Esperienza reale Di fighe chiuse e culi rotti: la mia amicizia con Erica

LaRussa69

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Qualche tempo fa' avevo buttato giù due righe su una storia personale, di tanti anni fa ormai, fatta di amicizie, friendzone, fidanzate maiale, di fighe chiuse e culi rotti. Tranne per alcune parti, il racconto è venuto giù in maniera abbastanza naturale, di getto. Ovviamente non posso ricordare perfettamente tutti i dettagli, quindi alcune informazioni sono state omesse, o rielaborate secondo memoria.

Vi dico solo di non aspettarvi le solite e improbabili porcherie inventate di sana pianta: la storia è vera al 100% e implica anche aspetti “sentimentali”, ma ci sono numerosi risvolti hot alquanto interessanti.


Prima di addentrarmi nel vivo della storia, però, servirà un po’ di contesto.

Io ed Erica ci conoscemmo durante delle vacanze estive tramite amici in comune, durante quella che, se non erro, fu l’estate di un trionfo sportivo molto caro agli italiani. Siamo più o meno coetanei, entrambi eravamo molto giovani quando ci incontrammo per la prima volta. Fu di fatto la mia prima cotta in assoluto. Tra di noi ci fu subito un’intesa particolare. Passavamo molto tempo insieme, visto che eravamo della stessa zona ed io ero ormai entrato nel suo gruppo di amici. Complice l’atmosfera estiva da teen drama americano, e il fatto che fosse la prima ragazza con cui stringevo un rapporto abbastanza stretto – avevo sempre avuto “migliori amici” maschi – già dopo qualche settimana iniziai a sentire le proverbiali farfalle nello stomaco. Erica all’epoca non era particolarmente bella: leggermente più alta della media, carnagione molto scura e capelli ricci, era però abbastanza magra, un po’ di brufoli tipiche dell’età a tempestarle la fronte, delle tettine appena accennate, e un culo piccolo ma molto sodo. Vi risparmio i miei conflitti interiori per decidere se dichiararmi o meno; a volte ci stuzzicavamo, cercando sempre il contatto fisico. A volte vedevo da parte sua un certo coinvolgimento, altre volte, invece, era evidente che per lei ciò che succedeva tra di noi non era altro che un gioco innocente tra amici. Quindi, da pusillanime quale sono sempre stato e da inesperto pischello quale ero, alla fine glielo feci in qualche modo intendere, ma lei fece finta di nulla e io non mi spinsi più in là.

Così, non ebbi altra scelta che diventare una sorta di migliore amico per lei, e lo restai per molto tempo. Il nostro rapporto di amicizia diventò via via più profondo, e anche quando non ci sentivamo con costanza, sapevo che lei c’era sempre per me. Ho avuto un’adolescenza non molto facile per via di motivi familiari, e lei è spesso stata una delle poche ancore a cui aggrapparmi. Questo era senz’altro uno dei motivi fondamentali dell’attaccamento emozionale e sentimentale che provavo nei suoi confronti.

Passò qualche anno, restammo sempre in contatto, ci furono periodi in cui lei era più distante, anche perché dopo un paio di anni dal nostro primo incontro si fidanzò. La cotta mi era passata da un pezzo, ma qualche mese dopo ricominciammo a frequentarci come prima e, dopo un po’ di tempo, il pensiero di averla si insinuò di nuovo nei miei pensieri, nonostante lei fosse impegnata. Nel frattempo mi fidanzai anche io, forse per ripiego, forse per noia, e così anche la mia ragazza di allora, Marta, entrò nel gruppo di amici di cui Erica era la leader incontrastata. Marta ed Erica finirono per diventare amiche molto presto, quando ormai i miei pensieri verso di lei sembravano fossero definitivamente assopiti. Pensieri che si risvegliarono puntualmente l’estate successiva quando lei si lasciò con il suo storico ragazzo. Probabilmente, saperla libera e senza vincoli fu ciò che destò in me un nuovo interesse, ma un tentativo di approccio da parte mia non era assolutamente contemplabile visto il cul-de-sac in cui mi ero cacciato. Così continuammo a frequentarci insieme al nostro gruppo di amici di lunga data, che comprendeva ovviamente anche la mia ragazza d’allora.

A un certo punto sentii che non ne avevo più di Marta, per varie incomprensioni, e soprattutto a causa del suo carattere che io ritenevo infantile. Ma non la lasciai, anche perché avevamo già programmato la nostra prima vacanza tutti insieme, in cui finalmente riuscimmo a riunire l’intero gruppo di amici. Nel frattempo, Erica si frequentava con un tipo che le aveva fatto il filo per anni, che a lei piaceva da quando stava insieme al suo primo fidanzato, e che conoscevo abbastanza bene anche io. Era un po’ l’uomo dei suoi sogni, il figo della scuola, una di quelle figure a cui le serie americane ci hanno abituato a riconoscere facilmente.


Lo scenario che fa da sfondo a quanto vi sto per raccontare è una cittadina della costa laziale. Se volete qualche riferimento temporale, credo che all’epoca ci fosse ancora Berlusconi al governo. Partimmo inizialmente in otto, mentre altre due persone ci avrebbero raggiunto successivamente. Prendemmo una piccola villa, davvero niente di speciale, ma con tutti i comfort, proprio sul lungomare. Sì, la crisi non era ancora realtà, e anche degli studentelli universitari alle prime armi come noi potevano permetterselo.

Erica, in pochi anni, era cambiata abbastanza. Certo, le tette non le erano cresciute troppo, penso avesse una seconda, ma aveva due occhioni neri intensi che ti catturavano e ti facevano perdere dentro di lei. Sfoggiava un certo un fascino datole dalla sicurezza che aveva acquisito e dalla personalità che aveva sviluppato nel corso degli anni. Sapeva il fatto suo, si mostrava molto sveglia e astuta, d’altronde lo era sempre stata. Tutto ciò si rifletteva nella sua andatura sicura, che faceva girare un bel po’ di ragazzi, nel look e nei vestiti che sceglieva – era sempre stata un’appassionata di moda, potendoselo permettere sia fisicamente che economicamente. Non era la tipica figa, ma aveva un je-ne-sais-quoi che alcuni trovavano irresistibile.

Ah già, quasi dimenticavo il culo. Col tempo le era diventato più grande e più tornito, nonostante non avesse mai fatto attività fisica. Questo, in realtà, lo avevo già notato tempo prima. Durante i primi giorni in spiaggia, ebbi l’opportunità di notarlo ancora di più. L’abbronzatura dava ancora più risalto alla sua carnagione scura, e i costumi che accuratamente sceglieva le donavano particolarmente. A volte mi capitava di fissarla, e mi rendevo conto di quanto fosse cambiata. Con i suoi occhiali di Gucci, con i suoi costumi attillati e sgambati, con la sua camminata involontariamente sexy, svettava come una Venere mulatta. Tutto ciò, insieme ai profumi che indossava – soprattutto i profumi, che spesso sanno essere il maggior afrodisiaco – mi fece capire che ero ancora attratto da lei, stavolta molto più di prima. Tutto ciò mi fece andare in crisi, col cuore, ma anche con il cazzo…
 
Prima di approfondire la trama principale, considero necessario inserire una corposa e ricca digressione sul mio rapporto con Marta. Ecco a voi.

2° capitolo

La sua presenza, lo stare sempre in contatto 24 ore su 24 e il condividere praticamente tutto durante la prima settimana di vacanze bastò per farmi cadere di nuovo. E questa volta più forte di prima. Durante quella prima settimana, che mi parve durare un’eternità, non considerai nemmeno di striscio Marta. Scopammo solo il primo giorno, mentre tutti erano fuori. Alla solita maniera: anche se quando si lasciava andare poteva essere un bel po’ porca, a volte mi costringeva a ripetermi di dirle che la amavo, più volte mentre scopavamo. Cosa che, sinceramente, avevo smesso di fare già da un po’, ammesso e non concesso che a quell’età si faccia uno uso appropriato dell’espressione di cui sopra. E fece un’ultima volta quella cosa che tanto le piaceva: sedersi sulla mia faccia, allargarsi le grandi labbra e implorarmi di succhiarle il clitoride. Il problema è che il suo grilletto aveva un sapore tutt’altro che gradevole, ma non glielo avevo mai detto, sia perché non ne ho mai avuto il coraggio, sia perché, detto quanto più maccheronicamente possibile, la fica è sempre la fica.

Prima di metterci insieme, Marta era stata la mia “migliore” amica per qualche tempo, durante un periodo in cui io ed Erica non eravamo molto in contatto. In quel momento della mia vita avevo bisogno, molto banalmente, di costruire un rapporto d’amicizia con qualcuno e lei capitò al momento giusto. Solo che all’inizio non mi piaceva. La vedevo appunto come un’amica a cui volevo bene e di cui mi fidavo, nient’altro. Ma lei alla fine insistette tanto e per una serie di fattori finimmo per metterci insieme. Fisicamente, poi, non era granché. Era abbastanza in carne, delle belle maniglie dell’amore accentuate che lei nascondeva saggiamente con jeans a vita alta. Compensava però i suoi difetti con un viso angelico, degli occhioni cerulei e soprattutto, per mia fortuna, con una bella quarta/quinta di reggiseno.

Dal punto di vista sessuale potevo ritenermi più che soddisfatto. Ci siamo svezzati reciprocamente. Con lei infatti ho fatto le mie prime esperienze, è stata la prima in tante cose. Non dimenticherò mai il momento in cui, dietro il muretto di una piazzetta in paese, si sfilò maglia e reggiseno mentre amoreggiavamo per farmi una bella spagnola che io avevo tanto bramato. Le avevo rotto le palle per un po’ tempo con la storia della spagnola, lo ammetto, ma poi alla fine soddisfò la mia voglia a dovere facendosi anche sborrare sulle sue enormi aureole. La stavo allenando a diventare una bella porcellina che mi avrebbe dato molto. Ripensandoci, per certi versi è stata una delle ragazze più porche con cui sia stato, anche considerando la giovane età. Non si faceva problemi a confessarmi che si masturbava spesso, e che c’erano giorni in cui sfondava di porno, cosa che mai avrei potuto sentire dalla bocca di certe finte puritane e ipocrite con cui ho avuto a che fare successivamente. Tuttavia aveva bisogno di una certa dose di libidine per lasciarsi andare. Probabilmente la cosa più interessante è che, essendo appassionata di fanfiction, a volte si dilettava nella scrittura di racconti erotici. Il lato più bizzarro della vicenda era costituito dal fatto che, quando ci trovavamo soli davanti al suo computer, le piaceva segarmi mentre me li faceva leggere, visto che erano alquanto arrapanti.

Un’altra prova del suo essere sotto sotto molto disinibita me la diede quella volta in cui non ci potemmo vedere per un periodo di tempo abbastanza lungo, per via di una pesante infezione di cui soffrii. Durò più di un mese, durante il quale non uscii di casa, e poche volte ebbi le forze di avventurarmi al di là della mia stanza. Senza che io le chiedessi nulla, un bel giorno mi inviò una foto (un mms!) delle tettone in primo piano, con una didascalia che mi incoraggiava a guarire perché non poteva stare troppo tempo senza il mio cazzo, informandomi che si stava sfondando di ditalini. Ciò scatenò delle intense sessioni di sexting, molto prima che il sexting fosse di moda, che si concludevano spesso con un file multimediale a me dedicato. Quello che mi rimase più impresso fu un breve video in cui lei si masturbava con un tubetto piccolo di un deodorante Dove, dove prima se lo infilava nella fica, e poi lo leccava. File che, molto ingenuamente, cancellai qualche tempo dopo senza pensarci troppo.

La cosa più interessante degli ultimi tempi è che si stava lasciando andare con il sesso anale. Quando glielo proposi per la prima volta, qualche tempo dopo l’inizio della nostra relazione, si era mostrata abbastanza riluttante, ovviamente. Ma visto che sono sempre stato un porco cresciuto a pane e porno, glielo proponevo spesso, soprattutto nei momenti in cui scopavamo e lei era al culmine dell’eccitazione. Le sussurravo spesso all’orecchio “è vero che mi dai il culo?” allo scopo di estorcerle il buco, e lei rispondeva urlando che voleva farsi impalare, per poi smentire e rimangiarsi tutto dopo l’orgasmo. Sapevo però che avrei trovato terreno fertile con lei, visto che, come già detto, era molto più aperta di tante altre ragazze che avrei incontrato dopo. Anche se non sempre andava come volevo. Una volta, ad esempio, mentre la stantuffavo a pecora in uno dei bagni pubblici che hanno fatto da sfondo alle nostre porcate, in un mio scatto di lussuria le dissi “dai urla come una troia!”. Dopo un millisecondo lei si tolse immediatamente il cazzo dalla figa, si arrabbiò di brutto e mi lasciò lì da solo, col cazzo che si ammosciava.

La prima volta che le ruppi il culo, dall’alto della mia ignoranza in materia, le feci abbastanza male, visto che usai nient’altro che la mia saliva. Riuscii a metterci tutta la cappella e qualcos’altro. La seconda volta andò ancora peggio, perché, quando ritirai il cazzo, privo di preservativo, notai subito un forte odore e che era ricoperto di una sottile patina arancione/marrone. Una delle cose più imbarazzanti che mi siano mai capitate. Ma può succedere, senz’altro, con lei che corse subito a lavarmelo. Dopo qualche tempo però, nonostante i suddetti incidenti, iniziò a cedere più spesso, tant’è che la prima volta che glielo feci entrare per bene fu proprio a casa di Erica, in bagno a pecora, lei appoggiata al lavabo, di fronte a uno specchio, mentre altre 10 persone nell’altra stanza guardavano un film in silenzio. La goduria più forte fu senz’altro quella di poter vedere le sue smorfie allo specchio, mentre mi facevo strada progressivamente nel suo buco, stavolta pulito.

“Me lo hai messo tutto, porco? Mi brucia, cazzo” mi chiese lei tra una smorfia di dolore e una di piacere, mentre io cercavo di tapparle la bocca per non farci scoprire,

“Sì amore, più o meno, ma possiamo dire che ti ho ufficialmente rotto il culo” risposi io, facendo un po’ lo sbruffone. A quel punto tirai fuori il cellulare e feci una foto, per mostrarle la prova del suo sverginamento anale in tempo reale. Foto che conservai per qualche tempo e che poi ovviamente sparì nei meandri del tempo insieme a tanti futili ricordi quando, all’avvento dei primi smartphone, decisi che il mio telefono era ormai troppo vecchio.

Non lo facemmo spessissimo in verità, se comparate al numero dei rapporti vaginali, ma a lei iniziò a piacere abbastanza e prese la stranissima abitudine di mandarmi un messaggio con scritto: “amore, sono andata in bagno oggi ;)” per dirmi che la sera glielo potevo mettere nel culo. Ad un certo punto della nostra relazione, però, iniziò ad usarla come arma di ricatto, dicendomi che se non avessi assecondato il capriccio di turno non me lo avrebbe più dato. Io, che sono un tipo tutt’altro che ricattabile, non cedetti, tant’è che per molto tempo smettemmo di farlo.

Ricordo però, ancora oggi, l’ultima volta che glielo misi nel culo, soprattutto per via di un paio di dettagli. Eravamo ad una festa di un nostro caro amico, lei stranamente ubriaca fradicia. Non le era mai successo, tant’è che io rimasi abbastanza stranito e anche leggermente preoccupato. Ma fu una specie di benedizione. Ad un certo punto iniziò a strusciarsi sul cazzo, mi dice che ha una voglia matta, dopo un po’ mi prende per mano e mi porta in bagno. Io la lascio fare, mi prende il cazzo in bocca – cosa che non faceva spesso, non era una gran bocchinara, tutt’altro, metteva sempre i denti – e mi chiede di darle della saliva visto che lei era rimasta a secco. Mi sussurra che vuole che glielo metta dietro, che voleva replicare ciò che aveva visto il giorno prima in uno dei suoi pornazzi, dopodiché si lubrifica bene il buco del culo, poi passa una mano bagnatissima sulla cappella pulsante, mentre io inizio a toccarle la figa, completamente fradicia. La sditalino finché non inizia a guaire, le metto prima un dito in culo, poi due, le apro il buco e inizio a darci dentro fino a quando non risulta largo abbastanza. Mi fa sedere sulla tazza e se lo mette piano piano dentro, senza preservativo, iniziando ad andare su e giù. Io le tappo la bocca visto che strilla come una matta. Andiamo avanti per un po’, io sorpreso, un po’ brillo ma eccitato come il solito porcone quale sono, le dico che se va avanti così durerò al massimo un altro minuto e le sborrerò direttamente nell’intestino.

Lei a quel punto fa una cosa che non mi sarei mai aspettato, ma che pensandoci era alquanto coerente con la sua educazione al sesso fatta di video e fanfiction porno: tira fuori il cazzo, si china e me lo prende direttamente in bocca! Così mi ritrovo il cazzo, appena sfornato dal suo culo caldo caldo, nella sua bocca con lei che pompa più che mai. Ora, succedono due cose assolutamente inaspettate: le prime parole che mi uscirono di bocca furono, tra i fumi dell’alcol, “succhia, troia che non sei altro, che vengo”, e che lei dopo 10 secondi che si fa sborrare in bocca mentre mugolava di piacere. La cosa più eccitante è che quando finii di sborrare si alzò e fece colare la sborra sulla faccia, macchiandosi tutto il vestito. Lei continuava a sorridere, con il trucco colato e il viso sporco di sborra. Mi spiazzò ancora una volta quando disse: “amore, ne voglio ancora…”, infilandosi un dito in bocca, per poi darmi le spalle e piegarsi a 90° accennando goffamente una sorta di twerk ante litteramm. Il buco del culo mostrava i segni evidenti dell’inculata, era alquanto dilatato, ma a lei non sembrava dar fastidio. Stremato e con il cazzo ancora pulsante, con le ultime gocce di sborra sparse sulla cappella, stavo per darle una bella sculacciata, ma fummo interrotti da un gruppo di persone moleste, in evidente stato di alterazione psicofisica, e uscimmo dal bagno.

Della cosa non facemmo più menzione per il resto della nostra relazione, vivendo quell’episodio quasi come qualcosa di extra-dimensionale. Ci saremmo lasciati qualche mese dopo, come vi sto per raccontare, ma direi che il cerchio anale con lei si sia chiuso più che degnamente.
 
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