Esperienza reale Racconto di fantasia Ho visto lei che..

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Ho lasciato il doppio Tag, perché non voglio chiarire il confine tra fantasia e realtà. Un racconto in più parti (se vi interessa metto le successive). Jackie è un nome di fantasia con cui è indicata la regina, che molti di voi hanno visto sul forum..

"L'afa di luglio aveva lasciato spazio a un agosto più fresco, la canicola che aveva costretto gli italiani a chiudersi in casa con i condizionatori aveva allentato la morsa, alzando in modo vertiginoso la voglia di sesso di questo periodo dell'anno. L'estate da sempre si riempie di corpi favolosi seminudi, soprattutto lungo le coste, aumentando a dismisura i desideri, anche i più piccanti.

Fu così anche per me e Jackie, abbronzati e brilli, come sognavamo di essere nei freddi e lunghi mesi invernali. Lei come sempre da infarto, il sole aveva colorato il suo corpo, delimitando le zone penetrabili dallo sguardo indiscreto dei passanti, dividendole da quelle più nascoste, quelle che bramavo e facevo mie ogni volta fosse possibile, anche in luoghi pubblici e frequentati, non riuscendo a trattenere i miei istinti. Il suo seno faceva fatica a rimanere ingabbiato nei leggeri vestitini estivi, esaltando la sua femminilità prorompente che da sempre aveva solleticato i miei pensieri più bollenti e le fantasie di chi aveva l'opportunità di posare i suoi occhi, anche per un istante, sulle sue forme mozzafiato.

Era una sera d'agosto, una di quelle in cui l'alcol la fa da padrone, insieme alla musica e alla brezza marina della località costiera in cui eravamo. Jackie aveva un leggero abito di seta, di quelli a trame colorate che hanno fatto la fortuna degli stilisti del sud Italia. La profonda scollatura sul davanti lasciava poco spazio all'immaginazione, il grande seno, sodo e abbronzato, culminava in due capezzoli turgidi che il venticello marino aveva indurito così tanto da rischiare di rompere il disegno barocco del vestitino. Lo spacco vertiginoso collegava idealmente il "paradiso" ai sandali gioiello che le ornavano i piedi, attraverso le gambe di seta, mentre la poca stoffa sul retro metteva in mostra la schiena dorata dai raggi, fino al sedere, che manteneva un minimo biancore per un breve tratto, l'unico che il tanga aveva coperto la mattina in spiaggia.

LEI era lì, con un gruppo di amici, piccolina, ma con un fisico che per generosità delle forme ricordava quello di Jackie. Shorts di jeans che non trattenevano il suo lato B pieno e sodo, top che le lasciava scoperta la pancia ed esaltava un seno grande e "tosto", di quelli per cui il reggiseno è un optional inutile. Lo stabilimento balneare era pieno, le stelle di San Lorenzo illuminavano il mare senza bisogno di luci artificiali, il deejay faceva passare un pezzo chill, Nu Genea, un gruppo molto in voga nei club di tutta Europa. Jackie era sotto l'effetto estasiante del gin quando si mischia alla tonica e della musica. Si muoveva leggera, e il suo abito mosso dal vento e dal ritmo scopriva sempre più le parti più chiare del suo corpo. La "pista" sulla sabbia era stretta, Jackie abbozzò un passo e una piccola giravolta e inavvertitamente urtò Lei, che si girò sorridendo mentre parte suo drink lasciava il bicchiere per finirle sul top, che bagnato, rendeva ancora più definito il suo seno e rendeva visibile il piercing che le avvolgeva il capezzolo.

Jackie vide subito il danno e provò a sfoderare il suo miglior sorriso, mentre si scusava con Lei, mentre io (che le stavo vicino mentre ballava, con il corpo appiccicato per farle sentire l'apprezzamento), cercavo di tranquillizzarla. L'altra però reagì in un modo totalmente inaspettato, mi sorrise e un secondo dopo si avvicinò a Jackie e la baciò con foga. Jackie ebbe quasi un sussulto, avrebbe voluto spostarsi, ma la lingua di Lei avvolse la sua, muovendosi su e giù in modo vertiginoso, massaggiando le labbra con vigore ma allo stesso modo con delicatezza. Io rimasi senza parole a guardare la scena, Jackie si staccò per un attimo, mi aspettavo imbarazzo, con Jackie indispettita, che si inalbera con l'altra. Invece no, mi sorrise, mi prese e mi spinse verso di sé a pochi passi dall'altra. E iniziò a baciarmi con una foga che non vedevo da anni. "Il bacio l'avrà eccitata" pensai tra me e me, immaginando che una volta a casa, avrebbe ripensato alla scena. Nemmeno il tempo di fare queste considerazioni che mi prese e mi spinse verso P. (era questa l'iniziale del nome con cui si presentò qualche minuto più tardi), facendomi capire che era il mio turno di provare quelle labbra.

Non lo sapevo ma in quel momento stava iniziando una delle serate più bollenti e più eccitanti della mia vita.."

CONTINUA...
 

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Ho lasciato il doppio Tag, perché non voglio chiarire il confine tra fantasia e realtà. Un racconto in più parti (se vi interessa metto le successive). Jackie è un nome di fantasia con cui è indicata la regina, che molti di voi hanno visto sul forum..

"L'afa di luglio aveva lasciato spazio a un agosto più fresco, la canicola che aveva costretto gli italiani a chiudersi in casa con i condizionatori aveva allentato la morsa, alzando in modo vertiginoso la voglia di sesso di questo periodo dell'anno. L'estate da sempre si riempie di corpi favolosi seminudi, soprattutto lungo le coste, aumentando a dismisura i desideri, anche i più piccanti.

Fu così anche per me e Jackie, abbronzati e brilli, come sognavamo di essere nei freddi e lunghi mesi invernali. Lei come sempre da infarto, il sole aveva colorato il suo corpo, delimitando le zone penetrabili dallo sguardo indiscreto dei passanti, dividendole da quelle più nascoste, quelle che bramavo e facevo mie ogni volta fosse possibile, anche in luoghi pubblici e frequentati, non riuscendo a trattenere i miei istinti. Il suo seno faceva fatica a rimanere ingabbiato nei leggeri vestitini estivi, esaltando la sua femminilità prorompente che da sempre aveva solleticato i miei pensieri più bollenti e le fantasie di chi aveva l'opportunità di posare i suoi occhi, anche per un istante, sulle sue forme mozzafiato.

Era una sera d'agosto, una di quelle in cui l'alcol la fa da padrone, insieme alla musica e alla brezza marina della località costiera in cui eravamo. Jackie aveva un leggero abito di seta, di quelli a trame colorate che hanno fatto la fortuna degli stilisti del sud Italia. La profonda scollatura sul davanti lasciava poco spazio all'immaginazione, il grande seno, sodo e abbronzato, culminava in due capezzoli turgidi che il venticello marino aveva indurito così tanto da rischiare di rompere il disegno barocco del vestitino. Lo spacco vertiginoso collegava idealmente il "paradiso" ai sandali gioiello che le ornavano i piedi, attraverso le gambe di seta, mentre la poca stoffa sul retro metteva in mostra la schiena dorata dai raggi, fino al sedere, che manteneva un minimo biancore per un breve tratto, l'unico che il tanga aveva coperto la mattina in spiaggia.

LEI era lì, con un gruppo di amici, piccolina, ma con un fisico che per generosità delle forme ricordava quello di Jackie. Shorts di jeans che non trattenevano il suo lato B pieno e sodo, top che le lasciava scoperta la pancia ed esaltava un seno grande e "tosto", di quelli per cui il reggiseno è un optional inutile. Lo stabilimento balneare era pieno, le stelle di San Lorenzo illuminavano il mare senza bisogno di luci artificiali, il deejay faceva passare un pezzo chill, Nu Genea, un gruppo molto in voga nei club di tutta Europa. Jackie era sotto l'effetto estasiante del gin quando si mischia alla tonica e della musica. Si muoveva leggera, e il suo abito mosso dal vento e dal ritmo scopriva sempre più le parti più chiare del suo corpo. La "pista" sulla sabbia era stretta, Jackie abbozzò un passo e una piccola giravolta e inavvertitamente urtò Lei, che si girò sorridendo mentre parte suo drink lasciava il bicchiere per finirle sul top, che bagnato, rendeva ancora più definito il suo seno e rendeva visibile il piercing che le avvolgeva il capezzolo.

Jackie vide subito il danno e provò a sfoderare il suo miglior sorriso, mentre si scusava con Lei, mentre io (che le stavo vicino mentre ballava, con il corpo appiccicato per farle sentire l'apprezzamento), cercavo di tranquillizzarla. L'altra però reagì in un modo totalmente inaspettato, mi sorrise e un secondo dopo si avvicinò a Jackie e la baciò con foga. Jackie ebbe quasi un sussulto, avrebbe voluto spostarsi, ma la lingua di Lei avvolse la sua, muovendosi su e giù in modo vertiginoso, massaggiando le labbra con vigore ma allo stesso modo con delicatezza. Io rimasi senza parole a guardare la scena, Jackie si staccò per un attimo, mi aspettavo imbarazzo, con Jackie indispettita, che si inalbera con l'altra. Invece no, mi sorrise, mi prese e mi spinse verso di sé a pochi passi dall'altra. E iniziò a baciarmi con una foga che non vedevo da anni. "Il bacio l'avrà eccitata" pensai tra me e me, immaginando che una volta a casa, avrebbe ripensato alla scena. Nemmeno il tempo di fare queste considerazioni che mi prese e mi spinse verso P. (era questa l'iniziale del nome con cui si presentò qualche minuto più tardi), facendomi capire che era il mio turno di provare quelle labbra.

Non lo sapevo ma in quel momento stava iniziando una delle serate più bollenti e più eccitanti della mia vita.."

CONTINUA...
Dai dopo le foto della regina
Raccontaci di cosa è capace la porcellina
Se poi magari ci fosse qualche fotina
Avrei finito bene la quartina.

Grazie, grazie altrettanto 😜😜😜
 
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Il bacio, prima tra Jackie e P. e poi tra P. e me aveva surriscaldato in modo esagerato l'ambiente. Era inaspettato, uno di quei brividi improvvisi che ti attraversano la schiena e arrivano dritti in mezzo alle gambe. Le mutandine di Jackie erano di sicuro già fradicie, pensai. Le capita spesso, quando si eccita, di bagnarsi copiosamente. Quel nettare è la mia bevanda preferita per ogni stagione, specie d'estate, quando la pelle sa di salsedine e la lingua, nel suo percorso frenetico lungo tutto il corpo si riempie di sapori intensi, prima di arrivare ad assaporare i suoi umori, vero elisir di lunga vita.

Quello scambio di ormoni e di saliva fu solo l'inizio. Lo stabilimento balneare disponeva di un ampio parcheggio tra le dune, illuminato solo dalla luce della luna e dai fari delle auto che cercano sosta. Ci guardammo, e senza bisogno di aggiungere altro, arrivammo verso la macchina, pronti a cercare riparo o nel nostro B&B o in qualche anfratto che la costa regala, grazie all'azione del mare che erode la roccia.

"No. Facciamolo qui, facciamolo ora". Mentre io e Jackie riflettevamo su dove andare, P. si era tolta il top e sfilata gli shorts. Rimanemmo senza parole, il suo seno sodo era totalmente abbronzato, segno che il bikini trovava poco spazio nel suo armadio, lasciando solo il piercing metallico come unico ostacolo tra la sua pelle olivastra e i raggi solari. Il perizoma celava solo in parte le sue labbra dividendo in due il suo culetto perfetto. Jackie era intontita, come raramente l'avevo vista. La fantasia di cui spesso mi parlava, anche con una certa timidezza stava per esaudirsi. Decisi di porre fine alla sofferenza della stoffa del suo vestitino, in difficoltà per via della brezza e dell'eccitazione che avevano reso i suoi capezzoli un'arma contundente. La spogliai in un attimo, tolto il vestitino i suoi seni gonfi e grandi, rimasero finalmente liberi, mentre le mutandine erano più bagnata della sabbia lungo la riva.

P. alla vista di tanta bellezza non riuscì a rimanere ferma. Le si fiondò addosso e inizio a baciarle e succhiarle il seno, mentre io, tolsi i pantaloncini di lino e le mutande, firmando un armistizio tra me e il mio cazzo, che oramai, dal bacio, chiedeva la sua dose di piacere. Presi Jackie, mani sui fianchi e iniziai penetrarla, di spalle, mentre P. continuava l'alacre lavoro sui capezzoli e sul seno. I sospiri di piacere di Jackie erano intervallati dal rumore della lingua di P. che si impadroniva della sua bocca, e in quei momenti di finta tregua le sue mani stringevano il seno della mia donna, con forza. La figa di Jackie era una cascata, facendo concorrenza alle onde che a pochi metri battevano con vigore sulla riva.

A un certo punto Jackie si spostò in avanti, facendo uscire il mio cazzo dal paradiso terrestre. "Ecco, forse si è pentita" pensai. Nemmeno il tempo di aprire bocca, che Jackie mise le mani sui fianchi di P., la strinse con fermezza e la girò, con le spalle in direzione del mio cazzo. "Ora tocca a lei", mi disse sorridendo. La sorpresa nel mio sguardo lasciò subito spazio alla voglia di P.: le strappai le mutandine e iniziai a penetrarla con forza. Le sue labbra, grandi, in contrapposizione al suo corpo minuto, lisce, bramavano il mio cazzo. I primi colpi furono intensissimi, Jackie, dapprima mi fissava, toccandosi la figa che, non paga del godimento precedente, continuava a chiedere soddisfazione, stavolta alle sue dita, poi si dedicò a P. facendo la conoscenza metallica delle tette, perfette, che si impadronirono della sua bocca, quasi a soffocarla.

P. non era una che si poneva limiti, non aveva nulla da nascondere, nulla di cui vergognarsi. Se Jackie sospirava, soffocando in parte il suo piacere, P. lo cacciava tutto fuori, attraverso la sua voce. Le sue urla di godimento erano benzina sul fuoco che stava divampando tra la sabbia. Jackie aumentava la frequenza dei movimenti della sua lingua, io davo ancora più intensità ai miei colpi. Il tempo passava, e con il tempo anche il rischio che finita la serata qualcuno potesse passare, ammirando quella scena da vicino. La cosa non solo non ci spaventava ma ci eccitava ancora di più..
E proprio quando pensavo che le sorprese fossero finite, Jackie e P. si guardarono facendosi un cenno. Non capii subito quali fossero le loro intenzioni, so solo che in un attimo me le trovai fianco a fianco, di spalle, piegate in avanti.
Quel "adesso nel culetto" fu una delle frasi più belle di quella estate e forse della mia vita..

CONTINUA..
 
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Ho lasciato il doppio Tag, perché non voglio chiarire il confine tra fantasia e realtà. Un racconto in più parti (se vi interessa metto le successive). Jackie è un nome di fantasia con cui è indicata la regina, che molti di voi hanno visto sul forum..

"L'afa di luglio aveva lasciato spazio a un agosto più fresco, la canicola che aveva costretto gli italiani a chiudersi in casa con i condizionatori aveva allentato la morsa, alzando in modo vertiginoso la voglia di sesso di questo periodo dell'anno. L'estate da sempre si riempie di corpi favolosi seminudi, soprattutto lungo le coste, aumentando a dismisura i desideri, anche i più piccanti.

Fu così anche per me e Jackie, abbronzati e brilli, come sognavamo di essere nei freddi e lunghi mesi invernali. Lei come sempre da infarto, il sole aveva colorato il suo corpo, delimitando le zone penetrabili dallo sguardo indiscreto dei passanti, dividendole da quelle più nascoste, quelle che bramavo e facevo mie ogni volta fosse possibile, anche in luoghi pubblici e frequentati, non riuscendo a trattenere i miei istinti. Il suo seno faceva fatica a rimanere ingabbiato nei leggeri vestitini estivi, esaltando la sua femminilità prorompente che da sempre aveva solleticato i miei pensieri più bollenti e le fantasie di chi aveva l'opportunità di posare i suoi occhi, anche per un istante, sulle sue forme mozzafiato.

Era una sera d'agosto, una di quelle in cui l'alcol la fa da padrone, insieme alla musica e alla brezza marina della località costiera in cui eravamo. Jackie aveva un leggero abito di seta, di quelli a trame colorate che hanno fatto la fortuna degli stilisti del sud Italia. La profonda scollatura sul davanti lasciava poco spazio all'immaginazione, il grande seno, sodo e abbronzato, culminava in due capezzoli turgidi che il venticello marino aveva indurito così tanto da rischiare di rompere il disegno barocco del vestitino. Lo spacco vertiginoso collegava idealmente il "paradiso" ai sandali gioiello che le ornavano i piedi, attraverso le gambe di seta, mentre la poca stoffa sul retro metteva in mostra la schiena dorata dai raggi, fino al sedere, che manteneva un minimo biancore per un breve tratto, l'unico che il tanga aveva coperto la mattina in spiaggia.

LEI era lì, con un gruppo di amici, piccolina, ma con un fisico che per generosità delle forme ricordava quello di Jackie. Shorts di jeans che non trattenevano il suo lato B pieno e sodo, top che le lasciava scoperta la pancia ed esaltava un seno grande e "tosto", di quelli per cui il reggiseno è un optional inutile. Lo stabilimento balneare era pieno, le stelle di San Lorenzo illuminavano il mare senza bisogno di luci artificiali, il deejay faceva passare un pezzo chill, Nu Genea, un gruppo molto in voga nei club di tutta Europa. Jackie era sotto l'effetto estasiante del gin quando si mischia alla tonica e della musica. Si muoveva leggera, e il suo abito mosso dal vento e dal ritmo scopriva sempre più le parti più chiare del suo corpo. La "pista" sulla sabbia era stretta, Jackie abbozzò un passo e una piccola giravolta e inavvertitamente urtò Lei, che si girò sorridendo mentre parte suo drink lasciava il bicchiere per finirle sul top, che bagnato, rendeva ancora più definito il suo seno e rendeva visibile il piercing che le avvolgeva il capezzolo.

Jackie vide subito il danno e provò a sfoderare il suo miglior sorriso, mentre si scusava con Lei, mentre io (che le stavo vicino mentre ballava, con il corpo appiccicato per farle sentire l'apprezzamento), cercavo di tranquillizzarla. L'altra però reagì in un modo totalmente inaspettato, mi sorrise e un secondo dopo si avvicinò a Jackie e la baciò con foga. Jackie ebbe quasi un sussulto, avrebbe voluto spostarsi, ma la lingua di Lei avvolse la sua, muovendosi su e giù in modo vertiginoso, massaggiando le labbra con vigore ma allo stesso modo con delicatezza. Io rimasi senza parole a guardare la scena, Jackie si staccò per un attimo, mi aspettavo imbarazzo, con Jackie indispettita, che si inalbera con l'altra. Invece no, mi sorrise, mi prese e mi spinse verso di sé a pochi passi dall'altra. E iniziò a baciarmi con una foga che non vedevo da anni. "Il bacio l'avrà eccitata" pensai tra me e me, immaginando che una volta a casa, avrebbe ripensato alla scena. Nemmeno il tempo di fare queste considerazioni che mi prese e mi spinse verso P. (era questa l'iniziale del nome con cui si presentò qualche minuto più tardi), facendomi capire che era il mio turno di provare quelle labbra.

Non lo sapevo ma in quel momento stava iniziando una delle serate più bollenti e più eccitanti della mia vita.."

CONTINUA...
Per farvi capire di cosa sto parlando.. Jackie 👑
 

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sormarco

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comunque la regina e sempre apprezzata fotograficamente, io comunque apprezzo anche le sue peripezie raccontate da te e spero che siano vere al 90% visto che hai detto che il racconto è vero/fantasy
e poi non ti vedo raccontare frottole
 
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Giusto un'ultima parte.. Poi stop ai racconti 😌


Le due ragazze erano davanti a me, piegate a 90 gradi, pronte a soddisfare ogni mio desiderio. C'era la mia Jackie, la piccola e calda P., c'era la luna che riempiva un cielo terso e una leggera brezza marina.
Per un attimo chiusi gli occhi, riaprendoli d'improvviso, ripetendo l'operazione due, tre volte di fila. Incredibilmente mi accorsi che non era un sogno, che il paradiso aveva la forma delle dune sabbiose che si alzavano intorno, che aveva la fisionomia di quei due culetti sodi e grandi.
"Si, ma fagli fare piano", P. con un filo di voce si rivolse a Jackie che sorrise, ricambiando sicuramente uno sguardo complice di P. che dalla mia prospettiva potevo soltanto intuire. Stavo per fare mio quel tesoro, quei culetti uniche oasi di bianco in quelle pelli scurite dal sole, quando Jackie mi fermò. "Aspetta, fai giocare un po' me" mi sussurrò. Si inginocchiò e allargando le natiche con le mani, infilò la lingua nel buchetto di P. che ebbe un gemito di sorpresa e piacere.
Io rimanevo lì, quasi bloccato da così tanto desiderio. Jackie intanto affondava sempre di più la lingua, muovendola su e giù con foga. P. non si tratteneva più, iniziò un rantolio di piacere che in un attimo divenne un urlo. "Cazzo, adesso sicuramente ci scoprono", pensai, mentre cercavo di placare l'eruzione nel mio basso ventre, un vulcano che iniziava a surriscaldarsi, pronto a un esplosione che avrebbe colpito i due tesori davanti a me. Jackie decise che la nuova amica era pronta, staccò la bocca, mi chiamò a sé e dopo un bacio appassionato, in cui entrai in contatto con il profumo di P., mi disse: "vai, falla godere".

Entrai con forza, con il rimorso di averle fatto male. Mi accorsi subito che il lavoro di Jackie aveva dato i suoi frutti. P. era totalmente lubrificata, la mia cappella larga non trovò resistenza. Jackie dapprima ci guardò con desiderio, poi mi si avvicinò e iniziò a massagiarmi, invitandomi a non fermarmi per dare la dose di piacere che la nostra musa estiva meritava. D'altro canto aveva trasformato un'afosa serata estiva in un sogno a occhi aperti, il nostro sogno di mezza estate.
Oramai il suono del locale in lontananza arrivava sempre meno chiaro. La serata era al termine e, da lì a poco, sarebbero arrivati orde di ragazzi e ragazze, intontiti dalla musica e dall'alcol. P. oramai aveva perso il controllo, quel controllo che ci aveva permesso di passare inosservati fino a quel momento. Guardò Jackie e capì che doveva dare il cambio, meritava anche lei lo stesso trattamento, era stata così brava con la lingua qualche istante prima e poi voleva godersi la scena dall'esterno. Era una di quelle tanto interessate a godere quanto a far godere, merce rara, un unicorno.
Jackie era ancora più bella del solito. Il suo culetto così desiderato durante tutta l'estate, nelle giornate passate al mare con quei costumi così piccoli, era lì pronto a ricevere tutto me stesso. P. con un bacio da capogiro le passò idealmente il testimone. Presi i fianchi di Jackie e con delicatezza affondai nel suo culetto. Qualche colpo ben assestato e lei era già in estasi. P. ci guardava martoriandosi i capezzoli dall'eccitazione, con i piercing che l'aiutavano a stimolare quelle aureole scure e, quei seni turgidi che avevamo assaggiato io e Jackie qualche attimo prima.
Un altro colpo, un altro gemito forte.

"Che succede qui?", una voce riempì l'aria oramai pregna di desiderio e di ormoni impazziti.
Ci girammo di scatto e ci accorgeremmo di non essere soli. L'ombra si fece avanti dal buio delle siepi di macchia mediterranea che rendono il litorale italiano così spettacolare. L'eccitazione lasciò il passo, con molta fatica, a una certa preoccupazione, un certo imbarazzo. Pensai: "e ora?". Guardai Jackie che per un attimo aveva perso quella sfrontatezza che l'aveva avvolta per tutta la sera. L'ombra divenne sempre più vicina e sempre più riconoscibile. "Ehi", bisbigliò, ci guardò e ci sorrise con complicità e desiderio.

Realizzammo subito che la nostra notte magica non sarebbe finita in quell'istante, anzi, molto probabilmente, sarebbe diventata ancora più incandescente..
 

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Le due ragazze erano davanti a me, piegate a 90 gradi, pronte a soddisfare ogni mio desiderio. C'era la mia Jackie, la piccola e calda P., c'era la luna che riempiva un cielo terso e una leggera brezza marina.
Per un attimo chiusi gli occhi, riaprendoli d'improvviso, ripetendo l'operazione due, tre volte di fila. Incredibilmente mi accorsi che non era un sogno, che il paradiso aveva la forma delle dune sabbiose che si alzavano intorno, che aveva la fisionomia di quei due culetti sodi e grandi.
"Si, ma fagli fare piano", P. con un filo di voce si rivolse a Jackie che sorrise, ricambiando sicuramente uno sguardo complice di P. che dalla mia prospettiva potevo soltanto intuire. Stavo per fare mio quel tesoro, quei culetti uniche oasi di bianco in quelle pelli scurite dal sole, quando Jackie mi fermò. "Aspetta, fai giocare un po' me" mi sussurrò. Si inginocchiò e allargando le natiche con le mani, infilò la lingua nel buchetto di P. che ebbe un gemito di sorpresa e piacere.
Io rimanevo lì, quasi bloccato da così tanto desiderio. Jackie intanto affondava sempre di più la lingua, muovendola su e giù con foga. P. non si tratteneva più, iniziò un rantolio di piacere che in un attimo divenne un urlo. "Cazzo, adesso sicuramente ci scoprono", pensai, mentre cercavo di placare l'eruzione nel mio basso ventre, un vulcano che iniziava a surriscaldarsi, pronto a un esplosione che avrebbe colpito i due tesori davanti a me. Jackie decise che la nuova amica era pronta, staccò la bocca, mi chiamò a sé e dopo un bacio appassionato, in cui entrai in contatto con il profumo di P., mi disse: "vai, falla godere".

Entrai con forza, con il rimorso di averle fatto male. Mi accorsi subito che il lavoro di Jackie aveva dato i suoi frutti. P. era totalmente lubrificata, la mia cappella larga non trovò resistenza. Jackie dapprima ci guardò con desiderio, poi mi si avvicinò e iniziò a massagiarmi, invitandomi a non fermarmi per dare la dose di piacere che la nostra musa estiva meritava. D'altro canto aveva trasformato un'afosa serata estiva in un sogno a occhi aperti, il nostro sogno di mezza estate.
Oramai il suono del locale in lontananza arrivava sempre meno chiaro. La serata era al termine e, da lì a poco, sarebbero arrivati orde di ragazzi e ragazze, intontiti dalla musica e dall'alcol. P. oramai aveva perso il controllo, quel controllo che ci aveva permesso di passare inosservati fino a quel momento. Guardò Jackie e capì che doveva dare il cambio, meritava anche lei lo stesso trattamento, era stata così brava con la lingua qualche istante prima e poi voleva godersi la scena dall'esterno. Era una di quelle tanto interessate a godere quanto a far godere, merce rara, un unicorno.
Jackie era ancora più bella del solito. Il suo culetto così desiderato durante tutta l'estate, nelle giornate passate al mare con quei costumi così piccoli, era lì pronto a ricevere tutto me stesso. P. con un bacio da capogiro le passò idealmente il testimone. Presi i fianchi di Jackie e con delicatezza affondai nel suo culetto. Qualche colpo ben assestato e lei era già in estasi. P. ci guardava martoriandosi i capezzoli dall'eccitazione, con i piercing che l'aiutavano a stimolare quelle aureole scure e, quei seni turgidi che avevamo assaggiato io e Jackie qualche attimo prima.
Un altro colpo, un altro gemito forte.

"Che succede qui?", una voce riempì l'aria oramai pregna di desiderio e di ormoni impazziti.
Ci girammo di scatto e ci accorgeremmo di non essere soli. L'ombra si fece avanti dal buio delle siepi di macchia mediterranea che rendono il litorale italiano così spettacolare. L'eccitazione lasciò il passo, con molta fatica, a una certa preoccupazione, un certo imbarazzo. Pensai: "e ora?". Guardai Jackie che per un attimo aveva perso quella sfrontatezza che l'aveva avvolta per tutta la sera. L'ombra divenne sempre più vicina e sempre più riconoscibile. "Ehi", bisbigliò, ci guardò e ci sorrise con complicità e desiderio.

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menchia !!!!!!!!!! ci lasci così ? allora era veramente un sogno cazzo!!!!!!!!
 

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