma finalmente è sembrata tornare alla spensieratezza che scrivevamo fino a poche settimane prima. Bri finalmente era partecipe e attiva, sparava scemate a raffica, un umorismo sottile e tagliente, intelligente lo definirei. Ha fatto bene anche a me parlare con lei, non mi sentivo più in imbarazzo nei suoi confronti e se fosse venuto fuori un argomento hot sento che potrei parlarne tranquillamente come già faccio con Aurora.

Non ci siamo visti fino ad oggi perché non c’è stata l’occasione, non era comunque semplice incastrare tutti gli impegni personali. Anche oggi che è venerdi sera, sto per passare da Aurora a portarle un regalo ma non è in programma alcuna intimità. Il regalo non è per lei, ne per Bri. Mi ha usato per recuperarlo perché il negozio dove lo vendevano è a fianco del mio ufficio cosi le ho fatto la cortesia di prenderlo. Stasera sia lei che Bri sono invitate ad un compleanno con annessa serata fuori di una loro amica. So chi è ma non è una mia amica. Mi hanno anche detto che se volevo andare non ci sarebbero stati problemi ma sinceramente non conoscerei nessuno. Mi auguro solo che non incontrino l’uomo della loro vita e ciò compromettesse quello che sta nascendo tra noi. Devo essere a casa di Aury a portarle il regalo alle 19 ma sono in palese ritardo. Quando arrivo lei sta facendo la spola tra la camera da letto e il bagno tra vestiti e trucco. Mi saluta senza interrompere quello che sta facendo.

“Sicuro che non vuoi venire?”

“No, no, non ci penso nemmeno”

“Come sei stronzetto… manco io c’ho troppa voglia di andare ma che devo fare?” e subito dopo “Aspetta un secondo e arrivo eh…”

Io la seguo con lo sguardo dal corridoio mentre lei continua il suo andirivieni tra una stanza l’altra.

Suona il campanello. Ho un sobbalzo. Chi sta aspettando?

“Apri che è quella stordita di Bri, dille di salire che sono in ritardo”

Non sapevo che Sabrina dovesse passare da lei, di solito era sempre Aurora che passava a prenderla e non viceversa. Mi fa piacere però rivederla. E mi fa piacere stare con loro.. chissà che non ci scappi qualcosa.

Sabrina entrando dalla porta di ingresso rimane altrettanto stupita nel vedermi.

Il suo sguardo è abbastanza basito

“Tu che ci fai qua?”

Risponde Aurora dalla stanza accanto per me.

“Mi ha portato il regalo per Serena ma non ce lo ha impacchettato perché è un uomo e non è capace. Prova a vedere nel cassetto se c’è la carta regalo e fallo tu per favore”

Sabrina mi guarda e sorride dei miei occhi colpevoli

Si avvicina

“Ehi ciao…” si avvicina e mi stringe fortissimo.

Sembra un angioletto in quel look fuscia che ha scelto per la serata. Per quanto semplice e senza fronzoli mi sembra un po’ leggero per uscire la sera, ma è vero che oggi c’è un caldo aberrante e sicuramente avrà lasciato in auto una giacchetta.

Mi bacia con passione, come mai aveva fatto prima, non è il bacio forzato dalla situazione del primissimo incontro, non è il bacio del nostro ultimo incontro, preludio delle lacrime. E’ un bacio di passione, di due persone che hanno entrambi voglia di farlo.

In quel momento, mentre ci stiamo baciando, sento “Ullalalaà”. E’ Aurora che ci guarda, con sguardo soddisfatto mentre noi siamo entrambi girati verso di lei ma ancora attaccati. “Che succede oggi?”

Ridiamo entrambi ma allo stesso tempo prendiamo un po’ di distanze.

Aury sparisce nuovamente nella sua stanza, Bri recupera forbici, carta regalo e nastro adesivo e al tavolo inizia a stagliuzzare. La vedo concentrata, mentre io sono solo concentrato su di lei, sulle sue caviglie, sulle sue gambe, sulla sua schiena mezza scoperta. Mi avvicino da dietro e quasi cingendola le dico all’orecchio “L’altro giorno mi è piaciuta la foto che mi hai mandato”

So che a lei piace questo genere di dico-non dico che allude a cose sessuali. Lo so perché me lo ha sempre detto… ora toccava a me provare sul campo.

Lei ride, finge imbarazzo. Le metto la mano sul retro della gambetta e salgo su fino al sedere. Lei mi lascia toccare e intanto continua e finisce il pacchetto. Mi dice solo di stare attento che non voleva che l’abito si stropicciasse.

Sistemato il pacco regalo si gira in un fazzoletto e mi bacia. Avrei voglia di ribaltarla di su quel tavolo, forse stasera ci starebbe, ma meglio non affrettare i tempi.

Sento un ticchettio di tacchi in avvicinamento. Aurora si presenta nella stanza “Amò, sono pronta! Oh però adesso non è che fate i fidanzatini che se non era per me manco vi sfioravate voi due”. Mi sento un po’ colpevole e allo stesso tempo mi fa ridere. Ridiamo tutti e tre.

S:”Vado in bagno un attimo”

Sono in soggiorno in piedi con Aurora, è bella anche stasera, non so perché mi stupisco. I capelli con effetto bagnato e la coda di cavallo, il vestito color salmone decisamente scollato a pronunciare le poppe, lo stivale con tacco.

“Dai, fatti salutare per bene” e dicendo cosi viene da me e mi bacia. Le metto subito una mano sul sedere, lei non vuole e si tira già il vestito che velocemente era salito.

“Macchè sei matto che se me lo rovini poi devo cambiarmi di nuovo”. Ridiamo e ci baciamo.

A: “Laggiù come stai?” e mi sfiora l’inguine con la mano

“Dai toccamelo un po’”

A: “Smettila Alexx”

“Solo un pochetto..finchè non torna Bri” e prendendole il polso poggio la sua mano dentro il primo bottone dei jeans.

Guardo la sua faccia, in fondo le piace questo gioco delle parti. Lei dice “uff” , volta lo sguardo, ma sta sorridendo e la sa mano velocemente scivola giù. Il mio pene, già stimolato precedentemente, ci mette un secondo ad andare sull’attenti. Aury lo accarezza, ride e mi bacia. Sabrina ci trova cosi quando riappare dal bagno.

Il soggiorno di Aurora non è gigantesco, tant’è che mi basta allungare la mano per incontrare quella di Bri. La stringo e la invito anch’essa vicino a me. Mi bacia anche lei. E’ molto diverso da quel primo bacio ad entrambe una dietro l’altra di qualche settimana prima. Stavolta la complicità è notevole. Sorridiamo tutti senza dire parole. Nel mentre Aury sta continuando il suo lavoro di mano.

“Fammi venire”

A: “No dai, non posso”

“Perché? Per favore”

A: “Non voglio sporcarmi”

Però intanto continua e con sguardo di sfida mi dice “vuoi davvero venire?” e intanto inizia a slacciare uno ad uno i pantaloni del mio jeans”

“Si ti prego”

Mi prende la mano e la porta al mio cazzo, glielo fa stingere e continua a fare lenti movimenti, stando ben attenta a non avere contatti con il suo vestito

A: “Perché non te la fai tu mentre ci guardi”. Continua a guardarmi, ritrae il labbro. Silenzio.

Mi accompagna spingendomi sul divano. Rimango abbastanza attonito ma con un’erezione abbastanza evidente nei boxer. La vedo correre sui tacchi verso il lavandino, sciacquarsi velocemente la mano che fino a pochi secondi prima era su di me. Dal telefono che è sul tavolo fa partire una canzone, non so dire quale, e inizia a muoversi in mezzo al suo soggiorno, guardandomi. Invita Bri a fare lo stesso, lei accetta il gioco.

Ho le mie due migliori amiche davanti a me, tutte infighettate, e vogliono che mi masturbi davanti a loro due. Vorrei fosse una di loro a farlo, ma non posso dire di no.

Inizio a tirarlo fuori e a concentrarmi mentre loro saltano, ridono, si strusciano un po’. Ci metto poco ha raggiungere la massima erezione. Non so bene dove venire, potrei farlo per terra ma con il rischio di colpire magari loro o i vestiti e li si che sarebbero cazzi amari. Mi alzo la maglietta rimanendo con la pancia scoperta: cercherò di contenere lo sperma nel prepuzio ma nel peggiore dei casi devo cercare di venirmi addosso e non sporcare più di tanto.

Vedendo la scena Aury fa un gesto che mi destabilizza ancora di più. La vedo davanti a me abbassarsi il perizoma, e alzando prima una gamba e poi l’altra, tenendosi appoggiata alla spalla di bri per non cadere, sfilarselo completamente da dosso. Me lo lancia.

A: “Usa questo, vieni li dentro, poi ne metto un altro.” E solleva leggermente il vestito lasciandomi intravedere la figa.

Lo raccolgo, non mi sono mai masturbato in mutandine femminili, non mi eccita particolarmente la cosa, ma mi ha detto lei di farlo e lo faccio.

Trovo la scena piuttosto surreale. Mi sto facendo una sega guardando due bellissime ragazze che ballano davanti a me ma che non posso toccare ora, e loro guardano me e il mio paletto. Chissà che direbbero i loro genitori che tra l’altro avevo conosciuto e visto più di una volta se sapessero che facevo queste cose con le loro figlie, loro che avevano sempre identificato in me la figura maschile che le avrebbe protette ma senza interessi particolari.

Mi lascio cadere sul divano, con la testa leggermente rivolta all’indietro e con gli occhi fissi a guardarle fare le provocatrici con movimenti sensuali.

Vengo. Riesco a sporcare nulla, tranne ovviamente il perizoma di Aury che è sommerso e la mia pancia.

Sono stravolto. Loro invece ridono

A: “Muoviti a pulirti che è tardissimo”

S: “E non possiamo dire perché abbiamo fatto tardi!”

Pochi minuti dopo sono pronto per scendere, e anche loro. Prendiamo l’ascensore insieme, ci baciamo li perché fuori come sempre non si può dare nell’occhio. Colgo l’occasione per toccare nuovamente la loro pelle sulle gambe e sul sedere.

Prendiamo direzioni differenti, voglio sempre più bene a quelle due. Le sento sghignazzare e Aurora urlarmi “Comunque non male eh… sei il nostro Self made man”, mi fa ridere, rispondo “A buon rendere…”.
 

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10 – NUOVI ORIZZONTI

Ci sono poche cose che detesto fare ma che almeno una volta all’anno, sempre nella stessa occasione, mi toccano per quieto vivere. L’occasione in questo caso è il compleanno di Gloria, una nostra amica nemmeno troppo stretta, la cosa è il pic-nic. Regolarmente ogni Giugno Gloria organizza una bella mangiata fuori porta all’aria aperta in uno sperduto posto fuori città. A me non dispiace poi in se il concetto di pic nic è tutto ciò che viene dopo che mi urta: lo stare sonnacchiosi e appesantiti sotto il sole, sempre con poca ombra a disposizione, le grida di chi è un po’ più fuori giri a causa di un eccesso di vino o di birra che regolarmente, nonostante tutti i metodi palliativi del mondo, diventano presto tiepidi e imbevibili, le goccioline di sudore che traspirano, i moscerini e gli insetti che sembrano voler attaccare solo il tuo corpo. Quest’anno non ha fa eccezione.

Abitando vicini non è uno scandalo che io, Aury e Bri andiamo insieme, anzi è dato quasi per scontato dal gruppo, perciò non c’è nulla da nascondere. Mi fa ancora strano che quando salgono in auto, entrambe, mi baciano in bocca. Più spontanemente Aurora, favorita anche dal fatto che è sul sedile davanti, un po’ più dettato dal mio movimento Bri, che seduta sui sedili posteriori si lascia attirare, anche un po’ stupita forse, dal movimento della mia testa verso di lei, protraendosi in avanti, lasciando partire uno schiocco di un bacio più a stampo, fraterno, che erotico.

Durante la giornata, quando abbiamo raggiunto gli altri, non ci consideriamo più di tanto, non c’è stato bisogno di dircelo, ma forse, per assurdo, per non voler dar adito a pensieri strani da parte delle altre persone, estremizziamo la lontananza e non facciamo comunella come in altre occasioni. Siamo nove persone. Ammetto che vedere parlare Bri con Tommaso, uno con cui ha avuto uno dei suoi innumerevoli flirt, mi da un po’ fastidio, osservo da lontano mentre con gli altri discuto dei due argomenti principi della testa di un uomo: il calcio e la figa. So che è una storia morta e sepolta, almeno per lui, che ora era fidanzato con una del gruppo che però oggi non è presente, però non capisco ancora quanto alla fine sia passata a Bri: probabilmente non è che ci stia ancora male, però un po’ l’aveva vissuta come uno smacco all’epoca.

Lei però oggi ci sta facendo la scemetta. Non sento i loro discorsi ma lui ha il classico atteggiamento da maschio bulletto e spavaldo, lei tutta un sorrisino, un ammiccamento. E’ innegabile che lo sta cercando in qualche modo.

I discorsi che si fanno tra uomini poi non mi aiutano a distogliere i pensieri da quello.

“Beato lui che se la è scopata la Sabri”

Sì, beato lui penso. L’ho invidiato per tantissimo tempo, oggi un po’ meno, ma in fondo agli annali resta il fatto che lui con Bri il biscottino l’ha pucciato, io non ancora.

“Io non so come fai tu con quelle due, ma provaci no? Magari almeno una delle due te la da, tanto sono zoccole, l’hanno data a metà città”

“Io ce lo avrei sempre in tiro con loro”

E’ machismo allo stato pure. Non condivido certi atteggiamenti, non mi piace sentire discorsi dove le mie amiche sono apostrofate cosi, ma in fondo so che non sono sante. E poi vorrei dirgli che intanto Aurora me la sono già scopata e con Bri, beh, poco ci manca. E che si lo fanno tirare, mi sono anche fatto una sega con loro che mi ballavano davanti provocandomi.

La giornata in qualche modo passa e verso le 17 finalmente c’è chi inizia ad abbandonare il campo di battaglia. Siamo rimasti in sei, noi tre e la festeggiata con il fidanzato e un altro ragazzo.

Non faccio l’ipocrita, ho sperato fin da mattina che arrivasse questo momento, il fine giornata dove finalmente siamo soli, poi non è detto che succeda qualcosa per forza, ma di sicuro prima era impossibile.

Ci stiamo lentamente, carichi di rifiuti e altre cose, avvicinando alle auto quando da dietro sento Tommaso dire “Sabri, ma vuoi che ti accompagno a casa io, guarda che non è un problema”.

Si che è un problema penso, stronzo! Oltre a rovinare i miei piani mi fa risalire la gelosia, immagino già quel ragazzo che vuole tornare a fare un giretto nel luna park di Bri. E’ un po’ viscido e pieno di se, non è che ci sta provando magari per una botta e via in memoria dei vecchi tempi?

Non posso intervenire nella discussione quindi mi devo rimettere alla volontà di Sabrina. Saprà e vorrà svincolarsi da lui oppure accetterà la sua proposta? Temo il peggio. Se torno solo con Aurora non si preclude la possibilità che ci possa essere un lieto fine comunque a quella giornata, ma Bri era Bri, ormai deve essere mia anche lei. Mi sembra di viaggiare nel tempo sentendo montare le paturnie di tempi addietro.

“No tranquillo, troppa strada in più per te, torno con Alex”

“Ma così mi lasci da solo?”

“Non so, ragazzi voi che dite?” rivolgendosi a ma e ad Aurora.

Schiumo rabbia, dico solo “Come vuoi” con lo sguardo rivolto verso il basso. Spero nessuno noti la mia tensione.

Aurora anche dice “Fai come vuoi, noi ce ne torniamo a casetta”

“Dai vado con loro, per te è davvero troppo sbatti che dopo devi rifarti tutta la città, e poi voglio stare un po’ con i miei amichetti che oggi non li ho calcolati neanche di striscio”

Saltellando raggiunge Aurora che è davanti e le mette il braccio attorno al collo. Aury si divincola ridendo, le da un bacio sulla guancia e grida scimmiottando le sue parole “Siii, la mia amichetta”

Brava Bri. Pericolo scampato. Sorrido sotto i baffi.

Strette di mani, saluti, baci di circostanza a tutti e via in auto. Siamo gli ultimi a ripartire.

I primi minuti di viaggio sono un botta e risposta tra Aurora e Sabrina su quanto deve essere incazzato Tommaso, l’amico che voleva riaccompagnarla a casa, per quel rifiuto e di quanto fosse in fondo molto viscido.

“Aaaaaaalexxx” E’ Aurora, con la voce da bambina.

“Siiiiii” sto al gioco

“Ma se trovi un posticino lungo la strada un po’ nascosto ti fermi che devo fare la pipì?”

“Cavoli Aury, non sono passati nemmeno dieci minuti e già dobbiamo fermarci? Non ci arriviamo mai più così a casa”

“Uffiiiiii”

“Si che mi fermo però qui non c’è un posto nascosto, fra poco scendiamo già sulla statale e poi c’è da trovare un bar”

“A me scappaaaaaa” ancora quella irritante e irresistibile voce da bambina.

“Provo ad andare su di qua”. Volto a sinistra. Non conosco quelle strade ma anni di patente e guida nelle zone dove sono nato mi hanno insegnato che quando sei lungo una strada di collina se volti verso una strada che va verso l’alto finisci in qualche posto dimenticato da Dio.

Non mi sono sbagliato nemmeno stavolta, tre tornanti in salita e la strada si trasforma in una carraia dove non c’è segno di civiltà. La strada spiana leggermente e non ci sono più tornanti. Il problema è che è tutta una landa desolata, senza nemmeno l’ombra di un albero. Costeggiamo alcuni ruderi che però sembrano disabitati e poi ricomincia a salire un po’. Arriviamo ad un incrocio e poi altre due curve in salita. Trovato! Ecco li a qualche centinaia di metri di distanza quello che fa per noi, un wc a cielo aperto in pratica. Laddove la strada probabilmente scollina, in mezzo a quell’intermittenza di alberi e pianure c’è uno spiazzo abbastanza ampio dove parcheggiare e proprio li a qualche decina di metro un boschetto dove Aury può fare pipì. La vista dall’auto è impagabile, di quelle che ti riappacifica con il mondo. Nel bel mezzo del niente siamo sull’apice di quella collinetta. Da una parte, quella opposta da dove siamo arrivati, vedo la strada continuare, in discesa, per arrivare chissà dove, ci sarà un chilometro di falsopiano e poi la strada sparisce in un bosco, dall’altra vedo i prati, le terre coltivate, i boschi che abbiamo attraversato, vedo in basso alcuni tratti dei tornanti percorsi. In lontananza, ben distinta, la città. Il sole non picchia più come nelle ore di punta, il cielo è leggermente velato, i colori tenui, come piace a me.

Appoggiato con un piede ad una staccionata di legno di chissà quanti anni fa, che separa lo spiazzo da un piccolo dirupo di un paio di metri mi accendo una sigaretta.

“Ti ho fatto incavolare oggi?”

Sono assorto, mi giro e vedo Bri che è scesa dall’auto anche lei e si sta avvicinando, con il suo sorrisetto da un milione di dollari.

“Perché?”

“Lo sai, quando ho fatto la scema con Tommi”

“No” dico mentendo. “non è che mi hai fatto incavolare, mi sono solo chiesto perché perdevi tempo con quel coglione”

“Guarda che non è un coglione, proprio per niente”

Ecco, l’ennesima gaffe! Devo imparare ad essere più diplomatico.

“Non volevo dire che è stupido… ma che però si insomma mi ricordo quando lo hai frequentato e come si è comportato” provo a inventarmi una risposta pensando di averle fatto torto ma lei mi interrompe.

“Ahhhh… lo vedi allora che sei geloso… e che ti sei incazzato” ride Bri dietro di me, mentre io continuo a non guardarla in faccia e a scrutare l’infinito. Mi rendo conto solo allora che Aurora è invece sparita nel boschetto a fianco ad espletare le sue funzioni.

“Ok dai un po’ si mi hai fatto incazzare”

“L’ho notato” mi cinge da dietro mettendomi entrambe le mani sull’addome “L’ho fatto apposta”

Che stronza che sei Bri, penso, fino a qualche giorno fa eri in crisi e ho dovuto dirti che io ti morivo dietro per farti stare meglio, e ora mi prendi in giro così? Vorrei essere incazzato ma mi piace troppo sentire le sue mani dentro la maglietta sulla mia pancia.

“Se faccio così mi perdoni?”

Sento la sua mano destra affondare nei miei bermuda, nei boxer e afferrami il pene. Lo stringe ancora molle e fa muovere la pelle. Lo sento gonfiarsi tra la sua mano. Sabrina me lo sta toccando, auspicavo quel momento da anni, ora sta accadendo davvero.

Sento il contatto dei suoi anelli sul mio pene che ormai non sta più nei pantaloni. Mi volto verso di lei, ci baciamo. Le metto una mano sul seno. Si stringe ancora di più a me.

Con entrambe le mani allarga i miei pantaloncini quasi a voler scoprire cosa c’è dentro. Lo stringe nuovamente, siamo attaccati.

“Mi piace” dice guardando prima il mio pene in erezione e poi me negli occhi.

Scorgo un’auto risalire i tornanti la in basso, in lontananza. Ovviamente loro non possono vedere noi, semi nascosti dall’auto e con il mio bacino coperto dal corpo di Bri. Nel peggiore dei casi avranno visto due persone abbracciate, ma dubito anche che gli sia aperta quella vista. Sarà qua fra un minuto circa. Evidentemente mi irrigidisco comunque perché lei mi chiede “Che c’è?” fermando il suo frugare nei miei boxer

“Un’auto”

Sabrina si stacca e io risistemo bene il pene nei pantaloni. Sentiamo l’auto avvicinarsi, io apro la portiera dell’auto lato passeggero e mi ci siedo di traverso, lasciando la stessa portiera aperta, in modo tale che non ci sia possibilità per chi passerà nemmeno di notare per sbaglio la mia erezione dato che non svanirebbe in quei pochi secondi nemmeno se pensassi alle cose più brutte del mondo.

Bri è davanti a me, ora appoggiata alla staccionata a guardare l’orizzonte. Che bel sedere che ha Bri penso. Il leggero tessuto della sua gonna lunga non ne sottolinea le curve ma mi pare quasi di vederlo nudo davanti a me, la corta canotta, quasi un top in pratica, lascia scoperta una striscia di pelle già abbronzata nella parte lombare della schiena e le magrissime scapole. Forse una volta ero innamorato di lei ma non mi sono mai sentito attratto come oggi.

L’auto passa, giro la testa e sul Peugeot 3008 vedo una coppia di attempati signori. Chissà cosa penserebbero delle nuove generazioni sapessero cosa stavamo facendo, o forse quel posto così remoto era una delle loro tane d’amore sessant’anni prima.

Quando l’auto scollina e imbocca la discesa allontanandomi, quasi in automatico mi rialzo e vado verso Bri che a sua volta viene verso di me. Senza chiedere permesso stringe nuovamente il mio cazzo che in parte è già fuori dai pantaloni leggermente abbassati sul davanti. Si muove lentamente. Siamo talmente vicini che non c’è spazio alcuno tra il mio coso stretto nella sua mano e la sua pancia.

“Certo che ora non vi si può lasciare soli”. Aury è tornata e ci sta guardando. Non so da quanto tempo però è li a pochi metri e in avvicinamento, e ha visto bene dalla sua posizione cosa sta succedendo.

Io sorrido, Bri ride proprio. Lascia la stretta sul mio pene e si stringe fortissimo a me dicendo a voce alta: “Sii anche lui è un nostro amichetto!”. Sento le pulsioni li in basso salire, in quel caldo percepisco la sensazione della parte più alta del mio cazzo a contatto con la sua pelle, più o meno all’altezza dell’ombelico scoperto. Ho le mani sul suo culo, la tocco, vorrei di più ma non voglio interrompere il suo gioco e quel contatto. Ho la testa richina sulla sua spalla in pratica, vedo la leggerissima peluria trasparente della pelle riflessa dal sole, l’attaccatura dei suoi capelli sudata a causa della temperatura. Incrocio per un secondo suoi occhi color ghiaccio. Il tempo si ferma.

Basta, voglio toccarla. Infilo io la mano facendola scivolare dalla sua pancia verso le zone più ambite del suo corpo. Mi ferma.

“No fermo Alex, la sala giochi è chiusa oggi”. Vedo sotto di me il suo volto quasi dispiaciuto e come se volesse scusarsi.

Cazzo! Che sfiga, ha le sue cose e non vuole. Mi adeguo.

Lo riprende in mano, ora si muove con costanza. Mi sta proprio masturbando. Lei, Sabrina.

“Vuoi finire tu?” dice ad Aurora

“Siii”. Ancora quel Si, urlato, con la voce da teenager, benedetto Si!

Aurora si avvicina a noi, passandosi il mio pene come ad una staffetta lo riceve dall’amica e inizia lei a stringerlo. A turno buttiamo un occhio se qualche auto è in avvicinamento. E’ facile distrarsi in quei momenti. Niente all’orizzonte per fortuna. Ci baciamo. Prima con Aurora e poi con Sabrina. Limoniamo per dirla come se fossimo ragazzini.

Ad Aurora piace sfidarmi. Mentre mi sega mi guarda in faccia con un sorriso malizioso e il labbro ritorto all interno come a coprire l’arcata dentale inferiore.

Fa un passo indietro e si china. Gli da un bacio e incomincia lentamente a stuzzicare con la punta della sua lingua. Nonostante la posizione scomoda cerca sempre di guardarmi. Io guardo lei tra un bacio a Bri, in piedi, avvinghiata a finaco, e l’altro.

Aurora si riavvicina e si accovaccia.

“Che monella” la percula Bri ridendo. Io non rido più, non ne ho la forza, sono concentrato sul piacere del momento.

Aury non lo sta più stringendo ma solo leccando. Ad ogni contatto della sua lingua il mio pena ha sussulti verso l’alto.

“Aspetta, così non ce la faccio” mi dice. Si rialza un secondo, troppa la pressione sui suoi quadricipiti in quella posizione. Si solleva leggermente la lunga gonna portandosela all’altezza della rotula, quindi tenendola bloccata con una mano si inginocchia sull’erba già bruciata dal sole.

“Meglio controllare che non arrivi nessuno” dice Bri staccandosi e in maniera buffa stacca e va qualche metro più avanti dove può vedere entrambi i versati della collina e la strada che li attraversano. “Faccio il palo!”

Mi fa ridere. Mi appoggio alla portiera dell’auto ancora aperta per non perdere l’equilibrio.

Aurora me lo bacia, trascina le labbra dalla base fino alla punta. Prima da un lato poi dall’altro. Lo mette in bocca. Sento la sua lingua giocare dentro. Comincia a muovere la testa avanti indietro. Le gambe incominciano a cedermi.

Mi giro e Bri sta guardando più noi che la strada.

Aurora lo tira fuori dalla sua bocca ogni tanto poi riprende. Ogni volta sempre più forte e veloce.

“Però dimmelo prima di venire”. Annuisco

Continua il suo pompino, stavolta aiutandosi anche con la mano. La fine è vicina.

Sto per dirle che ormai è arrivato il momento, che lei mi anticipa di qualche istante. Toglie la bocca e continuando a stringerlo in mano si rialza e si mette a mio fianco. Continua a segarmi ma in tre colpi sono venuto. Tanto, ho sborrato tanto. Sento la sua mano forzare il mio pene verso il basso, mi fa quasi male. Il mio respiro è pesante. Sono letteralmente esploso. Non sto più in piedi. Indietreggio un passo, e mi siedo come prima sul sedile dell’auto, di traverso, ancora con il fiato corto e il pene eretto fuori. Grondo sudore sotto la maglietta.

“Attento”. Aurora ha visto una piccola goccia di sperma che lentamente sta scendendo dal mio pene e rischia di colare o suoi miei pantaloni o peggio ancora all’interno dell’auto. Lestamente fa un movimento verso di me e con la mano ripercorre il mio membro salvando la goccia.

“Rischio” dico io mentre la guardo chinarsi e passare la mano sul terreno per cercare di pulirsi alla bene e meglio.

Mi rialzo i pantaloni, la sensazione di collosità e bagnato rimane e rimarrà fino a casa ma non ho altro modo. Anche Bri si avvicina.

“Andiamo?”

Il viaggio di ritorno è piuttosto scanzonato, tutte le barriere legate alla sessualità sono cadute, ora subentra la curiosità su un passato che non ci siamo mai detti. Il primo bacio, la prima volta che si è stati toccati, il primo pompino. Dove, quando.

Voglio loro sempre più bene, so che ricadrò nella loro dipendenza ma non posso farne a meno. Sono le mie migliori amiche, sono le donne con cui sto esplorando nuovi orizzonti, mi fido totalmente di loro. So che non sono due sante, i ragazzi hanno ragione, ma si può biasimare le persone solo perché sono attratte da nuovi piaceri?
 

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11 - ALTRUISMO

“Ciao belliiii… che fate oggi pomeriggio? Io sto morendo di caldo!”

“Io sono a pranzo da Mary oggi e poi sono in giro con lei”

“Io free”

E’ sabato, c’è un’afa terrificante e nessuno ha voglia di muoversi o di programmare qualcosa. Se ne riparla al massimo per la sera se la temperatura scema un po’.

“Volevo invitarvi da me e poi magari ci prendavamo un gelato”. E’ Aurora che scrive

“Se vuoi io ci sono”

“Io no, al massimo vi raggiungo dopo, verso sera.”

Mi spiace che non ci sia Bri, qualche giochetto magari ci scapperà lo stesso però ormai dopo quello che è successo settimana scorsa non vedo l’ora di rivederla.

Sono le 14.30 quando arrivo da Aurora. Entro in casa e la trovo intenta a stendere la biancheria appena ritirata dalla lavatrice. Ha visibilmente caldo e si vede. I capelli raccolti, un pantaloncino decisamente corto e nessuna maglietta, solo un reggiseno verdone.

La bacio poggiandole la mano sul seno.

“Non perdi tempo eh, ti stai allargando, una volta chiedevi permesso”

Mi fa ridere, ha ragione, inizio a dare tutto per scontato con lei e non è ne corretto ne vorrei poi un giorno risvegliarmi bruscamente.

“Prendi un caffè?”

“Dai, si grazie”

Mentre lo beviamo seduti al tavolo ho lo sguardo assorto sulle sue tette, lei se ne accorge

“Hey, guarda che io sono” esclama ridendo. Rido anche io. Il caffè mi ha fatto venire ancora più caldo.

“Guarda che se vuoi puoi spogliarti anche tu se hai caldo”

E’ un preambolo del sesso oppure un gesto di pietà vista la temperatura?”

Mi tolgo la T-Shirt

“Ma togliti anche i pantaloni, ti ho già visto nudo figurati se mi scandalizzo se rimani in mutande”. In effetti i miei bermuda di jeans verdi sono parecchio coprenti per quel pomeriggio.

Ci mettiamo sul divano e inizia a fare zapping con il telecomando. Lei è distesa lungo la penisola io a fianco con le gambe sollevate appoggiate su uno sgabello. Seminudi. Solo la sua testa è appoggiata sulla mia spalla.

Dopo pochi minuti solleva il busto e si slaccia il reggiseno, non mi degna di uno sguardo, lo fa con estrema naturalezza. E’ la prima volta che vedo le sue tette così bene, libere, al vento. Sono stupende. Una terza, aperte nel mezzo, con un areola rosa piuttosto grande.

Le metto un braccio attorno al collo e lo allungo sul suo petto, con il dito vado a toccare il capezzolo

“Dai Alex, fa caldo”

“Hai delle tette stupende, non me le avevi mai fatte vedere”

“Come no? Si che le hai già viste”

“No no”

“Come è possibile?”

E’ girata di fronte a me, la visione del suo seno ora mi è frontale.

Le elenco le volte che siamo stati intimi e in effetti così spudoratamente nuda davanti a me non c’era mai stata.

Mi muovo sopra di lei, quasi schiacciandola sull’isola del divano. Mi accoglie abbracciandomi e baciandomi. Il mio pene emerge dai pantaloni. Le prendo una mano e schiacciandola tra il suo ventre e il mio corpo la porto a contatto con il mio cazzo.

“No dai Alex, non ho voglia ora”.

Strano che Aury non voglia. Capisco le condizioni climatiche ardue però non pensavo fosse una barriera così difficile da superare.

“E se faccio tutto io?” dico, inginocchiato sul divano, sfiorandole con l’indice la gamba risalendo fin sopra i pantaloncini.

“Va bene, però andiamo in camera”

Ci muoviamo verso l’altra stanza, lei davanti a me. Si ferma ai piedi del letto quasi di colpo, rischio di tamponarla con il mio coso in erezione.

Si sfila i pantaloncini e rimane in perizoma. Bianco lucido. Senza tacchi è meno slanciata di quello che sembra, il sedere si impiattisce un po’ e ci sono minuscole forme di cellulite, ma lo trovo adorabile lo stesso. Non resisto e afferro un gluteo a piena mano. Lei fa un saltello e un urletto. Gira la testa verso di me, ride. Si lascia cadere a peso morto sul letto, di schiena, come se fosse li pronta per dormire. Osservo ancora in piedi la sua schiena nuda, le sue gambe, il suo sedere.

Salgo sul letto, inginocchiandomi accanto a lei distesa. Con la mano inizio a toccarle i polpacci poi, trovata una posizione consona, proprio nel mezzo delle sue gambe leggermente divaricate, entrambi. Da qui posso vedere il perizoma chiudersi in mezzo alle sue natiche e coprire velatamente la sua figa. Vedo il suo volto, di profilo, con un sorriso eccitato nel momento in cui le mie mani risalgono lungo le sue gambe e si concentrano sul suo culo. Scosto il perizoma e inizio a massaggiare la vagina, con una mano sul sedere, lavorando con il pollice madido di sudore e umori. Vedo Aury sobbalzare. Sono tentato di sorprenderla, muovendo il pollice verso l’ano, ma mi trattengo. Continuo. Sento piccoli gemiti di piacere.

“Fermati” dice.

Mi blocco. La vedo farsi leva sui gomiti e girarsi, rannicchiare le gambe e sfilarsi il perizoma. Mi guarda, ora è completamente nuda, distesa, davanti a me

“Continua”

Mi metto nuovamente sopra di lei e la bacio, ci baciamo. Mi sposto nuovamente a suo fianco, massaggiandole il seno mentre lei non oppone alcuna resistenza e ha le ginocchia ancora sollevate. Le bacio la tetta destra, gioco con la punta della lingua con il suo capezzolo. Mi muovo con la bocca verso il basso, trascinando le labbra lungo l’addome, laddove il muscolo poi confluisce verso il suo monte di venere.

Mi risposto frontale rispetto a lei, grazie anche al suo aiuto che ritrae la gamba un secondo per farmi passare. Eccomi li, con la sua figa spalancata davanti. Mi avvicino con la bocca, soffio sulla leggera peluria castana e la bacio. Inizio a muovere la lingua, lentamente. La sento irrigidirsi quando scendo un centimetro più in basso: devo essere arrivato nel punto giusto. Con lenti e continui movimenti della lingua gioco con il suo clito. Se rialzo lo sguardo lei è distesa, concentrata, con il volto contratto dal piacere.

“Non fermarti” ha capito che mi sono distratto un attimo. Tutto questo mi fa trasalire.

Levo il mio volto dalle sue game e mi sposto, inizio a massaggiarla con la mano.

“Oh Cazzo” dice. È un’espressione di piacere.

Continuo a ticchettare il clitoride con il pollice e con un dito entro nella sua figa. I suoi respiri si fanno più intensi. Infilo un secondo dito e muovo dentro fuori. Aurora inizia a inarcare la schiena, gli addominali sono contratti, la testa, appoggiata al cuscino, rivolta verso l’esterno. Continuo con più vemenza, ho quasi paura di farle male. Muovo dentro fuori con movimenti circolari, sempre più velocemente. Lei non riesce a trattenersi e il respiro affannoso sono diventati striduli gridolini. La mia mano si muove in un lago di umori. E’ prossima all’orgasmo. La guardo nuovamente in volto. Ha l’espressione di chi sta cercando a tutti i costi di trattenersi ma sa già che non ce la farà. Aumento nuovamente velocità.

“Cazzooo ahha”. Aurora viene. Il lenzuolo è completamente bagnato. Lei è sempre distesa, ma con il volto più rilassato, ancora con un respiro cortissimo ma in ripresa. Ci guardiamo. Lei mi sorride, io anche.

Mi metto in ginocchio e chinandomi appoggio la mia testa sul suo seno. Sento il torace alzarsi al ritmo del battito accelerato del cuore. Lei poggia una mano sulla mia testa. Rimaniamo un istante così, finchè la sua respirazione non ritorna normale.

“Tirati su dai”. Lo faccio, non prima di averla baciata. Provo ancora a portarle una mano sul mio cazzo, talmente duro che ormai fuoriesce dalle mutande, lei si ferma “No fermo su”

Va bene così penso, magari più tardi cambierà idea.

“Intanto che vado in bagno prendi delle lenzuola pulite dall’armadio per favore che mi sa che ho fatto un bel casino li sotto e aspettami”.

Mentre lo faccio sento scrosciare l’acqua dal bidet. La immagino di la, mentre si tocca nuovamente sotto il getto di acqua. Ho già nuovamente voglia della sua figa.

Sono in mutande seduto sul bordo del letto quando lei si ripresenta. E’ nuda, completamente. Si avvicina a me e quando è a portata allungo le braccia per catturarla e la porto a ridosso. La mia testa è proprio all’altezza delle sue tette. Le tocco e le bacio nuovamente. Lei mi lascia fare mettendomi a sua volta una mano sulla testa intenta ad esplorare il suo corpo. La prendo di forza e la faccio sedere su di me.

Ci baciamo. So che lei non vuole e non ho intenzione di farlo ma che difficoltà a tenerlo nelle mutande. Ho la mia migliore amica nuda seduta sul mio cazzo duro.

Le faccio solletico, lei cerca di divincolarsi ma io non la mollo

“Scemo, dai” . Giochiamo cosi. Alla fine la lascio andare.

“Oggi hai visto abbastanza” e si infila nuovamente il reggiseno. Pochi istanti dopo mette nuovamente mutandine e pantaloncini.

La osservo nella paradossale fioca luce artificiale della stanza in quella giornata super soleggiata. Del resto la camera da letto è l’unica stanza dove Auri ha il condizionatore ha disintermediato totalmente il tempo. Non so più che momento del giorno sia.

“Stiamo un po’ qua che si sta meglio, ti va?”

“Si certo”

Non voglio fare il banale e chiederle se le è piaciuto ma non so come aprire il discorso.

Ci pensa lei

“Hai voglia di scoparmi?”

“Ovvio”

“Perché?”

Avrei mille motivi da esporle

“Perché mi piaci, perché per quel che ho visto scopi bene, non hai limiti, perché..”

“Va bene va bene, perché sono la numero uno, ecco!”. Ridiamo insieme “Oggi però fai il bravo e non ci provare”

Passano una decina di minuti.

Driiin. Il campanello

“Chi è?” dico quasi istintivamente.

“Deve essere Bri”

“Ma se ha detto che fino a sera non ci sarebbe stata”

“Ahahaha” ride Aurora. “Noi donne siamo bugiarde, ti ci devi abituare”

Continuo a non capire.

“Tu aspetta qua, vado io ad aprirle. E togliti quelle mutande che tanto mi sa che ora non ti serviranno più”

"Che succede?" dico smarrito

"Succede quello che volevi no?

Che fossero d’accordo fin dall’inizio penso? Che Aurora non abbia voluto scopare per lasciare tutto a Sabrina? Mi faccio domande senza darmi risposta. Mi fiondo velocemente in bagno per rinfrescarmi e lavarmi almeno la mano pregna degli umori di Aury. Mi sfilo le mutande e le poggio in un angolo della stanza. Mi rimetto disteso sul letto. Sento la porta di casa aprirsi e il classico “Ciao” di Bri.

In lontananza distinguo questa conversazione

“Te l’ho scaldato per bene e mi devi ringraziare che non ho ceduto ma è stata dura”

“Davvero?”

“Si, mi ha fatto un ditalino che sto ancora godedo”

Sento ridere.

Che sia giunto il mio momento?
 
12 - DISONESTE

Sento sordi passi avvicinarsi sul parquet del corridoio. Non penso che Bri se la prenderà perché sono nudo nel letto dell’amica. Del resto sa già quello che è successo poco fa e credo di essere caduto nella loro piccola messa in scena. Piuttosto quale sarà la sua reazione nel vedere il mio cazzo fare capolino da dentro i boxer. Si, perché Lui si è illuminato e irrigidito alla sola voce di Bri.

E’ sulla porta, mi guarda e sorride

“Ehi Ciao”.

Madonna quanto è bella. Anche così semplice, con quel toppettino bianco latte e la gonna colorata è affascinante. Le sorrido un po’ imbarazzato.

Si avvicina senza dire nulla e si siede ai piedi del letto. La luce illumina una leggera peluria sulla sua schiena, tra la parte più bassa del top e la cintola della gonna. Allunga una mano sul mio petto e la muove lentamente.

“Ehi Ciao” di nuovo.

Faccio per sollevarmi.

“No stai giu”. La assecondo.

C’è un silenzio quasi surreale se non fosse per qualche rumore proveniente dalla cucina, probabilmente Aurora sta finendo alcune faccende.

Appoggio la mano sulla coscia di Sabrina, lei sorride.

“Mi vuoi bene anche se per tutto questo tempo ho fatto la stronza con te?”

“Sempre”. E’ l’unica cosa che riesco a dire perché la sua mano è scesa a contatto con il cotone dei boxer e il mio cazzo mi da la scossa.

China la testa verso di me, penso voglia baciarmi, ma all’ultimo secondo vira verso l’orecchio e sottovoce dice:

“Vuoi scoparmi?”

“Si”

“Da sempre?”

“Si”

Mi bacia il petto e poi risale alla bocca. Ci baciamo.

“Pensi che io sia un po’ puttana?”

“No Bri, mai”

“Vorresti che facessi la troia con te?” e mi bacia di nuovo.

Vedo Aury sulla porta, si sta godendo la scena. Si muove sul letto e balza sopra, inginocchiandosi alla mia sinistra, il lato opposto di Bri. E’ in reggiseno. Aggiunge la sua mano sul mio petto a quella di Bri. E’ la prima volta che mi toccano insieme in pratica.

Metto una mano sul seno ad entrambe, ad Aury la mia sinistra, a Bri la mia destra. Certo, tra i due non c’è confronto, Aurora le ha decisamente più grosse, ma nel complesso il fisichino di Sabrina l’ho sempre sofferto.

Auri si è spostata dall’altro lato del letto, vicino a Bri, sempre seduta. Io con le mani sfioro entrambe, tocco i loro corpi, le loro braccia. Anche Bri e Auri si sfiorano.

Allungo le mani, tiro verso il basso il top a fascia di Bri che scopre un reggiseno anch’esso bianco. Facilmente lo sgancia e lo getta a terra. Auri intanto ha una mano sulla sua gamba e trascina verso il basso lentamente la sua gonna. Bri glielo lascia fare, ormai è in balia degli eventi.

Quando capisce che Auri non ha più gioco per abbassare la gonna si alza in piedi, davanti a me ancora sdraiato e ad Auri che è inginocchiata sul letto all’altezza dei miei piedi. Bri lascia cadere la gonna e rimane con il solo intimo, tutto bianco, davanti a noi.

“Che bella che sei” dice Aurora e le tende la mano per farla risalire sul letto.

Bri si avvicina, sale in ginocchio sul materasso. Mi rialzo pure io, inginocchiandomi. Stavolta me lo lascia fare. Così la posso baciare meglio e posso toglierle il reggiseno.

Le sue tettine sono fantastiche, avvicino subito la faccia per baciarle, lei stringe il mio capo impedendomi di staccare il volto da li. Bri è leggera, la cingo da dietro e la distendo dove prima ero io, nella stessa posizione. Aurora capisce che il momento è nostro e si defila accucciata sulla poltrona a lato nella stanza. Dal mio punto di osservazione, dall’alto le sue tette sembrano piatte. Ci guardiamo e sorridiamo. Il suo respiro è accelerato. Mi chino a baciarle il corpo, prima di nuovo il seno, poi l’ombelico, poi il ventre. Arrivato li mi fermo, cerco ancora il suo sguardo. Le sfilo le mutandine. Eccola lì, la cosa che più avevo desiderato al mondo, la figa di Bri davanti a me, con la leggera striscia di peluria che avevo intuito attraverso i costumi da bagno bagnati. La tocco delicatamente, scivolando verso il basso. Affondo le dita nella carne rosea. Inizio a muoverle, un po’ come avevo fatto con Aurora poco prima. Bri ansima, vedo il suo volto trasformarsi e contrarsi. Rallento quel tanto per darle un po’ di respiro, poi ricomincio. Anche queste nuove lenzuola sono già da cambiare. Mi chiede lei di fermarmi e dopo un breve riposo reciproco, distesi l’uno a fianco l’altro, la vedo girarsi e mettersi a mio fianco. Mi sfila le mutande e il mio pene, come una molla, schizza verso di me.

Lo tocca.

“Hai un bel cazzo”

“Lo vuoi?” so che risuona sbruffone e che è un po’ patetica come frase ma in quel momento non riesco a dire altro.

Lei ride facendo una faccia buffa e dicendo di si.

China la testa, me lo sta baciando e con gli occhi mi guarda, come per sfidarmi.

Passa la punta della lingua su tutto il corpo carnoso. Dio che bello che è. Era come l’avevo immaginato. Lei, il formicolio dei suoi capelli sciolti sul mio corpo, i brividi del rendermi conto che finalmente era il mio momento, che finalmente stava facendo la troia con me. Vedo la sua testa abbassarsi nuovamente e in un attimo coprire il mio pene con la bocca.

“Che pompinara” dice Aurora dal suo seggio, ridendo a crepapelle.

Bri lo lascia uscire un attimo, vedo il suo volto e i suoi capelli sudati, si gira verso Aurora e ride.

“Certo che da qui posso dire che hai proprio una bella susina”

Per un secondo nessuno capisce cosa intende Aurora, poi ci rendiamo conto che in quella posizione Bri sta mostrando il suo sedere e la sua fica nuda proprio davanti a lei. Bri ride nuovamente, e muove il fondoschiena come se stesse scodinzolando.

Poi si rituffa di lui. Sento le sue labbra stringere la pelle e muoversi su e giù, senza tregua, senza respirare. Sono lontano dal venire ma diciamo che questa cosa ha dato una bella accelerata. Anche lei non vuole farmi venire così perciò a un certo punto molla la presa.

In un secondo è lei quella di nuovo distesa e io quello nuovamente con le mani nel suo tesoro.

Sento che anche lei si sta avvicinando al limite. Ne ho la prova quando, con la testa grondante sudore appoggiata al cuscino inizia a dire

“Scopami, scopami”

Santa Aurora è già in piedi a frugare nei miei pantaloni e ne estrae un preservativo. Lo infilo al volo.

“Come vuoi farlo” mi dice Bri ancora con respiro affannoso ma di sicuro in ripresa fino a pochi istanti prima. Siamo in ginocchio, nudi, uno fronte l’altra. Mi avvicino a lei e la bacio, stringendo il suo fantastico culo tra le mani e facendo scivolare un dito all’interno della vagina. Di forza la prendo e la schieno.

“Stai ferma”

Lei è distesa, io in ginocchio sopra di lei. Punto il mio cazzo alla sua vagina ed entro. Entro facilmente ma sento comunque i muscoletti stringere bene attorno al mio pene. Inizio a pompare. Con il mio corpo imponente ho quasi paura di schiacciarla, ma è una goduria vedere il piacere salire in lei.

Cambio leggermente posizione per permettermi di spingere e stringerla più forte. I respiri di Bri si fanno sempre più frequenti, i gridolini sempre più interrotti. Solleva le gambe chiudendole incrociate sulla mia schiena. Penetro ancora di più.

Sabrina mi sta stritolando la schiena avvinghiata com’è, quando viene sento le sue unghie sulla mia carne. Io vengo pochi istanti dopo, dentro di lei.

Rimaniamo diversi secondi immobili, io dentro di lei, nella stessa posizione, poi mi sollevo e mi lascio cadere a suo fianco. Entrambi ansimiamo ancora.

Ho la testa sul cuscino, rivolta verso di lei. Lei allo stesso modo guarda me. Sorridiamo.

Alza una mano, la sinistra, quella più vicino a me. Mi invita a darle un “cinque”. E’ un momento importante per entrambi, io per l’aver realizzato il più grande sogno degli ultimi anni, lei per aver superato ogni barriera ed essersi lasciata andare.

Finalmente avevamo scopato. Avevo scopato Bri. Ero anche io in quel club dove ambivo da anni entrare.

Aurora è in piedi: “Ne è valsa la pena?”

“Cosa?” rispondo

“Aspettare così tanto”

“Si tutta la pena del mondo”

“Davvero?” mi dice con voce da bambina Bri, nuda, sdraiata la mio fianco

“Sono anni che volevo farlo, lo sai”

Mi da un bacio, dolce. Poi dice “Allora adesso dobbiamo recuperare”

Anche Aurora sale nuovamente sul letto e grida

“Siiii… saremo le tue disoneste”.

Ridiamo tutti e tre, cercando refrigerio nel condizionatore che Aurora aveva spinto al massimo.

“Ti puoi togliere i vestiti?” dico ad Aurora, che mi guarda con una faccia stranita

“Perché?”

“Voglio stare qua, al fresco, con voi due nude”.

“Mi piaceeeee” e si sfila reggiseno e pantaloni in un colpo solo.

Rimaniamo li diverso tempo, nudi, sfiorandoci appena ogni tanto.

Io e le mie disoneste.

Allegati: Bri sulla porta
 

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13 – PIEDI E PECORE

Ancora faccio fatica a credere di essere l’amante delle mie due migliori amiche e ancora non mi capacito come abbiamo fatto a spingerci fino a questo punto. Mi capita di rivivere tutti i colpi di scena dei mesi precedenti, dalle prime chiacchiere sulla panchina fino alla scopata con Bri. Mi sono ripromesso di essere totalmente imparziale, in effetti in questo momento se mi chiedessero a chi voglio più bene o chi banalmente desidero di più non saprei cosa rispondere. Sono rapporti diversi, talvolta sono più intrigato da una, talvolta dall’altra. Aurora mi sembra di conoscerla, sessualmente intendo, da una vita; sarà perché ne abbiamo parlato diverse volte, siamo stati intimi più volte, i taboo sono caduti subito, eravamo due persone che avevano voglia di farlo e lo hanno fatto. Sono sicuro che saprà ancora sorprendermi così folle come è nel vivere la sessualità, mi sa tanto di persona che si pone pochi limiti e che voglia godersi il momento. Bri è diversa, si abbiamo finalmente infranto lo scoglio dell’avere un rapporto sessuale e sono certo non è che ora ci fermeremo, ma dietro di lei ci sono anni di cose non dette, sentimenti, pudicizie e sono elettrizzato nello scoprirla. La chat che abbiamo su whats’up è caldissima quasi come le notti di questo torrido luglio. Abbiamo convenuto di non scriverci nulla di piccante, di non inviarci materiale porno tra di noi, lo vorrei ma giustamente loro mi hanno fatto ragionare che con i telefoni e le preview qualora fossimo in compagnia di altra gente o peggio ancora sullo screen dell’auto potrebbe essere difficile giustificare certe frasi. Però se qualcuno incomincia a scrivere un messaggio possiamo andare avanti decine di minuti a mandarci messaggi. Vado a letto sereno sapendo che loro ci sono e anche se non ci vediamo durante la settimana sappiamo che prima o poi il weekend dove ci incontreremo arriverà.

Penso anche che fra meno di un mese partirò con loro per la Thailandia, diciotto giorni ventiquattrore su ventiquattro con loro, una sorta di prova di convivenza, decisa e accettata quando la bolla del sesso era ancora un’utopia nella mia testa.

Oggi è sabato finalmente, Bri mi ha appena scritto se la accompagnavo dall’altra parte della città a fare acquisti, deve prendere un paio di costumi nuovi per quei giorni del viaggio che passeremo su un’isola. Sa che anche a me servono quindi mi convince facilmente. Sono sempre stato, anche in passato, il suo compagno di shopping preferito, non che a me interessi fare acquisti, mi interessava stare vicino a lei e lei approfittava per avere compagnia e non muoversi da sola.

Voglio che capisca che per quanto lei sia sempre stata in cima ai miei pensieri ora le cose sono un po’ cambiate e non è la sola, così le chiedo anche se c’è Aurora. No mi risponde, ma dopo sono d’accordo che passiamo da lei.

Le ho proposto di passare io a prenderla ma saggiamente mi dice che l’esodo dalla città non c’è ancora stato e che è meglio andare con i mezzi per quanto uscire con questo caldo mi preoccupa. Bri soffre terribilmente in caldo, almeno cosi dice, ma d’estate quando esce con questa scusa sono più le parti della pelle scoperte che quelle vestite. Anche oggi all’appuntamento alla fermata della metro a questa vestito che di fatto le copre dal seno alla pancia bianco, leggerissimo, con qualche ricamo scuro, e degli shorts bianchi. La sua pelle accaldata traspira già goccioline di sudore. La metro in luglio è una fornace. Vedo dal suo volto che si è forse pentita di quella decisione.

Per fortuna l’aria condizionata nei negozi è a palla perciò iniziamo a girarli tutti nella zona, anche quelli che non riguardano i costumi, anche quelli di cui non ci interessa nulla.

Mentre lei guarda la zona donna io mi muovo in quella maschile, ci ritroviamo poi dopo diverso tempo in un punto o nell’altro del negozio.

Riusciamo a sopravvivere al pomeriggio e alle 17.30 siamo da Aurora. Io vorrei saltare addosso ad una o all’altra subito, appena entrato, con Bri avrei potuto approfittare del pomeriggio assieme ma sempre per quelle regole non scritte in pubblico non si deve fare nulla, nemmeno un bacio. Il primo contatto fra le nostre labbra lo abbiamo solo in ascenzore, per salire da Aury. Non glielo chiedo, quando si chiudono le porte, con le nostre borse in mano, chino la testa e la bacio dolcemente. Lei contraccambia.

Aurora ci fa trovare la porta aperta. Entriamo e salutiamo. Lei ci si fa incontro e mi bacia, diretta, sulle labbra “Ciao uomo” dice.

“Vi ho preparato una cosa” e ci porge un vassoio con taralli e verdure. Dal frigorifero poi estrae una grande caraffa di Sprtiz. Ci vuole.

Chiacchieriamo. Nessuno fa allusioni ad accoppiamenti o a far partire il nostro gioco. Io mi sono dato come regola personale di non volere in questa fase accelerare i tempi, so che capiterà.

“Ma se taglio prosciutto e melone e facciamo una cena anticipata?”

Ci sta. Io apprezzo la scelta.

Aurora va verso il frigorifero, lo apre ed estrae il melone. Estrae dal cassetto un lungo coltello e inizia a tagliare

“Cazzo!”

“Che succede?” risponde Bri girando la testa verso di lei come preoccupata che si sia tagliata

“Questo melone è da buttare, è tutto marcio dentro.

“Fa nulla, mangiamo altro”.

“No dai, abbiamo detto prosciutto e melone e così deve essere. Lo vado a comprare”

“Io non scendo con te” dice subito Bri “C’è troppo caldo e non mi muovo dall’aria condizionata.

“No no, voi state qua tanto mezz’ora al massimo vado e torno” poi aggiunge

“Intanto voi potete scopare, perché dopo il cazzo lo voglio dentro io”

Ridiamo di gusto

“Ok capo” dice Bri intanto che Aury si sta già infilando sandali e occhiali da sole per scendere.

Ed eccoci di nuovo qua: io e Bri soli, in casa di Aurora. C’è un momento di stasi, nessuno dice nulla

“Tu hai voglia?” dice lei per fortuna. Io non sapevo come uscire da quell’impasse.

“Io con te c’ho sempre voglia Bri” dico con tono anche un po’ scanzonato.

“Te l’ho fatta sudare tanto eh?”

“Beh si”

Sono seduto sul divano, lei si alza dalla sedia, viene verso di me, si siede sopra in pratica e inizia a darmi micro baci sudati lungo tutto il collo fino alla bocca dicendo “Scusa, scusa scusa”

“C’è troppo caldo” e si alza e si stacca da me.

Parla solo lei in pratica.

“Posso farti qualche domanda personale?, però se vuoi non mi rispondi eh”

Chissà cosa vuole chiedermi

“Quale è il periodo che ti ha fatto più male?”

“Quando hai perso la testa per quello che ti ha scopato due volte e basta, e mi hai raccontato tutto, il dove, il come e il quando e tutte le volte che uscivamo ti facevi figa e mi dicevi proprio che lo facevi perché speravi ci fosse anche lui e se poi era presente non calcolavi nessun altro neanche di striscio”

“Ah”

“e poi hai giocato il jolly per farlo ingelosire di farti chiavare da un altro e farlo sapere a tutti”

“Madò che stronza che sono stata… e tu perché non mi hai mandato a cagare?”

“Perché ti voglio bene e perché mi dicevo che un giorno ci sarei stato io al suo posto”

“… e ti facevi le seghe su di me…”

“No quello no, cioè me le sono fatte all’inizio poi quando siamo diventati amici lato mio un po’ troppo ho smesso”

“Davvero?”

“Si”

“che dolce che sei”

“Però me lo hai sempre fatto tirare un casino”

“Dai raccontami qualche volta che te l’ho fatto tirare..” gira su se stessa quasi nervosamente in piedi davanti a me seduto.

Più che episodi le inizio ad elencare una serie di look che mi avevano fatto letteralmente impazzire, atteggiamenti, mise, abitini, scarpe.

“Non è che sei un po’ feticista dato che elenchi tutte le mie scarpe con i tacchi eh” e ride.

“No feticista no, non lo sono, però hai un bel piedino e le scarpe ti slanciano e mettono ancor più in risalto le gambe e il sedere”

Mi guarda mordendosi il labbro

“Ti posso dire una cosa un po’ perversa?” le chiedo retoricamente “Una delle scene che mi facevo in testa era te in costume da bagno e scarpe con i tacchi e io che ti vengo sul piede”

Ride

“Ho proprio l’immagine in testa del tuo piedino coperto di sborra”

“Che maiale che sei… e i costumi che ho preso oggi ti piacciono?”

“Li ho appena intravisti ma mi piacciono sicuro, mi sono sempre piaciuti tutti”

“Aspettami un attimo”

“Dove vai?” le chiedo

“Ti faccio una sorpresa”

E la vedo sparire lungo il corridoio con la borsa in cui dentro ha i costumi nuovi. Immagino quale sia la sorpresa, una sfilata in costume davanti ai miei occhi.

Sparisce 5 minuti, sento alcuni rumori dalla camera di Aurora ma non so bene cosa stia facendo.

“Sei pronto?”

“Si”

“Non ti alzare dal divano”

“Va bene” sto al gioco.

Sento alcuni ticchetti rimbombare lungo il corridoio… possibile che…

Si, eccola davanti a me, capelli sciolti, un costumino rosa a vita piuttosto bassa e dei bellissimi sandalini con tacco a spillo. Di Aurora.

Cazzo che figa penso.

“Cazzo che figa” dico.

Mi guarda con fare da diva, sempre mordendosi il labbro.

“Dici che Aury si incazza?”

“Per le scarpe? No, queste non sono le sue preferite, poi me le ha prestate altre volte e vedrai che mi mettiamo un attimo a sistemarle.

“Vieni qua” mi faccio più serio invitandola a venire a ridosso del divano.

Mettendo una gamba davanti l’altra, come una modella, lei si avvicina. Quando è a portata di mano le stringo le poso le mani sulle natiche e l’avvicino ulteriormente a me. Lei ride.

Incomincio a baciarle la pancia, dall’esterno verso l’ombelico. Lei troneggia su di me essendo in piedi, mi prende la testa, la alza e mi bacia. Sento la sua lingua dentro la mia bocca, a volte la trascina fuori passandola sulle mie labbra.

La porto ancora più vicino a me obbligandolo in pratica a salire sul divano. Si inginocchia incastrata sulle mie gambe, nella stessa identica posizione che un paio di settimane prima aveva assunto Aurora quando eravamo a casa di Bri

Sempre con la testa fra le sue mani, mi bacia, mi guarda e mi bacia ancora. Sento il mio inguine a contatto con il suo. Mi slaccia il primo bottone dei pantaloni.

“Te li togli?” mi invita

“Aspetta” le dico e la sposto a fianco, è talmente leggera che la muovo senza problemi.

Levo tutto, pantaloni, mutande scarpe. Finalmente il mio amichetto si è liberato. Lei lo carezza guardandomi poi risale sopra. Percepisco la sensazione del mio cazzo contro il tessuto del costume. Le slaccio la parte superiore del bikini e finalmente ho le sue piccole tette davanti ai miei occhi. Le bacio e delicatamente le succhio stando attendo a non far diventare il risucchio un morso.

Si protrae leggermente in avanti appoggiando gli avanbracci sulla testiera del divano e le mani contro la parete in pratica. Inizia a muoversi.

“Fammi sentire la tua figa”

Già, la sua ambita e magnifica figa.

La vedo sollevarsi un momento e scostare il costume da bagno su un lato, mostrandomi il clitoride.

Si muove scivolando avanti e indietro. Si ferma. Alzandosi ancora si abbassa il costume e mi guarda

“Però non entrare”

Si rimette sopra di me e ricomincia a muoversi. Avanti e indietro. Vedo le sue grandi labbra aprirsi e poi richiudersi man mano che risale il mio cazzo.

Il suo volto è concentrato, anche lei sta godendo.

“Dimmelo se stai per venire, non voglio qua”

La mia testa è riversa sulla testiera del letto, vedo le sue tette ballonzolare davanti a me, quasi impazzite perché lei ha aumentato il ritmo.

“Ti piace”

“Si”

“Anche a me…da morire” e stavolta senza rallentare preme il corpo ancora di piu sul mio pene.

Gemo

“Vuoi sborrarmi addosso?”

“Si”

“Dove”

“Dove vuoi”

Si alza di soprassalto. Riesco a malapena a contenere il mio seme. Si rialza la mutanda del costume e mi prende per mano.

“Vieni”

Mi porta in bagno. Sento distinti i battiti dei tacchi sul parquet.

Si stringe e me, il mio cazzo dritto è stretto in una morsa tra il mio basso ventre e la sua pancia.

Fa mezzo passo indietro e lo prende in mano iniziando la masturbazione

“Vieni adesso, sul piede” e continuando a segarmi alza la gamba appoggiando l’arto con il sandalo sul water.

Non posso oppormi, ha superato qualsiasi resistenza. La lascerò fare finché non mi avrà finito.

Cerca come può di puntare il mio cazzo verso il suo piede che però è troppo in basso .

Non appena esplodo lei molla la presa e continuo io a cercare di direzionare gli schizzi secondari.

Le ho colpito in pieno l’interno coscia, il polpaccio e si finalmente il suo piede. Lo tiene fermo, come un trofeo da mostrare, sul wc. Le stringhe dei sandali, il piede, le unghie rosse sono velate dal mio seme.

Mi lascio andare in piedi contro la parete, con il cazzo che ha ancora qualche piccolo spasmo.

“Mammasanta che sborrata” ride

Io non ho forza di rispondere.

“Sei contento? Era così che te la immaginavi nella tua testa?”

“Si proprio così… grazie”

“E’ il minimo che potevo fare dopo tutto quello che ti ho fatto passare… “

“E il massimo quale è?” le dico scherzando

“Eh arriveremo anche a quello”

Si è già slacciata il gancetto delle scapre

“Spetta che queste è meglio lavarle subito prima che Aury si accorga”

Le ha appena riposte nella scarpiera, lavate e asciugate che sentiamo la chiave nella toppa girare.

Lei è ancora in topless, io nudo

“Ci sono belliiiiiiii” grida Aurora e avanzando per casa sua ci trova in bagno così svestiti. C’è un secondo di imbarazzo poi scoppiamo a ridere

“Che monelli che siete! Su su rivestitevi che c’è la pappa”

Non voglio che Aurora si senta esclusa, per il resto della serata le mie attenzioni saranno per lei. Ho bisogno di un attimo per riprendermi però ora.

Io e Bri, rivestiti, apparecchiamo la tavola e prepariamo il tutto.

A: “Quindi? Che avete fatto? Avete scopato?

B: “Non proprio”

A: “Cosa? Cosa?”

B: “Eh abbiamo fatto un giochino”

A: “Ma che c’avete i segreti ora?”

B: “No no… “ e le racconta per filo e per segno cosa abbiamo fatto, tralasciando il particolare delle scarpe.

Trovo strano ed eccitante il parlare di cose sessuali fatte tra noi con tale naturalezza.

Ceniamo.

Dopo che ha servito i superalcolici, giusto per dare un po’ di brio, Aury si siede sulle mie ginocchia. C’è ancora caldissimo, sento le nostre pelli che si attaccano.

Rimane li qualche minuti poi mi guarda in faccia e mi chiede “Adesso può essere il mio turno?” . Ride.

“Certo”

Si sfila la canotta mostrandomi il suo davanzale a un palmo di naso. Non mi faccio pregare e con la faccia cerco l’incastro nel solco del suo seno. le faccio solletico, lei ride e si muove. Mi aiuta slacciandosi e togliendosi il reggiseno.

“Toglitelo anche tu” dice a Bri

Ho sempre trovato incredibile questa forza di Auri di dare ordini, anche assurdi, e nessuno si è mai opposto. Sapeva essere iperconvincente. E’ generosa, sa che dopo scoperò con lei però non vuole far sentire Bri fuori dai giochi.

Bri si denuda nuovamente, non che ci metta molto a far saltar via quella specie di lenzuolino che le copre il davanti.

Anche io mi sfilo la maglietta.

Che bello, sono nel soggiorno di un’amica con lei e un’altra donna a tette di fuori.

“Andiamo di la” e ci spostiamo nella sua camera da letto. Le ho di fronte a me, siamo inginocchiati tutti e tre sul letto, a petti nudi.

Ci stingiamo, sentiamo i nostri corpi nudi a contatto. Ci baciamo, io con loro. Anche loro due si danno un piccolo bacio saffico. Merito di Aury che ha fatto la prima mossa.

Aury spinge il mio petto, cado riverso sul letto, lei si mette sopra di me e mi bacia. Slaccia i pantaloni e li sfila. Sono nuovamente con il cazzo di fuori. Anche lei se li toglie, finalmente mi appare nuovamente davanti la sua figa carnosa.

“Ti ricordi di lei?”

“Indimenticabile”

E rialzandomi metto subito la mano li sotto. Una mano li, baciando Auri, una mano sul seno di Bri, che mi sta baciando sulla spalla.

Mi scambio di posizione con Aurora, stavolta è lei a essere distesa sul letto. Bacio lei, il suo seno, il suo corpo, la sua figa. Ha lo sguardo girato a sinistra mentre lo faccio, quasi a cercare quello di Bri appena defilata.

Mi alzo e frugando nelle tasche dei pantaloni estraggo il condom. Lo infilo e poi mi ributto sopra di lei. La penetro. Lei ha le gambe alzate, come un polletto. Inizio a stantuffarla.

Alza ancora di più le gambe, vedo la sua eccitazione crescere. Ora ha le caviglie appoggiate alle mie scapole e le gambe quasi in verticali. Do colpi piu decisi. Se all’inizio il suo viso era rilassato e sorridente ora è contratto e traspira godimento. Emette piccoli versi acuti. Bri osserva a pochi centimetri. Aurora la sta guardando, allunga una mano e le stringe il polso, trascinando la stessa mano sul suo seno. Le due si guardano, mentre io sto scopando Aurora, Bri ha la mano sul suo seno che si muove al ritmo dei miei colpi.

Sento che lei è vicino all’orgasmo, rallento quasi fino a fermarmi, anche a mio beneficio.

Il mio sguardo si incrocia con il suo. Sorride e ansima.

“Mi prendi da dietro?”

Wow, si, certo, non ti rispondo neanche e ti giro penso.

Lo faccio.

Si inginocchia sul letto mettendosi a 90° appoggiandosi con i gomiti al materasso. Si è tatticamente girata per potersi vedere nello specchio dell’anta dell’armadio. E’ li che voleva arrivare.

Che scena. Aurora piegata in avanti, io dietro di lei e Bri sullo stesso letto che guarda. Incrociamo gli sguardi tutti e tre attraverso quello specchio. Abbassando lo sguardo invece posso vedere la sua schiena inarcata, coperta dai lunghi capelli, i fianchi appena larghi e il fondoschiena pienotto. Aprendo le natiche appare il buchino e il taglio della figa.

Vorrei quasi provare a metterglielo nel culo ma ogni mio pensiero è spazzato via quando, sfiorando l’ano, lei dice “No, non li”

Lo ammetto, non ho mai preso il sedere di una donna, la cosa mi stuzzica e allo stesso tempo mi spaventa, non so bene cosa si provi. Spero un giorno di poterci arrivare.

La penetro e inizio a spingere. Ad ogni colpo lei scivola verso l’avanti e si prona verso il basso per attutirne la forza. Ritorna ad ansimare sempre più forte, a gemere. E’ al limite. Io pure.

“Vienimi dentro, vienimi dentro”

Mi viene da urlare. Lo faccio. Esplodo.

Ho goduto tantissimo ma ancora di più mi eccita, una volta esaurito il mio prime, e il suo, quasi contemporaneo, vederla ancora con il mio pene infilato dentro sorridere esausta allo specchio e cercare il mio sguardo, li ancora prona.

Non dice nulla inizialmente rimettendosi in piedi.

“Wow” le prime parole che esclama. E ride. Io con lei. Bri con noi.

“Venite, facciamo la doccia”

“Io no, mi sono rilavata prima, ora non mi sono sporcata”

Mi guida nudi per mano in bagno. Si infila sotto la doccia e mi tira dentro. Un getto di acqua ghiacciata scorre sui nostri corpi. Continuiamo a ridere.

Avrei pagato migliaia di euro se mi avessero detto che un giorno sarei stato nudo sotto la doccia con Aurora, dopo un amplesso, spalmandoci il sapone a vicenda, toccandoci ancora le parti più intimi.

E’ successo gratuitamente.
 
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